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Autore: Lady Mnemosyne    04/02/2022    0 recensioni
– E va bene – si arrese – Monica mi ha lasciata […] Dice di aver trovato il suo vero amore e che io non la faccio sentire come la fa sentire lui. –
Così tu cerchi di raccogliere i pezzi e rimetterli insieme, ma forse non è il caso di riprovarci di nuovo, forse è meglio lasciar perdere, è più sicuro. Ma mentre tu cerchi di chiudere tutto in un forziere ventimila leghe sotto i mari, una dolce sirena, che ti incanta con quella stessa musica che tu ti vanti di saper cantare così bene, ti si fa vicina e ti distrae, è sul punto di farti cambiare idea…
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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9. Shut You Out

– Ti prego smetti di saltellarmi attorno con quell’aria goduta – bofonchiò Lei rivolta ad Anita, che stava effettivamente saltando al suo fianco.
– Scusa, ma sono troppo contenta che collaborerete – ribatté Anita tutta sorridente, mentre i suoi lunghi capelli neri svolazzavano al ritmo dei suoi balzi.
– Parli come se la conoscessi e sapessi che è la persona migliore del mondo, è ridicolo! – continuò Lei, sempre più stizzita.
– Non è colpa mia se ti sei alzata con la luna storta stamattina – rispose Anita, incrociando le braccia sul petto – Poi siamo tutti d’accordo che sia una buona occasione, quindi zitta e mosca. –
Lei le lanciò un’occhiataccia rovente, finché non si decise a distogliere lo sguardo per addentare il panino che si era portata per il pranzo.
Si erano sedute su alcune sedie lungo uno dei corridoi dell’accademia, approfittando della breve pausa tra una lezione e l’altra. Normalmente avrebbero colto l’occasione per prendere una boccata d’aria (e fumare una sigaretta), ma l’inverno si era ormai accomodato sulla città con il suo freddo mantello e pranzare sedute sui gradini di marmo aveva perso improvvisamente ogni attrattiva.
– Tra l’altro i ragazzi hanno avuto davvero un’idea ingegnosa – ridacchiò Anita, che non accennava a desistere.
– La vuoi piantare?! – le urlò contro Lei con la bocca piena e Anita rise di nuovo.
– Falla finita, non è divertente – ripeté dopo aver deglutito, con un’espressione che non lasciava spazio ad ulteriori scherzi. Anita si rese conto di aver esagerato e per questo si scusò.
– Visto che sei in vena di parlare di progetti, – riprese Lei – come va con il tuo? –
Anita sbuffò: – Non so, vado a rilento: ogni volta che aggiungo qualcosa sulla tela mi sembra di far peggio… E ho già l’ansia per la consegna. –
– Ma mancano due mesi alla consegna! Ce la farai di sicuro – cercò di rassicurarla, dandole una pacca sulla spalla.
– La fai facile: a te viene sempre tutto bene al primo colpo! – borbottò Anita.
– Disse la studentessa con i voti più alti dell’intera accademia… – ribatté Lei.
– Non è vero! ­– squittì Anita.
– Oh sì che lo è, solo che se ne rendono conto tutti tranne te. – proseguì Lei, sollevando eloquentemente le sopracciglia.
Anita mise il broncio e fissò la scatola di plastica fucsia che, fino a poco prima, conteneva la sua insalata. Lei si avvicinò e disse piano, appoggiandole una mano sulla gamba:
– Ce la farai. –
– ...okay – rispose Anita, dopo aver preso un bel respiro.
– Ma… quel tipo ti scrive ancora? – cambiò argomento Lei, per distrarre Anita dalle sue preoccupazioni.
– Sì, stamattina mi ha mandato anche il buongiorno – rispose sorridente.
– Ma che carino – commentò Lei, con una certa punta di sarcasmo – E cos’hai detto che fa nella vita? –
– Il barista in una discoteca. Magari potremmo andarci una volta! – Anita sembrava euforica all’idea, Lei lo era molto meno. In qualche modo, non riusciva a mandare giù l’idea che l’amica andasse in cerca dell’anima gemella in giro per siti di incontri e il fatto che, in precedenza, le fosse già capitato di imbattersi in soggetti decisamente poco raccomandabili di certo non contribuiva a farle abbassare la guardia.
– Basta che questo tipo non sia un maniaco. Sai che non mi fido di quelli che ti abbordano su internet. – puntualizzò con decisione.
– Sì, lo so – minimizzò Anita, che aveva ormai una certa familiarità con le ramanzine dell’amica – Ma Manu sembra gentile ed è molto carino… A me sembra uno a posto. –
Lei evitò di farle notare che aveva già ripetuto questa frase in frangenti meno felici e si limitò e far proseguire la conversazione: – Speriamo… Quanti anni ha? –
– Una trentina, credo. – rispose Anita con nonchalance.
– Ah. – rispose Lei, visibilmente sorpresa – E non ti pare un po’ grande? –
– Non li dimostra affatto, in realtà, io all’inizio neanche ci ho creduto. –
Ovviamente Anita non era in grado di percepire i segnali di pericolo, pensò Lei con amarezza.
– Mah… Non mi convince per niente, ma non posso impedirti di frequentarlo. Però promettimi che almeno starai attenta. – chiese e la sua voce lasciava percepire una vena di sincera preoccupazione.
– Sì sì, non ti preoccupare. Non abbiamo neanche un appuntamento ancora. – Anita la guardò per un attimo negli occhi, come per rassicurarla, poi cambiò argomento:
– Come vanno le prove? –
– Stai cercando di distrarmi? – chiese Lei con sguardo indagatore.
– Nooo, quando mai – rispose Anita con gesti enfatici e occhi rivolti al soffitto; entrambe scoppiarono a ridere.
– Comunque, bene. Enrico ha fatto un ottimo lavoro con gli arrangiamenti, come al solito, e sono tutti dei bravi musicisti, quindi con loro viene sempre facile. Ci vediamo domani mattina per gli ultimi ritocchi e poi la sera si suona – e concluse fingendo di agitare le bacchette su una batteria invisibile.
– Continuo ad essere dell’idea che dovreste provare ad andare a X Factor. – sentenziò Anita serissima.
Lei rise di gusto: – Ma per favore, non ci penso proprio. –
– Magari agli altri piacerebbe, invece! – insistette Anita – Potreste fare come i Måneskin. Non hai detto che Federico scrive canzoni? –
– Sì, ma, con tutto il rispetto per Fede, non penso sia nulla di serio, anche perché si è sempre rifiutato di farmi sentire qualcosa. – rispose Lei facendo spallucce. Non riusciva davvero a capire come Anita potesse proporre un’idea così ridicola.
– Questo non vuol dir niente: anch’io mi vergogno a far vedere le mie tele agli altri – ribatté Anita convinta. Lei ci rifletté per un attimo, poi esclamò:
– Scusa, ma perché non ci provi con Fede? È carino, simpatico, sicuramente una brava persona e avete già un lato del carattere in comune. Così non dovresti più rimorchiare gente a caso su internet. – concluse con un largo sorriso. Anita le riservò un’occhiataccia e rispose con tono acido: – Ah ah, molto spiritosa. E poi sono loro che mi scrivono! –
– Ma tu li assecondi – proseguì Lei.
– Beh, se ne vale la pena – ribatté con aria maliziosa.
Lei alzò gli occhi al cielo, poi si alzò svogliatamente.
– Sarà meglio che andiamo, o faremo tardi un’altra volta. –
Anita si alzò a sua volta, sbuffando, e si incamminarono tra gli altri studenti per i corridoi affollati, urtando zaini e borse a intervalli.
Dopo una lezione teorica piuttosto impegnativa (o noiosa che si voglia dire), le due amiche poterono finalmente fuggire fuori a respirare un po’ d’aria fresca: era già buio e i lampioni dipingevano le strade di giallo ocra con i loro coni di luce. Lei si accese immediatamente una sigaretta: – Caspita, questa è stata davvero pesante – esclamò.
– Già… L’hai visto quel tipo che si è addormentato nella fila davanti a noi? – disse Anita ridacchiando.
– Sì! – rispose Lei unendosi alla risata – Poraccio, speriamo che Assirelli non se ne sia accorto. –
– Non penso ci veda così bene, con i fondi di bottiglia che si ritrova come occhiali. –
– In effetti… – ridacchiarono entrambe.
– Vuoi una? – chiese Lei offrendole una sigaretta.
– No grazie, un tiro mi basta – rispose Anita, così, poco dopo, una seconda nuvoletta di fumo a si disperdeva nell’aria fredda.
– Pronta per domani? – le chiese.
– Ma va là – rispose Lei con aria afflitta – Devo ancora sistemare tutto e mettere via un paio di cose – e le ripassò la sigaretta. Anita prese un tiro bello lungo, poi esclamò:
– Diamine, non ti sta per venire a trovare un agente dell’FBI! Cosa devi nascondere mai? Non avrai mica comprato degli strani aggeggi erotici? – e mentre restituiva la sigaretta, le scappò una risata. Ricevette immediatamente una energica spinta in cambio: – Ma sei scema? Mi hai preso per Davide? –
Il fatto che ridesse a sua volta tranquillizzò Anita, perché evidentemente non se l’era presa, così continuò ancora un po’: – Che ne so, magari, la solitudine… Che male ci sarebbe, scusa? –
– Ma va’ al diavolo va’ – e accompagnò il tutto con una gestualità bella ampia. Le risate non fecero che moltiplicarsi intorno a loro.
– Sei incredibile – disse Lei, quindi Anita fece una piccola reverenza, poi disse: – Ti lascio andare, va’: conoscendoti ti ci vorrà tutta la notte per rimettere un po’ in ordine, quindi sarà meglio che ti sbrighi – e le fece l’occhiolino.
– Grazie del complimento – rispose acida, concludendo con un’eloquente linguaccia.
Quando, una volta rientrata a casa, iniziò a guardarsi attorno per controllare ciò che ancora non soddisfaceva il suo gusto, si rese conto di essere più a buon punto di quanto pensasse. E in effetti era già da un paio di giorni che aveva cominciato a pulire e risistemare, al contrario di ciò che Anita pensava. Perciò, dal momento che il grosso del lavoro era già smaltito, si dedicò alle minuzie, a quei piccoli particolari che spesso rivelano molto più di quanto si vorrebbe. Prese, quindi, in braccio uno scatolone, che aveva appositamente recuperato nel supermercato sotto casa, e cominciò a passare in rassegna ogni mensola.
“Foto di famiglia? Sì dai, è carina. La foto del gatto anche. Quella della laurea decisamente no, quella al conservatorio peggio ancora!” e così via. Ad operazione completata i sopravvissuti rimasti sugli scaffali si contavano sulle dita di una mano.
Il ritratto di Monica, invece, non sapeva proprio dove infilarlo, viste le dimensioni di certo non paragonabili a quelle di un soprammobile. Così gironzolava di stanza in stanza, guardando ovunque, ma l’unico posto possibile continuava ad essere sotto il letto, di fianco allo scatolone dove aveva ammucchiato i soprammobili.
“Sì, ma lì non mi piace, è pieno di polvere…” pensava imbronciata in camera.
Infine decise di lasciarlo al solito posto, ben protetto dal panno come sempre, sperando che il nascondiglio migliore fosse davvero in bella vista, magari Ambra non avrebbe fatto domande.
Visto che, come dicevamo, non era rimasto poi tanto da fare per “disinfestare” l’appartamento, Lei si ritrovò presto senza più altro da nascondere o pulire, in piedi nel salotto svuotato.
“E adesso? “ fu la facile domanda che le si presentò sulle labbra. Poco dopo, guidata da un’idea, afferrò il telefono in cerca di Federico:
Senti: casa mia non è mai stata più in ordine. Perché non vieni a cena qui?
Federico rispose al messaggio nel giro di pochi secondi:
Basta che non cucini tu!
“Sono sempre tutti così pieni di complimenti…”
– Wow: ti sei davvero data da fare, eh? – esclamò Federico entrando, sbirciando in giro da sopra i cartoni delle pizze.
– Te l’avevo detto che avevo casa in ordine! Mica era una battuta – ribatté Lei chiudendo la porta.
Di comune accordo (e come avevano già fatto tante altre volte prima di allora) fecero scivolare il pianoforte da un lato e misero al suo poso il tavolo della cucina, che, per quanto piccolo, era comunque largo abbastanza per due persone. Lei portò a tavola due calici, mentre Federico stappava la bottiglia di rosso che aveva portato da casa: gustarono le pizze ancora calde di fronte alla vetrata.
­– Ah, mi mancavano queste cene con vista – disse Federico, dopo aver lasciato tintinnare dolcemente il proprio bicchiere contro quello dell’amica.
– In effetti era da un pezzo che non ti invitavo – concordò Lei, dopo aver bevuto un sorso di vino – Quando è stata l’ultima volta? –
– Uff, chi si ricorda – bofonchiò Federico con la bocca piena di pizza – Diciamo che per un po’ sei stata presa da altro – aggiunse con uno sguardo e un tono che non necessitavano di ulteriori chiarimenti. Lei esibì un sorriso molto tirato, sperando che la serata non si sarebbe fossilizzata di nuovo su Monica. Per fortuna, Federico non sembrava affatto intenzionato ad insistere:
– Dove hai nascosto tutte le foto e le altre cianfrusaglie che avevi in giro? –
Lei ridacchiò appena: – Sotto il letto, in uno scatolone. –
Federico alzò un sopracciglio: – Ma fai sul serio? –
– Vuoi vedere? – ribatté Lei – Non mi va che si metta a sbirciare tra le mie cose… In fin dei conti è una completa sconosciuta e già mi scoccia che venga qui. Diciamo che ho preferito rendere il campo un po’ più neutro. –
Federico sorseggiò un po’ di vino, poi ammise: – Sì, ci può stare. Ma se ti dà così fastidio, che hai dovuto smontare mezza casa, perché non vi vedete da un’altra parte? –
– Me li porti tu in giro tele, pennelli e quant’altro? – stavolta fu Lei a parlare a bocca piena. Federico si prese il tempo per deglutire: – Oh, c’è chi si porta in giro un contrabbasso, non sarà così complicato. Ti avrei potuto prestare il furgoncino. –
– Nah –minimizzò Lei – sopravviverò. E andare da lei non mi avrebbe fatta sentire più a mio agio, quindi tanto vale… –
Federico fece spallucce e agguantò la sua seconda pizza.
– Sei ancora molto arrabbiata con noi per lo scherzo? – chiese poco dopo con presunta nonchalance, anche se ad un orecchio attento non poteva sfuggire una leggerissima nota di tensione.
– Mmh… Non so… –  finse Lei, ma il sorriso che quasi subito le comparve in volto chiarì subito che stava scherzando.
– Te lo saprò dire domani sera. In fondo il progetto è interessante, quindi, a meno che Ambra non sia completamente insopportabile, potrebbe perfino essere piacevole. –
Federico esibì un’espressione visibilmente soddisfatta, infatti, giusto il tempo di deglutire il vino, e Lei gli ringhiò contro: – Togliti quell’espressione dalla faccia o ritiro tutto quello che ho detto. E non ti azzardare a dirlo ai ragazzi! – concluse puntando minacciosamente l’indice. Federico alzò le mani:
– Okay okay, rilassati, non spiffererò in giro che tu hai ammesso di avere torto, la tua reputazione è al sicuro, tranquilla. –
Lei lo guardava torva, con le braccia incrociate, finché di scatto non si sporse sopra il tavolo per rubare uno spicchio di pizza.
– Hey! – protestò Federico.
– Così impari a prendermi in giro! – bofonchiò Lei. Federico sospirò rassegnato e rivolse nuovamente la sua attenzione alla pizza.
Quando, molte ore dopo, Federico se ne andò, si costrinse a rimettere subito tutto in ordine, combattendo contro la propria impenitente svogliatezza: in fondo c’era da lavare due calici, non serviva un grande sforzo. Un impegno maggiore serviva, però, per spingere il lungo pianoforte di nuovo al suo posto, al centro della sala; una volta che ci fu riuscita, si sedette di fronte alla tastiera. Di suonare a quell’ora non se ne parlava, o si sarebbe trovata metà del condominio fuori dalla porta, perciò si limitò ad accarezzare i tasti con le dita. La mente le riandò ad una frase di Federico che l’aveva colpita e aveva continuato a ronzarle in testa per tutta la sera:
per un po’ sei stata presa da altro
Quante cose si era persa, quando era presa di Monica? A quante piccole abitudini aveva rinunciato per starle dietro e accontentare ogni suo capriccio? Solo ora se ne rendeva conto e l’aspetto ancora peggiore è che, lì per lì, non si era accorta minimamente di tutto ciò cui stava rinunciando, di come lei stessa stava cambiando, di tutto ciò che Monica le stava abilmente sfilando dalle mani, fino a rimanere lei sola al centro della sua attenzione. E, oltre tutto, non si era fatta nessuno scrupolo a darle il ben servito, non appena aveva trovato qualcun altro da abbindolare.
“Che idiota”
Questa nuova consapevolezza le diede un leggero senso di vertigine, che presto lasciò spazio al fastidio di essere stata presa in giro come un’allocca.
Inspirò profondamente, poi fissò con decisione il panno che copriva la tela, lì dove sapeva di aver dipinto i suoi occhi, e fece un giuramento a se stessa:
“Ora basta: tu sei fuori dalla mia vita e con te, tutte le altre. Non ci casco un’altra volta, io non mi innamoro più.”




 
I shut my heart, pushed you away
So now we’ll never really know
 
   
 
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