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Autore: douce hope    05/06/2022    1 recensioni
Quando sei Cupido è facile credere che l'amore possa nascere tra chiunque.
Di certo ne è convinta Amanda, il cui diletto è aiutare i suoi compagni di scuola a conquistare il cuore della persona amata.
Ma quando al suo cospetto si presente Michele, taciturno, altezzoso e imperturbabile, Amanda capirà che le frecce nel suo arco non sono sempre così facili da scoccare, soprattutto se il bersaglio è la ragazza più bella della scuola.
Tra amici problematici, figuracce continue e sentimenti irrazionali, Amanda comprenderà che l'amore non è semplice come credeva e che quando Cupido scocca la sua freccia, non hai più via di scampo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Il fischio dell'arbitro mi fa saltare dalla seggiola degli spalti mentre Vittoria al mio fianco ridacchia divertita dalla mia reazione.

Io odio il calcio.

Cerco di ricordarmi il motivo per il quale sto passando il venerdì pomeriggio a guardare dei ragazzi in calzoncini rincorrere una palla gialla avanti e indietro sudando come non mai e urlandosi contro parole non certo riportabili qui e ora, dato che preferirei mille volte essere a casa a leggere un libro visto le nuvole grigie che fanno presumere un bel temporale, ma i miei doveri di cupido mi costringono a congelarmi il sedere su questa sedia di plastica assolutamente scomoda.

Mi sporgo dunque a guardare l'ingresso del campo da calcio, per verificare di aver almeno dato senso al mio pomeriggio, ma di lei non c'è traccia.

E manca solo un quarto d'ora alla fine della partita.

«Stai tranquilla, verrà» cerca di calmarmi Vittoria intuendo i miei pensieri.

Alla fine avevo accettato, seppur molto riluttante, il cosiddetto piano di Vic, perché anche se Michele aveva deciso di venire in gita, e non riuscivo ancora a spiegarmene il perché, era pur vero che non si erano mai davvero parlati oltre un insignificante saluto di circostanza quella sera al Barracuda, e ritenevo fosse una buona idea rompere il ghiaccio in questo modo.

Vittoria aveva chiesto a Rebecca di venire a vedere la partita con noi insieme alla sua amica Teresa, e lei aveva accettato entusiasta all'idea di vedere Alessandro sudato e puzzolente come un montone.

Sinceramente non ci vedo tutta questa meraviglia, non siamo mica nei film dove i ragazzi si versano le bottigliette d'acqua addosso per apparire belli e muscolosi  (anche perché fa un freddo cane e sarebbe molto stupido) ma a quanto pare a molte non interessa.

Quando sono arrivata infatti non ho potuto fare a meno di notare quante ragazze sono presenti, quando pensavo che saremmo state le uniche.

A quanto pare mi sbagliavo.

C'è un gruppetto di loro in particolare, proprio alle mie spalle e sicuramente della mia scuola dato i visi familiari, che non ha smesso di urlare versi di apprezzamento e incitazione ai miei compagni di scuola soprattutto, e che sorpresa, ad Alessandro.

E a Michele.

Ma sto cercando di evitare la sua figura quindi facciamo finta che non esista.

«Sei sicura?» chiedo a Vittoria stringendomi nel piumino in cerca di calore.

Mi volto a guardarla e vedo che sta fissando intensamente lo schermo del cellulare.

«Mi ha mandato un messaggio cinque minuti fa per dirmi che sta arrivando» mi conferma, ma la sua voce sembra quasi assente come se stesse pensando ad altro.

Mi avvicino e sbirciando oltre la sua spalla noto che sta guardando la chat con Marco senza però scrivere nulla.

«Tutto bene?» Le chiedo.

Nel frattempo la partita continua indisturbata e così le ragazze dietro di noi che mi stanno facendo venire il mal di testa.

Devo resistere solo un altro quarto d'ora.

Ce la puoi fare Amanda, non perdere la pazienza.

«Mh-mh» mugugna continuando a fissare lo schermo come se dovesse spuntare qualcosa da un momento all'altro.

«Vic, ci conosciamo da quando avevamo ancora i denti da latte, possiamo evitare la parte in cui insisto per estorcerti cosa succede?»

Con un sospiro blocca finalmente il cellulare e lo ripone nella tasca dei jeans.

Poi si volta nella mia direzione con uno sguardo incerto, come se non fosse nemmeno lei sicura di come spiegarsi.

«Marco non risponde ai miei messaggi»

«Avete litigato?» ipotizzo.

Mi sembra molto strano però, me lo avrebbe sicuramente raccontato e poi loro non litigano mai, o almeno mai per cose serie da arrivare ad evitare messaggi e chiamate.

«No» risponde infatti.

«E allora perché sei preoccupata?»

«Perché non abbiamo litigato e non mi risponde da ieri»

«Credi che gli sia successo qualcosa?» Mi preoccupo di conseguenza.

Marco è sempre stata una persona molto attenta e ricca di attenzioni, per questo posso capire perché Vic sia così stranita.

«No, si è connesso più volte. Credo che ce l'abbia con me»  

Vedo i suoi occhi rabbuiarsi e non mi piace per nulla.

So che tutte le coppie litigano, ma Marco non è il tipo che arriva ad ignorarti pur di non parlarti.

E non è nemmeno il tipo che si arrabbia silenziosamente, anzi cerca sempre di mediare qualsiasi tipo di contrasto.

«Sabato scorso non siete andati al concerto di Jovanotti?»

Quei biglietti Vittoria li aveva comprati con mesi di paghette messe da parte, e credo sia stato il gesto più romantico che si sia concessa.

Non mi ha raccontato per filo e per segno la serata, ma avevo dato per scontato che fosse andata bene e che si fossero divertiti, invece nemmeno una settimana dopo scopro che c'è qualcosa che non va.

E ripeto, non mi piace per nulla.

«Sì» 

«E..?»

Sospira per poi stringersi nelle spalle. Non so spiegare perché, ma ho l'impressione che stia facendo strani pensieri già da un pò.

«Siamo stati bene» dice soltanto

Siamo stati bene.

Manca tutta l'euforia della sorpresa pensata con tanta cura, la magia del concerto del cantante della loro canzone, lo sguardo sognante negli occhi.

«Ma?» Chiedo intuendo che c'è dell'altro.

Nel frattempo sento i giocatori urlare come dei matti, manca poco alla fine della partita e sono tutti carichi al massimo dato il pareggio fra le due squadre.

Non vedo l'ora che finisca questo supplizio.

«So che sembra assurdo ma...quando gli ho dato i biglietti sembrava quasi deluso. E quella sera, dato che i miei genitori non c'erano è rimasto a dormire da me, ma non mi ha nemmeno sfiorata» chiude gli occhi come se questa fosse la cosa che la facesse sentire peggio fra tutte.

«Nel senso...»

«Nell'unico senso Amy» si schiarisce la voce, «non mi importa del sesso, e nemmeno del piacere. Mi importa che l'abbia sentito distante come non mi era mai successo in quasi due anni di relazione»

Le sue parole mi colpiscono dritto al cuore e non posso far altro che restare in silenzio per un momento.

Non ho mai provato sulla mia pelle la sensazione di un tocco altrui, non ho mai capito davvero l'esigenza di trasmettere amore anche in modo fisico.

Certo a volte me lo sono chiesta, ma non ho mai saputo darmi davvero una risposta.

Non lo sai finché non lo provi.

Il sesso fa tanta paura, ma alla fine è una cosa  bella, no? E se manca in una coppia, davvero significa che non c'è più un sentimento?

Non lo so e forse non voglio nemmeno davvero avere questa consapevolezza.

Essere Cupido per me è sempre stato facile, i sentimenti sono una cosa così complessa ma alla fine anche estremamente semplice.

L'amore non l'ho mai provato, ma l'ho sempre visto.

Ma il sesso?

Quello non l'ho mai sperimentato, e forse il contatto con i ragazzi è proprio la mia più grande mancanza da Cupido.

Ecco perché non riesco davvero a trovare le parole per dare anche un semplice consiglio alla mia migliore amica.

«Credo che tu debba solo essere sincera con lui»

Emette una piccola risatina contrariata.

«E cosa dovrei dirgli?» Si ferma per un secondo prima di ricominciare a parlare, «Amanda... è già un miracolo che un ragazzo come lui stia con una come me»

«Non dire mai più una cosa del genere Vittoria» il mio tono si indurisce senza che possa controllarlo.

Mai avevo sentito una frase così priva di amor proprio da parte sua, e non potevo accettare che la causa fosse Marco, il ragazzo che la faceva sentire non solo bella ma anche speciale in ogni momento, come mi aveva sempre detto.

«Amy, io non sono insostituibile per lui» continua con un'altra frase di puro masochismo.

Mi avvicino maggiormente a lei e la costringo a guardarmi dritta negli occhi.

«Vic stiamo parlando di Marco, lo stesso ragazzo che è innamorato di te da quando avevi ancora una prima di reggiseno, lo stesso ragazzo che per conquistarti ti ha portato i garofani e la cioccolata presentandosi a casa tua senza nemmeno provare a inventare una scusa se non il puro e semplice fatto di essere pazzo di te. Lo stesso ragazzo che quando l'anno scorso ti slogasti la caviglia ti scrisse "ti amo" sul gesso perché avevi detto che non ti sentivi pronta a sentire quelle parole a voce alta e allora te le ha scritte perché sapeva che eri spaventata.»

Lei distoglie lo sguardo e vedo i suoi occhi farsi leggermente lucidi.

«Lo so, Amanda. Ma so anche che a questa età tutto è precario, che Marco è più grande di noi, che l'anno prossimo inizierà l'università mentre noi saremo ancora al liceo e ci vedremo sempre meno. E con la testa brillante che ha e il suo animo gentile, quanto credi che gli ci vorrà per trovare un'altra ragazza più intelligente e matura di me?»

«Vittoria adesso basta, stai esagerando credimi. Magari è solo un periodo difficile per lui, il sesso non significa sempre qualcosa, non devi dargli tutto questo peso»

Vittoria sospira stancamente, come se non riuscisse nemmeno lei a spiegarsi come vorrebbe.

«Ti ripeto non è solo questo, è già da un pò che lo sento strano. La settimana prossima andremo in gita e forse questi giorni distanti non ci faranno che bene»

Sto per replicare ma vengo bruscamente interrotta dal fischio dell'arbitro che mi trapassa il cranio e mi fa sobbalzare.

Immediatamente sposto lo sguardo sul campo e noto subito Alessandro urlare contro un ragazzo della squadra avversaria.

Non so cosa gli sta dicendo, ma non devono essere parole molto carine.

Con la mano sinistra si pulisce del terriccio finitogli sul braccio e dal cartellino giallo che l'arbitro tira fuori suppongo che abbia appena subito un fallo.

Sto cercando di capire meglio le dinamiche quando lui entra nel mio campo visivo.

E per quasi un'ora avevo fatto di tutto perché ciò non accadesse.

Lo vedo dirigersi verso Alessandro con quello sguardo sicuro che si porta sempre dietro, gli poggia poi una mano sulla spalla per tranquillizzarlo dunque lo porta via prima che la situazione degeneri.

Entrambi si allontanano verso fondo campo e vedo che iniziano a parlottare.

E io non riesco a distogliere lo sguardo.

«Mamma mia che visione che sono!» Sento dire a una delle ragazze alle mie spalle (che starà sicuramente guardando nella mia stessa direzione)  e un pensiero spaventoso mi attraversa la mente.

Ha proprio ragione.

Mi agito sulla sedia e distolgo lo sguardo immediatamente, arrossendo come un peperone maturo.

Sono una stupida. 

Una deficiente colossale con le guance così rosse che non mi sorprenderebbe se qualcuno pensasse che stia avendo un attacco allergico.

Oggi è successa una cosa strana. Mi sento particolarmente scombussolata perché per la prima volta ho visto Michele Costa con la divisa della squadra di calcio.

In teoria non dovrebbe essere un evento sconvolgente, si tratta solo di un capo d'abbigliamento, una maglietta e un pantaloncino che male possono fare?

Nessuno.

Il mio corpo però non la pensa così. 

Quando ho visto Michele in campo mentre si riscaldava non riuscivo a far altro che pensare a quanto fosse bello e attraente. E sono arrossita proprio come ora.

Non è che prima vivessi nel mondo delle favole, ho sempre saputo che fosse un bel ragazzo, e anche che attraesse su di sé sguardi languidi da molte ragazze, ma non mi era mai successo di guardarlo e pensarlo così.

Così insistentemente.

I miei occhi  ritornano su di lui  senza che possa impedirlo ed è come se si stesse spostando a rallentatore, vedo le sue mani prendere la bottiglietta d'acqua e avvicinarla alle labbra per bere, il movimento delle sue dita mentre si tira indietro i capelli scoprendo maggiormente i suoi occhi color prato, il suo sorriso rivolto ad Alessandro mentre continuano a parlare come se nulla fosse, come se dentro di me non fosse scoppiato un uragano di ormoni e pensieri sconnessi.

Amanda finiscila adesso! Sembri la protagonista scema di una commedia romantica qualsiasi.

Ma per quanto me lo ripeta non riesco a smettere, e mi fa sentire così strana.

Perché mi sta succedendo questo? 

Io non posso essere attratta da Michele. Non posso e non voglio.

Anche se è un ragazzo oggettivamente desiderabile non voglio che sia il mio oggetto del desiderio, non voglio neppure che un mio pensiero gli sia dedicato in quel senso.

Ed è per questo che ho cercato di evitarlo da quando siamo arrivate.

Il mio corpo però non ne vuole sapere di stare tranquillo, e ho paura che lui possa voltarsi e beccarmi a fissarlo come un cane che guarda la sua scorta di croccantini.

Cerco allora di pensare ad altro, ad esempio al film che ho visto ieri sera con Zac Efron.

Ecco lui sì che è bello e sexy. Altro che Michele Costa che tra l'altro è pure sudato e puzzolente in questo momento.

«Amanda!» Le dita di Vittoria scoccano davanti al mio viso e interrompono la mia fase di contemplazione.

Mi volto di scatto verso di lei che ha abbandonato per un secondo il suo sguardo triste per sostituirlo con uno incuriosito.

«A cosa stavi pensando?» Mi chiede infatti

«A nu-nulla» 

Il sopracciglio le si inarca segno che non mi crede per nulla.

«Qualsiasi cosa sia, accantonala. È arrivata Rebecca» fa cenno con la testa verso un punto alle mie spalle con uno sguardo che vale più di mille parole.

Sì, decisamente non se l'è bevuta.

Non mi resta che voltarmi e indossare il mio sorriso più finto mentre Rebecca ci raggiunge bella come sempre.

Ma come fa questa ragazza a non avere nemmeno un piccolo difetto?

Un brufolo, un pelo fuori posto, niente. Scommetto che non ha nemmeno le doppie punte perché avrà sicuramente i capelli lisci effetto seta naturali, altro che shampoo Pantene.

Indossa un semplice jeans e un maglioncino a righe con sopra un cappotto nero, sul viso non c'è un filo di trucco se non per un pò di mascara.

Nella sua semplicità è davvero bellissima.

Non mi sorprende che Michele sia pazzo di lei.

«Ciao ragazze!» Ci sorride per poi sedersi accanto a noi.

Vittoria decide saggiamente di spegnere definitivamente il cellulare, ma so che la sua testa sarà ancora da un'altra parte.

Dobbiamo necessariamente riprendere il discorso di prima perché non l'ho mai vista così abbattuta.

Cavolo, ma che succede ultimamente?

«Come va?» Chiede alla mora al mio fianco.

«Tutto bene, mi dispiace aver fatto tardi ma c'era tantissimo traffico» 

«Tranquilla, ti sei solo persa novanta minuti di noia mortale» le a rincuoro scherzando.

Ok, non poi così tanto.

«Non ti piace il calcio?» Mi chiede infatti.

«Non molto» mi sfugge senza pensarci troppo.

«E allora perché siete venute a vedere la partita?»

Mi gelo un attimo sulla sedia, e non di certo per il vento freddo che non vuole saperne di andare via.

Amanda sei proprio una deficiente.

Mi scambio un veloce sguardo con Vittoria che credo voglia buttarmi giù dalle gradinate per poi scrollare le spalle come se niente fosse.

«Ma sai, per dare sostegno ad Alessandro e al resto della classe. Alla fine non veniamo proprio a tutte le partite»  rispondo con una nonchalance che sorprende anche me.

Se prendessi lezioni di recitazione potrei anche prendere in considerazione l'idea di diventare un'attrice data la quantità di bugie che sto dicendo ultimamente.

A salvarmi poi da ulteriori domande è il fischio dell'arbitro che alleluia sancisce la fine di questa partita.

«Oddio hanno ottenuto il rigore!» grida Rebecca d'un tratto più eccitata di me quando vedo un buffet di dolci.

Poi registro le sue parole.

«Ma quindi non è finita la partita?» chiedo sconsolata.

Non uscirò più da questo stadio.

«No, l'arbitro ha fischiato calcio di rigore! Guarda, lo deve tirare Michele»

E improvvisamente mi ritrovo ad alzare lo sguardo e dirottarlo a fondo campo e vedere proprio lui che posa il pallone ai suoi piedi per poi fare qualche passo indietro.

Oddio che ansia.

La partita dovrebbe essere attualmente pari quindi questo rigore potrebbe cambiarne le sorti.

«VAI MICHELE!» urla Vittoria improvvisamente e così forte da attirare tutti gli sguardi dei presenti compreso quello del diretto interessato.

Che figura di merda.

Schiaffeggio nemmeno troppo gentilmente il braccio di Vic mentre continuo a guardare Michele che, non ci giurerei data la distanza, sembra stia facendo una piccola risatina.

«Ahia!» 

«Così impari a non sfracassarmi il timpano»

«Come se fosse questo il vero motivo»

«Che vorresti dire?» chiedo non capendo questa sua ultima affermazione.

Lei però decide di non rispondere e non mi resta far altro che guardare Michele tirare questo calcio.

E poi accade, mentre lo stadio diventa improvvisamente silenzioso e tutti lo fissano; Michele fa qualche passo indietro per poi prendere a correre e finalmente tirare.

Il pallone dritto in porta.

Non ho nemmeno il tempo di realizzare cosa sia successo che un boato si innalza alle mie spalle e mi ritrovo nell'abbraccio di Vittoria e Rebecca che, insieme a tutti, strillano e saltellano mentre io guardo Michele che a sua volta viene stritolato dai suoi compagni soprattutto da Alessandro.

Direi che la partita possa definirsi conclusa.
 

*****
 

Io, Vittoria e Rebecca stiamo aspettando che i ragazzi si facciano la doccia per poi andare tutti insieme a berci qualcosa, Laura invece dovrebbe essere qui a momenti. Verrà con noi giusto il tempo che serve a soddisfare Rebecca, dopodiché se ne andrà con Alessandro per le famose ripetizioni.

Al solo pensarci mi viene da ridere, me li immagino chiusi in una stanza a studiare con lei che inveisce e lui che sbuffa come un toro.

Quasi pagherei per vedere questa scena.

Poi, proprio come se l'avessi richiamata la vedo varcare il cancello del piccolo stadio e avvicinarsi a noi non troppo entusiasta.

Finalmente qualcuno che mi capisce.

Vittoria al contrario è quasi euforica per questa uscita; non so se sia perché stia cercando in tutti i modi di distrarsi o perché le diverte il piano Cupido.

Il che è strano, perché io che sono Cupido non sento scorrere nelle vene quell'ansia che invece mi sarei aspettata.

Forse sono più negativa di quanto pensassi, ma sarebbe anormale il contrario data la situazione in cui mi trovo: un terribile triangolo.

Laura intanto arriva al nostro fianco e ci saluta tutte con un mezzo sorriso.

«Non mi aspettavo venissi!» esclama Rebecca con un sorriso così luminoso che potrebbe illuminare anche New York.

In effetti lei non sa che Alessandro dovrà andarsene a fare ripetizioni con Laura a un certo punto.

«Già...a un'uscita non si dice mai di no infondo» mi regge il gioco lei, anche se il tono della sua voce rimanda la stesso entusiasmo che provo io quando devo fare il cambio di stagione.

«Vogliamo aspettare i ragazzi fuori?» propone Vittoria, e in risposta riceve tutti segni di consenso.

Mentre stiamo per varcare il cancello però, mi volto un attimo e noto Michele uscire dagli spogliatoi quindi decido di raggiungerlo, dato che non gli avevo nemmeno detto che saremmo venute.

Ok, è stata una mossa codarda la mia, ma l'ultima volta che l'avevo avvisato è andata a finire malissimo, magari l'effetto sorpresa avrà i suoi frutti.

«Vi raggiungo subito» sussurro all'orecchio di Vic indicandogli il punto alle mie spalle in cui si trova Michele.

Lei annuisce comprensiva e poi varcano finalmente il cancello.

Faccio un respiro profondo.

Amanda non essere agitata, non indossa più la divisa e non c'è motivo di provare imbarazzo.

Lo raggiungo a passi lenti mentre lui sta poggiato con le spalle al muro e smanetta con il cellulare. 

«Ciao» lo saluto e immediatamente attiro i suoi occhi su di me.

Stai calma. Non ha la divisa è vestito come sempre!

«Ciao!» mi saluta lui felice, fresco di vittoria.

E adesso che dico?

«Bella partita»

Ecco, posso vincere anche un premio per l'originalità.

Lui però sorride, «Grazie! Non mi aspettavo la vostra presenza»

«Si ehm...» inizio un po' in difficoltà «non ho avuto il tempo di avvisarti»

Come se per mandare un messaggio ci volessero più di due minuti, ma non ho scuse migliori.

La verità è che il piano di Vic mi sembrava alquanto ridicolo all'inizio, ma quando si è a corto di alternative bisogna provare tutto.

«Tranquilla, il vostro tifo poi è stato molto apprezzato» mi dice con un sorrisetto divertito facendomi arrossire.

Mi sta palesemente prendendo in giro.

Vittoria io ti uccido.

«Sei per caso arrossita?» continua lui, rimarcando la nostra ultima conversazione.

Ok, me lo merito.

«Non c'è niente di male nell'arrossire» gli rispondo come l'ultima volta.

I suoi occhi verdi si tingono di divertimento.

«Sentiti libera di arrossire quando vuoi con me» replica la stessa frase che gli dissi il giorno in cui abbiamo fatto quella passeggiata.

«Lo farò» 

Rimaniamo qualche altro secondo in silenzio poi Michele decide di romperlo.

«Comunque sono felice che siate venute»

«Sì beh, deve essere stato bello vedere Rebecca seduta lì a fare il tifo per te» 

Lui fa un piccolo cenno con la testa che non riesco a decifrare.

«È stato bello vedere tutte voi» dice soltanto.

E vorrei dire qualcosa ma non ci riesco.

E anche se avessi voluto l'uscita di Alessandro dagli spogliatoi mi impedisce ogni parola.

«Ciao piccoletta!» mi saluta anche lui entusiasta scompigliandomi la frangetta.

Lo fulmino con lo sguardo cercando di sistemarla, ma in testa però ho ancora l'ultima frase di Michele nella mente.

«Andiamo a festeggiare?» dice proprio lui.

«Certo! Giusto una mezz'ora che poi mi tocca fare ripetizioni con Satana» 

«Non parlare così di Laura, ti sta dando una mano» Lo rimprovero subito. 

Lui sbuffa in risposta, «E io in cambio parteciperò a quello stupido musical, direi che posso permettermi di chiamarla Satana»

Non vorrei, ma una risatina mi scappa.

«Se ti può consolare anche io sono stata costretta a partecipare anche se non so ancora cosa farò»

«Non vi invidio» è la ragionevole affermazione di Michele.

«No amico, devi partecipare anche tu! Non puoi lasciarmi in mezzo a delle pazze»

«Ehi!» Gli riservo uno schiaffo sul braccio.

Menomale che sono la sua migliore amica.

«Non ci penso proprio Ale» È la risposta divertita del castano.

«Dai non posso affrontarlo da solo! Magari puoi dare una mano dietro le quinte insieme ad Amanda. Infondo lei non sa ballare ed è stonata come una campana, non credo le lasceranno fare altro»

«La vuoi smettere di insultarmi?» 

Per poco non gli schiaffeggio nuovamente il braccio se non fosse per Michele che interviene.

«Ci penserò» Dice soltanto.

E inconsciamente mi viene da pensare che sarebbe divertente avere anche lui in squadra.

Ma cosa mi succede oggi?

«Dai andiamo!» 

Alessandro cinge le nostre spalle ed insieme varchiamo l'uscita pronti a berci qualcosa tutti insieme.

Spero solo che questa volta vada tutto liscio.

   
 
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