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Autore: elenabastet    29/01/2022    4 recensioni
Françoise Jarjayes è la responsabile del nucleo della polizia criminale di Versailles e si trova con i suoi colleghi a indagare su alcuni omicidi misteriosi. Ma quale sarà la verità? Un omaggio anche ad una celebre serie di genere fantastico, il cui doppiaggio è stato curato dal nostro Massimo Rossi.
Genere: Erotico, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, Altri, André Grandier, Diane de Soisson, Oscar François de Jarjayes
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Rating: toni thriller e paranormali, AU (una sorta), tematiche delicate, violenza, amore

Fandom: Lady Oscar.

Note: Françoise Jarjayes è la responsabile del nucleo della polizia criminale di Versailles e si trova con i suoi colleghi a indagare su alcuni omicidi misteriosi. Ma quale sarà la verità? Un omaggio anche ad una celebre serie di genere fantastico, il cui doppiaggio è stato curato dal nostro Massimo Rossi.

 

Capitolo primo

Françoise Jarjayes scese dalla Renault d’ordinanza della polizia e si diresse verso il suo ufficio, nel centro di Versailles, a due passi dalla storica reggia, ma su un altro pianeta. Poco prima, le era arrivato un SMS da parte del tenente Alain Soissons, un membro della sua squadra, su un nuovo, possibile caso.

Françoise entrò in ufficio e salutò Victor Girodelle, il criminologo, che stava prendendo un caffè di fretta con Rosalie Lamorlière, l'anatomopatologa. In ufficio, al computer, c’era già Diane Soissons, sorella di Alain, e tecnica informatica.

“Comandante Françoise, Alain è già andato in missione con Lasalle, pare che abbiano trovato un cadavere vicino all’area commerciale di Parly 2”, disse Diane.

“Grazie, allora il problema è questo. Bene, cosa si sa?”

Victor Girodelle si avvicinò al suo capitano:

“Ci hanno girato una chiamata, un ragazzo delle consegne di cibo a domicilio, mentre passava in moto vicino ad un capannone abbandonato ha intravisto un cadavere: Lasalle mi ha già mandato un paio di foto via cellulare” e mostrò a Françoise le prime immagini di quello che era indubbiamente la vittima di un omicidio, con il volto fracassato e sangue ovunque.

“Bene, direi che dobbiamo muoverci: Diane, ti lasciamo padrona dell’ufficio fino al nostro ritorno, ti manderemo istruzioni. Rosalie, Victor, ho bisogno di entrambi”.

 

“Direi che la foto non rende giustizia a questo macello, se così ci si può dire”, disse Françoise non appena arrivò al capannone abbandonato e aperto sulla strada, da dove era comunque facile vedere la scena del crimine.

C’era sangue ovunque, e il cadavere per terra era stato letteralmente massacrato: il lavoro di uno psicopatico, ma fatto con metodo, e in modo che fosse scoperto al più presto.

Victor Girodelle iniziò subito a fotografare vari aspetti della scena del crimine: Rosalie Lamorlière ebbe un tentennamento, ma poi si avvicinò al cadavere con i guanti e cominciò pian piano a esaminarlo, capendo subito che era praticamente irriconoscibile da come era stato straziato e sfigurato.

“Direi che hanno usato di tutto: armi da taglio e da fuoco. Raro vedere un simile accanimento...”, aggiunse la giovane, che aveva individuato, in una pozza di sangue, vicino al braccio massacrato, una borsa.

“Si sa chi è?”, chiese Françoise a Gerard Lasalle e Alain Soissons, i due agenti della sua squadra.

“Per ora no, ma sarebbe utile capirlo”, rispose Alain, “uno spacciatore, un magnaccia, un mafioso, certo che è raro vedere una simile carneficina, un simile accanimento e poi è come se avessero messo tutto in posa.”

“Voleva che lo trovassimo”, disse Gerard, “e mi sa che non era un solo assassino”.

“Sarà un problema raccogliere i resti e portarli in laboratorio per l’autopsia”, disse Victor.

“Comunque, sappiamo chi era”, disse a quel punto Rosalie, che era riuscita a recuperare il contenuto della borsa.

“Henri Germaine”, aggiunse.

“Quell’Henri Germaine?”, chiese Françoise.

“Credo proprio di sì”, disse Rosalie.

“Oh mamma mia”, aggiunse Alain, “per cui cercare chi ha fatto questo casino sarà come cercare un ago in un pagliaio”.

 

Henri Germaine, ricco aristocratico che viveva in una specie di maniero fuori Versailles, noto per le sue idee reazionarie e estremiste così forti da essere stato cacciato via da un paio di gruppi comunque non certo moderati, perché la sua presenza era troppo imbarazzante. Henri Germaine, che predicava l’annientamento dei cosiddetti inferiori, immigrati, senza fissa dimora, omosessuali, emarginato, e che aveva ucciso tempo prima un ragazzino senegalese, colpevole di aver tentato di borseggiarlo.

Grazie all’intervento di una personalità politica, era stato prosciolto da quello che eraun omicidio e si era vantato di questo suo atto in una trasmissione televisiva e sui social, concedendo anche interviste per un giornale estremista d’oltre oceano.

Françoise aveva seguito il caso come poliziotta, ricordava i volti pieni di lacrime della mamma e dei fratelli del ragazzino morto, ricordava anche la strafottenza di Germaine, il suo maschilismo verso lei donna che aveva disgustato anche Alain e Victor, le sue minacce velate. E ora qualcuno gliel’aveva fatta pagare e cara.

Rosalie si rese presto conto che il macello di sangue, interiora e simili era tutto concentrato vicino al cadavere: nel resto del capannone non c’erano altre tracce.

“Hanno fatto tutto in poco tempo, mi sa, strano ma possibille”.

“Strano davvero, tenendo conto che dalla strada lì si vede tutto ed è un bel po’ di ore che ci sono auto e mezzi in passaggio”, aggiunse Victor.

“Porterei il cadavere in laboratorio”, disse Rosalie.

Françoise annuì, era in una situazione delicata, soprattutto sapendo come era stata coinvolta in passato con Henri Germaine.

“Alain, Gerard, ma di preciso chi vi ha avvisato di questo?”

“Ecco, comandante”, disse Gerard, “anche questo è strano: abbiamo ricevuto un messaggio vocale di un giovane che si è qualificato come un fattorino di pranzi a domicilio, e ci ha mandato insieme anche una foto. Ma arrivati qui non c’era più e il numero risulta adesso irraggiungibile”.

“Ottimo”, disse Françoise in tono sarcastico. Era come se avessero voluto a tutti i costi che lei e gli altri lo trovassero.

“Comandante Françoise”, disse Victor, “abbiamo trovato anche il cellulare di Germaine”.

“Così Diane avrà da lavorare”, disse Gerard ridendo e dando una gomitata ad Alain.

 

Finalmente tornarono tutti in ufficio, ognuno alle proprie incombenze.

“Certo che ieri sera il Paris Football Club non ha brillato”, disse Alain, giusto per parlare di qualcos’altro che non dell’omicidio e per punzecchiare un po’ Victor.

“Ne riparliamo dopo lo scontro tra voi del Paris Saint Germain e il Manchester dopodomani in Champion’s”, rispose Victor, mentre Gerard Lasalle, a cui il calcio non interessava, alzava gli occhi al cielo e gettava uno sguardo di sottecchi a Diane, che rideva davanti al computer.

“Questo cellulare è un delirio di follia”, disse ad un tratto la ragazza, dopo aver iniziato ad esaminare i dati del morto, “estremismo, apologia di vari reati, diciamo che questa persona non era molto amata”.

“Ma era sposato?”, chiese Alain.

“Per questo mi è bastato un giro sul PC non appena Rosalie mi ha comunicato l’identità del defunto: era divorziato da anni, la ex vive in Martinica con un nuovo marito più giovane di quindici anni e sono là. Non si conoscono sue relazioni né etero né omosessuali, viveva in maniera solitaria e con il terrore di essere ucciso, aveva rotto con diverse associazioni e persone a cui era legato. Un estremista odiatore del mondo e solitario, che ha trovato qualcuno che l’ha fatto fuori in maniera plateale”, concluse Diane.

“Come si suol dire brancoliamo nel buio, e il nostro comandante può avere molti problemi visti i suoi trascorsi con Germaine”, disse Alain. Doveva aiutarla, temeva che qualcuno la volesse danneggiare.

 

Rosalie stava esaminando il cadavere, era raro vedere un simile scempio, la criminologia non era la sua specializzazione, ma era evidente che chi aveva ucciso Henri Germaine lo aveva fatto mosso da un profondo odio. Stava esaminando le ferite per capire le modalità di offesa, quando di colpo ebbe un accesso di nausea insolito visto che lei era abituata a quel lavoro. Si fermò un attimo e guardò verso il calendario: aveva forse un altro problema, se di problema si poteva parlare, ma ci avrebbe pensato dopo.

“Rosalie, ci sono novità?” Victor era entrato, sollecito come sempre.

“Sto raccogliendo i reperti, per eventuali riscontri con le armi e la balistica: mi sa che ci sono troppe piste da seguire”.

“E dobbiamo fare in modo che la nostra comandante ne esca a testa alta”, disse Victor a mezza voce. Rosalie annuì e si rese conto ancora una volta quanto il suo collega tenesse a Françoise, del resto non era un segreto per nessuno.

 

“Bene”, disse Françoise, “direi che per oggi possiamo dire di avere quasi finito. Gerard, se puoi preparare tu un comunicato per i media, stanno telefonando in maniera insistente e ci sono state anche delle mail. Diane, ho visto le ricerche che hai fatto su Internet, ci sono un paio di piste da seguire, quel forum sulle armi dove Germaine ha litigato con un paio di utenti può essere interessante, così come quel contatto che lo minacciava su Facebook. Alain, bisognerà trovare il modo di ricontattare la famiglia del ragazzo ucciso dal nostro assassinato. Rosalie, forse il test per le sostanze stupefacenti è superfluo, ma forse no. Victor, il profilo del potenziale assassino mi sembra interessante. Ci aggiorniamo domani. Ah, a proposito, pare che il nostro nuovo collaboratore, un altro criminologo, arrivi domani”.

“Ottimo, come si chiama?”, chiese Alain.

“Grandier, André Grandier”.

“Il nome non mi è nuovo”, disse Rosalie.

“Beh, non è l’ultimo arrivato, ha collaborato per un po’ a Londra con Scotland Yard e ha seguito dei corsi di aggiornamento a Quantico...”

“Wow, come Fox Mulder!”, disse Diane.

“Eccola, cuoricino di nerd!”, disse suo fratello Alain, “ma effettivamente è un nome familiare, magari abbiamo beccato qualcosa di suo o i suoi profili on line”.

Anche a Françoise il nome sembrava familiare.

 

Arrivò a casa, non lontana dall’ufficio, un alloggio spazioso in una casa d’epoca sulla via che andava verso la reggia, dove viveva anche suo padre, militare prima e poliziotto poi, ora in pensione.

Hadija, la badante, la accolse sulla porta: Augustin Jarjayes non stava più bene, la sua mente si era persa in un limbo dopo la morte dell’adorata moglie e madre di Françoise, due anni prima.

“Come è stato oggi?”

“Ha dormito e poi si è messo a sfogliare dei libri di Storia, sulla Rivoluzione, scuotendo la testa e dicendo cose strane”.

Era una mania che veniva ogni tanto a suo padre, una sera qualche tempo prima in TV avevano trasmesso un documentario sulla regina Maria Antonietta prigioniera alla Conciergerie, e lui si era messo a dire forte:

“Ma quante palle raccontano! Io so come andarono le cose”.

A Françoise faceva tristezza vedere suo padre così, ricordando come era fino a due anni prima e come l’aveva supportata nella sua scelta di intraprendere quasi la sua stessa carriera.

Andò nello studio e suo padre era in preda ad una frenesia mai vista in quei mesi, aveva fatto una pila di libri sulla scrivania e li prendeva in mano, aprendoli e chiudendoli in maniera compulsiva.

“Papà, sono tornata”.

“Questo è tutto falso! Questo non è reale! Tu sei Oscar, sei mio figlio, e questo non è il nostro posto! Tu devi ricongiungerti con il tuo amore André, Oscar, io ho sbagliato a crescerti come un uomo!”

Ma cosa stava dicendo suo padre? Françoise era spaventata e perplessa.

Arrivò Hadija, con un bicchiere con dentro le gocce per calmarlo, ma Augustin ebbe una reazione quasi violenta.

“Anche lei non è reale, questo non è il nostro mondo, è tutto finto, tu hai già sconfitto il duca di Germaine, Oscar, e lo sai...”

Françoise avrebbe dovuto essere abituata alle stranezze di suo padre, era una triste condizione, ma qualcosa in quelle parole le metteva addosso un’inquietudine senza pari.

Poi lui si calmò, singhiozzando come un bambino e mormorando un Perdonami, perdonami.

Françoise andò a dormire, Diane e Rosalie le avevano mandato una lista di serie televisive belle di vario genere da recuperare, con i commenti di Gerard, ma era davvero troppo stanca. Era stata una giornata lunga e l’indomani sarebbe stato forse anche peggio e arrivava il nuovo collega, André… come il nome di quel suo presunto amore detto da suo padre.

Questo fu l’ultimo pensiero di Françoise prima di addormentarsi.

  
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