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Autore: SANKY    30/01/2023    1 recensioni
Il calcio è la loro passione.
Uniti dal pallone fin da piccoli.
MA ora stanno crescendo... cosa accadrà ai ragazzi della nazionale alle prese con una nuova fase della vita?
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Scritta da Guiky80


Il Meiwa.

Ce l’ho fatta, giocherò nel Meiwa.

Non sto più nella pelle, ma sono anche preoccupato, sono più piccolo degli altri giocatori, so che è una squadra forte, so che vincono spesso e che hanno un gioco duro, impostato sulla prestanza fisica più che sulla tecnica.

Questa è l’unica pecca secondo me, soprattutto perché io a livello fisico non posso competere con loro, ma in quanto a tecnica credo di avere delle buone possibilità.

Respiro forte e mi avvio al campo della scuola, sono sempre più teso, so che sarò guardato male per due motivi: il primo appunto è che sono piccolo, il secondo è che verrò presentato dal Capitano.

Sicuramente mi darà appoggio e protezione se servisse, ma tutti gli altri mi guarderanno come se fossi un raccomandato, se entrerò nella rosa toglierò il posto a qualcuno che gioca con gli altri da anni, decisamente sarà un ingresso in squadra particolare.

 

Da lontano vedo il Capitano, è seduto a terra da solo, lontano dal resto della squadra, che invece ride di chissà cosa accanto alla panchina.

L’arrivo del mister zittisce tutti, si inchinano e iniziano la corsa, sono coordinati nei movimenti; solo Hyuga resta in disparte, solleva gli occhi incrociando quelli dell’allenatore, che alza le spalle sedendosi in panchina. 

Alzandosi in piedi il ragazzo mi vede e mi fa cenno di avvicinarmi, salutandolo ci avviamo dal mister, mi stava aspettando è ovvio, le sue domande sono mirate e precise, rispondo a tutto con voce bassa, vorrei quasi sparire, perché ora anche gli altri stanno guardando nella nostra direzione..

Veniamo fatti unire alla squadra, che sta ancora correndo, subito sento dei bisbigli, ma Hyuga mi tira una gomitata: “Non ascoltarli, non appena vedranno quello che sai fare si ricrederanno.”

Annuisco, ma non sono molto convinto, arrivare in una squadra già unita e forte… o sei davvero un fenomeno, oppure vieni schiacciato.

Onestamente non credo di essere un fenomeno, sono bravo certo, ma non sono così convinto ora che vedo i ragazzi dietro di me e sento la loro aura negativa.

Il mister ordina una partita di allenamento, io vengo affiancato al Capitano, respiro a fondo e decido di buttarmi, cercherò di essere preciso e veloce, mi gioco il tutto per tutto.

Veder giocare Hyuga ed essere al suo fianco, sono due cose completamente diverse.

Da fuori campo vedi la sua velocità, la sua forza, la sua faccia scontrosa, essere accanto a lui vuol dire vedere e sentire tutte queste emozioni amplificate.

Il suo corpo sprigiona forza, irruenza, non si ferma davanti a nulla che sia ostacolo o un compagno di squadra per lui non fa differenza, atterrà chiunque sempre, al limite del regolamento.

Capisco quasi subito e per istinto che l’unica cosa da fare è tenere il suo passo ed essere sempre pronto a restituire i palloni a lui, solo a lui. Anche se ho campo libero davanti, non avanzo mai tanto palla al piede, preferisco passarla, in questo modo sono certo che lui ne terrà il possesso e segnerà.

Non ho mai giocato così, ho sempre cercato di essere strategico, ma la sua forza di spirito travolge tutto e ti obbliga quasi ad agire in questo modo.

Il primo gol lo sigla il Capitano, su un mio assist, lui si volta verso di me annuendo e torna a centro campo, io guardo a terra, non oso incontrare lo sguardo degli altri, so di aver fatto bene, ma proprio per questo ho paura.

Torno al mio posto e l’azione riprende, stavolta vengo scavalcato da un ragazzotto che mi tira una gomitata non necessaria, mi massaggio lo sterno mentre mi rialzo, vedo il Capitano che è già partito all’inseguimento, non ha guardato nella mia direzione per sincerarsi che stessi bene o per rimproverarmi, sta solo andando a recuperare il pallone, cosa che fa dopo tre passi netti.

Riparte e solo allora guarda nella mia direzione, lo sguardo duro che mi rivolge, mi gela sul posto solo un attimo, prima di capire che è meglio andargli dietro subito. In quest’azione non gli servo, fa tutto da solo e segna.

Il mister ferma il gioco, dà qualche consiglio agli altri ragazzi, col Capitano non parla mai, infine si rivolge a me e mi fa cenno di avvicinarmi alla panchina.

Mi aspetto una qualche sgridata per essermi fatto soffiare la palla, invece lui parla del Meiwa in generale, mi spiega i loro schemi, tutti incentrati sul far segnare Hyuga, poi mi parla proprio di lui.

“Sai è un elemento particolare, crea sempre problemi col suo carattere, io non ho particolari problemi con lui, lo alleno da tanto anche al di fuori della squadra. I ragazzi lo rispettano e so che ha molte aspettative su di te, non temere ti accetteranno tutti, ma tu devi metterci del tuo. Sei un bravo giocatore, proprio come avevo immaginato.”

Mi batte una mano sulla spalla e richiama la squadra per altri esercizi, prima di bere dalla bottiglia al suo fianco, so anche questo, che l’allenatore non è sempre esattamente sobrio, ma è un buon mister per il Meiwa.

 

Qualche ora dopo negli spogliatoi vengo spintonato dallo stesso ragazzotto che mi era venuto addosso in campo: “scusa, sei talmente mingherlino che non ti avevo visto!”

Ridacchia con gli altri e si allontana, decido di non ribattere, ma un altro ragazzo di cui non conosco il nome interviene dall’altro lato della stanza.

“Piantala di fare lo stronzo, il ragazzino se la cava bene, soprattutto tiene il passo del Capitano e non è da tutti.”

L’altro subito si altera: “piantala tu Sorimachi, cosa sei la sua balia?”

Alcuni ridono ancora, altri hanno annuito alle parole di chi è intervenuto in mia difesa, la voce di Hyuga riduce tutti al silenzio.

“Ho voluto io Takeshi in squadra, una volta che si sarà ambientato darà del filo da torcere a tutti, conviene che vi impegnate, sicuramente lui soffierà il posto da titolare a qualcuno di voi già dalla prossima partita. Se scopro che qualcuno gli sta dando fastidio saranno dolori, sono stato chiaro?”

“Sì, Capitano.”

La risposta è unanime e alta, tremo quasi dal tanto che le voci sono state coordinate. Il ragazzotto che mi ha dato noia, non mi guarda e si infila in doccia, al mio fianco compare il mio difensore che mi batte una mano sulla spalla. 

“Stai tranquillo, andrà tutto bene. Io sono Kazuki Sorimachi.”

“Piacere, Takeshi Sawada.”

Mi sorride e si avvia a lavarsi, noto che il Capitano torna fuori ancora con la divisa, sbircio dalla porta e vedo che torna in campo con un cesto di palloni, lo seguo e assisto più volte al famoso tiro della tigre, quello che non perdona, quello potente che sarà devastante quando sarà perfezionato, o quanto chi lo effettua diventerà più forte e più grande.

Sorrido, alla fine credo andrà tutto bene.


Sono passati anni, il Meiwa è un lontano ricordo, al Toho sono titolare dal primo anno, come Sorimachi e il Capitano, anche Wakashimazu si è unito alla squadra, siamo forti, gli unici che riescono a tenerci testa sono quelli della Nankatsu, i nostri nemici giurati, il primo campionato è finito in parità, quest’anno vedremo cosa accadrà, siamo solo alle prime partite.

Sospiro facendo vagare lo sguardo per lo spogliatoio, l’allenamento è stato massacrante, ma soddisfacente, la panchina trema per la poca grazia con cui qualcuno l’ha occupata. Sorrido alle parole del mio amico.

“Sono distrutto! Come cavolo fai a correre per tutto il tempo dietro a Hyuga? Io stramazzerei al suolo!”

“Andiamo, non essere melodrammatico. Corri anche tu tutto il tempo.”

“Un conto è correre, un conto è correre accanto a lui, è una furia, guarda che ho provato a prendere il tuo posto quando avevi la distorsione, mi sono reso conto allora di quanto realmente fai per la squadra e per le sue azioni.”

Arrossisco tirandogli una spallata: “scemo.”

Imbarazzato raggiungo la doccia, quella accanto viene prontamente occupata.

“Dico davvero Takeshi, dovresti avere più fiducia in te stesso.”

Alzo gli occhi, lui sorride appoggiato alla parete divisoria, dividiamo anche la camera al dormitorio, anche se non abbiamo la stessa età, ci siamo già visti nudi, tuttavia vedere quegli occhi che mi scrutano in questo momento mi manda fuori di testa.

Mi getto sotto l’acqua,, lo sento sghignazzare e finalmente qualcuno lo distrae dall’altro lato.

 

In camera mi butto sul letto, alla fine sono stanco anch’io, Kazuki non accenna a tornare, ho sentito che uno dei ragazzi gli ha chiesto un aiuto con chimica, decido di alzarmi e sedermi sul davanzale della finestra, fuori imperversa un temporale scoppiato all’improvviso appena finiti gli allenamenti. 

Adoro questo tempo, sono talmente assorto a seguire il percorso di un fulmine che non sento la porta aprirsi e il mio amico arrivare alle mie spalle, il mio urlo poco virile lo fa ridere.

“Sei pazzo a toccarmi così? Mi hai fatto prendere un colpo!”

“Così come? Ti ho solo sfiorato la spalla, non mi hai sentito arrivare?”

“Evidentemente no.”

Continuando a ridacchiare scruta anche lui oltre il vetro.

“Che tempo di merda! Ah no, giusto, a te piace vero?”

“Sì, soprattutto perché siamo all’asciutto.”

Il silenzio cala su di noi, ma non è teso, siamo tranquilli, finché lui decide di porvi fine.

“Takeshi.” Il modo in cui sussurra il mio nome è strano, volto il viso e trovo il suo molto vicino, molto più di prima. Deglutisco cercando di tirarmi indietro, ma sono con la schiena contro il muro della nicchia della finestra.

“Co-cosa c’è?”

Lui accenna un sorriso, ma sembra nervoso. “Vorrei fare una cosa, ma credo che tu non voglia.”

Spalanco gli occhi, ho paura di aver capito e se davvero fosse così, ha ragione: non vorrei.

“Allora non farla.”

“Ma voglio.”

Si avvicina ancora, deglutisco vistosamente nel momento in cui le sue labbra sfiorano le mie, non si stacca come avevo presupposto, ma insiste e alla fine cedo, lentamente schiudo le mie e la sua lingua scivola contro la mia. Sussulto, ma lui non molla, quasi sapesse che se si staccasse non potrebbe ricominciare. 

Non riesco a fermarlo, non so cosa fare, infine alzo una mano sfioro il suo petto e spingo.

Si allontana, evidentemente si aspettava questa reazione.

“Scusa io…”

“Lo so, non temere. So che non volevi, ma non ho resistito.”

Si allontana sedendosi sul letto, restiamo in silenzio, ora però non siamo più rilassati come prima.

“Takeshi, non farò più nulla, non ti devi preoccupare. Volevo solo che tu sapessi quello che provo. Mi piaci, ma questo lo sai, lo hai capito. So anche che tu non provi lo stesso per me. So per chi batte il tuo cuore e so che lui non ti corrisponde.”

Stringo i pugni: sono tutte cose vere che io so perfettamente, ma dette da lui non mi piacciono!

“Sai proprio tutto vero?”
“Sai che ho ragione, Takeshi. Sai che lui ti considera un fratellino, o non andrebbe a letto con-”

“Taci! Non sai un bel niente! Mi dispiace io non provo per te la stessa cosa, e cosa provo e per chi, non sono affari tuoi.”

Mi chiudo in bagno per calmarmi, mi guardo allo specchio: ha ragione, so che ha ragione, ma non posso farci nulla.

Li ho visti: Hyuga e Wakashimazu nelle docce degli spogliatoi, quando credevano non ci fosse nessuno, ho visto il capitano possederlo, sono rimasto sconvolto, me ne sono andato, e due giorni dopo ho sentito per caso il Capitano dire di non aver tempo per una storia d’amore, solo per il sesso se fosse capitato.

Quindi tra loro c’era solo sesso?

Mi sono domandato se avrei mai potuto prendere il posto di Ken. No, sapevo di non poterlo fare, mi sarei distrutto.

 

Infilandomi a letto, ringrazio il cielo: Kazuki è sotto le coperte voltato dall’altra parte, sospiro prima di sentire la sua voce.

“So che quello che provi ti sembra impossibile da cancellare, ma ti posso garantire che potresti essere molto più felice con me o con un altro, senza stare ad aspettare lui.”

Non rispondo, fisso il soffitto inerme.

“Pensaci. Io sono qui.”

Chiudo finalmente gli occhi, sono un adolescente, devo pensare alla scuola e al calcio, non ho tempo per altro ora, tuttavia il Capitano resterà sempre il primo amore.

Stringo le labbra: Kazuki eh… chissà.





 

Angolino dell’autrice: alle volte ritornano! 

Dedico la shottina alla mia betuccia nonché mezza mela bacata, sperando che presto possa tornare a deliziarci!

Anche ‘Adolescenza’ merita una spolveratina… chissà se riusciremo a spolverarla di più!

ahahahah Grazie a tutti.

 
   
 
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