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Autore: Astrid von Hardenberg    08/01/2022    0 recensioni
☆ Trama:
Dopo essersi separata dal compagno, Ophelia non sa bene dove andare e la sua prozia Nadia, siccome sta per fare un viaggio e non vuole lasciare incustodita casa sua, le chiede di trasferirsi da lei.
Solo che Ophelia si trova ad avere a che fare con un fantasma che abita il villino in cui soggiornerà, per diversi mesi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9
 

Parole chiave: bambole, pizza, fame
Suggerite da MaurizioBerryRiccio (Wattpad) - berriesndolls su Instagram
 

La luce pomeridiana del sole aveva lasciato il posto a quella serale, il cielo aveva un colore violaceo e fuori si sentivano le macchine di coloro che tornavano a casa, dopo una lunga giornata lavorativa.
Ophelia invece si stava annoiando, avrebbe voluto occupare i suoi giorni in modo più produttivo, così prese un foglio, da uno dei cassetti della libreria, cercò una penna funzionante, nel barattolo lì vicino alla lampada, si mise a sedere sul tappeto, davanti al tavolino, e iniziò a tracciare delle linee, l'idea era di fare una tabella da mettere sul frigo.
"Domani passerò al super per prendere dei pennarelli, almeno i colori daranno un po' di vita".
-Avete poca memoria anche Voi?- disse la Presenza alle spalle di Ophelia.
-Porca Miseria!- esclamò lei, portando la mano all'altezza del cuore, intanto l'ospite prese posto davanti alla momentanea padrona di casa -Stavi per farmi venire un infarto- lo guardò di traverso e lo Spirito accennò un mezzo sorriso.
-È ciò che si suppone debbano fare i fantasmi, no? Spaventiamo le persone-.
-Si pensa lo stesso delle bambole di porcellana, ma non vanno in giro a far venire infarti alla gente-.
-E Voi cosa ne sapete, mai sentito parlare di oggetti posseduti o maledetti?-
-Ok, fermiamoci qui, non voglio approfondire questo argomento, anche perché è sera e sono sola in casa-
-E io chi sono?- lui incrociò le braccia all'altezza del petto, con una finta aria offesa.
-Sei un fantasma e, come dicevi poco fa, spaventi i poveri mortali come me-
-Sono utile a spaventare anche altri come me, perché io li vedo al contrario di Voi-.
Ophelia ci rifletté su.
-Piuttosto, dov'eri finito?- domandò lei, cambiando completamente argomento.
Lo Spirito tornò subito serio e Ophelia non capiva come faceva a sembrare così reale, avrebbe dovuto essere incapace di provare qualsiasi emozione umana, avrebbe dovuto dimenticare come si sorrideva, come ci si accigliava, invece lui ne era ancora capace.
-Mi sono preso un momento per riflettere- fu l'unica cosa che disse.
Ophelia non voleva essere invadente e allora non approfondì.
-Voi invece cosa state facendo?- chiese lui, avvicinandosi un po' di più.
-Per favore, potresti evitare di darmi del Voi? Altrimenti mi sento una scema a darti del Tu-
-Non ci conosciamo ancora così bene da parlare in modo confidenziale. Continuerò col Voi e datemi pure del Tu, non mi disturba, anche perché apparteniamo a epoche diverse e abbiamo abitudini diverse-.
Lo Spirito lanciò una rapida occhiata al foglio a quadretti, su cui era disegnata la tabella.
-Cos'è?- domandò dopo un po'
-Vorrei essere più produttiva, così mi sto organizzando la settimana- rispose lei, rigirandosi la penna tra le dita, come facevano certi prestigiatori con le carte da gioco.
-Come mai sul foglio e non sul telefono?-
-In questo modo ci sarà un contatto sempre visivo e di conseguenza sarò più stimolata a svolgere le attività prefissate-.
Lo Spirito fece un gesto di assenso e si ricordò di qualcosa.
-Ho già visto una tabella simile-.
Ophelia posò la penna sul tavolino e si concentrò totalmente su di lui, esortandolo a continuare.
-Non ricordo cosa c'era scritto, però era un foglio attaccato a una bacheca in sughero- la Presenza sbatté le palpebre -La bacheca era appesa a una porta- lo sguardo fisso nel vuoto, il vago ricordo era come la proiezione della scena di un film, che gli passava davanti fugacemente -Non c'è altro- concluse e guardò Ophelia, come se potesse dargli risposte.
-Non ho idea di quando siano state inventate le bacheche in sughero, ma forse ai tuoi tempi non c'erano- prese il foglietto su cui aveva annotato le varie informazioni sull'ospite e segnò quell'altro indizio, mettendoci un punto esclamativo tra parentesi: bisognava chiarire quel punto.
-Ottimo! Questa è una gran cosa, hai avuto un ricordo!- alzò la mano per battere cinque, però si accorse che, come prima cosa, lui era un'apparizione e, secondo, poteva non conoscere quel gesto, dato che, fino a prova contraria, restava figlio di un periodo lontano.
L'unica cosa che Ophelia fece fu quella di abbassare la mano e fare finta di nulla.
-Avrei un po' di fame, ordino la pizza. Oggi ho scoperto un posticino che ne fa una...- e gesticolò il bacio da chef -Non è tanto lontano da qui, per cui potrebbe arrivare anche ad un orario decente- compose il numero e fece la sua ordinazione.
La Presenza si spostava qua e là con una velocità al pari di un battito di ciglia, la cosa che più sorprendeva Ophelia, però, era che ad ogni spostamento lui si dissolveva come fumo, lasciando dietro di sé (per un millesimo di secondo) come delle spirali. Si fermò vicino al pianoforte.
-La Vostra prozia deve fidarsi molto di Voi, se Vi ha chiesto di badare alla casa in sua assenza-.
Ophelia osservò il modo in cui lui provava a sfiorare gli oggetti: si appropinquava con fare indifferente a un oggetto, ma se si prestava un pochino più di attenzione si notava che, nel momento in cui avvicinava le dita all'oggetto, c'era una certa cautela ed esitazione per qualche breve istante, forse era proprio questa incertezza a mettergli un freno; appena capiva che non gli riusciva di compiere il gesto contraeva le dita, per riprovarci poco dopo.
Quando lo Spirito si fermò davanti alla finestra, i raggi di luna, che filtrarono attraverso le tende, lo attraversarono, dandogli un aspetto etereo.
"Al chiaro di luna non sembra nemmeno un fantasma", Ophelia inclinò leggermente il capo e vide come alcune ciocche castane dello Spirito sembravano scintillare, per un attimo pensò che dalle scapole sarebbero uscite delle lucenti ali.
"Ma cosa diavolo vado a pensare!", esclamò mentalmente.
-In più trarrete beneficio da questa permanenza in solitaria- la Presenza si voltò e Ophelia cercò di darsi un contegno e non sembrare troppo imbarazzante.
-Come?- disse lei con una punta di nervosismo.
"Chissà se ha capito che lo fissavo?".
-Dicevo che la solitudine aiuta a riflettere- la guardò in modo penetrante e Ophelia deglutì.
-Ce... certo- balbettò lei e si schiarì anche la voce -Infatti ho riflettuto molto-
-Bene- la guardò da sotto le sopracciglia e Ophelia deglutì nuovamente -Spero che i Vostri ragionamenti possano farvi arrivare a giuste conclusioni-.
-Diciamo che ci sto lavorando- iniziò dicendo lei.
"Mi sa proprio che era un generale, ne ha la stoffa, basta guardare come si muove, in più in certi momenti sa cosa dire e in quale modo, come se ogni sua parola ti spingesse a raccontare ciò che vuoi tacere, per non parlare dello sguardo penetrante, quello contribuisce di gran lunga".
-È un buon inizio- lo Spirito tornò davanti a lei. -Bisogna imparare a capirci per poter vivere meglio-
-Già, è una lezione che sto imparando-
"Molto bene, filosofeggio con un fantasma, mi mancava solo questo".
La Presenza voleva che Ophelia gli raccontasse del vero motivo per cui era lì, ma doveva usare un'altra tecnica per farla parlare, visto che quella non stava funzionando, doveva essere meno vago e più diretto, senza però apparire invadente.
   
 
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