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Autore: sallythecountess    03/04/2022    1 recensioni
Aveva perso, la sua carriera era finita ormai, e dopo aver pianto lacrime amare si era sentita stranamente sollevata. Per la prima volta nell’ultimo anno, da sola, di notte era riuscita a trovare un senso a quello che stava facendo. La fama, i giornalisti, i rivali, Marnik, Brian e quel cavolo di Hiro, e soprattutto le maledette aspettative di tutti, le avevano fatto perdere il senso vero di quello che lei stava facendo. Leida non correva per soldi, né per ricevere l’approvazione altrui, ma per la sensazione che le dava spingere la moto a una velocità spaventosa e sentire di saperla controllare, di avere sempre lei il comando. Non era brava a gestire la sua vita, e spessissimo le capitavano cose che subiva e basta, ma in pista, con il casco e la musica Leida non era più quel disastro che sentiva di essere. Era lei la padrona della moto, combatteva fisicamente per piegarla al suo volere e tenerla in equilibrio contro le forze esterne. Il senso di potere che le derivava dall’essere sempre al limite, sempre vicinissima a perdere il controllo, ma riuscire comunque a essere lei a gestire le cose le faceva battere il cuore.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo:
Erano ormai diventati un vero team, sempre spalla contro spalla, e alla vigilia della prima vera qualifica di Leida trascorsero tutta la serata insieme a chiacchierare, ma senza bere. Leida non poteva e malgrado gli avesse detto di farlo, lui decise di essere solidale con lei e bevvero una annacquata birra analcolica, mentre video chiamavano le nipotine di Brian, al settimo cielo per averla finalmente conosciuta.
“Sei la migliore, ricordatelo!” le urlò Violet prima di salutarla e Leida le sorrise, pensando solo “già, ricordatelo…”.
“Dovrò farmi fare delle bambole da regalare a queste ragazze, è veramente il minimo per tutto questo supporto…” concluse divertita, e lui sorridendo mandò giù soltanto la saliva. Ci volle un po’ prima di sentirgli dire “…o magari un giorno potrei portarti a pranzo da mia sorella. Penso che loro morirebbero…”
Leida sorrise molto dolcemente in quel momento, e annuì allegra, ma non aveva idea di quanto difficile fosse stato per lui dire quella frase. Le piaceva davvero tanto che Brian avesse scelto di aiutarla per quelle due pestifere nipotine, ma non aveva ancora ben capito cosa stesse succedendo al povero Corven, che ormai malgrado avesse provato a combattere con tutte le sue forze contro quella cosa, era incredibilmente preso da lei.
Ci aveva messo molto tempo a realizzarlo, e continuava a negarlo, ma a volte si vedeva anche soltanto dagli sguardi che le lanciava. C’erano dei momenti, infatti, quando non litigavano e non si comportavano come due adolescenti che cazzeggiano insieme di sabato pomeriggio, in cui la fissava e pensava soltanto “sei stupenda!”.
Non era una situazione giusta, però, e Brian non aveva assolutamente intenzione di fare neanche il più piccolo passo. Aveva trentadue anni, svariate storielle e un terribile divorzio alle spalle, che gli aveva tolto totalmente la voglia di vivere per molto tempo, eppure per la prima volta in cinque anni qualcuna gli piaceva davvero. Era una grandissima sciocchezza, però, perché lei era ancora presa da Hiro, e stava ancora leccandosi le ferite, perciò se ci avesse provato lo avrebbe friend zonato in meno di un minuto.
Fingeva di essere allegra e di stare bene, ma qualche volta l’aveva beccata totalmente a pezzi e lei non era stata in grado di mentire. Lo amava ancora, e questo per Brian era un mistero. Non avrebbe mai voluto un’altra relazione, comunque, neanche se lei avesse smesso di inseguire quel fantasma nipponico. Eppure non riusciva a smettere di pensare a lei, e alcuni gesti nei suoi riguardi gli venivano proprio spontanei.
Leida neanche se ne era accorta, in realtà, ma le attenzioni di Brian erano costanti. Le comprava sempre le sue bibite e i suoi dolci preferiti, si sentivano in continuazione, la portava a cena tutte le volte che voleva, e la inseriva in ogni suo impegno, se lei diceva di volerlo vedere. Se l’era portata persino ad una partita di poker, perché gli aveva chiesto last minute cosa facesse quella sera, e lui non se l’era sentita di lasciarla sola. Leida aveva letteralmente fatto schifo a poker, ma aveva fatto quello che le riusciva meglio: socializzato, riso e scherzato con le persone al tavolo e si era divertita.
Si frequentavano tantissimo, ma non solo per motivi di lavoro. Leida si divertiva con lui e gli proponeva sempre cose da fare. Amava stare tra la gente e con gli amici, e Brian era un tipo estremamente di compagnia, che sembrava piacere a tutti esattamente come lei. Le veniva spontaneo tirarlo dentro in ogni suo programma, o comunque chiedergli di vedersi e questo per lui era particolarmente strano.
“Rally…io e te Corven. Sarai il mio secondo?” gli scrisse un giorno, durante una riunione tecnica e lui con un sorriso di sfida digitò “io non sono mai secondo. Semmai tu sarai la mia seconda?” facendola sorridere, ma provocandole anche un brivido di piacere all’addome. Hiro non aveva fatto tante storie quando gli aveva chiesto di fare il secondo, ma Brian era esattamente il suo contrario. Sembrava sapere sempre quello che stava facendo, ed essere fottutamente bravo a farlo. Era molto sicuro, sempre. Anche quando Leida lo aveva trascinato a fare il karaoke, facendolo vergognosamente ubriacare prima, Brian era stato in imbarazzo due secondi, poi aveva sfoggiato un fascino impressionante e aveva sedotto tutta la platea femminile, dimostrandosi anche una straordinaria rockstar. Leida non era mai stata in auto con lui, ma un po’ l’eccitava l’idea di fargli da secondo, anche se non voleva abbandonarsi a quelle stupide idee. Non aveva bisogno di un uomo in quel momento, anche se a volte aveva fatto qualche sogno erotico su di lui.
 Fuggirono insieme per quel weekend senza avvertire nessuno, e si spalleggiarono in modo splendido. Brian continuava a guardarla ridere e chiacchierare, e pensava solo che fosse assurdo sentirsi così a suo agio con qualcuno che conosceva da così poco tempo. Dopo quel primo assurdo periodo in cui lo aveva tenuto a distanza come un appestato, era totalmente cambiata. Si era aperta nei suoi confronti, ma anche in quelli del resto del mondo. Leida era estremamente spontanea con lui, e gli aveva raccontato molte cose di lei, senza che lui le chiedesse nulla.
 Non era difficile capire perché l’opinione pubblica fosse così spaccata nei suoi confronti: Leida aveva carisma da vendere, ed era bellissima, oltre che una campionessa. Eppure non era solo quello che a Brian piaceva. Era una ragazza semplice, che girava sempre in shorts e magliettina, con poco trucco e generalmente nessun accessorio. D’altronde non le serviva assolutamente niente per brillare. Poteva sedurre un uomo solo con uno di quei suoi sorrisi che illuminavano la stanza, o forse anche con meno, si disse, trovandosi i suoi occhi verdi curiosi addosso.
“Non mi ascolti mentre ti parlo di cose serie, Corven? Sei un pessimo secondo…” aggiunse seccata, ma anche divertita perché era felice di tornare a correre solo per divertimento e lui alzò il sopracciglio e le spiegò che evidentemente non aveva ascoltato lei.
“Dimmi qualcosa di te che non so…una cosa imbarazzante, privata. Solo allora valuterò l’idea di poterti fare da secondo pilota, in base a quanto la tua coscienza sia sporca…” tirò fuori per provocarla e lei stringendosi nelle spalle chiese cosa volesse sapere.
 “Qualcosa di privato e imbarazzante. Non so, magari che di notte ti accarezzi pensando a me che ti tratto male…” le disse, cercando di prenderla in giro e Leida sfoderando due meravigliosi occhi seducenti sussurrò “…di solito mi capita di pensarci quando faccio il bagno.”
Quel momento fu estremamente intenso per entrambi, che si ritrovarono vicinissimi. Brian aveva il cuore totalmente in gola, e anche Leida si sentiva particolarmente turbata, ma non voleva trattenersi.
“Ah sì?” le sussurrò accarezzandole piano la ciocca più lunga dei suoi capelli, per portarla indietro. Quel gesto la fece rabbrividire, ma lei rimase seria e sussurrò sensualissima “…e vuoi sapere a che cosa penso quando sono da sola?”
Brian pensò che quella versione di lei fosse quasi diabolica. Aveva visto la parte irascibile, apprezzato quella competitiva e desiderato soltanto di consolare quella fragile, ma Leida sensuale sarebbe stata in grado di ottenere ogni cosa da lui.
“Voglio sapere tutto…” le sussurrò portandole due dita sulle labbra, e in quel momento Leida pensò per un attimo di essersi spinta troppo oltre. Voleva prenderlo in giro, ma Brian la stava seducendo e lei sentiva che non lo avrebbe rifiutato se avesse continuato in quel modo. Aveva un odore fantastico, una voce bassa e sensuale e la fissava con una lascivia che le faceva venire i brividi. Così un po’ imbarazzata rispose con una sola parola “ Interlagos…”
“Stronza!” rispose Brian ridendo, ma in quel momento quella magia tra loro si dissolse in un sorriso e Leida spiegò “il mio più grande sogno. Tu lo hai realizzato, io continuerò a desiderarlo per sempre…”
Interlagos era il nome informale del circuito automobilistico di San Paolo, dove Leida aveva sempre sognato di correre. Per la struttura del percorso e le curve, era considerato un circuito più adatto alle auto che alle moto, e Leida questo non lo aveva mai accettato.
“Fanculo. Interlagos è un incubo per chiunque abbia un minimo di razionalità, ma tu sei pazza e sadica, quindi non mi stupisce che lo desideri così tanto. Non so neanche come ho fatto a vincere. Nessuno dovrebbe mai correre in quelle condizioni!” ribattè divertito, ma Leida scosse la testa e rispose piano che per tutta la vita aveva desiderato correre nella sua città, in quel circuito così tosto.
“Ho accettato di uscire con Carol la prima volta solo perché si era qualificato primo, ma poi è arrivato secondo in gara e quindi avevo pensato di cancellare l’appuntamento!” spiegò ridacchiando e Brian scosse la testa, osservando che dovevano dare a la santità a quel pover’uomo, solo per esserle sopravvissuto.
“Non sono così cattiva, Corven…” rispose, con espressione un po’ offesa, e lui chiese solo “sicuro?” facendole venire una morsa allo stomaco. Si chiese se sapesse della sua rottura con Carol, e come diavolo avesse fatto a scoprirlo, ma decise di cambiare argomento perché non le andava di dover ammettere  anche quelle colpe. Gli stava già facendo una enorme confessione.
“Tu resti l’unico pilota di moto ad averlo vinto…” gli sussurrò, con un fare molto languido, misto a qualcosa che Brian non capì. Era ammirazione, cieca e totale. Era lo sguardo delle sue fan in visibilio, e per un attimo Brian non capì che diavolo ci facesse nei suoi occhi, ma lei decise di raccontarglielo.
“Ero una bambina quando papà ha fatto i salti mortali per portarmi a Interlagos. Erano preoccupati, volevano tirarmi su il morale dopo la morte di mio fratello, e io impazzii per quella mattinata.  Mi ricordo tutto, il tuo duello con Strars e il tempo di durata delle tue soste e lo scivolone che stavi per prendere alla curva sei e come ti sei risollevato. E ricordo il modo arrogante e sicuro con cui hai sorpassato Cervin e Strars per riprenderti la prima posizione, a tre giri dalla fine, come un vero campione. Lì, caro Brian Corven, il cuore della giovane Leida è diventato tuo per un po’, te lo confesso…”
Aveva concluso con un’espressione particolarmente sensuale, e Brian aveva smesso di respirare. Pensò solo “calma!” ma per qualche istante fu davvero complesso riuscire a frenarsi e mettere a tacere quella folle voglia di baciarla che gli stava accendendo il ventre.
“E poi che è successo al cuore della giovane Leida? Dove è andato a finire?” le chiese un po’ sottosopra e lei ridendo rispose che aveva abbandonato l’idea di sposarlo a quattordici anni.
“…ma ammetto che quando hai sposato la tua ex moglie, un po’ ho pensato ‘che peccato’” concluse divertita, perché gli stava finalmente confessando di quella sua venerazione per lui, e Brian rispose piano “…sì ma sono single adesso…”
Leida non capì quanto serio fosse, così rispose solo “eh dillo alla giovane Leida” per tagliare corto e lui sorrise.
 Ingoiò la saliva, perché quel suo sguardo lo aveva quasi tramortito e disse piano “magari riusco a portatrici, a Interlagos dico. Magari riesco a convincerli a farci fare una corsa privata…”
 “Privato no, non avrebbe senso. Io voglio la gente del mio quartiere sugli spalti. I miei parenti, i cugini e persino i miei ex compagni di scuola. Voglio correre con il team, stracciare gli altri e sentire di nuovo il mio inno, ma questa volta suonare in casa mia…” gli spiegò con occhi accesi e lui sorrise, perché sembrava davvero il sogno di una bambina. Probabilmente in quel periodo della sua vita aveva bisogno di maggiore approvazione, si disse, per questo sognava quella cosa con tanto ardore.
“Se c’è una persona che potrebbe farlo, sei sicuramente tu…” le disse piano, cercando di farle capire che aveva il suo supporto, e Leida gli sorrise soltanto, ma fissando nel vuoto disse piano “…quindi ora sai il mio segreto imbarazzate” facendolo ridere.
“Il mio è che ho visto cinquanta volte il video della tua sfilata in biancheria intima, e che da quando ti conosco continuo a chiedermi se quei tatuaggi sono tutti veri o c’è qualcuno che ti hanno fatto per l’occasione…” le confessò onesto, facendola ridere.
Per un attimo si chiese se davvero si fosse definitivamente giocata la credibilità per aver sfilato una volta sola in lingerie, ma non lo disse. Rispose piano “alcuni veri, altri no…” un po’ infastidita da quel discorso, e Brian pensò di essere andato troppo oltre, così rimase per qualche minuto in silenzio.
Nota:
Ciao a tutti miei amati lettori timidi. Allora che ve ne pare di questo avvicinamento tra Leida e Brian? Che idea vi siete fatti? Pensate che possa essere una cosa positiva o preferite Hiro? Fatemi sapere, vi aspetto!
   
 
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