“Così
mi sono ritrovato a battermi contro una banda di briganti da solo, uno
di loro
era addirittura capace di fare incantesimi oscuri, ma io ho usato le
mie doti
da Illusionista per catturarli tutti. Per questo poi il Duca mi ha
assegnato
ben due Stemmi per l’ottimo lavoro concluso, ovviamente ora
mi aspetto…”.
“Ma
guarda un po’ chi si vede in giro! Elias! È sempre
un piacere incontrarti caro
ragazzo!”.
Elias
si girò vero quella voce con fare seccato. Insomma, stava
raccontando le sue
gesta eroiche ad una bellissima signorina nobile, che lo guardava con
occhi
affascinati, quando qualcuno ha deciso di interromperlo, rovinando il
momento. Giratosi
però verso la voce non poté che congelarsi alla
vista di quei occhi castani
gentili su quel viso squadrato così famigliare.
“Capo
è un onore incontrarti qui!” esclamò
inchinandosi profondamente.
“Suvvia
non è necessario inchinarsi, alla fine ci conosciamo
abbastanza bene noi due,
no? Mi dispiace di aver interrotto la tua conversazione con questa
amabile
signorina, ma per motivi di causa maggiore devo parlarti in privato, se
non ti
dispiace”.
“Nessun
problema signore! Ci mancherebbe!”.
“Benissimo
ragazzo, allora seguimi”.
Afferrata
la mano della fanciulla, che non faceva più caso a lui,
troppo incantata
dall’uomo dagli occhi castani, le fece un baciamano.
“Devi
scusarmi, ma il dovere chiama. Come ti stavo dicendo prima, grazie alle
mie
immense missioni, sono riconosciuto nei più alti ranghi del
Regno. Sono sicuro
che non ti dimenticherai di me, e io verrò a cercarti tra
una missione e
l’altra”.
“Si
certo, come no” rispose la ragazza, senza aver ascoltato il
discorso d’addio
del giovane, e rivolgendo tutta la sua attenzione verso il
bell’uomo, che
aspettava con un sorriso dolce sulle labbra.
“Ehi
tu! Dovresti ascoltarmi…”
“Forza
Casanova! Andiamo, un’eroica missione ti attende”
esclamò l’uomo, afferrando il
giovane dal colletto della giacca e strattonandolo via dalla giovane
ragazza.
“Fermati!
Non mi ha ancora dato il suo numero!”.
“Tranquillo,
non penso te l’avrebbe dato comunque” disse
ridendo.
Oltrepassata
tutta la folla intenta a consumare il banchetto, i due abbandonarono la
zona
pubblica, in cui era avvenuta la cerimonia, e si diressero nella parte
privata
del palazzo, in particolare dopo numerose scale e corridori, giunsero
in uno
studio.
La
stanza era grande, e l’enorme finestra dietro alla scrivania
si affacciava su
tutta la città in festa. Librerie stracolme di libri
ricoprivano le altre
pareti, mentre sulla scrivania si trovavano diverse pile di documenti.
Tutto
era perfettamente in ordine.
“Siediti
pure Elias”.
Il
ragazzo, zittitosi improvvisamente, si accomodò su una delle
poltrone
posizionate davanti alla scrivania.
“Immagino
tu sappia perché siamo qui”.
“Mi
dispiace, ma non ho idea di dove si trovi”.
Gli
occhi castani lo scrutarono lentamente, ma nonostante
l’enorme pressione che
Elias sentiva, rimase impassibile. L’uomo sospirò
pesantemente.
“Ho
bisogno di sapere dove si trova. Non si è più
presentata alle riunioni, e non
ho più avuto sue notizie da diverso tempo. Come ben saprai,
Elias, negli ultimi
tempi le tensioni con il regno orientale si fanno sempre più
forti, e non
sappiamo come si evolverà la situazione. Nel caso peggiore,
è necessario che i
più forti possano essere reperibili il prima
possibile”.
“Se
i nobili smettessero di provocarsi a vicenda, non ci sarebbe il
pericolo di una
nuova guerra!” esclamò con ferocia Elias.
“Mi
trovi pienamente d’accordo, ragazzo. Tuttavia, la famiglia
reale appoggia
questo comportamento, e fino a quando non si troverà un
accordo, queste
provocazioni continueranno”.
“E
a rimetterci siamo sempre noi del popolo”.
“Per
questo è necessario che io trovi tua sorella, per evitare
che tutto questo
possa accadere. Non posso rivelarti troppi dettagli, ma tra non molto i
vertici
del paese si riuniranno, e a dipendenza dell’accordo che
nascerà da questo
incontro il nostro destino potrebbe cambiare” rispose
l’uomo, alzandosi con
grazia dalla sedia.
Osservando
il paesaggio fuori dalla finestra, aggiunse.
“Tua
sorella è un elemento chiave in questo enorme meccanismo.
È di vitale
importanza ritrovarla per tutto il mondo occidentale”.
Elias
sospirò.
“Mi
fido di lei Capo, e mi piacerebbe aiutarla, ma non ho la minima idea di
dove si
trovi mia sorella. L’ultima volta che l’ho sentita
si trovava nei pressi del
Monte Sen a fare delle ricerche, ma sono passati dei mesi da quel
giorno”.
“Capisco.
Ti ringrazio per l’aiuto. Magari proverò a
cercarla sempre in quella zona. Nel
caso dovessi sentirla, mi raccomando di fargli sapere che la sto
cercando”.
“Certo
Capo, e se ora non le dispiace tornerei alla festa, le fanciulle mi
attendono!”
esclamò Elias con entusiasmo, alzandosi e dirigendosi verso
la porta.
“Appena
ti vedranno arrivare, scapperanno Elias!”.
Sempre
sorridendo il giovane uscì dallo studio e chiuse la porta,
sulla quale era
affissata una targhetta con il nome Finnal inciso.
Scese
le scale e torno alla sala, dove ancora una numerosa folla di gente
banchettava
e chiacchierava.
Nel
frattempo, l’uomo rimasto da solo prese un fascicolo e
cominciò a leggerlo.
“Devo
seguirlo?”.
Lentamente
si alzò dalla sedia, e si diresse verso la finestra. Due
occhi gialli lo
fissavano attraverso il vetro.
“Si.
Ci porterà da Erica”.
Con
un frullo d’ali prese il volo, perdendosi subito
nell’oscurità.
***
Era
notte inoltrata, i balli e i canti erano
finalmente terminati, e anche gli ultimi festaioli avevano finalmente
deciso di
tornarsene a casa.
Elias
camminava tra le stradine della cittadina,
fischiettando allegro. Le belle dame e il vino presente alla festa gli
avevano
leggermente annebbiato il cervello, rendendolo spensierato e leggero.
Appoggiandosi
qua e là ai muri, riuscì finalmente a
tornare a casa. Giunto nel suo piccolo appartamento, si
spogliò velocemente e
senza pensarci due volte si buttò sotto alle coperte,
addormentandosi subito.
Come
sempre la notte non fu tranquilla per il
giovane. Sogni agitati e incubi lo perseguitavano ormai da molto tempo,
e
niente riusciva a calmarli. Infatti, Elias non poté che
grugnire scontento la
mattina dopo, quando dei raggi di sole, entrati dagli infissi, lo
svegliarono.
Con
due occhiaie da far spavento e i capelli
totalmente ingarbugliati, si alzò e si diresse in cucina
alla ricerca di
qualcosa da mettere sotto i denti.
Oggi
il lavoro poteva anche aspettare. Visto che
ieri era il giorno della Cerimonia e quindi un giorno di grande festa,
nessuno
era formalmente obbligato ad andare al lavoro. Nessuno avrebbe detto
niente.
Rilassandosi
bevendo una tazza di caffè, Elias
chiuse gli occhi, ascoltando il silenzio che regnava nel suo
appartamento.
“MA
BUONGIORNO” urlò una voce a due centimetri dal
suo orecchio.
Lo
spavento lo fece quasi cadere dalla sedia,
facendo cadere il caffè ovunque.
“Maledizione!
Ma sei diventata scema?” esclamò
accendendosi in un attimo.
“Wow
wow calmati principino, ti sembrano i modi di
rivolgerti ad una signora?”.
“Non
mi sembra che i tuoi modi siano quelli di una
signora; quindi, dimmi perché mai dovrei comportarmi a modo
con te?” sbuffò il
ragazzo acciuffando uno straccio dal lavandino e iniziando ad asciugare
il
caffè finito sul tavolo.
Offesa
la giovane, gli girò le spalle e presa un po’
di carta dal bagno iniziò ad asciugare per terra.
Una
volta finito con lo straccio, Elias si girò
verso la ragazza chinata verso terra.
Delta
gli faceva sempre venire i cinque minuti. Da
quando erano diventati colleghi, finivano sempre per litigare, e tutti
i giorni
tornava a casa sfinito. All’inizio era stato contento, era
una bella ragazza
dai capelli scuri corti e ricci, con un bel fisico allenato. Ma una
volta che
aveva iniziato a parlare, aveva capito subito che avrebbero faticato ad
andare
d’accordo. Era troppo spumeggiante per i suoi gusti. Da
quando lavoravano
insieme avevano rischiato grosso in diverse occasioni, e questo per
colpa dei
loro caratteri troppo simili. Entrambi allegri, sempre pronti allo
scherzo, e
quasi mai con la testa sulle spalle. Elias era sempre stato abituato ad
avere
compagni più seri, responsabili, che uniti al suo essere
spensierato, rendevano
la coppia perfettamente equilibrata. In questo caso però
nessuno dei due
ricopriva la parte seria della coppia, e troppo spesso toccava a Elias
avere la
testa sulle spalle, cosa che non gli riusciva benissimo, ma a cui era
obbligato
a causa del suo essere più esperto.
“Cosa
ci fai qui Delta?”.
La
ragazza terminò di pulire per terra, e poi
rispose.
“Sono
venuta a chiamarti. C’è una missione urgente
per noi. Guendaline non mi ha dato molte informazioni, so solo che
dobbiamo
sbrigarci”.
“Una
missione?”.
“Ha
sorpreso anche me questa chiamata, però sembrava
una cosa seria…”
Elias
sbuffò.
“Dammi
due minuti”.
Delta
annuì mentre Elias tornava nella sua stanza
per cambiarsi. Spinta dalla curiosità, la giovane
iniziò a guardarsi intorno.
Era stata poche volte nell’appartamento del collega,
solitamente si fermava
sempre all’ingresso. L’arredamento era molto
semplice, e pochi oggetti
personali erano in vista. Sul tavolo della cucina erano appoggiate una
gran
quantità di lettere, giornali e fascicoli del lavoro, e per
terra vicino al
frigo erano appoggiate delle buste, probabilmente la spesa che il
collega non
aveva ancora fatto in tempo a mettere via. Nel lavandino, con sua
sorpresa, non
vi era nessuna stoviglia sporca, ma tutto era riposto negli scaffali in
ordine.
Su uno sportello vi era stata incollata con del nastro adesivo una foto
di
famiglia. Un Elias di pochi anni sorrideva, tre dei suoi cinque
fratelli
maggiori erano vicini a lui, mentre gli altri due erano in braccio al
padre che
proprio nel momento dello scatto stava ridendo. La madre era vicino al
marito e
teneva in braccio un piccolo fagottino. Probabilmente quella foto era
stata
scattata poco dopo la nascita della sorella minore di Elias.
Non
parlava spesso della sua famiglia. Delta aveva
scoperto dopo mesi e mesi di quanto fosse numerosa, e non grazie a lui.
Le era
stato detto da un ex collega di Elias, passato per caso in ufficio.
Visto la
scarsa volontà del giovane di parlarne, la ragazza aveva
sempre pensato che non
fossero in buoni rapporti, ma la presenza di quella foto diceva il
contrario.
“Eccomi
sono pronto”
Delta
saltò in aria. La voce di Elias l’aveva
sorpresa, e per un attimo gli aveva fatto perdere
l’equilibrio.
“Che
stai facendo? Ti vuoi muovere!” esclamò
frustrato il giovane, nervoso per la notte insonne.
“Datti
una calmata. Sono io che ho dovuto
aspettarti!”.
Il
ragazzo sbuffò, poi afferrate le chiavi di casa,
invitò con lo sguardo la giovane alla porta.
Alzando
gli occhi al cielo per la scarsa cavalleria
del collega, Delta uscì dall’appartamento
sbattendo i piedi. Scese le numerose
scale, fino a quando non raggiunse il pian terreno. Dove si accorse di
essere
sola.
“ELIAS
TI VUOI DARE UNA MOSSA!” gridò su per la
tromba delle scale.
Cominciò
a battere i piedi sul pavimento innervosita
dal comportamento menefreghista del collega. Avevano una missione
urgente, per
l’amor di Dio. Dopo un istante, percepì un rumore
di passi per le scale.
Finalmente il ragazzo fu di fronte a lei. Aveva un muffin ai mirtilli
in bocca,
e gliene stava porgendo un altro. Confusa, Delta
l’afferrò non sapendo bene
cosa farci.
“Mi
sono arrivati ieri, da parte di mia zia. Prego”
disse superando la ragazza, e uscendo per le vie della
città.
Arrossita
per l’inconsueto gesto del ragazzo, Delta
afferrò il dolce, indecisa sul da farsi. Dopo un attimo di
tentennamento,
affondo i denti nel soffice pasticcino. Era squisito.
Seguendo
Elias, finì il muffin un boccone dopo
l’altro.
Dopo
un paio di minuti raggiunsero un grande
edificio dai mattoni rossi. Oltrepassate le porte girevoli, i due si
ritrovarono in un grande atrio. Ai lati della sale erano posizionate
diverse
scrivanie, dietro le quali sedevano delle donne completamente assorte
nella
lettura di grandi libri. Erano bionde, more, giovani e vecchie. Al
passaggio di
Elias e di Delta nessuna di loro sollevò il viso, troppo
concentrate
nell’analisi di quei grandi tomi. Erano le segretarie del
LAM, le Sibille, e si
occupavano dell’accoglienza dei clienti. Una porta magica era
stata collocata
dietro ad ogni scrivania, così che una volta ascoltata la
richiesta del
cliente, la Sibilla fosse in grado di teletrasportarlo direttamente
all’ufficio
necessario. Facevano tutte parte della stessa famiglia, la Sibillamus,
e da
sempre questa carica veniva ricoperta dalle sue esponenti.
I
due giovani però non fecero caso alle donne. Il
loro obbiettivo erano le cinque porte poste in fondo
all’atrio. Erano tutte
uguali, ma ognuna si riferiva ad una differente classe magica, come
indicato da
una targa posta su ogni porta. Le due ai lati appartenevano alle classi
più
deboli, i Maghi e gli Incantatori, la prima a sinistra e la seconda a
destra.
Alla destra di quella dei Maghi, era stata posta la porta degli
Illusionisti,
mentre a sinistra di quella degli Incantatori, quella degli Stregoni.
Al
centro, la più importante, la porta dei Sommi Maestri.
Elias,
seguito da Delta si avvicinò alla porta degli
Illusionisti. Arrivati proprio di fronte, sulla porta iniziarono ad
apparire
una serie di linee, che pian piano andarono a formare i loro nomi. Una
volta
completati Elias aprì la porta, e oltrepassò la
soglia.
Una
grande sala si apriva davanti a lui. Ai lati
erano posizionate diverse scrivanie vuote, mentre di fronte tre
corridoi
portavano in nuove direzioni. A passo svelto Elias con Delta al seguito
attraversò tutta la stanza e imboccò il corridoio
di sinistra, per poi bussare
ad una grande porta rossa.
“Avanti”.
Elias
aprì la porta ed entrò.
Una
donna dai lunghissimi capelli rossi era seduta
ad una scrivania completamente ricoperta di fascicoli e di libri.
“Guendaline”.
“Elias,
Delta finalmente siete arrivati. Vi stavo
aspettando” disse la donna alzando lo sguardo dal blocco di
fogli che stava
leggendo. Aveva piccoli occhi dorati, e due folte sopracciglia
rossastre.
“Ci
scusi, mi sono precipitata da Elias il prima
possibile, ma ora che si preparasse ci sono volute delle ore”
esclamò
ironicamente Delta sbucando da dietro le spalle del ragazzo, e
lanciandogli
un’occhiataccia.
“Non
importa, ora siete qui. Ho una missione per
voi, eccovi il fascicolo con tutte le informazioni. Partite il prima
possibile”
mormorò la donna facendo un cenno verso due fascicoli
posizionati su un
tavolino sotto ad una delle finestre presenti, per poi tornare con lo
sguardo
puntato sulle carte che stava analizzando in precedenza.
Delta
afferrò i fascicoli e facendo un breve cenno
del capo, uscì dall’ufficio.
Elias
tentennò.
“La
missione è urgente Elias, è meglio se ti
affretti”.
Abbassando
lo sguardo Elias mormorò.
“Subito”
e fece per uscire.
“Mi
raccomando con te. Li voglio tutti vivi”.
Queste
parole gelarono il giovane per un istante, ma
poi non sentendo altro, si incamminò.
“Muoviamoci
Delta” disse Elias, entrato nella sala
dell’equipaggiamento. La giovane già vestita con
la sua divisa, si stava
allacciando un coltello allo stivale.
“Non
mi sembra una missione così urgente
sinceramente…” mormorò la ragazza,
avvicinandosi ad un grande armadio bianco.
Sulla parete era presente un piccolo foro, della grandezza giusta di un
dito.
Posizionato l’indice nella fessura, gli intagli presenti
sulle porte
dell’armadio si illuminarono di celeste, e si aprirono.
All’interno appese alle
pareti erano posizionate una gran quantità di armi. Per gran
parte pugnali.
“Secondo
Guendaline si, quindi sarà meglio che non
sottovaluti la situazione” rispose Elias, uscito dallo
spogliatoio maschile con
indosso la divisa. Come la compagna, anche lui si avvicinò
ad un armadio
posizionato contro un'altra parete della sala. Dopo aver appoggiato il
dito,
anche quest’ultimo si aprì rivelando le armi. Per
la maggior parte erano asce.
Armati
e pronti per la missione i due, usciti dalla
sala di equipaggiamento, s’incamminarono verso una porta a
battenti, che dava
su un cortile molto ampio. Il cortile era sterrato, e circondato da
alberi che
si estendeva tutt’intorno. Si trovavano in un bosco. Mentre
Elias si avvicinava
al centro del cortile, dov’era posizionata una specie di
meridiana in pietra,
Delta si arrampicò su un piccolo stand in legno.
Dall’alto di esso si mise ad
osservare Lenili, ormai a diversi chilometri di distanza da loro.
Sebbene
l’edificio principale del LAM fosse in
città, una volta che i vari esponenti delle casate entravano
nella loro porta,
grazie ad un collegamento magico, si ritrovavano direttamente nel loro
quartiere generale, situato in diversi punti nel territorio che
circondava la
città.
Ogni
città con un certo numero di abitanti possedeva
una stazione di Aiuto Magico (AM), nel caso di Lenili era chiamato LAM
(Lenili
Aiuto Magico). Le missioni che ogni AM riceveva poteva essere richieste
dai
cittadini stessi in cerca di un aiuto particolare, dai funzionari della
città o
addirittura dai capi di stato. Quindi intorno ad ogni cittadina si
potevano
trovare i quartieri generali delle varie casate. Tutto questo
ovviamente non
valeva per gli Stregoni e i Sommi maestri. Essendo così
pochi, i due gruppi
avevano un quartiere generale direttamente a Tison, la capitale del
regno
occidentale.
“Delta!
Muoviti!”.
Con
il fumo che usciva dalle orecchie, la ragazza si
girò verso Elias, intento a trafficare con la meridiana.
“Sto
arrivando, stai calmo!”.
Con
un abile salto scese dallo stand, e si avvicinò.
“Hai
inserito le coordinate presenti nel fascicolo?”.
“Si”
rispose Elias concentrato.
Appoggiò
la mano al centro della meridiana, e si
rilassò.
Davanti
a loro a poco a poco, si generò un cerchio
sfavillante. Insieme Delta ed Elias si introdussero nel cerchio; una
volta
inghiotti e scomparsi, il passaggio scomparì con uno
schiocco.