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Autore: Andy Tsukimori    13/08/2022    1 recensioni
Un diciassettenne Satoru Gojo trova qualcosa di incredibile e decide di tenerselo per se fino a che, anni dopo, non gli viene assegnato il compito di insegnare alle matricole della scuola di stregoneria. Verrà alla luce il segreto di Satoru?
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fushiguro Megumi, Gojo Satoru, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Sfiorare la morte


Scusate il ritardo, ecco qui un Satoru Gojo appena diciottenne e la piccola Ayane a sei anni che fa i capricci e si fa portare! :P

 





Era sera, e le strade di Tokyo erano sferzate da un vento gelido. Ayane si strinse nel cappotto. Era molto arrabbiata con il suo maestro. Le aveva detto che non si stava impegnando a sufficienza e che di questo passo non sarebbe mai diventata la più forte.

 

Dopo averla rimproverata per bene, era partito per lavoro, lasciandola sola.

 

 

Era uscita a prendere una boccata d’aria.

 

 

Lei era una strega, una di quelle che, secondo il maestro, nascevano ogni cento anni. Eppure nell’ultimo periodo non aveva compiuto nulla di strabiliante e la cosa sembrava innervosire Gojo-sensei.

 

 

 

A partire dal suo decimo compleanno aveva iniziato il suo allenamento con Satoru Gojo, il più grande stregone vivente. Ne aveva compiuti da poco quindici e in quegli anni non si era mai tirata indietro, nemmeno nei giorni più duri.

 

Per lei egli non era solo un mentore, era il giovane uomo di cui si era perdutamente innamorata.

 

Lui era la sua famiglia, lo stregone che l’aveva salvata da una vita di orrori e cresciuta per dieci anni.

 

Per questo le sue parole erano in grado di farle così male. Non c’era nulla al mondo che le importasse più di Satoru Gojo.

 

 

 

Mentre passeggiava poteva vedere piccole creature soffermarsi, osservarla e seguirla. Ci era abituata. Non aveva mai avuto il coraggio di dirlo nemmeno al suo sensei, temeva che pensasse che qualcosa in lei fosse sbagliato.

 

 

Le maledizioni.

 

 

 

Così le chiamavano gli stregoni. Orripilanti esseri nati dalle emozioni negative degli umani. C’è n’erano per tutti i gusti. Alcune piccole e buffe, che causavano piccoli malanni e acciacchi. Altre temibili, inquietanti, terrificanti, che facevano stragi di persone.

 

 

 

Gli stregoni erano gli unici in grado di neutralizzarle, tramite esorcismo.

 

 

D’improvviso le maledizioni che la stavano seguendo cambiarono direzione, allontanandosi.

 

Ayane li scrutava sempre con la coda dell’occhio. Le era parso fossero intimoriti da qualcosa. Forse il maestro la stava raggiungendo? Quando Gojo-sensei era con lei, nessuna maledizione osava avvicinarsi, persino loro temevano quello stregone strabiliante.

 

 

Svoltò in una via e notò un uomo vestito in abiti tradizionali che sostava in mezzo alla strada.

Aveva dei tratti delicati, un bel giovane sarebbe venuto da dire, ma qualcosa non andava nel suo sguardo.

 

 

I suoi occhi erano neri come la pece, sclera compresa, mettevano i brividi.

 

 

La ragazza scattò sull’attenti. Era anche lui uno di loro. La sua energia malefica era altissima. Doveva essere una maledizione di livello speciale.

 

 

Portò la mano ad uno dei pugnali e si preparò all’attacco.

 

 

 

-Mia dolce sposa, finalmente ti ho trovata-

disse quello, con voce calda e suadente.

 

 

-Non c’è bisogno di usare quelle brusche maniere, permettimi di averti e non ti accadrà nulla- aggiunse, facendo scivolare lo sguardo sulle sue armi. Il tono era lo stesso, ma suonava come una minaccia.

 

 

 

Ayane sussultò, non aveva mai sentito una maledizione parlare così chiaramente, sguainò i suoi pugnali.

 

 

-Non sono la tua sposa- sibiló.

 

 

L’essere fu rapidissimo, in un batter di cigliò fu da lei e con un colpo fece volare a terra le sue armi.

 

 

 

Fu avvolta dalle spire di un enorme serpente che sembrava sbucar fuori dal suo kimono, gli si attorcigliò sulle gambe, la vita, le braccia e il collo.

 

Era immobilizzata.

 

 

La teneva ferma, con le braccia a mezz’aria, mentre la maledizione le prese il viso con le mani.

 

 

-Mi è sembrato di averti già detto che le maniere forti non erano necessarie, ma se è così che ti piace, perché farti questo torto- ghignò.

 

Poi fece l’impensabile, la prese per i capelli e le infilò la lingua in bocca.

 

 

Non aveva nessun odore e le sue labbra erano gelide.

 

Ayane si lasciò sfuggire un gemito di rammarico. Era disgustata, non si avevano notizie di maledizioni che avevano questo genere di comportamenti.

 

 

Una rabbia cieca la travolse. Non aveva mai baciato nessuno e di certo il suo primo bacio non avrebbe mai voluto che fosse con un dannatissimo spirito.

 

 

Ogni stregone aveva la sua tecnica, o la sua abilità innata, o entrambe. Esse venivano ereditate dalla famiglia di provenienza, era raro svilupparne completamente da zero. Ma nel suo caso, assieme al maestro, erano dovuti andare per tentativi. All’inizio si erano concentrati sul vuoto. Poiché quando era bambina era stata in grado di creare uno sterminato dominio incompleto, buio e totalmente vuoto.

 

Ma col passare degli allenamenti, nuove abilità erano affiorate. Era in grado di far fluttuare gli oggetti, sprigionare onde d’urto e dar loro forma, esse potevano essere sottili e taglienti o spesse e distruttive.

 

 

L’abilità preferita del maestro era però un’altra. Durante un combattimento particolarmente duro, Ayane si era sollevata in aria, aveva cominciato a risplendere circondata di piccoli globi lattescenti, brillavano come stelle, ciascuno di loro poi si era scagliato contro Gojo sensei, esplodendo.

 

 

 

Non doveva nemmeno chiedersi quale fosse l’abilità più adatta da usare.

 

Un’affilata onda d’urto tranciò di netto il corpo del serpente, liberandola dalla presa e ferendo la maledizione.

 

 

Balzò indietro, fluttuando prima di toccare terra con estrema grazia. Riafferrò i suoi pugnali e si mise sull’attenti.

 

 

L’uomo in abiti tradizionali sembrava piuttosto sorpreso.

 

-Sei anche uno stregone?- si fece sfuggire.

 

 

Ayane rimase di stucco.

 

Anche?

 

 

-Cosa intendi? Cos’altro sarei?- chiese, facendo del suo meglio per tenere alta la guardia.

 

 

Il mostro sorrise, mostrando dei denti affilatissimi.

 

-Nessuno te l’ha detto eh?- ghignò.

 

 

-Se getti i pugnali allora te lo dirò- disse maligno.

 

 

 

Lei istintivamente abbassò lo sguardo. Erano la sua prima linea di difesa, intrisi di energia maledetta, tagliavano più a fondo di qualsiasi lama normale. Ma lei era forte, non le importava separarsene.

 

 

Li buttò a terra, sfidandolo con lo sguardo.

 

 

 

-Sei una sposa. Un’umana dalla costituzione più unica che rara. Molti secoli fa ce ne erano di più come te. Sei in grado di avere gravidanze con gli spiriti più evoluti e complessi. I pochi di noi che sono di forma più avanzata vogliono che porti in grembo la loro progenie. Il resto delle maledizioni vuole mangiarti e assorbire la tua incredibile energia per evolversi-

 

 

 

Ayane ebbe un conato. Nel processare quelle informazioni non riuscì a trattenere la nausea.

 

 

Nonostante non avesse nessun tipo di esperienza in materia, era abbastanza grande da sapere cosa servisse per concepire un figlio. L’idea la travolse e cadde in ginocchio in preda ai conati.

 

 

-Che scortese da parte tua- mormorò la maledizione.

 

 

Balzò di nuovo in avanti e stavolta una miriade di serpenti più sottili ma molto lunghi la immobilizzarono. Era complesso tagliarli tutti con la sua tecnica.

 

 

La strinsero sempre di più, fino a che sentì la testa girare.

 

La maledizione dalle fattezze umane la raggiunse, i serpenti iniziarono a muoversi, sfilandole il cappotto mentre le impedivano ogni movimento non controllato.

 

 

Non vorrà mica..

 

Si domandò la ragazza, ora in preda a puro terrore. I serpenti la trascinarono verso il basso, spaccando il cemento e facendola sprofondare nel sottosuolo.

 

 

La maledizione umanoide li seguì in quella che sembrava una cisterna di raccolta d’acqua piovana.

 

 

Alcune delle serpi cominciarono a spogliarla.

 

 

Ayane era immobilizzata dalla paura. Un rivolo di sangue le aveva solcato il viso, doveva essersi ferita quando l’avevano trascinata giù.

 

 

Cercò di darsi un contegno. Doveva calmarsi ed analizzare la situazione con obiettivo distacco, senza cadere preda delle emozioni. Così le aveva insegnato Gojo, stava solo disperdendo energia maledetta.

 

 

 

I globi di luce esplosivi erano fuori questione, sarebbe morta assieme a quei maledetti serpenti. In quella condizione nemmeno modellare l’aria per sferzare dei colpi sarebbe servito a molto.

 

 

Doveva fargli abbassare la guardia.

 

 

-Farà male?- domandò, fingendo pudico timore.

 

La maledizione sorrise oscenamente.

 

 

-Farà malissimo- sibilò.

 

 

-Ma se starai buona sarò veloce- aggiunse.

 

 

Lei annuì. Sentiva già i serpenti allentare la presa. Aveva bisogno di un po’ più di spazio di manovra.

 

 

Il mostro le si avvicinò, cercando di sfilarle la felpa, passandole le mani gelide sulla schiena.

 

Avvicinò il suo volto, che da vicino aveva un nonsoché di rettile, a quello di lei.

 

Leccò le sue labbra con un’orribile lingua biforcuta.

 

Lei combattè con ogni fibra del suo corpo l’istinto di ritrarsi con disgusto. Lo lasciò fare, ignorando il terrore.

 

 

Le serviva solo un po’ più di spazio.

 

 

Lui credendo di averla sottomessa con un cenno della mano fece sparire alcuni dei serpenti che la tenevano stretta, per poterle togliere anche i jeans.

 

 

 

Gli occhi color giada prima serrati di lei, si riaprirono in un guizzo deciso.

 

 

Caricò al massimo un calcio, intriso di energia malefica, colpendolo in pieno stomaco.

 

 

La maledizione dalle fattezze umane volò per un po’ di metri, andando a sbattere alla parete in muratura della cisterna.

 

 

L’impatto generò un’ingente quantità di detriti e polvere.

 

Ayane ne approfittò, li sollevò tutti assieme, scagliandoli nel punto in cui era finito il mostro.

 

 

Era brava a far volare gli oggetti, ma meno a librarsi in volo. Ci voleva una gran concentrazione.

 

Si sollevò a fatica verso la voragine che avevano aperto quando era stata trascinata nelle viscere della terra.

 

 

 

Le parve di cadere, ma per miracolo si aggrappò al bordo del grosso buco che si era spero nel terreno e tese tutti i muscoli, sentendoli bruciare, per tirarsi su.

 

 

-Dannata strega!- lo senti ringhiare dal sottosuolo.

 

 

-Adesso sta’ pur certa che ti scopo e ti torturo, durerà giorni!- gridò furibondo.

 

 

 

Ayane non potè fare a meno di tremare dalla paura, correva a perdifiato per allontanarsi il più possibile da quel cratere nel suolo.

 

 

Gojo-sensei

 

 

Lo pensò in automatico. Una minuscola parte di lei sperava che sarebbe venuto a salvarla, come aveva fatto dieci anni prima. Ma il maestro era partito, dopo gli allenamenti si era detto molto deluso. In fretta e furia aveva dovuto lasciare Tokyo per questioni da adulti.

 

Stavolta era sola.

 

 

Il freddo era davvero insopportabile, lo sentiva sulla pelle, pungeva come migliaia di spilli acuminati. Aveva addosso solo la felpa e i jeans mezzi sbottonati. Non poteva certo fermarsi a riabbottonarli.

 

 

Mentre correva, rifletteva, cercava di mantenere il controllo.

 

 

Doveva stare pronta nel caso altro serpenti fossero sbucati fuori e tranciarli si netto prima che la immobilizzassero di nuovo.

 

 

 

Se lo ritrovò dinanzi all’improvviso. Il volto deturpato da un’espressione oscena e violenta.

 

 

La sua prontezza di riflessi la salvò dal finirgli addosso, senza neanche capire bene come, tutt’attorno a loro si ricreò lo spazio buio e vuoto di quando era piccola.

 

 

La maledizione prese a fluttuare, senza possibilità di avanzare. Mentre lei, lì dentro, poteva volare con grande velocità.

 

 

Fu allora che si decise. Doveva esorcizzarla.

 

 

Non aveva i pugnali, perciò convogliò tutta l’energia malefica che possedeva nel suo pugno destro e volò verso di lui al massimo della velocità.

 

Aprì la mano ad un passo da lui e lo trapassò da parte a parte, trovandosi il suo cuore pulsante in mano.

 

 

Quello sputò del sangue nero come la pece dalla bocca. Gli occhi neri, sbarrati come quelli di chi è prossimo alla fine. Una scena raccapricciante. Un leggero ghigno si dipinse sul suo volto provato e sofferente.

 

-Inversione- sussurrò.

 

 

Il cuore nerastro che le pulsava in mano, divenne rosso e sanguinolento.

 

 

Un dolore indescrivibile al petto la fece crollare a terra.

 

 

Un sapore metallico le prese la bocca.

 

 

Il cuore che aveva in mano era il suo. Come poteva ancora essere anche solo in grado di constatarlo?

 

 

 

Dal petto di lei fuoriusciva un liquido nero.

 

 

-Se non muori, avrai un pezzo di me sempre con te- sussurrò la maledizione.

 

 

 

Ayane crollò a terra, mentre la maledizione svanì in un fuoco fatuo.

 

 

Gojo sensei!

 

 

____________________

 

 

Satoru era rientrato in fretta e furia. Non poteva credere alle sue orecchie. Non era stato in grado di processare a pieno quello che un sottoposto gli aveva detto.

 

 

-Uhm, maestro Gojo, mi duole disturbarvi- aveva detto una voce tremante dall’altro capo del telefono.

 

 

-Alcuni stregoni erano andati ad occuparsi di una maledizione di livello speciale apparsa nel distretto di Adachi, hanno..- la voce aveva quasi paura a dirlo.

 

 

-Hanno trovato la signorina Ayane Kiseki a terra, con uno squarcio sul petto. Non sembra mostrare segni vitali. È stata portata all’accademia di stregoneria- concluse con timore reverenziale.

 

 

Satoru aveva semplicemente riagganciato.

 

 

Si disse che era colpa sua. Le aveva dato della buona a nulla e lei si era fatta ammazzare per provare la sua forza. Un macigno gli opprimeva il petto all’idea che la ragazza fosse morta.

 

 

 

Quando arrivò la trovò nell’obitorio, su un tavolo di metallo.

 

-Satoru..- disse una donna dalle occhiaie marcate, gli posò le mani sulla spalla e come a rispondere ad una muta domanda sussurrò.

 

 

-È ancora viva- .

 

 

 

Il prodigioso stregone dovette darsi un contegno. Non era da lui tradire emozioni in momenti del genere.

 

 

Ayane era nuda su un tavolo, un telo bianco le copriva le gambe. Tra i piccoli seni vi era uno squarcio nero, da cui si diramavano numerose venature violacee.

 

 

-Non ho ancora fatto rapporto, ma nella cavità toracica c’è un cuore non umano, non so come sia possibile, deve essere il cuore della maledizione che l’ha attaccata, ma non capisco come sia possibile che sia ancora lì visto che i corpi delle maledizioni pure, evaporano- la donna era davvero scioccata, guardava Gojo in cerca di risposte.

 

 

Satoru si avvicinò lentamente, doveva mantenere la calma. Anche lui non riusciva a capire come fosse possibile, era chiaramente una tecnica di inversione. Ma lei dovrebbe essere morta. Invece spasmi impercettibili squassavano il suo piccolo petto.

 

 

Giunsero entrambi alla conclusione che la maledizione che l’aveva attaccata fosse un utero maledetto sfuggito agli anziani. Non c’era altra spiegazione.

 

 

-Sopravvivrà?- chiese, la voce totalmente incolore.

 

 

 

La donna si portò una mano al mento.

 

 

-Beh c’è speranza se è sopravvissuta fino ad adesso, ma dovremmo consultare Utahime-San sul da farsi. Non credo che senza contromisure potrà vivere normalmente. È un miracolo che sia ancora qui con noi- constatò.

 

 

 

Ayane si svegliò da quello che sembrava un incubo tremendo. Una luce fredda le ferì gli occhi, cercò con fatica di far da schermo con le mani.

 

 

-Ayane!-

 

 

La voce più suadente del mondo accarezzò il suo nome.

 

 

-Sen-sei- sussurrò a malapena.

 

 

Una mano prese la sua. Era grande e forte, era la mano del maestro.

 

 

-Sei per caso impazzita?- ringhiò il giovane uomo.

 

 

-Andare in giro ad esorcizzare maledizioni fuori dalla tua portata, ti è dato di volta il cervello per caso?-

 

 

Ayane non sembrava seguire il suo discorso. Poi tutto le tornò alla mente, vivido e spaventoso. La maledizione dalle fattezze umane che aveva tentato di prenderla con la forza.

 

 

Un conato la travolse, costandole un’incredibile fatica.

 

 

Non poteva dire al maestro la verità. Lui credeva che era stata lei a cercare una maledizione da esorcizzare. Le stava bene così, passare per una sbruffona, piuttosto che ammettere che c’era qualcosa di profondamente sbagliato nella sua esistenza.

 

 

Il maestro le aveva insegnato che le maledizioni sono quanto c’è di più impuro, crudele e disgustoso al mondo. Informarlo del fatto che, per qualche assurda ragione, erano attratte dalla sua presenza gli avrebbe sicuramente fatto ribrezzo.

 

 

 

-Mi dispiace maestro, ho sottovalutato il pericolo, non era una maledizione come le altre- mentì.

 

 

Quello cambiò immediatamente espressione, prima concitato e preoccupato, ora la fissava con freddezza.

 

 

-Pensa a rimetterti, ne parleremo poi- asserì con distacco.

 

 

Quel tono non le piacque affatto. Era lo stesso che usava quando era arrabbiato con lei.

 

 

Faceva sempre così, invece di arrabbiarsi o sbraitare diventava di ghiaccio e la ignorava.

 

 

_______________

 

 

Erano passati due giorni dall’attacco della maledizione umanoide, l’avevano spostata in una stanza di degenza, lontana da occhi indiscreti. Indossava una lunga casacca di lino, in attesa che Utahime la visitasse.

 

 

Lei era una collega del maestro, proveniva dalla facoltà di Kyoto, dove insegnava. Aveva una grande esperienza nel curare le ferite provocate dalle maledizioni. Anche se il caso di Ayane era una rarità.

 

 

 

-Non fare domande- sospirò Satoru.

 

 

Lei sfiorò la ferita, si stava già rimarginando. Il cuore non era nemmeno più visibile.

 

 

-Bisogna esorcizzarla-

 

 

 

 

 

Era sera, e le strade di Tokyo erano sferzate da un vento gelido. Ayane si strinse nel cappotto. Era molto arrabbiata con il suo maestro. Le aveva detto che non si stava impegnando a sufficienza e che di questo passo non sarebbe mai diventata la più forte.

 

Dopo averla rimproverata per bene, era partito per lavoro, lasciandola sola.

 

 

Era uscita a prendere una boccata d’aria.

 

 

Lei era una strega, una di quelle che, secondo il maestro, nascevano ogni cento anni. Eppure nell’ultimo periodo non aveva compiuto nulla di strabiliante e la cosa sembrava innervosire Gojo-sensei.

 

 

 

A partire dal suo decimo compleanno aveva iniziato il suo allenamento con Satoru Gojo, il più grande stregone vivente. Ne aveva compiuti da poco quindici e in quegli anni non si era mai tirata indietro, nemmeno nei giorni più duri.

 

Per lei egli non era solo un mentore, era il giovane uomo di cui si era perdutamente innamorata.

 

Lui era la sua famiglia, lo stregone che l’aveva salvata da una vita di orrori e cresciuta per dieci anni.

 

Per questo le sue parole erano in grado di farle così male. Non c’era nulla al mondo che le importasse più di Satoru Gojo.

 

 

 

Mentre passeggiava poteva vedere piccole creature soffermarsi, osservarla e seguirla. Ci era abituata. Non aveva mai avuto il coraggio di dirlo nemmeno al suo sensei, temeva che pensasse che qualcosa in lei fosse sbagliato.

 

 

Le maledizioni.

 

 

 

Così le chiamavano gli stregoni. Orripilanti esseri nati dalle emozioni negative degli umani. C’è n’erano per tutti i gusti. Alcune piccole e buffe, che causavano piccoli malanni e acciacchi. Altre temibili, inquietanti, terrificanti, che facevano stragi di persone.

 

 

 

Gli stregoni erano gli unici in grado di neutralizzarle, tramite esorcismo.

 

 

D’improvviso le maledizioni che la stavano seguendo cambiarono direzione, allontanandosi.

 

Ayane li scrutava sempre con la coda dell’occhio. Le era parso fossero intimoriti da qualcosa. Forse il maestro la stava raggiungendo? Quando Gojo-sensei era con lei, nessuna maledizione osava avvicinarsi, persino loro temevano quello stregone strabiliante.

 

 

Svoltò in una via e notò un uomo vestito in abiti tradizionali che sostava in mezzo alla strada.

Aveva dei tratti delicati, un bel giovane sarebbe venuto da dire, ma qualcosa non andava nel suo sguardo.

 

 

I suoi occhi erano neri come la pece, sclera compresa, mettevano i brividi.

 

 

La ragazza scattò sull’attenti. Era anche lui uno di loro. La sua energia malefica era altissima. Doveva essere una maledizione di livello speciale.

 

 

Portò la mano ad uno dei pugnali e si preparò all’attacco.

 

 

 

-Mia dolce sposa, finalmente ti ho trovata-

disse quello, con voce calda e suadente.

 

 

-Non c’è bisogno di usare quelle brusche maniere, permettimi di averti e non ti accadrà nulla- aggiunse, facendo scivolare lo sguardo sulle sue armi. Il tono era lo stesso, ma suonava come una minaccia.

 

 

 

Ayane sussultò, non aveva mai sentito una maledizione parlare così chiaramente, sguainò i suoi pugnali.

 

 

-Non sono la tua sposa- sibiló.

 

 

L’essere fu rapidissimo, in un batter di cigliò fu da lei e con un colpo fece volare a terra le sue armi.

 

 

 

Fu avvolta dalle spire di un enorme serpente che sembrava sbucar fuori dal suo kimono, gli si attorcigliò sulle gambe, la vita, le braccia e il collo.

 

Era immobilizzata.

 

 

La teneva ferma, con le braccia a mezz’aria, mentre la maledizione le prese il viso con le mani.

 

 

-Mi è sembrato di averti già detto che le maniere forti non erano necessarie, ma se è così che ti piace, perché farti questo torto- ghignò.

 

Poi fece l’impensabile, la prese per i capelli e le infilò la lingua in bocca.

 

 

Non aveva nessun odore e le sue labbra erano gelide.

 

Ayane si lasciò sfuggire un gemito di rammarico. Era disgustata, non si avevano notizie di maledizioni che avevano questo genere di comportamenti.

 

 

Una rabbia cieca la travolse. Non aveva mai baciato nessuno e di certo il suo primo bacio non avrebbe mai voluto che fosse con un dannatissimo spirito.

 

 

Ogni stregone aveva la sua tecnica, o la sua abilità innata, o entrambe. Esse venivano ereditate dalla famiglia di provenienza, era raro svilupparne completamente da zero. Ma nel suo caso, assieme al maestro, erano dovuti andare per tentativi. All’inizio si erano concentrati sul vuoto. Poiché quando era bambina era stata in grado di creare uno sterminato dominio incompleto, buio e totalmente vuoto.

 

Ma col passare degli allenamenti, nuove abilità erano affiorate. Era in grado di far fluttuare gli oggetti, sprigionare onde d’urto e dar loro forma, esse potevano essere sottili e taglienti o spesse e distruttive.

 

 

L’abilità preferita del maestro era però un’altra. Durante un combattimento particolarmente duro, Ayane si era sollevata in aria, aveva cominciato a risplendere circondata di piccoli globi lattescenti, brillavano come stelle, ciascuno di loro poi si era scagliato contro Gojo sensei, esplodendo.

 

 

 

Non doveva nemmeno chiedersi quale fosse l’abilità più adatta da usare.

 

Un’affilata onda d’urto tranciò di netto il corpo del serpente, liberandola dalla presa e ferendo la maledizione.

 

 

Balzò indietro, fluttuando prima di toccare terra con estrema grazia. Riafferrò i suoi pugnali e si mise sull’attenti.

 

 

L’uomo in abiti tradizionali sembrava piuttosto sorpreso.

 

-Sei anche uno stregone?- si fece sfuggire.

 

 

Ayane rimase di stucco.

 

Anche?

 

 

-Cosa intendi? Cos’altro sarei?- chiese, facendo del suo meglio per tenere alta la guardia.

 

 

Il mostro sorrise, mostrando dei denti affilatissimi.

 

-Nessuno te l’ha detto eh?- ghignò.

 

 

-Se getti i pugnali allora te lo dirò- disse maligno.

 

 

 

Lei istintivamente abbassò lo sguardo. Erano la sua prima linea di difesa, intrisi di energia maledetta, tagliavano più a fondo di qualsiasi lama normale. Ma lei era forte, non le importava separarsene.

 

 

Li buttò a terra, sfidandolo con lo sguardo.

 

 

 

-Sei una sposa. Un’umana dalla costituzione più unica che rara. Molti secoli fa ce ne erano di più come te. Sei in grado di avere gravidanze con gli spiriti più evoluti e complessi. I pochi di noi che sono di forma più avanzata vogliono che porti in grembo la loro progenie. Il resto delle maledizioni vuole mangiarti e assorbire la tua incredibile energia per evolversi-

 

 

 

Ayane ebbe un conato. Nel processare quelle informazioni non riuscì a trattenere la nausea.

 

 

Nonostante non avesse nessun tipo di esperienza in materia, era abbastanza grande da sapere cosa servisse per concepire un figlio. L’idea la travolse e cadde in ginocchio in preda ai conati.

 

 

-Che scortese da parte tua- mormorò la maledizione.

 

 

Balzò di nuovo in avanti e stavolta una miriade di serpenti più sottili ma molto lunghi la immobilizzarono. Era complesso tagliarli tutti con la sua tecnica.

 

 

La strinsero sempre di più, fino a che sentì la testa girare.

 

La maledizione dalle fattezze umane la raggiunse, i serpenti iniziarono a muoversi, sfilandole il cappotto mentre le impedivano ogni movimento non controllato.

 

 

Non vorrà mica..

 

Si domandò la ragazza, ora in preda a puro terrore. I serpenti la trascinarono verso il basso, spaccando il cemento e facendola sprofondare nel sottosuolo.

 

 

La maledizione umanoide li seguì in quella che sembrava una cisterna di raccolta d’acqua piovana.

 

 

Alcune delle serpi cominciarono a spogliarla.

 

 

Ayane era immobilizzata dalla paura. Un rivolo di sangue le aveva solcato il viso, doveva essersi ferita quando l’avevano trascinata giù.

 

 

Cercò di darsi un contegno. Doveva calmarsi ed analizzare la situazione con obiettivo distacco, senza cadere preda delle emozioni. Così le aveva insegnato Gojo, stava solo disperdendo energia maledetta.

 

 

 

I globi di luce esplosivi erano fuori questione, sarebbe morta assieme a quei maledetti serpenti. In quella condizione nemmeno modellare l’aria per sferzare dei colpi sarebbe servito a molto.

 

 

Doveva fargli abbassare la guardia.

 

 

-Farà male?- domandò, fingendo pudico timore.

 

La maledizione sorrise oscenamente.

 

 

-Farà malissimo- sibilò.

 

 

-Ma se starai buona sarò veloce- aggiunse.

 

 

Lei annuì. Sentiva già i serpenti allentare la presa. Aveva bisogno di un po’ più di spazio di manovra.

 

 

Il mostro le si avvicinò, cercando di sfilarle la felpa, passandole le mani gelide sulla schiena.

 

Avvicinò il suo volto, che da vicino aveva un nonsoché di rettile, a quello di lei.

 

Leccò le sue labbra con un’orribile lingua biforcuta.

 

Lei combattè con ogni fibra del suo corpo l’istinto di ritrarsi con disgusto. Lo lasciò fare, ignorando il terrore.

 

 

Le serviva solo un po’ più di spazio.

 

 

Lui credendo di averla sottomessa con un cenno della mano fece sparire alcuni dei serpenti che la tenevano stretta, per poterle togliere anche i jeans.

 

 

 

Gli occhi color giada prima serrati di lei, si riaprirono in un guizzo deciso.

 

 

Caricò al massimo un calcio, intriso di energia malefica, colpendolo in pieno stomaco.

 

 

La maledizione dalle fattezze umane volò per un po’ di metri, andando a sbattere alla parete in muratura della cisterna.

 

 

L’impatto generò un’ingente quantità di detriti e polvere.

 

Ayane ne approfittò, li sollevò tutti assieme, scagliandoli nel punto in cui era finito il mostro.

 

 

Era brava a far volare gli oggetti, ma meno a librarsi in volo. Ci voleva una gran concentrazione.

 

Si sollevò a fatica verso la voragine che avevano aperto quando era stata trascinata nelle viscere della terra.

 

 

 

Le parve di cadere, ma per miracolo si aggrappò al bordo del grosso buco che si era spero nel terreno e tese tutti i muscoli, sentendoli bruciare, per tirarsi su.

 

 

-Dannata strega!- lo senti ringhiare dal sottosuolo.

 

 

-Adesso sta’ pur certa che ti scopo e ti torturo, durerà giorni!- gridò furibondo.

 

 

 

Ayane non potè fare a meno di tremare dalla paura, correva a perdifiato per allontanarsi il più possibile da quel cratere nel suolo.

 

 

Gojo-sensei

 

 

Lo pensò in automatico. Una minuscola parte di lei sperava che sarebbe venuto a salvarla, come aveva fatto dieci anni prima. Ma il maestro era partito, dopo gli allenamenti si era detto molto deluso. In fretta e furia aveva dovuto lasciare Tokyo per questioni da adulti.

 

Stavolta era sola.

 

 

Il freddo era davvero insopportabile, lo sentiva sulla pelle, pungeva come migliaia di spilli acuminati. Aveva addosso solo la felpa e i jeans mezzi sbottonati. Non poteva certo fermarsi a riabbottonarli.

 

 

Mentre correva, rifletteva, cercava di mantenere il controllo.

 

 

Doveva stare pronta nel caso altro serpenti fossero sbucati fuori e tranciarli si netto prima che la immobilizzassero di nuovo.

 

 

 

Se lo ritrovò dinanzi all’improvviso. Il volto deturpato da un’espressione oscena e violenta.

 

 

La sua prontezza di riflessi la salvò dal finirgli addosso, senza neanche capire bene come, tutt’attorno a loro si ricreò lo spazio buio e vuoto di quando era piccola.

 

 

La maledizione prese a fluttuare, senza possibilità di avanzare. Mentre lei, lì dentro, poteva volare con grande velocità.

 

 

Fu allora che si decise. Doveva esorcizzarla.

 

 

Non aveva i pugnali, perciò convogliò tutta l’energia malefica che possedeva nel suo pugno destro e volò verso di lui al massimo della velocità.

 

Aprì la mano ad un passo da lui e lo trapassò da parte a parte, trovandosi il suo cuore pulsante in mano.

 

 

Quello sputò del sangue nero come la pece dalla bocca. Gli occhi neri, sbarrati come quelli di chi è prossimo alla fine. Una scena raccapricciante. Un leggero ghigno si dipinse sul suo volto provato e sofferente.

 

-Inversione- sussurrò.

 

 

Il cuore nerastro che le pulsava in mano, divenne rosso e sanguinolento.

 

 

Un dolore indescrivibile al petto la fece crollare a terra.

 

 

Un sapore metallico le prese la bocca.

 

 

Il cuore che aveva in mano era il suo. Come poteva ancora essere anche solo in grado di constatarlo?

 

 

 

Dal petto di lei fuoriusciva un liquido nero.

 

 

-Se non muori, avrai un pezzo di me sempre con te- sussurrò la maledizione.

 

 

 

Ayane crollò a terra, mentre la maledizione svanì in un fuoco fatuo.

 

 

Gojo sensei!

 

 

____________________

 

 

Satoru era rientrato in fretta e furia. Non poteva credere alle sue orecchie. Non era stato in grado di processare a pieno quello che un sottoposto gli aveva detto.

 

 

-Uhm, maestro Gojo, mi duole disturbarvi- aveva detto una voce tremante dall’altro capo del telefono.

 

 

-Alcuni stregoni erano andati ad occuparsi di una maledizione di livello speciale apparsa nel distretto di Adachi, hanno..- la voce aveva quasi paura a dirlo.

 

 

-Hanno trovato la signorina Ayane Kiseki a terra, con uno squarcio sul petto. Non sembra mostrare segni vitali. È stata portata all’accademia di stregoneria- concluse con timore reverenziale.

 

 

Satoru aveva semplicemente riagganciato.

 

 

Si disse che era colpa sua. Le aveva dato della buona a nulla e lei si era fatta ammazzare per provare la sua forza. Un macigno gli opprimeva il petto all’idea che la ragazza fosse morta.

 

 

 

Quando arrivò la trovò nell’obitorio, su un tavolo di metallo.

 

-Satoru..- disse una donna dalle occhiaie marcate, gli posò le mani sulla spalla e come a rispondere ad una muta domanda sussurrò.

 

 

-È ancora viva- .

 

 

 

Il prodigioso stregone dovette darsi un contegno. Non era da lui tradire emozioni in momenti del genere.

 

 

Ayane era nuda su un tavolo, un telo bianco le copriva le gambe. Tra i piccoli seni vi era uno squarcio nero, da cui si diramavano numerose venature violacee.

 

 

-Non ho ancora fatto rapporto, ma nella cavità toracica c’è un cuore non umano, non so come sia possibile, deve essere il cuore della maledizione che l’ha attaccata, ma non capisco come sia possibile che sia ancora lì visto che i corpi delle maledizioni pure, evaporano- la donna era davvero scioccata, guardava Gojo in cerca di risposte.

 

 

Satoru si avvicinò lentamente, doveva mantenere la calma. Anche lui non riusciva a capire come fosse possibile, era chiaramente una tecnica di inversione. Ma lei dovrebbe essere morta. Invece spasmi impercettibili squassavano il suo piccolo petto.

 

 

Giunsero entrambi alla conclusione che la maledizione che l’aveva attaccata fosse un utero maledetto sfuggito agli anziani. Non c’era altra spiegazione.

 

 

-Sopravvivrà?- chiese, la voce totalmente incolore.

 

 

 

La donna si portò una mano al mento.

 

 

-Beh c’è speranza se è sopravvissuta fino ad adesso, ma dovremmo consultare Utahime-San sul da farsi. Non credo che senza contromisure potrà vivere normalmente. È un miracolo che sia ancora qui con noi- constatò.

 

 

 

Ayane si svegliò da quello che sembrava un incubo tremendo. Una luce fredda le ferì gli occhi, cercò con fatica di far da schermo con le mani.

 

 

-Ayane!-

 

 

La voce più suadente del mondo accarezzò il suo nome.

 

 

-Sen-sei- sussurrò a malapena.

 

 

Una mano prese la sua. Era grande e forte, era la mano del maestro.

 

 

-Sei per caso impazzita?- ringhiò il giovane uomo.

 

 

-Andare in giro ad esorcizzare maledizioni fuori dalla tua portata, ti è dato di volta il cervello per caso?-

 

 

Ayane non sembrava seguire il suo discorso. Poi tutto le tornò alla mente, vivido e spaventoso. La maledizione dalle fattezze umane che aveva tentato di prenderla con la forza.

 

 

Un conato la travolse, costandole un’incredibile fatica.

 

 

Non poteva dire al maestro la verità. Lui credeva che era stata lei a cercare una maledizione da esorcizzare. Le stava bene così, passare per una sbruffona, piuttosto che ammettere che c’era qualcosa di profondamente sbagliato nella sua esistenza.

 

 

Il maestro le aveva insegnato che le maledizioni sono quanto c’è di più impuro, crudele e disgustoso al mondo. Informarlo del fatto che, per qualche assurda ragione, erano attratte dalla sua presenza gli avrebbe sicuramente fatto ribrezzo.

 

 

 

-Mi dispiace maestro, ho sottovalutato il pericolo, non era una maledizione come le altre- mentì.

 

 

Quello cambiò immediatamente espressione, prima concitato e preoccupato, ora la fissava con freddezza.

 

 

-Pensa a rimetterti, ne parleremo poi- asserì con distacco.

 

 

Quel tono non le piacque affatto. Era lo stesso che usava quando era arrabbiato con lei.

 

 

Faceva sempre così, invece di arrabbiarsi o sbraitare diventava di ghiaccio e la ignorava.

 

 

_______________

 

 

Erano passati due giorni dall’attacco della maledizione umanoide, l’avevano spostata in una stanza di degenza, lontana da occhi indiscreti. Indossava una lunga casacca di lino, in attesa che Utahime la visitasse.

 

 

Lei era una collega del maestro, proveniva dalla facoltà di Kyoto, dove insegnava. Aveva una grande esperienza nel curare le ferite provocate dalle maledizioni. Anche se il caso di Ayane era una rarità.

 

 

 

-Non fare domande- sospirò Satoru.

 

 

Lei sfiorò la ferita, si stava già rimarginando. Il cuore non era nemmeno più visibile.

 

 

-Bisogna esorcizzarla-

 

 

 

 

 

   
 
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