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Autore: elenabastet    11/03/2022    3 recensioni
Françoise Jarjayes è la responsabile del nucleo della polizia criminale di Versailles e si trova con i suoi colleghi a indagare su alcuni omicidi misteriosi. Ma quale sarà la verità? Un omaggio anche ad una celebre serie di genere fantastico, il cui doppiaggio è stato curato dal nostro Massimo Rossi.
Genere: Erotico, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, Altri, André Grandier, Diane de Soisson, Oscar François de Jarjayes
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Rating: toni thriller e paranormali, AU (una sorta), tematiche delicate, violenza, amore

Fandom: Lady Oscar.

Note: Françoise Jarjayes è la responsabile del nucleo della polizia criminale di Versailles e si trova con i suoi colleghi a indagare su alcuni omicidi misteriosi. Ma quale sarà la verità? Un omaggio anche ad una celebre serie di genere fantastico, il cui doppiaggio è stato curato dal nostro Massimo Rossi.

 

Capitolo ottavo

Victor Girodelle corse come un fulmine fuori di casa, lanciando parolacce mentali contro la maledetta sveglia che non era suonata in tempo e lui adesso era in ritardo. La sua bella Vespa fiammante lo aspettava per portarlo in ufficio, doveva fare più in fretta possibile.

“Buon giorno, non mi salutate?”

Victor si girò, sul marciapiede vicino a casa sua si era materializzato un uomo imponente, anzi lo si poteva definire obeso a essere poco gentili, dal volto gioviale, che in qualche modo gli era familiare, ma non sapeva dove l’aveva già visto.

“Buon giorno. Devo correre al lavoro, ma mi fa piacere salutarvi”, disse Victor, mentre si chiedeva dove avesse già visto quell’uomo. In qualche indagine passata, era un poliziotto, o un giornalista, o frequentava lo stadio, o era un conoscente di amici?

“Ah, il vostro lavoro, voi siete sempre ligio al dovere. Tranne quella volta, in cui vi avevamo incaricato di far sgomberare l’autoproclamata Assemblea nazionale e non lo faceste, perché ve lo chiese la donna che amavate invano. Vi capii, sapete? L’amore non è controllabile, soprattutto quando non è contraccambiato, io ne so qualcosa”.

Ma quando mai aveva pensato di sgomberare l’Assemblea nazionale? Lui si occupava di entrare nella mente dei criminali, perché voler far sgomberare una sede istituzionale del suo Paese? La donna amata… ormai si era rassegnato a stare da solo, amava il comandante Françoise, ma c’era qualcosa che lo frenava, lei era sempre gentile e corretta con lui, forse Victor doveva solo trovare il coraggio di farsi avanti e rischiare, anche se dentro di sé sentiva che sarebbe stato inutile.

“Però poi vi perdonai, avevamo bisogno di qualcuno che ci stesse vicino, mia moglie ed io, e quando la vostra amata morì in battaglia combattendo dalla parte degli insorti la vostra presenza fu essenziale”.

Cosa stava raccontando quest’uomo gentile? Nessuna sua amata era mai morta in una battaglia. Victor non aveva tempo da perdere, ma c’era qualcosa che lo bloccava.

“E poi anche voi ci avete lasciato, quel maledetto 10 agosto, quando hanno dato l’assalto alle Tuilieries. Siete caduto come un eroe, certo, l’ultimo rimasto fedele e noi, e vi sarò sempre grato per questo.”

Victor riuscì ad aprire bocca:

“Sentite, mi ha fatto piacere salutarvi anche se non ricordo dove ci siamo visti, ma mi sembra che forse avete qualche problema. Devo andare al lavoro, ma se volete possiamo magari sentirci, uno dei prossimi giorni...”

“No, voi non ricordate. Ma lo farete e presto. Intanto vi sarò sempre riconoscente, certo che potevate salutare meglio il vostro sovrano, Luigi Augusto decimosesto”.

Victor rimase immobile. No, era troppo, pensò per un attimo che quell’uomo avesse davvero dei problemi, non aveva l’aria di essere pericoloso, ma senz’altro non c’era con la testa. L’uomo gli sfiorò la mano con il gesto di stringerla e di colpo un’ondata di ricordi lo travolse.

Spari, una bellissima donna bionda, con un’uniforme antica ma identica al comandante Françoise che si metteva di fronte a lui, un ragazzo con un parrucchino da Settecento che piangendo gli diceva Lei è morta, è caduta oggi a Parigi, e poi l’assalto di una folla inferocita che lo travolgeva.

L’uomo era scomparso. Victor saltò in moto e si diresse verso l’ufficio, la giornata era cominciata in maniera decisamente inquietante.

 

“Venite nel mio ufficio, è necessario che io parli con tutti voi”. Il comandante Françoise era appena arrivata all’Unità di Criminologia e convocò tutti i suoi collaboratori.

Rosalie, Victor, Gerard, Alain e Diane raggiunsero Françoise ed André: c’era una strana tensione che avvolgeva tutti.

“Non voglio parlarvi delle nostre due inchieste, che sono sempre più convinta che siano collegate, anche se non so come e non so perché. Vorrei sapere se vi è successo qualcosa di strano, ultimamente”.

“Strano in che senso?”, chiese Alain.

Françoise si schiarì la voce:

“Qualcuno vi ha detto cose strane per esempio? Anche non sul nostro lavoro? O avete fatto degli… strani incontri?”

Tutti rimasero in silenzio a lungo, e capirono che qualcosa era successo a ciascuno di loro.

Alain iniziò a parlare per primo e raccontò dell’incontro con l’uomo che si faceva chiamare Louis Perrier, omettendo i particolari disgustosi, e anche Gerard e Diane dissero cosa era loro successo, con la stessa persona.

“Non conosciamo nessun Louis Perrier ma era come se lo conoscessimo, lo abbiamo percepito come una minaccia”, dissero tutti e tre.

Victor ricordò cosa gli era accaduto poco prima, omettendo quelle visioni che aveva avuto, ma liquidando tutto come il delirio di una persona con problemi mentali, anche se era stato davvero troppo inquietante.

Rosalie disse:

“L’altra sera ho trovato mia sorella Jeanne sotto casa. Forse vi ho parlato di lei, ha problemi di droga e per questo ha creato molta sofferenza a me e mia madre nel corso degli anni, con anche suo marito Nicholas. Lei ha iniziato a raccontarmi cose strane, a dirmi che la mia vita non era vera. Ho deciso di sposarmi con il mio fidanzato Bernard, io… noi aspettiamo un bambino...”

Un grido unico di gioia e congratulazioni interruppe il discorso di Rosalie.

“Ma tutto mi sembra strano, come se non fosse vero. Il mio fidanzato Bernard mi ha raccontato che è successo qualcosa di strano anche a lui, ha incontrato un ragazzo vicino alla stazione, che si è definito Louis Antoine de Saint Just e gli ha detto cose molto simili a quelle che mi ha detto Jeanne. Sembra come se qualcuno stesse cercando di confonderci, per conto mio c’entrano i due omicidi su cui stiamo indagando...”

Françoise stette zitta per un attimo e poi disse:

“Rosalie, puoi anche avere ragione, ma sono troppe le cose inquietanti. Ha iniziato mio padre a dirmi cose strane, chiamandomi con un altro nome, Oscar, è malato da tempo di Alzheimer ma è come se vedesse e sentisse qualcosa che io non riesco a percepire. Poi c’è stata quella ragazzina, una sospettata dell’omicidio di Roland Guiche, che ha tirato fuori una storia su me e lei, chiamandomi sempre con il nome Oscar. Infine, stamattina sono stata attirata con André a Parigi in Place de la Concorde e ho trovato una donna che mi ha detto di essere… nientemeno che la regina Maria Antonietta”.

“Qualcuno ci sta prendendo per i fondelli”, disse Rosalie, “per un qualche motivo che ci sfugge”.

“Giusto, Rosalie. Ma mio padre come te lo spieghi? E poi… tra le cose strane io intendevo anche i sogni o la modalità in cui vedete queste persone, come fossero quasi delle apparizioni...”

Tutti furono concordi a dire che questi incontri erano sempre strani e che a volte i loro interlocutori… sparivano nel nulla durante un battito di palpebre.

“Ma dai, non siamo in un episodio di The X-Files o Supernatural”, disse Diane, cercando di convincersi.

“C’è anche un particolare, che voglio raccontarvi, anche se è molto personale. André è arrivato nel nostro ufficio da poco, ma io da mesi faccio sogni in cui ci conosciamo… intimamente, e ci amiamo, e una volta mi è morto tra le braccia, mentre eravamo abbracciati a fare quello che avete capito. E mi chiama sempre Oscar. Come spiegate questo?”, concluse Françoise.

“Io faccio gli stessi tuoi sogni”, disse André.

Rimasero di nuovo in silenzio, guardandosi. Perché stava loro succedendo tutto questo?

Il rumore della porta dell’ufficio che si apriva li fece trasalire, si erano dimenticati di chiuderla.

Arrivarono nel corridoio verso l’ingresso: c’era un uomo, alto e prestante, che a Françoise e André ricordò qualcuno.

“Buon giorno, sono venuto a costituirmi, sono l’assassino di Henri Germaine e Roland Guiche… e noi comunque ci conosciamo da tempo, sono Hans Fersen, cittadino svedese”.

 

  
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