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Autore: LadyYuna94    04/06/2022    1 recensioni
"Ogni notte, da ventun anni oramai, faccio sempre il solito sogno, è così strano.
/.../ La scena è sempre la stessa: un prato, alba appena inoltrata, io che rincorro un bambino con una casacca arancio acceso e i capelli neri. /.../ Corre ad una velocità assurda, non riesco mai a stargli dietro, i suoi capelli sono così strani, come se stessero sparati in aria per qualche forza misteriosa. Non so come si chiama, non so, in generale chi è. Di solito si sogna ciò che nella maggior parte delle cose si conosce, soprattutto quando si ha tre anni, ma evidentemente non è il mio caso..."
Maya è la figlia adottiva dei Brief e lei e Bulma sono inseparabili. Tra chiacchiere tipicamente femminili, caffè e decisamente troppe sigarette, l'ultima estate prima della laurea un incontro inaspettato con i nuovi investitori della Capsule Corporation, che nascondono un segreto inconfessabile, cambierà per sempre le loro vite e anche il loro modo di percepire la realtà...
(E' LA PRIMA LONG SU DRAGON BALL DELLA MIA VITA, SCRITTA UNA DECINA D'ANNI FA E RIVISITATA, CHIEDO GIA' SCUSA PRIMA DI PUBBLICARE XDXD)
Genere: Commedia, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO 4:

In quel momento, in mezzo a tutto quel trambusto di ormoni, sogni e figuracce con questo misterioso ragazzo, mi ricordo del povero Crilin che sarà in biblioteca da un bel pezzo, in attesa degli appunti che gli avevo promesso. Sono davvero una pessima amica e partner di studio.
- Comunque, non ci siamo presentati, mi chiamo Goku- esordisce porgendomi la mano, ha un braccio davvero muscoloso che mi mette soggezione.
- Piacere, Maya- gli rispondo, stringendogli la mano a mia volta.
- Maya, un nome esotico...- mormora
- Ho origini sudamericane…- gli chiarisco
- Beh, questo l’ho notato di sicuro- mi dice squadrandomi velocemente da capo a piedi e non so se prenderlo come un complimento o altro.
Fa quasi strano sentire il mio nome pronunciato da lui, ma la sensazione che mi procura è incommentabile.
- Ti spiace se facciamo una piccola deviazione? Devo dare degli appunti ad un amico- lo avviso
- Nessun problema- mi risponde, con un’alzata di spalle.
- Da dove vieni? Non ti ho mai visto qui al campus- azzardo, quando siamo ormai fuori dall’ascensore.
- In realtà sono appena arrivato dal nord, dall’Hokkaido, sono qui con la mia famiglia e degli amici- conclude
Che strano, proprio come i soci di papà, ma non può essere una coincidenza…
- Mio padre è appena diventato socio di un’azienda che si occupa di robotica. Capsule Corporation mi sembra si chiami, conosci?- mi chiede grattandosi una tempia e io mi strozzo quasi con la mia stessa saliva, non ci sono dubbi ormai e mi ritrovo a dare ragione, per l’ennesima volta, a mia sorella riguardo all’essermi persa la serata che avrebbe cambiato per sempre la mia vita.
Gli sorrido, una volta ripresa dal leggero schoc che quella notizia mi ha procurato.
- Immagino, allora, che tu abbia conosciuto la mia famiglia- gli dico in tono amichevole e lui prende ad osservarmi interrogativo, mentre mi segue per il corridoio che porta alla biblioteca.
- La Capsule Corp è l’azienda della mia famiglia e io mi chiamo Maya Brief- lo informo
Lui fa una faccia felice, come quando proponi ai bambini la combo giostre più gelato.
- Quindi tu conosci Bulma! Ma è fantastico!- l’entusiasmo con cui pronuncia il suo nome fa presagire che il tizio per cui mia sorella si è presa la terribile cotta di cui mi parlava stamattina è proprio Goku. Che gioia...
- Certo che la conosco, Bulma è mia sorella, cioè… mia sorella adottiva- gli spiego, vedendomi costretta a chiarire la parentela, vista l’evidente poca somiglianza tra me e lei.
– Mi aveva parlato di una sorella non presente alla cena di ieri sera, ma devo ammetterlo lei è una vera forza, ci ha fatti parecchio divertire- ammette Goku entusiasta.
E mi pare di capire che abbia già un debole per lei. Pazienza, mi limiterò a fare il “Dottor Stranamore” come sempre...
- Dunque tra qualche mese ci ritroveremo a lavorare insieme…- butto lì, vaga.
- In realtà no, io non ci capisco un'acca di robotica ed informatica- si affretta ad aggiungere
- Mio padre è uno dei finanziatori del progetto del signor Brief, sarà lui ad occuparsi della ricerca sul nuovo progetto, mentre io e mio fratello abbiamo acquistato una palestra poco lontana dal laboratorio e dalla nostra nuova casa. Il mio obbiettivo è diventare maestro di arti marziali- mi dice con una certa determinazione nella voce.
- Però, sei uno ambizioso vedo- rispondo con ammirazione
- E’ bello avere degli obbiettivi nella vita e, soprattutto, mettercela tutta per raggiungerli- continuo e lui annuisce
- E’ il mio sogno da sempre, vivo e mi alleno praticamente per questo da tutta la vita-
“Direi che sei già sulla buona strada, la prestanza fisica non ti manca” cerco di tenermi il commento per me, con non poca fatica.
- Ma prima devo laurearmi, altrimenti mio padre non mi cederà il monopolio della struttura, ecco perché sono qui- conclude guardandosi intorno
- Quanto ti manca per laurearti?- chiedo curiosa
- Un miracolo corrisponderebbe alla descrizione precisa- scherza e cominciamo a ridere entrambi.
- Intendo gli esami- riprendo, una volta smesso di ridacchiare
- Dovrei avere qui il piano di studi, aspetta...- mi dice frugando nelle grosse tasche della sua tuta, indumento che gli sta divinamente
Do un’occhiata agli esami che mancano e, fortunatamente, uno dei quattro che gli restano è quello in cui io ho chiesto la tesi, dunque sono abbastanza ferrata sugli argomenti.
- Se hai bisogno di una mano, non esitare a chiedere- gli dico cortese, quando ci ritroviamo fuori dalla porta della biblioteca.
- Davvero? Grazie mille, mi salveresti! Non sono esattamente un cervellone io...- mi dice mettendosi con le mani giunte e facendo una sorta di riverenza.
- So che ci sono i corsi e tutto il resto, ma sono appena arrivato, già è difficile ambientarsi, è tutto così nuovo, vorrei cercare di mettermi in pari il prima possibile- confessa
- Capisco perfettamente, non deve essere facile trasferirsi, ne so qualcosa...- gli dico con un sorrisetto malinconico.
- Esatto. Quanti anni avevi tu quando sei arrivata qui?- chiede curioso
- Quasi cinque, ricordo poco o niente di ciò che c'era prima di vivere in Giappone, ma in ogni caso la vita ti si sconvolge-
- Puoi ben dirlo!- mi dice annuendo
- Ascolta, vorrei sostenere almeno questo esame entro la prima metà di luglio, credi che ce la farò?- mi chiede speranzoso, indicandomi un rigo sul piano di studi.
- Vediamo, hai un mese se inizi a studiare adesso, quindi ce la puoi fare tranquillamente, ma tutto dipenderà dalla tua costanza nello studio- lo rassicuro
- Ma è ottimo! E se ho difficoltà, mi hai promesso una mano, no?- mi dice sfoderando un sorriso tenerissimo capace di sciogliere qualsiasi cuore come burro sul fuoco.
Come resistere a quegli occhi grandi e profondi che ti chiedono aiuto per studiare?
Persa nella conversazione con Goku, dimentico per un attimo il motivo principale per cui siamo in piedi come due allocchi fuori la porta chiusa della biblioteca, al cui interno non si sente volare una mosca. Invio un messaggio a Crilin per chiedergli di uscire, in modo da evitare di disturbare chi come lui sta studiando e lui ci raggiunge dopo qualche minuto, in compagnia di una ragazza. Lei la conosco a malapena, ma seguivamo molti corsi insieme e ci siamo viste alla maggior parte delle sessioni d’ esame.
La sua espressione cambia quando nota Goku, lo stesso fa Crilin. Goku, intanto, sbircia all’interno della biblioteca, sfruttando la fenditura che il mio amico ha lasciato aperta prima di uscire.
- Ciao Crilin, ti ho portato gli appunti, scusami se ti ho fatto aspettare- esordisco, tirando fuori i fogli dalla borsa.
- Non preoccuparti- mi rassicura il pelato, senza degnarmi di uno sguardo, perché troppo preso ad osservare Goku, il quale si presenta per primo, dopo aver perso completamente interesse per quella stanza piena di libri al di là di quella porta semiaperta.
- Molto piacere, io sono Goku-
- Che maleducata, non vi ho neanche presentati- il mio sguardo saetta da quello alto a quello bassino che si stringono amichevolmente la mano. È una scena esilarante.
- Crilin, piacere mio-
La ragazza che fino a quel momento se n’era rimasta in disparte, seguendo attenta tutti i convenevoli, decide di intromettersi per presentarsi, spostando quasi Crilin in malo modo.
- Ciao, io sono Chichi, piacere, sei nuovo?- chiede subito a Goku, inondandolo di domande.
Goku è imbarazzato, più di come lo fosse con me poco fa, poi le porge la mano e lei sembra illuminarsi.
- Caspita, che bella presa!- commenta Chichi meravigliata, quasi da far sentire me e Crilin di troppo e, lo sguardo complice che mi lancia il mio amico d’infanzia, mi fa capire tutto: lui voleva fare colpo su Chichi con la scusa dello studio. Poverino, mi sa che gli è andata male anche per oggi.
- La vostra biblioteca è grande il triplo, forse il quadruplo di quella della mia vecchia facoltà- commenta, facendo un cenno del capo alla stanza di fronte a noi.
- Ti piace? Vengo sempre qui a studiare, non so perché, ma il meraviglioso silenzio che c’è qui non lo trovi da nessun altra parte- risponde lei con fare civettuolo.
Grazie tante, è un luogo pensato apposta per lo studio, che scoperta. L’atteggiamento della ragazza inizia ad infastidirmi per non so quale oscuro motivo.
- Goku è appena arrivato dall’Hokkaido e deve mettersi in pari con gli esami per laurearsi entro l’anno, sicuramente questo non è il posto giusto in cui studiare, visto che ha bisogno di essere seguito e potremmo disturbare gli altri studenti- metto al corrente i presenti.
Chichi mi guarda come se si fosse accorta che io esisto, parlo e sono un essere senziente solo in quel preciso istante.
- Come va?- le chiedo con un sorriso smagliante, ma tremendamente tirato, facendole capire quanto si sia comportata da villana negli ultimi cinque minuti.
Lo sguardo truce che mi rivolge lei, mascherato malissimo da un sorrisetto di sfida, mi manda ancora più in bestia.
Crilin, sapendo bene quanto possiamo essere pungenti noi ragazze, si affretta a togliere le castagne dal fuoco.
- Complimenti, prendi anabolizzanti?- chiede a Goku, spostando nuovamente l’attenzione sul nuovo arrivato, mentre io vorrei scomparire dalla vergogna. Quella del mio amico è stata davvero una domanda inappropriata, che ha ammutolito i presenti. Per fortuna Goku sembra non essere un tipo permaloso e scoppia a ridere.
- No, sono contro certe cose, solo alimentazione corretta e tanto allenamento. Studio tre diverse discipline di lotta dall’età di quattro anni, forse è questo che ha permesso al mio corpo di svilupparsi così- dice fiero, mettendosi a braccia conserte.
- Ma non mi dire, anche io sono appassionata di arti marziali!- Chichi ha gli occhi a cuore, quasi mi fa venire la nausea.
- Tre diver… accidenti, voglio prendere lezioni da te! Ho provato con il karate, ma sono una schiappa, o forse non mi ci sono mai applicato abbastanza- commenta deluso il mio amico, grattandosi la nuca imbarazzato, mentre Goku dal canto suo, si illumina.
- Raccontavo a Maya qui, poco fa, che ho appena acquistato una palestra nei pressi della Capsule Corp, se vuoi puoi seguire qualche corso con me… aspetta…dovrei avere qui…- dice tastandosi le tasche della felpina leggera che indossa e poi dei pantaloni da tuta.
- Oh, eccoli-
Tira fuori dei biglietti da visita della palestra e ne porge uno a Crilin, Chichi glielo strappa praticamente dalle mani.
- E’ meraviglioso! Ho sempre desiderato perfezionare i miei stili di lotta per potermi difendere!- esordisce entusiasta
- Qui ormai, c’è da stare poco tranquilli anche se cammini da sola per strada e credo che una ragazza debba saper badare a sé stessa!- conclude in tono determinato, alzando il suo braccino esile a mo’ di braccio di ferro.
A Goku sembra interessare la sua vocina stridula e fastidiosa, tanto che non le stacca gli occhi di dosso, la cosa mi fa provare una sorta di delusione e non riesco neanche io a capire bene il perché.
- Ad ogni modo, sarò felice di allenare entrambi, se volete- commenta il moro
Crilin scruta un po’ il biglietto e poi sorride al suo nuovo amico.
- Grandioso, verrò senz’altro!- risponde contento
- Anch’io!- si accoda Chichi, col medesimo tono
- Ottimo! Chiaramente, i corsi partono da settembre, anche perché c’è parecchio da fare con l’apertura e tutto il resto- li informa Goku, contenendo anch’egli a stento il suo entusiasmo.
- Beh allora ragazzi miei, noi vi lasciamo studiare, avete così tanto da fare- dico vaga, poiché non sopporterei un altro sguardo languido di Chichi rivolto a Goku.
- In realtà, io stavo solo rivedendo degli articoli per la tesi- ribatte lei
- Sarai impegnatissima, ci vediamo presto, ciao ciao- mi trascino Goku in corridoio, senza neanche dare loro il tempo di replicare.
Mi avvio verso l’uscita della sede universitaria con passo svelto, mentre sento che Goku mi segue ancora, con un paio di falcate è nuovamente al mio fianco.
- Vedo che dai una mano a tutti con lo studio- esordisce interessato
- Mi è sempre piaciuto aiutare gli altri nello studio, probabilmente ho la sindrome della crocerossina- ammetto arrossendo leggermente
- Scommetto che ti laureerai col massimo dei voti- mi dice sicuro
- Ci spero, o almeno, ci proverò-
- I tuoi amici poi, sono molto simpatici- continua, drizzando le spalle e mettendo le mani in tasca
- Crilin è mio amico da tanto tempo, Chichi…- penso ad una frase carina da dire, per non mostrare la mia infinita e immotivata gelosia, ripensando al comportamento di lei poco fa.
- Non è che la conosco molto bene, ci vediamo ai corsi o agli esami, ma non siamo amiche- preciso, quasi marcando ogni parola.
Segue un breve silenzio, con il leggero terrore che Goku dicesse qualcosa tipo “E’ carina, per caso hai il suo numero?” oppure “Non mi importa che non siete amiche, io voglio conoscerla lo stesso!” ma niente del genere, fortunatamente, così riesco a tirare un sospiro di sollievo interiore.
Quando siamo fuori dall’edificio, Goku ancora una volta mi mette in difficoltà.
- Urca, quanto fa caldo qui!-
Cerco di trattenere una risatina, poiché quel suo intercalare lo trovo così buffo e poi mi giro verso di lui, ma le parole mi si strozzano tutte in gola quando lo vedo sfilarsi la felpa che aveva indosso, lasciando soltanto una maglietta a mezza manica blu elettrico, aderente da morire sul suo corpo che sembra essere scolpito nel marmo, la luce del sole mette ancora più in mostra la sua figura. Alto il doppio di me, muscoli ovunque e un culo che...
“Smettila, Maya!” la mia coscienza mi ammonisce, mentre i miei occhi indugiano troppo sul fisico statuario del ragazzo.
- Ah, così va meglio- mormora soddisfatto
- Ti va un caffè? O magari...qualcosa di fresco...- chiedo boccheggiando, mentre sento le guance diventare di fuoco.
- Sarebbe magnifico, sto morendo di sete, dove si va?- chiede curioso
In realtà anche io avrei bisogno di qualcosa di fresco, per calmare i bollenti spiriti che si sono risvegliati alla visione di quella montagna di muscoli e non solo, i suoi occhi grandi e profondi, i lineamenti marcati, ma al contempo molto delicati mi mandano completamente fuori controllo.
Lo porto al solito bar dove io e Bulma, da sei anni ormai, prendiamo il caffè tutti i santi giorni.
Lui ordina un tè al limone e io una Schwepps all’arancia.
- Temperatura a parte, finora non è male stare qui- mi informa, dopo aver vuotato metà del suo bicchiere
- Ci farai l’abitudine al sole cocente- ironizzo
​- Preferisco il freddo della mia zona, ma devo ammettere che questo sole è davvero gradevole- dice chiudendo gli occhi e godendoselo e la mia attenzione viene di nuovo rapita dai suoi capelli. Quel briciolo di coraggio, o forse di pazzia che alberga da sempre nella mia mente riguardo il mio sogno, mi spinge ad entrare più nel personale con lui.
- Posso farti una domanda, Goku?- comincio e nel pronunciare il suo nome, chissà perché, mi vengono i brividi.
- Certo- risponde lui prontamente
- Ti sembrerà un po’ strana in realtà...- lo avviso, lui sembra interessato, tanto che si appoggia con le braccia sul tavolo, avvicinandosi con il viso più a me.
- E’ davvero la primissima volta che vieni qui?- chiedo per poi mordermi il labbro inferiore con tanta forza da sentire quasi il sapore del sangue, pentita di quel quesito tremendamente stupido.
Per un brevissimo istante lui sembra confuso, poi ritorna alla sua espressione normale e prende a grattarsi la fronte con un’espressione pensosa.
- Beh, sì… almeno per quanto ne so io- risponde, per poi lasciare un silenzio di sospensione tra noi, che mi costringe ad approfondire il concetto.
- Dunque, è materialmente impossibile che io ti abbia visto da bambino, per esempio, giusto?- continuo, con calma, pesando ogni singola parola di quella frase.
Lui, di tutta risposta, sgrana un po’ gli occhi, probabilmente messo in difficoltà dalla mia domanda così specifica.
- Credo di sì Maya, insomma è vero che ho un po’ la memoria corta per certe cose, ma sicuramente mi ricorderei di esserci già stato qui e di averti conosciuta- mi risponde con un sorrisetto.
Lì per lì non so come interpretare quell’ultima frase, perché troppo concentrata sul mio cuore che martella pesantemente nel mio petto.
- Immaginavo- rispondo dopo un lungo sospiro rassegnato
- Perché me lo chiedi?- domanda, cambiando espressione, assumendone una più curiosa e dolce.
- Semplice curiosità, lascia perdere…- lo rassicuro con un sorriso, agitando velocemente le mani davanti al volto. Svio il discorso, arresa.
Non mi sembra proprio il caso di dirgli “Hey, sai che sogno da ventun’anni a notti alterne di rincorrere un bambino che è praticamente la tua copia sputata?” fuggirebbe a gambe levate, chiamerebbe la polizia e mi farebbe rinchiudere in manicomio.
Quando i nostri drink sono ormai solo un ricordo, con il ghiaccio nel bicchiere trasformato in semplice acqua, il silenzio imbarazzante venutosi a creare mi costringe a fare l’unica cosa in grado di calmarmi: accendere una sigaretta.
- Dovresti smettere- mi redarguisce con un buffa smorfia
- Ci provo, ma sono parecchio stressata ultimamente-
- Dovresti fare sport, aiuta tanto a scaricare la tensione, te l’hanno mai detto?- continua alzando un sopracciglio e quella mi suona tanto come una frecciatina, che colgo al balzo.
- Non sono esattamente una sportiva, e poi non mi pare di averti detto di voler essere allenata da te, al contrario di Chichi- sorrido tagliente sbuffando del fumo proprio davanti al suo viso e lui, di tutta risposta scoppia a ridere.
La sua risata suona come la campane a festa per me, mi viene spontaneo ridere di rimando.
- Come ti è venuta poi, questa passione per le arti marziali?- chiedo poggiandomi con entrambe le braccia sul tavolino del bar.
- Diciamo che ce l’ho un po’ nel sangue. Mio padre, mio nonno, mio fratello maggiore, siamo tutti lottatori-
Io annuisco interessata, invitandolo a continuare.
- Mi alleno tutti i giorni, più volte al giorno, da quando ero bambino- mi informa fiero
- Si vede- stavolta non riesco a trattenermi
- E dimmi di te. Cosa ti piace fare? A parte studiare, ovviamente- ironizza sorridendo, gli sorrido anche io, profondamente in imbarazzo. Non vorrei mi prendesse per una di quelle secchione che non si godono la vita.
- Beh, mi piace cantare- rispondo con un fil di voce.
- Urca! Io sono stonatissimo! Dovrai farmi sentire qualche volta- risponde allargando il suo sorriso.
- Non si direbbe, ma sono una timidona, non mi esibisco facilmente in pubblico- lo informo
- Nah, te la faccio passare io l’ansia da palcoscenico, vedrai- mi risponde sicuro
- E comunque ora, a quanto pare, saremo vicini di casa, quindi potresti sentirmi cantare mentre sono sotto la doccia, è il massimo che posso offrirti- rispondo con una risatina
- Già, vero! Quasi dimenticavo che vivremo a pochi metri di distanza da oggi!- si illumina a quella prospettiva e la cosa mi fa sentire di colpo euforica.
- E’ fantastico! Così se tu mi darai una mano, mi laureerò in tempi record e papà mi lascerà la palestra senza problemi!- dice felice come un bambino.
Restiamo lì a chiacchierare per un altro po’, poi io mi accorgo che è praticamente quasi ora di pranzo e manco da casa da più di dodici ore.
- Facciamo il viaggio di ritorno insieme?- chiedo a Goku quando siamo ormai fuori dal dehor del bar, dove lui gentilmente si è offerto di pagare il drink ad entrambi.
- Penso farò un altro giretto qui intorno, ma… come faccio a tornare a casa dopo?- la sua ingenuità mi fa a stento trattenere una risata
- Com’è che ci sei arrivato stamattina?- chiedo curiosa
- Beccato. Mi ci hanno accompagnato, altrimenti mi sarei preso di sicuro, questa città è una metropoli in confronto a dove vivevo io, non ci sono abituato- risponde in imbarazzo grattandosi la nuca.
Così mostrandogli il cartellone delle fermate dei bus, gli spiego passo passo quali linee prendere per non sbagliare.
- Se ti fa piacere resto con te, così non potrai mai perderti- ritento.
La prospettiva di passare un altro po’ di tempo con lui mi rende troppo felice e al contempo irrequieta.
- Non voglio rubarti altro tempo, anzi volevo ringraziarti sei stata davvero gentilissima oggi- mi dice amichevole
- Spero di rivederti presto, non solo per studiare, certo- si affretta ad aggiungere e quella frase quasi mi mette ancora più in imbarazzo.
- Non conosco nessuno qui, è bello avere già degli amici- riprende, con tono sollevato
- Perché non ci scambiamo Whatsapp? Potremmo parlare lì, anche se vuoi chiedermi qualcosa riguardo lo studio, sono a tua disposizione- gli propongo, tirando fuori il cellulare dalla borsa.
- Non è che lo usi così tanto, ma credo che farò un’eccezione- mi confessa e io lo guardo con un sopracciglio alzato
- Sapevo che nella regione dell’Hokkaido la vita fosse più tranquilla, quasi rurale, ma non pensavo che l’uso degli smarthphone fosse ancora un tabù- lo prendo in giro e lui coglie l’ironia
- Più che altro finora non ne ho mai avuto bisogno, per le cose importanti intendo- mi informa
- Ma credo che vivere in una grande città comporti stare anche al passo con i tempi, quindi ecco- dice porgendomi il suo cellulare che, nonostante tutto, è comunque ultra moderno.
Una volta salvati i contatti l’una sul telefono dell’altro è poi giunto il momento dei saluti.
- Allora, ci vediamo-
Si inchina congedandosi e io faccio lo stesso, poi lo stesso sangre caliente di cui Elizabeth parlava ieri sera, mi spinge a fare un azzardo.
- Hey, io sono anche sudamericana come ti dicevo, quindi preferisco salutarti alla mia maniera-
Mi alzo sulle punte dei piedi e mi avvicino al suo viso, lui sembra irrigidirsi impercettibilmente tanto più mi avvicino, seguendo i miei movimenti con la coda dell’occhio.
- Prima di qua- mormoro dopo avergli scoccato un leggero bacio sulla guancia, tanto da avvertire solo il calore della sua pelle.
- E poi di qua- concludo, spostandomi sull’altra guancia e poi mi allontano, tornando con i piedi per terra, sotto tutti i punti di vista. Goku è diventato un po’ rosso.
- Bel modo di salutarsi- commenta, tremendamente in imbarazzo
- E’ un tipico saluto nostro… però ovviamente, lo si fa solo con le persone con cui si ha una certa confidenza- mi affretto a rassicurarlo. Non vorrei fargli credere che vado in giro a baciare sulla guancia gente a caso, considerando anche che sono cresciuta in una famiglia giapponese dove da sempre è consuetudine inchinarsi davanti a chi si conosce poco o si è appena conosciuti come noi.
- Ricevuto. Starò attento a non andare in giro a salutare tutti quelli che incontro così- commenta ironico e poi mi fa l’ok con il pollice.
- Ci vediamo, Goku- dico incamminandomi e voltandomi a metà per guardarlo ancora una volta.
- A presto, Maya-
E le nostre strade si separano poco lontane dal nostro campus universitario.
Non appena sono a distanza di sicurezza, prendo il cellulare e accendo la connessione, trovando un miliardo di messaggi vocali di Bulma.
Bulma: sto per dare i numeri! Ma dove cazzo sei e quando cazzo torni?
Sta dicendo le parolacce. Brutto segno.
Bulma: ti devo raccontare una marea di cazzo di cose, ma dove cazzo sei finita?
- Non avevamo detto che avresti aspettato che sarei tornata a casa per tediarmi sul tuo colpo di fulmine?-
chiedo prendendo la telefonata mentre sono sul bus di ritorno. Mi sembra tanto un déja-vu di questa mattina.
- Maya, io sono innamorata, lo capisci?- dice grave e quell’affermazione mi porta a roteare gli occhi
- Bulma, non puoi innamorarti così lampo di un tizio, lo capisci? Hai ventitré anni e devi valutare parecchie cose prima di dire di essere realmente innamorata- la redarguisco.
Sì, come sono brava a dar consigli quando ho passato le ultime tre ore a sbavare dietro ad un perfetto sconosciuto.
- Tu non capisci, Vegeta è la perfezione!- urla stridula, costringendomi quasi ad allontanare il cellulare dall’orecchio.
- Sono sotto casa, apri il cancello, anche se vista la piega che sta per prendere il nostro pranzo, preferirei mangiare fuori- mormoro scocciata
- Sei proprio una stronza- dice mettendo giù.
E, proprio come avevo immaginato, mentre sono lì a girare e rigirare distrattamente le bacchette attorno agli spaghetti di soia con le verdure a vapore, Bulma ha attaccato con il romanticismo tipicamente adolescenziale di quando incontra uno figo.
- Maya, penso di aver trovato l’uomo dei sogni e non scherzo- comincia, versandosi la salsa di soia sulla sua montagna di spaghetti
- E’ così forte, anche un po’ rozzo, antipatico sotto certi aspetti, ma assolutamente elegante e figo. E’ lui, ho deciso, è quello giusto.-
- Beh, di certo non è esattamente il ritratto del “ragazzo perfetto” se è rozzo e antipatico- le faccio notare pungente
Bulma sta iniziando a vaneggiare, sembra di sentirla quando parlava del suo cantante preferito a quattordici anni, ma lei sembra non ascoltare minimamente i miei commenti.
- E poi così abbronzato, oh Maya, a raccontartelo così non gli renderei giustizia, devi vederlo con i tuoi stessi occhi e poi sarai d’accordo con me- continua euforica, dopo aver ingoiato un grosso boccone di spaghetti. Sta talmente su di giri che si sta ingozzando come mai prima d’ora.
- Però ti avverto, non si tocca, è mio e l’ho visto prima io- mi minaccia puntandomi l’indice proprio sotto il naso
- Tranquilla sorellina, il tuo bel Vegeta non corre alcun rischio con me- la rassicuro
Io ho già messo gli occhi già su qualcun altro di davvero speciale...
- Comunque le nostre serate da zitelle in cerca di cazzo sono ufficialmente finite! C’è pesce fresco in piazza, mia cara sorella!- urla esultante Bulma alzandosi da tavola. Io la guardo incredula sbattendo più volte le palpebre. È ufficialmente andata fuori di testa, o sta ancora smaltendo la sbornia di ieri sera, non c’è altra spiegazione.
- Se lo dici tu...- le dico con un’alzata di spalle
- A proposito di pesce fresco, devo presentarti Radish e Goku, ti piaceranno- mi dice trionfante e al sol sentir pronunciare quel nome, una fitta allo stomaco mi fa bloccare il cibo nell’esofago, così decido di vuotare il sacco.
- Già, parlando di Goku, credo di aver provveduto da sola- lei mi guarda con un sopracciglio alzato in cerca di risposte
- Oggi l’ho incontrato al campus, è incredibile quanto il mondo sia piccolo- commento abbandonandomi contro lo schienale della sedia
Bulma si da un leggero colpo con il palmo della mano sulla fronte
- Caspita, mi aveva accennato qualcosa sul fare un giro in facoltà questa mattina, ma capirai ero talmente presa a sorseggiare vino bianco con Vegeta, che deve essermi sfuggito completamente dalla mente- cerca di scusarsi a suo modo
- Fa niente, è stato un incontro molto singolare in verità- la stuzzico
- A cosa ti riferisci?- chiede curiosa
- Beh… hai presente il mio sogno?- le dico per poi restarmene volutamente in silenzio, mentre lei alza lentamente gli occhi dal piatto, restando con gli spaghetti a mezz’aria, completamente impreparata a quello che sto per dirle.
Non so se ne avrò il coraggio...

   
 
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