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Autore: Okimar    06/09/2009    3 recensioni
Una storia che comincia dalla fine di M.A. Elena parte. Conoscerà un nuovo ragazzo, che le ricorda qualcuno. Zick scopre terribili segreti sul suo passato e su quello di Elena. Un dubbio unisce i due quasi inseparabili migliori amici..
Genere: Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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RINCHIUSI

-Dove mi stai portando?- chiese il ragazzino, dopo che era passata almeno un'ora dal suo rapimento.
-Lo saprai, ma a tempo debito.- rispose il gorka mutaforma.
-C'è Magnacat dietro tutto questo? E' riuscito a mandare un contatto telepatico nonostante si trovi in un dombox?-
-No, c'è qualcuno di molto più potente.- si limitò a rispondere misterioso. Il ragazzino non fece altre domande e cominciò a guardare il panorama per localizzare più o meno dove lo stavano portando.
C'era un lago, con acque sporche e non molto profonde, ma con un faro che gli ricordava qualcosa...
-Ma quello è Port Reef, l'oasi di Lardine!- esclamò stupito, mentre ricordi felici gli passavano davanti.
Ed era proprio lì che il gorka aveva deciso di atterrare: planò leggermente verso sinistra e si curvò facendolo cadere malamente sul terreno.
Il gorka mutaforma, da volatile si trasformò per una volta in quello che era veramente: un gorka, mostro ska della peggior specie. Corpo gigantesco a pera, verde e ricoperto di squame, testa minuscola con tre occhi, maligni e ingannatori.
-Dammi un segno che Elena sta bene, altrimenti ti inscatolo.- disse il giovane domatore, brandendo il suo fidato dombox.
-Calma mio giovane amico.- disse una voce alle sue spalle.
Gli ricordava qualcosa... ma cosa?
-Chi... chi è lei?- chiese voltandosi a vedere la sua misteriosa interlocutrice.
-Non mi riconosci? Questo mi ferisce, Ezechiele Zick.-
Odiava essere chiamato per nome intero, non lo sopportava proprio.
Una donna. No, donna era una definizione troppo ampia. Quella non si poteva definire una donna, perchè anche se il suo cuore esternamente era umano, dentro batteva un cuore gorka, un cervello gorka.
-Lei è la moglie di M...- stava per pronunciare quel nome, quando due uomini, o meglio due androgorka, lo presero di forza per farlo entrare nel vecchio faro.
Lo trascinarono verso una boccia di vetro.
-Non avete intenzione di mettermi dentro quella cosa, vero?-
Sui due androgorka comparve un sorriso maligno.
E per la seconda volta nella sua vita, si ritrovò dentro una teca di vetro, come un pesce in gabbia.
Chissà se anche stavolta Elena gli salverà la vita?

Ma Elena non stava certo meglio di lui.
Anche lei si trovava nel vecchio faro, ma non sapeva che fosse lì anche Zick.
Era ancora legata, ma le avevano tolto la benda dagli occhi.
-Tanto tra poco non vedrà più niente.- aveva detto un androgorka, mentre la mettevano in una specie di contenitore di vetro. Stare lì dentro, la faceva pensare ai mostri catturati dai domatori, inscatolati in un dombox.
Dentro quella specie di gabbia, cominciò a cercare di capire se c'era un modo di uscire. Non c'erano guardie a bada della ragazza. Probabilmente avevano pensato che non ce n'era bisogno.
-Gli dimostrerò che si sbagliano.- disse Elena.
"Oh no! Se comincio a parlare da sola diventerò pazza!"
Battè più forte che poteva sulla parete della teca, l'unica che non era di vetro, ma di un metallo. Sperava che ci fosse un punto debole, doveva pur esserci un modo per scappare da quel posto! Non si era mai arresa quando combatteva contro Magnacat, pur non vedendo i mostri, era sempre riuscita a cavarsela. Ma certo... con lei c'era Zick. Andava a lui il merito di tutti i loro successi. In fondo, aveva ragione Teddy, nonostante sembrasse strano pensarlo. Lei era solo un peso per Zick. E ora che se n'era andata, probabilmente stavano tutti molto più bene.
"Non mi devo abbattere così. Devo uscire di qui e dimostrare che qualcosa valgo ancora "
A un certo punto, si ritrovò a pensare a una cosa che aveva notato. La teca, la gabbia insomma, nella quale era richiusa, era un semicerchio. ma la parete, quando ci aveva battuto contro per vedere di scappare, aveva suonato vuoto. Questo voleva dire che... aveva ancora una speranza. La speranza che, sei i suoi calcoli erano giusti, c'era qualcun'altro dall'altra parte.
E se era fortunata, magari sapeva come uscire.
Un rumore interruppe i suoi pensieri.
Un suono conosciuto.
Familiare.
Uno starnuto.

Rinchiuso in quella cosa, dopo aver pensato ad ogni modo per evadere, il giovane domatore, si accasciò sulla parete di quella stramaledetta gabbia. Doveva trovare un modo per uscire di lì al più presto, altrimenti non avrebbe potuto salvare Elena...
Si, come se avesse mai avuto bisogno del suo aiuto.
Se lui non fosse stato così sciocco da cacciarsi sempre in un sacco di guai, lei non sarebbe mai stata in pericolo. Lei non li vedeva i mostri, prima. Come poteva non essere sempre rapita da uno sgherro di Magnacat, se non vedeva la sua natura mostruosa?
Poi le cose si erano ribaltate. Lui aveva perso i suoi poteri per colpa di Mgnacat, che glieli aveva rubati, e sua madre aveva trasmesso i suoi di rifugiatrice a Elena. E Elena lo aveva salvato, fingendo di non vedere ancora i mostri.
Ma ora, li vedevano entrambi. E lui era così lontano da lei, come poteva salvarla? Come poteva aiutarla, se era lui che ne aveva bisogno?
"Basta con questi discorsi" si disse "Devo trovare il modo di uscire da qui! Maledizione!"
Batté i pugni contro la parete, ma non accade altro, se non che si ferì a una mano.
-Fantastico!- si disse. -Ci mancava solo che... e-tciù!-
Allergia ai mostri. Tutta colpa sua!

La ragazzina ci pensò, ci pensò per davvero.
Ma non poteva credere che fosse Zick l'altro intrappolato in quel coso.
Zick non si sarebbe mai fatto prendere. O magari avevano mandato una mini gorka, proprio come per lei avevano mandato Steve.
Ma aveva ancora un solo punto di vantaggio da loro: non sapevano che lei si era ricordata dell'esistenza di Zick. La credevano ancora un guscio vuoto, senza sentimenti. Incapace di combattere. Bene, molto bene.
La partita era ancora aperta. E lei non vedeva l'ora di giocare.

A Zick venne un'idea. Aveva già provato a lanciare raggi dom, ma magari il comando dom, sarebbe riuscito anche se si trovava rinchiuso dietro quel vetro.
Beh, tentar non nuoce pensò.
Lanciò un fortissimo richiamo verso qualunque mostro che si trovava nei paraggi.
"Lasciami andare! Fammi uscire da qui!" ordinò, apparentemente senza risultati.
-Io... non posso.- rispose una voce, appena udibile, flebile e lontana. -E- Elena?- chiese Zick.
Ma ormai era troppo tardi. Elena era stata già portata via, e ora, Zick era davvero rimasto solo. Senza di lei.

Elena venne trascinata a forza verso un'altra stanza del vecchio faro. Dentro alla stanza, riconobbe Steve, la donna che doveva essere la madre di Steve e altri androgorka.
La stavano portando verso una macchina molto strana. Era a forma triangolare, come una piramide, con due porte su un lato e una finestra rotonda su un altro lato. Sul terzo lato, invece, c’erano quattro leve, ognuna contrassegnata da un numero.
-Portatela dentro.- ordinò la donna, indicando una delle due porte sul primo lato.
Elena non poté fare a meno di urlare.

Nonostante fosse dietro un vetro molto spesso, riuscì a sentire l’urlo della ragazza. Sapeva che quella ragazza era Elena, ma sapeva anche che non poteva fare nulla per lei. Stavolta se la sarebbe dovuta cavare da sola.
-Ah, maledizione, maledizione!- urlò più forte che poté.
-Ti serve una mano?- chiese una voce dietro di lui.
Si voltò e dietro alla spessa lastra di vetro, c’era una ragazza, con i lunghi capelli neri a treccia, e un viso tondo. Aveva anche due magnetici occhi azzurri...
"Riprenditi Zick" si disse "Non puoi fare questo torto a Elena. A te piace lei, no?"
Anche se dopo aver visto quello splendore, non era più così sicuro...
-Si, ho bisogno che mi fai uscire, la mia amica è in pericolo!-
La ragazza si voltò dall' altra parte e Zick credé che se ne stava andando, invece, pochi secondi dopo, la lastra si alzò e lui fu libero.
-Ma.. come hai fatto?- le chiese.
-Ho semplicemente tirato questa leva. Ma dov’è la tua amica?-
-Lei è...-
Come fossero stati due calamite, uno attirò l’altra contro di lui e le loro labbra si sfiorarono. A Zick passò davanti tutta la vita che aveva trascorso con Elena, i momenti di imbarazzo e quelli di felicità, le loro liti e anche...
Si staccarono con tanta forza che per poco Zick non picchiò la testa contro lastra dove poco fa stava rinchiuso. La ragazza lo guardò esterrefatta. Perchè aveva provato cose che non poteva nemmeno descrivere. Eppure lo conosceva solo da qualche minuto, neanche.
-Io... io...- provò a spiegare Zick.
-Non dire niente. E’ stato solo un incidente.- disse la ragazza, anche se sentiva che in realtà era qualcosa di livello superiore, che non avrebbe potuto descrivergli.
Come poteva dirgli che era una sensitiva? Come l’avrebbe presa, lui? Di sicuro avrebbe pensato che fosse pazza. E adesso quello che lui voleva era solo trovare la sua amica e andarsene da quel posto.
-Andiamo a cercare la tua amica, così ve ne andrete. Ma spiegami perchè eri rinchiuso.-
-Mi ha rapito un gorka mutaforma.-
-Tu li puoi vedere?- chiese lei allibita.
-Certo sono un domatore.- spiegò il ragazzo. -E tu? Sei una rifugiatrice o una domatrice?-
-Sono una... sensitiva.- ammise.
-Una sensitiva? Non ne ho mai conosciuta una.-
-Beh... andiamo dalla tua amica, prima che si accorgano che ti ho liberato.-
-A proposito, tu che ci fai qui?-
-Io sono una delle figlie di Mister M, è stata la mia famiglia a rapirti.-
-Allora perchè tu mi hai liberato?-
-Non lo so, ho sentito come un richiamo...-

-Liberatemi! Fatemi uscire di qui!- ma il suo comando non aveva funzionato.
Almeno credeva...
Una ragazza aveva udito quelle parole e, uscendo da una macchina triangolare, era corsa nella stanza dei prigionieri, perchè non poteva non ubbidire a un comando dom.

-Davvero? Perchè io ho mandato un comando dom..-
-Va beh, non pensiamoci più, andiamo dalla tua amica e finiamo questa storia.- disse lei molto agitata. Non doveva pensare a quello che aveva provato. Doveva dimenticarlo. Tanto probabilmente non l’avrebbe più rivisto dopo che li avesse fatti scappare.
-Comunque io sono Zick.- le disse presentandosi.
-E io Terry.- rispose lei.
I due ragazzi uscirono dalla stanza dei prigionieri, quando Zick notò qualcosa nell’altra cella, quella di fianco a lui dove doveva esserci stata Elena.
-Aspetta, devo prendere una cosa.- disse chinandosi a prendere un codino con un fiocchetto verde. Quello era il fiocco che Elena indossava sempre! Lo legava attorno i capelli a mo di trecce.
-Allora, arrivi?- gli chiese spazientita.
-Si, dovevo solo prendere questo.- disse il ragazzo, mostrandole il fiocco. -Ma... quello è mio! Dove l’hai trovato?- chiese, strappandoglielo di mano.
-Era nella gabbia dov’era rinchiusa la mia amica.-
-Come si chiama?-
-Chi?- chiese lui senza capire.
-La tua amica: come si chiama?-
-E-Elena, Elena Patata.-
Terry ebbe una scossa fortissima non appena lui pronunciò quel nome, e subito dopo svenne.
-Terry?- chiese il domatore, preoccupato.
-Eccola, l’abbiamo trovata!- disse un ragazzo, completamente identico a Terry, probabilmente suo fratello. Aveva i suoi stessi capelli nerissimi e i suoi occhi azzurrissimi, ma i suoi erano gelidi e perfidi.
Zick, preso dal panico, prese di peso Terry e si buttò dalla finestra del faro.
-Lasciala andare!- urlò il ragazzo.
Quella fu la prima volta che Zick vide il suo nemico numero uno.
Ma non sarebbe stata l’ultima.
  
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