Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: FlavourK    06/04/2022    0 recensioni
ERERI/RIREN
Dal testo:
"Il suo colore passa da un vivido colore pieno ad uno appena accennato, sbiadito dall'anima che si allontana, che lascia per sempre quella persona da sola, tormentata. In Silenzio."
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Mi sono ispirata alla canzone di Michele Bravi "L'inverno dei fiori" cercando di descrivere attraverso la canzone la solitudine di Levi relativa alla mancanza di Eren nella sua vita.
Genere: Fluff, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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"A volte il silenzio brucia come una ferita Il cuore perde un colpo non respira sotto il peso della vita" - Il silenzio era deleterio, trasformava ogni cosa bella in qualcosa di malinconico, triste senza bisogno di cambiarne le emozioni. Lavorava da solo, in silenzio e senza chiedere aiuto a nessuno. Era qualcosa che si ascoltava. Qualche volta, sempre in silenzio si prendeva l'anima delle persone lasciandole esauste, e tremanti scosse dal pianto, dalla solitudine. E non chiedeva a nessuno. In quei momenti sembra tutto andare a pezzi, l'anima viaggia lontano dal corpo e si lega alla vita, lì inizi a vivere davvero. Un controsenso, quello si ma qualcosa di infinitamente inspiegabile, qualcosa che la vita stessa non sa spiegare, che non sa disegnare, colorare. Tutte macchie di colore che si depositano su un foglio bianco e tracciano attraverso il loro tragitto la storia della vita di ognuno e in quel momento Levi stava scrivendo la sua.

"Ti nascondi nei miei occhi Ma ti lascio andare via quando piango"

Lasciare andare qualcuno di vicino, diventa sempre più complicato ogni giorno che passa, ti ci leghi, la fai tua quella persona e non sei pronta ad abbandonarla, a lasciarla tracciare il suo percorso lontano da te. Dalla tua anima. Il suo colore passa da un vivido colore pieno ad uno appena accennato, sbiadito dall'anima che si allontana, che lascia per sempre quella persona da sola, tormentata. In Silenzio. In quei momenti arrivano i suoni, quelli che man mano diventano forti, striduli e ti fanno perdere il contatto con il tuo spirito, ti ci allontanano di loro spontanea volontà, senza farlo apposta. E lì il buio diventa realtà, devi solo imparare ad orientarti all'interno di esso, rimanere in vita e cercare la tua anima libera da costrizioni che può essere volata tanto distante quanto i tuoi pensieri. La Solitudine serve a questo. Perdere qualcosa, qualcosa di importante magari non ancora nato di dà la forza giusta per cercarla, e riprendertela per tornare a vivere nella maniera naturale, sarebbe giusto denominare il periodo precedente come sopravvivere. Vivere la vita di qualcun'altro, non esserne padroni e lasciarsi spogliare da sé stessi. Perdersi. Non avere la paura di perdersi. In quel momento il pianto arriva, silenzioso e assordante, e ti racchiude nella sua bolla, cullandoti e ammaestrandoti. Lasciar andare qualcuno significa questo. E Ackerman questo lo stava facendo. Lasciarsi andare in quella pergamena era un modo per perdersi, lasciarsi andare in silenzio e farsi portare via. Era pienamente riuscito nel suo intento, scivolando per terra sul pavimento freddo del corridoio, immedesimandosi in quelle lacrime che silenziose lasciavano la via e tracciavano un tragitto dai suoi occhi smeraldo alla bocca rosea, alcune riuscivano a vincere quella battaglia e continuavano verso il mento, si lasciavano cadere sul collo, sui vestiti. Altre preferivano schiantarsi in modo rumoroso al pavimento, lasciando una traccia del loro passaggio colorato. Alcune lacrime assomigliavano ai fiori, altre alle lame taglienti di una lancia, come quelle che l'armatura dinnanzi a lei teneva nella mano destra. Il cuore lacerato, dalla punta di quella spada lunga ed affilata, come i pezzetti che la pergamena avrebbe formato sul pavimento se solo il moro avesse avuto il coraggio di strapparne un lato, e poi un altro e un altro ancora fino a trovarsi coriandoli di fiori tra le mani. La maschera che manteneva il suo viso non si era staccata, le dava ancora quell'aria sicura che lo caratterizzava mentre dentro di lui la sua anima si stava staccando a poco a poco lasciando lo spirito vagare alla ricerca dell'inverno. Il freddo che sentiva attorno a sé era regolato dal silenzio, dalla bruciante aspettativa e dal rumore dei suoni che poco a poco si avvicinavano a lui completandone l'opera e macchiando il foglio ancora una volta. Una macchia azzurro cielo. Il mostro ancora dietro l'angolo, in agguato, pronto a lasciarti solo. Eh ti porto con me, dove tutto è maledetto. Ai demoni non piaceva definirsi mostri, erano anime di colore giallo brillante in cerca di solitudine. Ti portano con loro, dove tutto si fa buio, dove tutto è maledetto. Un altra macchia, color viola tulipano. Sono in grado loro, di indicarti la strada. La mancanza di qualcuno diventa insostenibile in questi casi, regala qualcosa che lega la tua anima a quella di qualcun'altro. Per sempre, lasciandone una linea di tempera indelebile dietro. Di diventare tramonti sui ricordi di altri. Un ultima macchia di colore arancione sabbia. Non mi sono mai fidato di nessuno come mi fido di te. Solo ho paura di perderti. Sono molto geloso. E tu sei molto molto bello per me. Ti guardo e dico cazzo "quanto è bello". E ho paura che da un momento all'altro te ne vada. Non per forza deve essere un sentimento puro come l'amore a legarci a qualcuno, qualche volta ci sono altre emozioni che si mettono in mezzo, come matite che disegnano fiori su una lapide, giallo e nero. Abbagliato dagli occhi verdi del castano non si sarebbe accorto di una presenza che aveva assistito a tutto il suo monologo interiore, al distaccamento del suo spirito, al letto di fiori che lo aspettava al di là della lancia tagliente e delle lacrime silenziose. "Dimmi" voce rotta, appena sussurrata ma sicuro che l'avesse udito avrebbe continuato sollevando appena il viso e asciugandosi quelle poche lacrime silenziose scivolatole sulle guance in dipinti colorati. Con difficoltà si sarebbe sollevato da terra dopo aver ripreso tra le dita la pergamena e la penna.

"È da tanto che non mi succede nient'altro che avere la paura di perderti da un momento all'altro"

   
 
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