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Autore: summers001    27/08/2022    5 recensioni
Andrè&Oscar | E se… | riscrivo la conclusione
La tua vita, Justine, è una partita a dadi. Tu hai avuto una buona mano.
Cara figlia mia, la tua prima fortuna è stata avere tua madre e tuo padre come genitori. Quello che sei lo devi a loro. A dirla tutta, quello che sei lo devi a cinque persone, che hanno riscritto le sorti della Francia e le tue. E questa è la seconda delle tue fortune. Ma andiamo con ordine. Vuoi sentirla questa storia?
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo – ottobre 1799
 
Andrè Grandier si muoveva a passi pesanti su di un sentiero selciato della Provenza, che conosceva quasi come le sue tasche. Sapeva perfettamente dove mettere i piedi. Usava un bastone per mantenersi in piedi, come fosse una terza gamba. Non riusciva a ricordare nessun animale in natura che avesse tre gambe. E sì, che negli anni aveva studiato, anche troppo. Di recente gli era anche ricapitato di mettere mano ad un libro di biologia, ma questa è un’altra storia. 
 
Correva l’anno 1799. Un uomo, Napoleone Bonaparte, aspettava la stesura della Costituzione francese. Tutti sapevano che sarebbe stata la sua chiave per assegnarsi il consolato ed il potere, prendere la Francia. Un nuovo Giulio Cesare, pensava ironicamente Andrè, sbeffeggiandolo. Non gli piaceva Bonaparte. Aveva imparato a sue spese che quando poche persone vogliono aiutare il popolo, in realtà lo stanno strumentalizzando per aiutare sé stessi. Sapeva quello che sarebbe successo, già se lo vedeva re, console o imperatore sul nuovo trono. La Francia, però, era stanca. Non voleva più combattere. Bonaparte stava raccogliendo i frutti di Robespierre, Danton e Saint-Just.
 
Nel frattempo, Andrè nelle campagne non riusciva a stare al passo del suo accompagnatore ormai da un pezzo. “Rallenta” continuava ad urlare, mentre i capelli grigi gli si appiccicavano alla fronte con un velo di sudore. Riusciva ancora a vedere dove metteva i piedi, forse non come lo faceva, ma la sua vista era stata così misericordiosa da non abbandonarlo mai del tutto. Nel gioco delle casualità, aveva barattato una vita per vedere ancora.
 
Raggiunse la cima della collinetta quando il sole disegnava piccole ombre puntiformi tra i fili d’erba. Una ragazzina dai capelli scuri se ne stava distesa a farsi sbruciacchiare la pelle. Teneva le braccia in alto, così che il suo colorito fosse uniforme almeno fino alle maniche a palloncino del suo vestito. Non le piaceva rigirarsi il braccio e vedere che il colore bronzino del sole si sbiadiva man mano che guardava sotto. 
 
Andrè queste fissazioni le conosceva bene. Si fermò a prender fiato appoggiato al bastone, cogliendo l’occasione per contemplare, per quanto riuscisse, la figura di Justine. “Incredibile,” fece lui scherzando “te ne stai qui mentre io soffro!” continuò additando la posizione beata e sorniona di lei. 
 
“Dici sempre che non vuoi essere aiutato.” Si giustificò la ragazza. 
 
Gli occhi di Andrè non riuscivano quasi a distinguere la differenza tra il verde del vestito di Justine e quello del prato, così che con la sua vista malata immaginasse lei come una sirena delle piante. Una ninfa di straordinaria ed acerba bellezza. Le si sedette accanto con movimenti misurati, per non suscitare alcun dolore del corpo e lasciò che il sole gli schiaffeggiasse la pelle temprata e ruvida. 
 
“Perché siamo venuti qua?” fece lei. Aveva la stessa impazienza di sua madre. Se non capiva diventava nervosa. Quando era più piccola faceva persino i capricci sbattendo i piedi a terra, poi crescendo aveva imparato a nascondere quel sentimento dietro uno sbuffo. Andrè credeva di notare tratti caratteriali di chiunque le fosse stato intorno dalla nascita, persino tratti di Oscar. Da lei forse aveva preso quel modo sfiduciato di approcciarsi a qualunque compito le si presentasse davanti, come se non potesse lasciar spazio a nessuno accanto a sé. Persino allora l’uomo non sapeva se si trattasse di consapevolezza di sé stessa o di eccessiva diffidenza verso gli altri.
 
“Credevo ti piacesse qui.” Rispose lui, godendosi quegli attimi di confusione della ragazza. 
 
“Mi piace, ma…” cominciò lei, lasciando però il resto della frase appesa, senza altre parole. Andrè non la aiutò. Attese per non forzare il suo lessico. Credeva ormai che le parole fossero uno strumento furbo, audace e sottile per attaccare. Ci teneva che la ragazza imparasse, si esprimesse e trovasse da sola le parole più adatte.
 
“Ma?” chiese solo, cercando di stimolarla. 
 
“Ma mi stai nascondendo qualcosa.” Disse tirandosi su e puntando i piedi nel terreno. Le scarpe affondarono e lasciarono il segno. Le mani sui suoi fianchi strinsero il vestito alla vita, arricciandolo in tante pieghe. Non era niente di festoso, né ampio. Seguiva la moda dell’epoca, era esattamente come i vestiti di Giuseppina. Un sottile nodo sul petto, la gonna che cadeva dritta sulle gambe. Nessun fiocco o ghirigoro. Già solo quello gli ricordò di quanto tempo era passato dalla corte di Versailles. Andrè sorrise malinconico. Già, pensò lui. Strappò un filo d’erba e cominciò a giocare. Se lo premette sulle labbra, come faceva lei, la sua Oscar, quando aveva l’età di Justine. 
 
“Allora?” chiese lei riscuotendo l’uomo dai suoi pensieri. Non voleva essere sgarbata, questo Andrè lo sapeva. Era solo che, a volte, Justine si trovava come tutti i giovani di fronte al muro di pensieri degli adulti e l’unica soluzione per riuscirlo a penetrarlo era riportarli alla realtà.
 
Andrè sospirò. Che coraggio, si commentò tra sé e sé. Le dirai proprio tutto? Sì, proprio tutto, si domandò in un monologo interiore. “Siamo qua perché è ora che tu conosca tutta la storia di come ti ho conosciuta, figlia mia.”

 



Angolo dell'autrice 
salve bella gente! Di ritorno dal lavoro, in una serata morta, vi pubblico una long. Strano, eh? Beh, saranno altri 3 capitoli più l'epilogo. È una storia drammatica, farà piangere. 
Spero di evitare l'OOC come le buche per strada. E spero soprattutto di sorprendervi.
Da qui in poi vi auguro buona lettura per i prossimi capitoli, fatemi sapere cosa ne pensate. Ci leggiamo al prossimo capitolo!
  
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