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Autore: The Edge    25/02/2022    1 recensioni
Tutto era cominciato durante il banchetto, proprio all’ora di pranzo. I malandrini, in compagnia dei loro amici, erano impegnati a disquisire sulla prossima partita del campionato e stavano già volando le prime scommesse, nonostante il severo sguardo di disapprovazione di Lily, che sedeva vicina a Remus, il quale condivideva con l’amica l’avversione per il quidditch e non capiva cosa ci fosse di entusiasmante nel passarsi la pluffa a bordo di manici di scope.
Sirius era impegnato a parlare con James e Frank circa le tattiche di allenamento dei Tassorosso, quando un movimento non ben identificato al tavolo dei Serpeverde catturò l’attenzione dei suoi occhi grigi. Tutto quel casino era sospetto – e la preoccupazione di Black crebbe quando notò che Lucius Malfoy, in virtù di prefetto, trascinava con poca grazia un incosciente Regulus fuori dalla sala Grande.
Genere: Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Era un mattino di metà novembre, l’anno scolastico era appena iniziato e i malandrini non avevano giù più voglia di seguire le pesanti lezioni del quinto anno – giusto Remus Lupin si prestava a prendere appunti, come da copione: Remus era l’unico essere umano in grado di seguire la lezione di Storia della Magia senza addormentarsi, persino Lily Evans ogni tanto cedeva alla monotonia soporifera del professore fantasma.

James Potter inarcò la schiena e si stiracchiò rumorosamente, dall’altro capo del tavolo Peter Minus rosicchiava distrattamente un panino al formaggio, mentre Sirius Black era apparentemente assorto nei suoi pensieri. Remus guardò di sottecchi il suo migliore amico e notò con stupore che il moro aveva iniziato a scarabocchiare qualcosa sulla pergamena – il che era strano, molto strano. Sirius Orion Black raramente prendeva appunti, anzi, lo faceva solamente il giorno dopo la luna piena – era un modo come un altro per prendersi cura di Remus.

Potter si stiracchiò un’altra volta e mugugnò insoddisfatto: gli doleva la schiena a causa dell’ultimo allenamento massacrante di quidditch – a quel giro Frank c’era andato giù pesante e James non poteva seriamente prendersela con l’amico, nonché capitano della squadra di Grifondoro, tuttavia la schiena faceva male, così come anche le gambe e le spalle.

La classe, composta da Grifondoro e Corvonero, era silenziosa – quasi tutti sonnecchiavano e l’unico fruscio della piuma sulla pergamena proveniva dal banco di Remus Lupin, che sedeva composto e prendeva appunti diligentemente, sapendo che avrebbe dovuto passarli ai suoi amici, dato che ovviamente nessuno dei tre malandrini rimanenti aveva intenzione di prestare attenzione alla lezione sulla Rivolta dei Goblin del 1612.

Dopo quella che sembrò un’eternità e mezza, la lezione finalmente finì e i giovani studenti si destarono dal tepore pomeridiano. James Potter, per l’ennesima volta nel giro di due mesi e mezzo, si domandò chi diamine avesse deciso di mettere la lezione di Storia della Magia dopo pranzo: già era difficile seguire normalmente, figurarsi dopo mangiato, con l’abbiocco in agguato.

«Padfoot? Tutto bene?» domandò preoccupato Lupin, che aveva notato gli scarabocchi distratti sulla pergamena che Sirius aveva velocemente infilato nelle tasche della divisa.

Sirius non rispose, ma emise un borbottio sommesso e scosse la testa «Sì, tutto bene»

Lupin e Potter si scambiarono una veloce occhiata: avevano capito entrambi che c’era qualcosa che non andava nel loro amico, ma sapevano anche che costringere Padfoot a parlare non avrebbe portato a nulla di buono. Peter, d’altro canto, era ancora impegnato a rosicchiare il suo panino, dato che aveva saltato la pausa pranzo – il giovane, infatti, era stato messo in punizione dalla professoressa McGranitt per essersi addormentato nel bel mezzo della dimostrazione pratica della lezione: anziché trasfigurare il cuscino in un armadillo, Peter aveva pensato bene di schiacciare un pisolino, provocando l’ira della capocasa.

«Bene, direi che è giunto il momento di organizzare il prossimo assalto ai Serpeverde.» osservò pomposo Potter, con un ghigno malandrino dipinto sul viso. Remus aggrottò le sopracciglia e fece per protestare, ma Sirius fu più veloce di lui e ammise «Non oggi, Prongs. Magari un’altra volta, ecco.»

James strabuzzò gli occhi, a Peter andò di traverso il panino al formaggio e Remus rimase a bocca aperta: questo sì che era preoccupante. Sirius Black, migliore amico e fratello acquisito del suo compagno di scherzi preferito, meglio conosciuto come James Fleamont Potter, non rispondeva entusiasta alla proposta di sbeffeggiare i compagni di scuola rivali. Il che poteva significare solo una cosa: la fine del mondo era vicina.

I tre ragazzi rimasero immobili nel bel mezzo del corridoio, non sapendo esattamente cosa dire e osservarono l’amico camminare spedito verso le scale. La figura di Sirius spiccava in mezzo al resto degli studenti: per quanto il ragazzo disprezzasse la severa e rigida educazione ricevuta da Walburga, il suo portamento elegante tradiva le sue origini purosangue.

Contrariamente alle aspettative dei Malandrini, Sirius non andò dritto alla sala comune di Grifondoro, ma bensì salì in cima alla torre di astronomia. Sedutosi contro la colonna, il maggiore dei Black finalmente crollò e diede sfogo alla frustrazione, portandosi le mani tra i lunghi capelli neri.

Regulus.

Sirius sospirò e si passò distrattamente le mani sul viso, premendo delicatamente i polpastrelli sulle palpebre «Cosa devo fare con te?» brontolò affranto il maggiore dei fratelli Black.

Tutto era cominciato durante il banchetto, proprio all’ora di pranzo. I malandrini, in compagnia dei loro amici, erano impegnati a disquisire sulla prossima partita del campionato e stavano già volando le prime scommesse, nonostante il severo sguardo di disapprovazione di Lily, che sedeva vicina a Remus, il quale condivideva con l’amica l’avversione per il quidditch e non capiva cosa ci fosse di entusiasmante nel passarsi la pluffa a bordo di manici di scope.

Sirius era impegnato a parlare con James e Frank circa le tattiche di allenamento dei Tassorosso, quando un movimento non ben identificato al tavolo dei Serpeverde catturò l’attenzione dei suoi occhi grigi. Tutto quel casino era sospetto – e la preoccupazione di Black crebbe quando notò che Lucius Malfoy, in virtù di prefetto, trascinava con poca grazia un incosciente Regulus fuori dalla sala Grande.

Sirius non aveva bisogno di chiedere ai Serpeverde, sapeva perfettamente cos’era successo al fratello – conosceva le sue condizioni di salute, sapeva che la malattia che lo affliggeva era autoimmune e non esistevano cure all’interno del mondo magico. Il morbo che affliggeva Regulus era ereditario e in qualche modo aveva saltato una generazione; tuttavia, Sirius non poteva ammettere di sentirsi tranquillo.

Sirius era confuso, non sapeva bene come comportarsi nei confronti del fratello. Da un lato lo odiava profondamente, disprezzava che fosse così legato agli insegnamenti che Walburga e Orion gli avevano impartito, ma dall’altro gli mancava incredibilmente scherzare e giocare con lui – era pur sempre suo fratello. Sirius grugnì e scosse la testa, la situazione era completamente surreale. Il suo orgoglio gli impediva di pensare lucidamente, voleva ignorare completamente il nodo di preoccupazione che gli attanagliava lo stomaco sin dall’ora di pranzo, ma dall’altra non riusciva a togliersi dalla mente il ricordo di un piccolo Regulus in lacrime, che soffriva per via della malattia – e vedere Lucius Malfoy portare suo fratello in infermeria gli aveva fatto male, si era sentito improvvisamente impotente. Come poteva rimanere indifferente a una scena simile? Regulus era, nonostante tutto, l’unica cosa buona che sua madre aveva fatto in tutta la sua vita.

Il giovane Black rimase in silenzio per tutto il pomeriggio, da solo, in cima alla torre di astronomia. Ignorò volutamente i suoi amici, aveva bisogno di starsene in compagnia dei suoi pensieri e cercare di valutare il da farsi – ma non era per niente facile. Sirius era conosciuto per essere un ragazzo impulsivo, agiva di pancia e non pensava alle conseguenze, ma ora la faccenda era completamente differente.

Solitamente gli veniva facile ignorare tutto quello che era anche solo lontanamente correlato alla sua famiglia – il ragazzo disprezzava le sue origini purosangue e non condivideva le ideologie di sua madre, ma anzi, si divertiva a contraddirla ogni volta che ne aveva l’occasione, anche se questo significava spesso beccarsi maledizioni: Walburga aveva la mano pesante e non si faceva problemi a scagliare la cruciatus sul suo primogenito.

Tuttavia, ultimamente aveva ripreso a pensare al fratello – ogni tanto si salutavano quando si incrociavano nei corridoi, ma accadeva sporadicamente, in quanto Sirius era sempre circondato dai malandrini, e Regulus girava spesso da solo. Era strano, ma non era spiacevole, anche se rappresentava un eterno dilemma: com’erano finiti a essere due completi estranei?

Lo stomaco di Sirius brontolò e il borbottio insistente ricordò al ragazzo che non si era presentato al banchetto per la cena – il che aveva ovviamente fatto preoccupare i suoi amici. Sirius poteva chiaramente immaginare lo sguardo colmo di apprensione di Remus, il quale era solito sgraffignare del cibo in più da portargli ogni volta che finiva in punizione. James sicuramente gli avrebbe fatto la ramanzina sul fatto che mangiare è importante, nutrire anima e corpo è alla base di una vita sana e Peter gli avrebbe proposto di andare nelle cucine a mangiare qualcosa – fu proprio quel pensiero che illuminò gli occhi del giovane Black. Tutto sommato, andare nelle cucine non gli sembrava un’idea malvagia, poteva tranquillamente andarci e chiedere agli elfi se potevano gentilmente preparargli qualcosa da portare via.

Il ragazzo scese le scale, era completamente assorto nei suoi pensieri che non si accorse di essere seguito. Le labbra sottili di Sirius si arricciarono in un sorriso all’immagine di Lupin, che premuroso, cercava sempre di far ragionare lui e James ogniqualvolta che si mettevano in testa di fare qualche dispetto ai danni dei loro compagni di scuola. Lui e Potter lo dicevano sempre che non meritavano Remus John Lupin, il lupo mannaro dal cuore d’oro, nella loro vita.

«Black, cosa ci fai fuori dal dormitorio a quest’ora?»

Sirius si immobilizzò e fece un respiro profondo – la voce apparteneva al prefetto di Grifondoro, nonché migliore amica di Remus e cotta platonica di James: Lily Evans.

La ragazza dai capelli rossi corrugò elegantemente le sopracciglia e continuò «Ho sentito i tuoi amici lamentarsi del fatto che non ti hanno visto per tutto il pomeriggio. Hai lasciato orfano Potter.»

Sirius accennò un sorriso, si scostò dagli occhi una ciocca di capelli neri e ammise «James è grande abbastanza per stare senza di me un pomeriggio.»

«Non credo, voi due siete sempre assieme e vedervi separati è segnale d’allarme.» Lily roteò gli occhi verdi e aggiunse «Cosa ci fai in giro a quest’ora? Dovresti essere in sala comune, assieme agli altri.»

Padfoot inspirò profondamente – non sapeva se dire la verità, dall’altra parte non voleva far conoscere pubblicamente la natura delle sue azioni. Alla fine, si disse, se era la migliore amica di Remus un motivo c’era, no? Di conseguenza poteva fidarsi anche lui.

«Black? Ebbene?»

«Evans… Io…» Sirius sbuffò, era maledettamente complesso dire la verità, la sua voce non voleva saperne di collaborare «Sto andando nelle cucine a prendere qualcosa di dolce, per poi andare in infermeria.»

Lily strabuzzò gli occhi e Sirius notò che aveva cominciato a fare dei veloci calcoli a mente – le labbra piene della ragazza si muovevano impercettibilmente. Dopo pochi istanti la ragazza corrugò la fronte «Ma la prossima luna piena è tra un mese, e ho visto Remus circa un’ora fa, e stava benissimo.»

Sirius sospirò e si grattò distrattamente la testa – un gesto che Walburga Black odiava profondamente – a disagio «Non è per Moony» ammise «Mio fratello non sta bene»

Lo sguardo di Lily si addolcì – la ragazza non era amica di Black, ma sapeva la sua storia, gliel’aveva accennata Remus, e sapeva del difficile rapporto che Sirius aveva con Regulus. La situazione dei Black era molto simile a quella che aveva lei con la sorella Petunia e non poté non provare empatia nei confronti del ragazzo di fronte a lei.

«Facciamo così, Black» iniziò la ragazza «Ti accompagno, così in caso posso dire di averti beccato in giro per il castello e che ti sto scortando alla torre.»

Sirius sorrise, non si aspettava di certo un comportamento del genere dal prefetto Evans, ma non si lamentò: aveva visto un barlume di comprensione in quegli occhi verdi che tanto piacevano a James, e ne era rimasto colpito.

I due ragazzi scesero nelle cucine – gli elfi domestici si dimostrarono gentili e servizievoli come di consuetudine. Sirius chiese loro di preparare dei dolci e attese pazientemente che le creaturine finissero di fare il loro dovere. Solitamente si divertiva un mondo nelle cucine, adorava vedere gli elfi domestici all’opera – riusciva sempre a sgraffignare qualche dolcetto al cioccolato in più, che portava rigorosamente a Remus, la cui passione per il cacao era di dominio pubblico all’interno delle mura del castello.

Lily osservò attentamente il ragazzo di fronte a sé, e non poté non notare lo sguardo corrucciato di Sirius – il ragazzo si stava mangiucchiando distrattamente le pellicine e Lily sapeva che quell’abitudine gliel’aveva passata Remus, che era solito fare la stessa cosa durante la settimana che precedeva la luna piena.

«Cos’è successo a tuo fratello?»

«Ha avuto una ricaduta» Sirius si umettò le labbra con la lingua «Mio fratello è malato. La malattia è comparsa quando Reg aveva otto anni – le sue esplosioni di magia non erano… normali, ecco. La vecchia Walburga si è subito allarmata, dato che a quanto pare è una malattia comune nella mia famiglia.» Sirius storse il naso «A furia di sposarsi tra cugini per mantenere il sangue puro, questo è il risultato.»

Lily non poté trattenere una smorfia schifata – non le era ancora chiaro il motivo per tutta questa ossessione circa la purezza del sangue, ma non faticava a credere alle parole del ragazzo: anche nel mondo babbano vi erano malattie simili, anche se non erano ovviamente terribili come il male di Regulus. Lei e Sirius non erano amici, ma forse c’era qualcosa che li accumunava – quella sera Lily Evans guardò Sirius con occhi differenti e, tutto sommato, non le sembrava male quel ragazzo: ora poteva capire meglio le parole di Remus, che lo difendeva a spada tratta quando parlavano dei maldestri tentativi di James di farsi notare dalla rossa grifondoro.

«Regulus non è destinato a diventare un grande mago, la sua magia lo sta divorando dall’interno. Le ricadute peggiorano man mano che cresce. Non si può fare nulla.»

La ragazza non rispose, non sapeva esattamente cosa dire e contemporaneamente comprese che quello non era un argomento che veniva spesso fuori all’interno delle conversazioni con gli amici del giovane. Lo poteva notare dalle espressioni del viso di Sirius – decise, quindi, di non approfondire ulteriormente il discorso.

Lily fu di parola: accompagnò Sirius e lo fece sgattaiolare all’interno dell’infermeria. Rimasto sulla porta, Black accennò un sorriso riconoscente e chinò il capo «Grazie, Evans.»

La ragazza dai capelli rossi sbuffò leggermente «Non farmi pentire di averti coperto, Black. Ora va’ a fare il bravo fratello maggiore» detto ciò, Lily girò i tacchi e se ne andò, lasciando Sirius solo con i suoi pensieri.

L’infermeria era silenziosa, c’era un solo letto occupato – e Sirius riconobbe senza problemi la sagoma di suo fratello, che sonnecchiava rannicchiato in posizione fetale. Nonostante fossero passati anni, la scena non era assolutamente cambiata: Regulus si comportava sempre nello stesso modo quando non stava bene, e Sirius aveva imparato a riconoscere ogni sfumatura, ogni movimento del fratello.

Leggero come una piuma, Sirius camminò verso di lui e si sedette sulla seggiola vicina al letto. Non sapendo bene cosa dire per smorzare la tensione, si limitò a osservare di sottecchi il giovane malato, che apparentemente stava dormendo – segno che le cure di Madame Pomfrey avevano fatto effetto sull’organismo di Regulus. La malattia non poteva essere curata, ma per lo meno poteva essere rallentata un minimo tramite alcune pozioni, ovviamente molto complesse ed elaborate.

«Cosa ci fai tu qui?» gracchiò debolmente il minore dei Black con gli occhi socchiusi.

Sul viso di Sirius apparve un sorrisetto – quel tipo di sorriso che dedicava solo a suo fratello – e il ragazzo allungò un dolcetto verso il malato «Sei pur sempre mio fratello, ed è mio dovere prendermi cura di te, anche se sei una testa di cazzo.»

Regulus non rispose, ma cercò di tirarsi su con fatica, gli faceva malissimo tutto il corpo e si sentiva esausto. Sirius lo aiutò, come faceva quando erano piccoli: gli mise un braccio sotto l’ascella e lo mise seduto sul letto. I due ragazzi rimasero in silenzio per qualche istante, e Sirius ne approfittò per osservare attentamente il fratello. Regulus gli assomigliava così tanto, gli occhi grigi erano gli stessi e anche la matassa di capelli neri era identica, anche se il minore dei Black tendeva a tenerli più corti rispetto a lui.

Regulus, d’altro canto, faceva fatica a tenere gli occhi aperti, voleva disperatamente dormire ma non riusciva a riposare, dato che tutto il corpo gli doleva e l’effetto delle pozioni era già sfumato da ore. L’unica cosa che poteva dargli un po’ di sollievo, a livello morale, erano i dolcetti che solitamente Sirius gli portava quando erano ancora a Grimmauld Place. Non lo ammise mai ad alta voce, ma lo sguardo riconoscente non lo abbandonò mai quella sera. Non credeva di poter rivedere il fratello al suo capezzale, visto e considerato com’era cambiato il loro rapporto negli ultimi anni. Regulus Black fu felice di rivedere il fratello e stringersi la mano dopo tutto quel tempo fu bello.

«Grazie» mormorò Regulus debolmente, mentre scartava con dita tremanti il dolcetto ancora caldo – un timido sorriso gli stirò le labbra quando si rese conto che Sirius gli aveva portato dei muffin ripieni, i suoi preferiti.

«Quando vuoi, fratellino.» borbottò Padfoot sentendosi leggermente in imbarazzo, non era più abituato a essere gentile con Regulus, e si sentiva un completo imbecille.

Regulus si portò alla bocca il dolcetto e lo mordicchiò delicatamente, ma nonostante la sua premura si sporcò ugualmente la punta del naso e Sirius sorrise apertamente a quella visione – erano tornati ad avere otto e dieci anni per un breve istante.

Madame Pomfrey, seduta all’interno del suo studio, si era accorta della presenza del visitatore notturno, ma fece finta di nulla e accennò un sorriso intenerito alla vista dei due fratelli Black che mangiavano dolci sul letto dell’infermeria e intanto si scambiavano timidi sguardi, mentre si raccontavano aneddoti e commenti come facevano da bambini – ora finalmente lontani dagli occhi curiosi e sprezzanti di Orion e Walburga.
 


Angolo autrice:
Che dire? Io e la mia nuova ossessione per Regulus vi salutiamo - era da un po' che ci ragionavo, volevo scrivere qualcosa sui fratelli Black e quindi ora eccomi qua. Spero di non essere sfociata nell'ooc, siete liberissim* di farmelo notare, anzi! 
Un caro saluto, spero vi sia piaciuta ^^
The Edge

P.S. se vi capita di trovare la medesima storia sul sito Archieve of our own, ma pubblicata dall'utente Nao_Mullen, no worries, sono sempre io, non vi preoccupate (è segnato anche nella mia bio qui su EFP) 

  
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