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Autore: Redclipse    26/08/2022    0 recensioni
In questo mondo nulla é come molti ricordano, questa è una Terra che ospita figure ben diverse dalle più conosciute. Nessun nobile Sayan leggendario è a protezione di questo mondo, né i suoi piú fidati compagni. Ciò che rimane di a noi familiare sono soltanto i pianeti e le sfere del drago. Molte altre leggi dell'universo prima ignote o inspiegate emergeranno, così come nuovi eroi, ambizioni, e di conseguenza... minacce.
{Questa storia si ispira parzialmente a vicende realmente svolte anni addietro su un GDR by chat. É in parte riadattamento, in parte citazione e tributo, con l'obiettivo tuttavia di deviare volutamente dalla storia da cui questa trama é ispirata, focalizzandosi solo su alcuni dei suoi personaggi.}
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Le fronde degli alberi di un bosco nella periferia di West City ondeggiavano con il soffio di un flebile vento, accompagnando il suono degli uccelli con un delicato fruscio delle foglie. 

Nel mezzo della totale quiete, una figura magra sedeva alla base di un albero in una zona pianeggiante dove la boscaglia era meno fitta «Sei proprio uno splendore...» mormorò una voce femminile con tono adulatorio «Non conoscevo il vero divertimento prima di trovarti.» un sorriso ossessivo si dipinse sulle labbra della ragazza, che con una mano si aggiustò una lunga treccia nera spostandola dietro la spalla, mentre gli occhi neri riflettevano un oggetto metallico «Sei decisamente...» fissò con orgoglio la mitraglietta che stava intanto lucidando con un panno nell’altra mano «...il mio tesoro!». 

La strana ragazza si tirò su con un balzo portandosi in piedi senza sforzo, facendo penzolare l’arma da fuoco nella mano destra e scrutando in avanti verso due sagome umane in lontananza, immobili e con le spalle rivolte a degli alberi. Emise un lieve sospiro, rilassando i muscoli, per poi mostrare nuovamente un sorriso malsano e sollevare di scatto il braccio destro, puntando la canna dell'arma automatica in avanti e sparando una raffica di colpi che crearono un suono echeggiante per grandi distanze. Le due sagome umane, che in realtà erano manichini in legno con addosso degli indumenti, furono in un attimo ricoperte di fori che le avevano ridotte a brandelli. 

Il suono degli spari s'interruppe bruscamente quando il caricatore esaurì le munizioni, dando modo alla ragazza di capire che ormai il grilletto stava andando a vuoto «Accidenti, Sawyer, sei già a secco...» sospirò scocciata, mettendosi in spalla la mitragliatrice scarica tramite una cinghia in pelle. 

 

Sebbene il luogo sembrasse particolarmente isolato, l’inquietante ragazza si voltò lentamente, sentendosi osservata. A non troppa distanza da lì, intravide dapprima un gatto blu a pelo arruffato per la paura causata probabilmente dagli spari. Poco più accanto, una ragazza dai capelli ed occhi bruni, con sulle spalle una sacca da viaggio, la stava fissando impallidita «Oh, abbiamo pubblico oggi! Hai visto che mira?» ghignò in direzione di Midori, che visibilmente sconvolta dagli effetti di quell’arma sui manichini si lasciò sfuggire dalle dita un fungo raccolto pochi attimi prima «Che razza di arnese demoniaco era quello???» esclamò la giovane cuoca. 

La pazza armata sbatté gli occhi sorpresa «Arnese?» scoppiò in una risata maniacale «Ma da quale giungla vieni?» aggiustò con una mano la cinghia che reggeva la mitragliatrice, mettendola di proposito in mostra per un attimo «Non sono le maniere di trattare Sawyer. Solo perché ora è scarica non vuol dire che non si possa offendere. Diglielo anche tu, Victoria!» Esclamò guardando alla propria destra, allarmando ulteriormente Midori, che nel mentre aveva preso a guardarsi attorno in cerca di una terza persona. L’altra ragazza nel mezzo di quel discorso aveva intanto estratto una pistola dalla fondina destra e le stava parlando come se niente fosse, senza ovviamente ricevere alcuna risposta. 

Midori la fissò perplessa «Tu sei matta!» un sorriso a mezzaluna si dipinse sul volto dell’altra, non esattamente a contraddire quanto Midori avesse appena constatato «Se fossi matta potrei fare questo?» neanche il tempo di finire la frase che puntò la canna della pistola in direzione di Midori, e flettendo l’indice ripetutamente sul grilletto fece partire tre spari consecutivi che si infransero sull’erba ad alcuni passi dall’altra ragazza, facendola balzare ad ogni singolo sparo nel più totale panico «UAHHH!!!» il gatto schizzò di lato rimbalzando contro un cespuglio folto lì accanto per poi rotolare all'indietro in direzione della padrona, mentre la psicopatica armata si fermò a rimuginare su quello che aveva appena detto «Ah no aspetta, non è così che funziona...» nel mentre di quel monologo senza senso rialzò lo sguardo verso Midori, notando però che quest’ultima stava già scomparendo nella boscaglia con il gatto tra le braccia lasciandosi dietro un polverone. 

«Uff, ma così non è divertente» fece roteare agilmente la pistola tenuta con l’indice dalla sezione del grilletto, per poi farla rientrare accuratamente nella fondina con fare da pistolera. 


 

Sebbene nella periferia di West City quello fosse solitamente l’orario più calmo della giornata, era da più di un’ora che Midori si era allontanata dal ristorante e sin da quel momento Hiroshi non aveva mai smesso di cucinare «Ecco a voi due portate di Linguine allo scoglio, cinque porzioni di risotto di vitello e un’altra ciotola di polpette al ragù.» scandì l’ordine verso i due clienti ormai abituali del locale che da soli lo stavano tenendo costantemente impegnato. 

Prontamente posò i primi due piatti davanti la robusta figura di Joseph, che con tutta calma mise da parte un piatto da poco svuotato e iniziò a soffiare su una delle nuove porzioni ordinate.  

Nel mentre Hiroshi posò il resto dell’ordinazione davanti Arthur che era lì accanto all’amico ad ingozzarsi come un bidone tritarifiuti, barattando piatti vuoti con pieni ad un ritmo quasi industriale sotto lo sguardo pallido di Hiroshi «Ehm vi lascio tutto il tempo per finire questo giro, fatemi sapere se avete bisogno di altro» detto questo raccolse i restanti recipienti vuoti messi in disparte e li raggruppò con ordine su un vassoio. 

Joseph sorrise ed aggiunse con garbo «Certo, magari tra dieci minuti possiamo decidere anche per il dessert» Arthur sollevò il pollice destro in su come gesto di pieno consenso, continuando a trangugiare come se invece il suo stomaco fosse ancora ben lontano dall’essere pieno. 

«Per la miseria, quei due sono dei buchi neri...» smistò di tutta fretta le stoviglie nella cucina e tornò nuovamente in direzione della sala appena udì la porta d’ingresso aprirsi «Spero non abbiano chiamato i parenti.» Sull’uscio della porta, Midori barcollava piegata in avanti, col fiatone e i capelli completamente mossi, mentre il gatto Gorogoro era rimasto aggrappato alla sacca che la ragazza portava dietro la schiena, anche lui teso, con occhi spalancati e pelo gonfio come se fosse stato folgorato. 

«Che ti è successo là fuori?» Hiroshi la osservò preoccupato mentre lei si prese qualche attimo per recuperare fiato «C’era... una pazza nel bosco, con degli strani attrezzi infernali.» mormorò pallida iniziando a gesticolare a vuoto con le mani, sollevando i pollici e tendendo gli indici per imitare in modo molto vago delle pistole, segno palese di quanto le fossero state sconosciute fino a quel momento «Ha trasformato due manichini in degli scolapasta senza nemmeno avvicinarsi!» la ragazza si fece trasportare dal monologo e prese a gesticolare più animatamente, nel frattempo il gatto balzò via per il trambusto e si fiondò nella stanza del personale «Faceva così con le dita e creava buchi dappertutto.» Cominciò a camminare dietro il bancone, lasciando per terra la sacca da viaggio con dentro i funghi che era riuscita a raccogliere, mentre Hiroshi portò le mani in avanti cercando di rassicurarla «Va tutto bene ora, forse era solo qualcuno che stava facendo pratica con del tiro al bersaglio...»  

«Pratica?!?» di colpo la ragazza sembrò un Chihuahua con la rabbia «Quando ci ha visti si è divertita a spaventarci con quegli arnesi senza dare spiegazioni. Mi ha fatto prendere un infarto! Ora vado a conciarla come si deve!»  

Midori afferrò di scatto una padella dalle cucine e si direzionò nuovamente verso l’atrio «Quella... psicopatica, racchia, criminale, sociopatica, vecchia belarda!» ringhiò una serie di insulti casuali mentre Hiroshi afferrò la ragazza da dietro le spalle tentando faticosamente di trattenerla. Joseph, nel mentre, si voltò verso i due e rimase ad osservare la scena stranamente divertito, mentre Arthur ancora non aveva tolto lo sguardo dai piatti per tutto il tempo ed era totalmente concentrato a finire la sua quinta porzione di risotto. 

Hiroshi sembrò tentare di trattenere un orso preso ad uscire dalla sua caverna «Calmati per favore!» «Lo farò quando avrò stampato la sua faccia da schiaffi su questa padella!» alla scena Joseph non riuscì a trattenersi dal ridere, facendosi sfuggire un commento probabilmente inopportuno per la circostanza «Quanta grinta! La ragazza è in quel periodo del mese?» Midori lo guardò male voltandosi di scatto con uno sguardo furioso, e con un rapido movimento del braccio destro lanciò la padella in direzione di Joseph facendola volteggiare come se fosse una stella ninja. 

Il combattente di arti marziali evitò l’oggetto volante spostando di poco il busto. Seguì tuttavia un forte tonfo dopo che la padella ebbe colpito accidentalmente Arthur, che nel mentre era occupato a mangiare, prendendolo in pieno alla tempia e facendolo cascare di lato come un sacco di patate. 

Hiroshi sbiancò completamente ed in un istante, per lui eterno, la sua mente aveva già iniziato a chiedersi su che punto della vetrata avrebbe dovuto affiggere l’insegna di chiusura del locale.  

Quasi simultaneamente, dopo un fulmineo battito d’occhi al realizzare quello che aveva appena fatto, Midori impallidì mettendosi le mani tra i capelli «Oddio! Ti chiedo scusa!!!»  

In seguito allo scossone causato dal tonfo di Arthur, la ciotola che reggeva poco prima fece un rimbalzo sul bordo del tavolo e cadde verso il pavimento, ma un istante prima che potesse toccare il suolo, la mano destra del ragazzo scattò a recuperare al volo il piatto di riso, usandolo nel mentre per acciuffare anche la forchetta in caduta libera «Salvato!» esclamò prima di rialzarsi e tornare a mangiare, lasciando perplessi sia Hiroshi che Midori. 

I due lo fissarono ancora sconvolti per l’accaduto, in particolare Midori che subito porse le sue scuse con un inchino formale «Sono davvero desolata, non so cosa mi sia preso, lasciate che chiami il pronto soccorso...» Arthur rimase a gesticolare a guance piene come un criceto in direzione dei due, agitando le mani per cercare di placare la situazione. Joseph ghignò alla scena e intervenne quasi come a fare da interprete «Tranquilli, non è nulla di grave. Siamo abituati a molto di peggio durante i nostri allenamenti.» nel mentre l’amico inghiotti finalmente l’ultimo boccone di riso aggiungendo «Il cibo non si è rovesciato, questo risolve tutto.» e come se nulla fosse successo andò a poggiare il piatto appena svuotato in pila sulle altre quattro. 

Hiroshi parve lentamente recuperare la propria anima che fino ad un attimo prima era come se fosse andata in giro per conto proprio, e ritrovato il colorito del viso fece anche lui un inchino di rispetto ai clienti «Siamo comunque mortificati per l’incidente, lasciateci sdebitare per questo inconveniente.» Arthur scosse la testa «Tranquilli, va tutto ben...» prima ancora che il ragazzo completasse la frase, Hiroshi aggiunse con tono gentile «Oggi il dessert lo offre la casa, è il minimo che possiamo fare» 

Attimo di silenzio in cui Arthur rimase bloccato con l’indice in su e le labbra socchiuse, dimenticando di colpo qualsiasi cosa volesse dire, mentre Joseph si strofinò il mento, compiaciuto. 

 

Gli occhi di Joseph si posarono con ammirazione verso un’abbondante fetta di torta al cioccolato che gli era stata posta davanti «Uhm mi chiedo come mai le facciano così alte in tutti i locali...» rigirò la fetta tra le mani con fare curioso «Diventa difficile addentarle in modo normale...» e dopo averla ruotata lateralmente di novanta gradi andò ad addentarla da una direzione più comoda. Midori nel mentre gli rivolse una rapida spiegazione «Infatti per alcune torte ci sono apposta le posate...» disse con sarcasmo non troppo velato, mentre con sguardo perplesso gli indicò cucchiaino e forchetta proprio accanto al piattino «...oh» mandò giù il boccone con imbarazzo e si voltò verso l’amico «Tu ci avevi fatto caso, Arthur?» nel mentre l’altro aveva già fagocitato l’intera fetta, come se a confronto da lui i pitoni potessero soltanto prendere ispirazione «MPH??» guardò Joseph confuso. 

 

Dopo pochi minuti trascorsi a godersi la quiete del posto, Arthur e Joseph si prepararono a lasciare il locale dopo aver pagato allegramente il conto, sotto lo sguardo di Hiroshi ancora sorpreso del loro atteggiamento spensierato «Vi ringrazio ancora per la vostra comprensione, non capita spesso di trovare persone con la vostra pazienza.» i due sorrisero «É tutto a posto, davvero.» affermò Arthur con tono calmo e rilassato, mentre Joseph aggiunse «Inoltre il cibo era delizioso, per cui saremo felici di tornare ancora!» a quella frase l’amico annuì ripetutamente con un bagliore negli occhi. 

Sul volto di Hiroshi tornò finalmente un sorriso sereno «Nel caso fatemelo sapere in anticipo allora, così la prossima volta mi assicurerò di avere abbastanza scorte per la settimana!» tutti e quattro si lasciarono andare ad una risata.  

«Ah, io comunque sono Joseph.»  il robusto lottatore di arti marziali si presentò cordialmente con l’espressione di un gigante buono «Arthur» s’introdusse brevemente l’amico con un breve cenno del capo «Io sono Hiroshi, il gestore del locale.» l’uomo ricambiò le presentazioni, dando modo anche alla ragazza di fare lo stesso «Midori, la sua seconda in comando. Mi spiace ancora per il mio temperamento di poco fa.» affermò lei con un sorriso impacciato, suscitando una risata da parte di Joseph «Hah! Quello lo chiamo carattere, mia cara! Con quella grinta andresti alla grande nel combattimento.» il tono fu inizialmente ironico, ma dopo un breve attimo di riflessione prese dalla tasca un foglietto di carta e una penna ed iniziò a scrivere sotto lo sguardo confuso dei presenti. 

 

Pochi attimi dopo, Joseph posò con garbo il foglietto con sopra un numero telefonico sul bancone «Io e i miei compagni stiamo cercando di riformare una scuola di arti marziali.» poi sorrise divertito verso Midori aggiungendo con tono ironico «Solo tecniche leali, niente magia nera o armi demoniache!» e ridacchiò con imbarazzo dell’altra, che gonfiando le guance distolse lo sguardo con aria contrariata «Mph! Da come ne parlavi prima ho l’impressione che i vostri allenamenti siano alquanto selvaggi...» se una padella nella tempia non aveva suscitato la minima preoccupazione nei due, probabilmente nell’immaginazione di Midori quei loro allenamenti dovevano equivalere ad una qualche tortura medioevale. 

Dopo essersi fatto una vivace risata a quel commento della ragazza, Joseph scrollò le spalle con fare tranquillo «É un’arte che ha ancora molto da insegnarci, ma ci aiuta ad allenare sia il corpo che lo spirito. Se dovessi cambiare idea sai come trovarci. A presto!» e dopo un breve gesto di saluto da parte di lui ed Arthur, varcarono entrambi l’uscio della porta riprendendo il loro percorso. 

 

Con l’allontanarsi dei due giovani tornò nuovamente il silenzio. Hiroshi osservò Midori con la coda dell’occhio «Saranno tipi strani, ma sembrano anche ragazzi per bene.» la ragazza emise un sospiro «Chissà...» quel breve momento di calma fu interrotto dall’arrivo di nuovi clienti nel ristorante che fecero tornare entrambi concentrati, specialmente Hiroshi «Coraggio, vai a darti una sistemata, sta iniziando l’ora di punta!» esclamò dando una ripulita al bancone della cassa, per poi dirigersi nelle cucine a coordinare il resto dei dipendenti. Nel frattempo, la ragazza corse a prepararsi nella stanza del personale, osservata dagli ampi occhi di Gorogoro che la scrutavano con fare incuriosito «Lo so, oggi è davvero una giornata strana...». 

 


 

Intanto, nella distante isola del Villaggio Pinguino, un inaspettato momento di caos aveva appena colpito la centrale di Polizia «Commissario, abbiamo un’emergenza!» una comunicazione nella radio interna mise in guardia diversi agenti che si sparpagliarono nelle prigioni dove era in corso un’inspiegabile evasione di massa. Diverse celle erano misteriosamente esplose causando una brutale sommossa. 

A non troppa distanza da quel luogo in subbuglio, in mezzo ad una fitta boscaglia, un gruppo di dodici uomini in uniforme carceraria si era radunato volgendo lo sguardo ad un individuo dal volto incappucciato «E così ti ha mandato il nostro Generale? Sapevamo che non ci avrebbe abbandonati!» gli uomini esultarono in direzione dello strano emissario, che nel mentre rimase a squadrare il gruppo «Prima di riportarvi al quartier generale, ho delle domande da farvi riguardo l’incidente della vostra cattura.» ed intanto portò il braccio destro dietro la schiena, celando un lieve barlume di luce che emergeva dalla punta dell’indice, illuminandone la strana carnagione verdastra «Chi è stato a mettervi fuori combattimento?». 

   
 
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