Videogiochi > Assassin's Creed
Segui la storia  |       
Autore: giuliacaesar    15/10/2022    1 recensioni
LA STORIA E' UNO SPOILER ENORME DI ASSASSIN'S CREED: ROGUE. LEGGETE A VOSTRO RISCHIO E PERICOLO.
Le vie di Parigi sono strette per Claudette Dubois. Quasi soffocanti.
La città è troppo indaffarata per prestarle la giusta attenzione e la sua Confraternita ancora bigotta per poter sfruttare appieno il suo potenziale.
La voglia di dimostrare il suo valore e il suo coraggio superano le iniziali paure e l'amore per la sua terra, in cambio di un viaggio nelle fredde terre di un'America in crescita e in via di sviluppo.
Nelle sue peripezie incontra Shay Patric Cormac, più marinaio che Assassino, che ama attirare l'attenzione su di sé con i suoi modi di fare particolari. Entrambi sono mandati alla ricerca di un manufatto e di una scatola, senza l'una o l'altra entrambi gli oggetti risultano incomprensibili, che ora sono nelle mani dei Templari.
Riusciranno nella loro impresa? O si incaglieranno in un iceberg ancor prima di vedere la terra ferma?
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Shay Patrick Cormac
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dicembre 1752, Boston

Mireille, 
È passato esattamente qualche mese dalla morte di Lawrence Washington e noi siamo sempre allo stesso punto, cioè a quello di partenza. È un buco nell'acqua dopo l'altro, i Templari sembrano scivolarci tra le mani come sabbia del deserto. Dire che è frustrante è poco! So che bisogna portare pazienza in queste cose, me lo avete insegnato più che bene, ma a volte è davvero difficile reprimere la rabbia. Appena arriviamo, quei dannati bastardi se ne sono appena andati come i topi di fogna che sono senza lasciarsi dietro niente, se non pochi e miseri indizi. 

Una delusione dopo l'altra, che non ha fatto altro che innervosire Achille sempre di più. Se non ci fosse Abigail, sua moglie, a calmarlo ogni volta non saprei di cosa sarebbe capace quell'uomo! Non che sia violento, per carità no! È che spesso può essere avventato e talmente testardo che neanche un bue può smuoverlo. Solo Abigail o il piccolo Connor riescono a fargli cambiare idea. 

Quindi nel frattempo ci siamo voluti concentrare anche su altro, vista la situazione qui nella Nuova Francia e le tensioni con la Gran Bretagna. Kesegowaase dice che i soldati francesi stanno aizzando gli Abenachi a depredare i convogli e gli accampamenti inglesi nei pressi del Saint Lawrence. Ti prego, se hai notizie dalle alte cariche lì in Francia, fammi sapere al più presto, perché qui ci sono tutti i presupposti per una guerra. Anche se dalle lettere che mi mandate voi e Charles, anche lì in Europa la situazione non sembra essere migliorata dai tempi della guerra di successione.

Nel frattempo noi continueremo le nostre ricerche. 
Meilleures salutations
Claudette Dubois

***

Boston era totalmente diversa da qualsiasi città Claudette avesse mai visto in vita sua. Non era esattamente caotica come Parigi, ma neanche calma e placida come le colonie in Nuova Francia. Non era nuova di zecca come magari lo era Halifax, ma in un certo modo era abbastanza vissuta da poter narrare qualche storia. Anche Boston  sapeva pulsare al ritmo della camminata affaccendata dei suoi cittadini, senza risultare al contempo ingarbugliata in una movimentata routine.

Erano arrivati in pieno giorno, anche perché da Rockport ci voleva appena una giornata di nave, se non poche ore. Dopo la disastrosa notte a Mont Vernon si erano ritrovati a Black Ridge, un minuscolo agglomerato di case distante appena 10 leghe da dove erano stati. La Morrigan non aveva subito subito grandi danni, se non qualche grattatina allo scafo dalle scogliere che Shay non era riuscito ad evitare durante la loro spericolata fuga. Ciò gli era costato 170 sterline di carpentiere a Saint Nicolas, il paesupolo più vicino che avesse una cantiere navale, ma sarebbe potuto andare decisamente peggio. Si sarebbe potuto danneggiare un albero o un pennone con un colpo di mortaio, a quel punto sarebbe stato scuoiato di ogni sua singola moneta.

Dopo essersi presi qualche giorno di pausa, giusto il tempo di mettere insieme le idee, erano subito partiti alla volta di Rockport, dove fecero rapporto ad Achille. Il Mentore non sembrò affatto soddisfatto dell'operato, neanche quando Shay aveva provato a smorzare l'atmosfera mostrando tutto contento il suo nuovo fucile ad aria compressa. Alla fine però aveva riconosciuto che neanche lui sarebbe riuscito a sfuggire dalla trappola dei Templari. 

Subito avevano cercato di identificare gli uomini con cui Shay e Claudette avevano visto dialogare Lawrence prima della sua dipartita: Jack Weeks, Samuel Smith e James Wardop. Secondo le informazioni che aveva passato loro Le Chausser, erano i tre cagnolini preferiti dell'uomo. Del primo avevano poco o nulla tra le mani, quindi decisero di concentrarsi sugli altri due, che Claudette ricordava per le ridicole parrucche bianche che alcuni ricconi si ostinavano a indossare. Anche in Francia andavano di moda, non ne aveva mai capito il motivo, soprattutto quando sua madre la obbligava a indossarle per andare a qualche ricevimento o ballo. Erano estremamente scomode!

Di Wardrop si erano viste le ultime tracce alla sua residenza a Boston, quindi avevano deciso di andarci per cercare di indagare più a fondo, mentre Chevalier e Hope si sarebbero concentrati su Smith, che sembrava essere evaporato nel nulla.

A Claudette aveva fatto po' specie vedere Boston la prima volta, soprattutto dopo essere appena tornati da zone tranquille come River Valley e Rockport, posti ancora avvolti dalla natura. Dal promontorio vicino alla villa di Achille si riusciva a scorgere una piccola briciola della Mass Bay, la baia del Massachusetts su cui si affacciava anche il porto di Boston. Da lontano a Claudette non era mai parso nulla di spettacolare quel minuscolo agglomerato di barche e navi mercantili, ma da quando l'aveva scorta a bordo della Morrigan mentre approdavano si era dovuta ricredere.

L'impressione che aveva avuto appena poggiato il piede sul molo era di un grande e indaffarato formicaio: marinai che scaricavano stive o che spostavano merci, pescatori che partivano per la pesca e che tornavano carichi di pesce, mercanti urlanti che gridavano al vento le loro prelibatezze, il tutto scandito dal passo ritmato delle giubbe rosse che passavano da una parte all'altra del porto. Aveva persino visto donne di ogni tipo tirarsi le maniche fin sopra i gomiti e iniziare a sventrare i pesci appena pescati, pronti per essere venduti al miglior cliente. Uno spettacolo che si sarebbe risparmiata volentieri.

Anche le strade di Boston le erano sembrate le gallerie e i cunicoli che le formiche creavano per poter passare. Quelle principali erano grandi, larghe e spaziose, potevano persino passarci due carrozze affianco. Si poteva vedere qualsiasi cosa passare per quelle strade, dai cavalli che sbuffavano trainando i carri, agli strilloni che urlavano al vento le più recenti notizie provenienti dalle provincie del Quèbec e di Montréal, fino ai bambini che sgattaiolavano tra le gambe degli adulti indaffarati.

E tra le strade più grandi sbucavano quelle più piccole, quasi dei cunicoli tra i grandi edifici in mattoni rossi. Collegavano tra loro le vie principali, rendendo la città una immensa ragnatela piena di vita e movimento. In questo un po' le aveva ricordato Parigi, seppure gli edifici fossero totalmente diversi: tutti squadrati, scopiazzati l'uno dall'altro, in uno stile che non richiamava alcuna epoca in particolare. Claudette lo sentiva, quasi la respirava, la modernità che lasciava l'estetica per dare spazio alla praticità e alla comodità.

Niente guglie per le chiese, solo campanili alti abbastanza per raggiungere le orecchie del quartiere circostante con le sue campane. Non c'erano ricche decorazioni sulle facciate dei palazzi, solo poche lettere che riportavano la funzione dell'edificio. Oppure mancano i pesanti monumenti a testimonianza di grandi eventi politici e storici. Nonostante ciò, malgrado mancassero tutti gli arzigogoli, di cui però Parigi era ricca, Boston non valeva di certo di meno.

In un certo senso avvertiva quella aria politicamente impegnata che ultimamente stava invadendo le strade dei parigini e non notava così tanta differenza dai bostoniani in questo. Entrambi sembravano sempre indaffarati, ma sempre con un orecchio proteso verso l'esterno, come a voler captare più notizie possibili. L'atmosfera era carica di tensione per i parigini, che si vedevano sempre più abbandonati da una monarchia e una aristocrazia pigra e oziosa, e per i coloni, che si vedevano una guerra a poche miglia da loro e che sentivano gli scarponi delle odiose giubbe rosse marciare sulle strade da loro costruite come se fossero i padroni di casa.

Ormai Claudette si era rassegnata, prima o poi la ricca e fragile bolla dentro la quale la nobiltà e Luigi XV si erano rifugiati sarebbe scoppiata senza poterne prevedere le conseguenze. Pensava di poter trovare un clima differente nelle Colonie, vista la intraprendenza dei suoi abitanti, ma non aveva considerato il giogo a cui erano sottoposti dalle mani inglesi. Sebbene le differenze evidenti, Bostone Parigi non erano tanto lontani: erano cannoni pronti a esplodere in faccia ai loro stessi padroni nel momento più inaspettato. Bisognava solo attendere.

Tutto quel vorticare di voci sbrigative e suoni cadenzati la fece sentire un po' a casa, mentre lei, Liam e Shay percorrevano le strade di Boston alla ricerca della locanda più vicina. I due uomini di certo non si risparmiarono commenti sulla città, sul suo caotico movimento di carri e persone, decantando invece la magnificenza di New York, altra città che sbarcava sul mare, a qualche miglia a sud. Quasi rischiarono di incappare in una rissa quando un gruppo di marinai bostoniani li sentirono deridere a gran voce la loro città. Ci volle tutta la diplomazia che Claudette aveva in corpo per trascinare i due grossi yankees e non abbandonarli al loro rissoso destino.

«Mon Dieu! Siete peggio dei francesi che ce l'hanno a morte con l'Inghilterra!» borbottò mentre li trascinava nel vicolo più vicino.

«Tutti ce l'hanno con gli inglesi, Claudette. Solo quei mangia-crauti dei Prussiani sembrano tollerarli!» le rispose Liam, Shay si limitò ad annuire per sottolineare la sua posizione.

«E da quando sei un esperto di politica europea? Gli inglesi sono insopportabili, certo, ma voi due che continuate a borbottare come vecchiette inacidite fate loro concorrenza. Ora, svelti a cercare informazioni. Prima arriviamo a Wardrop, prima avremo la scatola o il manoscritto.».

Non si voltò nemmeno a controllare che i due ragazzi la stessero seguendo, mentre si dirigeva a grandi passi alla taverna più vicina. Doveva ammettere che all'inizio il modo in cui la Confraternita era solita raccogliere informazioni un po' l'aveva spiazzata: le taverne o le locande nel suo immaginario erano un luogo relegato alle sbevazzate e al tempo libero. A Parigi ci si affidava alla buona e sempre utile Corte dei Miracoli*, appena fuori le sponde dell'isola di Notre Dame. Anche se aveva sentito vociferare per le gallerie del covo degli Assassini che forse si voleva aprire anche un café, come base all'esterno delle catacombe parigine, ma era ancora in via di sviluppo quando lei era partita.

Si trovavano nella parte sud del distretto centrale, tra il porto e un grosso forte inglese, costruito forse per controllare le entrate delle navi in porto. Effettivamente le giubbe rosse, o aragoste, come aveva imparato a chiamarle dai coloni, stonavano tremendamente con i loro fucili e i passi cadenzati in mezzo a tutta quella strada affaccendata e frettolosa. Aveva notato gli sguardi della gente ogni volta che passava un plotone: alcuni erano ansiosi, come se si aspettassero un'esplosione da un momento all'altro, altri invece con le ciglia aggrottate e la bocca storta mal celavano uno scontento non indifferente. Non li biasimava, però, neanche lei aveva una grande stima degli inglesi e dell'impero sanguinario su cui la loro nazione si reggeva in piedi.

Avevano continuato a proseguire indisturbati (e senza disturbare nessun altro bostoniano già infastidito dalla presenza degli inglesi) verso sud, seguendo le indicazioni dei passanti. Erano giunti di fronte alle porte un po' anonime di un pub, con l'insegna ciondolante e sbilenca. Drunken Seagull così era stata chiamata dal proprietario, probabilmente anche abbastanza alticcio nel momento della scelta. Sebbene fosse pomeriggio, il luogo era abbastanza scuro, i vetri giallognoli, che non venivano lavati da chissà quando, non lasciavano entrare abbastanza luce, inondando l'ambiente di un malaticcio color ocra. Nonostante ciò, il clima che si respirava era molto tranquillo, complice il fatto che non fosse ancora il tramonto, quindi i marinai, la principale clientela, era ancora a lavorare al porto, a un centinaio di metri da lì.

Si divisero in due: Liam e Claudette si diressero al gruppetto di uomini, probabilmente soldati in un momento di pausa, e Shay andò a grandi passi e sorriso in volto verso una combriccola di contadini probabilmente irlandesi, come suggerivano i boccali di birra chiara che invadevano il tavolo, nonostante fossero appena passate le sedici. Liam aveva insistito ad accompagnare Claudette, non tanto per cavalleria, quanto per evitare che qualche ubriacone allungasse troppo le mani. La donna si era morsa la lingua per non ribattere che era in grado a tenere a bada un manipolo di flaccidi rammolliti, ma poi aveva lasciato correre, perché il quartiermastro sarebbe stato inamovibile. Shay aveva ragione: la testardaggine di Liam poteva essere un stretto vantaggio a volte.

«Wardrop? Mai sentito.»

«Josh, ma che diamine stai dicendo! È quello col barbone che dorme sotto il municipio!»

«Bram, per la barba di Thatch, ma che cazzo stai blaterando! Wardrop è il riccone che ha il villone appena fuori Boston!»

«Il villone?»

«Bram, vatti a far otturare quelle orecchie, quel villone del cazzo che si affaccia sulla baia alle porte della città.»

«Quello del tirchio bastardo?»

«Aye»

«Ne sei sicuro?»

«Aye, cazzo, coglione.»

«Adam!»

«Che cazzo vuoi?»

«Ti ricordi di Wardrop?»

«Quel mercante tirchio con quel cazzo di colosso alle porte della città?»

«Ah, quindi è veramente lui.»

«Per le sottane di Santa Barbara, Josh, sei proprio uno zuccone!»

«Zuccone a chi, razza di de-»

«Signori, possiamo ritornare alla nostra domanda, poi potrete insultarvi quanto volete, ora concentratevi su Wardrop.»

«Ah sì, il tirchio. Dicevo, ha un villone del cazzo che si affaccia sulla baia appena fuori città. Fidatevi di me, non potrete non vederlo quel coso enorme.».

Shay fu altrettanto proficuo per fortuna: gli alticci irlandesi, che avevano offerto qualche boccale anche al loro connazionale, gli avevano riferito che Wardrop era approdato qualche giorno prima al porto e che, tutto trafelato, era partito in gran carriera per la sua residenza fuori città. Avevano poi continuato a sbiascicare le loro vicende tra i campi, alla periferia della città, ridacchiando quando qualcuno riportava in auge una creatura leggendaria, insistendo di averla vista per davvero.

Visioni ancestrali a parte, Shay sosteneva che il suo gruppetto mal assortito potesse essere un'ottima fonte, anche perché, chiedendo anche al proprietario della locanda, anche lui confermò la cosa: la moglie del panettiere all'angolo della strada non aveva fatto altro che lamentarsi del fatto che Wardrop si fosse preso tutta la loro scorta di pane nel giro di pochissimi minuti, prima di partire con armi e bagagli alla volta della sua residenza.

«Come se avesse il diavolo che lo stesse inseguendo! Aveva il pepe al culo quel giorno!» concluse il locandiere, mentre annotava sul libro contabile la loro prenotazione di due stanze.

Dopo aver cenato velocemente, perché tra irlandesi sfatti e soldati sordi si era già fatto il tramonto, decisero che avrebbero fatto una breve incursione al famoso "villone".

«Wardrop era di fretta quando è arrivato e se n'è andato portandosi grandi quantità di cibo, come si stesse preparando per qualcosa.» rifletté Claudette mentre seguivano il profilo del porto diretti verso sud, dove la città apriva le sue porte sulla Frontiera.

«Le cose sono due: o ha intenzione di partire o si vuole barricare dentro casa.» le rispose Shay, le mani delle tasche e il volto rivolto al cielo. Man mano che camminavano iniziava a scorgere qualche piccolo brillante che spuntava timido nell'arancione del tramonto, che man mano si stava facendo sempre più scuro. Sarebbero arrivati  a destinazione a notte inoltrata, calcolò.

Anche di notte la città rimaneva movimentata, il caos delle strade, mentre il blu scuro sovrastava sempre di più il mare, si spostò verso le locande e gli edifici. Il porto si faceva silenzioso con il passaggio dei minuti, invece dalle taverne e dai pub sbucavano risa e urla concitate, interrotte dal clangore dei boccali di birra che si scontravano. L'unica cosa che non sembrava riposare mai era il martellante rumore degli stivali inglesi sulle pietre.

Con unica compagnia pochi uccelli notturni, raggiunsero le porte della città, anche se avevano già scorto dal porto il fantomatico "villone". Stonava tremendamente con gli edifici in legno della periferia di Boston e con la palizzata che separava la città dalla frontiera, rendendo quasi comica la scena. Un edificio dalle dimensioni esagerate, come se fosse stato scagliato lì da qualche dio, si ergeva poco fuori i campi coltivati, concentrando tutta l'attenzione su di sé. Delle luci soffuse provenivano dai piani superiori, confermando loro che qualcuno effettivamente c'era.

Si diressero furtivamente ai cancelli che delimitavano la proprietà, fin troppo grande anche per i gusti di Claudette. Cosa ci dovesse mai fare con tutti quegli ettari di terreno non lo sapeva, l'unica cosa certa era che non li sorvegliava come aveva visto fare ad altri magnati americani, disposti a piantarti una pallottola in fronte se mettevi anche solo un alluce sul loro terreno. Infatti arrivarono indisturbati al cancello che divideva la proprietà principale dai campi coltivati.

«Allora, Claudette rimani qu- ehi! Ma che fai?» Liam aveva solo abbozzato il suo piano, che se lo era visto stracciare davanti agli occhi quando la donna, arrampicandosi sulla ringhiera del cancello, era saltata agilmente dall'altra parte. Non li degnò di alcuna spiegazione, corse subito ad arrampicarsi sui muri esterni della villa, aggrappandosi alle grondaie e alle finestre fino ad arrivare all'ultimo piano, dove proveniva un leggero bagliore.

Per i primi interminabili secondi il silenzio li avvolse come una coperta pesante, gravando sulle loro spalle sempre di più. Poi un grido e uno sparo li scossero dall'immobilità facendoli scapicollare alla volta della villa. Una volta raggiunta Claudette, la videro alle prese con uno scontro con tre soldati inglesi, uno già privo di sensi vicino alla porta della stanza, che sembrava essere una biblioteca.

La donna era illesa, con la spada sguainata rivolta verso i loro avversari, che impugnavano il moschetto con una certa arroganza negli occhi. In tre, finalmente in vantaggio, riuscirono ad atterrarne due e a legare come un salame il terzo.

«Dov'è Wardrop?» chiese Liam a braccia incrociate di fronte all'uomo inchiodato alla sedia.

«Con tua madre» rispose quello, non prima di aver sputato a terra. Liam tuttavia rimase posato e tranquillo, limitandosi a pulire la scarpa sulla giubba di uno dei suoi commilitoni, steso a terra svenuto.

«Bene, dopo averti informato del fatto che mia madre è morta e quindi, a meno che non è una metafora per dire che è andato all'altro mondo, ora mi dici dov'è Wardrop» ritentò il ragazzo. Claudette si stupì del candore con cui lo disse, come se stesse parlando del maltempo al mercato.

«Fottiti».

Liam sospirò e si grattò il capo pelato con un verso stanco.

«Sei un mercenario, perché lo difendi?»

«Perché lui mi ha pagato per stare zitto, tu no quindi, grandissimo figlio di putta-»

L'uomo si dimenticò subito di come voleva continuare la frase che si ritrovò sbattuto a terra nel giro di pochi secondi. Dopo lo stordimento iniziale dovuto alla botta, si ritrovò l'orecchio scacciato da stivale che premeva sul lato destro del viso con forza. Sentì anche il bruciante freddo di una lama puntata alla sua gola, proprio sulla giugulare che pulsava al ritmo dei suoi battiti.

«Mi sono rotta il cazzo di stare appresso a voi inglesi di merda, quindi o mi dici dov'è Wardrop o ti faccio sputare io stessa la maledetta risposta a suon di pugni. Però non ho voglia di sporcarmi la giacca, sarebbe un gran peccato, non trovi?».

Quella voce non apparteneva a Claudette. Non era la ridarella che le scappava quando trovava qualcosa buffo, non aveva l'entusiasmo che anticipava una cascata di domande e neanche la dolce fermezza che c'era dietro un rimprovero. Era nuda e fredda pietra che strisciava su un'altra, stridendo in maniera agghiacciante. Shay li sentì proprio i brividi fastidiosi che risalivano pizzicando la schiena. E forse li sentì anche il loro amico inglese, perché esitò prima di provare a rispondere.

«Fuck yo-»

Si interruppe bruscamente quando sentì la lama perforagli la coscia in profondità. Un fiotto di sangue gli scese lungo il fianco su cui era sdraiato confondendosi con i colori della sua divisa. Non perse altro tempo.

«IN EUROPA.»

«Mi sembra vaga come risposta, che ne pensi, aragosta?».

L'uomo sentì la lama rigirare appena nel muscolo, causandogli una fitta di dolore per tutto il corpo. Si mise a strillare più forte.

«TI GIURO CHE NON LO SO. TI GIURO CHE NON LO SO».

«Prova a concentrarti, vedi che secondo me te lo sai».

A Shay si accapponò la pelle quando vide la mano della donna premere più in profondità la lama celata. Lui e Liam non avevano una grande visuale, potevano solo restare fermi a guardare la schiena dell'altra, china sull'uomo, con la chioma bionda che ne copriva il viso, e una pozza di sangue scuro che si allargava ai suoi piedi. Era una scena che gli fece accapponare la pelle e, quando tentò di fare un passo avanti per far smetter quel teatrino, Claudette con la velocità di un fulmine gli aveva lanciato un'occhiata che lo invitava minacciosamente a non fiatare. Così lui fece.

«Ah... ehm... sul serio, non ricordo! Ah... LONDRA. LE NAVI CHE PARTONO DA BOSTON DI SOLITO FANNO ROTTA SU LONDRA!».

«Cosa ci deve fare a Londra?».

L'uomo iniziò a tremare e a balbettare.

«Non lo so... sono solo un mercenario io! Però l'ho sentito borbottare di un certo Buck. Nono, Birch! Reginald Birch!».

«Si prévisible» sussurrò la donna lasciando stare finalmente l'ostaggio, che ormai aveva preso a piagnucolare dal dolore.

«Prévisible? Cosa è prévisible?» gli chiese Shay, mentre la donna liberava l'uomo, che si strinse subito la gamba al petto.

«Il fatto che Wardrop sia subito corso come un cagnolino fedele da Birch, il Maestro Templare Britannico con la scatola! Dove altro avrebbe potuto trovare informazioni?» gracchiò Claudette oltrepassando i due Assassini per dirigersi fuori dalla villa.

«E perché proprio Birch?» chiese Shay a nessuno in particolare.

Claudette emise un verso esasperato e quasi urlò quando gli rispose.

«Perché quel fils de pute è ossessionato dai Precursori e sa qualsiasi cosa su di loro. Perché di certo aiuterà Wardrop a codificare la scatola. O forse perché ha la mamma troia!».

«Jeez, quante parolacce in una sola frase, signorinella! Una volta a Boston dovremo lavarvi la bocca col sapone!» le disse Shay cercando di smorzare l'atmosfera. Ci riuscì, perché Claudette sbuffò prima di spiegarsi meglio.

«Birch è un grande intellettuale e ricercatore, oltre ad essere una mente fredda e geniale. È ossessionato dai siti dei Precursori, lui e quel suo galoppino, Haytham Kenway, sono sempre sulle tracce di qualche reperto che ci hanno lasciato gli Isu».

«Aspetta, "Kenway" come quel Kenway? Il pirata? Ma non era un Assassino?» chiese Shay.

Liam gli rispose brevemente.

«Edward Kenway è morto molto tempo fa, credo che Haytham fosse piccolo. Non si sa molto di lui, tranne che da qualche anno a questa parte parteggia per Templari che lo sguinzagliano dovunque ci sia bisogno di fare qualche lavoro sporco.»

«Tipo simpatico»

Erano usciti dalla proprietà di Wardrop e per un po' nessuno aveva fiatato, forse per riordinare le idee, finché non erano giunti ai confini della città e avevano ripreso la strada per il porto. Nessuno praticamente fiatò per tutto il tragitto di ritorno, un tacito accordo per poter mettere insieme i pezzi di quella missione che stava andando allo scatafascio. Claudette sentiva la schiena come se fosse fatta di bollicine che scoppiavano senza sosta, il nervosismo le pervadeva il corpo simile a una malattia di cui si vedevano palesemente i sintomi: camminava spedita di fronte a Liam e a Shay e, quando si fermava per pochi secondi aspettandoli, saltelllava sul posto, non riusciva a far star ferme le mani, attivando e disattivando le lame celate in un tic ossessivo. Si guardava attorno come se prima o poi Wardrop gli cadesse dall'alto come un miracolo.

Shay invece non sembrava particolarmente sconvolto da quella novità, era abituato a non trovare subito una risposta. Se mai esistesse. Lui voleva solo tornare alla locanda per bersi un bel boccale di birra ristoratore prima di andare a dormire. Eppure un po' preoccupato lo era, guardando il comportamento a tratti isterico e nevrotico di Claudette si chiedeva in continuazione cosa si aspettasse di preciso da questa loro avventura bostoniana. Ciò che la navigazione gli aveva insegnato era essere paziente, perché prima o poi il vento lo avrebbe condotto a destinazione. Facendolo passare per tempeste e navi pirata, ma prima o poi sarebbe arrivato a destinazione, bastava saper aspettare.

Liam, sorprese Shay questa cosa, invece era relativamente tranquillo. Si mangiucchiava un po' le labbra, ma era molto più sereno di Claudette, che sembrava pronta a saltare al collo di chiunque le avrebbe rivolto la parola. Una volta arrivati, la donna si fiondò nella locanda, come se stesse scappando da un orso incarognito, e quando i due uomini entrarono la videro sedersi a un tavolo piuttosto isolato, lontano da una banda di marinai scozzesi che si stava prodigando in un canto marinaresco.

«Whiskey is the life of man! Whiskey, Johnny!».

«Mi piacerebbe moltissimo del whiskey, ma opterò per un boccale di birra rossa. Il più grande che avete. Tanto paga Shay.» borbottò Claudette alla cameriera, tutta trafelata per la serata lavorativa.

«Anche noi due boccali di birra.» ripose Shay, volutamente omettendo di commentare l'ultima uscita di Claudette. Perché tanto era vero, chi ci metteva i soldi di solito era lui.

Un altro lungo momento di silenzio sconfortante corse tra di loro per pochissimi minuti, con Claudette che aveva le mani affondate nel viso. Avvertiva il pizzicore che sale dalle gambe quando si camminava tanto, partendo dai polpacci martoriati e che seguiva i muscoli fino alle cosce doloranti. Dalla vita in giù quasi tremava dalla stanchezza, mentre la testa si faceva sempre più distante, invasa dalle paranoie e dalle paure. E ora che cosa avrebbero dovuto fare?

Il tonfo del boccale di vetro che toccava il tavolo ridestò tutti quanti dall'atmosfera pesante in cui erano inevitabilmente caduti. Shay sgranò persino gli occhi che non si era reso conto di aver chiuso. Afferrò la birra, mentre lanciava un'occhiata a Claudette, che sembrava devastata da quella giornata. Le diede un colpetto alla gamba con ginocchio per attirare la sua attenzione, lei gli rispose in silenzio con un triste sorriso, come a dire che stava bene. Negli ultimi mesi le cose tra loro andavano così, con piccoli gesti silenziosi e carichi di parole, minuscole accortezze e attenzioni nei confronti dell'altro, senza aver bisogno di esprimersi. Un colpetto con la punta del piede, una pacca sulla spalla e leggere carezze erano diventato il loro codice per poter parlare tra di loro senza emettere un suono. E poi c'erano i baci la sera tardi, quando tutti dormono e rimangono solo loro due svegli a parlare la notte intera.

Liam si schiarì la gola per far smettere i due suoi compagni di guardarsi negli occhi languidamente come due foche rimbambite.

«Facciamo un quadro della situazione?».

Claudette prima prese un lungo sorso di birra rossissima, sperando che l'alcool facesse effetto e le facesse dimenticare tutto quanto. Non funzionò, purtroppo.

«Quelle situation merdique! Su Smith non abbiamo alcuna novità da parte degli altri, mentre Wardrop è arrivato poco tempo fa qui ed è partito immediatamente per l'Inghilterra, pronto a sbavare ai piedi di putain de Templier di Reginald Birch. Weeks non si trova da nessuna parte. Non abbiamo né la scatola né il manufatto, non sappiamo nulla su come funzionino, non sappiamo come rintracciare nessuno, siamo in un cazzo di vicolo cieco!».

Claudette gettò le mani in aria, rovesciando qualche goccia di birra sul tavolo per sottolineare il suo scontento e frustrazione. Shay abbassò il proprio boccale dalle labbra e fischiò.

«Jaysus, Mary, and Joseph! Che botta di positività!».

Claudette gli ringhiò contro come un gatto infastidito, ma Liam si intromise prima che la donna saltasse al collo dell'uomo.

«Quello che intende dire Shay – e qui gli lanciò uno sguardo ammonitore - è che non c'è bisogno di disperarsi tanto, siamo ancora all'inizio.»

«"Ancora all'inizio"? Liam, forse hai preso un abbaglio, ma sono mesi che stiamo al collo dei Templari e che cerchiamo quei maledetti Frutti dell'Eden. È quasi un anno che sono qui e non abbiamo fatto ancora un singolo passo avanti!» scoppiò la donna, sbattendo il vetro sul tavolo.

Era esasperata, era stanca, ma più di tutto era delusa da sé stessa. E frustrata, arrabbiata, perché lei doveva essere la novità nella Confraternita, il suo ruolo era quello di portare una ventata di aria fresca. L'unica cosa che si sentiva di aver portato era solo un gran caos il giorno del suo arrivo e una cascata di disastri e delusioni.

«Claudette, non siamo nella "piccola" città di Parigi, la Confraternita copre un territorio che va dal Québec fino alla Louisiana e non siamo molti, è normale che ci impieghiamo più tempo a fare le nostre ricerche. E quante volte dovrò ricordartelo? Nessuno si aspetta nulla da te, non sei sola a sorreggere il peso di questa ricerca!» sbottò spazientito Shay.

Comprendeva più di chiunque altro le angosce di Claudette e tutte le sue paure. Gli aveva raccontato delle aspettative che si sentiva gravare sulle spalle, eppure più di una volta aveva tentato di convincerla del contrario, ma quel giorno era davvero saturo di quei discorsi, forse un po' per la stanchezza che pian piano con l'alcol stava invadendo anche il suo corpo, forse anche perché provava un po' di rabbia. Rabbia per Claudette che continuava a dare adito a voci lontane miglia e miglia da lì, rabbia verso sé stesso perché sentiva di non star facendo abbastanza né per la Confraternita né per la donna affianco a lui.

Claudette aveva sollevato gli occhi sgranati verso di lui, sorpresa dal fatto che avesse alzato la voce con lei. Cercò in qualche modo di addolcire lo sguardo per farle capire che le dispiaceva, che non voleva urlarle contro quando Liam, provvidenziale come sempre, finì il suo boccale di birra e si alzò scrocchiandosi la schiena con un verso soddisfatto.

«E' inutile che ci urliamo contro come tre ubriachi, dormiamoci sopra e domani vediamo di mettere su un piano. G'night, fellows!».

Detto ciò, tirò una pacca sulla spalla di Shay con un eloquente sguardo: "Te la sei voluta accollare? Ora ne paghi le conseguenze". Liam lo chiamava il "bello di essere scapolo". Non che lui e Claudette fossero fidanzati o lui stesse cercando di corteggiarla (un po' forse sì, doveva ammetterlo), ma tra loro c'era questo implicito accordo di prendersi cura l'una dell'altra. E ora toccava a lui ripagare il debito in sospeso che aveva da quella buia e fredda sera del luglio 1742.

 

 

*Con l'espressione corte dei miracoli ci si riferiva a un'area di una città dove si riunivano in gruppi organizzati mendicanti ed emarginati sociali. Nell'immaginario letterario il fenomeno è temporalmente collocato nel Medioevo, ma è storicamente identificabile intorno al XVII secolo (letteralmente definizione scopiazzata da Santa Wikipedia).

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Assassin's Creed / Vai alla pagina dell'autore: giuliacaesar