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Autore: Il Demone Inesistente    18/08/2022    1 recensioni
[Hazbin Hotel]
[Helluva Boss]
Un destino infausto.
Senza ricordi, in questo inferno fluttuante, una giovane anima dannata si risveglia in un corpo che non è più il suo.
Il cielo qui è rosso, come il sangue che verserà. Ma in qualche modo, il rosso è anche il colore dell'amore.
Un qualcosa di prezioso che non muore mai. Neanche all'inferno.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Threesome, Violenza
Capitoli:
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“La pietà ti porterà solo ad una cosa. La morte”
“Preferisci cacciare o essere cacciato?”
“Un demone con il corpo come il tuo ha solo un obiettivo qui, e cioè uccidere”
“La tua sopravvivenza è la priorità”
“Se non sei tu oggi sarà in ogni caso qualcun’altro domani”
Tante sono le frasi che mi venivano dette per via della mia propensione a conservare l’etica umana. A volte erano frasi di persone preoccupate per me, ma altre volte erano delle vere e proprie frasi di scherno volte a screditare la mia presenza all’inferno.
Sta di fatto, che anche quando pensavo di avere fatto dei passi avanti, di aver accettato che l’unico modo per sopravvivere fosse uccidere, regredivo nuovamente, anche solo quando balenava nella mia testa il pensiero di una possibile situazione che mi avrebbe portato all’obbligo di uccidere.
Ma non era tanto l’uccidere il mio problema. Nel mio primo giorno all’inferno uccisi un angelo, e anche se inizialmente ero calpito dai rimorsi quando si presentava la necessità di uccidere un'anima dannata, alla fine, in qualche modo, iniziai a farci l'abitudine.
Il mio vero problema era l’incapacità di essere crudele.
Mantis si sbagliava. Nel primo giorno all’inferno uccisi un secondo angelo imbracciando il suo fucile a punta benedetta, e secondo lei, puntai d’istinto un angelo ferito. Una decisione da stronzi sadici che secondo lei è l’atteggiamento migliore per sopravvivere.
Inizialmente ci credei, e provai paura all’idea di conoscere un me stesso che, messo alle strette, poteva diventare spietato. Ma per mia fortuna, la verità era che la storia dell’angelo ferito fu solo un caso.
A differenza della maggior parte di coloro che finiscono all’inferno, io avevo ancora un’etica abbastanza salda, ma ovviamente questa cosa all’inferno non è una cosa positiva, e nessuno poteva salvarsi dallo scherno che tale pensiero avrebbe generato nei propri confronti.
Si, anche essere un nobile non poteva salvarti da questa cosa. Sentii una notizia risalente più o meno al giorno in cui arrivai all’inferno, qualcosa riguardo una certa principessa che aveva proposto pubblicamente di cambiare prospettiva abbracciando un’idea di redenzione e salvezza per i dannati. Tutto ciò che la ragazza ha ottenuto da ciò, da quello che ho capito, è stato solo una presa in giro pubblica in diretta tv. Poco dopo scoprii, che questa principessa era la figlia di Satana in persona.
Se neanche la figlia di Satana in persona viene presa sul serio nel proporre un’idea del genere allora le mie possibilità erano praticamente nulle.
Ciononostante, devo comunque dire che sono stato più fortunato di altri, perchè i miei veri amici comprendevano il mio punto di vista, anche se non lo approvavano. E anche se mi consigliavano di abbandonare l’idea mi hanno sempre rispettato.
Rachel in particolare non ha mai messo in discussione queste mie idee.
E in ogni caso, alla fine riuscii comunque a trovare una specie di equilibrio.
Per meglio dire, iniziai ad accettare di essere crudele, ma solo in alcuni casi, per esempio, quando la vita dei miei amici era in pericolo.
Non capitò neanche molto spesso, ma quando fu necessario, mi sforzai di non farmi alcun problema nei mezzi da utilizzare per combattere. Anche utilizzando quelle armi terrificanti create da Fergus.
Tuttavia, il fatto che fossi riuscito ad essere crudele, non implica che lo sia diventato, né tantomeno che considerassi giusta la cosa, o meglio, che la accettassi.

Babylon Nest Arc IV – Propaganda

Mi guardo intorno ma il mio nemico è scomparso. Un attimo fa era qui, e provai a colpirlo con un calcio, ma un istante prima che il colpo andasse a segno, il bersaglio si è dileguato, sprofondando nel terreno più velocemente di un battito di palpebra.
Ovunque mi giri non c’è traccia di lui, o meglio, l’intera strada intorno a me è deserta.
Da quando Fergus mi ha fatto sparare quel dardo avvelenato si tengono tutti alla larga dai dintorni del nostro edificio, e questo ha reso le strade deserte. Puoi giusto incontrare qualche demone insetto.
E infatti quest’attacco è stato totalmente inaspettato. Si, ci furono altri attacchi da parte di qualche Imp, ma nulla di serio. Ma nessuno poteva immaginare che prima o poi saremo stati attaccati da un overlord.
Mi guardo alle spalle e vedo il nostro edificio, nello specifico dal lato dove sporge il giardino pensile del Babylon Nest, dove sono tutti appollaiati con dei fucili da cecchino, così da darmi supporto in caso di necessità, anche se, onestamente, lo trovo inutile. Questo non sembra il tipo di nemico che si lascerebbe colpire da un’arma da fuoco.
La trasmittente nel mio orecchio si accende. È Fergus.
« Silas come va lì? Sono almeno 30 secondi che giri a vuoto con lo sguardo, e l’obiettivo sembra sparito »
« È  tutto troppo tranquillo infatti »
Porto la mia concentrazione sull’udito e sul tatto, per poi appoggiare a terra la mano, ma non sento nulla.
« Anche usando i miei sensi da insetto non riesco a rilevarlo »
« Non preoccuparti ragazzo. Qua sopra abbiamo i javelin se necessario »
« Cosa?? »
La cosa mi spiazza.
« Pensavo dovessi ancora testarli »
« È il momento di farlo. Se sarà necessario ti dirò di allontanarti, e al resto penseremo noi »Continua a non piacermi l’idea che l’inferno sappia dell’esistenza di quelle armi, ma anche se glielo facessi presente Fergus non mi ascolterebbe.
« Va bene, chiudo »
È in quel momento, quando chiudo le comunicazioni, che ho un’idea.
il nemico era circondato da un’aurea piuttosto strana, come di onde elettromagnetiche, e insieme ad esse c’era anche una musica.
Prendo la trasmittente e cambio canale su una frequenza vuota.
Nelle mie orecchie inizia a entrare un rumore statico che segna la mancanza di comunicazioni. È una mossa pericolosa, perché così non ho alcun contatto con gli altri, ma non trovo altre idee al momento.
Mi guardo intorno, concentrandomi anche sul rumore statico nelle mie orecchie. Inizio anche a muovermi con cautela, girandomi in tutte le direzioni.
Vado avanti per 20 secondi, ma ad un tratto noto qualcosa di strano nel rumore statico, un suono strano e molto lontano.
Mi fermo dove mi trovo, ma il suono nella trasmittente non si ferma, anzi, sta cambiando. Il rumore che percepivo come lontano si fa lentamente più vicino. Sembrano frequenze miste a frammenti di musica, come una radio.
Si sta facendo più chiaro! Ora non ci sono più interferenze, è musica, vera e propria musica. Sembra musica prebellica degli anni 30 o 40, e si sta facendo sempre più vicina.
Insieme ad essa, inizio anche a percepire delle vibrazioni da sotto ai miei piedi. Non sono potenti, ma abbastanza chiare da essere percepite tranquillamente anche senza concentrarmi sul tatto.
È cambiato! Ora non sembrano più vibrazioni normali. Non so come descriverle, ma sembrano piuttosto una specie di spirale che si sposta verso l’alto. Come un'ascensore, e con essa la musica nelle mie orecchie si è fatta molto chiara. Troppo chiara...
Attivo la mia FULLDEMON e mi slancio verso l’alto, e nello stesso istante il terreno sotto i miei piedi scompare.
« Ti ho sentito! »
Torno alla mia forma normale e mi rigiro, così da poter guardare di nuovo verso il basso.
Estraggo la pistola e sparo 3 colpi nella voragine rossa che si è formata, e dalla quale sono fuoriusciti numerosi tentacoli  neri, che, come nulla fosse, incassano i proiettili nonostante la potenza della mia nuova arma.
Riattivo la mia FULLDEMON e mi do un altro slancio con le ali, così da poter atterrare in sicurezza lontano dal buco.
Torno alla mia forma normale e velocemente rimuovo dalla pistola i 3 proiettili vuoti per sostituirli. Apro lo sportelletto di fianco al tamburo, e tiro indietro la levetta per espellere il proiettile vuoto, per poi inserire il proiettile nuovo e girare il tamburo, ripetendo questi passi per 3 volte.
Questo revolver è spaventosamente potente, come aveva detto Mantis, ma la ricarica è molto lenta rispetto ad un'automatica. Ciononostante, ho imparato a ricaricare abbastanza velocemente.
Nel mentre, lentamente, dalla voragine, i tentacoli, come a fare da ascensore al loro padrone, tirano su, con una lentezza quasi elegante, il mio inquietante avversario.
Giunto abbastanza in alto scende elegantemente sull’asfalto, come se scendesse da un palcoscenico, e riesco ora ad avere una vista chiara del suo aspetto, che poco fa ho già avuto la possibilità di vedere.
Ha gli occhi chiusi, ma la sua bocca è aperta, mostrandomi un inquietante sorriso a 32 denti. I suoi capelli sono rossi, e su di esso sono vagamente visibili due piccole corna di cervo. Rosso è anche il suo abito, e tra le mani, come fosse uno scettro, porta con sé un’asta con un microfono stile classico.
Apre le palpebre, mostrandomi i suoi terrificanti occhi che prendono la forma di 2 quadranti radio.
Anche se non è possibile capire dove sta guardando, so perfettamente che il suo sguardo è puntato contro di me.
Inizia a muoversi, e fa lentamente un passo verso di me, e nello stesso momento alzo la pistola, puntandola contro di lui.
« Non avvicinarti Alastor, non un altro passo! Sono serio »
Gli dico senza dovermi preoccupare di forzare un tono minaccioso, perché il mio corpo non ha mai avvertito un pericolo più grande del demone che ora è davanti ai miei occhi, e quel tono mi viene naturale.
Alza un sopracciglio, spostando la testa verso destra con fare interrogativo.
Posso dedurre che dopo il mio avvertimento si stia chiedendo se penso davvero di essere in grado di fronteggiarlo, e ad essere onesti, me lo chiedo anch'io.
Inaspettatamente inizia a parlare, dopo aver allargato il suo sorriso.
« Amico mio, ti sembra forse questo il modo di trattare un ospite? »
Mi dice con un tono divertito in cui non posso fare a meno di notare che la sua voce è filtrata attraverso un effetto radio.
Sparo un colpo, che punto volutamente vicino i suoi piedi, come ulteriore avvertimento.
Guarda divertito per terra, proprio dove si è schiantato il proiettile.
« Non mi risulta che qualcuno ti abbia invitato qui, e mi viene piuttosto difficile pensare a te come un ospite dopo che hai cercato di assalire 2 membri della nostra comunità »
Sposta di nuovo la testa con fare interrogativo.  
« Assalire? Mmhh... »
Mi dice assumendo un tono vagamente più serio chiudendo la bocca e mettendosi due dita sotto il mento, mentre guarda verso l’alto in fare pensieroso.
Mantengo la mira contro di lui, pronto a qualsiasi mossa. Cercando di non distogliere troppo l’attenzione da Alastor, tolgo lentamente il pollice dal cane della pistola e lo tiro in avanti per aprire lo sportellino di caricamento del revolver, e scorrendo il tamburo mi assicuro che tutti e 5 i colpi siano stati caricati correttamente. Devo starci molto attento. Sono riuscito a piazzare 3 colpi in rapida successione prima, e non mi riesce sempre a causa della potenza spropositata dell’arma. Ma oltre quello giorni fa nella foga e nella fretta ricaricai un colpo in meno.
Mantis aveva ragione, queste armi, cannoni, come li chiama lei, sono molto svantaggiose per certi versi. Ho ancora molta strada da fare per usarla al meglio.
Riposiziono il pollice vicino al cane della pistola. In situazioni diverse userei direttamente la mano sinistra, per esempio contro più avversari. Dovrei inoltre tenere la pistola più verso il basso e mirare utilizzando il corpo. Un po’ come farebbe un cowboy, ma non è questo il caso.
Dopo questa serie di pensieri la mia attenzione torna verso Alastor, che sta ancora fermo davanti a me, a pensare alla mia accusa di poco fa.
Improvvisamente schiocca le dita assumendo di nuovo un sorriso allegro.
« Aaaa, si! Ora ricord.. »
Sparo altre 2 volte senza dargli il tempo aggiungere altre parole, e stavolta lo faccio con l'intenzione di colpirlo direttamente, ma prima che i proiettili giungano a lui questi vengono bloccati dai tentacoli neri dietro di lui. I quali, allungandosi davanti al loro padrone costituiscono tutti insieme uno scudo che para i 2 proiettili. A pensarci è la prima volta che trovo un bersaglio capace di fermare queste pallottole.
L’istante successivo i tentacoli si scansano quel poco che basta per consentire un contatto visivo con il suo volto. Stavolta Alastor è apparentemente irritato.
« Sai... è buona educazione... »
Inizia, con un tono che sembra quasi nascondere una rabbia incontrollabile.
« Lasciar finire di parlare... »
Qualcosa sta cambiando, non solo nel tono di voce, perché il suo corpo, come a esprimere la sua rabbia, sta iniziando a tremare e a contorcersi in maniera disumana.
Rinfodero l’arma e mi preparo a cosa sta per succedere. Perché sta attivando la sua FULLDEMON, e se le pallottole erano inutili prima adesso le cose si faranno ancora più difficili.
I tentacoli si sono ritirati, come a volermi mostrare il loro padrone. Forse è una tattica psicologica, perché ciò che vedo raggiunge un livello che non ho mai visto, al punto da farmi perdere la concentrazione.
Il suo corpo si sta allungando mostruosamente, e ha lasciato cadere lo scettro come fosse inutile. Nel mentre le sue braccia si allungano seguendo il corpo, e le dita nelle sue mani fanno lo stesso, assumendo la forma di minacciosi artigli neri.
Con tutto ciò la sua testa diventa più grande, e i suoi occhi si allargano, mentre i quadranti radio che prima gli facevano da pupille fanno ora spazio ad un nero che solo a guardarlo ti dà un’inquietante sensazione, come di caduta nel vuoto.
La sua bocca, come gli occhi si allarga mostrando una lunga fila di denti affilati come rasoi, e la trasformazione conclude con le sue corna da cervo che passano dall’essere così piccole da non essere quasi notate, ad una dimensione sufficientemente imponente da essere viste da chiunque. Probabilmente anche da sopra i giardini pensili riescono a vederle.
Molte caratteristiche di questa sua forma le ho già viste più volte su altri demoni, ma questa volta c’è qualcosa di diverso. Sento come se davanti a lui si può solo chinare il capo, ma è solo una parte del mio corpo a dirmi questo, perché nonostante la paura, non ho intenzione di scappare, e sono pronto a scattare contro di lui in qualsiasi momento.
Attivo la mia FULLDEMON e il mio corpo cambia. Ora posso fronteggiarlo, e anche se non mi trovo alla sua stessa altezza le mie dimensioni sono cambiate, portandomi vantaggi non di poco conto.
Non ruggisco. A volte la FULLDEMON mi fa perdere per pochi istanti il controllo, portandomi a delle convulsioni miste a brividi e movimenti involontari che mi fanno contorcere il corpo per poi ruggire. Stavolta mi sforzo di controllarmi. L’avversario che ho davanti è ben noto a tutti, e non ho bisogno di fronteggiarlo per sapere che è anche peggio dell’energumeno che ho affrontato il mese scorso.
Oltre all’autocontrollo appena assunto decido di abbandonare qualsiasi posizione di guardia che possa svelare le mie intenzioni ad Alastor.
« Silas? Che intenzioni hai? »
La trasmittente nel mio orecchio si accende, riportando al mio orecchio la voce preoccupata di Fergus.
Sono così concentrato a guardare in avanti che pur avendo capito decido di non rispondere. Nel mentre Alastor alza una delle sue mani per poi chiudere le dita.
Uno schiocco.
In quell’istante la trasmittente nel mio orecchio porta al mio udito un’assordante musica prebellica come quella ascoltata poco fa.
Mi tolgo all’istante il congegno dall’orecchio, non senza lanciare un urlo dolorante. Guardo la trasmittente nella mia mano e come sospettavo dall’umidità percepita non appena l’ho toccata, prendo definitivamente coscienza che è coperta di sangue. La musica è stata così forte da rompermi un timpano.
Riporto il mio sguardo davanti a me, e noto che Alastor ha abbassato la mano.
« Io sono qui, mio caro »
Mi dice con la stessa voce di prima, in cui ora si scorge una certa collera.
« Adesso non avrai altra scelta che stare ai miei tempi. E non ti permetterò di interrompermi una seconda volta »
Termina prima di rivolgermi contro un urlo minaccioso.
La mossa si rivela a mio vantaggio, perché sento da entrambe le orecchie. Il timpano si è rigenerato molto velocemente, ma mi accorgo subito che non posso permettermi neanche questa distrazione, perché Alastor scatta in avanti ad una velocità impressionante.
Non appena arriva a due passi da me vado all’indietro con la testa, arrivando quasi a toccare il terreno con essa. Davanti ai miei occhi il cielo rosso dell’inferno, e al centro, la mano artigliata di Alastor rivolta con le unghie verso sinistra.
Cambiano direzione, portando alla mia vista l’interno della sua mano. Girando le gambe, velocemente intrecciate, mi do uno slancio, e avvitandomi su me stesso, come una trottola, e mi allontano di circa 7 metri da Alastor, e nello stesso istante sento un forte tonfo.
Giro la testa, e la mano di Alastor si è conficcata prepotentemente nell’asfalto. Se non mi fossi spostato mi avrebbe preso, e a giudicare dalla forza impressa sul terreno direi che avrebbe potuto strapparmi il cuore dal petto senza nessun problema.
Ritrae la mano dall’asfalto, che per quanto ben conficcata ha emesso un secondo rumore durante la separazione dal terreno. Nel mentre mi accorgo di un altro dettaglio inquietante.
La mano di Alastor, come un elastico che torna al punto di partenza, sta retrocedendo, facendomi accorgere che Alastor non si è mai spostato, ma bensì ha allungato il suo corpo, estendendo il suo busto ad una distanza di almeno 10 metri, come se la sua ombra si fosse allungata per falciarmi.
Raggiunto poi quello che sembra essere per lui un limite, o almeno deduco che sia un limite, il suo busto ha smesso di allungarsi, e da quel momento a estendersi è stato il braccio, che mi ha raggiunto, cercando di artigliarmi.
Torna al punto di partenza, e sorride compiaciuto, come se si stesse divertendo. Rispondo con uno sguardo pieno di rabbia. Non so se la provo davvero, o se lo sto facendo per nascondere a me stesso la mia paura, ma sembra far arrivare con successo le mie intenzioni ad Alastor, che si sta riposizionando lentamente.
Non ho intenzione di farmi sconfiggere.
Con questo pensiero in mente allargo le mie braccia, e lascio uscire dalle mie mani i pungiglioni.
« Ohhhh »
Alastor esulta, come eccitato.
« Si... fammi vedere cosa sai fare, mio caro BumbleBeemon ».
Come... no... Sa chi sono. In qualche modo, qualche mia azione ha portato il mio nome sulla bocca di qualcuno, e la voce si è diffusa. Di nuovo...
Dannazione... Silas... Sei davvero un idiota...
Faccio rientrare i miei pungiglioni, e la faccia di Alastor cambia espressione. Sembra deluso.
Non so se sono in grado di sopravvivere a questo scontro, ma so una cosa, non posso ucciderlo, o meglio, non voglio.
Se lo uccidessi si creerebbe una risonanza tale che il mio nome finirebbe sulla bocca di ogni singolo abitante dell’inferno. Ma non solo a Pentagram city. Probabilmente arriverei in tutti i gironi infernali.
Non so cosa ci faccia qui un overlord del livello di Alastor, ma dato che ha fatto il mio nome non escluderei la possibilità che stesse cercando me.
Se dovessi sconfiggerlo chissà chi altro potrebbe in qualche modo interessarsi a me, o meglio, a noi.
Metterei in pericolo non solo me, ma tutta la comunità del Babylon Nest. E lo so per certo, perché anche Mantis e Razor una volta hanno attirato un overlord a testa nella zona per via di alcune loro azioni che hanno portato il loro nome in giro per l’inferno. Nel loro caso la cosa si sedò con la morte dei 2 overlord per mano loro, ma non è detto che sarà lo stesso con me, soprattutto con un avversario come Alastor, uno dei demoni più temuti all’inferno. Gli altri 2 erano solo 2 demoni che hanno deciso di fare All-in solo perché erano riusciti a guadagnarsi qualche fetta di territorio.
L’inferno è grande, e le anime che lo popolano sono tante. Tenere lontani dei criminali mostrandosi come una comunità unita e con una tecnologia balistica all’avanguardia è fattibile. Ma quando si tratta della propria forza qui non funziona così. E in ogni caso, anche se si è una comunità unita non è mai una cosa positiva avere qualcuno che può attirare nel territorio qualche presenza come Alastor.
Qui c’è sempre qualcuno più forte di te. E quando le voci di un demone potente iniziano a circolare si generano solo 2 cose, invidia e desiderio di scalata.
Esco da questi pensieri e torno a guardare Alastor. Che continua a guardarmi con un’espressione a metà fra il curioso e la delusione.
« No... no no no no. Così non va ragazzo »
Dal suo volto scompare la delusione, e si fa strada lentamente una nuova ondata di furia.
Disattivo la mia FULLDEMON, e la sua rabbia si intensifica.
« Sei piuttosto maleducato a dirmi velatamente che non ti sembro abbastanza forte senza aprire bocca! »
Scatta in avanti. È il momento di riprovare.
Estraggo la magnum dalla cintura, e posizionando velocemente le mire contro Alastor premo il grilletto. Non sarei arrivato neanche a questo se non gli avessi fatto credere di star abbassando troppo la guardia disattivando la mia FULLDEMON, ma evidentemente ha funzionato. Perché lui sembra aver abbassato la guardia.
In un istante la carica selvaggia di Alastor viene annullata dal mio colpo, e il bersaglio si è inarcato completamente all’indietro, al punto che non riesco più a vedere la sua testa.
È stata in parte una mossa azzardata. Alastor evidentemente non si aspettava che fossi così veloce a estrarre la pistola. Questo colpo è stato ancor più rapido di quelli che gli ho sparato prima, che probabilmente non avrà neanche visto dato che si trovava ancora nella buca.
Inoltre, sono stato aiutato dal fatto che avevo armato il cane della pistola in precedenza. È bastato poco per espellere il colpo, ma non è finita. Non è possibile che sia bastato per eliminarlo.
Torna in avanti, ondeggiando il corpo allo stesso modo di un'asta di metallo flessibile, e le sue movenze ricordano quelle dei primi cartoni animati.
Mi accorgo subito che tiene qualcosa nella sua bocca tra quelle 2 file di denti, è il proiettile.
La cosa è sconcertante. Non è che mi aspettassi di sistemarlo con un solo colpo, ma non vedendo i tentacoli a proteggerlo come prima ho deciso di tentare, ma afferrare un proiettile di quella potenza usando i denti è qualcosa di assurdo. Anche per uno come lui.
Lo sputa per terra alla sua destra, e l’oggetto genera un rumore metallico appena atterrato sul terreno.
« Forse sono io che ti sto sottovalutando »
Mi dice spostando lo sguardo sul proiettile che ha appena sputato.
« Sei troppo veloce. Non te lo permetterò una seconda volta ».
Alza entrambi le mani artigliate verso l’alto, chiudendole allo stesso modo di prima quando ha reso inutilizzabile la trasmittente.
Sta per fare qualcosa. Attivo di nuovo la mia FULLDEMON e mi preparo ad affrontare qualcosa che potrebbe non darmi il tempo di pensare.
« È ora di aprire il sipario »
E con questo, Alastor schiocca le dita, generando istantaneamente una sorta di tempesta che investe i miei sensi.
Qualcosa non va. Non è reale, eppure, è come se questa tempesta rivendicasse l’attenzione dei miei 5 sensi.
Non vedo più nulla, solo rosso, misto a delle distorsioni simili a delle interferenze visive e uditive.
Il suono che generano non è assordante, ma è terribilmente inquietante e non mi consente di concentrarmi, come se centinaia di tracce audio venissero riprodotte simultaneamente arrivando direttamente al mio cervello.
Sento della musica prebellica, come quella di prima, ma alcune tracce presentano delle inquietanti distorsioni, alcune sono al rovescio, altre hanno una tonalità totalmente stravolta. A volte vengono accompagnate a delle inquietanti urla.
Il mio udito e la mia vista sono fuori uso, cerco quindi di puntare sul tatto, ma esso è completamente invaso da qualcosa che non dovrebbe raggiungerlo, perché come avessero preso forma, sento di poter toccare le canzoni che intasano il mio udito. Come un vento denso che mi soffia sulle mani.
Cerco di puntare sui piedi, cercando nelle vibrazioni del terreno i movimenti di Alastor, ma è tutto inutile.
Apro la bocca, lasciando che la mia lingua tocchi l’aria, come per assaporarla, ma il risultato è simile al tatto. Scelgo quindi di aprire completamente le narici, ma l’unica cosa che riesco a percepire è un forte odore di velluto, come delle tende di un teatro.
Mi guardo intorno, in questo momento non posso contare sui miei sensi, ma la vista tra tutti è l’unico a mostrarsi significativamente affidabile rispetto agli altri.
Usare la pistola in questa situazione è troppo azzardato, e inoltre non penso che Alastor me la farebbe usare di nuovo.
Estraggo il coltello dalla cintura e lo posiziono vicino al collo, con la lama rivolta davanti a me, pronto ad utilizzarlo.
Mi guardo intorno, ma continuo a vedere solo distorsioni varie miste al rosso. Di tanto in tanto però, vedo dei simboli, e tra questi, spicca il volto di Alastor. Non va bene...
Mi giro da una direzione all’altra, ma ciò che vedo non cambia, simboli su simboli, insieme a quelle dannate facce sorridenti.
Mi volto completamente e incontro una sorta di strano flusso, come se tutte le distorsioni che vedo fossero rivolte direttamente  verso di me, come a colpirmi. Qualcosa mi dice che è questa la direzione a cui devo stare attento.
Indietreggio, ma senza distogliere lo sguardo, e in un istante, dal fondo del flusso arriva un’intera ondata di volti, come se uno stormo di uccelli si stesse spostando nella mia direzione, colpendomi direttamente in volto.
Sono tanti, e di dimensioni diverse. Mi confondono, e alcuni sembrano così realistici che quasi di istinto muovo la lama verso di loro.
Indietreggiando i volti spariscono, ma, come in una sigla di un vecchio cartone animato, dalla fine del flusso arriva un ultimo volto, più grande di tutti gli altri, e si avvicina velocemente a me, ingrandendosi e occupando quasi tutto il mio campo visivo.
Si ferma a pochi centimetri da me, e mi fa l’occhiolino, prima di esplodere come una bolla di sapone.
In quell’istante, sento finalmente un suono naturale, ma è alle mie spalle.
Mi giro all’istante con la lama alzata, ma solo per incontrare il volto inquietante di Alastor, che prima ancora che possa fare qualsiasi cosa, si scaglia contro di me, e da dietro di esso, come due martelletti di un pianoforte spuntano le sue braccia artigliate, che si conficcano nelle mie spalle.
Il dolore è lancinante, e mi impedisce di muovere le mie braccia come dovrei, ma tutto questo è in secondo piano in confronto a quello che ho a pochi centimetri dal volto.
Quel terrificante sorriso che non lascerà mai più la mia testa, e quei due occhi neri che sembrano volermi risucchiare al loro interno.
Mi ruggisce contro, e la sua bocca si apre così tanto che non vedo altro che l’interno della sua bocca.
Prima che possa fare altro però riesco a riaccumulare la mia lucidità grazie alla FULLDEMON, che durante tutto questo percorso sensoriale ha rilasciato quantità spropositate di adrenalina nel mio corpo. Questo però non mi impedisce di sentire i suoi artigli nella carne viva delle mie spalle, ma almeno mi permettere di resistere dall'andare nel panico.
Inizia a calare la sua testa sopra di me, con l’intenzione di staccarmi la testa con i denti. Nessun potere rigenerativo mi salverà da un attacco del genere.
Mi sforzo di alzare il braccio destro ma non va più su dell’altezza a cui si trova il mio collo, perchè il braccio è bloccato dagli artigli di Alastor conficcati nei muscoli della spalla.
Fa male, così tanto che forse essere decapitati in questo momento non sarebbe poi così male. Ma non ho intenzione di morire così.
Noto che Alastor è ben saldato con gli artigli, come se si stesse tenendo in piedi grazie a ciò. Preso coscienza di ciò scendo di scatto con le gambe, senza dargli il tempo di pensare.
Così facendo, senza dover alzare ulteriormente il braccio, Alastor, abbassandosi con il mio corpo, riceve nel collo la lama del mio coltello, come ci si fosse buttato di sua spontanea volontà.
Alastor ribolle di rabbia, e come non fosse passato per lui neanche un secondo aumenta ulteriormente la forza, sfondando la mia difesa. Anche se, grazie al mio coltello affondato nel suo collo la sua testa è costretta a deviare a destra e più verso il basso, affondando i suoi denti nel lato destro del mio collo, includendo nelle zone colpite anche parte della spalla e sotto di essa.
Stringe forte la mascella e il dolore si fa sentire. La parte destra del mio collo è andata completamente, recidendomi le arterie, e il sangue mi indonda completamente il volto.
La mia vista si annebbia, e ho la nausea, questo perché l’afflusso di ossigeno al mio cervello sta diminuendo drasticamente.
Con tutto ciò il dolore aumenta, e tra le lacrime non posso fare a meno di urlare.
Alastor aumenta ulteriormente la forza, spaccandomi la clavicola e arrivando a toccare le mie costole.
In quell’istante, sento qualcosa che non ho mai sentito. È come se dolore e istinto di sopravvivenza si confondessero, ma più come se il secondo offuscasse il primo. In quel momento, mi sento un animale.
Rugisco, non per il dolore, ma per la determinazione a sopravvivere. In quel momento, senza capire se a controllare il corpo sia io o i miei istinti più profondi, apro la bocca, e senza pensarci affondo i denti nella parte posteriore del collo di Alastor. Per poi iniziare a spingere via quest’ultimo da verso il basso usando le mie braccia, spingendolo da sotto le sue ascelle.
Nel farlo la presa dei denti di Alastor non molla, e nel spingerlo via parte della mia carne se ne sta andando via con lui. E nonostante il dolore, non mi importa. Continuo.
Urlando e ruggendo nonostante la mia bocca occupata continuo a spingere. Finché, producendo un suono orribile di carne e ossa che si staccano spingo via Alastor, che colpisco nello stomaco con un pugno, imprimendovi una forza che, anche in piena FULLDEMON, non sapevo di avere.
Il demone si allontana significativamente, senza emettere neanche un gemito. Ha in pezzo di carne e ossa delle dimensioni di almeno 2 pugni, e il mio coltello si stacca dal suo collo, cadendo per terra, ma non sembra importargli granché.
In quel momento abbasso completamente la testa verso il basso, spingendomi verso il petto per poter vedere meglio la ferita, e ciò che vedo è una parte significativa del mio corpo che manca, rendendo visibile parte delle mie costole.
Guardandolo, come se fino a quel momento il dolore fosse stato solo solletico, tutto cambia. Inizio a sentire tutto, ogni singola fibra del mio corpo. Il dolore aumenta ancora peggio di prima. La mia vista si annebbia di nuovo, e come perdessi le forze la mia testa si incurva verso destra, non potendosi più sorreggere per la mancanza di buona parte del lato destro del collo.
Non respiro, e sono terrorizzato. Inizio ad urlare, non solo per il dolore, ma per il terrore, che solo ora sembro sentire veramente.
Sono in ginocchio, e non so se Alastor si sta preparando per attaccarmi di nuovo, e non ho la testa per pensarci.
Il dolore aumenta ancora, come se tutta la parte mancante del mio corpo reclamasse la sofferenza che gli è stata negata, e in quel momento, come carne fantasma, anche le parti mancanti del mio corpo iniziando a fare male.
Cado in avanti, e non riesco neanche a sorreggermi sulle braccia. Posso solo urlare a squarciagola e piangere, ma neanche questo mi riesce, perché non riesco a respirare correttamente, e parte della mia bocca è occupata da qualcosa.
Pochi secondi, per me minuti, o forse ore ai miei occhi. Appoggio le braccia sull’asfalto per alzarmi leggermente, e abbassando lo sguardo vedo che il tessuto mancante del mio corpo sta ricrescendo. Per qualche motivo, non mi fa più impressione.
Guardandomi intorno tenendo la testa bassa noto anche che le illusioni sono terminate, e il mondo è tornato lo stesso di prima.
Alzo ulteriormente lo sguardo e vedo Alastor in lontananza, che, con ancora in bocca la mia carne sanguinante mi guarda con profondo interesse. Sembra quasi colpito.
Mi rimetto in piedi lentamente, non senza barcollare, e guardandomi le mani mi accorgo di essere tornato alla mia forma base.
Guardo di nuovo Alastor, che tornando alla sua forma base, inghiotte quell’enorme pezzo di carne prima che la sua testa torni alla normalità. Nel farlo, si lecca con eleganza le dita tenendo gli occhi chiusi, come fosse in uno stato di trance.
Con la mano davanti alla bocca, apre di nuovo gli occhi, rivolti verso di me.
Allontana la mano dalla bocca, rivelando un sorriso presente da prima.
« Sei proprio come dicono, amico mio. E il tuo sapore supera tutte le mie aspettative »
Nel dire ciò si guarda di nuovo la mano aperta, che chiude subito dopo a pugno, come gli occhi. Abbassando la mano poi, torna a guardare me. Nello specifico il suo sguardo cade sulla mia bocca, dove mi accorgo solo ora, essere presente, tra i miei denti, un pezzo di carne di Alastor.
Si mette una mano dietro il collo, per poi portarla avanti, portando alla mia vista una mano sporca di sangue, e subito dopo fa lo stesso con la ferita sul suo collo.
Normalmente sarei disgustato dal fatto di avere un pezzo di carne, un tempo umana, nella mia bocca, ma ora non provo nulla. Credo sia dovuto alla reazione animale che il mio corpo ha avuto poco fa.
« Coraggio! Assaggiami! Accoglimi! »
Mi dice aprendole braccia in orizzontale come stesse parlando su un palcoscenico.
Guardo Alastor, e nel mentre sputo per terra quel pezzo di carne che poco fa mi impediva di urlare. Non lo faccio per disgusto, ma per rifiuto. Più tardi probabilmente se ci ripenserò mi sentirò disgustato.
Alastor alza un sopracciglio, sorridendo con fare interrogativo.
Mi raddrizzo, pur essendo ancora mezzo scombussolato. E goffamente estraggo la magnum dalla fondina della mia cintura.
« No! »
« No? » risponde Alastor, curvando nuovamente la sua testa verso destra con fare curioso.
« Non sono come te »
Non comprendo quale sia la sua reazione alla mia affermazione. Sta continuando a sorridere, anche se ha riportato la testa ad una posizione normale.
Dal chiasso causato dalle urla e le illusioni di poco fa passiamo ad un silenzio tombale, dove io e Alastor ci guardiamo, senza dire una parola.
La mano mi trema, ma, nonostante ciò, mi sforzo di alzare leggermente la pistola quel tanto che basta per far comprendere a chi ho davanti che non ho intenzione di chinare il capo. Da Alastor, nessuna risposta, neanche un movimento.
È in quel momento che sento un fischio provenire dall’alto, e all’improvviso, riportando lo scompiglio nel silenzio, a diversi metri dietro Alastor si verificano diverse esplosioni che alzano tonnellate di detriti.
Mi copro gli occhi fulmineamente, anche se i detriti giunti fino a me sono pochi, ma la mia preoccupazione adesso è un’altra. Spero che non abbiano usato i javelin...
Mi tolgo il braccio dagli occhi e guardo di nuovo davanti, notando subito che Alastor non si è mosso, e per quanto stia ancora guardando in questa direzione il suo sguardo è stupito, spiazzato per meglio dire, ma senza girarsi. Dietro di lui, tonnellate di fumo e polvere.
Ok, menomale. Devono aver utilizzato delle semplici granate. Perchè non vedo fumo arancione.
Dopo ciò percepisco alcuni spostamenti d’aria provenire dall’alto, a cui seguono 4 rumori di impatto molto leggeri alle mie spalle. A questi seguono poi dei rumori di fucili che vengono caricati, e subito dopo si dirigono verso Alastor una serie di laser. Dei mirini.
Mi giro, e alle mie spalle ci sono 4 demoni insetto che puntano i fucili contro Alastor. 3 faccie conosciute ma con cui non ho mai interagito, e poi, c’è Antiger.
I 3 non staccano gli occhi da Alastor, e tengono saldamente i fucili tra le mani. Antiger invece volge lo sguardo verso di me.
« Va tutto bene ragazzo? Ti aveva ridotto piuttosto male »
Il suo tono non è né rassicurante ne preoccupato, ma percepisco nella sua domanda un interesse genuino.
« Va tutto bene. Non è la prima volta che mi capita »
Annuisce con la testa, e torna con lo sguardo verso Alastor. Subito dopo faccio lo stesso.
Alastor sta guardando i laser rivolti contro di lui, e anche stavolta sembra divertito, come un adulto che guarda un bambino con in mano una pistola ad acqua.
Alzo la mano con il revolver in mano, e lo punto contro di lui. Sono però costretto a sorreggere il braccio destro aiutandomi con la mano sinistra, perché trema spaventosamente.
Non passano però neanche 10 secondi che sento un ulteriore tonfo dietro di me, più pesante degli altri. E atterra esattamente alle mie spalle.
« Spostati Silas »
Mi dice Fergus con un tono deciso.
Scatto a destra, verso il basso, uscendo dal raggio d’azione del gruppo, ottenendo anche lo spazio per vedere Fergus, che ha in mano un enorme lanciarazzi puntato contro Alastor.
Alastor sgrana gli occhi, la presenza di Fergus semba aver cancellato totalmente la mia presenza e quella degli altri.
« Sei piuttosto imprevedibile demone radio »
Dice Fergus con tono minaccioso.
« Non vedo ragioni per cui tu possa venire qui. Ciononostante, ora sei davanti ai nostri occhi, e poco fa hai attaccato 3 dei nostri »
Alastor ascolta Fergus con attenzione, tenendosi il mento con le dita.
« Quindi facciamola molto breve »
Continua Fergus.
« Vattene da qui e per questa volta dimenticheremo quanto è successo. Altrimenti sarai il primo a provare sulla tua pelle l’efficacia di quest’arma »
Le mie previsioni sono corrette. Fergus sta tenendo il javelin avvelenato come ultima carta. Alastor è abbastanza lontano da noi, e ci verrebbe facile allontanarci velocemente prima di respirare i fumi velenosi che l’esplosione genererebbe, ma è anche cauto e sta cercando di persuaderlo ad andarsene.
Alastor inizia a ridere. Tutti impugnano saldamente le armi. È difficile capire se si stia prendendo gioco di noi, ma questa risata ha uno scopo preciso, questo è certo.
Va avanti per almeno 20 secondi, per poi fermarsi e asciugarsi le lacrime causate dall’euforia. « Cari miei! Stavo giusto cercando di spiegarlo prima al vostro piccolo amico qui! »
Dice indicando me con il dito. Il suo tono è cambiato completamente, sembra molto allegro, e in tutto ciò i suoi occhi hanno cambiato forma, da prima buchi neri, disattivata la sua FULLDEMON sono tornati ad essere dei raccapriccianti quadranti radio, ma ora anche quelli sono spariti, per far spazio a 2 normali occhi rossi tipici di molte anime dannate.
Aggiusto la mira del revolver, riprendendo a puntarlo con l’arma.
« Cosa stavi cercando di dirmi? Hai attaccato un furgone con il nostro carico all’interno, causando la fuga di 2 demoni dei nostri »
Faccio un passo verso di lui.
« Inoltre, nel furgone c’era un altro demone. Da quanto ci hanno detto i 2 testimoni è stato inghiottito insieme al furgone »
Alastor chiude gli occhi e inizia a schioccare la lingua sul palato, come per dire no.
« È qui che vi sbagliate di grosso amici miei »
Alza la mano per schioccare le dita, e sul momento, non sapendo cosa stia per fare indietreggiamo tutti di scatto.
Vicino a lui si apre una voragine rossa, e da essa fuoriescono un’altra serie di tentacoli neri, i quali trasportano fuori dalla voragine il furgone che pensavamo di aver perso.
Viene portato in alto, per poi venire inclinato, così da fare aprire lo sportello posteriore, da cui cadono un gruppo di 5 imp privi di sensi.
Siamo tutti esterrefatti, perchè pare che per tutto il tempo Alastor sia stato dalla nostra parte.
« I vostri amici stavano andando incontro ad un brutto destino »
Ci dice con un sorriso sadico sul volto.
« Non potevo permettere che ciò accadesse »
Mi giro verso gli altri, e ci guardiamo. La cosa personalmente non ci convince del tutto.
Rialzo la pistola contro Alastor.
« C’era un altro demone con loro. E almeno 2 casse di nectar »
Alastor mi sorride, e alza di nuovo il braccio, schioccando le dita. Aprendosi un’altra voragine sul terreno,  i tentacoli tirano su delicatamente un demone che ben conosciamo, legato e imbavagliato.
I tentacoli lo poggiano con leggerezza a pochi centimetri da Alastor.
« Quei 5 simpatici animaletti lo hanno tramortito e legato, ma non temete sta bene »
Dice Alastor poggiando una mano sulla spalla del demone in ginocchio accanto a lui.
« Allontanati subito da lui »
Dice Fergus con decisione, ma senza lo stesso tono minaccioso di prima.
Alastor obbedisce e si allontana tranquillamente dal demone, procedendo alla sua destra.
Mi accorgo però che manca ancora qualcosa.
Blocco la camminata di Alastor sparando un colpo ai suoi piedi. Mantis mi ammazzerebbe per tutti i proiettili che sto "sprecando".
Lui si ferma, e si gira per guardarmi, continuando a tenere quell’inquietante sorriso sul volto. « Devono proprio piacerti tanto i film western »
Tiro di nuovo il cane aggiustando la mira contro di lui.
« Le casse di nectar »
Faccio notare l’assenza.
Alastor scuote la testa
« Temo di non averle viste, o almeno quando sono arrivato non c‘era altro dentro il furgone »
Guardo gli altri. Fergus scambia uno sguardo con tutti noi, e si sposta per ultimo su Antiger, che per un attimo si gira a guardare anche me.  
« No, non sta mentendo »
Ci dice Antiger abbassando il fucile. È sempre stato bravo a scovare i bugiardi. Se lo dice lui possiamo star sicuri.
Fergus dopo aver scambiato uno sguardo d’intesa con Antiger fa cenno agli altri demoni di abbassare le armi, e subito dopo questi si precipitano a soccorrere il demone tramortito.
Nel mentre Fergus si mette sulle spalle il lancia missili, e senza interrompere il contatto visivo con Alastor si dirige verso i 5 imp tramortiti.
Sferra un calcio a uno di loro, ottenendo in risposta nient’altro che un gemito.
« Dove sono le casse? »
Gli chiede Fergus con un tono tranquillo.
L’imp colpito perde bava dalla bocca, e non sembra essere in grado di rispondere, come gli altri d’altronde.
Fergus si mette le mani nei pantaloni per tirar fuori una pistola. E dopo aver tirato il carrello la punta contro uno degli imp, sparando un colpo. Tempo pochi secondi che Fergus riserva lo stesso trattamento agli altri 4.
Dopo ciò, urlano di dolore, e iniziano ad avere delle pesanti convulsioni, mentre dalle loro bocche e dai loro occhi fuoriesce una schiuma arancione.
Uno di loro si gira e guarda proprio me. Nel suo sguardo leggo molte cose, ma tra queste solo ad una riesco a pensare. Dolore.
Allunga una mano verso di me, come per chiedermi aiuto, ma tempo pochi secondi e questa perde forza, per poi cadere a terra.
La scena è terrificante. Avevo già visto l’efficacia di questa nuova variante del mio veleno, ma vederlo da vicino fa tutt’altro effetto.
Sono visibilmente turbato dalla scena e noto subito, con la coda dell'occhio, che Alastor mi sta guardando con un sorriso pieno d’interesse.
Aggancio il contatto visivo con lui, e sposta per un attimo lo sguardo sui cadaveri dei 5 imp, per riportarlo su di me, e successivamente, sulle mie mani.
Mi copro le mani con le maniche, come a volermi proteggere dal suo sguardo. Sa troppe cose. Questo suo comportamento non può avere molte spiegazioni, se non che sappia delle nostre armi e della materia prima con cui esse vengono create. Ossia me.
Questi miei pensieri vengono interrotti quando mi accorgo che Fergus si sta avvicinando ad Alastor con sicurezza, addirittura senza sfoderare le armi.
Io e Antiger ci guardiamo, e di comune accordo, raggiunto con un semplice sguardo, ci avviciniamo anche noi.
Alastor sposta velocemente lo sguardo tra tutti e 3, ma non parla.
A rompere il silenzio è Fergus.
« Che cosa vuoi? Demone radio »
Alastor assume un altro sorriso, molto facile da decifrare. Sembra contento, come per dire “finalmente me lo avete chiesto”.
« Voglio intervistarvi! »
Dice con gioia allungando il volto verso di noi.
Sono io questa volta a rompere lo strano silenzio che si è creato.
« Prego? »
« Intervistarvi! non avete capito? »
Detto ciò fa comparire dal nulla lo scettro che all’inizio del nostro scontro aveva lasciato cadere. Batte due volte le dita sul microfono, che emette in risposta quel tipico suono che un dispositivo del genere emetterebbe dopo il classico colpo di controllo. Poi, Alastor riprende a parlare.
« Non si fa che parlare di voi per tutto l‘inferno! “Babylon Nest! Un paradiso nell’inferno!” “Il Babylon Nest, un futuro stato indipendente?” “Babylon Nest, i demoni più forti dell’inferno” »
Fa una pausa.
« Cose così insomma ».
Fergus emette una risata, come fiero delle voci che circolano.
Io e Antiger restiamo in silenzio, ma per quanto riguarda me, anche se mi sforzo di non darlo a vedere non sono contento della cosa. Fergus vede queste voci come un incentivo a non avvicinarsi a noi, ma io ho motivo di pensare che non aiuteranno in ogni caso. Perchè buona parte dei criminali non sono così inteliggenti da fare valutazioni accurate che li portino a non puntare un bersaglio potente come noi. Di compenso, la risonanza attira solo altri nemici. Sopratutto perchè qui all'inferno tutti puntano a colpire proprio i bersagli più grossi allo scopo di accrescere il loro nome.
« Saresti dovuto essere più cauto e contattare me. Dovresti sapere meglio di chiunque altro che la tua presenza causa solo panico, demone radio »
Con questo commento ora è Alastor ad annuire con fare fiero.  Nel mentre Fergus sposta lo sguardo sui cadaveri dei 5 imp.
« Ci hai fatto un grosso favore, saremo lieti di offrirti una tazza del nostro miglior nectar mentre ci facciamo una bella chiacchierata. Magari in diretta radio »
Fergus sorride in modo malefico, e Alastor sembra apprezzare.
« Ora si che parliamo la stessa lingua amico mio! »
Nessuno sembra dar troppo peso a questo cambiamento di tono improvviso di Alastor.
Questo demone non mi piace per niente. Ho sentito molte cose su di lui, e purtroppo sembrano tutte vere. Non c’è demone all’inferno che non lo conosca.
 È apparentemente folle, e si cura solo del suo divertimento personale. Probabilmente uno dei demoni peccatori più forti mai arrivati all’inferno. Forse il più forte tra coloro che un tempo erano umani, ma se vogliamo includere anche i demoni autoctoni dell’inferno non so dove si posizionerebbe Alastor, ma deduco che sarebbe giusto un gradino sotto i demoni reali.
Inoltre trovo molto sospetto il modo con cui si è scordato di me, mi sembra troppo facile.
Sento una mano sulla spalla, è Fergus.
« Ben fatto ragazzo »
Mi dice per poi dirigersi alle nostre spalle, dove 2 dei nostri capaci di volare sono pronti a sollevarlo per riportarlo su. Il babylon Nest come ben sappiamo non ha un entrata al piano terra.
Riporto lo sguardo davanti a me, incontrando di nuovo Alastor, che sta guardando sopra, nella direzione dei giardini pensili, finchè, dopo qualche secondo si accorge del mio sguardo.
« Abbiamo finito? »
Gli chiedo con decisione.
Lui ride in risposta. Quanto diavolo ride questo demone!? Non conosce altra forma di comunicazione?
« Per adesso abbiamo finito »
Fa un passo dirigendosi nella stessa direzione di Fergus.
« Chissà che questo spettacolo non capiti una seconda volta. Non mi dispiacerebbe »
Schiocca di nuovo le dita, aprendo davanti a lui una voragine dentro la quale i suoi tentacoli, volti a formare una piattaforma per il loro padrone, lo stanno aspettando. Giunto lì, si guarda la giacca e si tocca dietro e davanti il collo, dove un grosso strappo mette alla vista di tutti i segni del mio morso e del mio coltello.
Schiocca di nuovo le dita, e tra i tentacoli sotto di lui spuntano dei microfilamenti neri che, come una macchina da cucire, si infiltrano prima nelle ferite, chiudendole, e poi si innestano tra le fibre del suo blazer, estendendosi sul rosso come una macchia di inchiostro nera, riempiendo i buchi nella giacca con una stoffa nera, ma che poi, come asciugandosi, viene inghiottita da quello stesso rosso, rendendo la sua giacca come nuova.
Mi rivolge di nuovo la parola.
« Diventa forte amico mio! La prossima volta non mi tratterrò. Ma per ora, sono in debito con te per il divertimento che mi hai dato »
Detto ciò, scompare nella voragine.
Ciò che ha detto è semplicemente folle. Mi ha quasi ammazzato e ora vengo a sapere che si è trattenuto. Mi sembrava troppo strano che riuscissi più o meno a tenergli testa, ma mi ha quasi ammazzato...
Torno alla realtà quando sento la mano di Antiger sulla mia spalla.
« Tutto bene giovane guerriero? »
« Si, tutto bene »
« Hai avuto fegato sai? »
Mi giro verso di lui sentendo ciò. È raro ricevere dei complimenti che non provengano dai miei amici.
« Quando sopra, ai giardini pensili sono arrivati quei 2 urlando che Alastor ci stava attaccando si sono cagati tutti nelle mutande. Perfino io ad essere onesti »
Con questa sua affermazione capisco di essere ancora fuori dal mondo. Sapevo che Alastor era temuto, ma non a tal punto da scatenare un panico di questo livello, soprattutto in lui.  Su Antiger non so molto, ma pare che in vita fosse un vecchio veterano del Cile. Non è un demone molto forte in sé, ma è spaventosamente abile con le armi, di qualsiasi tipo. Forse anche più di Mantis, e questo lo rende un avversario temibile.
Il demone formica si fa più vicino.
« Arrivata la notizia si sono guardati tutti fra di loro. Come per dirsi “Io non scendo neanche morto, vai tu”, poi all’improvviso in qualche modo hanno pensato tutti a te, ma quando hanno cercato un contatto visivo tu eri già uscito sui giardini pensili e ti sei buttato senza pensarci »
A pensarci ho agito così d’impulso da essermene quasi dimenticato. I demoni abbastanza forti da contrastare Alastor erano tutti assenti, c’ero solo io. Appena ho sentito il nome di Alastor sono riuscito a pensare soltanto che qualcuno doveva scendere immediatamente per fermarlo, e così mi sono mosso.
« La ringrazio per il pensiero, ma ho fatto solo ciò che andava fatto. Mantis avrebbe fatto lo stesso »
Emette una risatina leggera.
« Non serve che tu mi dia del lei, ragazzo. Sarò anche morto a 80 anni, ma qui l’età non conta più di tanto. E queste formalità riservate agli anziani non mi sono mai piaciute »
Faccio cenno di si con il capo.
« Tipico di Mantis comunque. Si vede che sei il suo pupillo »
Emettendo un’ultima risatina fa anche lui per dirigersi verso i giardini pensili. Subito dopo però mi ricordo che lui non può volare.
« Vuoi un passaggio? »
Gli chiedo tirando fuori le ali, che ormai ho imparato a richiamare anche senza dover passare alla FULLDEMON.
« Non preoccuparti. Ho i miei metodi per salire »
Dicendo questo, il demone inizia a scalare a mani nude aggrappandosi ad una tubatura. Avevo sentito dire che lo faceva ogni giorno, ma non ci ho creduto onestamente. L’edificio conta 60 piani fino al giardino pensile, e altri 20 se vogliamo salire ancora. Stento a credere che abbia la forza e la volontà per scalare tutti quei piani, ma da quanto vedo è perfettamente vero.
Mi guardo intorno e il mio sguardo ricade su quei piccoli crateri che si sono formati quando hanno sganciato quelle bombe dietro Alastor, per poi spostarsi sui cadaveri dei 5 imp.
Sono contento che Fergus non abbia utilizzato i javelin avvelenati, ma sono preoccupato dal fatto che gli attacchi di tanto in tanto continuano.
L’imp che ho ucciso quella notte con il nuovo orange dart non è bastato, ma spero che questi 5 cadaveri possano aiutare quando verranno avvistati dai loro compagni.
Ciononostante, non posso non pensare all’imp di prima. Se è arrivato a implorare aiuto con lo sguardo allora il veleno deve avergli causato una sofferenza indicibile.
Gli imp di solito sono molto orgogliosi, non si arrendono, ma anche se lo fanno, preferiscono la morte.
Mi giro, pronto a volare, ma prima che possa sbattere le ali vengo pervaso da una sensazione strana, inquietante quasi. Come di essere osservato. Mi giro di scatto, e come se i miei sensi mi guidassero punto gli occhi di istinto contro un edificio lontano, dove scorgo vagamente un puntino blu.
Ricordo in un attimo che gli imp avevano addosso dell’attrezzatura, e mi precipito subito su di loro, e infatti trovo subito un binocolo attaccato alla borsa di uno dei cadaveri.
Lo impugno, portandomelo davanti agli, e puntandolo contro l’edificio lontano sgorgo un demone, con in mano una videocamera.
Ha indosso un abito elegante di colore blu, e una valigia nella mano sinistra, mentre nella destra tiene una videocamera vicino agli occhi, puntata contro di me.
La sua pelle è verde, sembra quella di un rettile, un camaleonte forse, per via della pelle squamosa che ricopre anche parte degli occhi.
Toglie la telecamera dall’occhio, e con tutta tranquillità indietreggia, fino a scomparire grazie all’ausilio di quella che probabilmente è una sua abilità demoniaca.
Chi diavolo è? E perché stava filmando proprio da questa parte?
*
Chiudo le ali, e atterro sull’erba del giardino pensile. Nel farlo mi accorgo che sono quasi tutti accalcati davanti la parete di vetro del pub, dove è chiaramente visibile Fergus mentre parla con Alastor.
Conoscendolo Fergus avrà subito pensato di utilizzare l’influenza di Alastor per mandare un messaggio chiaro agli abitanti dell’inferno.
Non so quanto la radio sia ascoltata. Quando ero in vita era un mezzo quasi obsoleto tra quelli della mia generazione. Qui però a quanto pare rivaleggia con la televisione, che se non sbaglio è gestita da un altro overlord.
Faccio qualche passo e uno di loro si accorge di me, e facendo cenno al suo vicino anche questo si gira. Come un effetto a catena, alla fine, tempo qualche secondo e tutti si girano verso di me, facendomi spazio per passare.
I loro volti mi rivelano delle sensazioni contrastanti nei miei confronti. Mi avvicino ulteriormente nel varco che si è appena formato, e la vicinanza mi consente di vedere meglio i loro volti.
Alcuni di loro mi sorridono, quasi come mi fossero grati, altri mantengono un volto normale, quasi in segno di rispetto sembra. Faccio un altro passo, e uno di loro mi mette una mano sulla spalla, anche se solo per un secondo.
Continuo, e 1 di loro indietreggia, ma non per farmi passare. Sembra quasi intimorito piuttosto, e non è l’unico.
Altri mi guardano con odio, e tra loro spiccano in particolare i meno raccomandabili di questa comunità.
Continuo, ma improvvisamente inciampo, colpendo terra con le mani per evitare di finire con la testa al suolo.
Non è stato casuale. Era una gamba. Mi alzo, sbattendomi le mani sulle ginocchia per pulirle dalla polvere, e mi giro verso destra, giusto un passo prima, per incontrare il volto di Amon.
Il suo sguardo è sempre lo stesso, colmo di un'invidia tale che chiunque potrebbe percepirla.
Potrei dirgli di venire a farsi 2 passi con me, così che possa sistemare la cosa una volta per tutte, ma non credo aiuterebbe, anzi, mi rendere ancor più aggressivo agli occhi degli altri.
Mi limito a guardarlo, allo stesso modo con cui qualcuno guarderebbe un angelo nel giorno della purga. Faccio qualche passo verso di lui, e tutti intorno indietreggiano, tranne lui, che sposta lentamente la mano verso la sua pistola.
È un codardo, sta sudando freddo. Sa che contro di me non ha speranze, e anche se mi sparasse il mio corpo guarirebbe la ferita nel giro di 30 secondi. Il massimo che può fare è accennare l’intenzione di attaccarmi per provare a dissuadermi. Non può fare altro.
Mi giro di nuovo, tornando sui miei passi, e vicino la vetrata dell’entrata al pub riesco a specchiarmi. La mia camicia, bianca fino a stamattina è macchiata quasi completamente di rosso, come parte del mio corpo. Inoltre, sul lato destro è strappata dal colletto fino all’altezza delle costole, e miracolosamente la manica è ancora attaccata grazie alla cucitura sul busto. Direi che è il momento di buttarla.
Entro dentro e noto con stupore che qualcuno è ancora all'interno del pub. Evidentemente non tutti hanno paura di Alastor, o almeno non così tanta da spingerli lontano da lui anche quando sembra tranquillo. Nonostante ciò, si tengono comunque a dovuta distanza.
Vicino al bancone sono seduti Fergus e Alastor, con quest'ultimo intento ad ascoltarlo parlare mentre sorseggia con gusto una tazza di nectar.
Stanno solo parlando sembra. Fergus ha accettato di essere intervistato, e il tutto verrà trasmesso via radio. Quella che vedo ora sembra una normale chiacchierata.
Faccio per muovermi verso l’uscita per andare a casa a farmi una doccia, e mentre lo faccio scorgo con la coda dell’occhio la figura di Alastor che apparentemente viene catturata di nuovo dalla mia presenza. Non mi giro, ma probabilmente avrà stampato in faccia quel suo solito sorriso inquietante.
Quando è nei paraggi è difficile non sentirsi osservati, almeno per me.
*
Esco dalla doccia, e il sollievo percepibile dopo essersi lavati il sangue di dosso è così bella da non poter essere descritta a parole.
Prendo l’asciugamano che è appeso di fianco alla doccia e me lo metto intorno alla testa, in quel momento mi accorgo, guardandomi intorno, che il bagno è completamente invaso dal vapore. Evidentemente sono stato sotto la doccia troppo a lungo. Mi dirigo quindi alla finestra per aprirla, così da far uscire il vapore. Davanti ad essa però, mi accorgo essere bloccata, perché anche imprimendo molta forza sulla maniglia non sembra comunque volersi aprire.
Aumento ulteriormente la forza e la finestra finalmente si apre, rivelando dietro di essa il volto inquietante di Alastor.
Faccio un balzo all’indietro e cado di schiena. In quel momento tutto il vapore del bagno si tramuta in fumo rosso, come quello che ho visto poco fa durante il combattimento.
In tutto ciò non ho il tempo di rialzarmi che Alastor mi assale, bloccandomi a terra. Il suo volto è spaventosamente vicino al mio, occupando la mia vista con i suoi occhi terrificanti con quella forma da quadranti radio.
Apre la bocca, mostrandomi di nuovo quei raccapriccianti denti da squalo, e mira nuovamente nell’incavo del mio collo, spingendosi con i denti fino alle costole.
In quel momento rivivo le stesse sensazioni vissute poco fa, e le mie carni bruciano sotto i denti di Alastor, che continua a farsi strada in esse spingendo ulteriormente. Stavolta però non riesco ad urlare.
Cerco di spingerlo via. Come ho sperimentato poco fa, Alastor può avere tutto il potere che vuole, ma a livello di forza fisica non è poi così impressionante, e infatti riesco a tirarlo via molto velocemente. Non senza causarmi di nuovo lo strappo di un intero pezzo di carne.
Indietreggio e provo ad aprire la porta, ma questa non si apre, proprio come quella maledetta finestra.
Un istante dopo sento una sensazione di forte umidità e abbassando lo sguardo noto che dalla mia ferita sta sgorgando una quantità spaventosa di sangue con lo stesso getto di un rubinetto, e sta aumentando, sempre di più.
Sento dietro di me la risata inquietante di Alastor e girandomi noto che è ancora nello stesso punto di prima, e le sue ossa si stanno dislocando, come fosse un pupazzo in preda ai movimenti imposti da un bambino.
Nel concentrarmi su Alastor non noto che il sangue sta inondando il bagno, e si trova ora vicino all’altezza delle nostre teste, impedendomi di muovermi accuratamente. Nel mentre Alastor è sprofondato sott’acqua di sua totale volontà, e questo mi lascia completamente alla sua merce.
Non passano però che pochi secondi che il bagno si allaga completamente, e finisco così, sotto questo immenso mare di sangue.
Rosso, è tutto rosso qui intorno, non vedo assolutamente niente se non rosso. In compenso, non sento più dolore, e la ferita sembra scomparsa.
Ora capisco... avrei dovuto capirlo prima. Sto di nuovo avendo le allucinazioni, ma questo non mi fa abbassare la guardia, perché sembrano così reali che temo sarebbero in grado di uccidermi realmente.
Devo andarmene di qui. I miei poteri sensoriali non funzionano qui a quanto pare. Mi limito quindi a nuotare utilizzando la mano come estensione per sentire cosa ho davanti, e infatti c’è qualcosa, un muro. Quindi la struttura della stanza non deve essere cambiata. Se ho sentito subito il muro può significare solo che sono ancora nel bagno.
Mi sforzo di guardare con gli occhi, e scuotendo le braccia, come a voler scansare il rosso del sangue riesco effettivamente a vedere il muro, ma me ne pento subito dopo essermi accorto di un altro dettaglio. Si sta crepando...
Si forma un buco nel muro, e in esso si affaccia di nuovo quel terrificante occhio dell’energumeno che ho affrontato il mese scorso. Ma stavolta, come fosse un faro, emette una potente luce che mi consente di vedere intorno a me. Ed è proprio in quel momento che, girandomi, vengo di nuovo assalito da Alastor, che mi prende di nuovo di sorpresa obbligandomi a guardarlo dritto in quegli inquietanti occhi a forma di quadrante radio.
Un attimo dopo, scompare. Mi guardo intorno, Alastor e sparito, come il sangue e l’occhio che si affacciava nel muro. L’unica cosa ancora presente qui, è il fumo rosso.
Sento ora dei passi, dei passi che provengono direttamente dal lungo corridoio fumante che si è formato davanti a me, come se il bagno si fosse allungato.
Sforzandomi di scrutare in mezzo al fumo inizio a vedere qualcosa, una figura blu, e non percependo alcun pericolo, questa volta gli vado incontro io.
Non passano quindi che 30 secondi e inizio a vederlo, lui... non è la prima volta che lo vedo.
Appare davanti a me, con il suo abito elegante lo stesso demone camaleonte che ho visto poco fa sull’edificio davanti a me. Si ferma, ma non parla, e si limita a puntarmi contro la telecamera che tiene nella mano destra, mentre nella sinistra tiene sempre quella valigetta.
Vorrei chiedergli chi è, e perché mi stesse filmando, ma questo non è lui. È solo frutto della mia mente danneggiata.
Senza che faccia nulla però, il demone abbassa la telecamera, e inizia a parlarmi.
« Rosso, corpo, bumblebee, sangue, demoni, angeli  » fa una pausa « FULLDEMON »
Finisce di parlare e ho un dejavu. Sono le stesse parole riaffiorate nella mia mente dopo essere arrivato all’inferno!
Il demone non sembra aver finito, e infatti riprende a parlare.
« Possa il cielo rosso dell’inferno illuminare il tuo cammino »
Prima che possa farmi domande, senza che me ne accorga, tutto è tornato alla normalità. Sono di nuovo nella mia stanza.
« Cosa diavolo è successo??? » urlo al vuoto.
Mi guardo intorno, ed è sempre lo stesso bagno pulito e accogliente della casa di Mantis. Intorno a me non c’è neanche una goccia di sangue, e l’unico dettaglio interessante che noto è che il vapore è sparito, segno che sono stato incosciente per diversi minuti.
Vado allo specchio, e mi guardo in faccia. Nulla è cambiato. Il mio viso è sempre lo stesso, anche i miei occhi eterocromatici. Forse giusto i miei capelli appaiono diversi, perché mi accorgo solo ora che sono cresciuti parecchio, rendendo ancora più evidente la sfumatura di giallo sulle punte dopo il folto nero corvino.  
Ho un sospetto però e mi metto le dita sulla fronte, cercando di concentrarmi sulla mia memoria.
Il mio sospetto si rivela esatto. Ho riottenuto parte dei miei ricordi.
Ero uno studente si, e questo me lo ricordavo, ma ora ricordo anche cosa studiavo. Antichi miti e occultismo. Questa era la strada che avevo scelto.
Ancora non mi spiego però la causa di queste allucinazioni. Stento a credere che siano solo traumi, anche perché non credo di averne. Apro gli occhi, e allo specchio non c’è più il mio volto, e gli occhi dell’essere davanti a me sono molto famigliari, 2 quadranti radio.
Alastor mi ruggisce contro rompendo lo specchio e conficcandomi le schegge di vetro negli occhi, e stavolta le sento tutte.
Urlo e tempo un secondo che due lunghe braccia mi afferrano per il collo e mi trascino di nuovo in avanti, verso lo specchio. Poi, di nuovo, tutto torna come prima.
Mi guardo allo specchio, sono io. Niente sangue, niente dolore. Tutto come prima.
Cado in ginocchio, coprendomi il viso con le mani, che si inumidiscono all’istante a causa delle mie lacrime.
« Cosa mi sta succedendo? »
*
Dopo essermi dato un’asciugata, torno al Babylon Nest. Apro la porta e le cose sono come le ho lasciate, addirittura le stesse identiche persone di prima sono dentro il locale, e le stesse identiche che erano fuori sono davanti la vetrata, restii a entrare per via della presenza di Alastor.  
L’unica differenza è il fatto che l’intervista è cominciata, perché davanti ad Alastor e a Fergus ci sono 2 aste con microfono di colore argento, come se avesse sdoppiato il suo scettro.
Alastor inoltre ha assunto un atteggiamento da presentatore televisivo, e lo si capisce dal tono della sua voce e dalle gesticolazioni. C’è anche un sottofondo musicale, che sembra provenire da Alastor stesso.
« Quindi se ho ben capito amico mio, mi stai dicendo che non siete intenzionati ad espandere il vostro territorio? »
Chiede Alastor pieno di curiosità. Fergus non lo lascia attendere per una risposta.
 « Proprio così. Tutto ciò che vogliamo è essere lasciati in pace »
« Quindi! Se ho ben capito non vi spostereste di qui nemmeno se fosse Satana in persona a ordinarvelo? »
« Può ordinarci ciò che vuole, ma non gliela renderemo facile »
« Wow! »
In sottofondo è partito una sorta di suono simile ad un boing, ma potrei sbagliarmi.
« Sembrate molto sicuri di voi, e questa è cosa buona! »
Fergus senza rispondere alza il mento in un sorriso fiero.
« Solo altre 2 domande allora! Quali sono state le ragioni che hanno portato alla vostra rottura con il gruppo dei Malum Phalangorium? »
La domanda di Alastor cattura completamente la mia attenzione. Nessuno me l’ha mai raccontata per intero, prendo quindi posto su uno dei cuscini da pavimento e porto la mia concentrazione quasi completamente sull’udito.
« La cosa è molto semplice demone radio. Noi volevamo stare in pace con noi stessi, mentre quegli aracnidi senza cervello volevano portarci in una guerra per il dominio territoriale. Uno scontro che sapevano bene di non poter vincere »  
« Molto interessante Fergus! E cosa accadde nello specifico? »
« Ci fu una rottura che ci portò alla decisione di bandirli definitivamente dal Babylon Nest, che al tempo neanche portava questo nome, ed era una fogna ad essere onesti »
Ridono entrambi contaggiando anche parte del pubblico dentro il locale, e Fergus riprende subito la parola per continuare la storia.  
« Ai tempi eravamo in pochi, ma eravamo forti. Si può quasi dire che fu una dei nostri a portare avanti quasi da sola tutto il conflitto »
Sta parlando di Mantis. Conosco quella parte della storia.
« E chi sarebbe questa misteriosa valchiria? »
Fergus si mette comodo.
« La ragazza è nota nell’inferno con il nome di Mantis. E respinse quasi da sola un gruppo di 500 demoni aracnide, tra ragni e scorpioni, con un fucile a punta benedetta e un coltello »
Alastor salta dalla sedia.
« Ah, e naturalmente, anche con l’aiuto della sua FULLDEMON. è terrificante più della tua, demone radio »
Non concordo per niente sull’ultimo punto.  
« Per la vittoria di quel giorno comunque i meriti non vanno solo a Mantis, ma anche a tanti demoni insetto che hanno pagato con la loro vita »
"Pff! certo... i demoni che mandi a morire Fergus..." Penso nella mia testa.
Fergus cambia posizione sulla sedia, prima di concludere.
« E naturalmente, a me. E alle mie conoscenze nel campo delle scienze balistiche »  
Alastor emette una risata di soddisfazione in risposta alla storia di Fergus, saltando di nuovo dalla sedia, ma stavolta arrivando quasi a toccare il soffitto con la testa.
« Allora se me lo permettete avrei un’ultima domanda cari miei! »
Fergus gli fa un cenno con la testa.
« Cosa mi dite di Valentino? ha preso una strada diversa dalla vostra, lui è diventato un.. »
L’atmosfera viene interrotta da Fergus che sbatte con forza una mano sul bancone.
L‘intensità della sua rabbia è stata tale che la musica in sottofondo è scomparsa.
Alastor ha toccato un tasto molto dolente che io non posso capire, ma che per tutti gli abitanti del Babylon Nest rappresenta un trauma.
Alastor se ne accorge, e il suo volto cambia come non mi sarei mai aspettato, e con uno sguardo sincero si scusa, addirittura chinando leggermente il capo.
« Chiedi qualsiasi cosa, ma non nominare quel demone. La prossima volta lo vedrò come un oltraggio e chiederò a Silas di attaccarti »
"Fergus perché diavolo devi sempre usare me per queste cose?! È odiosa come cosa, non sono il tuo mastino..."
Mi sforzo di non far passare questi pensieri alla mia bocca.
« Solo che tutti gli altri lo seguiranno a ruota. Dubito che anche uno come te sopravviverebbe »
Aggiunge con un tono molto serio.
Alastor sorride con un certo timore che mai capirò se sia vero o falso, ma comunque la musica riprende.
« Molto bene allora! Cosa potete dirmi del BumbleBeemon? »
Dice indicando me con il dito, per poi continuare.
 « Ogni tanto puoi sentire qualcuno che parla di lui, ma a volte si dubita anche della sua esistenza »
A quella domanda, mi ghiaccio all’istante, perché l’anonimato che fino ad oggi ho tanto apprezzato, ma che più volta è stato quasi compromesso sta ora per sgretolarsi definitivamente.
Mi alzo di scatto. E guardo implorante Fergus, il cui sguardo è ancora rivolto ad Alastor.
Cosa dirai Fergus?
Si gira verso di me, e gli faccio ‘’no’’ scuotendo la testa. Lui sorride, ma sembra non aver capito il mio messaggio.
« Quello che voi chiamate BumbleBeemon è uno dei demoni più potenti che io abbia mai visto qui all‘inferno »
« Whohohoho! »
Alastor salta di nuovo dalla sedia, ma non ho la testa per notarlo, perché con quelle poche parole ho appena perso uno degli scudi che mi consentiva di tenere una vita normale qui all‘inferno.
« Ma perché non ce lo dici tu demone radio? Dopotutto hai appena assaggiato il suo potere »
« Ahahaha, devo dire che era da tanto che qualcuno non mi dava tanto filo da torcere »
Fergus ride in risposta. E vorrei solo urlare. Ora sapranno anche che ho combattuto contro Alastor...
« C’è di più. Ma sarà difficile da credere »
Alastor si avvicina con la testa verso Fergus, impaziente di sapere cosa sta per dirgli.
« Il ragazzo qui, è riuscito a far fuori un angelo nel primo giorno in cui è arrivato all’inferno »  
« WOOOOO! »
Alastor salta dalla sedia, penetrando come una freccia nel soffitto del pub e la musica si ferma.
Fergus si alza, preoccupato, ma tutto torna normale appena Alastor scende naturalmente dal soffitto riatterrando con precisione sulla sua sedia e riportando la musica nel sottofondo del pub. Non prima di essersi pulito i vestiti dai calcinacci.
Non ho più testa per prestare attenzione a loro. In questo momento, mi sento totalmente solo, e indifeso dal mondo esterno.
Mi guardo intorno con la coda dell’occhio, e come sospettavo, tutti mi stanno guardando.
Nessuno conosceva la storia dell’angelo, neanche Rachel. Solo Mantis e Fergus ne erano a conoscenza.
Mi sento osservato, e nessuno dei miei amici è qui con me. Mi sento come alla portata di tutti gli occhi dei demoni presenti all’inferno. Non c’è nemmeno Antiger, che pur non essendo esattamente un amico è sempre stato gentile con me, ma purtroppo non è tornato. Evidentemente deve aver deviato direttamente a casa sua mentre saliva.
Non so quanta risonanza effettiva abbia la radio di Alastor, ma ormai probabilmente se qualcuno non conosceva il mio nome adesso sa perfettamente chi sono. E sa anche dove mi trovo.
*
Sono passate ore e io sto ancora qui seduto sul pavimento aspettando non so cosa.
Prima che Alastor se ne andasse lo avvicinai e provai a chiedergli quanta influenza avessero le sue trasmissioni. Lui in risposta assunse un sorriso vago, e facendo spallucce mi disse semplicemente che chiunque fosse in possesso di una radio poteva ascoltarlo, ma che non era in grado di darmi dei numeri.
La cosa rimane vaga, ma credo comunque che sia abbastanza obiettivo il fatto che sono ormai sotto i riflettori di tutti.
Alcuni criminali conoscevano il mio nome, ma adesso chiunque sa che esisto.
L’accoglienza del mio nome qui all’inferno è stata particolare, e molti pagherebbero per essere al mio posto. Si può dire che la mia presenza ha lasciato delle tracce, soprattutto dopo certe imprese, come la sconfitta di quell’energumeno, ma queste tracce si sono mescolate a delle leggende, al punto che molti si sono interrogati sulla verità dietro alla mia esistenza.
Guardo verso il bancone e vedo Fergus, il quale, con uno sguardo ancora compiaciuto per l’accaduto di oggi, pulisce allegramente il suo bancone mentre versa alcuni drink.
Basta... Non ne posso più. Si è appropriato del mio nome per i suoi interessi, e questo non accadrà più.
Mi alzo e mi dirigo verso il bancone, ma appena alzato, con la coda dell’occhio ho notato subito che molti demoni seduti ai tavoli si sono girati versi di me, e probabilmente hanno già iniziato a parlare. Probabilmente ciò che sto per fare non migliorerà la mia immagine ai loro occhi, ma onestamente, non mi importa.
Arrivo davanti il bancone ma non mi siedo, e neanche mi impegno per far notare la mia presenza. Mi limito a presentarmi lì davanti in attesa che Fergus si accorga della mia presenza.
Alza lo sguardo e mi sorride.
Non prova davvero nulla a riguardo? Per lui conta solo che ora la nostra fama è certamente aumentata? E non tanto per la rivelazione sui miti di Mantis, quanto piuttosto sui miti del BumbleBeemon. Me.
Il mio sguardo rivolto a lui contiene solo rabbia. Fergus è un falso, sapeva perfettamente che non avrei apprezzato una cosa del genere, ma ha totalmente evitato la cosa. E ora, non sapendo cosa dire si limita a sorridermi.
Prende un bicchiere, e lo posiziona davanti a me, versandovi del nectar giallo, il mio preferito.
Stringo il pugno e alzandolo verso l’alto e lo lascio cadere contro il bicchiere, come un martello.
Il bicchiere si frantuma, e Fergus indietreggia leggermente, per poi guardare la mia mano, ora coperta di sangue a causa dei vetri.
Fergus ancora non parla, quindi stavolta inizierò io.
« Hai avuto ciò che volevi da me, da molto tempo, ma non è mai stato abbastanza. Poco fa ti sei anche appropriato del mio nome. Le altre volte ci sono passato sopra, anzi, delle volte mi è andato anche bene, ma se per oggi credi di passarla lascia questa volta ti sbagli di grosso Fergus »
Il mio tono non è forzato, è naturale, il normale fluire di tutte le emozioni che in questo momento ribollono nel mio cuore.
Sento un forte brusio dietro di me, e noto dagli specchi e gli oggetti di vetro presente dietro Fergus che molti demoni, anche quelli che fino a poco fa si trovavano sui giardini pensili, stanno entrando per godersi la scena. Come se ci fosse qualcosa che possa portare spettacolo...
Torno con lo sguardo a Fergus, che sta ragionando, e sta per parlare.
« Ragazzo... pensavo che capissi, pensavo avessi capito. L’ultima volta di cosa ti ho parlato? »
Si fa leggermente più vicino a me, per dirmi qualcosa a bassa voce.
« Deterrente Silas, deterrente »
Infastidito indurisco il mio sguardo. E Fergus riprende a parlare, ma senza darsi problemi nel venire ascoltato dagli altri.
« Questa ragazzo è la mia nuova lezione gratuita. Si chiama propaganda. Ma non mi aspetto che tu la capisca »
« Lo avevo capito Fergus, e onestamente delle tue lezioncine da 4 soldi non so cosa cazzo farmene! »
Si mette una mano in testa. È visibilmente agitato, ma non riesco a capire se si stia arrampicando sugli specchi e se sia realmente convinto di ciò che dice.
« Ragazzo non capisci che adesso le possibilità di attacco sono calate nuovamente? Significa che non sarà neanche necessario utilizzare il ‘’tu sai cosa’’ »
Sta parlando dei javelin.
« Non era forse ciò che volevi Silas? Niente morti. Nessuno verrà qui a disturbarci »
Prendo un respiro per controllare la rabbia.
« Nessuno verrà ad attaccare il Babylon Nest, ma cosa mi dici di me? »
Il centro del discorso è questo, e credo di aver colpito nel segno.
« Credo che tu possa farcela ragazzo »
Allunga una mano verso la mia spalla.
« Sei talmente forte da aver tenuto testa a..»
Con un gesto della mano più o meno violento colpisco la sua mano prima che raggiunga la mia spalla.
« Non toccarmi! E piantala con queste cazzate! Onestamente sarebbe ben accetta un po’ di sincerità, del tipo ‘”Hey Silas, mi spiace ma era un’occasione da non perdere. Non me ne frega un cazzo che ora quando uscirai di qui tutti sapranno chi sei, l’importante è che non attacchino noi” »
Come fece Mantis, cerco di imitare il suo tono di voce con fare provocatorio.
« Inoltre l’idea in generale non mi piace. Ho evitato di usare il veleno contro Alastor proprio perché non volevo sconfiggerlo. Volevo fermarlo in maniera pulita e rapida. Per quanto mi riguarda nessuno è al sicuro qui all’inferno se non rimane nell’anonimato »
Fergus non sa più cosa dire a quanto pare.
« Sai Fergus... onestamente credo che non te ne freghi un cazzo della sicurezza di tutti. Credo che tu voglia solo accrescere il tuo prestigio come leader di questa comunità. Una comunità forte agli occhi dell’inferno »
Credo di aver colto nel segno, perché continua a non rispondere.
« Sai cosa sei Fergus? Un dispensatore di morte. Un imprenditore del sangue. Sei un... »
« Perché non la finisci? »
una voce familiare si fa sentire alle mie spalle, e il suo tono provocatorio è inconfondibile.
Mi giro per incontrare Amon, e alla sua vista rigiro la testa verso Fergus, dando le spalle al primo.
« Che cosa vuoi Amon? È una faccenda che non ti riguarda »
« Credi che sia facile per tutti noi? Non è facile per tutti sopravvivere qui. Sopratutto senza un corpo come il tuo »
Che cos’è? Ora da criminale sta passando ad essere il portavoce del popolo per prendere le difese di Fergus?
« Cosa vai blaterando? Il tuo discorso non centra assolutamente nulla con la questione legata all’appropriazione del mio nome »
« Il tuo problema Silas è proprio qui. Pensi troppo a te stesso anche se a volte fai finta di fregartene di tutti »
Mi giro verso di lui.
« Rivendicare i propri diritti è sacrosanto, che lo faccia io o tu! »
Urlo contro di lui.
« Inoltre, il fatto di aver avuto un po’ più di fortuna rispetto agli altri non mi priva di questo diritto »
Amon ride.
« Questo è un altro dei tuoi problemi, perchè continui a ragionare come se vivessi sulla terra »
« Questo discorso me lo avete fatto tutti, e non cambierò idea, perché a differenza della maggior parte di voi sono intenzionato a conservare fino alla fine quel poco di umano che ci è rimasto! »
Vado volutamente ad estendere il bersaglio della mia critica, colpendo anche buona parte dei presenti.
« E poi, trovo a dir poco ridicolo che ora sia tu a fingere di preoccuparti per l’intero gruppo quando in realtà sei mosso soltanto da un tuo complesso di inferiorità »
Colpisco a fondo, perché Amon stringe i pugni in risposta alla mia ultima affermazione.
« Di la verità, cercavi solo un pretesto per attaccarmi vero? Amon »
Questo demone deve provenire da qualche ambiente di puri criminali. Sa usare solo la forza, e non è in grado di tenere testa ad un confronto orale.
Per svolgere i suoi compiti ha sempre utilizzato dei metodi poco discutibili, a volte anche portando ad un apparente sacrificio di un suo compagno, che non è mai stato confermato, ma è perfettamente fattibile.
Ciononostante, era considerato non poco, perché oltre a fornire a Fergus il suo veleno, indipendentemente dai metodi riusciva sempre a portare a termine i suoi compiti. Ma quando sono arrivato io, si può dire che gli ho soffiato il suo posto, perché il suo veleno è stato richiesto molto meno a causa della presenza del mio. E per quanto riguarda i compiti secondari, diciamo che la mia efficienza ha portato molto meno lavoro per lui.
« A cosa vuoi arrivare Amon? Sul serio non credo di averlo capito »
Sembra voler dire qualcosa, ma sta balbettando.
« Fergus ti ha dato un posto in cui stare, anzi.. Ci ha dato un posto in cui stare »
La mia prossima mossa è rischiosa, ma la farò comunque.
Mi giro guardando in faccia Fergus, per poi tornare ad Amon.
« Sei cosciente del fatto che l’uomo che stai difendendo è lo stesso che nel nome di questo vostro collettivismo ti ha tolto buona parte del lavoro? »
Amon è colpito nel profondo per l’ennesima volta, ma questa volta credo di aver colpito anche Fergus.
« È proprio così Amon. Non è colpa mia se tu non lavori più, né tantomeno tua. Non possiamo scegliere i nostri corpi quando finiamo qui »
Mi giro di nuovo verso Fergus.
« La colpa è di qualcuno che si nasconde sotto la scusa della collettività per ottimizzare le risorse che lui ritiene appartengano alla comunità, ma in realtà appartengono a lui, e le sfrutta a suo piacimento per innalzare il suo prestigio. Sai Amon.. Non sei neanche il più sfortunato forse, perché vedi, le donne qui vengono pagate la metà per gli stessi identici compiti che svolgiamo noi »
Rido.
« Sapete... forse mi sbagliavo. Avete conservato più umanità di quanto possiate pensare. Ma c’è una grossa differenza tra me e voi, perché avete scelto di prendere la parte peggiore di ciò che ci rende umani »
Sento un forte brusio in sottofondo. Non mi sto concentrando su ciò che dicono, ma stanno certamente discutendo su quanto detto da me e da Amon.
Fergus davanti a me tace, fissandomi in volto con uno sguardo che non esprime ne odio ne rabbia.
Nel mentre sento un suono metallico dietro di me. Amon sta portando la mano alla sua pistola, ma non mi giro.
« Sta attento Silas, non è una buona idea mordere la mano che ti nutre »
« Non una buona idea forse, ma è un dovere, nel momento in cui la scusa di nutrirti diventa un modo per impossessarsi della tua vita »
Porto la mia concentrazione sull’udito, percependo che Amon sta per fare qualcosa.
Un suono meccanico. Ha tirato il cane della sua pistola! Percepisco un fremito di rabbia da dietro di me, e batto un piede a terra, così da utilizzare il tatto e l’udito per rintracciare con precisione la posizione di Amon.
Mi giro di scatto. È in quell’istante che Amon estrae la pistola dalla fondina. Con un gesto fulmineo estraggo la mia e la punto alla mano di Amon, premendo il grilletto.
Un istante, un suono.
La pistola di Amon vola via, e il suo proprietario rimane immobile. L'arma finisce a terra, piegata, ormai inutilizzabile.
Nel momento dello sparo qualcuno ha urlato, ma nessuno sembra essersi ferito, anche perché l’unico colpo ad essere partito è il mio.
Amon mi guarda incredulo e abbassa lo sguardo per notare che la sua pistola non è più nella sua mano.
Un attimo dopo ride, ma non capisco perché.
« E questo gesto Silas? Voglio dire... ti sembra logico puntare un arma contro di me rischiando di colpire gli altri? Voglio dire... alle mie spalle ci sono i tavoli »
Sorride con fare malefico.
« Ti consiglio di guardarti dietro testa di cazzo »
Amon si gira e io riprendo a parlare.
« Si erano già spostati tutti alla tua sinistra. In caso contrario non avrei sparato »
Amon si rigira verso di me, con un volto pregno di rabbia.
« Inoltre... »
Mi sposto per far notare ad Amon che dietro di me c’era Fergus, la cui reazione al fatto mi è ancora sconosciuta.
« Se la metti così tu avresti potuto colpire Fergus. ‘’La mano che ti nutre’’ »
Imito la sua voce nel dire l’ultima frase.
Amon è umiliato e non sa più cosa dire. Se lo conosco bene la sua unica risposta possibile è la violenza.
« Bastardo! Bastardo! »
Ho indovinato. Mi urla contro, ma non accenna ad avvicinarsi.
« Mostrami di cosa sei capace davvero se ci riesci! Qui! Ora! niente armi e niente FULLDEMON! »
Mi dice con rabbia.
Sto per rispondere, ma vengo prima interrotto da Fergus, che si mette in mezzo, entrando nel mio campo visivo.
« Non qui! non pensateci nemmeno! Andate fuori se dovete ammazzarvi! »
Fergus probabilmente sta cercando di cogliere qualsiasi occasione per distogliere l’attenzione da tutto ciò che ho detto, ma ora non ha importanza.
Guardo Amon, e come me, non sembra avere nulla in contrario.
« Andiamo fuori »
Iniziano ad incamminarci verso il giardino pensile, e tutti fanno largo, disperdendosi ai lati del locale, dentro e fuori.
*
Io e Amon siamo al centro del giardino pensile, e all’orizzonte è visibile il sole cremisi dell’inferno, ormai prossimo a scomparire fra gli edifici.
Tutti si sono raggruppati ai lati del giardino o alle pareti di vetro dentro il locale, e Fergus ha preso un bel posto in prima fila.
Probabilmente nella sua testa starà tifando per uno di noi 2, ma non so chi, perché è difficile dire quale dei 2 possa essere conveniente mostrare come vincitore.
Amon si è rivelato totalmente inadatto a difendere l’autorità di Fergus, e io invece dovrei aver alzato in qualche modo gli animi. Forse la mia sconfitta sarebbe più conveniente, ma potrei sbagliarmi. Conoscendolo potrebbe usarmi ancora per inscenare un’intenzione al cambiamento e il miglioramento di questo sistema, ma è presto per dirlo.
Guardo Amon che è pronto. Mi metto una mano sulla cintura, che sgancio, lasciando cadere pistola e coltello.
Amon lascia cadere il suo enorme spolverino marrone, per poi sbottonarsi il giubbotto protettivo imbottito con la seta di Rachel.
È alto, più di quanto pensassi. Sarà almeno un metro e ottantacinque, e il suo fisico è molto muscoloso, anche se non abbastanza da considerarlo un energumeno.
I muscoli del suo corpo sono visibili anche se sta ancora indossando degli indumenti che li coprono. In particolare sono ben marcati i muscoli del petto e dell’addome, che come se non bastasse sono protetti da una corazza naturale simile a quella che copre il corpo della scolopendra, che è anche il tipo di demone a cui appartiene Amon.
Si mette in guardia, mostrandomi i pugni, e comincia ad avvicinarsi lentamente.
Non assumo alcuna guardia, ma mi avvicino anch’io lentamente, cercando di studiare i suoi movimenti.
È molto più alto di me, e la sua forza fisica sarà almeno 3 volte la mia, quindi devo stare molto attento a non farmi sopraffare dal suo peso.
Da quanto so non è considerato un demone troppo forte, ma non significa di certo che sottovalutarlo sia una cosa saggia.
Ci siamo avvicinati, e la distanza che ci separa sarà non più di 4 metri. Quindi adesso tocca valutare se mi convenga attaccare per primo.
Lo guardo negli occhi, ma questi non fanno trasparire nessuna delle sue intenzioni. La cosa mi stupisce. Da quanto ha mostrato poco fa mi ha dato l’idea di qualcuno che ha serie difficoltà a trattenere le proprie emozioni. Ho fatto bene a non sottovalutarlo. Qualcun’altro forse lo avrebbe attaccato senza pensarci.
Ha alzato leggermente il tallone del piede sinistro, e ha mosso leggermente la spalla del braccio destro.
Sta per attaccare.
Gira su sé stesso, facendo perno sul piede destro, e si dà uno slancio con il braccio destro, così, girando come una trottola, alza leggermente l’altra gamba con l’intento di sferrarmi un calcio basso diretto alle mie gambe, ma lo intercetto.
Salto in alto, quel tanto che basta per schivare il calcio, e nel farlo preparò un pugno che, caricato verso l’alto, dirigo dritto al suo collo, che, come in molti altri demoni corazzati, risulta essere scoperto.
Prima che il colpo giunga assegno però, la sua testa, con la stessa reazione che avrebbe un serpente, si sporge verso il mio braccio, infliggendomi un morso, così leggero da non impedirmi di portare a termine il colpo, che colpisce in pieno il lato del collo di Amon.
Indietreggia stordito. Tossendo e barcollando, mentre io atterro fluentemente sul terreno.
Mi guardo subito il braccio, dove il morso di Amon è evidente, perché nel punto interessato la mia pelle sta diventando viola.
Guardo Amon, che pur avendo smesso di indietreggiare continua comunque a tossire.
« Amon che significa questo?! »
Gli chiedo mentre il morso sulle mie ferite inizia a farsi sentire, come se il sangue in quella zona si stesse congelando.
Amon continua a tossire, ma si sforza di rispondermi.
« Ho detto, niente armi e niente FULLDEMON. Ma le nostre capacità innate fanno parte di noi, non sono da considerarsi armi »
Mi dice con un sorriso furbo stampato sul volto. Bastardo... Ha giocato così perché sa che non userò il mio veleno...
Si mette una mano in tasca, e tira fuori una fiasca in acciaio piena di punte e appesa ad una catena, che tenendo in mano, mi sventola davanti agli occhi.
« A volte uso il mio veleno per degli interrogatori, così molto tempo fa, prima che arrivassi tu chiesi a Fergus di sintetizzare un antidoto che potessi usare come merce di scambio per estorcere informazioni »
Ora capisco a che gioco sta giocando.
« Vuoi salvarti? Forza allora, vieni a prenderti l’antidoto. Basta ingerirlo »
Prendo la rincorsa, cercando di resistere al dolore gelante che pervade il mio braccio sinistro e corro verso di lui.
Cerco di afferrare la fiasca, ma è proprio quando la mia mano è a pochi centimetri da essa, che arriva un pugno dritto al mio volto. Così forte da scaraventarmi via di qualche metro.
Sento calore e umidità correre sul mio volto, deve avermi rotto il ciglio, perchè le sue mani sono tremendamente dure per via della corazza che le ricopre.
Mi rialzo, ma è proprio quando volgo lo sguardo contro di lui che me lo trovo già col fiato sul collo, e mi sferra un calcio di nuovo indirizzato alla mia testa, facendomi girare su me stesso.
Non contento però, una volta fermo, dalla direzione opposta, Amon mi colpisce alla testa usando la fiasca, la quale, appesa alla sua catena come fosse una mazza chiodata, mi colpisce così forte sul cranio al punto da generare un forte rumore, che non lascia dubbi. Sfonda per intero quel lato del mio cranio.
Cado a terra, come se nello stesso istante tutto ciò che vedo mi cadesse addosso. Vedo Amon, è in piedi sopra di me, ma la sua figura si sta deformando, e l'atmosfera intorno a noi sta cambiando colore, o meglio, sta perdendo colore.
Come se la saturazione cambiasse, il mio mondo diventa bianco e nero, tranne che per Amon, il quale è completamente avvolto da un aura di colore rosso sangue.
Alza uno stivale, e mi calpesta il braccio sinistro con tutta la sua forza, proprio sulla zona del morso, causandomi ulteriore dolore. Come se il braccio, apparentemente congelato, andasse in mille pezzi.
Come se non bastasse, le suole dei suoi stivali sono chiodate, come delle scarpe professionali da corridore, e questo rende ancora più devastante il suo colpo.
Continua, come divertito, a calpestarmi con la stivale, ma ad un certo punto, come annoiato al calpestare sempre nello stesso punto, cambia zona, penetrando con i suoi stivali chiodati nella mia coscia.
Il dolore è nulla in confronto a quello che ho sentito sul braccio avvelenato, e percependo come Amon sia ben saldo con quel piede, mi sforzo di resistere al dolore, e alzandomi con il busto afferro il piede saldato contro la mia coscia. Poi, sforzandomi, mi sposto verso di lui, facendolo cadere all'indietro.
Mi alzo immediatamente, con l'intenzione di afferrare la fiasca, che raggiungo con la mano, ma una volta giunto a destinazione prendo coscienza che le dita della mia mano sinistra non si chiudono. Probabilmente a causa del veleno.
Fulmineamente lascio quindi partire l'altro braccio, ma prima che giunga a destinazione viene bloccato dall'altro braccio di Amon, che con decisione cerca di spingermi via.
Anche se mi trovo sopra di lui mi è difficile resistere. La sua forza è molto più alta della mia, e non posso usare il braccio sinistro. Qui noto però, che anche lui non può utilizzare un braccio in questo momento. Perchè nella mano destra stringe avidamente la catena della fiasca, che per forza di cose, non può lasciare cadere nelle mie mani, e non può neanche usarla come arma a causa della distanza esigua che gli impedirebbe di darle il giusto slancio.
Forse non avrò altra occasione, devo concludere adesso.
Mi sforzo di resistere, buttando tutto il mio peso sul braccio destro, così da contrastare la sua spinta, e appena ne ho l'occasione, lo colpisco con il ginocchio nei testicoli, facendo perdere tutta la spinta che imprimeva su di me.
Mi alzo, e do un calcio alla fiasca nella sua mano destra, che finisce a circa 5 metri da lui, il quale geme di dolore comprendosi l'inguine con la mano libera.
A quel punto mi getto verso la fiaschetta e la afferro con la mano destra. Non perdo tempo a rimuovere il tappo con i denti e a bere il contenuto della fiasca, totalmente insapore e inodore.
Dopo aver bevuto mi giro nuovamente verso Amon, notando con gioia che la mia vista sta tornando alla normalità. Segno che il mio corpo ha già fatto fronte al trauma cranico di poco fa.
Amon si è rialzato, ma continua a coprirsi l'inguine con le mani. Faccio qualche passo verso di lui, e alza lo sguardo su di me.
Mi guardo il braccio sinistro, e provo a muovere la mano, che fortunatamente risponde ai miei comandi, questo grazie all'antidoto, anche se il dolore si sente ancora, pur se attenuato.
Guardo di nuovo Amon, che si è rialzato completamente. Alzo la mano destra e gli lancio la fiaschetta chiodata.
« Cosa dicevi Amon? niente armi? niente armi per me forse, dato che evidentemente non sei in grado di sconfiggermi senza »
Afferra la fiaschetta, e non può fare altro che ringhiare per l'ennesima umiliazione subita.
Non contento non getta via la fiaschetta, ma anzi la fa girare intorno al braccio, con l'intento di usarla nuovamente per colpirmi.
Mi concentro sul mio udito, per cercare di intercettare i muovimenti della sua arma tramite gli spostamenti d'aria. Afferrarla è impossibile, schivarla, forse. Più le sto lontano meglio è.
Amon si prepara a caricare e io faccio lo stesso. Scatta nella mia direzione, facendo girare la fiasca ancor più velocemente di prima. Scatto anch'io, ma per poco.
Quando mi trovo a quasi 2 metri da lui effettuo un salto, cercado di guadagnare sia in lunghezza sia in altezza, e mi riesce, portandomi alle sua spalle.
Sono atterrato esattamente dopo di lui, siamo quasi schiena contro schiena. È la mia ultima possibilità.
Mi rigiro velocemente, girando su me stesso come un ascensore a spirale che procede verso il basso. Nel farlo allungo la gamba, colpendo con forza la caviglia di Amon, che pur essendo corazzata non riesce a bloccare il colpo, facendolo cadere verso di me.
In quello stesso momento, facendo scorrere la schiena di Amon in caduta sulla mia, lo diriggo dopo di me, facendolo atterrare di schiena.
L'impatto non è violento, ma è quello di cui avevo bisogno. Mi giro, gettandomi su di lui.
Calcio la sua mano destra, facendo scivolare lontano la fiasca, un'altra volta. Dopo ciò sferro un altro calcio, stavolta diretto al suo volto.
Stordito, mi fa guadagnare qualche secondo, e così mi abbasso in ginocchio su di lui, e prima che possa accorgersene lo colpisco al volto con il pugno destro.
Mi preparo poi a colpirlo con il pugno sinistro, ma nel farlo, apre di nuovo la bocca, e fa scattare il collo in avanti, con l'intento di mordermi nello stesso braccio. A pochi centimetri però si ferma, di sua volonta, perchè per sua fortuna si è accorto di essere quasi caduto nella mia trappola.
I suoi tempi di reazione devono essere eccellenti, perchè si è accorto che ho estratto i pungiglioni dalla mano sinistra, che adesso sono a pochi centimetri dal suo volto.
Caduto nella trappola lo colpisco di nuovo con il braccio destro. Lo colpisco con tutta la mia forza, causando la fuga di un getto di sangue che macchia i fiori bianchi sotto di noi.
Senza dargli tempo di pensare rinfodero i pungiglioni, e lo colpisco selvaggiamente con un pugno del braccio sinistro, per poi ripassare al destro, al sinistro, ancora e ancora.
Vado avanti per una decina di secondi, e mentre lo colpisco rifletto.
Ad ogni pugno ripercorro tutto ciò che ho fatto per arrivare fin qui, soffermandomi sopratutto sui miei errori. Mi accorgo qui di essere stato troppo flessibile. È ora di smetterla di giocare.
Mi fermo e prendo il muso sanguinante di Amon tra le dita della mano destra, così da obbligarlo a guardarmi negli occhi.
Nel suo sguardo non vedo più il demone che gioca a fare il duro e che non si fa alcuno scrupolo. Ciò che rimaneva di lui è ormai diventato docile, perchè non può più fare nulla.
Alzo la mano sinistra, portandola intenzionalmente alla sua vista, e lascio uscire i miei pungiglioni.
Nel farlo percepisco dei cambiamenti  nel brusio intorno a noi. Probabilmente nessuno se lo aspettava da me.
Scambio un ultimo sguardo con Amon, che non ha neanche la forza di implorare, e con tutte le mie forze diriggo il mio pugno sinistro contro il suo volto.
Mi fermo, il braccio non arriva al suo volto, è bloccato.
Mi giro, per incontrare lo sguardo di qualcuno che conosco bene. Qualcuno che ha bloccato il mio braccio prima che affondasse nel volto di Amon.
« Mantis »
*
Mi guarda con uno sguardo che non riesco a decifrare. Nel suo volto non c'è rabbia, forse solo una punta di disapprovazione.
Continua a guardarmi, finché non sposta lo sguardo contro Amon, che in questo caso guarda con disprezzo.
Riporta lo sguardo su di me, e mi tira via con forza, obbligandomi ad alzarmi in piedi, trovandosi faccia a faccia con me.
Mi guardo intorno, nessun cambiamento. Nessuno si è spostato. Sono ancora tutti al loro posto, ma mi è difficile decifrare i loro volti. Le espressioni sono tante e varie, dal disgusto alla paura, ma non ho modo di capire a chi siano rivolte tali espressioni.
Riporto lo sguardo su Mantis, che sta per dire qualcosa.
« So tutto ciò che è successo »
È stata via un giorno intero. Probabilmente si riferisce a quanto successo prima con Alastor. Venendo qui deve averlo saputo da qualcuno.
« Usare il veleno su un overlord ti viene difficile vero? ma da quanto vedo usarlo su un tuo compagno è più facile »
Sapevo che avrebbe detto qualcosa del genere.
« Lasciami indovinare. Non volevi creare una risonanza tale da rischiare di attirare attenzioni contro di noi vero? »
Ha indovinato. Deve conoscermi piuttosto bene.
Annuisco.
« Non me ne pento, ma in ogni caso Fergus ha reso tutto inutile con quello che ha fatto dopo »
Mantis si gira un attimo per guardare Fergus, il quale guarda preoccupato nella nostra direzione, ma Mantis non sembra Curarsene più di tanto, e torna su di me.
« Dimenticati per un attimo di noi. Se fossi morto? »
« Non è successo »
Gli dico con decisione, senza cedere alla sua pressione.
« Potresti smettere per un attimo di conservare così egoisticamente la tua umanità e cercare di pensare come un demone normale? »
« Io non sono un demone normale, Mantis. In tutti i sensi »
Questa volta il mio sguardo che segue la risposta non è caratterizzato da malinconia. Ormai ho deciso.
Mantis sembra accorgersene, e il suo volto rasenta la sconfitta definitiva.
Mi libero dal suo braccio e mi allontano da lei. Mi guardo intorno e riallaccio il contatto visivo con Amon, che anche se in procinto di rialzarsi è ormai sconfitto definitivamente.
Guardo verso Fergus, e noto che sta sudando freddo. I nostri sguardi si incrociano, e lo fulmino con lo sguardo.
« Hai paura Fergus non è vero? »
Faccio un passo verso di lui.
« Hai rafforzato il tuo impero in pochi mesi basandoti su un'unica risorsa »
Alzo il braccio estraendo i pungiglioni, indicandoglieli con l'altra mano.
« Dopo quello che è successo oggi pensi che io possa andarmene vero? è per questo che stai tremando. Hai paura di perdere ciò che produco vero? bhè non preoccuparti, questo non accadrà »      
Cammino verso la mia cintura, a pochi passi da Fergus. Da qui, recupero la mia pistola e mi giro verso tutti.
« Però Fergus, le cose adesso cambiano »
Con questa mia frase Fergus sgrana gli occhi, e dopo un lungo silenzio si decide finalmente a parlare.
« Che... che intendi dire? »
Rido sotto i baffi. Lo ho in pugno.
« Ricordi quando hai teorizzato che i danni alle mie mani rischiano di danneggiare definitivamente anche le ghiandole velenifere? senza possibilità di recupero »
Fergus riprende a sudare freddo. Probabilmente ha capito cosa voglio fare.
Degludisce pesantemente, continuando a sudare copiosamente.
« Certo che lo ricordo »
« Molto bene »
Dopo avergli risposto alzo la mia mano con i pungiglioni all'esterno, mostrandola a tutti. Subito dopo prendo la pistola e la punto contro la mia mano, causando un gemito preoccupato da parte di Fergus.
« Vogliamo provare? »
Gli dico con decisione, guardandolo negli occhi. Ma a quanto pare Fergus non è l'unico ad essere preoccupato, perchè vagamente anche qualcuno nel gruppo trema solo all'idea. Anche Mantis, che mi guarda allo stesso modo con cui una madre guarda per l'ultima volta un figlio che non vedrà più.
Inizio a ridere, ma senza esagerare.
« Una volta lessi una frase in un libro. Diceva "Chi ha il potere di distruggere qualcosa ha il controllo su quella cosa". Quanto è vera questa cosa... Dico bene, Fergus? »  
Scaccio via l'euforia e assumo uno sguardo molto serio mentre guardo Fergus, che ormai si è indocilito come Amon.
In questo momento ho un potere immenso nelle mani, ma devo stare attento. Ho visto più volte quanto il potere possa dare alla testa. Ma adesso, devo fare qualcosa per far si che questo potere abbia una sua validità.
Non parlo e aspetto che sia qualcun altro a farlo. Attendo così per un tempo che sembra un minuto, girandomi qua e là tenendo alla vista di tutti la mia mano che punta la pistola contro l'altra, tenendo letteralmente in ostaggio la risorsa che tiene vivo questo impero.
A quel punto, Fergus mi si avvicina.
« Che cosa vuoi ragazzo? »
Sorrido e tolgo la pistola dalla mano.
« Assolutamente nulla Fergus »
Gli dico accennando una risatina.
« Non per me almeno. Tutto quello che ti chiedo per me è di non utilizzare più il mio nome  per i tuoi scopi. Per il resto voglio che da domani in questo posto vigga una parità salariale che valga per tutti. E infine, non prenderai mai più delle decisioni logistiche che possano aumentare significativamente il rischio di morte. Come accadde quella volta »
Sull'ultimo punto stringo gli occhi con rabbia, ma la faccio volare subito via.
« Questo significa anche che non userai il ''tu sai cosa'' almeno che non sia io a dirtelo »
Mi avvicino ora a Fergus, trovandomi a pochi centimetri da lui.
« Tutto chiaro?  »
Fergus non risponde a voce, però, come rassegnato, fa "si" con la testa. Per me è più che sufficiente.
Mi sposto verso l'entrata del pub, per poi girarmi di nuovo, guardando tutti.
« Forza! torniamo dentro. Eravamo tutti così tranquilli prima. Lasciamoci alle spalle questa cosa, dopotutto non riguarda voi. Solo me, e Fergus »
Mi accorgo poi della presenza di Amon, di cui mi ero completamente dimenticato.
« Vale anche per te! »
Dico ad alta voce indicandolo. Ottenendo da lui una reazione nervosa che si traduce con il suo ringhiarmi contro.
Mi giro di nuovo verso Fergus, e mi metto una mano nelle tasche alla ricerca di qualche soldo.
Tiro a Fergus alcune monete, e si abbassa per raccogliere, confuso.
« Del nectar verde, ora, per favore »
Rientro nel pub, mentre alle mie spalle, la luce del sole cremisi dell'inferno inizia a scomparire, portando la notte sopra le nostre teste.
*
Sono rientrato nel pub da ormai 30 minuti, e tutto sembra essere tornato alla normalità, come se niente fosse successo.
Appena rientrato nel pub ho preso posto su uno di quei tavoli bassi, dove al posto delle sedie sono presenti dei cuscini imbottiti sul pavimento. Li ho sempre trovati molto comodi personalmente.
Dopo ciò sono passati solo pochi minuti prima che tutti rientrassero nel pub riprendendo i loro posti e le loro attività, ma non tutti. Alcuni se ne sono andati, non so se per paura o altri motivi, ma le cose stanno così, e il pub è comunque bello pieno, e si è ulteriormente riempito con l'arrivo della notte.
Mantis è rientrata poco dopo tutti gli altri ed era come addolorata. Mi ha guardato solo per un attimo, ma poi se ne andata. Probabilmente sarà tornata a casa.
Fergus invece cerca di evitare anche solo lo sguardo. Anche quando sono andato al bancone per prendere la grossa bottiglia di nectar verde che mi aveva preparato, lui ha evitato lo sguardo.
A ben pensarci, adesso sto riflettendo su tutte le mie azioni di oggi. C'è qualcosa che non va.
Con poche parole ho letteralmente preso il controllo di tutto, ma ci sono delle spiegazioni legate al caso che spiegano la cosa. Nascere, o meglio, rinascere con al proprio interno una risorsa potenzialmente infinita non può che portare a questo. Io controllo la risorsa, e ora, di compenso, ho il potere di controllare chi ne faceva uso.
Ciò su cui mi interrogo maggiormente è su quanto sia stata saggia questa mossa da parte mia. Basterà per rendere questo posto migliore?
Solo il tempo potrà dirmelo.
Ma poi... all'atto pratico questo posto non era particolarmente problematico. Ad esserlo erano le decisioni di Fergus, che hanno danneggiato me, e a volte anche le vite degli altri.
Si... il problema è sempre mio. Semplicemente non tollero il sacrificio.
Mi verso del nectar verde nella tazza e inizio a sorseggiarlo. Riesce sempre ad avere un effetto calmante e mi aiuta a pensare.
Il nectar, insieme all'atmosfera tranquilla del Babylon Nest mi aiuta a svuotare la testa.
Mi guardo intorno, e ogni tanto qualcuno continua a guardarmi, ma ci sono stati dei cambiamenti, ed è piuttosto ironica la cosa.
Sono arrivato qui e sono stato accettato da tutti. Ho iniziato a darmi da fare e alcuni per invidia hanno iniziato a vedermi negativamente. Poi, oggi dopo il mio scontro con Alastor alcuni hanno iniziato ad avere paura di me, e adesso?
Semba che tutti i miei discorsi abbiano in qualche modo ottenuto il consenso di qualcuno, perchè alcuni di loro mi sorridono quando incrociano il mio sguardo, anche qualcuno che prima mi odiava. Ma allo stesso tempo, al contrario, alcuni che prima non avevano nulla contro di me ora si aggiungono ai gruppi di coloro i quali mi odiavano, oppure che mi temevano.
Santo cielo... quante cose sono cambiate in poche ore oggi...
Devo anche risolvere alcuni misteri. Per esempio... l'uomo col vestito blu, ma sopratutto... quelle maledette 6 parole... e quella frase ad essa collegate.
"Possa il cielo rosso dell'inferno illuminare il tuo cammino". Mi ha anche portato a ricordare alcuni dettagli della mia vita.
Perchè tutto questo?
Rimango a riflettere per almeno una decina di minuti, finchè non sputano alle mie spalle due braccia esili che mi circondano il collo.
Sorrido.
« Giornata pesante vero? »
Alla mia domanda, Rachel appoggia il mento sulla mia spalla destra.
« Il mio incarico di oggi ha richiesto molto lavoro. Solo 20 minuti fa ho avuto il tempo di farmi una doccia »
Mi dice con un tono stanco, ma che fa trasparire quanto sia contenta di vedermi.
Si abbassa, sedendosi dietro di me, appoggiata alla mia schiena.
Le passo la mia tazza di nectar sulla mano, che prende tra le dita, per poi portarla alla bocca.
La sento sorseggiare lentamente il nectar, finchè non mi ripassa la tazza.
« Sai... mentre venivo qui ho visto molte persone per i corridoi. Sembravano preoccupate »
« Lo so »
« Ho chiesto loro cosa fosse successo, così... »
Fa una pausa.
« Così? »
« So tutto »
Rido malinconicamente.
« Non sei spaventata da me? non provi nulla a riguardo? e sai che se ti vedono con me anche la tua immagine ne risentirà? »
« Sei stato eroico, per quanto mi riguarda »
« Massacrare e farsi massacrare ha ben poco di eroico, Rachel »
Stringe la presa su di me.
« Inoltre... le mie azioni potrebbero portare scompiglio. Distruggendo quel delicato equilibrio che viviamo »
« Una decisione difficile. Eppure hai avuto la forza e il coraggio di metterla in pratica »
Toglie le braccia dalle mie spalle, e viene davanti a me muovendosi in ginocchio dalla mia destra, portando alla mia vista il suo viso.
Allunga delicatamente una mano, accarezzandomi il viso. Poi si avvicina con il suo volto, e per la prima volta, mi bacia sulle labbra.
Restiamo così, per almeno 30 secondi, senza muovere nemmeno un muscolo.
Nessuna dichiarazione, nessun percorso. Ci siamo sempre piaciuti, e senza mai dirlo lo sapevamo entrambi. Questo gesto le è venuto totalmente naturale, come è stato naturale il mio accoglierlo.
Si ritrae delicatamente, e mi guarda.
« Stai bene? »
A questa domanda, la malinconia attanaglia il mio cuore, e le rispondo con un volto triste.
« No »
Rachel, in ginocchio, si avvicina ulteriormente e mi circonda di nuovo con le braccia, spingendo la mia testa contro il suo petto.
L'azione di Rachel mi porta una calma e un conforto che raramente posso provare qui all'inferno, che mista alla sicurezza che scaturisce da lei, mi toglie ogni capacità di trattenermi, e le lacrime scorrono copiosamente sul mio volto.
Dopo un singhiozzo Rachel se ne accorge, e stringe ulteriormente il suo abbraccio.



Quel giorno, divenni un Re, ma senza una corona. E vicino a me, c'era la mia falsa regina.
Non so ancora se le mie azioni impulsive fossero guidate da un interesse genuino nel perseguire il bene comune di chi mi circondava. Forse semplicemente volevo, infantilmente, diventare un eroe agli occhi di qualcuno. Pur sapendo che in questo caso, le mie azioni mi avrebbero portato anche un numero non indifferente di nemici.
Ma non potevo sapere, che anche con questo pensiero in mente stavo sottovalutando pesantemente il peso delle mie azioni, le quali, purtroppo, avrebbero cotribuito notevolmente alla nostra rovina.

      
Citazioni:

- La frase "Non è una buona idea mordere la mano che ti nutre" è presa alla medesima "Non si morde la mano che ti nutre" del film d'animazione Madagascar, del 2005.
- La frase "Chi ha il potere di distruggere qualcosa ha il controllo su quella cosa" è presa dal romanzo Dune, dello scrittore Frank Herbert.
Anzi, molti appassionati del romanzo l'avranno notato, ma alcuni elementi di questo arco narrativo sono ispirati proprio ad alcuni elementi del suddetto romanzo.
 
   
 
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