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Autore: strega_del_lago    08/09/2009    8 recensioni
Un'umana. Può una semplice ragazza attrarre almeno un po' un demone come il nobile Hyoutsuki? Può almeno attrarre la sua attenzione? I sentimenti di Ivy e i suoi ricordi in una one-shot inspirata dal finale di Esbat, il libro di Lara Manni. Sperando sia di vostro gradimento, un bacio sanguinolento. Anter
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Irrimediabilmente mio

 

 

Senza sorridere, avvicinai il volto al foglio.

“Bentornato” mormorai.

-------

 

Non avevo il coraggio di fare una mossa. Ebbene si… avevo risvegliato il Demone, il nobile Hyoutsuki, il mio demone dagli occhi d’oro.

Mio. Che parolone… non avevo il diritto di mettere questo aggettivo davanti al suo prezioso e inarrivabile nome, al suo essere.

Avevo letto della morte della Sensei nel forum e sinceramente me ne rallegrai: quella donna era completamente impazzita e morire per mano di un fan travestito dal Demone che aveva ucciso nel manga è stato davvero una bella morte, quasi uno schiaffo morale e una vendetta per tutti i fan rimasti delusi e per Lui.

Ogni volta che lo pensavo, era come se un pugnale entrasse in profondità nel mio cuore, spinto da una mano invisibile.

Soffrivo nel mio letto, sperando di rivederlo entrare dalla finestra, vedere quella figura stagliarsi nella luce della Luna, rendendolo così luminoso e divino, ma allo stesso tempo peccaminoso e freddo.

Non ero ritornata al mio colore naturale di capelli, non potevo, era l’unica cosa che volevo tenere di suo, quel biondo così chiaro da sembrare bianco, non paragonabili ai suoi capelli color argento, ma qualcosa che lo ricordava vagamente quando mi guardavo allo specchio, che mi rendesse di nuovo partecipe dei miei ricordi vissuti con lui, di quei sogni che ancora infestavano la mia fantasia.

Sentivo addosso ancora il suo odore, il suo fiato caldo nell’orecchio e quei gemiti… quante avevano avuto l’occasione di perdere la propria verginità con lui? Credo proprio nessuna.

Riportarlo alla vita forse era l’unico dono che potevo fargli: lasciarlo là, in mezzo a quel bosco desolato, indifeso e fragile…no, dovevo aiutarlo e donargli ciò che lui mi aveva regalato: la vita.

Forse fu per questo che ogni notte sognai di rivederlo alla mia finestra, che mi guardava con quello strano sorriso stampato in faccia, come se dovesse ringhiare o sorridere, indipendentemente da chi tu fossi.

Guardai per l’ultima volta la finestra e un leggero venticello mi sfiorò, come una carezza appena accennata.

-   Buon viaggio…amore.- sussurrai al silenzio.

Il mio cuore era suo… e il suo era mio, irrimediabilmente mio.

  
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