Annegare nelle fontane
09. deviazione 10. undici
Halloween arriva e se ne va come una folata di vento improvvisa. Alla festa di Osamu, Osamu è vestito da dio greco mezzo nudo, più nudo che mezzo. Atsumu è Fiona. Che sia chiaro: non è la gonna, il problema. Atsumu sarebbe uno schianto pure con una busta dell’immondizia al posto delle mutande – è solo che non gli va a genio l’idea che ci sia una coppia più bella di lui e Shouyou. (Si consola, però, nella – falsa – convinzione che sua madre, dopo aver conosciuto sia Shouyou che Akaashi, preferisca di gran lunga Shouyou.) *
C’è una deviazione, nella vita di Atsumu. Non succede come in quelle storie in cui il protagonista riceve la notizia di punto in bianco – entra nella sua realtà in punta di piedi, quasi timida, e quella realtà la modella da dentro come un parassita: la modifica, la stravolge. La distrugge. Come un rubinetto che perda. Goccia, dopo goccia, dopo goccia. Nessuno se ne accorge e intanto le gocce aumentano, riempiono bottiglie, botti, fontani intere. L’acqua raggiunge i bordi – goccia, dopo goccia, dopo goccia – e straripa. A volte indietreggia, ma non è abbastanza per fermarne l’avanzata. *
Una di quelle sere, Akaashi avverte una deviazione: come una sbavatura sui bei disegni che ritraggono Osamu e che Akaashi nasconde tra gli appunti ordinati. Non se ne accorge subito. Ne avverte l’olezzo per istinto e da lì segue lo stesso filo di pensiero di quando sa per certo che c’è un errore di anatomia ma non saprebbe dire quale, e allora gira e rigira il foglio studiandolo da tutte le diverse angolature, anche controluce, finché non lo trova. Osamu si è buttato nella loro relazione anima e corpo. Gli offre sorrisi, carezze, risate: e Akaashi sa che sono solo per lui. Poi, il silenzio. Quello che invita alle parole. Ma nel momento in cui il silenzio li avvolge, Akaashi capisce che tutto questo lavoro non è necessario: il silenzio di Osamu li avvolge e Akaashi capisce che qualcosa non va. Quella sera, alle undici, Osamu lo bacia sotto un lampione. La luce li bagna senza accecarli, li accoglie, li culla, e – per un attimo – Akaashi è in paradiso. Poi Osamu scoppia a piangere tra le sue braccia. Gli dice che non è giusto, che non doveva andare così. Che sua madre non doveva ammalarsi. (Goccia, dopo goccia, dopo goccia – Osamu e Atsumu stanno annegando in una fontana, e con loro tutto il resto, tutti gli altri.) NOTE ➺ Sebbene avessi messo in conto fin da subito che non sarei riuscita a fare un Writober perfetto, non mi aspettavo di saltare una settimaan intera. Però l’importante è riuscire a portare a termine questa raccolta! Come sempre, ringrazio tutte le persone che leggono e si fermano a commentare. Anche se rispondo tardi (tardissimo, il più delle volte), leggo tutto. ♥ |