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Autore: Tawariell    25/07/2022    1 recensioni
Luke Skywalker sta cercando di ricostruire l'ordine Jedi, dopo la caduta dell'impero. Ad aiutarlo l'amica Ahsoka Tano, la sorella gemella Leia e non solo. Nel mentre indaga sul misterioso ammiraglio Thrawn ma intanto il temibile moff Gideon ha deciso di vendicarsi dell'umiliazione subita, mandando la sua letale spia, Lissa Holne, a cercare di fermarlo.
Tuttavia l'incontro tra il bellissimo e timido jedi e la fascinosa e sfrontata agente avrà esiti assai imprevisti...
Ringrazio il mio caro amico Marco per avermi aiutato a scrivere alcune parti e la mia amica Krishel per avermi fatto da beta reader
Ricordarsi di leggere prima questa storia, poi Balance of the Force e poi My life with shy hero
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Han Solo, Luke Skywalker, Nuovo personaggio, Principessa Leia Organa, R2-D2
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 11
 
Una settimana dopo
 
Luke e Lissa stavano dormendo, senza nulla addosso, nel grande appartamento di lui. Era l’alba e di solito erano svegli a quell’ora, solo che avevano passato l’ennesima notte infuocata ed erano sfiniti.
Per fortuna nessuno sembrava essersi accorto della loro relazione, soprattutto i fastidiosi paparazzi della holonet.
Luke aveva imparato bene come seminarli e così anche la ragazza.
Non erano, tuttavia, sicuri che Leia e Han fossero totalmente all’oscuro.
Proprio quella mattina la principessa aveva deciso di andare a controllare come stesse il fratello e con i sensi acuiti che aveva, si accorse subito che non fosse solo.
In punta di piedi entrò nella stanza e vedendo Luke dormire così sereno, anche se era in compagnia di quella, un moto di tenerezza le invase l’anima.
“Va bene fratellino. Se lei ti rende felice, io sono felice per te. Del resto non è che Han fosse proprio sto gentiluomo e tu lo hai accettato senza riserve.” mormorò a voce bassa.
Fece per andarsene quando si accorse di qualcosa.
Girò la testa lentamente e vide una figura luminescente familiare, che sorrideva  felice.
Leia non poté fare a meno di sorridere anche lei e la figura si voltò.
I due, per la prima volta, si scambiarono un sorriso e poi la ragazza se ne andò in salone mentre la figura scompariva.
Un’ora più tardi Lissa, prendendo una parte del lenzuolo, raggiunse il bagno mentre Luke cercava di svegliarsi, ancora mezzo addormentato.
Si girò alla ricerca di una maglietta quando si accorse, con sommo raccapriccio, di percepire una presenza familiare.
“Potresti almeno aspettare che mi vesta!”
“Scusa..” disse suo padre girandosi.
In fretta e furia il ragazzo si mise una maglietta e dei pantaloni.
“Va bene, sono presentabile. Puoi girarti.” disse con voce seccata.
“Scusa ancora.”
Il ragazzo sospirò quando il padre lo raggiunse.
Sapeva che prima o poi sarebbe successo.
“Come stai?” domandò Anakin.
Luke chinò la testa.
“Meglio, grazie.” disse parlando a fatica.
“Posso abbracciare mio figlio?”
“No” disse con voce dura.
“Sapevo che l'avresti detto.”
“E allora cosa lo domandi a fare?”
“Sono preoccupato per te.”
“Ti metti a fare il padre premuroso, ora?”
“Sono in tremendo ritardo lo so.”
“Sì, di soli 20 anni… no scusa 28…”
Luke giocava con le lenzuola, cercando di non guardarlo negli occhi.
“So che sei giustamente arrabbiato con me.”
“Infatti. Anche se ti ho perdonato non possiamo certo comportarci come una normale famiglia. Non puoi chiedermi di cancellare quasi 30 anni, così.”
“Lo so. C’è una cosa che vorresti chiedermi?”
Luke non rispose subito. Chinò la testa pensando che avrebbe voluto tanto lanciargli addosso qualcosa, usando la Forza.
Ne aveva una voglia matta
Anakin sorrise tristemente, percependo quei pensieri:
“Fallo se ti fa sentire meglio.”
“Non cambierebbe niente. Nessuno potrebbe cancellare quello che è successo.”
Il padre annuì e gli disse:
“Avanti cosa vorresti chiedermi.”
“Sei sicuro? Potrei passare una settimana a farti domande.”
“Capisco anche questo.”
“Già.”
“Perché non mi guardi in faccia? Dovrei essere io a non avere il coraggio. Te ne ho fatte troppe.”
“Dai? Veramente?” fece salutandolo con la mano destra.
Anakin sorrise amaro.
“Sei proprio come tua madre. Solo lei riusciva a mettermi all’angolo come fai tu.”
“Buono a sapersi.” replicò decidendosi ad alzare la testa per guardarlo negli occhi. Erano come li ricordava. Pieni di amore per lui e sua sorella. E questo gli faceva ancora più male.
“Comunque parlavo seriamente prima. Sono preoccupato per te. Non hai ancora superato quello che ti hanno fatto, lo so.”
Luke fece un sospiro per provare a calmarsi ma alla fine sbottò:
“Quando eravamo su Bespin non ti importava come stessi. Mi lanciasti addosso qualsiasi cosa.”
Quella era una rasoiata tremenda, Anakin lo sapeva ed era più che meritata.
“Colpito e affondato ma continuo ad essere serio. Sono stato un disastro come essere umano e come padre e meriterei io le frustate che ti sei preso.”
“Non le merita nessuno.” rispose Luke in tono triste, cercando di non far vedere quanto quel discorso lo mettesse a disagio.
Anakin provò ad abbracciarlo ma il figlio lo respinse.
“Ho detto no. Non puoi venire qui e pensare che sia tutto risolto. No. Non funziona così.”
“Fammi quella domanda a cui tieni, allora.”
“Lo sai benissimo cosa voglio chiederti. Perché? Quando vado in giro non faccio altro che sentire quanto la gente ti volesse bene. Quanto fossi considerato un eroe da tutti. Credi che mi diverta? No perché so cosa ti è capitato dopo. Anche se non so il perché…”
“Potresti dire loro la verità.”
“Sai benissimo che non lo farei mai.”
Leia era rimasta fuori e stava ascoltando tutto. Non poteva certo dare torto al fratello.
“Dimmi perché per favore e magari forse troveremo il modo di comportarci in maniera quasi normale.”
“Hai ragione. Ma ti farà male.”
“Perché in effetti finora mi sono sempre divertito. Mio padre mi ha torturato e staccato una mano. Ah già aveva ucciso davanti a me quello che consideravo un maestro. Avevi anche torturato mia sorella e il mio migliore amico. Poi sono stato torturato di nuovo, stavolta da quel, trova tu un termine, dell’imperatore. E dulcis in fundo di recente mi hanno anche usato come prova fruste. Veramente mi sono divertito un sacco.”
Anakin chinò la  testa, ridendo amaro.
“Decisamente sei come tua madre. Anche lei era il mio angelo.”
“E basta con questa storia.”
“Io sono serio. Senza di te sarei rimasto il mostro che ero e non credo che basterebbe una vita intera per ringraziarti.”
Luke arrossì ma era ancora arrabbiato. Non poteva farci nulla.
“Allora perché?”
“Probabilmente perché sono un perfetto imbecille.”
“Questo lo avevamo già stabilito.”
Anakin scoppiò a ridere e così fece il figlio.
“Su, seriamente.”
“Poi potrò abbracciarti?”
Luke sorrise divertito:
“Forse.”
“E’ un ricatto.”
“Chissà.”
Anakin allargò il sorriso.
“Sì, sono stato un vero imbecille. Avremmo potuto essere davvero felici insieme noi quattro.”
Il figlio chiuse gli occhi di scatto.
“Ho amato tua madre Padmé come nessuno nella mia vita. Era il mio sole, la mia luce. Sapeva tirare fuori il meglio di me. Sempre. Anche quando tornavo dalla guerra e avevo visto qualche cosa di brutto. E successe tante volte. Lo sai quanto me cosa fa la guerra alle persone. E Obi-Wan era il migliore amico che potessi avere. Un fratello. Alla Holonet facevano sempre speciali su di noi, dicevano che niente ci avrebbe separati. Lo pensavo anche io allora…” iniziò Anakin.
Luke iniziò a piangere in silenzio.
“Non avevo capito che Palpatine era un mostro. Che mi stava usando e plagiando contro le persone che amavo. Potrei dirti che il consiglio jedi era stato mille volte ingiusto con me ma avrei potuto andarmene. Fare come fece Ahsoka, che è stata la mia più cara amica insieme ad Obi-Wan. Avrei potuto lasciarli e vivere felice con tua madre, te e tua sorella.”
Il figlio riaprì gli occhi, mostrando quanto stesse soffrendo.
“La verità è che è solo colpa mia. Pensai assurdamente di poter usare il male per fare del bene. Solo e soltanto colpa mia. Di nessun altro. Quando tua madre mi disse che…” si fermò. Quella era la parte più difficile. Sapeva che stava per pugnalare al cuore suo figlio.
“Continua ti prego.” mormorò il ragazzo, non dandosi cura di mostrare che stesse piangendo.
“Quando tua madre, la mia adorata Padmé, mi disse che era incinta fu il giorno più felice della mia vita.” disse guardandolo fisso negli occhi, “Sapevo che saremmo stati cacciati, io dall’ordine e lei dal senato ma a nessuno dei due importava. Eravamo felici e basta. Del resto avevo pensato di lasciare l’ordine appena finita la guerra. Ne ero ancora convinto in quel periodo.”
Luke ormai piangeva calde lacrime ma non aveva il coraggio di avvicinarsi al padre. Non ancora.
“E poi?”
“E poi sono iniziati gli incubi. Ho iniziato a sognare che lei sarebbe morta durante il parto e quel che è peggio non sapevo cosa vi sarebbe potuto succedere. Chiesi aiuto in giro, senza entrare troppo nel dettaglio. E l’unica persona che mi ascoltò veramente…”
“Fu Palpatine, non è così?”
Anakin annuì.
“Fui un imbecille. Quando si svelò a me come signore dei sith, avrei dovuto portarlo subito dai jedi. Senza seguire le sue bugie. Mi disse che il lato oscuro avrebbe potuto salvare Padmé…”
Luke deglutì a vuoto.
“Temevo che lo avresti detto. Lo avevo sempre sospettato ma… volevo sentirtelo dire.”
“E invece il lato oscuro me la portò via, per sempre. Morì di dolore vedendomi diventare un mostro. Lei che aveva sempre creduto in me, si annientò, totalmente. Eppure ebbe la  forza, da quello che mi raccontò Obi-Wan, di mettervi al mondo, per salvarvi e tenervi al sicuro. Vi amava e vi ama sopra ogni cosa. Quando… quando le raccontai degli incubi, il suo unico pensiero era per voi. Non le importava nulla di se stessa. Solo per voi. Ecco perché dico che sei come lei. Anche tu fai così. Pensi sempre agli altri. Sei mille volte migliore di me.” concluse Anakin.
Il ragazzo chinò di nuovo il capo, riprendendo a piangere. Suo padre, senza chiedere nulla, provò ad avvicinarsi e stavolta Luke non fece resistenza, lasciandosi abbracciare.
“Ora ho capito che nessun potere, nessuna ricchezza vale il poter stare vicino a voi. Se potessi tornare indietro mi prenderei a bastonate da solo per aprire quello stupido cervello vuoto che avevo.” disse facendo ridere Luke. “Tu e tua sorella siete la cosa più bella della mia vita, insieme a tua madre. Vederti soffrire in quel modo mi ha fatto più male di qualsiasi cosa. Avrei voluto fermare i tuoi carnefici e non ho potuto. Vedere che ti frustavano in quel modo, divertendosi pure, è stato orribile. Avrei voluto almeno abbracciarti quando Han ti ha trovato e non ho potuto. Ha ragione tua sorella. E’ colpa mia. Solo colpa mia.”
Luke, per la prima volta in vita sua, abbracciò forte il padre
“Ho avuto una paura tremenda. Ho pensato che non sarebbe arrivato nessuno stavolta. Non come quando avevi fermato Palpatine.”
“Lo so.” disse Anakin accarezzandogli i capelli.
“Perché lo hai fermato quella volta?”
“La verità è che non volevo che nessuno ti facesse del male. Solo quello. Non mi importava nulla del resto.” rispose semplicemente Anakin.
Luke sorrise, profondamente toccato da quelle parole.
“Non posso certo chiederti di cambiare la tua natura testarda e generosa. Voglio solo chiederti di stare attento.”
“Ci proverò.” rispose il figlio sorridendo malinconicamente. Non aveva mai pensato di poter parlare così tanto con il padre.
“Lo so che hai incubi su quello che ti è successo. Non tenerti tutto dentro. Credimi, non è salutare. Io lo so bene.”
“D’accordo.”
“Ah sono carini anche i servizi della holonet che fanno su te e tua sorella. In effetti mio genero ha ragione: potresti davvero crearti un harem…”
“Lo sapevo che prima o poi lo avresti detto.” rise Luke.
“Quella ragazza…”
“Sì?”
“Spero sappia quanto è fortunata ad avere vicino una persona come te.” fece Anakin in tono finto minaccioso per poi aggiungere, accarezzandogli il viso mentre il figlio serrava le palpebre continuando a piangere, in silenzio: “Ma oso sperare di sì...Ho visto anche…”
“Cosa…”
“Che sembrava…”
“No non lo dire…” fece il ragazzo fingendosi arrabbiato.
“Molto soddisfatta…”
“Sei peggio di Han.” replicò Luke arrossendo.
Anakin tornò ad abbracciarlo forte, assaporando quel contatto, come poche cose nella sua vita. Il suo ragazzo stava bene ora ma sapeva che non era ancora del tutto a posto. E lui poteva fare molto poco per aiutarlo.
Luke lasciò che il padre lo stringesse.
Ne aveva un gran bisogno.
Non poteva negarlo.
Aveva atteso quell’abbraccio per quasi 30 anni.
Leia li stava osservando da diverso tempo ed era profondamente commossa.
Avrebbe voluto unirsi a loro ma capiva che non era ancora pronta.
Han si avvicinò, vedendo che la donna che amava era molto triste e l’abbracciò.
Anche lui aveva sentito.
“Vorrei andare lì però non riesco. Non ce la faccio.” disse a voce molto bassa.
“Lo so. Ha ragione Luke. Devi fare ciò che senti.”
“Dopotutto è un momento loro, non è giusto che mi metta di mezzo.”
“Sicuramente.”
La principessa lo scrutò, temendo ci fosse un doppio senso nelle risposte dell’uomo.
“Vuoi dirmi qualcosa Han?”
“Non lo so, altezza.”
“Tu lo detesti.”
“Sì ma almeno ha un bel senso dell’umorismo. Glielo concedo. Inoltre la pensiamo uguale su tuo fratello.” fece Han a voce molto bassa, per evitare di farsi sentire.
“In effetti.”
“Interessante sta cosa che quella Lissa fosse molto soddisfatta dopo aver fatto sesso con Luke. Potrei vendere la notizia alla holonet. Ci farei i miliardi.”
“Han provaci e ti strozzo.”
“Ricevuto, altezza.”
Leia lo baciò dolcemente sulle labbra e poi, stupendo anche se stessa, si avvicinò al padre e al fratello, ancora abbracciati.
Non sapeva cosa dire.
Così si sedette sul letto, scostò la mano del padre e si mise anche lei tra le sue braccia.
Appena Anakin se ne accorse, provò a dire qualcosa.
“Stai zitto.” disse Leia cosa che fece ridere tanto Luke quanto Anakin.
L’uomo non replicò, stringendo forte a sé i due gemelli.
Ora più che mai capiva che avrebbe realmente rinunciato a tutto per loro.
Li aveva ritrovati anche se non se lo meritava.
E sapeva che quell’istante sarebbe stato unico per molto molto tempo, così li strinse ancora più forte, baciando entrambi, ripetutamente, sui capelli.
I due ragazzi, a loro volta, si godettero quel momento, non chiedendo altro, sperando di poter avere finalmente un po’ di requie nel loro cuore ferito da troppi anni.
Sognavano che, prima o poi, avrebbero abbracciato così anche la loro madre.
 
   
 
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