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Autore: Orso Scrive    10/11/2022    3 recensioni
Il tenente Manfredi e il sottotenente Bresciani, del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale, devono occuparsi di una nuova grana: un vandalo dall’improbabile nome di Sukker ha preso di mira i graffiti rupestri della Valle Camonica, in provincia di Brescia, imbrattandoli con bombolette spray.
Riusciranno i nostri eroi a fermare Sukker, prima che i suoi danni divengano irreparabili? Ma, soprattutto, scopriranno il mistero che si cela dietro ai graffiti rupestri, un mistero che sembra parlare di antichissime visite di esseri provenienti da altri pianeti e da altri universi? Alberto e Aurora scorgeranno questa antica verità, o il mistero resterà celato ai loro occhi?
Genere: Fantasy, Mistero, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'A&A - STRANE INDAGINI'
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Epilogo

 

 

Vrillon continuò a contemplare il pianeta verde e blu che sfavillava in mezzo al nero dello spazio, acceso dalla luce della stella vicina. Per lui era come non essersene mai andato, ma per chi abitava quei luoghi, i suoi erano andate e ritorni continui, senza sosta.

Alcuni lo avevano accolto. Pochi lo avevano ascoltato. Una parte infinitesimale aveva accettato il suo messaggio. La maggior parte di loro lo aveva semplicemente rifiutato, relegandolo allo stadio di fantasia, di allucinazione.

«Ci vorrà ancora molto tempo», disse una voce alle sue spalle.

«Il tempo non è nulla, per me», rispose Vrillon. «Non è nulla per me e non è più nulla per te, ora che sei con me. Ma per i tuoi simili… esso continua a scorrere. Il tempo che regola le loro esistenze dilava le terre e trasforma ogni cosa, ma essi non mutano. Perdurano nella loro ignoranza, nel loro rifiuto. Ecco perché ancora vanno parlando di guerre, di bombe, di distruggersi a vicenda, senza comprendere ciò che io – da quelle che per loro sono innumerevoli ere – sto dicendo loro: sono tutti uguali. Tutti fratelli. Abitano tutti la medesima casa. Non verrà mai loro nulla di giusto e di buono, dalla guerra e dall’odio.»

«Stanno imparando», proseguì la voce. «Impareranno. Io ho cercato di trasmettere loro il tuo messaggio, per quel poco che ho potuto. Adesso tocca ad altri, che ti hanno visto e hanno compreso. Con la perseveranza ci riusciremo. Non sarà mai troppo tardi.»

L’alieno si volse all’abitante del pianeta Terra. La creatura antica e l’essere umano. Il rappresentante del Comando Galattico di Ashtar e il figlio dei fiori. Vrillon e Lanfranco. Entrambi rifiutati da chi avrebbe fatto meglio ad accettarli.

«Tu dai speranza a me che non ne ho più», ammise Vrillon.

Lanfranco sorrise. Era seduto sopra una specie di trono di una lega metallica sconosciuta.

«Non ti è concesso abbandonare la speranza, signore.»

Qualcosa di simile a un sospiro profondo fuggì da quelli che dovevano essere i polmoni di Vrillon.

«Anche essere una divinità ha i suoi lati negativi, presumo», riconobbe. «Non posso fermarmi un attimo. E non è facile essere un dio buono, quando chi dovrebbe ascoltare il mio messaggio continua a venerare falsi dèi e idoli malvagi.»

Lanfranco sorrise. Alzatosi in piedi, si avvicinò alla vetrata e guardò in giù.

Vide il professore e il suo amico che facevano a botte per riconoscere o meno la validità delle loro teorie. Vide lo stesso professore, più vecchio, istruire i suoi allievi perché accettassero la verità. Vide i due ragazzi innamorati che non avrebbero più avuto paura della luce. Vide la donna che comunicava con Vrillon chiamandolo con uno dei suoi innumerevoli appellativi, Selenius Maximus. Vide il giovane ufologo che si sarebbe fatto in quattro, pur di far sapere al mondo intero ciò che aveva osservato di persona. Vide quei due adolescenti seduti sulla spiaggia e allo stesso tempo sdraiati sulla montagna, separati dagli anni ma uniti da un affetto immutato. E vide se stesso nell’atto di partire verso Katmandu, mentre scalava le montagne, mentre discuteva con i vecchi del paese, mentre marciava a passo rapido sulla costa e saliva verso il cielo…

«Siamo in minoranza, d’accordo, ma comunque ci siamo», disse. «E dilagheremo. Saremo sempre di più. E come la marea inarrestabile, porteremo tutti insieme il messaggio ai quattro angoli della Terra… e quel giorno, quando saremo in pace con l’intero universo, allora l’Età dell’Acquario sarà davvero cominciata.»

«Possano le tue parole esaudirsi», rispose Vrillon.

Chiuse gli occhi e, ancora una volta, la nave intergalattica riprese il viaggio attraverso le costellazioni, per portare il suo messaggio di fratellanza a tutte le stelle, a tutti i pianeti, a tutti gli esseri viventi in tutto l’Universo.

 

 

 

 

Scritta: Agosto – Settembre 2022

 
   
 
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