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Autore: MrsShepherd    15/01/2022    1 recensioni
Santana e Brittany hanno 35 anni. Santana vive a New York, con Rachel, Kurt e Blaine. Brittany vive in Ohio e ha aperto una scuola di danza con alcuni ex compagni del Glee club. A tenerle unite è la loro figlia Riley, che in questa storia sarà il filo conduttore che porterà le due donne a riavvicinarsi inevitabilmente e a chiarire ciò che dodici anni prima era rimasto sospeso.
Ogni capitolo porterà il titolo di una canzone eseguita dai protagonisti della serie tv. Il testo di ogni canzone rispecchierà il contenuto del capitolo.
Spero che questa fanfiction incentrata su Brittana possa appassionarvi quanto ha appassionato (e sta appassionando) me mentre la scrivo.
Un pensiero va' inevitabilmente a Naya Rivera, che ovunque si trovi, mi ha ispirato a scrivere questa storia.
Buona lettura!
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Brittany Pierce, Nuovo personaggio, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 8: Baby It’s cold Outside
Santana si svegliò di colpo, destata da un rumore improvviso proveniente dalla cucina. Mise a  fuoco la stanza e capì che, a differenza del sogno che stava facendo, non si trovava affatto nella sua camera di New York, ma in quella della figlia, a Lima. Roteò gli occhi all’impazzata alla ricerca di un orologio. Le 10 passate. Cercò il suo telefono e lo trovò ai piedi del letto, riverso sul tappeto spumoso. Decine di chiamate perse da Kurt, Blaine e Rachel. Imboccò il corridoio e si fiondò in cucina passando obbligatoriamente per il salotto. Riley era seduta comodamente sul divano, con un joystick in mano e i piedi nudi incrociati sul tavolino. Santana la guardò interdetta, posando gli occhi sul televisore al plasma, sul quale undici giocatori in divisa correvano meccanicamente dietro ad un pallone. Riley non se ne curò. << Buongiorno mamma.>> le disse senza staccare gli occhi dallo schermo. Santana pensò di star ancora sognando.
<< Brittany è in cucina. Sta scegliendo il menù di Natale. Secondo me ti conviene darle una mano. Io non sono un’esperta, ma non credo che la carne e il pesce dovrebbero essere mangiati nello stesso piatto.>>
<< Ok…>> disse la madre confusa.
<< Mamma >> disse mettendo il gioco in pausa: << Sono contenta che tu sia rimasta oggi.>>
Santana si avviò in cucina e lì trovò Brittany sul tavolo intenta a sfogliare un grosso libro di cucina intitolato “ La cucina delle feste”. Quando trovava una ricetta interessante, ci inseriva un segnalibro e poi passava oltre, le ricette preferite venivano scritte a mano su un foglietto volante, con tre pastelli colorati differenti: il rosa per i primi, il verde per i secondi e arancione per i dolci.
<< Ciao Sanny! Dormito bene?>>
<< Sei seria?!>>
<< Sì, perché?>>
<< Brit, sarei dovuta partire ieri sera!>>
<< Lo so…colazione?>> chiese la bionda porgendole una scatola di biscotti: << Ti faccio un tè?>>
Santana era livida di rabbia, dopo tutto quello che si erano dette la sera precedente…non poteva aver fatto questo di proposito.
<< Avresti dovuto chiamarmi. Non mi sarei dovuta fidare…>>
<< Guarda che l’ho fatto. Sei tu che mi hai chiesto di lasciarti dormire. Forse non te lo ricordi…>>
<< Non ti credo. L’hai fatto apposta!>>
A quell’offesa Brittany perse per un’istante la sua dolcezza, si alzò e si fiondò verso Santana con passi pesanti. Quando fu a pochi centimetri dal suo viso richiamò la figlia dalla stanza accanto.
<< Riley, è ora di andare da Arthur.>> disse seria. Si sentì un gran trambusto e pochi secondi dopo la ragazzina piombò in cucina con un maglione a righe dal collo alto e un paio di jeans neri.
<< Oh…>> mormorò guardando le due donne osservarsi in cagnesco: << Forse è meglio che vada…torno per pranzo ok?>>. Aveva assistito a molti litigi come quello, ma non aveva proprio voglia di sopportarne un altro.
Brittany si chinò per prendere un bacio dalla figlia che poi titubante abbracciò anche Santana e, più in fretta di come era piombata in cucina, uscì.
<< Adesso puoi continuare. Non volevo che Riley sentisse quanto tu non vedessi l’ora di andartene.>>
Santana abbassò lo sguardo, non potendo ribattere di dovere alle giuste parole della bionda.
<< Scusa. È che ho del lavoro da sbrigare.>>
<< è il 23 Dicembre, cosa avrai di così importante da fare?>>
<< Cose mie.>> brontolò la mora schiva.
Brittany restò in silenzio un’istante, poi la guardò intensamente: << Perché non vieni con me e Riley a comprare i regali di Natale oggi?>>
Santana ci pensò su e sorrise. << Non so. Dovrei fare qualche telefonata…>> si specchiò negli occhioni da cerbiatto di Brittany che le facevano sempre dimenticare la nozione del tempo, e la bionda lo sapeva bene.
Consapevole che le abilità d’incantatrice di Brittany avrebbero avuto la meglio su di lei, si allontanò e raggiunse la finestra che dava sul cortile del signor Pibody. Ma la bionda non demordeva così facilmente: << Facciamo un patto: passa questa giornata con noi. Poi se alla fine vorrai andartene, non dirò nulla. Nemmeno se me lo chiederai nel sonno.>>
Santana scosse la testa: << Brit io…>> si fermò perché vide Riley raggiungere il centro del giardino, con un’ascia grande quanto una sua gamba. “Che diavolo pensa di fare?” pensò la donna allarmata. Tentò di spingere in su la finestra per aprirla, ma come si ricordò qualche istante dopo, era sempre stata difettosa.
<< Cosa c’è?>> chiese Brittany raggiungendo la mora.
<< Riley!>>
Brittany si precipitò alla finestra preoccupata, ma quando osservò sorrise.
<< Si farà male!>>
<< Guarda meglio.>> le disse la bionda avvicinandola alla finestra.
Riley prese un pezzo di legno, brandì l’ascia e con un colpo secco ed esperto spaccò il legno in due, mise in una cassetta i ceppi dimezzati e continuò il suo lavoro.
<< Riley a tutti i giorni da Arthur. Lo aiuta con la legna, il giardino e i lavori di casa. Gli fa anche la spesa.>> picchiettò le nocche contro la finestra, la figlia si voltò attirata dal rumore, guardò le due donne e gridò sollevando l’ascia:
<< Sono come Thor!>>
Brittany le sorrise alla finestra: << Sei Thor.>> le rispose senza voce.
Santana fissò la figlia dal vetro di quella finestra malandata. Ripensò alla loro vita a New York e a quanto le sembrasse patetica ora. Aveva sempre voluto che sua figlia fosse la migliore in qualunque cosa facesse, perché aveva imparato che crescere significava capire la propria strada e fare di essa il proprio centro, come lei aveva fatto con il cheerleading. Ma forse si era sempre sbagliata, perché lì, a pochi metri di distanza, c’era una ragazzina, che era diventata così grande, senza correre dietro ad un pallone, senza dover dimostrare niente a nessuno.
 
<< Brittany così non va bene!>>
<< Santana ci stavamo solo divertendo un po’…abbiamo deciso di mangiare al fast food qui all’angolo e poi abbiamo chiacchierato. Non abbiamo fatto nulla di male.>>
<< C’era la partita oggi!>>
<< Riley mi ha chiesto di non andarci.>>
<< E da quando in qua ci facciamo guidare dalle opinioni di una bambina di 8 anni?>>
<< Dio San, è solo una cavolo di partita di calcio! Non è così grave.>>
<< Brit ne avevamo parlato. Se Riley vuole frequentare le migliori scuole deve iniziare ad impegnarsi da piccola.>>
<< è vero, ma mi sembra che avessimo anche deciso che dell’educazione di Riley me ne sarei occupata principalmente io. “DIVISIONE DEI POTERI”. Tu porti il pane a casa e io…io sto con Riley?>> aveva detto la moglie con una vena di sarcasmo che proprio non le si addiceva.
<< è così.>>
<< E allora fammi fare il mio lavoro!>>
<< Non se…>>
<< Avanti…dillo…è la tua specialità farmi sentire meno di zero.>>
<< Lasciamo stare. Brittany, lo dico per l’ultima volta, Riley NON PUO’ saltare le partite.>>
<< Non DEVE vorrai dire.>>
Santana aveva allargato le braccia: << E che diavolo di differenza fa?>>
<< Ne riparliamo tra cinque anni…>>
 
Maledetta Brittany. Maledettamente geniale. Santana si voltò verso la donna e sospirò.
<< Andata.>>
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Le tre donne salirono sulle scale mobili che portavano al primo piano del centro commerciale di Lima Heights. Santana si guardava intorno, cercando di ricordarsi cos’era cambiato e cos’era rimasto esattamente come quando era al liceo. Notò con gioia che alcuni dei suoi negozi preferiti erano rimasti lì dov’erano.
<< Allora, come ci organizziamo?>> chiese Brittany alla figlia?
<< Organizziamo?>> rispose l’altra donna interdetta.
<< Dato che siamo in tre vado prima con te a prendere il tuo regalo, poi con lei.>>
<< A te andrebbe bene se io e Riley prendessimo il tuo regalo insieme? È una nostra tradizione, poi quando abbiamo finito ci diamo il cambio.>> le chiese Brittany appoggiandole una mano sulla spalla. << Non ci allontaneremo, facciamo solo un giro in centro.>>
<< Ehm…sì.>> rispose titubante la mora.
Riley saltò eccitata sul posto: << Perfetto! Allora ci vediamo tra mezz’ora davanti al Costa Coffèe.>> la ragazzina partì come un razzo e Brittany le corse dietro, si voltò a guardare Santana e alzò le spalle con un’espressione spensierata.
<< Brit!>> le gridò la mora: << E io nel frattempo cosa faccio?>>
La donna si fermò e raggiunse Santana, quando la mora la vide avvicinarsi nuovamente al suo viso ripenso alla cena al Bel Grissino e per un attimo credette che Brittany volesse di nuovo baciarla. Si irrigidì, sentendo il fiato caldo della bionda nell’orecchio.
<< Potresti prendere un regalo a Riley.>> le scoccò un bacio sulla guancia, << A dopo.>>
 
Santana sapeva esattamente dove andare, o almeno sperava con tutto il cuore che quell’ala del centro commerciale fosse rimasta intatta e che il tempo non avesse cambiato le cose. Salì di un altro piano per raggiungere il negozio che era stato la sua salvezza quando era una ragazzina. Svoltò l’angolo e sorrise alla vista dell’insegna nera di HIBBETT SPORTS. Si ricordò dei pomeriggi passati con Brittany a provare le nuove collezioni; scaldamuscoli improponibili, felpe catarifrangenti e maglie termiche così attillate da sentire gli addominali pulsare. Varcò la soglia del negozio e cominciò a passeggiare tra i reparti, toccando con la mano qualche abito dal tessuto particolarmente resistente. Aveva in mente un k-way o qualche altro abito contro la pioggia. O magari delle scarpe da calcio nuove o dei parastinchi personalizzati, con qualche frase ad effetto sulla parte davanti. La verità era che non aveva idea di cosa avrebbe regalato alla figlia. Ogni anno andava sul sicuro con vestiti sportivi o materiale per gli allenamenti e le pareva che la figlia fosse contenta. Le sorrideva e ringraziava. Insomma, una persona se non gradisce qualcosa non ringrazia giusto?
Sbuffò e optò per una maglia termica rossa, il colore preferito di Riley, poi, convinta che il rosso acceso sarebbe stato come un pugno in un occhio, ne recuperò al volo una bianca. Pagò e uscì, avendo cura di nascondere il suo regalo nella sua Louis Vuitton color ebano.
Cominciò a girare su sé stessa cercando di orientarsi per raggiungere il Costa Coffèe e credette di aver imboccato la strada giusta per un attimo, quando si trovò di fronte una serie di negozi di alta moda, che non aveva mai visto a Lima Heights. Pensò che quel posto fosse davvero cambiato e stava per ritornare sui suoi passi, quando il suo occhio attento cadde su un negozietto incastrato tra gli altri. L’insegna al neon aveva qualche lettera non illuminata e l’atmosfera vintage non contribuiva ad attirare la clientela, che probabilmente percorreva quella strada solo per un nuovo abito di chiffon. Santana non seppe mai cosa l’avesse attirata in quel negozio, forse perché era minuscolo e nascosto, o forse perché come lei sembrava potesse crollare da un momento all’altro. Varcò con passi titubanti la soglia e un odore di plastica bruciata le invase le narici. Dopo un attimo di disorientamento decise comunque di guardarsi intorno e di esplorare la merce. Era una specie di biblioteca, dagli scaffali di ferro coperti di lucida vernice nera. Le pareti in finta tappezzeria erano tendenti al bordeaux e rendevano l’angusto locale ancora più piccolo e opprimente. Santana passò un dito su ogni scaffale, che conteneva DVD di ogni genere ed epoca. Sul fondo del locale c’era anche u reparto speciale VHS; la donna si fermò a guardare le custodie ingiallite, rimembrando i film che lei e la sua abuela amavano guardare alla televisione. Sorrise quando lesse il titolo Mulan; aveva visto quella pellicola così tante volte che il nastro si era consumato e saltava sempre nella sua parte preferita, quando la protagonista riesce a raggiungere la freccia.
<< Cosa vedono i miei occhi! Santana Lopez!>>
A Santana si gelò il sangue. Da dietro il pesante bancone di legno massiccio, un ometto sulla sessantina dalla pelle scura e i capelli brizzolati pettinati all’indietro guardava la donna con occhietti piccoli, spalancati in un’espressione di compiacimento più che di sorpresa.
<< A volte ritornano!>> commentò.
<< Pr…Preside Figgins!>> incespicò lei come un reo colto sul fatto.
<< Oh, chiamami pure Caleb.>>
La donna lo guardò stranita. << Non ti aspettavi di vedermi qui vero?>> Tra tutti i nomi possibili, non si sarebbe immaginata che si chiamasse così.
<< Ehm…no?>> disse Santana cercando di ricomporsi.
<< La sorpresa è reciproca. Che ci fai in questa topaia a Lima Heights? New York non è abbastanza per te?>>
Santana aprì la bocca per rispondere, ma non ci riuscì. L’unica cosa da fare sarebbe stata quella di dileguarsi e di dimenticare di essere stata lì. Fissò l’uscita allarmata.
<< Oh capisco, sei tu che non sei abbastanza per New York! La sindrome di Rachel Berry ha colpito anche te. Sei una meteora Santana Lopez…>>
Santana si senti profondamente irritata, voleva uscire e doveva assolutamente raggiungere Brittany e la figlia: << Senta…sa una cosa…non mi interessa nulla delle sue idee, adesso io esco e ci dimentichiamo tutto e…>> si bloccò vedendo un oggetto che catturò chiaramente il suo interesse: << Quello lo vende?>>
Santana corse più che potè e quando vide la scritta Costa Coffèe tirò un sospiro di sollievo.
<< Mamma! Dov’eri finita?>>
<< Io…mi sono persa.>> disse Santana con il fiatone, incrociando lo sguardo di Brittany che ricambiò con un sorriso.
<< Allora>> continuò la mora cambiando discorso: << Facciamo una pausa caffè prima di continuare? Le fanno ancora le brioches alla mandorla?>>
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<< Rilassati Sanny, non sta andando sulla luna. Sta solo girando per il centro commerciale, in cerca di un pensiero per Arthur. È una cosa carina.>>
<< Sì, ma da sola…>>
<< Siamo in una piccola città. È al sicuro.>> la rassicurò Brittany stringendole una spalla.
<< E se si perde? Ti ricordo che tu ti perdevi quotidianamente nei centri commerciali.>> continuò la mora torturandosi e cuticole. Brittany le prese le mani e la fermò: << Mi sembra molto improbabile.>> le sorrise.
Santana guardò distrattamente lo smart watch nero da polso, poi si appoggiò alla metallica ringhiera nera che delimitava il centro del centro commerciale e guardò in alto in cerca di un po’ di luce. Il sole non era più alto nel cielo e si accingeva a tramontare, ma le pareti bianche e il grosso lucernario posto in cima catturavano la luce come un cacciatore di farfalle in azione.
<< Allora come si chiama?>> chiese Brittany appoggiandosi accanto alla mora. Santana la guardò con incredulità, ma gli occhi sinceri di Brittany le dimostravano che sapeva.
<< Non ti si può nascondere nulla…>> sospirò: << una volta ero io che avevo il terzo occhio…>>
<< Ho una laurea in Santana Lopez, ricordi?>> la canzonò lei, spingendola leggermente con la spalla. Santana si appoggiò al suo braccio, sorretta dal suo peso. Era strano come anche se era passato così tanto tempo, le due donne si cercassero fisicamente, come le prime volte. Era naturale, speciale, era bello.
<< Si chiama Cassidy. Ha 30 anni ed è il coach della Columbia.>> disse la latina aspettandosi una reazione isterica da parte della bionda, che però non arrivò.
<< E com’è?>> chiese Brittany stringendosi nelle spalle.
<< Non è te.>> Santana si voltò e la guardò negli occhi. Si fissarono per un tempo che parve infinito, quando Brittany annullò le distanze: << Tu la ami?>> le chiese ad una ventina di centimetri dal suo viso. Santana aveva perso ogni tipo di spavalderia, ma trovò la forza per dire: << Credo di sì.>>
La bionda si fermò un attimo, gli occhi bene aperti, un’espressione indecifrabile sul volto. Poi abbracciò la mora e la strinse forte a sé: << Sono contenta per te.>>
Santana aveva la testa a viole; si sentiva avvampare e non riusciva a comprendere il comportamento di Brittany. Insomma, era davvero felice per lei? E lei, era davvero felice e innamorata come voleva far credere? Il turbinio di emozioni che le vorticava in testa scese senza troppa fatica nello stomaco e Santana sentì un senso di nausea pervaderla immediatamente. Si staccò dall’abbraccio imbarazzata.
<< Non devi comprare tutto il cibo per Natale?>> tergiversò allontanandosi da Brittany.
<< Magari mangeremo qualcosa al cinese. A Riley piacciono i ravioli di gamberi.>>
<< E tutte le ricette che hai annotato? Rinunci?>>
<< Dipende.>> rispose la bionda on un mezzo sorriso.
<< Da cosa?>>
<< Da te.>> la guardò maliziosa, cercando di strapparle un sorriso genuino. Santana era il suo regalo di Natale e non avrebbe desiderato altro, se non di averla accanto a sé in uno dei giorni più belli dell’anno. La mora scosse la testa e le donò uno dei suoi sorrisi più brillanti:
<< Andiamo a fare la spesa Britt-Britt.>>
   
 
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