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Autore: ROSA66    07/01/2022    7 recensioni
Questa storia partecipa al contest “Potter Drama”, indetto da GaiaBessie sul Forum di Efp.
Questa storia partecipa all'iniziativa "La Penna del Beta" organizzata da Futeki e Legar sul Forum "Ferisce più la penna", ed è stata betata da TsubamePhoenix.
Infine, questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2023 indetti sul forum "Ferisce più la penna".
Andromeda è una Black, e come tutte le donne della sua famiglia, e tutte le altre giovani Purosangue, sa che la sua strada è segnata.
Dal testo: Anche lei avrebbe solo voglia strillare contro quel destino che non ha scelto e che, ne è certa, la stritolerà tra le sue spire malefiche. Ma le grida si incastrano in gola, e tutte le sere si ritrova a fissare il baldacchino del suo letto, contando i fili invisibili del tessuto verde argento nel tentativo di trovare una soluzione a quel problema che – ormai ne è convinta – soluzione non ha.
Non dorme – e come potrebbe? – e si rigira in continuazione sconvolgendo le lenzuola stanche anche se, quando ci riesce, stremata, sogna capelli biondi in un mare di occhi azzurri…
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Nuovo personaggio, Ted Tonks | Coppie: Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Qualcosa per cui lottare
 
“Olaf, ti stai sciogliendo!”
“A volte vale la pena sciogliersi per qualcuno”
Anna, Olaf, (Frozen)
 
 
L’aria dell’aula di pozioni è talmente satura di vapori caldi e nauseabondi da far arrossare gli occhi e rendere difficoltosa la respirazione. Alcuni studenti ci sono abituati e sopportano l’elevata temperatura come se fosse il loro habitat naturale, mentre altri allentano le cravatte e slacciano bottoni nel tentativo di rendere più sopportabile la lezione. Sono tutti presi dall’ennesimo compito che il pingue professor Lumacorno ha assegnato quel giorno, un’esercitazione a sorpresa sull’Elisir dell’Euforia.
Alcuni rivoli di sudore segnano il viso di Andromeda che, sbuffando, posa il cucchiaio per dosare gli ingredienti e si lega con gesto stizzito i capelli in uno chignon scomposto. La sua cravatta verde-argento è finita da qualche parte dentro la borsa, piegata tra libri e pergamene.
Ma non è sufficiente, non lo è mai, e da un po’ di tempo pare che le manchi sempre l'aria.
Dentro e fuori.
Nei polmoni e nella sua vita.
Il suo è un cognome impegnativo, di quelli che vanno portati a testa alta con l’orgoglio di millenni di purezza, indossati come se fossero un prezioso monile.
Allora lei deve sfoggiare ogni volta un fare altezzoso da principessa viziata, circondarsi di poche amicizie Purosangue, allontanando tutto ciò che non è degno di lei.
Da un po’ di tempo, però, sente questa sua esistenza calzarle stretta come una scarpa nuova: viene continuamente guardata come un esempio da seguire, quando l’unica cosa che vorrebbe fare è fuggire lontano, in un posto dove non sarebbe Andromeda Black, ma solo una diciottenne con la musica nell’anima e tanti sogni per la testa.
Ma sa che è impossibile. Sua sorella Bellatrix è stata promessa sposa al giovane Lestrange e sa per certo di essere la prossima: Cygnus III ha già messo gli occhi su alcuni rampolli Purosangue per darle un marito conveniente e adatto alla loro posizione sociale.
A nulla sono valse le proteste di Bella, che ha strepitato e sgroppato come un cavallo selvaggio, facendo scappare per il terrore tutti gli elfi domestici.
Sorride, Andromeda, ma mentre lo fa sembra crepare i denti per la rabbia con cui li stringe.
Si guarda intorno.
Nessuno sembra accorgersi del suo disagio che cerca di mascherare eliminando il sudore dalla fronte e dagli occhi con il dorso della mano.
Non sono lacrime, no, anche se le ciglia sono umide e le si appanna la vista.
 
«Ricordate, miei cari ragazzi, che l’Elisir del’Euforia deve essere preparato con estrema cura», spiega Lumacorno, passeggiando pigro tra i calderoni, «e con altrettanta cura deve essere somministrato. Se ne viene dato in quantità eccessiva, può provocare pizzicore al naso, canto esagerato, e…», si ferma proprio davanti ad Andromeda e la guarda con un sorrisetto compiaciuto, «…riso incontrollabile…».
Scoppia a ridere mentre lo dice, tenendosi la pancia, seguito dal resto della classe.
Lei, però, rimane seria. Quelle battutine le fanno venire solo un gran mal di testa, se non fosse che adora preparare pozioni avrebbe già mandato a quel paese materia e professore.
Arabella Avery si gira verso di lei, incuriosita. È forse l’unica compagna di Casa cui ha concesso la sua amicizia, l’unica che le è parsa degna di stare al suo fianco in un mondo Serpeverde dove essere una Black significa stare – per forza – un gradino sopra gli altri.
«Meda, che succede?» le sussurra, avendo cura di non farsi sentire da Lumacorno che sta girando tra le varie postazioni per controllare le preparazioni.
Andromeda scuote piano la testa. Le tempie hanno cominciato a batterle più forte al punto da ridurre gli occhi a due fessure per il fastidio.
Non può raccontarle del disagio che non la fa dormire, del suo non volersi sposare, un giorno, con un perfetto sconosciuto solo per mettere al mondo dei bambini che, avranno pure il sangue purissimo, ma nascono ereditando le peggiori tare del corpo e della mente. Non vuole diventare come sua madre e zia Walburga, integerrime padrone di casa agli occhi degli altri ma incastrate in matrimoni infelici.
Così, avrebbe solo voglia di strillare contro quel destino che non ha scelto e che, ne è certa, la stritolerà tra le sue spire malefiche. Ma le grida si incastrano in gola e tutte le sere si ritrova a fissare il baldacchino del suo letto contando i fili invisibili del tessuto verde-argento nel tentativo di trovare una soluzione a quel problema – ormai ne è convinta – senza soluzione .
Non dorme – e come potrebbe? – e si rigira in continuazione sconvolgendo le lenzuola anche se, quando ci riesce, stremata, sogna capelli biondi in un mare di occhi azzurri.
 
La temperatura dell’aula di pozioni ha raggiunto livelli insopportabili e Andromeda, con tutti quei pensieri per la mente, sta perdendo di vista la preparazione dell’Elisir. Ha già inserito quasi tutti gli ingredienti, compreso il succo dei fagioli soporiferi, nonostante abbia fatto un po’ fatica a estrarlo. Manca solo l’assenzio e può far sobbollire il preparato per i dieci minuti richiesti.
Venti gocce nel cucchiaio d’argento – conosce il procedimento a memoria – e poi bisogna versare tutto il liquido nel calderone.
«Sbagli, Black. Devi aggiungerlo a gocce, non tutto insieme».
Una voce, calda e morbida, le giunge appena sussurrata. Non ha bisogno di girarsi per sapere a chi appartiene.
Edward Tonks.
Il suo cuore sembra pompare più in fretta facendole fischiare le orecchie, mentre la vista si sta appannando per i vapori. Le gambe sono lì per cedere, ma in suo aiuto arriva l’orgoglio, dandole un’insperata forza fisica.
«Fatti gli affari tuoi, Tonks», gli sibila senza voltarsi.
Non deve guardarlo perché sente che, di fronte a lui, tutte le sue difese crollano inesorabili. E allora si sforza di mantenere quella maschera di algida superiorità che le consente di proteggere il suo cuore. Ma un secondo dopo se ne pente e si volta, come attratta da una forza inspiegabile.
È bello, Ted, e ogni volta che se lo trova davanti, con quel modo di fare cui è impossibile resistere pensa che, forse, ci sia davvero al mondo qualcosa per cui varrebbe la pena di lottare.
A costo di perdere tutto.
Soprattutto perché lui è un Nato Babbano.
 
«Ti confido un segreto, Black», incalza il ragazzo, con una calma che le appare terrificante, «se tu accetti di uscire con me il prossimo fine settimana a Hogsmeade».
Le sorride, disarmandola completamente.
Non ha più difese e il suo cervello annaspa per cercare di salvare il salvabile. Quando i fumi della pozione le arrivano dritti in viso, scuotendola dal torpore della ragione in cui sembra essere annegata, Andromeda sbatte le palpebre e si riconnette con la realtà. Arabella, al suo fianco, la sta fissando con il sopracciglio alzato e un’espressione a metà tra il sorpreso e il disgustato, facendole gelare il sudore addosso.
Deve decidere in una manciata di secondi.
Sì, sì, si, grida la sua anima.
«Scherzi, Tonks?», dice invece la sua bocca con voce ferma.
Ted si allontana sconsolato, il sorriso sulle labbra che si è spento, e dentro di sé Andromeda si sente morire.
 
§§§
 
La notte continua a non trovare il sonno e allora prende fiale intere di pozioni – la dose normale sarebbe la metà – per cercare di dormire, ma i suoi sogni sono ingombri, a volte, di occhi azzurri, capelli biondi e labbra rosee che rivelano segreti inconfessabili; altre volte, invece, sogna uomini sconosciuti, catene arrugginite e fiumi di sangue.
Allora si sveglia urlando, madida di sudore, e pensa che non può continuare a vivere così, in bilico tra incubi orribili e una realtà forse anche peggiore.
Molto meglio, allora, i capelli biondi e gli occhi azzurri, e quel segreto non rivelato che le fa battere il cuore.
Ti confido un segreto, Black”, quelle parole le tornano in mente, sempre. Ogni volta che consuma i pasti in Sala Grande, facendo impazzire gli Elfi domestici per le sue richieste particolari – il the, rigorosamente profumato alla rosa e gelsomino, deve stare in infusione per 8 minuti esatti, il pane solo di segale, la frutta di stagione – quando segue le lezioni o torna nella sua camera singola in dormitorio.
Quella frase scava fino a creare una voragine. E Andromeda si impone riempirla per non esserne risucchiata.
Così, dopo giorni e notti di tormenti sul da farsi, il sabato successivo rifila una scusa plausibile ad Arabella – le riesce bene dire bugie – per liberarsi di lei e raggiungere indisturbata Ted.
Non ha accettato il suo invito, non vuole essere vista in sua compagnia, ma l’ha sentito dire che deve andare da Scrivenshaft per comprare delle piume nuove: farsi trovare lì per caso, con un pretesto qualsiasi, le pare la soluzione ideale. Il tempo sembra essere migliorato, poche nuvole e scarso vento rendono l’aria più tollerabile, soprattutto per chi, come lei, si lascia infastidire da pioggia e gelo.
Cammina in fretta, a testa bassa: è la prima volta che si comporta così, sente una strana sensazione alla bocca dello stomaco, come un macigno tra cuore e polmoni, e prega in silenzio Merlino e tutti i Fondatori che nessuno la veda.
Scrivenshaft's Quill Shop, recita l’insegna del negozio. È sempre piaciuto anche a lei aggirarsi tra gli scaffali pieni di piume, inchiostri e calamai, respirando il profumo della pergamena nuova. Cerca di guardare all’interno ma le vetrine non lasciano intravedere nulla. Tormentandosi le mani al di sotto del mantello, indugia ancora un poco prima di entrare, quando una voce dietro di lei le arriva improvvisa.
«Black, anche tu in cerca di una piuma nuova?»
Andromeda benedice quell’aria ancora piuttosto rigida che, anche se le spacca la pelle del viso, riesce a mascherare il leggero rossore diffuso sulle guance.
«Tonks, che coincidenza», mente disinvolta sfoggiando un’aria di sufficienza, «non pensavo di trovarti qui».
Il ragazzo le sorride e un brivido caldo le attraversa la schiena.
Dopo alcuni attimi di imbarazzante silenzio, le fa una richiesta che non si sarebbe mai aspettata.
«Ti va di fare due passi?» Una richiesta innocente, che ha il potere, però, di mandarla in confusione. Forse Ted glielo legge in viso, perché le fa strada, invitandola con una mano.
Passeggiano con calma, lasciando che qualche occhio curioso li squadri con sospetto: non capita tutti i giorni di vedere la Purosangue Black in compagnia di un Nato Babbano.
La successiva mezz’ora trascorre tra discorsi leggeri, aneddoti scolastici e progetti per il futuro. Andromeda scopre così che a lui piacerebbe trovare un impiego al Ministero dopo il diploma e che sogna una vita tranquilla senza particolari ambizioni.
Tutto il contrario di ciò che suo padre sogna per lei e le sue sorelle.
Arrivati alla periferia di Hogsmeade, si fermano di fronte alla Stamberga Strillante.
«Sai, Tonks, sono curiosa di conoscere quel famoso segreto», butta lì all’improvviso.
«In realtà, tu non hai accettato di uscire con me».
«Beh, sono qui, no?»
Ted guarda la casa diroccata in lontananza, come per trovare le parole giuste, poi si volge di nuovo verso di lei, con quegli occhi che sembrano derubarle l’anima.
«Te lo dico se mi chiami Ted», la voce all'improvviso è diventata seria, «e se mi dai un bacio».
Andromeda crede di aver sentito male e sbatte le palpebre una, due, tre volte.
«Come?» Un soffio di fiato, appena percettibile, e un rosso intenso le invade il viso. Resta immobile, come paralizzata, perché è impossibile, per lei, fare il minimo movimento.
Il cuore pare una farfalla impazzita imprigionata nella gabbia del torace e lei pensa che, se dice di sì, non ci saranno più maschere da indossare. Se dice di sì, non sarà costretta a sposare un perfetto sconosciuto per continuare la tradizione dei Black.
Anche se, come conseguenza, sarà rinnegata dalla famiglia e la sua memoria cancellata per sempre.
Guarda quegli occhi sinceri e dentro di sé capisce che per lui potrebbe mettersi contro il mondo intero.
Sì, Edward Tonks ne vale la pena.
Ted si avvicina, e dopo averle posato il palmo della mano sulla guancia bollente, le sfiora con dolcezza le labbra con le proprie.
Di colpo, Andromeda sente che ogni nuvola sta sparendo dal cielo, dalla sua mente e dalla sua vita.
E quel segreto non l’avrebbe saputo mai.
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autrice:
Questa storia partecipa al contest “Potter Drama”, indetto da GaiaBessie sul Forum di Efp.
Il pacchetto scelto è: Dakota.
Personaggio protagonista: Andromeda.
Inoltre, partecipa anche all'iniziativa "La Penna del Beta" organizzata da Futeki e Legar sul forum "Ferisce più la penna", ed è stata betata da TsubamePhoenix (grazie infinite, amica mia).
Infine, questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2023 indetti sul forum "Ferisce più la penna".
Al solito, i personaggi non mi appartengono, perché frutto esclusivamente della fantasia di J.K.Rowling, tranne Arabella Avery, che è un mio OC.
  
 
  
 
 
 

 
  
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