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Autore: elenabastet    28/05/2022    1 recensioni
Metto insieme due storie che avevo pubblicato separatamente per maggiore comodità di lettura. Tutto gira intorno al famoso lago dove Oscar e André si azzuffarono nel primo episodio e dove adesso succederà qualcosa di nuovo.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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IN RIVA AL LAGO

 

Rating: sentimenti, what if, amore, sviluppi inattesi, cose fisiche.

Fandom: Lady Oscar.

Note: una specie di seguito de Il lago dei giorni felici, ambientato sulla riva del famoso lago della scazzottata del primo episodio, dove Oscar cerca un po’ di serenità, trovando André e scoprendo cosa può succedere. Un po’ OOC, post episodio 28.

 

Continuo ad andare in riva al lago a cavallo, il lago dove ho passato i momenti più felici della mia vita, da ragazzina con André, il lago dove ci siamo parlati il giorno dopo quella sera che ha stravolto ogni mia certezza.

So quanto André soffre, e mi dispiace, so di essere stata dura con lui quando gli ho detto che non avevo più bisogno del suo aiuto, ma io non posso correre il rischio che gli capiti qualcosa dopo quello che è successo al suo occhio, ricordo ancora quando l’ho visto cadere a terra in quella pozza di sangue, mi si è gelato il cuore.

Lui mi continua ad amare, e lo farà per tutta la vita: l’ho sollevato dal suo giuramento di non toccarmi, ma so che non se ne approfitterà più. Ogni tanto mi sorprendo a guardarlo, anche di nascosto, e c’è qualcosa che mi colpisce, lo vedo diventato ormai un uomo, con una sofferenza dentro che mi strazia perché so come si sta.

Vorrei davvero che fossimo di nuovo ragazzini, vorrei trovare di nuovo conforto in lui ridendo, scherzando e magari con una scazzottata, avrei bisogno di sfogarmi, ma so che non è più possibile, gli procurerei altra sofferenza.

Arrivo sulla riva del lago e vedo che c’è già André, silenzioso, che guarda lo specchio d’acqua: come vorrei rivedere e risentire le sue risate, la vita gli ha fatto troppo male, e purtroppo c’entro anch’io con questo. Una volta ho letto non so più dove che non accorgersi dell’amore di una persona è peggio di tradirla, so che André è convinto di avermi tradita e umiliata con il suo comportamento, ma io non mi ero nemmeno mai accorta dei suoi sentimenti, e mi chiedo come ho potuto non capire, fino a poco fa, quanto amore ci fosse dietro ogni suo gesto e ogni sua parola. Eppure, tengo a lui più che ad ogni altro al mondo, e in questo momento vorrei solo la sua felicità.

Vorrei tornare a quella sera e congedarlo in maniera diversa, facendo leva sulla sua sicurezza, sulla libertà di fare una vita finalmente con delle gioie e soddisfazioni, e soprattutto guardandolo in volto.

“Ciao, André, ti piace venire qui?”

Di colpo, mi rendo conto di aver detto una frase inopportuna. Se io ho dei bei ricordi qui, lui ne ha altrettanti, e tutti legati a me.

“Con una bella giornata così si sta bene”, mi dice, sorridendomi in maniera triste. Io annuisco e mi avvicino a lui.

“Come forse saprai, prenderò il comando dei Soldati della Guardia. Tu non dovrai più occuparti di me, voglio che tu pensi a te, alla tua vita, a riguardarti. Hai sacrificato troppo, devi essere felice”.

“E tu sarai felice? “

“L’importante è non soffrire più”. Ma io sto soffrendo, per André, per il suo dolore causato da me.

“Comunque, mi sono arruolato nei Soldati della Guardia”.

Resto sbalordita.

“Cosa?”

“Mi hai detto che sono libero di fare quello che voglio, e io voglio arruolarmi nei Soldati della Guardia. Dimentichi che io sono un militare, proprio come te. E voglio continuare a vegliare su di te, a proteggerti, anche da lontano, perché la tua presenza mi dà gioia”.

“André, ma metti a repentaglio la tua salute e la tua vita...”

“E tu no? Se lo fai tu, che sei una donna, lo faccio a maggior ragione io che sono un uomo”.

Mi ricorda di nuovo che sono una donna e non posso cancellarlo.

“Vuoi convincermi che questa è la cosa giusta, come quel giorno...”

“Io ti lascio libera di vivere la tua vita, ma tu devi lasciarmi fare la stessa cosa. E io ho bisogno di vederti e di prendermi cura di te. Non ti farò mai più del male, te lo giuro, ma voglio rimanere con te”.

“Non è giusto, André. Ma come fai ad amare una come me? Non ho nulla delle cose che hanno le altre donne e che piacciono agli uomini… Mi comporto da uomo, sono mascolina, non sono civetta, non conosco certe arti, e sono dura”.

Fa una risata, un po’ amara, ma sempre una risata e poi mi guarda con un’intensità che mi entra nel cuore.

“Ti amo perché sei bella, bella come una dea. Ti amo perché sei intelligente, colta, coraggiosa, decisa, leale, cocciuta e perché sei disposta a fare qualsiasi sacrificio per le cose in cui credi. Ti amo perché sei compassionevole, fiera, generosa, perché è bello stare con te, perché sei cristallina, onesta. Ti amo per come tratti gli altri, per l’amore e l’affetto che hai avuto per Rosalie, per quanto ti vidi piangere per la morte del piccolo Pierre, perché non sei altera e distante, perché lotti contro le ingiustizie. Non so gli altri uomini, ma io ti trovo meravigliosa e desiderabile con l’uniforme, e non mi importa che non sai fare la civetta o chissà che altre cose, io ti amo e ti desidero solo guardandoti. Io amo te, la persona e la donna che sei, amo la tua anima, amo il tuo cuore, amo il tuo spirito e in segreto anche il tuo corpo. E questo non me lo potrai mai impedire”.

Resto stupita, come faccio a affrontare un simile amore? Mi confonde ma mi lusinga, non posso nasconderlo.

Mi sono avvicinata a lui e lo afferro per un braccio. Lui si immobilizza e mi guarda.

“Oscar, ho giurato di non toccarti, ma non provocarmi”.

“Io ti ho liberato dal tuo giuramento”.

André mi prende la mano sul suo braccio e fa per staccarla, sento la sua forza e il suo dolore, perché avermi così vicina è troppo.

“Stavo per farti del male, non devo mai più trovarmi in una simile situazione, ti prego...”

“Tu non mi faresti mai del male. Mi hai chiesto perdono e io te l’ho accordato, ti sei fermato, abbiamo perso la testa entrambi quel giorno, io avrei voluto farmi una scazzottata con te come da ragazzi per quella frase, ma...”

“Tu non sai cosa volevo farti? Hai idea di cosa ho pensato in quegli attimi? Volevo farti mia con la forza, e ti volevo anche umiliare, perché avrei fatto in modo di darti piacere contro la tua volontà”.

Per un attimo penso a quella sera, alle sue labbra che baciano le mie, al suo respiro che invade la mia bocca con la sua lingua, al suo corpo addosso al mio, con quel peso inequivocabile tra la mia coscia e il mio inguine, alla sua bocca che mi scendeva sul collo e sul petto e a come aveva iniziato a spogliarmi. E l’umiliazione è l’ultima cosa che sento.

“Ma non l’hai fatto, André. Tu non hai fatto niente di tutto questo, perché sei un uomo buono”.

“Le tue lacrime mi hanno distrutto il cuore”, mi dice e cerca di nuovo di staccarmi la mano dal braccio, cercando di non farmi male, quasi supplicandomi con le dita. Mi appoggio al suo petto, afferrandolo per la camicia non in maniera violenta come l’altra volta, ma non voglio lasciarlo.

André mi accarezza le mani, vedo che sta per piangere.

“No, André, non piangere, io voglio che tu sia felice. Ma cosa vorresti farmi?”, gli dico in un soffio.

Di colpo mi ricordo che da bambini ci baciavamo e abbracciavamo, innocenti, certo, poi devono averglielo impedito. E, cercando di ritrovare quell’età, gli do un bacio sulla guancia, un bacio innocente, ma sento che è emozionato.

“Ecco cosa voglio farti!” mormora e mi prende le labbra con le sue. Stavolta, non sono stupita e spaventata, e mi godo quel contatto, insolito, invasivo, ma non sgradevole.

“Sei ghiaccio e fuoco, e io ti amo per questo, amo tutto di te e di quello che sei, ma il mio amore è fatto anche di questo e ti chiedo perdono”, mormora tra un bacio e l’altro, non staccandosi dalle mie labbra, mentre io resto attaccata alla sua camicia, sentendo il suo petto che palpita. Io non mi sento spaventata e umiliata, una parte di me vuole osare e capire fin dove André vuole arrivare. Non mi lascerei fare una cosa del genere da nessun altro.

Poggia la sua fronte sulla mia e mi guarda negli occhi.

“Se non vuoi, dimmi di fermarmi, ti prego, tra un po’ sarà troppo tardi”.

Gli afferro le mani e gliele stringo, no, non voglio che si fermi, non ancora, non questa volta. Da ragazzini a questo punto avevamo già iniziato a spintonarci. Gli do una spinta e cadiamo a terra, vicino al lago, rotolandoci come da bambini, ma è tutto molto diverso. Siamo sdraiati su un fianco, uno di fronte all’altra. Voglio toccare André, senza prenderlo a pugni, e sento la sua pelle, il suo corpo che mi stringe.

Non c’è niente di spiacevole, e mi sembra di essere tornata ragazzina, quando facevamo a botte e poi rimanevamo vicini abbracciati, ma siamo cambiati. Lui continua a baciarmi, sulla bocca, sul viso e poi scende sul collo, come quella sera, e stavolta non urlo che chiamerò aiuto.

Mi bacia e accarezza attraverso la camicia e ad un tratto si toglie la sua camicia: sento il suo petto caldo, il battito del suo cuore, il suo respiro che mi fa capire quanta passione sta trattenendo. Questa volta non strappa niente, ma mi ritrovo la camicia aperta, con la sua bocca e le sue mani sulla mia pelle, chiudo gli occhi ma cerco con le mani i suoi capelli e qualche altra parte del suo corpo che riesco a toccare.

Va a baciare la mia spalla sinistra e il mio braccio destro, dove ci sono le cicatrici dei miei ferimenti. Bacia ed accarezza quei due segni, strusciandoci sopra la fronte e mormora:

“Ho temuto di perderti, il mio cuore si spezzerebbe se tu mi lasciassi. Tu ti sacrificheresti per i tuoi ideali, ma io non posso vivere senza di te”.

L’amore che prova per me mi entra nel cuore e mi lascia senza fiato. Ma io cosa provo per lui? André è la persona che mi è più cara al mondo, l’ho ferito e non posso sopportarlo. So che potrei oppormi a quello che mi sta facendo, come l’altra volta, ma voglio che tutto si compia, perché sento che così deve essere.

Continua a baciarmi, e ora svela e scopre quello che mi rende diversa da lui, ma stavolta non c’è rabbia, non c’è paura da parte di nessuno dei due. Le sue labbra trovano presto quello che volevano trovare dall’altra volta insieme alle sue mani: le sue dita intorno ai miei seni, la sua bocca che bacia, lecca e succhia sono una sensazione nuova, gemo forte, ma non di dolore, di rabbia o di umiliazione, perché la cosa mi piace. André mi vede come una donna, ma mi accetta per quello che sono.

Tira su il volto dal mio petto e mi guarda preoccupato. Io non mi volto di fianco, non piango, gli sorrido e annuisco. Ho sempre tenuto lontani dalla mia vita tenerezza e affetto, ma in questo momento ne sento la necessità, e il mio compagno di una vita mi sta riempiendo di cose che non conoscevo, che quella sera ho respinto, ma stavolta non ce la faccio, non ce la faccio e non devo farlo, per lui, per me, per noi.

André scende in basso con la bocca, sul mio ventre, e non è fastidioso nemmeno questo, poi torna a baciarmi sul seno e sulle labbra. Sento le sue mani sui miei fianchi che cercano di sfilarmi i pantaloni, potrei dirgli di no ma non lo faccio, André non mi farebbe mai del male.

Solo mormoro:

“Ci sono le scarpe che ingombrano...”

Vedo André staccarsi da me e sfilarmi le scarpe, poi mi riabbraccia e inizia a armeggiare di nuovo con i miei pantaloni, accarezzandomi la vita e sotto attraverso la stoffa.

Stavolta non piangerò e non lo respingerò, non André. Ma ho un momento di panico quando i pantaloni iniziano a calare e mette a nudo la mia femminilità, stringo le cosce, potrei piangere come l’altra volta, ma la sensazione che provo è di gradevole abbandono, sono con la persona a cui tengo più al mondo e ho fiducia in lui, sono sempre stata bene con André e qualsiasi cosa mi farà non sarà mai sbagliata.

Non so se sono io a dischiudere le gambe o se è André a farlo. Arrossisco per l’imbarazzo quando sento le sue dita sul mio sesso, ma poi lo lascio fare.

“Volevo farti tutto questo da tanto...”, mormora André, “capisci che cosa sono? Capisci di cosa è fatto anche il mio amore? Volevo umiliarti quella sera”.

“Ma adesso non mi stai umiliando”, gli dico mentre le sue dita diventano più insistenti, alternando bruciore a eccitazione, la seconda più della prima.

“Non voglio farti del male”.

“Non me lo stai facendo”. Devo dirglielo.

André scende con la bocca verso il basso, è imbarazzante, ma lo lascio fare. E quello che provo di lì a poco è incredibile, niente di umiliante, niente di doloroso, solo lui ed io, ancora uniti come sempre, anche in questo. Questa è l’unica cosa che non avevamo mai fatto, lo penso prima di abbandonarmi al piacere che André mi ha dato.

Lui mi abbraccia e mi culla, ma poi mi guarda con desiderio e non mi oppongo. Lo vedo spogliarsi delle brache e poi stringermi a sé, capisco cosa vuole dire per lui provare voglia di me, e non mi disturba. Gli sorrido e accetto il suo abbraccio, accetto il suo corpo che mi avvolge, accetto che André sia il mio primo uomo, e non è questa cosa così tragica come dicono.

Provo disagio e un pizzico di dolore per poco, vedo l’angoscia nel volto di André che mi mormora:

“Perdonami”.

Ma poi percepisco che sono nel luogo dove sono stata più felice, sono tra le braccia di André, stiamo facendo qualcosa di intimo e profondo, noi siamo legati da sempre, abbiamo diviso tutto e questo che ora dividiamo insieme era forse inevitabile.

Ti voglio bene, André, ti voglio bene, tu ti prendi cura di me da una vita e questo che mi fai, ma a cui partecipo da tanto, non mi sta distruggendo.

Tu volevi farmi questo da tanto, ma non sono offesa, non mi hai offeso con questo. Lo accetto, perché sei la persona che mi è più cara al mondo.

Il dolore passa e arrivano calore, ardore, passione: siamo una cosa sola, ma lo siamo sempre stati.

Rimaniamo uniti a lungo, poi André si stacca e sento che soffre per questo.

“Oscar, io...”

“Va tutto bene, André”.

In quel momento, lo vedo come una parte di me, da sempre, e capisco che io lo amo, lo amo da sempre, come unico compagno di vita che posso avere. Lo amo perché è bello, buono, generoso, coraggioso, leale, piacevole, intelligente e perché è una parte di me, e la parte migliore.

Lo vedo addolorato e confuso, è convinto di avermi offesa e umiliata. Gli prendo la mano, come fece lui a me quel giorno da ragazzini.

“André, io accetto che tu stia con me.”

“Ma io ti ho appena...”

“Noi abbiamo fatto questa cosa insieme. E non è stata sbagliata”.

“Oscar, io avevo giurato...”

“E io ti avevo liberato da quel giuramento. Va bene. Ho voglia di rinfrescarmi, facciamo un bagno nel lago”.

Lo vedo guardarmi con gioia. Stavolta non rischiamo di affogare, siamo grandi. Nell’acqua, André mi passa le mani bagnate addosso, mi pulisce dove secondo lui io dovrei soffrire di più e io faccio lo stesso con lui.

“Io continuerò ad essere un soldato, e non cambierò mai”.

“Io ti amo per come sei, te l’ho appena detto”.

“L’ho capito proprio oggi. Io voglio che tu abbia cura di te e sia felice”.

“Mi spiace, non posso essere felice lontano da te”.

“Puoi rimanere con me”.

“Questo che è successo oggi resterà una follia di una volta...”

Mi giro dall’altra, sono imbarazzata, mi rivesto e mi dirigo verso il cavallo.

Poi lo guardo e gli dico:

“André, resta con me allora. Sempre. In ogni momento e per ogni cosa, anche questo”.

“Ai tuoi ordini, Oscar”.

Parto a cavallo, e lui viene dietro di me, ma aspetto che mi affianchi. Voglio che restiamo insieme, allora, perché questo è il nostro destino, inseparabili per sempre e ora l’ho capito.

Chissà che vita avremo… forse cadremo sul campo di battaglia, oppure tra tanti anni ci guarderemo negli occhi ogni mattina, benedicendo ogni giorno insieme da sempre e per sempre.

 

  
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