Libri > Shatter me (schegge di me)
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Autore: You_r_so_golden    12/12/2022    0 recensioni
La prima volta che William aveva sentito parlare di una ragazza che poteva uccidere al tocco, non ci aveva creduto; Selene era semplicemente rimasta in silenzio, incapace di dire una parola. Poi i due fratelli si erano guardati. Finalmente c'era qualcuno diverso come loro, qualcuno come loro e, allo stesso tempo, diverso da loro. Perché sia William che Selene hanno sempre saputo di essere diversi da chiunque altro. Anche da bambini, i gemelli sapevano di non essere come gli altri. Perché sia William che Selene hanno dei poteri, gli stessi spaventosi poteri che li hanno allontanati dai loro genitori, portandoli sul ciglio della strada. Prima di quel giorno, né William né Selene conoscevano l'esistenza del Punto Omega; finché Castle non li prese al suo fianco, portandoli in un luogo sicuro che potessero chiamare "casa". E ora, che i gemelli sono diventati qualcuno di importante al punto Omega, le cose sono un po' cambiate: William è uno dei soldati più forti e Selene, la piccola e silenziosa Selene, è l'arma più temuta del punto Omega. E ora i due stanno per affrontare l'essere umano a loro più simile e vicino: Juliette Ferrars.
Genere: Drammatico, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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Non so da quanti secondi, minuti, ore sto fissando questo muro familiare della mia stanza. Non so come, ma i miei occhi non si sono ancora stancati di fissare questa parete a me fin troppo familiare. Ne osservo la terra viva, le pietre un po' più in rilievo, alcuni radici che sembrano uscire dal terreno; osservo come odori di terra, come sappia di freddo e di come sia secca, dura come la vera pietra. Potrei guardarla per ore intere, per giorni interi, e non mi stancherei mai. Perché ormai mi sono abituata a farlo. Mi sono abituata a fissare le cose per tanto tempo, senza dire una parola, senza muovermi e senza respirare. Potrei osservare la terra per ore, senza muovermi o parlare, iniziando a vedere cose che nessuno vede, e comunque non mi stancherei.
All'inizio mi era difficile, quasi impossibile. A 6 anni, non è semplice stare fermi e tantomeno è semplice rimanere in silenzio o a giocare a quanto riesci a trattenere il fiato prima di svenire. Ma adesso le cose sono un po' cambiate e ho capito che non c'è molto che io passa fare se non stare immobile in questa stanza; nella mia stanza.
Se solo qualcuno mi lasciasse uscire. Se solo potessi uscire, fare due passi, prendere un respiro. Tutto sarebbe diverso. Ma sono qui perché sono la peggior minaccia del mondo, perché se uscissi fuori probabilmente darei di matto e probabilmente il mio potere prenderebbe il sopravvento. Ma non sono una minaccia. Non lo sono mai stata. Non ho mai fatto male a nessuno in questi 13 anni di permanenza al Punto Omega. Più o meno. 

< Selene >

Mi volto verso la voce e mi ritrovo davanti le due sorelle guaritrici del Punto Omega: Sara e Sonya. Le due ragazze sono immobili dietro il vetro che mi divide da loro e mi fissano, come se fossi qualche sorta di esperimento o come se fossi la minaccia peggiore del mondo. Forse lo sono. Forse sono qualcosa che il mondo non è ancora pronto a condividere, che non è pronto ad avere a che fare con me. Lo capisco, da un certo senso. 

Mi alzo immediatamente sulle punte dei piedi e mi affretto a correre verso il mio letto. Mi ci metto a sedere e porto le ginocchia al petto, continuando a fissarle. Dentro di me sento agitazione, ma non sono io a provarla. Quella che sento è l'agitazione di mio fratello; non sono io a sentirmi male, non sono Sonya e Sara a farmi stare male; sono semplicemente le emozioni di mio fratello che, attraverso la connessione sensibile, passano a me come se fossero collegate con un ponte. Grazie alla connessione mentale sensibile, ogni emozione, sensazione o minima cosa trapassa da me a lui. E William è arrabbiato, confuso, agitato ed è così tante cose che sta venendo da vomitare anche a me. Per questo evitiamo di usare la connessione sensibile: perché fa male ad entrambi, in un modo o nell'altro. O almeno, fa male a me. A differenza sua, non sono debole quanto lui e riesco a controllare le mie emozioni. 

Io, per esempio, non provo niente. Quando mi ha raccontato della missione, William era veramente arrabbiato. A me non importa molto. William mi ha detto che un certo Adam Kent andrà a vivere con un'altra bomba atomica pericolosa quasi quanto me. La cosa è a dir poco affascinante. Ma erano cose che sapevo già. Il mio potere mi aveva fatto scoprire queste cose anni e anni prima che accadessero e questo mi ha portato a non avere una vera reazione alle sue parole. 

Certe volte mi dico che io e Juliette siamo fin troppo simili: entrambe rinchiuse, entrambi troppo sottomesse per ribellarsi ed entrambe lontane da tutti e da tutto. Ma c'è una differenza: Juliette sta per incontrare qualcuno - un ragazzo che conosce quasi bene come i palmi delle sue mani - mentre io non vedo un essere umano da secoli. Mio fratello è l'unica eccezione. Ma va bene così. So che se incontrassi qualcuno, le cose potrebbero sfuggirmi di mano. Potrei emozionarmi seriamente e se una persona come me, con questo potere, si emoziona, succede un casino. Kenji lo sa bene. 

Mi viene quasi da ridere. Già, Kenji.. sciocco da parte sua avvicinarsi così tanto a me. Mio fratello William ci sta parlando adesso e se mi concentro appena, riesco a sentire cosa stanno dicendo. Ma non mi va. Non ho molta voglia di vedere Kenji, non dopo l'ultima volta. Kenji ha fatto un errore e io non sono brava a perdonare le persone. Mi ha sottovalutato. Ha sottovalutato me e il mio potere. Solo una persona come lui, ingenua come lui, sottovaluterebbe il potere del controllo. Non sa cosa significa avere questo potere, nemmeno mio fratello William sa cosa significa avere questo potere ma almeno lui non mi ha sottovalutata. Kenji non sa cosa significa avere il potere del libero arbitrio nelle mie mani. Non sa cosa significa avere il potere di poter controllare il mondo intero. Se solo lo volessi, potrei cambiare le sorti di tutto il mondo e piegarlo a mio favore; se solo lo volessi, potrei dare una sbirciata alle sorti del mondo stesso e ridere per come ogni cosa andrà. 
Beh, a dire il vero è qualcosa che ho fatto. Sono una persona curiosa per natura e non posso biasimarmi. Ciò che ho visto non mi piace - ciò che ci aspetta, non è un futuro roseo e fiorito - ma chi sono io per cambiare le sorti del mondo? Vedere ciò che accadrà non implica che voglia anche cambiare ciò che accadrà.  

< Selene.. >

Mi giro verso le due ragazze e le guardo. Loro mi guardano impassibili, senza dire una parola. Se mi concentro, riesco a percepire la loro paura. E beh, forse anch'io avrei paura a stare davanti ad un soggetto come me. Perché loro, come Castle e ogni abitante del Punto Omega, sanno di cosa sono capace. Del resto, non è difficile da comprendere: ciò che voglio che accada, accade senza che io abbia bisogno di formulare una frase o di fare mosse specifiche con il corpo. Se solo pensassi che i loro cervelli scoppiassero davanti a me, esso succederebbe; se pensassi che Sonya saltasse alla gola di Sara e Sara staccasse il cuore dal petto a Sonya, questo succederebbe. Il mio potere è di gran lunga più forte di quello di mio fratello. Io non sono come lui, debole come lui, che deve formulare sempre delle frasi per far nascere il suo potere. A me basta un pensiero, un'idea, un desiderio per far si che ciò accada. Se solo volessi, con il solo pensiero potrei distruggere questo posto. Ma mi contengo. Con il tempo ho imparato ad apprezzare ciò che ho e questa è la mia famiglia. Le prime persone che mi hanno dato una casa.
E sono le stesse persone che mi hanno rinchiuso in questa stanza. Lontana da chiunque, lontana da mio fratello, lontana dalle persone che vivono nel Punto Omega, come se fossi una minaccia. Come se fossi la peggior cosa che Dio a fatto nascere su questa terra. E sono le stesse persone che pretendono che io non desideri che il loro cervello esploda. Pretendono che non desideri che questo posto crolli e si distrugga; pretendono che non voglia strappare i loro arti ad uno ad uno: Pretendono che non brami dalla voglia di usare il mio potere. 

< Selene, William è lì con te, adesso? > 

Mi chiedono se William sia qui con me. Non mi chiedono se sto bene. Non mi chiedono come ho passato la giornata, se ho fatto qualcosa, se ho mangiato. Non mi chiedono perché fino ad ora stessi guardando il muro della mia stanza con occhi vuoti. Non mi chiedono niente, come se non fosse importante.  Non mi danno la soddisfazione di rispondere alle loro domande. A dire il vero, non mi chiedono niente perché non gliene importa niente. Perché hanno paura della mia parola. Se parlassi, potrei usare i miei poteri.. e Castle potrebbe arrabbiarsi.
Cazzo, certe volte vorrei che-  no. Mi blocco. Il pensiero e potere e non posso permettermi di avere questi pensieri. Cazzo, non posso nemmeno pensare. Che vita di merda è questa? 

Annuisco lentamente e rabbrividisco all'improvviso. Il freddo gelido mi sta colpendo nelle ossa. Ma nella mia stanza non ci sono finestre. Così chiudo gli occhi e posso vedere mio fratello davanti alla finestra della camera di Kenji. Essa è aperta e sta entrando il vento freddo. Aria fresca. Che bella. Sono secoli che non sento dell'aria fresca che mi sfiora il viso, le ossa, la pelle. Dell'aria che mi fa sentire viva, che mi fa sentire come se importassi qualcosa. Stando qui, non si sente niente se non il respiro della terra. E non è così bello come si pensi.
Certe volte vorrei poter avere una finestra nella mia stanza, così da  poter vedere il mondo che c'è al di fuori. Sono sicura che Juliette abbia almeno una finestra nella sua stanza. Sono sicura che quella ragazzina può vedere il mondo al di fuori della sua finestra. Io non posso vedere nemmeno quello. Non posso nemmeno dire "Merda, oggi piove" oppure "Che bello, oggi c'è il sole". A dire il vero, non posso nemmeno parlare. Se solo dicessi "c'è il sole", il cielo si aprirebbe e un sole abbagliante comparirebbe. 
Capisci quanto è grande il mio potere? Quanto è grande quello che scorre nelle mie vene? E io devo vivere come una prigioniera per colpa di persone che hanno paura di me, per colpa di persone che hanno paura della mia lingua e del mio pensiero. Che hanno paura di qualcosa che io non ho mai voluto avere. 

< William come sta? > chiede Sonya a mezza voce. < La connessione lo rende instabile? > 

< William è... confuso. > la voce mi fa male. Non sono abituata a parlare, non sono abituata a rispondere a delle domande. Generalmente passo il mio tempo in silenzio. Non parlo con nessuno, perché non ho nessuno. Non parlo nemmeno quando Castle mi chiede di parlare, quando mi dice che devo dare ogni tanto sfogo alla mia voce per farmi sentire da qualcuno. Lui ha paura di me ma, allo stesso tempo, pretende di non averne. < Per colpa della connessione mentale, è un po' confuso. > Non so se sto formulando le frasi nel modo corretto. A forza di stare in silenzio, non so se sono ancora capace di parlare per bene. Penso sia ridicolo il fatto che non abbia nessuno con cui parlare, che non abbia nemmeno la capacità di formulare le parole e di dargli voce. Ma non parlerò da sola. Non me lo permetterò. Quando i miei ci abbandonarono al manicomio e i medici mi misero in una stanza, isolata da chiunque, iniziai a parlare da sola. Adesso non riesco a parlare da sola. So che se iniziassi a parlare nuovamente da sola, mi ricorderei gli anni vissuti nel manicomio. E non voglio farlo. Non posso permettermelo. <  Ma non.. più di  tanto. >

< E tu come stai, invece? > 

"Vorrei gettarmi da un ponte per mettere fine a tutto questo." < Bene, credo. > "Non sono un oggetto, non potete usarmi per i vostri scopi del cazzo, tenendomi rinchiusa qui come se fossi un animale. Permettetemi almeno di uscire da questo posto, di prendere una boccata d'aria." < Sono stabile. > Abbasso improvvisamente lo sguardo sulle mie mani. Mio fratello sta accarezzando la coperta e lo sento sotto le dita. Rabbrividisco istintivamente: è un tessuto sintetico. Lo detesto. 

Poi, all'improvviso arriva un pensiero condiviso. Mio fratello è nuovamente confuso. Cazzo, lui è la confusione in persona. Ma stavolta non per colpa sua. Tenendo gli occhi chiusi, vedo ciò che mio fratello può vedere con i suoi occhi neri come il carbone: vedo Kenji che si tocca l'orecchio e che indica la stanza intorno a sé. Che cosa sta facendo? E poi eccolo lì, un altro pensiero condiviso. Dovrebbe essere un segnale: vuole dire che qualcuno li sta ascoltando. Che Kenji stia parlando di telecamere e microfoni? No, impossibile. Non ce ne sono. E lo so perché è il mio potere a dirmelo; è il potete del controllo a dirmelo. Se voglio avere il controllo di una situazione o di un certo oggetto, acquisisco tutte le informazioni su esso per farlo mio. Per esempio, se voglio prendere possesso di una situazione, ricevo informazioni sul contesto, sulle persone presenti e sul soggetto principale della situazione. Una volta avvertii mio fratello della presenza di alcuni microfoni nella sua stanza, solo perché avevo preso controllo della sua stanza. In questo momento so benissimo della presenza e delle caratteristiche di ogni oggetto presente nella camera di Kenij e di Kent: il letto di Kenji ha il materasso quasi sfondato, perché non fa altro che girarsi e girarsi quando dorme; Kent ha un letto normale ma logorato da tracce di pelle,  perché dorme quasi del tutto nudo; hanno un problema di muffa, presente nel soffitto; i loro armadietti sono funzionanti, ma quello di Kenji puzza perché il coglione non simpatizza per l'igiene o non pensa che sia una cosa importante ma lo fa solo per infastidire i suoi colleghi della Restaurazione. Nella stanza c'è una finestra, che dalla piazza principale del campo; hanno una scrivania, per una persona, piena di fogli personali. Sono fogli del tutto falsi: quelli di Kenji sono falsi, perché deve tenere la sua identità nascosta alla Restaurazione, e quelli di Kent non sono completi ma nessuno ci ha mai fatto caso. E c'è una porta, che li divide da un lungo corridoio. Ma non ci sono microfoni e tantomeno telecamere. 

< No, non ci sono microfoni. Tanto meno telecamere. Puoi dire a Kenji di stare calmo > dico, rivolta a nessuno, e apro gli occhi. Guardo le due sorelle, che stanno ancora scrivendo qualcosa sul loro tablet. Se solo volessi, potrei sapere cosa scrivono: dovrei controllare la loro vista e allora vedrei tutto ciò che hanno scritto. Ma non voglio farlo. Non me ne frega, ad essere sincera. Non voglio sapere cosa scrivono di un essere umano che reputano un esperimento. 

E poi eccolo, un pensiero, una parola di troppo. Mio fratello William sta parlando a Kenji di Juliette. Stringo i pugni mentre lo sento dire che la vita di quella ragazzina non è stata facile. Perché la nostra lo è stata, William? Vorrei chiedergli. Ma sto zitta e lascio che il nervosismo salga dentro di me. In confronto a quella di Juliette, la nostra vita è stato un fottuto schifo. Qualcosa che non augurerei mai a nessuno. Quando mia madre ci ha partorito, è caduta in depressione e cercava di convincere mio padre che noi eravamo diversi che eravamo malati. A un anno di vita, entrambi i nostri genitori iniziarono ad avere paura di noi e ci divisero per la prima volta, annullando i nostri poteri: insieme, eravamo due forze della natura inseparabili. Mi ricordo ancora quando i miei genitori entravano in camera mia e pregavano ai piedi del mio letto, chiedendo a Dio di fare uscire il demone che secondo loro viveva dentro di me. Pregavano Dio, Gesù e la Madonna perché fossimo normali e ci hanno anche battezzato. Siamo stati abbandonati a 3 anni dai nostri genitori, il giorno del nostro compleanno, perché i nostri poteri erano così forti che non potevano più fermarci con le urla e con le lacrime. "Vai, in questo posto ti daranno tutte le caramelle che vuoi. Hanno anche la torta del compleanno." mi disse mia mamma e ci spinse quasi dentro l'ospedale psichiatrico. Quella struttura non era fatta per accettare i bambini ma ci presero subito. Forse capirono che eravamo da rinchiudere. Ci hanno sottoposto all'elettroshock, ci hanno sottoposto a terapie di acqua bollente e acqua gelida dai tre anni ai cinque. E ci hanno divisi, così che i nostri poteri fossero deboli. Qui abbiamo scoperto di avere una connessione sensibile. 
Poi, per qualche motivo che non mi è ancora chiaro, il manicomio è chiuso e ci hanno buttato per strada, senza curarsi del fatto che eravamo piccoli e incapaci di vivere da soli. Siamo sopravvissuti ad ogni cosa perché a sei anni avevo già pieno controllo dei miei poteri: entravo in un negozio di alimentari e obbligavo le persone a darci da mangiare, controllando il loro corpo e il loro pensiero; obbligavo le donne che ci passavano accanto ad entrare in casa loro e a darci dei vestiti, a farci usare i loro bagni per qualche doccia e a darci qualche pezzo di pane. Ricordo che una volta ero così disperata che usai il mio potere per far piovere e io e mio fratello fummo capaci di farci il bagno per la prima volta in una settimana e mezzo. Eravamo messi davvero male, fin quando Castle non ci ha trovato. E ci ha portato qui, al Punto Omega. E Beh, qui William non sembra trovarsi così male.

Ma non posso sopportare il fatto che dica che Juliette abbia avuto una vita difficile. La nostra è stata difficile, la sua in confronto è stata una fottuta passeggiata in bicicletta d'estate. 

< Non ha sofferto come pensi. Non ha sofferto come noi, William. Non provare empatia per una come lei, non se lo merita. > dico e la voce quasi mi trema dalla rabbia. Se lei avesse sofferto quanto ho sofferto io, quanto abbiamo sofferto noi, allora sono sicura che William potrebbe dirlo. Ma no, il massimo che Juliette ha sopportato è stato qualche urlo e il rifiuto da parte dei genitori; non ha sofferto. William dovrebbe smetterla di fare l'empatico. Quella è una figura che non gli si addice. < Quello che ti hanno detto, non è del tutto vero. >

Ciò che William ha sentito su di lei sono voci di corridoio. Io, a differenza sua, so cose che nessuno sa - so cose che nemmeno la Restaurazione sa su di Juliette. Perché ultimamente lei ha iniziato a far parte della mia vita più di quanto volessi e questo mi spaventa. Quasi mi urta il sistema nervoso.
Cos'ha di speciale una ragazza che ha il tocco mortale? Dovrebbe essere studiata da qualcuno di bravo, non tenuta in cattività come viene tenuta adesso, in questo momento. E nessuno dovrebbe provare pietà per lei; nessuno dovrebbe provare pietà per una persona che ha ucciso un bambino e che, in un futuro prossimo, ucciderà centinaia di persone. Una persona che arriverà a fare del male anche ai suoi stessi amici. William mi sta facendo davvero arrabbiare con le sue parole. E forse, senza rendermene conto, la mia rabbia si riversa sulla nostra connessione sensibile, accentuandola. Non lo faccio apposta forse, ma anch'io ho delle emozioni. Anch'io certe volte non riesco a contenermi. Anche se Castle mi ha definito "speciale", so che anch'io sono umana. 

< Perché la tratti così? > voglio sapere. < Non sai niente di lei, eppure hai pietà di quella ragazza. Sei ridicolo, lo sai? > 

Nessuno sa che razza di mostro è quella ragazza. 

< Perché sappiamo entrambi cosa ha passato, Selene >

Stringo i pugni e le mie nocche diventano bianche. So cos'ha passato ma so anche che quello che abbiamo passato noi e non si può mettere queste due situazioni a confronto. Non mi sembra giusto che lui sia empatico per lei in questo momento. Non mi sembra giusto che lui provi pietà per una ragazza come lei e non per sua sorella, che sta chiusa in una cazzo di cella da quando Castle ci ha trovato. Non posso credere che non provi empatia per sua sorella, che viene trattata come un'esperimento. Che viene vista male da tutti, che non ha amici. Che viene trattata come una cazzo di bomba atomica. Nessuno qui parla di me o osa parlare di me, perché hanno tutti paura che possa fargli qualcosa.  

< Selene. >

Mi volto verso le sorelle e il nervosismo sparisce. Sparisce ogni cosa, perché mi hanno riportato alla realtà. E vorrei urlare, vorrei scoppiare dalla rabbia e vomitare tutte parole d'odio e di rabbia verso di loro e far esplodere questo posto di merda. Ma sono tranquilla. Adesso non sento più niente dentro di me. Sono rilassata e sono concentrata. 

< Sei pronta per scambiare le vostre coscienze? Voi che chiamiamo Castle? >

Scuoto la testa. L'ultima cosa che voglio è chiamare quel pazzo. Lui è colui che mi ha messo qui, che mi ha rinchiuso in questa stanza dicendo che sono un pericolo; e che vuole portare Juliette qui, il vero pericolo, e farla vivere con i civili. Vorrei proprio sapere che cos'ha lei in più di me. Che cos'ha lei in più di me per stare libera? Siamo entrambe pericolose, siamo entrambe due bombe atomiche. Siamo entrambe delle armi letali. Ma a lei verrà lasciato il permesso di camminare per i corridoi, sapendo che potrebbe uccidere qualcuno - sapendo che sicuramente farà male a qualcuno - e potrà mangiare con gli altri. So che le cose non si metteranno bene se verrà lasciata a piede libero, so che farà male a delle persone ma nessuno mi ascolterà. Nemmeno se lo urlassi. Castle ignorerà le mie parole. E forse è anche per questo che spesso non parlo con lui. Forse è per questo che spesso decido di stare in silenzio e non dire niente a nessuno. Perché so che nessuno mi ascolterebbe, so che a nessuno importerebbe.

< Selene.. >

Mio fratello è pronto. Lo sento. Dobbiamo scambiare le nostre coscienze perché a quanto pare Castle vuole che riferisca qualcosa a Kenji. Qualche giorno fa Castle, infatti, è venuto da me per parlare di questo piano. Vuole rapire Juliette per farla unire alla ribellione, al Punto Omega. Gli ho detto che era un buon piano e che era interessante. Tuttavia non ne è certo di come le cose potranno andare. Naturalmente, in questo piano sono convolti sia Kenji che William; sono coinvolte molte persone, a dire il vero, e queste persone potrebbero rischiare la vita. Castle mi ha chiesto se sapessi qualcosa, se avessi già dato un'occhiata al futuro con il mio potere. Non gli ho detto e non gli darò la soddisfazione di sapere come andranno le cose. Quando è venuto qui, sapevo che l'aveva fatto solo per chiedermi cosa succederà, se le cose andranno come pensa che andranno. E io non gli ho detto niente. Naturalmente, non era contento della cosa. Dirgli tutto sarebbe più facile; dirgli tutto sarebbe come fargli uno spoiler di come andranno le cose nel nostro mondo. 

< Fammi uscire. > gli ho detto. < E ti dirò per filo e per  segno cosa succederà. >
Lui mi ha riso e per farla breve ha detto che non era possibile, che se mi tiene qui dentro è anche per il mio bene. In realtà, ha usato un sacco di paroloni e un tono dolce ma il succo del discorso è questo. Allora mi sono zittita e mi sono rannicchiata nel mio letto, impedendo al mio cervello di pensare a cosa avrei voluto fargli per avermi riso in faccia. Mi sono dovuta controllare davvero tano per evitare che qualcosa gli accadesse. Spesso non è così semplice. Certe volte mi arrabbio per nulla, per niente. Ho un sacco di rabbia dentro.  

Mi sdraio sul letto. < Sono pronta. Sdraiati. > 

Chiudo gli occhi e lascio le mani sui fianchi, rilassandomi. Per quel che mi riguarda, potrei stare anche in piedi ma se mi sdraio, è per mio fratello. Non essendo forte quanto me, se si risvegliasse col mio corpo in piedi, cadrebbe a terra. Del resto sono stata una stronza per aver accentuato al nostra connessione mentale e adesso si merita un buon risveglio. Più di una volta è caduto durante il risveglio dello scambio di coscienza e ho passato giorni, settimane senza la sua presenza al mio fianco prima che ritrovasse il suo corpo. Quella è un esperienza che non raccomando a nessuno. Lo scambio di coscienza è l'unico modo in cui posso avere mio fratello vicino; è l'unico modo che mi rende viva. Gli sto facendo un favore. Mi sto facendo un favore.

Chiudo gli occhi e sento il mio corpo diventare sempre più leggero e distaccarsi dalla carne. Nessuno sa cosa significhi, ma è una delle migliori esperienze. Sentire la propria anima staccarsi, liberarsi da un corpo umano. Ma questa leggerezza palpabile finisce presto, mi ritrovo catapultata in un corpo e torna la pesantezza. Arriva la consapevolezza di aver acquisito un nuovo corpo. E vengo trascinata giù dal suo peso.

Apro gli occhi e guardo il soffitto della stanza. Lo scambio ha funzionato perfettamente. Volto lo sguardo e incontro lo sguardo di Kenji. Deglutisce nervosamente, si tira indietro sul letto e porta le mani alle ginocchia. Non capisco se sia terrorizzato o semplicemente confuso. Sicuramente è ancora terrorizzato da come è andata l'ultima vota che mi ha incontrato, al Punto Omega; ricorda ancora cos'ha provato e che dolore ha portato con sé per giorni e giorni. Non doveva sfidarmi

< William..? >

Mi tiro a fatica su dal letto e mi guardo intorno. Ci vedo perfettamente anche se ho una miopia accentuata. La vista di mio fratello è perfetta e adesso la sua vista è diventata la mia. Noto che non mi gira la testa, che non ho mal di pancia e che non mi sento stordita. Mi guardo le mani e sospiro. Il corpo di mio fratello è più peso del mio ed è ben diverso; sento ogni cellula che si muove, gli intestini contorcersi. Sento che con la sua forza potrei spostare le montagne. Dio, se solo avessi il suo corpo...

< No. > Finalmente parlo. La voce è quella di mio fratello, ma almeno sono capace di parlare. Di formulare frasi perfettamente. < Cazzo, è un piacere rivederti, Kenji. > dico sincera e lo è davvero. Mi mancato molto. Una persona come lui manca alle persone. Ogni tanto mi faceva visita, ma questo prima di unirsi alla Restaurazione come spia. Prima che mi sfidasse. < Sono mesi che non ti vedevo.. Mi chiedevo se fossi ancora vivo > 

Lui deglutisce nervosamente. < Selene.. > 

< Già. > mi tiro a sedere e poi mi alzo in piedi. Barcollo appena, avvertendo il peso del corpo.

Kenji si alza subito. Mi afferra per le braccia e mi guarda negli occhi. Essi tremano. < Stai un attimo seduta, percepisci il tuo corpo. Funziona così, no? >

Lo guardo e rimango in silenzio senza nemmeno accorgermene. Sono così abituata a stare in silenzio che non nemmeno parlare. < No. > dico poi. L'unica cosa  che mi interessa è andare alla finestra, sentire il freddo del vento sul collo e sentire come esso mi rende viva. Così lo sposto, mi dirigo alla finestra e prendo un respiro di aria fredda. Sorrido perché è una sensazione bellissima. La sensazione che sia ha quanto freddo ti sbatte in faccia e che effetto fa sul tuo corpo, sulla tua pelle. È una sensazione vera, bellissima. La raccomanderei a chiunque. Poi ricordo che tutti tranne me possono provare questa sensazione.

< Non stare troppo alla finestra. > dice lui. < Potresti ammalarti. >

Pensa che me ne freghi qualcosa? Mio fratello si ammalerà, non io. È il suo corpo, non il mio. 

< E poi stanno per annunciare il coprifuoco, non abbiamo molto tempo. >

< Non dovrebbe essere un problema per te. > Mi volto e lo guardo. Mi appoggio alla finestra, lascio che il freddo mi colpisca il collo e la schiena. È bello sentirsi vivi, impotenti davanti alla forza della natura, davanti al freddo di questi mesi. Vorrei poter vivere questa sensazione per sempre. < Hai rotto il coprifuoco troppe volte per potertene preoccupare. > rido appena quando vedo che è sconvolto. < Pensavi che non lo sapessi? A William piace parlare. >

< Lo so, ma in questo momento tu sei William. Non può trovarsi in una stanza di un subordinato quando il coprifuoco è sceso. > dice lui ed è seriamente preoccupato ma anche nervoso. < Le cose non si metteranno bene per lui. >

Annuisco e faccio una smorfia, piegando il collo. Forse adesso fa un po' troppo freddo. < Allora non ci resta altro che parlare. Giusto? > guardo le scarpe. Cazzo, sono scomodissime. Come fa mio fratello a portarle tutti i giorni? < Castle voleva dirti delle  cose. > mi passo una mano sulla fronte. < riguardo questo piano. >

Kenji annuisce. Adesso è seriamente preoccupato. < Cos'è che lo preoccupa? Abbiamo parlato più e più volte di questo piano, l'abbiamo studiato alla perfezione. Io.. non capisco. >

< Non è sicuro di come andranno le cose. > alzo le spalle. < Ognuno ha le sue insicurezze. >  

< E come mai? >

< Ha paura che le cose possano andare diversamente. Sai.. > mi tolgo dalla finestra e mi rimetto a sedere sul letto. Adesso fa troppo freddo, però. < Juliette sarà l'arma principale e segreta di questa base e.. > Tocco il tessuto del letto e rabbrividisco di nuovo. Porto le mani in grembo. < Beh, Warner l'ha presa per questo motivo > Warner è il capo del settore 45 o almeno credo. So di lui, so che persona è ma solo grazie a mio fratello. Quindi ciò che so è veramente poco: è capo "ufficiale" del settore 45, quello che governa su ogni cosa e su ogni persona presente in quel settore. Ma non so altro di lui e non mi interessa nemmeno saperlo. So che avrà a che fare con tutto questo, con tutta questa merda che accadrà, ma per ora non ho interesse nell'approfondire le mie conoscenze. Forse sbaglio. < Lui ha trovato il suo fascicolo per caso, si è interessato a lei e ha deciso di chiedere il suo trasferimento qui. Naturalmente, sa di cosa è capace Juliette e la vuole al suo fianco come arma primordiale da usare contro chiunque. Ed è pronto a difenderla con ogni mezzo e uomo. > 

Kenji deglutisce nervosamente. < E fin qui ci siamo. > 

< Juliette verrà sorvegliata giorno e notte. E per portarla via da qui, tu e mio fratello dovete starle vicina. Dovete avvicinarvi a lei, chiede a Warner il permesso per starle accanto. >

< E tu pensi che ce li darà? >

< Mio fratello farà in modo che ve li dia. > dico. < Userà il suo potere, o almeno ci proverà. Qualcosa, comunque, ne verrà fuori. Kent, comunque, le starà vicino e se tu sei suo amico, sono sicuro che Warner ti favorirà per stare vicino a Juliette. Tuttavia.. >

Kenji rimane in silenzio.

< Quando la porterete via da qui, tu dovrai renderla invisibile con il tuo potere. Ma per farlo dovrai toccarla... > 

Mi guarda.

< E non puoi. > 

< Toccherò il tessuto della sua maglietta o la sua spalla. Non è un problema. > dice lui. < E tuo fratello la obbligherà a venire con noi con la parola dell'obbligo. > È così che Kenji definisce il potere di William. Perché William non può esercitare il suo potere se non usando la parola. Dio, è davvero debole. < La obbligheremo a venire con noi. > mi guarda e adesso l'insicurezza gli cade addosso. Lo colpisce, schiacciandolo. < Perché il piano andrà così, vero? > 

Rimango in silenzio e abbasso lo sguardo sulle mani di mio fratello. Così grandi. Così forti. Potrebbe strappare la testa a qualcuno se solo volesse. Sono mani che non mi hanno mai tenuto la mano, mani che non mi hanno mai accarezzato i capelli o abbracciato. Che testa di cazzo. 

< Will- > Kenji si ferma in tempo per correggersi. Certe volte si sbaglia quando io e mio fratello ci scambiamo le coscienze. È normale: vedere il corpo di una persona e parlarne in realtà con un'altra. Non è l'unico a sbagliarsi. < Selene, il piano andrà così. Vero? > 

Rimango nuovamente in silenzio. Non posso dire niente. Non devo dire niente. Tutto ciò che dico, influirà sul futuro. Se certe volte non parlo, non rivelo le cose, è perché non posso farlo. Perché anche se non sembra, ho dei limiti che non posso superare. Ho delle cose che devo tenere lontane dalla bocca e dalla mente degli altri. 

< Selene- So che ci sono cose che non puoi dire, ma per favore- >

< Sapevi che Adam e Juliette si conoscono? > dico all'improvviso. E Kenji mi guarda confuso. William gliene ha accennato ma William non sa molto su questo. Io so, perché ho visto nel futuro, e so che questa è una cosa che posso dire. < Adam è stato scelto da Warner perché i due hanno fatto la scuola per sette anni insieme. Warner voleva qualcuno di familiare da inserire con Juliette. Voleva che ci andasse qualcuno che la conoscesse, qualcuno che lei potesse sentire vicino attraverso il ricordo. Per il resto, non c'è un vero motivo. > 

< E come lo sai? > 

Sorrido. < È il mio potere- > mi blocco e alzo un sopracciglio non appena sento il suono dell'allarme risuonare dentro lo stabile. Che cazzo di suono è?

< Merda, è il coprifuoco. > Kenji si alza e si mette le mani nei capelli. < Cazzo, devi andartene via da qua. Se ti trovano, William finirà veramente nella merda. Non sto scherzando. E se finisco io nella merda, va bene. Ma se finisce lui... >

< Ho capito. > A quanto pare è arrivato il momento di andarsene. Che palle. Mi piace parlare con lui, stare con lui. No, in realtà mi piace parlare con qualcuno. Mi piace stare con qualcuno. Sospiro stanca e mi sdraio sul letto. < Comunque andranno le cose, Castle dentro di sé ha paura che non funzionino. Quindi parla meglio con mio fratello, studiate meglio il piano e poi ditemi a che conclusione siete arrivati per rassicurare quel pazzo. Avete due settimane, poi l'esperimento con Adam Kent finirà e Juliette verrà portata qui. Da quel momento avrete qualche settimana per migliorare le cose e per entrare in contatto con Juliette. Non di più. > 

< Ma se il piano non funzionerà? > Mi si avvicina e mi prende la mano. La stringe. < Che succederà allora? >

Lo guardo e guardo la sua mano.

< Devo sapere se il piano funzionerà, Selene. Stiamo studiando questa cosa da fin troppo tempo per poter mandare tutto a puttane. > 

"Io ho mandato tutto a puttane, rivelandovi l'esistenza di una persona come Juliette e facendo venire strane manie di protagonismo a quel pazzo di Castle." < Kenji, lasciami. >

< Dimmelo, per favore- > Kenji ha la voce distrutta, come di chi è vicino a un crollo nervoso. Dio santo, questo ragazzo ha una crisi nervosa un giorno sì e l'altro pure. < Abbiamo faticato davvero troppo per rovinare ogni cosa. >

Lo guardo. Ora che ho buttato il baco, Kenji inizia ad avere davvero paura. Paura che tutto andrà a puttane. Ma tutto andrà a puttane. Il mondo andrà a puttane. < Sai, mio fratello è arrabbiato ed è impaurito quanto te. > No, non è vero. William ha molta più rabbia e paura. Rabbia, perché vorrebbe essere capace di avere il mio potere e dare uno sguardo al futuro per aiutare il Punto Omega. Paura perché non sa come le cose andranno. < Ha cercato di entrare in questa missione con tutto se stesso ma non gliel'hanno permesso. A quanto pare, si sente inutile perché sa che non arriverà a niente se non utilizzerà il suo potere. Si sente un fallimento. Per favore, non aggravare questa situazione, Kenji. > Chiudo gli occhi. < Non convincerlo che sta sbagliando tutto quello che sta facendo. Non ti conviene. > 

< Aspetta > Kenji mi stringe maggiormente la mano. Ora inizia a fare male. < Selene, parlami- >

Non lo ascolto nemmeno e interrompo lo scambio di coscienza. Come l'ho attivata, la disattivo immediatamente e torno nel mio corpo in un secondo. Arriva la leggerezza e in un secondo svanisce. È un processo un po' brusco, un po' doloroso per William ma non ne potevo più di Kenji. Non volevo sentirlo implorare un'altra volta per delle risposte che non posso dare. Apro gli occhi ed eccolo lì, il soffitto familiare della mia stanza. Mi volto e guardo le sorelle. O almeno ci provo ma gli occhi mi fanno troppo male. Mi tiro a sedere mi porto una mano sulla fronte. Sono stanca morta. Vorrei dormire per giorni interi. Non mi immagino come stia mio fratello.

Naturalmente, mio fratello non sa di cosa abbiamo parlato come io non so di cosa hanno parlato loro. È così che lo scambio di coscienze funziona: nessuno sa cosa accade nel corpo dell'altro durante la permanenza. Ancora non siamo capaci di stabilire una connessione mentale sensibile durante lo scambio di coscienze. E dato che William è debole quanto un bruco, non penso che ce la faremo mai. 

< Scambio riuscito. > dico poi a mezza voce. < Ho.. comunicato il messaggio a Kenji. > 

   
 
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