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Autore: Tangled    18/12/2021    1 recensioni
[Julie and the Phantoms]
[Julie and the Phantoms]Mi sono innamorata della chimica tra Julie e Luke oltre che della storia in generale per cui non ho resistito alla tentazione di provare a immaginare come continuerà.
Si parte dal giorno dopo l'epico concerto all'Orpheum per scoprire il destino dei nuovi ragazzi. Riusciranno ad ottenere giustizia per le loro canzoni? Troveranno il modo di risolvere la loro questione in sospeso? Cosa riserverà il destino ai nostri amati Juke? Caleb vincerà o verrà sconfitto?
E' passato molto tempo dall'ultima volta in cui mi sono buttata nella scrittura per cui si accettano critiche e suggerimenti ^^.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3


Parte II


Luke era seduto sulla cupola centrale del Griffith e osservava l'alba scacciare il buio mentre tingeva di luce e colore l'intera cittá. Quello era sempre stato uno dei suoi posti preferiti, fin da quando era vivo e andava sempre all'osservatorio ogni volta che era bloccato su una canzone o aveva qualche problema. La vista della cittá lo aveva sempre aiutato a calmarsi e a trovare una soluzione. Ed era quello di cui aveva disperatamente bisogno dopo aver visto Bobby sgattaiolare fuori dal club di Caleb. L'uomo aveva provato a celare la sua identità, ma erano stati amici per troppo tempo e lo conosceva come le sue tasche. O almeno così aveva creduto fino a quella notte.

Da quel momento si era fatto un milione di domande, ma non era ancora riuscito a trovare una risposta per nessuna.

Cosa c'entra Bobby con Caleb? Da quanto si conoscono? C'entra qualcosa con il furto delle nostre canzoni? Come si erano conosciuti? Come poteva scoprire cosa c'era dietro? Doveva dire ai ragazzi quello che aveva visto?

Durante tutto il tempo passato lassú aveva cercato di concentrarsi sul problema piú impellente: scoprire la veritá su Bobby. Però sarebbe stato ipocrita ad affermare di aver pensato a quello per tutto il tempo. Più di una volta, infatti, Julie aveva fatto capolino nei suoi pensieri. In parte perché avrebbe voluto condividere, almeno con lei, quello che gli stava passando per la testa, e in parte perché continuava a pensare al loro abbraccio. Quando qualche giorno prima lei aveva portato a sua mamma il testo della canzone che aveva scritto anni prima lui avrebbe voluto disperatamente un contatto fisico per farle capire quanto le fosse grato, ma nonostante si fosse concentrato al massimo, non era riuscito  nemmeno a sfiorarle una mano. Ora invece si aprivano davanti a lui infinite possibilità, una piú tentatrice dell'altra e al contempo una piú spaventosa dell'altra.

Non è questo il momento di pensarci si disse mentre si rendeva conto che la notte era trascorsa velocemente e che era il momento di tornare al garage. Era stato lontano per molto tempo e non voleva che gli amici si preoccupassero. Stiracchio le gambe e si alzò in piedi per osservare un'ultima volta il profilo della cittá illuminato dal sole appena sorto. Poi scomparve in un bagliore.


Julie non aveva dormito bene neppure quella notte perché qualcosa continuava a turbarla dalla mattina precedente. Aveva la sensazione che il suo inconscio le stesse dicendo qualcosa, ma non riusciva ad afferrare di cosa si trattasse. Frustrata diede un calcio alle coperte e si costrinse ad alzarsi. Il sole era già alto e anche se era domenica e in linea teorica avrebbe potuto poltrire a letto quanto voleva, aveva il timore che i suoi cari fantasmi non avrebbero approvato, finendo per decidere di fare un'indesiderata incursione in camera sua.

Si vestì afferrando dal mucchio di abiti un paio di leggins neri, una canotta dello stesso colore e una maglia oversize bianca con su scritto 'Nobody says it will be easy'. Dopo di che scese a fare colazione trovando la stanza deserta: suo padre era uscito per un lavoro extra e suo fratello avrebbe trascorso la giornata dal suo amico Kyle. Questo voleva dire che avrebbe avuto tutto il giorno per provare con i ragazzi, soprattutto in vista del prossimo concerto organizzato da Flynn in un noto locale della zona frequentato anche da molti suoi compagni di classe. Vista la figuraccia fatta al ballo, Julie ci teneva che questa volta andasse tutto alla perfezione.

Quando arrivò al garage trovò però solo Luke. Per un attimo fu tentata di inventare una scusa per rientrare in casa ed evitarlo, ma si rese conto che era arrivato il momento di affrontarlo, per cui fece un respiro profondo e varcò la soglia. La porta si richiuse alle sue spalle con un tonfo sordo che non sembrò però sufficiente a strappare il ragazzo dalle sue riflessioni. Questo diede a Julie alcuni istanti per poterlo osservare senza che nessuno la notasse. Quel giorno indossava dei jeans slavati, le sue Vans nere e la maglietta con i teschio che aveva indossato per il video di ‘Great’ e che era diventata una delle sue preferite. E immancabile la catena pendente in vita che aveva scoperto da google essere di moda negli anni novanta. Quello che però era diverso dal solito era l’espressione persa che aveva, la sua testa sembrava anni luce da lì. Julie si chiese che cosa potesse turbarlo e distratta da quel pensiero inciampò nel supporto della sua pianola. Luke alzò subito gli occhi e quando la vide rimase interdetto.

“Scusa non volevo disturbarti” si scusò subito lei “Ero venuta perchè pensavo che avremmo potuto approfittare del fatto di avere casa libera”

“Come scusa?” chiese il ragazzo guardandola stupito.

Julie arrossì rendendosi conto di cosa aveva appena detto. “No… Ecco… Io intendevo dire che nessuno verrà a disturbarci e potremmo provare bene in vista del concerto della prossima settimana.” disse senza riuscire a mascherare l’imbarazzo e per giustificarsi aggiunse  “Ero convinta che i ragazzi fossero qui con te”

“Veramente non ho idea di dove siano. Sono appena tornato e stavo giusto aspettandoli” rispose Luke con un velo di preoccupazione nella voce.

“Ah, ok” Dopo qualche secondo di imbarazzato silenzio la cantante aggiunse “Va tutto bene? Sembravi molto distratto poco fa”

“Si, io… Sisi tutto bene” tagliò corto il ragazzo dopo un breve momento di incertezza. Non aveva ancora deciso cosa fare con le informazioni che aveva acquisito la notte prima, per cui almeno per il momento avrebbe finto che fosse tutto a posto.

Julie si accorse di quella breve esitazione, ma non volle insistere oltre. "Se lo dici tu” si limitò a dire rimanendo però con il dubbio che le stesse nascondendo qualcosa.

Di fronte alla chiusura del ragazzo Julie considerò che fosse giunto il momento di battere in ritirata con una scusa qualsiasi. Stava cercandone una vagamente plausibile quando la voce di lui la interruppe a metà di quel pensiero. 

"Senti, a proposito di ieri sera... Volevo dirti che sei stata veramente grande sul palco" le disse tutto d’un fiato.

"Beh, io…Grazie” rispose lei colta alla sprovvista. “La veritá è che se non foste arrivati voi sarebbe stato un fiasco" aggiunse imbarazzata.

"Non dirlo nemmeno per scherzo! La canzone di tua mamma è meravigliosa e non poteva che essere un successo" disse Luke inalberandosi e facendo un passo verso di lei per maggiore enfasi.

"Beh, questo anche grazie a te. Non sarei mai riuscita a finirla da sola" riconobbe lei facendo a sua volta un passo nella sua direzione.

Dopo qualche altro istante senza parlare il ragazzo aggiunse "E poi volevo anche dirti che stavi veramente bene con quel vestito di tua mamma"

"Ti ringrazio…volevo renderle omaggio" ammise lei giocherellando con il bordo della propria maglia 

"Penso che tu ci sia riuscita alla grande" le disse convinto avvicinandosi inconsciamente ancora un pochino.

"Però devo ammettere che ho avuto molta paura e per un attimo ho pensato che voi non ce l'avreste fatta” ammise la ragazza “Tu in particolare all'inizio sembravi una sorta di interferenza. Caleb non ti voleva lasciare andare?” chiese incuriosita.

Luke abbassò gli occhi imbarazzato “No, è stata colpa mia. Se devo essere onesto non è stato facile andarmene rinunciando al pubblico che acclamava il mio nome. So che può sembrare stupido con tutto quello che ci ha fatto Caleb, ma era quello che sognavo per i Sunset Curve.”

"Guarda che non devi vergognarti. Avevate un sogno e non siete riusciti ad avere l’opportunità di viverlo" disse lei avvicinandosi ancora per costringerlo a sollevare lo sguardo.

"Si, però mentre ero lì mi sono reso conto che non mi bastava più. Ormai la cosa più bella di ricevere degli applausi è poterli dividere con te oltre che con i ragazzi"

Julie si ritrovò a fissarlo senza parole mentre lui aggiungeva "Quella sera non l'ho detto tanto per dire. Ero mortalmente serio quando dicevo che solo con te valeva la pena fare musica" 

La battuta alleggerì per un attimo l’atmosfera, ma subito lui si rifece serio e disse anche "In ogni caso volevo scusarmi per averti fatto credere che fossimo trapassati, ma quando abbiamo capito che l'Orpheum non era la nostra questione in sospeso non volevamo che tu ti preoccupassi per noi. Certo ammetto che venire qui al garage non sia stata la mossa piú furba dell'anno come diceva Alex fin dall’inizio”

"Scherzi?” lo contraddisse subito lei “Se non foste venuti chissá come sarebbe andata a finire!"

"Ancora non capisco cosa sia successo” ammise il chitarrista pensieroso.

"Nemmeno io" replicò lei allargando le braccia.

"Però è stato bello sfiorarci anche se solo per poco" disse Luke in un sussurro.

Julie spalancò gli occhi e rimase senza fiato a quella dichiarazione inaspettata. Improvvisamente si rese conto di quanto fossero vicini ed ebbe come l’impressione che l’aria intorno a loro crepitasse di energia.

Lei deglutì un paio di volte ripensando a due sere prima "Anche… anche per me" ammise alla fine.

"Dici che potremmo riprovarci" chiese il ragazzo incerto mentre allungava la mano per cercare la sua.

Proprio in quel momento comparvero gli altri due componenti della band e Reggie esordì con un teatrale "Eccoci qua! Allora da dove si comincia?"

Julie e Luke reagirono allontanandosi di colpo e finendo per travolgere qualsiasi cosa nella loro ritirata: il ragazzo inciampò nel tavolino atterrando maldestramente sul divano mentre la giovane colpì la batteria di Alex con gran fragore di piatti.

I due amici li guardarono interdetti capendo di aver interrotto qualcosa.

"Forse è meglio se ce ne andiamo" disse il batterista pronto a sparire, ma Luke li fermò subito.

"No no no! Restate! Noi… noi stavamo solo parlando di… di una nuova canzone" si giustificò il ragazzo con voce incerta mentre il suo volto si tingeva di tutte le sfumature di rosso.

“Veramente…” provò a dire Reggie.

“Ha ragione Luke, vi stavamo cercando per provare. Tra pochi giorni abbiamo un concerto e sapete quanto ci tengo" 

Dopo di che si sedette dietro la pianola invitando anche gli altri membri della band a prendere posto.

“Alex, dai l’attacco” chiese il chitarrista.

“Ok" si arrese lui, mentre anche Reggie afferrava il suo strumento ancora confuso "E un, e due… E un, due, tre…”


  
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