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Autore: Xephil    09/02/2023    4 recensioni
Kokabiel è stato sconfitto, ma purtroppo la pace è ormai lontana.
L'incontro tra i leader delle Tre Grandi Fazioni si avvicina, la vera identità del nemico dietro le quinte inizia a palesarsi e l'Imperatore Drago Bianco, Albion, si è finalmente mostrato. Con tutti questi nuovi movimenti nel mondo sovrannaturale, Zayden decide di richiamare il suo gruppo e allearlo con le famiglie Gremory e Sitri in vista del conflitto ormai imminente. Tuttavia i sentimenti crescenti di Rias per il Sekiryutei iniziano a rendere più teso il loro rapporto e questo creerà non pochi tumulti anche coi compagni ancora sconosciuti del possessore del Boosted Gear.
Il patto tra il guerriero e la diavola sta per essere stretto e, tra vecchi e nuovi alleati e nemici, alzerà il sipario su una serie di eventi come mai il Creato ne ha visti...
Dalla storia:
[Tu sottovaluti il potere dell'oscurità. Della tua oscurità.
...
"E così, dopo tutto questo tempo, il Sekiryutei e l'Hakuryukou tornano a scontrarsi sul campo di battaglia... Avanti, Zayden Ward...mio rivale prescelto dal fato...dammi il duello che ho sempre sognato!"
"Come desideri, ma non lamentarti se finirà con io che ti strappo il cuore dal petto, Vali Lucifer!"]
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Rias Gremory, Sorpresa
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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Life 2: Il drago bianco e la ragazza magica
 

Zayden POV:
 
Mentre camminavo per strada diretto verso la scuola, non potei trattenere un pesante sospiro.
Alla fine, la nostra giornata in piscina non si era conclusa nel modo idilliaco che avevamo sperato. Anche se, come avevo detto, mi ero riunito al gruppo appena il malessere che avevo accusato era scomparso del tutto, una certa tensione era comunque rimasta fino a sera, quando ce ne eravamo tornati a casa. Eravamo riusciti a goderci l’acqua e il Sole caldo e a rilassarci, ma non avevamo più ripreso in mano alcun discorso particolare e ci eravamo limitati a piccole chiacchiere e attività finché non era stata ora di muoverci. In particolare, avevo notato che tutti cercavano di parlarmi e disturbarmi il meno possibile dopo che ero tornato da loro, forse perché timorosi di suscitarmi un’altra crisi. Da una parte avevo apprezzato la loro premura, ma dall’altra avrei preferito che non mi ritenessero suscettibile al punto da ridurre i contatti per evitare di farmi stare male. Era sinceramente ben più problematico un tale atteggiamento che un atroce dolore, almeno per me.
Soprattutto perché avrebbero dovuto impegnarsi davvero tanto per causarmi un’altra crisi come quella che avevo accusato… Ma questo effettivamente non potevano saperlo, pensai. Spero di averli abbastanza rassicurati ieri sera da comportarsi come al solito oggi, altrimenti sarà una giornata piuttosto pesante…
 
[Non puoi dargli tutti i torti, no, partner? Dopotutto era la prima volta che ti vedevano avere qualcosa del genere e posso assicurarti che non è affatto un bello spettacolo. Viene spontaneo preoccuparsi e avere paura nel guardare una cosa del genere, in particolare se chi la sta subendo è una persona a cui tieni.]
 
Sospirai ancora. Ormai lo stavo facendo davvero troppo spesso. Hai ragione, Ddraig. Credimi, posso capire lo shock che suscito quando mi succede. L’ho visto tante volte sul volto dei miei compagni, dopotutto, e non biasimo le vostre preoccupazioni… Tuttavia preferisco comunque che ci passiate sopra e vi comportiate con me come fate sempre. Aiuta a rilassarmi molto di più di qualunque altra cosa e fa sì che anch’io non mi preoccupi troppo per voi.
 
[Dovrai dare tempo al gruppo Gremory per questo. I nostri compagni di squadra ci sono ormai abituati e lo sanno, ma i Gremory sono ancora nuovi a molti tuoi segreti, lo sai anche tu. Soprattutto considerando che non li metti al corrente riguardo essi…]
 
Se mai sarà necessario farlo, glieli rivelerò, ma per ora sai anche tu che è meglio che la maggior parte di quei segreti non vengano fuori.
 
[Sì, sono d’accordo con te su questo, tuttavia, sempre per questo motivo, devi avere più pazienza con loro quando si tratta di abituarsi a te. Lo sai che non sei un tipo facile con cui stare. Proprio per niente.]
 
Ahah, molto divertente, compagno. Non sarà la tua influenza a rendermi così? Dopotutto voglio vedere chi non diventerebbe difficile ad avere un vecchio drago borbottone nel retro della sua mente, a fare da eco continuo.
 
[…Ricordami che devo smettere di essere gentile e istruttivo con te.]
 
Ah, lo sei mai stato? A me non pare.
 
[Muoviti ad andare a lezione, moccioso, va’! Che è troppo presto come orario per star dietro alla tua mente contorta!] E con quello, avvertii la presenza di Ddraig ritirarsi nel Boosted Gear e lasciarmi solo coi miei pensieri.
 
Sbuffai una risatina e tornai a concentrarmi sulla strada davanti a me. Oggi ero partito un po’ prima degli altri perché volevo fare un giro più lungo per arrivare alla Kuoh Academy, di conseguenza ero da solo. Rias, Asia e gli altri mi avrebbero aspettato già lì per l’inizio delle lezioni.
Non avevo alcun motivo particolare per voler restare per i fatti miei, se non che oggi sarebbe stata la famosa Giornata dei Genitori alla scuola e mi stavo chiedendo se Nonna sarebbe venuta sul serio e, nel caso l’avesse fatto, se mi avrebbe portato qualche altra notizia particolare. Magari più positiva delle ultime.
Sì, speraci proprio.
 
Di colpo, proprio quando ero ormai in vista dei cancelli della scuola, accadde qualcosa di strano: il mio braccio destro iniziò a pulsare terribilmente, come se qualcosa stesse spingendo per uscire, e più mi avvicinavo, più quella sensazione aumentava. Qualche attimo dopo, realizzai che veniva dal Boosted Gear che risiedeva nel mio braccio destro e mi concentrai per reprimerlo. Se fosse comparso ora, mentre ero in un luogo pubblico e circondato da studenti che parlavano o entravano nell’istituto, mi avrebbero sicuramente notato. Che diavolo succede adesso?! Non ha mai fatto così!
Rialzando gli occhi, mi accorsi di un’altra cosa, o meglio qualcuno: un ragazzo che non avevo mai visto stava poggiato al cancello della Kuoh Academy e la fissava con sguardo curioso. Era di bell’aspetto, statura medio-alta, fisico slanciato e ben tonificato e aveva capelli corti e scompigliati di uno splendido argento, simile a quello di Grayfia ma ancora più scuro e intenso. Indossava una maglietta verde, una giacca nera aperta sul davanti, jeans rosso scuro con sopra dei copripantaloni neri e una catena che pendeva dal fianco sinistro e scarpe grigie. Il fatto che non indossasse l’uniforme scolastica e che non l’avessi mai visto prima indicava che non fosse uno studente della scuola.
Feci un altro paio di passi avanti e il suo sguardo si spostò quasi automaticamente su di me, rivelandomi due occhi color zaffiro incredibilmente intensi e, come mi era già parso, un volto affascinante e piuttosto giovane, piegato in un piccolo sorriso. Doveva avere almeno 2 o 3 anni in meno di me.
Sempre nello stesso istante in cui mi guardò, le pulsazioni della mia mano destra divennero ancora più forti, al punto che mi parve quasi bruciare dall’interno. Questo mi fece sorgere un tremendo sospetto. Possibile che sia..?!
 
Il ragazzo rivolse un altro sguardo alla Kuoh Academy. “È una buona scuola” disse tranquillamente per poi avvicinarsi a me. “Questa è la seconda volta che c’incontriamo.”
 
La seconda?! Allora non mi sbagliavo! “Capisco” feci con lo stesso tono senza staccare gli occhi dai suoi. “Quindi tu sei l’attuale Drago Bianco.”
 
Il sorriso sul volto del ragazzo si allargò. “Proprio così, attuale Drago Rosso. O devo chiamarti Welsh Dragon, Sekiryutei Zayden Ward?” Non gli risposi, dopotutto l’avevo implicitamente già fatto. “Io sono Vali, l’Hakuryukou e Vanishing Dragon.”

 
     
 
“Ma guarda. In passato, mi sono sognato tante volte come ci saremmo incontrati… Tuttavia, devo ammettere che non avrei mai pensato che ci saremmo semplicemente trovati davanti a una scuola come due comuni adolescenti.” E non mi aspettavo nemmeno che fossi così giovane. Credevo saresti stato almeno un adulto e invece, alla fine della fiera, sono io il più grande d’età tra i due. La vita ti sorprende sempre, dissi tra me e me reprimendo una risatina. “L’ultima volta ci siamo salutati un po’ di fretta, vero? Spero tu sia qui oggi per una migliore presentazione e non per risolvere la nostra diatriba millenaria. Non è il posto giusto e io ho pure un evento importante a scuola, quindi non ho molto tempo da perdere.”
 
Vali sbuffò una breve risata. “Come pensavo, sei un tipo davvero interessante. Sono d’accordo che non sia il luogo migliore per uno scontro, ma noi possessori di Draghi Celesti raramente possiamo scegliere, o sbaglio? E comunque…” Si mosse con velocità incredibile, coprendo i pochi metri che ci separavano in un istante, e si fermò davanti a me con il braccio sinistro alzato e l’indice puntato verso la mia fronte. “…se io volessi risolvere la nostra diatriba proprio qui e ora? Mi basterebbe usare la magia adesso e-”
 
“E cosa? Guarda giù” replicai con un ghigno. Abbassando lo sguardo per un istante, Vali notò che la mia mano sinistra puntava col palmo contro il suo ventre; l’avevo fatta scattare nel momento stesso in cui mi era arrivato davanti, in modo che non la notasse. “Prova a usare la magia e io rilascerò il mio Ki appena lo farai, lasciandoti un bel buco in pancia. Vuoi scoprire come si fa a digerire senza l’intestino?”
 
“Pensi di essere più veloce di me a colpire? O nei tempi di reazione?”
 
“Non ne sono sicuro, no, ma credo siano almeno simili da ciò che ho visto finora. Inoltre, mi spiace deluderti, ma tu vuoi usare una magia, io solo scagliare la mia aura nuda e pura così com’è e questo è molto più rapido come attacco. Vuoi scommettere chi di noi colpirà per primo e farà secco l’altro?” Speravo sinceramente che dicesse no e arretrasse, ma il sorriso dell’Hakuryukou non fece che ingrandirsi ancora e i suoi occhi parvero ardere. Che spirito combattivo… Questo tipo dev’essere come minimo un patito dei combattimenti o della guerra.
 
All’improvviso, due lame di spada s’incrociarono sotto la gola di Vali, minacciando di squarciarla in qualunque momento. Le riconobbi subito come la Durandal e una Spada Sacra Demoniaca e, difatti, voltando un minimo lo sguardo, potei vedere rispettivamente Xenovia e Kiba impugnarle. Entrambi avevano delle espressioni tese e nervose, non che potessi biasimarli: quello che avevamo di fronte era un nemico potenzialmente molto pericoloso, ben più di Kokabiel.
 
“Non so che intenzioni tu abbia, ma sei andato troppo oltre” disse Kiba.
 
“Non ti permetteremo di iniziare una battaglia con il Sekiryutei qui, Hakuryukou” dichiarò Xenovia.
 
Vali, però, non parve affatto preoccupato per le armi letali che aveva al collo. “Fareste meglio a lasciar perdere. Le vostre mani stanno tremando.” Aveva ragione: le mani di entrambi stringevano le impugnature delle spade con tanta forza da sudare e tremare vistosamente. “Siete usciti allo scoperto per il vostro compagno, anche se siete in svantaggio. Ammirevole, ma inutile. Non siete stati in grado di vincere contro uno come Kokabiel, quindi non avete alcuna speranza contro di me.”
 
Il modo in cui parlava lasciava intendere fin troppo bene la sua superiorità sul leader degli angeli caduti che avevamo affrontato. “In effetti, avresti ragione tu… Se fossero soli. In questa situazione e con me di mezzo, però, credi davvero di riuscire a cavartela facilmente?” L’altro mi rispose con un sorrisetto, tuttavia ebbi l’impressione che il suo ardore fosse stato smorzato. Decisi di approfittarne: “Ragazzi, apprezzo il gesto, davvero, ma vorrei farvi notare che siamo ancora in mezzo a dove la gente passa di continuo, perciò mettete via quelle spade. Non possiamo dare spettacolo e attirare attenzioni indesiderate.” Per nostra fortuna, durante l’ultimo scambio, non era passato praticamente più nessuno per i cancelli scolastici, quindi eravamo solo noi 4 davanti all’istituto in quel momento. Si potevano comunque sentire altre persone in avvicinamento ed era bene che non ci trovassero con delle armi in mano. “Abbassatele. Subito.”
Kiba e Xenovia fecero delle smorfie per nulla contente, ma alla fine obbedirono e fecero svanire le rispettive spade, per poi affiancarsi a me. Allo stesso tempo, io e Vali abbassammo le mani e facemmo un passo indietro. “Direi che abbiamo già rischiato di fare casino. Che ne dici ora di dirmi perché sei qui? Ho capito che non vuoi combattere, malgrado le tue precedenti parole, perciò sputa il rospo.”
 
“Zayden Ward, a che punto ti metteresti nella classifica dei più forti esseri del mondo?” mi chiese in seguito il giovane possessore del Drago Bianco.
 
“Mi stai davvero chiedendo la mia attuale posizione nella scala di potere mondiale? Sei venuto per fare una valutazione o cosa? Ad ogni modo, non ne ho una reale idea perché non misuro attivamente la forza di tutti gli esseri più forti del pianeta. Forse sono all’80esimo posto, o qualcosa di più.”
 
“Stai mentendo” replicò subito Vali. “Ho sentito il potere dietro il pugno che mi hai tirato quella notte e riconosco anche il tuo attuale atteggiamento. Stai sottostimando volutamente la tua forza per farmi abbassare la guardia. Molto astuto e intelligente, lo ammetto. Non tutti comprendono quanto sia importante far credere che la propria forza sia meno di quella che è davvero, quanto può valere come effetto sorpresa.” Mi squadrò da capo a piedi. “Stai chiaramente reprimendo la tua aura per impedirmi di percepirla, ma non puoi nascondere l’esperienza e l’intensità che emanano i tuoi occhi e le tue azioni. Sono pronto a scommettere che sei almeno tra il 62esimo e il 65esimo posto sulla scala mondiale, forse anche un numero più basso, considerando quanto ti piaccia ingannare gli altri sulle tue vere capacità.”
 
“Oh, che generoso! Sicuro che non mi stai sopravvalutando?”
 
“Per niente. Da quanto ne so, sei sopravvissuto per 11 anni combattendo contro numerosi avversari fin da quando eri solo un bambino. Ci sono un sacco di individui forti in questo mondo e noi draghi attiriamo sempre il potere verso di noi, tantopiù se ci rafforziamo continuamente. Non avresti mai potuto sopravvivere senza essere forte, nemmeno se aiutato dai tuoi compagni.”
 
Le sue parole mi fecero stringere gli occhi e nascosi a fatica il mio turbamento. “Come le sai queste cose? Chi te le ha dette?”
 
“Ho le mie fonti e credimi quando ti dico che sono molto affidabili. Non so tutto di te, ovviamente, ma sei qualcuno sul quale intendo approfondire la mia conoscenza il più possibile.” Il ghigno che mi rivolse mi fece venire voglia di spaccargli la faccia. “Ad ogni modo, il primo posto nella classifica è già deciso ed è un’esistenza fissa.”
 
“Spero non pensi di essere tu. Per quanto tu sia potente al momento, so per certo che non sei tu il primo. Quello è un essere del tutto diverso da me e te.”
 
“Oh, allora sai anche tu chi è. Sono compiaciuto sempre di più. Sei forte, intelligente e informato sul nostro mondo, inoltre, hai anche un certo alone di mistero che ti avvolge. Sono sempre più desideroso di combattere con te, mio rivale prescelto dal fato. Zayden Ward è una gemma rara che ti conviene tenerti stretta, Rias Gremory.”
 
Solo allora notai Rias che mi si affiancava accanto a Kiba e Xenovia e, dietro di me, potei avvertire anche la presenza di Asia, Akeno e Koneko. Ero stato così concentrato su Vali da quando avevo scoperto la sua conoscenza su di me che non mi ero nemmeno accorto del loro arrivo. “Hakuryukou, cosa intendi fare?” gli domandò Rias con un’espressione dura in volto. “Se stai collaborando con gli angeli caduti, eviteremo di-”
 
“Il Welsh Dragon e il Vanishing Dragon erano chiamati i Draghi Celesti. Tutti quelli che sono venuti a contatto con il Rosso o il Bianco hanno condotto una vita miserabile. Mi chiedo… Come andranno le cose per voi?” Vali concluse quella domanda rivolgendole uno sguardo palesemente provocatorio, tuttavia Rias non rispose alla sua domanda e mantenne sempre gli occhi fissi nei suoi, senza mutare la propria espressione. L’Hakuryukou parve soddisfatto dalla cosa perché riprese a parlare in tono più tranquillo: “Come ho già detto, oggi non sono qui per combattere, potete rilassarvi. Volevo solo vedere meglio la scuola che avevo visitato l’ultima volta. Sono venuto in Giappone per scortare Azazel, ma mi stavo annoiando, ecco perché ho pensato di dare un’occhiata e approfittarne anche per presentarmi al mio rivale. Ora devo andare. Ho un sacco di lavoro da fare.” Con quelle ultime parole, fece per passarci in mezzo e andarsene.
 
Lo afferrai per una spalla quando mi passò accanto, fermandolo e inchiodando i miei occhi nei suoi. “Solo una cosa: se vuoi combattere con me, non ho problemi, dopotutto è da tutta la vita che mi preparo a quello scontro… Ma te lo dico fin da subito: non provare a prendere di mira i miei compagni o altri che mi stanno a cuore. Non so come hai ottenuto quelle informazioni, ma il fatto che tu le abbia mi basta per preoccuparmi di cosa potresti fare. Se vuoi me, vieni da me e me soltanto. Stai alla larga da chiunque altro.”
 
Vali ricambiò il mio sguardo con uno altrettanto intenso e un ghigno compiaciuto. “Molto bene. Allora farò così. Non vedo l’ora di rincontrarti su un campo di battaglia, Zayden Ward.” Detto questo, si liberò dalla mia presa con un gesto fluido e si allontanò senza aggiungere altro.
 
Stavo continuando a osservarlo di spalle quando sentii una mano stringersi intorno alla mia, una mano madida di sudore e tremante. Voltandomi, vidi che apparteneva a Rias e che anche il volto di lei era sudato. È davvero spaventata, realizzai. Come darle torto del resto? Un nemico come quello terrorizzerebbe chiunque, soprattutto con la prospettiva che possa scatenarsi qui a scuola e fare un massacro. Ricambiai la stretta di mano e la tenni finché Vali non scomparve dalla nostra vista, cercando d’incoraggiarla il più possibile.
 
“Scusami” disse quando mi lasciò la mano.
 
“Non c’è problema” la rassicurai accarezzandole una spalla. “Andiamo, su. Faremo tardi alle lezioni di questo passo.”
 
Rias mi sorrise e anche gli altri sembrarono rilassarsi visibilmente. “Hai ragione. Andiamo.”
 
*
 
Poco dopo, ero seduto in classe al mio banco e mi guardavo insistentemente il palmo destro. Le pulsazioni del Boosted Gear erano finalmente cessate, ma per tutto il tempo in cui Vali era rimasto vicino a me, avevo avuto la costante impressione di essere sul punto di aggredirlo e iniziare un duello. La stessa presenza di Ddraig dentro di me era sembrata più vivida e rabbiosa che mai finché l’Hakuryukou non se n’era andato. Non ti avevo mai sentito tanto turbato. È sempre così quando vi rincontrate o c’è qualcos’altro di mezzo?, domandai, deciso a togliermi in fretta quel sasso dalla scarpa.
 
[Non saprei dirti esattamente, partner] mi rispose Ddraig in tono basso. [I miei ricordi dei nostri vari incontri nel corso dei secoli sono nebulosi, ma sono abbastanza sicuro di non aver mai avuto una reazione così intensa nell’incontrare il possessore di Albion, o almeno non sempre. Neanche la notte che abbiamo affrontato Kokabiel, la prima volta che li abbiamo incontrati, mi aveva fatto quest’effetto.]
 
Già, è vero. Difatti era una sensazione completamente nuova quella che ho sentito provenire dal Boosted Gear quando mi si è avvicinato e presentato formalmente, per questo non l’ho riconosciuto subito. Pensi che potrebbe essere legato al fatto che è la prima volta che lo ritrovi dopo tanto tempo che sei sveglio in un tuo possessore?
 
[Potrebbe essere, come potrebbe non essere. Ripeto: non so dirtelo con certezza. Forse, proprio perché siamo stati svegli ma separati così tanto tempo, i nostri istinti ci spingono a combattere più del solito per mettere a confronto le nostre attuali capacità. Dopotutto, tutti i draghi si misurano e rapportano tra loro sempre tramite la forza come prima cosa, quindi potrebbe essere che, in un certo senso, ‘smaniamo’ di recuperare il tempo perduto.]
 
Chiaro. Però, se devo essere sincero, mi sembrava che quella sensazione fosse anche parte di me e non solo perché sono il tuo attuale possessore. Non capisco perché, ma entrambe le volte che l’ho incontrato ho provato un desiderio di battermi con lui ben più forte del normale. Almeno quanto quello che provo quando penso a Sensei e ai nostri allenamenti e scontri. Heh, ho come l’impressione che, dopo tanto tempo che viviamo insieme, la vostra rivalità abbia contagiato anche me, o forse sta semplicemente risuonando col mio personale spirito combattivo.
 
[Kukuku, può darsi, partner. In tal caso, posso e devo dirti con ancor più convinzione che non possiamo farci battere da loro. Non possiamo sprecare questo spirito!]
 
Non era mia intenzione farlo, credimi.
 
“Ehi, Ward, va tutto bene? È da cinque minuti ormai che ti guardi la mano.” La voce di Asano mi richiamò dai miei pensieri e, rifocalizzandomi sulla realtà, mi accorsi che sia lui che Isogai si erano messi davanti a me con delle espressioni perplesse.
 
“Oh no, non preoccupatevi. Stavo solo pensando alla giornata di oggi. Dopotutto, per me è una cosa completamente nuova. Al mio vecchio liceo negli Stati Uniti non c’era una Giornata dei Genitori come questa” risposi rimettendo giù la mano. Per fortuna che avevo una scusa pronta e credibile!
 
“Comprensibile” disse Isogai con un sorriso. “Credimi, il primo anno è stato strano e snervante anche per noi, ma poi ci siamo resi conto che non era così male.”
 
“Parla per te, Isogai! Io ho gli incubi da tre anni ormai nel pensare a questo giorno e a cosa potrebbero tenere come lezione mentre siamo sotto gli occhi dei nostri genitori! Insegnanti e genitori insieme, è come un giudizio universale!” sbottò Asano fissandolo storto. “Beato te, Ward, che almeno lo avrai solo per questo anno e poi potrai diplomarti in pace senza rischiare di doverlo più subire… Anzi, direi che sei doppiamente fortunato, visto che non hai-”
 
“Ti avverto. Rifletti molto bene su quello che stai per dire” lo interruppi glaciale. Giuro che se non solo non capisce, ma completa anche la frase, gli rovino il volto a vita.
 
Asano mi osservò confuso per un paio di secondi, dopodiché lo vidi sbiancare e assumere un’espressione colpevole. “Oddio… Scusa, Ward!” esclamò mettendosi a sbracciare come un pazzo. “Mi dispiace davvero! Non volevo suggerire che fossi fortunato a non avere i genitori! Cioè, no! Non volevo dirlo! Volevo solo dire che tu… Che… Beh, ecco..! Io… Ahia!”
 
“Per una volta vedi di collegare la bocca al cervello” lo rimproverò secco Isogai, mentre ritirava il braccio con cui gli aveva appena dato un pugno sulla spalla.
 
Asano si toccò il punto colpito, poi mi guardò con espressione colpevole. “Hai ragione. Ti prego, scusami, Ward. Stavo di nuovo straparlando perché ho lasciato che il mio nervosismo e la mia insoddisfazione parlassero per me. Mi dispiace davvero tanto.”
 
Continuai a fissarlo freddamente per alcuni secondi, ma alla fine sospirai e mi rilassai. “Può succedere a tutti, è una cosa normale. Scuse accettate... Però, la prossima volta, vedi di stare attento perché nessuno è così indulgente due volte di fila, tantomeno io. Credimi se ti dico che sarei disposto ad affrontare un giorno come questo ogni singolo anno della mia vita futura, se potessi in cambio riavere i miei genitori. Sarebbe un prezzo davvero misero da pagare.”
 
Isogai e Asano annuirono entrambi con sguardi comprensivi.
Un attimo dopo, sentii due braccia sottili cingermi il collo da dietro, braccia che conoscevo bene ormai. “Rio, non sono in vena del tuo solito-”
 
“No, ma sei uno a cui ora serve un abbraccio” mi sussurrò all’orecchio, per una volta priva della sua solita nota canzonatoria e provocante. Mi resi conto che anche l’abbraccio era semplicemente affettuoso. “Già sorridi troppo poco, figurati se ti permetto di fare il musone fino a fine giornata!”
 
Non potei non ridacchiare e mi sentii effettivamente meglio. Quella ragazza era talmente solita a prendere in giro e stuzzicare tutti, soprattutto me, che dimenticavo quanto in realtà fosse brava a capire le persone e cercare di tirarle su di morale. Le battei gentilmente una mano sulle braccia. “Grazie, Rio.”
 
“Ma figurati! Abbracciare un fusto come te è sempre un piacere! Se poi posso rallegrarlo, ancora meglio!” rise lei mentre mi lasciava e si spostava al mio fianco per sorridermi direttamente.
 
“Comunque, sappiate che non è detto che non verrà nessuno per me. Mia nonna ha detto che voleva partecipare in quanto mio unico parente vivente” li informai per tranquillizzarli ulteriormente.
 
“Tua nonna? Davvero?!” esclamò Rio. “Questa sì che è una notizia! Sono proprio curiosa di vedere che tipo di persona è!”
 
“In effetti, sono curioso anch’io” dichiarò Isogai, appoggiato anche da Asano.
 
“Frenate, ragazzi. Ho detto che può essere che ci sarà, non che ci sarà di sicuro. Ricordatevi che lei non vive qui, ma in Italia, quindi deve prendere l’aereo e alloggiare qui un po’ di tempo per poter venire. Non l’ho più sentita negli ultimi giorni, ma suppongo che, se ce l’ha fatta, la vedremo dopo” spiegai loro inventando una scusa. Dopotutto, se avessi detto che sarebbe venuta qui in giornata, anche senza menzionare la magia, li avrei confusi o mi avrebbero preso per pazzo.
 
“Beh, speriamo allora. E… Aspetta, ma quella non è la nuova studentessa, Xenovia?”
 
Mi voltai nella direzione indicata da Isogai e vidi effettivamente Xenovia entrare nella mia classe e dirigersi verso di me una volta che mi individuò. E adesso cosa vuole? Ti prego, dimmi che non vuole parlarmi di ieri in mezzo a tutti!
Speravo vivamente non fosse così, ma siccome avevo ormai imparato che la legge di Murphy sembrava divertirsi a giocare a freccette con la mia faccia, mi alzai e le andai incontro per evitare che gli altri ci sentissero. Per fortuna, a parte loro tre, gli altri miei compagni di classe non sembrarono essersi ancora accorti della nuova arrivata. “Xenovia, che ci fai qui?” chiesi andando subito al sodo quando la raggiunsi.
 
“Zayden, senti, volevo scusarmi per ciò che è accaduto ieri” rispose lei confermando i miei peggiori sospetti. E quando mai mi sbagliavo in certi casi?! Fottuto Murphy! “Tu hai detto che il tuo malessere non è stato causa mia, ma ti ho comunque turbato. Ho detto cose del genere all’improvviso e ho continuato a parlare senza pensare a te o ascoltarti. Inoltre, avevi ragione: a prescindere dal mio desiderio, non avrei dovuto venire da te a chiederti subito di realizzarlo, non in modo così diretto. A quanto pare, fare improvvisamente questo tipo di cose non è facile per me, dovevo aspettarmelo. Mi spiace davvero.”
 
Potevo sentire che era sincera e, per quanto mi facesse piacere, rimaneva il fatto che non erano argomenti da discutere nell’immediato presente e ancora meno in una classe piena di studenti. “Scuse accettate, Xenovia, ma adesso non è né il momento né il luogo per parlarne. Aspetta che sia finita la scuola e ne discuteremo quanto vorrai.”
 
“Ho anche pensato che…” Mise una mano in tasca e, rialzandola tra di noi, fece comparire con uno scatto quattro piccoli sacchettini colorati tra le dita. Preservativi. “…prima dovremmo usare questi e fare un po’ di pratica.”
 
Ma come pratica?! Sul serio, COSA cazzo hai capito di tutto quello che ti ho detto finora, zucca vuota che non sei altro?! Perché non solo dovevi ritirare fuori quell’argomento, ma anche mostrare quegli affari mentre siamo in pubblico?! E perché cazzo li tieni tra le dita come fossero degli shuriken?! Ma hai la segatura nel cervello, OR ARE YOU ABLE TO HAVE A SINGLE FUCKIN’ THOUGHT?!
Non so per quale miracolo riuscì a non urlare quelle parole, se non nella mia testa. Era ufficiale: ormai stavo impazzendo di brutto a star dietro a tutti questi casi umani che avevo conosciuto da quando vivevo in questa dannata città. E questa spadaccina ignorante del mondo e senza pudore era l’ultima goccia.
Com’era prevedibile, ciò che aveva tirato fuori attirò subito l’attenzione di quasi tutta la classe, compresi i compagni alle mie spalle ovviamente, e potei sentire una serie di sussulti e urletti diffondersi nell’aria. Di nuovo, fui sul punto di gridare per l’esasperazione e dovetti digrignare i denti per trattenermi. I’m seriously not paid enough to deal with this shit!
 
“Nel mondo in cui vivevo, l'utilizzo di questi era controverso, ma visto che non ne faccio più parte e ora vivo in Giappone, ho pensato che mi convenisse seguire le tradizioni.”
 
“Allora, primo, il loro uso non è una tradizione del Giappone, ma una cosa comune di ogni mondo civilizzato. Secondo, metti via immediatamente quegli affari! Ti pare davvero che questo sia il luogo giusto in cui mostrarli?!” La sua unica risposta fu uno sguardo sinceramente confuso. Seriamente non riesci a capire?! Goddammit!
 
“Xenovia-san, cosa sono quelli?” La voce gentile di Asia bloccò la frase ben poco cortese che stavo per sputare e, al contempo, fece montare ancora di più il mio imbarazzo e la mia frustrazione. Doveva aver seguito Xenovia quando aveva detto di voler parlare con me e, OVVIAMENTE, l’aveva raggiunta proprio mentre eravamo nel bel mezzo di un momento a dir poco assurdo!
 
“Puoi usarli anche tu, anzi è bene che li usi anche tu” disse la spadaccina passandole uno dei preservativi.
 
“Oh. Ti ringrazio…” fece Asia, chiaramente perplessa. Era chiaro che non sapesse cosa fossero, altrimenti c’avrei messo la mano sul fuoco che non li avrebbe mai presi con tanta nonchalance.
 
Non va bene. Devo fare qualcosa per evitare che le dicano più di quanto-
 
“Guarda guarda. A quanto pare, non solo il nostro Paladino ha portato avanti la sua relazione con Asia-chan, ma ha anche già stregato pure la nuova studentessa… Mooolto interessante!” Come suo solito, Rio era comparsa dal nulla accanto Asia e Xenovia e osservava il piccolo rettangolino in mano alla prima con un inquietante scintillio negli occhi. Oh no…
 
“Cosa? Cosa? Allora anche un uomo d’altri tempi come lui ha finalmente ceduto!” Murphy doveva sentirsi particolarmente stronzo e burlone oggi perché, accanto a Rio, era ora comparsa pure Kiryu, la quale aveva messo un braccio intorno alle spalle della bionda e osservava il tutto con il suo stesso ghigno. OH NO!
 
Seriamente, chi me l’ha fatto fare di presentare quelle due quando siamo andati al karaoke?! Già da sole erano pericolose, ma ora che sono insieme, sono un duo del caos che potrebbe surclassare pure i gemelli Weasley di Harry Potter!, pensai realizzando troppo tardi quanto fosse stata gigantesca la mia mancanza di lungimiranza.
 
“Rio-san, Kiryu-san, a cosa servono questi?” chiese loro Asia indicando il preservativo che reggeva. E subito i ghigni di entrambe si allargarono in modo spaventoso. Parevano due copie femminili del Joker.
 
“Vedi, Asia-chan, quelli servono per…” Quasi in contemporanea, le due ragazze si misero ai lati della mia sorellina e iniziarono a sussurrarle in un orecchio ciascuna. E, com’era prevedibile, gli occhi di Asia divennero sbarrati e il suo volto iniziò rapidamente a passare a tonalità di rosso via via sempre più intense, al punto che ebbi l’impressione che tutto il sangue del suo corpo stesse convergendo lì. Sembrava anche sul punto di svenire.
 
“Però, Ward, ne sei davvero sicuro?” mi chiese di colpo Kiryu dopo aver finito di sussurrare nell’orecchio di Asia. “Se tu andassi a letto con Xenovia, Asia ne sarebbe davvero disp-”
 
“Ti prego, non aggiungere altro, Kiryu-san!” esclamò Asia tappando di scatto la bocca alla sua compagna, le guance ancora terribilmente rosse.
 
“Asia, non te l’ho già detto? Devi essere più decisa!” le parlò Kiryu in tono di rimprovero, dopo aver allontanato le sue mani. “Ward è già una preda ambita da un sacco di persone ed è circondato da molti nemici formidabili nel vostro Club! Se rimarrai titubante come ora, lo perderai di sicuro e lui verrà divorato da qualcuno! O peggio, divorerà lui tutti! E tu questo non lo vuoi, no?”
 
“In realtà, Kiryu, quella non sarebbe nemmeno un’opzione da scartare” s’intromise di colpo Rio, gli occhi più scintillanti di malizia che avessi mai visto. “Se Zayden dovesse divorare tutti, divorerebbe di sicuro anche Asia e lei si ritroverebbe così con un pacchetto completo di partner che l’aiuterebbero a gestirlo e allenarlo! Hai idea di cosa potrebbe diventare con una pratica continua?”
 
Cosa…cazzo…sta dicendo questa…?! Sentivo chiaramente parecchie vene pulsare su testa e collo.
 
“Ooohhh, Rio! Cosa mi suggerisci, mia sorella in crimine!” Kiryu era diventata uguale alla mia compagna di classe. “Asia, hai una grande opportunità davanti a te, ma devi saperla coltivare al meglio! Non devi permettere ad altre di prendere il posto dominante! Va bene avere un animo gentile, ma devi fare anche quello che devi a volte! Sei abbastanza grande per voler divorare anche tu! Divorare ed essere divorata!”
 
“D-Divorare… I-Io… Ecco…” Seriamente Asia stava considerando di seguire la scia di quelle due?! “Ah, non ci riesco! È troppo imbarazzante!”
 
“Merda! Si era capito che Ward fosse popolare e circondato di possibilità col suo ruolo nel Club di Ricerca dell’Occulto, ma qui si sta parlando di un possibile harem! Ti pare possibile?!” La voce idiota di Asano alle spalle non mi aiutò affatto.
 
Chiusi gli occhi e presi a respirare profondamente, serrando i pugni con più forza possibile. Devo calmarmi o ammazzo qualcuno per davvero…
 
“Asano, piantala. Sono Rio e la sua degna compare che si stanno facendo i castelli di carte per aria. Zayden-kun non ha mai mostrato di volere o avere qualcosa del genere.” Almeno tu, Isogai. Grazie. “…Certo, potremmo anche esserci sbagliati. Dopotutto, è vero che nel Club di Ricerca dell’Occulto ci sono molte belle ragazze e lui sembra essere in buoni rapporti con tutte, quindi chi lo sa?” Tu quoque, Isogai?!
 
“Però, non è che così Ward diventerebbe anche troppo? Da un paladino…potremmo ritrovarci ad avere un mastino!”
 
Ora il cuore mi pompava veramente forte. E non per emozioni positive. Enough.
 
“E sarebbe davvero un male?”
 
“Hmm… Punto tuo.”
 
“Capisco. In fin dei conti, la pratica è davvero tutto in ogni attività.” Il ritorno di Xenovia. Ovvio. Mi si mise di nuovo davanti con uno dei preservativi in mano. “Zayden, allora, per la nostra prima sessione di prove…”
 
ENOUGH.
 
“Isogai. È una mia impressione…o Ward ha appena soffiato del fumo dal naso?”
 
[Kukukuku… Attenzione, gentili spettatori! Nella prossima scena, potrebbero essere pronunciate parolacce!]
 
ENOUGH!! GO-FUCKIN’-AWAY!! ALL OF YOU!! LEAVE ME!!!
 
*
 
“…Senti, Ward… Per ciò che è successo prima…”
 
“Ti do un consiglio da amico, Asano: non dire altro, o giuro che ti strappo la colonna vertebrale con una violenza tale da spaventare persino gli alieni Yautja dalla saga di film ‘Predator’. Chiaro?” Non ottenni risposta. Oh, meno male.
Girai gli occhi verso il resto della classe e vidi tutti guardarmi con un misto di timore e nervosismo, cosa di cui normalmente non sarei stato fiero, ma che in quel momento mi andava più che bene, se potevo starmene in pace. Persino Isogai e Rio stavano zitti per una volta, anche se la seconda continuava a mantenere il suo sorrisetto furbo.
Alla fine, il mio sfogo era stato più violento di quanto chiunque si aspettasse, al punto che il mio urlo aveva inconsciamente richiamato un’infinitesima parte della mia aura draconica. Niente di pericoloso, ma abbastanza da costringere chiunque non fosse un essere sovrannaturale a lasciarmi subito in pace. Seppur meno affette, anche Asia e Xenovia avevano compreso l’estrema frustrazione che avevo provato e così avevano imitato gli altri ed erano tornate alla loro classe insieme a Kiryu. Asia, in particolare, sembrava piuttosto mesta mentre se ne andava; non che non la capissi: non era abituata a sentirmi urlare contro di lei. Avrei dovuto chiederle scusa appena finita questa giornata.
Quel fattaccio, però, mi aveva anche preoccupato: era stato solo perché ero più frustrato che arrabbiato che non avevo perso del tutto il controllo, tuttavia non mi era mai capitato di rischiare di perderlo così, per motivi tanto futili. Erano solo provocazioni e stuzzicamenti, eppure ero stato sul punto di liberare una quantità non indifferente di energia, almeno per degli umani. Ora inizia a vacillare pure il mio autocontrollo? Dio, mi serve un’altra vacanza… O un giro in qualche fossa infernale a prendere a pugni tutto quello che mi capita davanti. Forse sarebbe più terapeutico.
 
[A me vanno bene entrambe. Finché posso assistere a spettacoli tanto spassosi, mi trovi sempre d’accordo, partner.]
 
Tu sta’ zitto, tappeto di squame. Davvero, quello lì si stava divertendo troppo oggi!
 
Venni strappato ai miei pensieri dal professore che entrò dichiarando l’inizio della lezione di questa giornata speciale e, pochi secondi dopo, anche i genitori dei miei compagni di classe iniziarono a entrare e salutare i loro rispettivi figli. Rimasi a fissare la porta fino a quando gli ultimi genitori non arrivarono, ma non vidi Nonna.
Alla fine non è potuta venire, eh?, pensai con un certo rammarico. Nonostante la mia iniziale riluttanza, dovevo ammettere che mi sarebbe piaciuto avere un parente lì con me a guardarmi… Anche solo per sentirmi, almeno una volta, un normale studente umano, come tutti gli altri.
 
“Mi dispiace, Zayden-kun” mi disse Isogai in tono sincero.
 
Feci spallucce e gli sorrisi, ma prima che potessi dirgli di non preoccuparsi, sentii un nuovo rumore di passi avvicinarsi alla porta della classe. Mi voltai di scatto e il sorriso mezzo tirato sulla mia bocca divenne intero e felice nel vedere Nonna entrare. Indossava un elegante completo costituito da tailleur nero, camicia bianca, gonna lunga nera, tacchi bassi e borsa a tracolla. I suoi capelli erano più pettinati del solito e d’un argento più vivo, i suoi occhiali da vista parevano scintillare da quant’erano lucidi e aveva anche un tocco di rossetto per completare il tutto. Raramente l’avevo vista così elegante e raggiante e capii che lo era sia perché ci teneva ad apparire al suo meglio davanti a me e ai miei compagni e insegnanti, sia perché era sinceramente entusiasta di assistere a una mia lezione. Subito, qualunque traccia residua della mia precedente frustrazione scomparve. Come si fa a non amarla?
 
“Allora è quella tua nonna, Ward?” chiese Asano. Annuii in risposta e lui sorrise. “Complimenti! Nonostante l’età, è davvero una bella donna.”
 
“Per una volta gli do ragione” s’intromise Rio, anche lei tutta un sorriso. “Se è così ora, doveva essere un vero schianto da giovane. Ecco da chi hai preso!”
 
Non potei non annuire in approvazione. Grazie per essere venuta, Nonna.
 
Intanto l’insegnante, dopo aver confermato che i genitori o parenti c’erano tutti, procedette a descrivere lo svolgimento della lezione, mentre distribuiva diversi utensili da laboratorio come pipette e baker. Come ci aveva spiegato i giorni passati, disse che quella sarebbe stata una lezione di chimica in cui avremmo dovuto preparare un composto a testa di quelli creati nel corso dell’anno, o uno a nostra scelta di cui conoscevamo la composizione e la preparazione corretta.
Essendo stati informati in anticipo del compito, avevamo dovuto non solo pensare al composto da preparare, ma anche a procurarci in anticipo i componenti necessari. Le altre regole erano poche ma essenziali: nessuna sostanza doveva essere impossibile da trovare e acquistare fuori dal quotidiano e il composto finale avrebbe dovuto essere qualcosa di non pericoloso e privo di reazioni troppo forti nel processo di preparazione, in modo da evitare qualsiasi rischio.
Non era un compito facile, nemmeno con la conoscenza anticipata, tuttavia eravamo studenti dell’ultimo anno delle superiori e dunque non potevamo mostrare ai nostri parenti qualcosa di banale o semplice. Dovevamo metterci un minimo in mostra, come ci avevano detto i giorni precedenti mentre ci spiegavano il compito.
Beh, nessun problema per me: fin dall’inizio, sapevo benissimo che cosa preparare.
Con un sorriso in volto, presi dalla cartella il sacco con dentro i componenti del mio prodotto finale, tutti acquistati nell’ultima settimana, li tirai fuori e iniziai subito a dividerli in categorie e versare i primi in uno dei baker. Aggiunsi diverse sostanze e le mischiai insieme, a volte prima in provette differenti, poi insieme nel baker iniziale. Un paio le feci anche bollire qualche minuto prima di mescolarle.
 
“Vediamo… Acido palmitico a posto. Acido stearico…a posto. Hmm… Manca un po’ di acido oleico… Ecco. Ora manganese, fosforo…” mormorai mischiando i vari componenti in quella che sarebbe diventata la miscela finale. Con la coda dell’occhio, notai che, oltre a Nonna, il mio lavoro stava attirando l’attenzione anche di diverse altre persone tra l’insegnante e alcuni degli studenti più vicini, ma non vi badai. In chimica distarsi anche solo per pochi secondi era sufficiente per mandare tutto in malora. “Manca solo il destrosio…dove l’avevo messo… Ah, eccolo!” Aggiunsi l’ultima sostanza nel baker principale e mescolai di nuovo il tutto, fino a ottenere un liquido fluido di un bel marrone vivo, come legno in forma acquosa. Avvicinai il naso e annusai un piacevole aroma dolce; in seguito, versai una piccolissima quantità del composto in una provetta e, sotto parecchi occhi sorpresi, lo bevvi in un sorso. “Hmm… Perfetto” constatai con piacere. Mi era riuscito proprio come volevo!
 
“Ward-kun… Ma quello cosa…?” mi chiese il professore affiancandosi a me e osservando il mio composto con sguardo interrogativo.
 
“Vuole provare?” chiesi in risposta, mentre ne versavo un’altra piccola dose in una seconda provetta e gliela porgevo con un sorriso. “Stia tranquillo. Come ha potuto vedere, non è niente di nocivo o pericoloso.”
 
Il professore fissò incerto prima la provetta e poi me, ma alla fine, come mi aspettavo da un insegnante di materie scientifiche, la curiosità ebbe il sopravvento e accettò la mia offerta. Annusò a sua volta il composto per qualche istante e infine lo bevve. Dovetti faticare per non ridacchiare quando vidi i suoi occhi dilatarsi per la sorpresa. “Incredibile! Questo è…!”
 
Gli feci l’occhiolino, dopodiché versai la miscela in un bicchiere che mi ero portato dietro e mi avvicinai a Nonna, porgendoglielo. “Per te.”
 
Lei mi guardò stupita, ma poi mi rivolse un ampio sorriso. “Grazie, nipote mio” disse prendendo il bicchiere e bevendolo senza esitazioni. Analogamente al professore, anche lei ebbe un piccolo sobbalzo, che però divenne quasi subito un’esclamazione di gioia. “Delizioso! Ha praticamente lo stesso sapore della mia cioccolata preferita! Però la consistenza… Cos’è, una sorta di bibita?”
 
“Non proprio. Diciamo che ho ricreato uno sciroppo al cioccolato con un po’ di sostanze sia chimiche che non, ovviamente nessuna davvero pericolosa” spiegai con un ghigno. “Non è stato facile crearlo senza ingredienti veri e propri, o almeno non tutti, ma del resto le sfide esistono proprio per essere superate, giusto?”
 
“Ward-kun, tu hai…appena usato la chimica per preparare una ricetta?” mi chiese il professore in tono scioccato.
 
“Beh, cucina e chimica possono essere benissimo paragonate quando si tratta di mescolare componenti. Dopotutto, una formula chimica per preparare un composto non è molto diversa da una ricetta per realizzare un piatto. Semplicemente partono con obiettivi diversi e strumenti differenti, ma mescolare delle sostanze chimiche o unire degli ingredienti? Direi che l’analogia è spontanea” risposi con una leggera alzata di spalle. In seguito, riportai gli occhi su Nonna e il mio ghigno divenne un sorriso. “E poi ci tenevo a sorprendere la mia vecchietta preferita con qualcosa che potesse piacerle in più di un modo.”
 
Nonna sorrise raggiante. “Che adulatore che sei…” disse per poi scattare in avanti e abbracciarmi. Per un attimo, rimasi interdetto davanti a una dimostrazione d’affetto tanto diretta e soprattutto in mezzo a tanto pubblico, tuttavia non potei non imitarla. Noi eravamo noi, dopotutto, e non ci eravamo mai fatti condizionare dagli altri in ciò che volevamo fare.
E fui ancora più soddisfatto quando sentii diverse esclamazioni di sorpresa e complimenti intorno a noi per il nostro rapporto, persino qualche applauso, sia dai genitori che dagli altri studenti. A quanto pare, ho fatto più colpo del previsto… Forse troppo? Oh beh, se va bene a Nonna, va bene anche a me!
 
*
 
“Pare che tu abbia un vero e proprio talento nel sorprendere gli altri” osservò divertita Rias dopo aver ascoltato il racconto di ciò che avevo fatto. Dopo le lezioni coi genitori in classe, avevo deciso di andare a cercare gli altri durante la ricreazione e avevo così trovato Rias, Akeno e Asia vicino ai distributori automatici di bibite e snack.
 
“Faccio del mio meglio” replicai ridacchiando e prendendo un sorso del succo che mi ero comprato. “E voi invece? Com’è andata la mattina?”
 
“Bene! Il nostro insegnante ci ha fatto fare una lezione di arte in cui dovevamo modellare dell’argilla per realizzare un’immagine che volevamo rappresentare” disse Asia tirando fuori ciò che teneva nascosto dietro la schiena: un modellino di Raiden in argilla -forse PVC- a grandezza quasi naturale. Era un po’ grezzo, ma la figura del draghetto era assolutamente riconoscibile, almeno per chi lo conosceva.
 
“Oh, è molto carino. Era il tuo primo tentativo in qualcosa del genere?” Lei annuì. “Ancora più notevole, allora. Potresti sinceramente considerare l’idea di diventare un’artista, Asia, lo sai? Sono sicuro che con un minimo di pratica diventeresti bravissima.”
 
“Eheh sei troppo gentile, Zayden-san. A dire il vero, speravo di farlo meglio” fece la mia sorellina con un tono tra l’imbarazzato e il lusingato. La sua espressione divenne poi dispiaciuta. “Riguardo a prima, Zayden-san… Mi dispiace tanto che ti sia arrabbiato così. Non avremmo-”
 
La fermai alzando una mano. “Non dire altro. Sono io che, nonostante tutto, non avrei dovuto urlarvi addosso così. Ero terribilmente esasperato e tutti sembravano intenti a rendermi sempre peggio, così ho finito per esplodere… Ma ho comunque esagerato. Mi dispiace averti spaventata e sappi che non sono assolutamente arrabbiato con te. Sono io che ti devo delle scuse.”
 
Asia mi guardò interdetta, ma si sciolse presto in uno dei suoi sorrisi raggianti. “No, non serve che ti scusi nemmeno tu, Zayden-san. Alla fine, abbiamo avuto tutti una responsabilità, no?”
 
“Sì, hai ragione.” E le diedi uno dei miei soliti buffetti sul capo, facendola ridacchiare.
 
“In effetti, mi era sembrato di sentirti urlare prima… Cos’è successo?” ci domandò Rias.
 
“Meglio che non te lo dica, credimi.” Portai la mia attenzione su di lei per evitare che provasse a chiedere ancora. “A proposito, Rias, Sirzechs è venuto?”
 
Il sospiro che fece fu fin troppo eloquente. “Sì, è venuto insieme a mio padre” rispose mettendosi una mano sulla fronte. Avevo la netta impressione che la sua lezione fosse stata particolarmente pesante.
 
Prima che potesse elaborare ulteriormente, udimmo la voce di Kiba: “Oh, Buchou. E ci siete anche voi.”
 
“Oh, Yuuto. Tè?” offrì Rias indicando il distributore alle sue spalle, ma il Cavaliere scosse la testa.
 
“No, grazie. Sono venuto perché ho sentito che, da queste parti, c’era una strega che stava facendo delle foto per un evento, così ho pensato di controllare.”
 
Quasi l’avesse evocata, in quel momento, una folla di studenti armati dei più disparati modelli di macchina fotografica attraversò il corridoio che portava alla palestra, tutti che urlavano qualcosa relativo appunto a una strega…anzi no… A una… “…ragazza magica? Ma che stanno dicendo?”
 
“Non sarà…?!” esclamò di colpo Rias, stupita.
 
“Ara ara” ridacchiò invece Akeno accanto a lei, chiaramente divertita.
 
Ero estremamente confuso, ma apparentemente loro sapevano qualcosa a riguardo, così decisi di dirigermi verso la palestra a mia volta, facendo cenno agli altri di seguirmi. “Avete dei sospetti, eh? Andiamo a confermarli o smentirli” dissi solo.
Quando entrammo nella palestra, però, realizzai che niente avrebbe potuto prepararmi a ciò che trovammo dentro: sopra il palco che veniva occasionalmente usato per premiazioni, annunci e comunicati importanti, circondata dalla mandria di studenti impazziti di poco fa che non smettevano di scattare foto a raffica… C’era davvero una ragazza magica! O meglio, una ragazza vestita con quello che pareva il cosplay di una maga di una serie animata!
Squadrandola per qualche secondo, realizzai che doveva appartenere a un anime piuttosto popolare in città… ‘Milky Spiral Seven’, mi sembrava fosse il titolo, ma non ne ero sicuro. Personalmente, per quanto amassi gli anime e le serie animate in generale, non ero mai stato un grande fan di quegli show che vedevano protagoniste maghe, maghi o affini con un’attenzione esagerata per i giochi di magia tutto luci e dolcezza e per le continue pose drammatiche. Se proprio avessi dovuto premiare qualche show per spettacolarità e pose da supereroe colorato, avrei piuttosto scelto ‘Super Sentai’ e ‘Kamen Rider’. A proposito, ora che ci penso, io e Rias dobbiamo recuperare anche ‘Kamen Rider Zero-One’ tra le varie serie che ci mancano. Muoio dalla voglia di scoprire come comincia la nuova era Reiwa, pensai prima di tornare a concentrarmi sulla cosplayer sul palco.
Era una ragazza davvero molto bella, con lunghi capelli corvini legati in due code alte laterali, occhi di uno splendido quanto insolito porpora brillante e un fisico non molto alto, ma ben più snello e formoso del normale. L’abito da maga che indossava consisteva fondamentalmente in una maglietta aderente rosa e bianca che lasciava scoperto l’ombelico, una minigonna dello stesso colore a malapena sufficiente a coprirle le mutandine -che puntualmente finiva per scoprire quasi ogni volta si metteva in posa per le fotografie-, guanti lunghi neri a mezze dita, calze striate di nero e fucsia lunghe fino a metà coscia e un cappello rosa simile a una cuffia. In mano portava addirittura un finto bastone magico, sempre rosa e terminante in un paio di ali da pipistrello nere e un cerchio con dentro una stella dorata. Di sicuro si era impegnata davvero molto per fare quel cosplay e l’entusiasmo che emanava mentre si faceva fotografare lasciava intendere che si stava divertendo un mondo.

 

“Che strano… Ho come l’impressione di averla già vista…” mormorai per poi voltarmi verso gli altri. “Voi la conoscete, dunque?”
 
Il volto di Rias si era piegato in un’espressione tra l’imbarazzato e il divertito, mentre dietro di lei Akeno continuava a ridacchiare e Kiba sembrava un po’ a disagio. “Sì. È proprio chi sospettavo.”
 
Prima che potessi chiederle di elaborare di più, un’altra voce sovrastò quelle dei fotografi impazziti: “Ehi! Cosa pensate di fare? Siete a scuola!” Era Saji, il quale si fece largo tra la folla e salì sul palco accanto alla ‘ragazza magica’, facendo poi cenno a tutti di andarsene. “Forza, disperdetevi! La festa è finita!” La folla prese subito a lamentarsi, ma lui si limitò ad alzare ancora di più la voce. “È il Giorno dei Genitori, piantatela di fare casino! Andatevene!”
Alcune ragazze, che riconobbi come parte del Consiglio Studentesco a loro volta, aiutarono Saji dicendo anche loro agli studenti di sloggiare e scortandoli fuori dalla palestra. Parecchi si lamentarono fino a che non furono usciti, ma poco potevano fare. Alla fine, esclusi noi, rimasero solo Saji e la ‘ragazza magica’ e fu proprio su quest’ultima che lui si concentrò: “Sei anche tu una familiare di uno studente, per caso?”
 
La ragazza annuì con vigore. “Sì!”
 
“Anche così, non possiamo permettere che giri per la scuola con quei vestiti. Non è appropriato per questo luogo.”
 
“Eh? Ma questa è la mia uniforme!” si lamentò la ragazza girando su sé stessa ed esibendosi in un’altra posa probabilmente presa dalla serie del suo personaggio.
 
“Per favore, sii seria!” l’ammonì di nuovo Saji, ma, per suo evidente fastidio, lei non parve ascoltarlo affatto.
 
Ne approfittai per avvicinarmi al palco seguito dagli altri. “Ehilà, Saji. Vedo che ti dai parecchio da fare.”
 
“Ward-senpai? Sei stato attirato anche tu dal rumore?” Annuii in risposta e lui sospirò. “Con la scusa che è la Giornata dei Genitori, noi del Consiglio Studentesco non possiamo distrarci nemmeno per un istante, se vogliamo che tutto vada per il meglio. Però chi avrebbe detto che sarebbe successo pure questo…” In quel momento, notò anche Rias e il resto del nostro gruppo. “Oh, ci sei anche tu, Rias-senpai. Arrivi al momento giusto, stavamo accompagnando Maou-sama e tuo padre.”
 
Voltandoci nella direzione indicata da Saji, vedemmo Sona Sitri che veniva verso di noi insieme a Sirzechs e a un altro uomo con lunghi capelli cremisi come i suoi e quelli di Rias, un pizzetto dello stesso colore e occhi acquamarina. Per quanto il suo aspetto fosse giovanile, la somiglianza con Sirzechs e Rias era impossibile da non notare. Sia lui che il Maou vestivano con un completo elegante, bianco per il primo e nero per il secondo. “Saji, che succede qui?” domandò severa Sona al suo Pedone. “Ti avevo detto di risolvere le cose in modo…” Nel momento in cui i suoi occhi si posarono sulla ‘ragazza magica’, si ammutolì di colpo e la vidi sbiancare.
 
“Sona-chan! Ti ho trovata!” esclamò la cosplayer scendendo dal palco e saltellando allegramente verso la Presidentessa del Consiglio Studentesco. Prima che questa potesse fare qualsiasi cosa, la sconosciuta le si attaccò addosso con un abbraccio talmente forte che ebbi l’impressione che volesse incollarsi permanentemente a lei. “Cosa c’è che non va? Stai arrossendo di brutto! Sei iper-super-felice di vedere di nuovo la tua sorellona, vero?”
 
“Ah, Serafall. Così sei venuta anche tu” disse sorridente Sirzechs affiancandosi a noi.
 
Un momento. Sorellona? Serafall? Ma quello non è il nome di…? Riguardai meglio il volto della ‘ragazza magica’ e, con un flash improvviso di ricordi, realizzai scioccato chi fosse: “Serafall Leviathan?! La Maou?!” Per forza non l’avevo riconosciuta: la prima e unica volta che l’avevo vista in passato portava abiti ben diversi! Mai avrei potuto immaginare che le piacesse fare cosplay!
 
“Eh? La conosci, Zayden?” mi chiese Rias, stupita.
 
“Diciamo di sì. Ho vissuto una piccola avventura anni fa in cui l’ho conosciuta. Anche se non in queste vesti…” La sua espressione divenne ancor più sorpresa e alzai una mano per fermare la domanda successiva che sapevo voleva farmi. “Ti racconto più tardi, ok? Adesso è meglio di no. Preferirei evitare che mi riconosca.” Riportai gli occhi sulla Maou e feci una smorfia. “Forse sarebbe meglio salvare Sona prima che la stritoli… O la faccia morire di vergogna.”
Se infatti da una parte Serafall era al settimo cielo e continuava a ripetere di essere strafelice di rivedere la sorella minore, dall’altra Sona sembrava intenta a fare l’imitazione di una statua di sale da quant’era a disagio.
 
Rias ridacchiò. “Credo tu abbia ragione.” E si avvicinò al duo di sorelle. “Da quanto tempo, Serafall-sama.”
 
“Oh, Rias-chan! È da secoli che non ci si vede!” esclamò la Maou Leviathan lasciando finalmente andare Sona e voltandosi verso di lei con un altro ampio sorriso. “Come ti butta?”
 
“Tutto bene, grazie. Sei qui per la Giornata dei Genitori?”
 
“Sì! Sona-chan è veramente cattiva! Non mi aveva detto niente su questa giornata! Ero devastata! Ero così arrabbiata che stavo per attaccare il Paradiso!” si lamentò Serafall versando alcune lacrime e agitando il suo bastone verso l’alto.
 
Già, non fatico a capire perché non l’abbia fatto. Al suo posto, non l’avrei fatto manco io, pensai soffocando un sospiro. Vedo che non è cambiata affatto. Maou o no, rimane sempre una totale svirgolata. Beh, finché non mi nota e non mi riconosce, tanto meglio per-
 
“Guarda un po’! Ero venuta a cercarti per parlarti e ti trovo circondato da un sacco di persone interessanti!” Mi voltai interdetto e vidi Nonna che si avvicinava a noi. Quando diamine era arrivata lei?! “Ci sei anche tu, Serafall. Chissà perché non sono sorpresa che avresti approfittato dell’occasione per venire a trovare la tua sorellina.”
 
“Questa voce…? Non ci posso credere! Lucia-san!” esclamò Serafall balzando stavolta di fronte a Nonna. “È da una vita che non vedo nemmeno te! Come stai? Ti trovo in formissima! Siamo sicuri che non hai accettato di essere reincarnata in diavolo da zio Mephisto?”
 
Nonna rise. “Affatto, sono sempre una semplice umana. Cerco solo di godermi la vita che rimane a una vecchietta come me.”
 
“Ma che dici?” rise a sua volta la Maou, per poi assumere un’espressione ancor più entusiasta. “Aspetta. Ma se tu sei qui, allora c’è anche…?!”
 
E come temevo, Nonna mi indicò. “Se cerchi mio nipote, è lì.”
 
Nonna, maledizione!, urlai internamente mentre mi preparavo al peggio. Difatti, appena Serafall si voltò nella mia direzione, vidi i suoi occhi dilatarsi e il suo sorriso diventare persino più largo; dal canto mio, mi limitai ad alzare una mano in segno di saluto. “Ciao, Serafall.”
 
“Zay-chan! Come sei cresciuto! Sei uno schianto!” gridò lei lanciandosi letteralmente su di me a braccia aperte. In circostanze normali, una velocità del genere mi avrebbe colto totalmente di sorpresa, ma dato che mi ero aspettato che agisse così, fui in grado di reagire in tempo e feci un passetto laterale per evitare la sua carica, alzando al contempo la gamba per farle uno sgambetto. La ragazza andò così a schiantarsi al suolo di faccia con un urletto pure troppo grazioso. “Ouch! Per cos’era quello, Zay-chan?! Cattivo!” si lamentò rialzandosi in un istante, il volto leggermente arrossato e le guance gonfie di infantile sdegno.
 
“Non ti avevo già detto 6 anni fa di non lanciarti sugli umani con tanto impeto? Se fossi stato una persona normale, mi avresti spaccato le costole, lo sai, vero?”
 
“Ma infatti tu non sei una persona normale!”
 
“Vero. I rest my case.” Il sorrisetto che mi si formò in faccia, tuttavia, faceva ben capire che ero tutto fuorché dispiaciuto.
 
“Lo sapevo! L’hai fatto apposta per gusto personale!”
 
“Chi lo sa… Di sicuro non volevo che riaccadesse ciò che è successo l’ultima volta che mi hai abbracciato. Lo sai che, ogni volta che penso a te, sento continue fitte alle vertebre dorsali?” Questo, ovviamente, suscitò una nuova tiritera di lamentele dalla Maou in cosplay.
 
“Nipote, eddai. Non stuzzicare troppo Serafall, sennò poi chi la sente più?” mi rimproverò Nonna, seppur senza un vero tono da tipica sgridata.
 
“Va bene, va bene. Scusami, Serafall.”
 
“Accetto, ma solo se mi chiami Levi-tan! Ti ho già detto un sacco di volte di farlo!”
 
“E come ogni altra volta, ti ripeto che mi rifiuto di chiamarti così. Non volevo quando nemmeno sapevo perché ti piacesse quel nomignolo, figurati adesso che so di questa tua passione per il cosplay. Sei già fin troppo esaltata col tuo essere una ragazza magica, non c’è bisogno di fomentarti oltre.” Questo ovviamente scatenò una nuova sequela di lamentele da parte della Maou, ma fui divertito nel notare che, dietro di lei, Sona non pareva dispiaciuta per la sorella, anzi emanava una certa soddisfazione. Sia lei che Rias, però, ci guardavano stupite.
Un po’ più in disparte, anche Sirzechs e suo padre continuavano a osservarci, ma a giudicare dai loro sguardi sorridenti, intuii che preferivano godersi la scena in corso piuttosto che intervenire in qualche modo. Furbastri.
 
“Ma quindi tu già conoscevi la mia Oneesama, Zayden-kun?” mi chiese infine Sona.
 
“Purtroppo sì. Ci siamo incontrati solo una volta 6 anni fa, anzi quasi 7 ormai. Io e Nonna ci siamo trovati coinvolti in una faccenda piuttosto problematica di cui si stava occupando anche Serafall, così abbiamo collaborato per risolverla al più presto. Un’esperienza decisamente…interessante.”
 
“Ho anche provato a farlo entrare nella mia Scacchiera o a chiedergli di tenersi disponibile per la tua, Sona-chan, ma ha rifiutato entrambe le offerte!” esclamò la Maou suscitando una serie di sobbalzi in tutti i presenti, Rias e Sona in particolare. “E adesso, Zay-chan? Vuoi entrare a far parte della nostra famiglia? Non sei entrato in quella di Rias-chan a quanto ne so, giusto? Allora vieni con noi! Io e i Sitri ci prenderemo cura di te e Lucia-san, promesso! Vivreste sicuramente felici con noi e, insieme a te, potrei diventare una ragazza magica ancora più splendente! Levi-tan e il Sekiryutei-chan! Il duo delle meraviglie contro i nemici degli Inferi!”
 
[Ti prego, dimmi che non intendi nemmeno pensare a un’eventualità del genere. La nostra dignità sarebbe la prima cosa persa e nemmeno la peggiore…]
 
Per chi mi hai preso? Per un coglione? Neanche se fossi sotto tortura accetterei una cosa simile, stai tranquillo, pensai prima di rispondere a Serafall: “Grazie per l’offerta, Serafall, ma io non sto agli ordini di nessuno, neanche dei Maou, lo sai. Sono un uomo libero e tale voglio rimanere, senza offesa né per te né per Sona.” Rivolsi un’occhiata alla Kaichou della scuola mentre parlavo e la vidi annuire in modo comprensivo. “Ah, giusto, quasi dimenticavo.” Feci un passo di lato per presentare la mia ultima parente alla ragazza. “Sona, lei è mia nonna Lucia Morello. Nonna, lei è Sona Sitri, la Presidentessa del Consiglio Studentesco della scuola.”
 
“È un onore e un piacere conoscere la sorella della Maou Leviathan, nonché la responsabile della scuola di mio nipote” disse Nonna chinando il capo. “Ho visto il lavoro che i membri del Consiglio fanno per tutta la scuola e devo complimentarmi con voi per l’impegno e l’eccellenza dell’operato.”
 
“L’onore e il piacere sono tutti miei, Lucia-san. Grazie per le sue gentili parole” rispose Sona con un inchino a sua volta. “Suo nipote ci ha dato una mano più volte durante questi mesi, perciò devo anch’io ringraziarla per questo.” Il suo sguardo si spostò poi su di me. “E suppongo di dover ringraziare anche te per l’aiuto dato in passato a Oneesama… A proposito, perché non mi hai detto che la conoscevi?”
 
“Me lo stai chiedendo davvero?” feci in risposta con un’espressione storta, indicando con un dito Serafall dalla testa ai piedi.
 
Sona sospirò. “Sì, capisco fin troppo bene.”
 
“Mou! Che cattivi che siete tutti e due!” si lamentò Serafall sbattendo un piede per terra. “Sona-chan, tu dovresti sostenermi! E poi ancora non mi hai detto una parola affettuosa! Ti sei appena ricongiunta con la tua sorellona! Non mi dispiacerebbe qualche coccola tra ragazze in cui tu dici: ‘Oneesama!’ e io: ‘So-tan!’, e ci abbracciamo in modo yuri! Questo tipo di cose mi piacerebbe, sai, Oneechan?”
 
Serafall parlava mentre continuava a saltellare sul posto, entusiasta come una fangirl davanti al suo idolo preferito, ma era chiaro che Sona intendeva tutto fuorché fare come voleva la sorella maggiore, anzi più tempo passava, più il suo volto diventava irritato e le sue sopracciglia s’inarcavano pericolosamente. “Oneesama, sono la responsabile del Consiglio Studentesco qui. Anche se fai parte della mia famiglia, un tale comportamento e abbigliamento sono assolutamente inaccettabili!” la rimproverò con un fervore che raramente avevo visto nell’irreprensibile Kaichou.
 
“Non è giusto, Sona-chan! Se è questo ciò che pensi di tua sorella, lei diventerà molto triste!” Ora parlava pure in terza persona? Di male in peggio… “Lo sai che tua sorella è ammirata come una ragazza magica, no? Con il suo bastone lucente, lei può abbattere tutti gli angeli e gli angeli caduti!” E concluse con un’altra posa ed espressione adorabili.
 
“Oneesama, cerca di controllarti. Le tue scintille potrebbero radere al suolo un quartiere in pochi secondi.”
 
Il contrasto tra le due sorelle era talmente forte che mi venne spontaneo grattarmi la testa e voltare lo sguardo. “Holy shit. Mi era sembrato strano che Sona non avesse voluto chiamare la sorella quando Kokabiel aveva minacciato la scuola, visto che Serafall mi aveva sempre detto che amava alla follia la sua sorellina… Ma ora capisco perché non voleva farlo.”
 
Vicino a me, sentii Akeno ridacchiare. “Proprio perché Serafall-sama ama la sua sorellina Sona immensamente, chiamarla avrebbe causato solo guai. Se avesse saputo che la sua sorellina rischiava di essere ferita da un angelo caduto, nessuno avrebbe potuto sapere come avrebbe reagito. Probabilmente ci sarebbe stata guerra immediata. Per questo sapevo che la decisione giusta era chiamare Sirzechs-sama invece di Serafall-sama.”
 
“Ora capisco appieno anch’io” commentò Saji, che nel frattempo si era affiancato a noi. “È la prima volta che incontro di persona Serafall-sama, ma anche avendo sentito di lei da Kaichou, devo ammettere che questo è…”
 
“Ah, non dirlo neanche. Già 6 anni fa stentavo a credere che fosse una Maou e almeno era vestita in modo normale! Ma ora… So che lo è perché sono informato sugli Inferi e riesco a percepire la forza della sua aura, eppure non riesco a non pensare che mi sta prendendo per i fondelli” mi associai con un cenno del capo. Intanto Serafall aveva preso a gironzolare intorno a Sona come un gatto che cercava di prendere una lucina laser, riempiendola ancora di vezzeggiativi e moine a non finire. E, naturalmente, la seconda non ne era affatto contenta, anzi, considerando come tremava e diventava sempre più rossa, era chiaro che avrebbe presto raggiunto il suo limite…
 
“Aahh! Non posso stare qui un minuto di più!” E com’era prevedibile, Sona esplose davvero e, date le spalle alla sorella maggiore, scappò verso l’uscita della palestra.
 
“Aspetta, Sona-chan!” urlò Serafall correndole subito dietro.
 
“Stai lontana da me!”
 
“No, Sona-chan! Non sopravvivrei!”
 
“E togliti quei vestiti!”
 
Litigando furiosamente, entrambe sparirono dietro le porte della palestra. Con un sospiro, Saji si mosse a sua volta. “Beh, scusatemi, ma è meglio che vada a tranquillizzare Kaichou.”
 
“Sì, è meglio. Anche per assicurarsi che Serafall non faccia esplodere la scuola per errore. Buona fortuna, Saji!” dissi salutandolo con una mano. “Ah, giusto. Un’ultima cosa, aspetta un momento!”
 
“Sì? Cosa c’è, senpai?”
 
“Devo iniziare ad allenare anche te, ricordi? Tieniti libero uno di questi giorni che dovrò studiare e capire che programma di allenamento prepararti. E cerca di essere rapido perché prima si comincia, meglio è. Direi che è ora che impari cosa vuol dire davvero possedere il potere dei draghi.”
 
Saji mi fissò stupito per alcuni secondi, ma poi lo vidi annuire con decisione. “Capito, senpai! T’informerò al più presto!”
 
“Perfetto. Allora ci si vede!” E stavolta lo salutai per davvero.
 
Solo dopo che i Sitri se ne furono andati, Sirzechs e suo padre si approcciarono finalmente a noi. “Già, la famiglia Sitri è proprio tranquilla. Non ti pare, Ria-tan?” disse il primo guardando la sorella minore con un sorriso.
 
“Oniisama, non abbreviare il mio nome e non aggiungerci ‘tan’ alla fine, per favore. Chiamami per nome e basta…” ribatté Rias con le guance arrossate. Oh, ma guarda. A quanto pareva, toccava a qualcun altro sorbirsi imbarazzanti racconti del passato stavolta!
 
“Non dire così, Ria-tan. Ora che ci penso, in passato mi seguivi sempre dicendo 'Oniisama! Oniisama!'... Sei nell'età ribelle, eh?”
 
“Cavolo, Oniisama! Perché devi ricordarmi la mia infanzia…?!”
 
Il suono e la luce di un flash li bloccarono all’improvviso. Voltandomi, vidi il padre di Rias con una macchina fotografica in mano e un'espressione piena di emozione. “È proprio un bel viso, Rias” commentò l’uomo osservando la foto scattata con occhi commossi. “È un bene che sei cresciuta così splendidamente... Riempirò di gioia mia moglie che non poteva essere qui oggi.”
 
Ovviamente questo non fece che agitare ancora di più la figlia, che di fatto aveva ormai il volto dello stesso colore dei capelli. “Otousama! Insomma!
 
Non potei non ridere di gusto, cosa che mi suscitò un’occhiataccia da parte di Rias, ma era impossibile trattenersi. Quando riuscii a riprendere il controllo, fissai Sirzechs. “Per caso anche gli altri Maou sono tipi scialli come te e Serafall? No, perché sto iniziando a chiedermi come facciate a tenere in piedi tutta la baracca infernale con soggetti del genere al comando.”
 
Il Maou Lucifer scoppiò a ridere alle mie parole. “Battuta o no, posso capire la tua affermazione. Non è assolutamente un compito facile, invero, ma ti dirò: avere persone così a fianco a te mentre governi un intero mondo non solo ti aiuta a prendere tutto con più elasticità e serenità, ma ti fa sentire anche più sicuro in ciò che fai. Dopotutto, proprio in virtù delle nostre eccentricità, sappiamo che possiamo fidarci gli uni degli altri.”
 
“Effettivamente questa devo concedertela. E suppongo anche che non ci si annoi mai, tra le altre cose.”
 
“Tra le altre cose” approvò lui con un’altra risata.
 
In quel momento, fu suo padre a farsi avanti. “Così è lui, Zayden Ward, il Sekiryutei di cui mi hai parlato?” domandò prima di rivolgermi la parola: “Sono il padre di Rias e Sirzechs. Ti ringrazio di badare a mia figlia.”

 
 
Risposi con un inchino e gli porsi una mano. “Nessun problema. Signor…?”
 
Lui accettò la mia offerta, stringendomela con forza. “Zeoticus Gremory. Molto piacere.” I suoi occhi si spostarono poi su Nonna. “Ed è un vero piacere e un onore conoscere anche lei, Lucia-san. Mephisto-dono mi ha parlato spesso di lei, perciò sono lieto di poterla incontrare di persona finalmente.”
 
“Troppo buono, Gremory-san. Il piacere è mio.” E anche lei gli strinse la mano. “Come sta Mephisto, a proposito? È un po’ che non lo sento.”
 
“Più che bene. È sempre molto impegnato, ma raramente l’ho visto entusiasta come quest’anno. Dice che le attuali generazioni delle casate nobili sono molto promettenti.” Il volto di Zeoticus si fece più serio, tuttavia rimase comunque sorridente. “Anche per questo volevo parlarvi: Mephisto-dono voleva che informassi Zayden-kun che il contratto è pronto e vorrebbe procedere con la sua siglatura appena possibile. Ha anche richiesto che partecipi pure lei, Lucia-san, in veste di testimone e supporto.”
 
Quella richiesta mi sorprese, tuttavia Nonna si limitò a fare un “Ah!” e ridacchiare. “Ma guarda, volevo proprio chiedergli questo quando sarebbe stato il momento, ma è riuscito ad anticiparmi! Dunque sapeva già che il contraente di Rias sarebbe stato mio nipote? O gliel’avete detto voi?”
 
“Non c’è stato bisogno di dirgli niente, Lucia-san. C’ha pensato la mia sorellina, seppur inconsciamente” rispose Sirzechs guardando divertito l’espressione ora scioccata di Rias. “Proprio così. Nello stesso momento in cui l’hai contattato per chiedergli di preparare un contratto, gli hai detto che dovevi stringerlo col Sekiryutei e hai detto il suo nome, ha capito che si trattava del nipote di Lucia-san.” I suoi occhi tornarono sulla mia ultima parente vivente. “Pare che lei gli abbia parlato spesso di lui…”
 
Ora ero ancora più stupefatto e non in senso buono. Mi voltai verso Nonna di scatto. “Aspetta… Tu hai parlato di me con un diavolo e io non ne sapevo nulla?!”
 
“Calmati, Zayden. Non mi sono messa a sventolare la tua identità segreta ai quattro venti, semplicemente ho cercato di aiutarti in ogni modo possibile” rispose lei facendomi cenno di abbassare la voce. “Ricordi che ti ho detto che, anche dopo che il mio contratto con Mephisto era scaduto, siamo comunque rimasti sempre in contatto? E chi credi mi abbia continuamente tenuto al corrente di eventuali cambiamenti negli Inferi? Dopo che ti ho miracolosamente ritrovato a seguito della morte dei tuoi genitori e la tua sparizione e ho scoperto che eri il Sekiryutei, ho deciso di tenermi ancora più in contatto con lui, per assicurarmi che altre tragedie non rischiassero di riaccaderti senza che potessi saperlo in anticipo. Gli ho detto solo che volevo proteggerti a tutti i costi e lui, in nome della nostra vecchia amicizia, ha accettato di darmela. Non mi ha mai interrogato più di tanto riguardo te, ma è un tipo molto intelligente e arguto, perciò non ho dubbi che si sia fatto da subito domande e ipotesi sulla tua vera identità. La richiesta di Rias probabilmente non ha fatto altro che dar loro conferma. Tutto qui.”
 
“Mi dispiace. Non volevo crearti un fastidio, ma era inevitabile dirgli chi fossi quando l’ho contattato per creare il contratto” disse Rias guardandomi con aria afflitta.
 
Sospirai. Non ero contento di sapere che c’era qualcosa che Nonna non mi aveva detto, soprattutto se riguardava il mondo sovrannaturale, ma non potevo certo dare colpe a Rias per l’abilità di Mephisto Pheles di fare due più due. “No, non preoccuparti. Non è colpa tua, Rias. Tu hai semplicemente fatto quello che dovevi per il nostro patto e io ho acconsentito a esso, ricordi? Perciò non hai fatto niente di male e non devi scusarti di niente” cercai di rassicurarla, stringendole gentilmente anche una spalla per farle capire che ero sincero. Lei mi guardò incerta per un secondo, ma poi tornò a sorridermi.
In ogni caso, dovrò parlare con Nonna quando saremo soli. Sento chiaramente che non mi sta dicendo tutto, non potei non pensare, mantenendo però la mia espressione impassibile. Non ha mentito, ma non è nemmeno tutta la verità e quando fa così, vuol dire che ci sono cose che preferisce non dire a molti. Meglio lasciar perdere, per ora. Voltandomi verso Sirzechs, gli chiesi l’altra domanda che mi premeva di più: “Allora quand’è che intenderebbe fornirci il contratto?”
 
“Stanotte. E mi ha detto che verrà lui personalmente per portare a termine il patto.”
 
“Stanotte?!” Era decisamente prima di quanto mi aspettassi.
 
Sirzechs annuì. “Mi ha detto che, dato che ci sarà la Luna piena, sarà la notte ideale per creare un patto tra un diavolo e un altro essere sovrannaturale, soprattutto se entrambi dotati di grande potere. So che sembra un po’ improvviso, ma dice che è il momento giusto e, dato che si tratta del nipote di Lucia-san, vuole essere lui stesso a dirigere la cerimonia.”
 
“In tal caso, che ne dite di venire tutti a casa di Zayden? Così potremmo cenare insieme ed essere pronti a stringere il patto senza problemi. Inoltre, saremmo in grado di conoscerci meglio anche noi. In quanto sua nonna, è mio dovere assicurarmi che le persone che gli stanno intorno siano affidabili” propose Nonna senza preavviso.
 
““Eh?!”” esclamammo io e Rias in coro. Ma come tutti a casa mia?! Perché sempre tutti a casa mia?!
 
“Mi sembra un’idea eccellente, Lucia-san. Saremo vostri ospiti con molto piacere” rispose subito Zeoticus con un ampio sorriso.
 
E questi altri ovviamente non vedono l’ora! “Ehi, un momento! Non potete autoinvitarvi ogni volta a casa mia! E poi perché sempre da me? Non è un hotel, eh! Non c’è, per UNA VOLTA, un altro posto dove possiamo andare?!” protestai.
 
“Zayden” fece Nonna guardandomi fisso. Oh no. Conoscevo quello sguardo: il classico rimprovero da genitore, che, se fatto dai genitori di questi ultimi, era pure più severo. “La tua è l’unica vera casa che abbiamo qui e può ospitarci. Dovremmo forse andare in una camera d’albergo tutti insieme perché non ti piace avere ospiti? E magari sempre lì svolgere il rito per il contratto? In un edificio di semplici umani? E poi, se fossi stata solo io, avresti davvero fatto storie? E non provare a usare la scusa che io sono tua nonna e quindi è diverso.”
 
Aprii la bocca per replicare, ma alla fine non riuscii a dire nulla. Purtroppo aveva ragione. Come ogni altra volta che abbiamo discusso. Non la spunto mai con lei, pensai scocciato, mentre richiudevo la bocca e annuivo con un grugnito scontento.
 
Nonna non parve badarci, perché sorrise di nuovo. “Bravo il mio tosetto!” esclamò pizzicandomi una guancia e facendomi gemere di dolore e indignazione. “Oh, quante storie che fai! Sei proprio un bambinone quando vuoi!” Si rivolse di nuovo verso gli altri. “Sarà meglio che vada a fare un po’ di spesa, torni a casa sua e inizi a preparare una buona cena. Oh, giusto. Gremory-san, che ne dice di venire con me? Non solo saremo in grado di parlare un po’ tra noi, ma potrà anche aiutarmi con la spesa, così sarò sicura di preparare qualcosa che piacerà a tutti.”
 
“Sono sicuro che qualsiasi cosa preparata da lei sarebbe deliziosa a prescindere, Lucia-san, ma se me lo chiede con una simile offerta di mezzo, non posso proprio rifiutare.” Il diavolo si voltò poi verso di noi. “Bene. Allora Rias, Zayden-kun, tornerò dopo aver parlato e aiutato Lucia-san. Sirzechs, posso lasciare il resto a te?”
 
“Certo, Otoue.”
 
“Allora noi andiamo intanto. Ci vediamo stasera, Zayden. Ciao anche a voi, ragazzi. Alla prossima” disse Nonna salutandoci con un ampio sorriso e avviandosi in seguito verso l’uscita insieme a Zeoticus.
 
La risata di Sirzechs attirò i nostri sguardi su di lui. “Che spettacolo. Sembra che stasera ceneremo tutti insieme con papà. Era da tanto che non lo facevamo…”
Sembrava davvero felice e questo mi suscitò un misto di gioia e invidia. Dopotutto, potevo capire fin troppo bene quanto fosse piacevole passare del tempo con la propria famiglia… Se solo fosse stato ancora possibile anche per me. Avevo Nonna con me e lei era fantastica, certo… Ma avrei tanto voluto che ci fossero ancora anche papà e mamma. Undici anni erano passati e mai quel desiderio era passato o si era anche solo affievolito…
Ci misi un po’ a capire che Sirzechs stava di nuovo parlando: “Rias?”
 
“Sì?”
 
“C'è qualcosa di cui vorrei parlarti. Spiacente, Zayden-kun, ma devo prendere in prestito la mia sorellina per un po'. Akeno-kun, ti dispiacerebbe venire con noi?”
 
“Oh. Sì, va bene.” Detto questo, Rias si voltò verso di me. “Allora ci vediamo stasera.”
 
Mi limitai ad annuire e osservai Sirzechs uscire a sua volta dalla palestra insieme a Rias e Akeno. Chissà di cosa deve parlarle… Oh beh, sinceramente me ne importa poco al momento. Ho altro a cui pensare, dissi tra me e me prima di voltarmi verso Asia e Kiba, gli unici rimasti. “A questo punto, direi che non ci rimane che tornare in classe.” Entrambi furono d’accordo.
 
*
 
Quella stessa sera…
 
 
“Ehi, Nonna. Puoi rispondere a una mia domanda?” chiesi mentre affettavo alcune carote, finocchi e funghi. Dal momento che dovevamo preparare una cena per un totale di ben 7 persone tra me, lei, Asia, Rias, Sirzechs, Zeoticus e Grayfia, io e Nonna stavamo cucinando insieme per risparmiare tempo e avere il risultato migliore. Sirzechs e Zeoticus, accompagnati da Grayfia, erano andati a sbrigare una faccenda e Rias e Asia erano di sopra a rinfrescarsi e riposarsi dopo la giornata appena trascorsa, perciò eravamo solo noi due in cucina. Dovevo approfittarne per sapere tutta la verità su lei e Mephisto Pheles.
 
Impegnata a girare con un mestolo il brodo dentro un pentolone e ad aggiungere del sale a un arrosto con l’altra mano allo stesso tempo, Nonna si limitò a rispondermi senza guardarmi: “Mica devi chiedermi un permesso del genere. Puoi farmi tutte le domande che vuoi, Zayden, lo sai.”
 
“Cos’hai detto davvero a Mephisto Pheles quando l’hai sentito per la prima volta dopo che mi hai ritrovato? Non ti sei limitata a chiedere un semplice favore senza troppe domande, vero? Fiducia o no, so bene che i diavoli non si accontentano mai di poco, o almeno non di così poche informazioni.” Mi voltai verso di lei con tutto il corpo. “Gli avevi detto già allora che ero il Sekiryutei, vero?”
 
Nonna non disse niente per diversi secondi, tuttavia infine sospirò e si voltò per guardarmi direttamente. “Sempre estremamente attento, nipote mio. Sì, è così, tuttavia non è andata proprio come credi. Quando ti ho ritrovato 7 anni fa e ho contattato Mephisto per chiedergli aiuto, ho cercato di omettere quante più informazioni possibili perché sapevo che, per il tuo bene, era meglio così. Non ho mentito quando oggi vi ho detto che ho cercato di dirgli solo che volevo proteggerti e che, in nome della nostra vecchia amicizia, Mephisto non ha chiesto molto all’inizio… Ma avevo sottovalutato, o forse è meglio dire dimenticato, quanto lui fosse arguto e perspicace. Anche con quelle poche informazioni, seppe formulare delle ipotesi molto vicine alla realtà e così, la seconda volta che ci risentimmo, mi chiese quale potere eccezionale tu possedessi che mi rendesse tanto nervosa e spaventata per te. All’inizio provai a pensare a una scusa, ma non riuscii a formularne una efficace sia per rispetto verso di lui che perché sentivo fosse ormai inutile, allora gli dissi la verità, chiedendogli però anche di stringere un patto di segretezza assoluta con me, in modo che non potesse dire ad altri della tua vera identità neanche volendolo o se obbligato. Lui comprese e accettò, continuando ad aiutarmi in segreto fino a oggi e non riferendo mai nulla degli affari che svolgevamo in privato. In questo, ci ha aiutato anche il fatto che, in quanto presidente di Grauzauberer, l’organizzazione dei maghi, e del loro Consiglio, nessuno controlla davvero con chi stringa i suoi patti e, anche quando li riferisce agli attuali Maou, non ha veri obblighi di dirgli ogni aspetto di essi. E questo è quanto.”
 
Abbassai lo sguardo. Non era come avevo temuto, per fortuna, ma mi sentivo comunque un lieve amaro in bocca. Non avevo mai dubitato di Nonna, perciò sapevo che quando diceva di non avermi compromesso non mentiva, tuttavia… “…perché non me l’hai mai detto allora? Avrei capito e non avrei fatto storie a riguardo.”
 
“Ora forse non l’avresti fatto, ma ricordi com’eri all’epoca? Avevi passato i precedenti 4 anni a sopravvivere nei modi più disparati alle situazioni più pericolose e crudeli che si potessero immaginare per un bambino. Eri furioso col mondo e tutte le sue creature intelligenti, umane e non. Avevi già visto il loro lato peggiore e non ti saresti mai fidato se avessi detto che potevi contare su un diavolo come aiuto, non quando il tuo principale scopo continuava a essere la ricerca e la morte di Zamiel. Mi sono ripromessa di dirtelo solo quando il tuo odio sarebbe diventato più ragionevole e orientato verso le sole persone che lo meritavano, non le razze in sé. Poi, però, sono successe sempre più cose, sempre più eventi, e io…a essere del tutto sincera, ho finito per ritenere che non fosse più importante o necessario informarti. Ora mi rendo conto che avrei dovuto informarti in ogni caso, perciò credimi se ti dico che mi dispiace e che non è mai stata mia intenzione nascondertelo per motivi ingiusti. Se sei arrabbiato, lo capisco.”
 
Rialzai gli occhi per guardarla in faccia e, come il suo tono, vidi che anche la sua espressione era sincera. Allo stesso tempo, realizzai che aveva effettivamente ragione e che, per quanto fossi scontento che lei non me l’avesse detto prima, non potevo davvero avercela con lei perché appunto non l’aveva fatto per cattiveria o sfiducia. “No, nonna. Non sono arrabbiato con te” dissi. “Non nego che mi dia fastidio non averlo saputo prima, ma capisco perché l’hai fatto, perciò non posso arrabbiarmi. Soprattutto se considero che mi stavi aiutando… Però dimmi: Mephisto sa anche del Death Dragon?”
 
Nonna scosse subito la testa. “No, quello non gliel’ho mai detto e non l’ha nemmeno mai sospettato. Sa solo che sei il Sekiryutei, ma non la tua altra identità. Non gli avrei mai detto una cosa del genere, come non l’avrei fatto con nessun altro. Ho potuto ottenere le medicine che ti servono anche grazie a lui, ma a riguardo sa soltanto che il tuo potere di Drago Celeste, se troppo usato, rischia di essere deleterio per il tuo corpo umano e quindi ne hai bisogno per riprenderti dai danni che ti potrebbe creare. Del Death Dragon, dei suoi poteri e della sua maledizione non sa niente. È il segreto che, a meno che non mi dirai diversamente, porterò con me nella tomba.”
 
Non potei non sorridere. “Adesso capisco di più come fai ad avere quasi sempre non solo informazioni fresche, ma anche ingredienti per pozioni difficili da reperire, pur stando fuori dal circolo ufficiale dei maghi.”
 
Lei rise. “Beh, ti ho sempre detto che ho dei contatti apposta per tali situazioni e necessità e il primo di essi è proprio Mephisto.”
 
Risi anch’io e feci un passo avanti, abbracciandola. “Non posso davvero arrabbiarmi con te per una cosa del genere… Dopotutto, come avrei mai potuto farcela senza di te?”
 
La sentii ricambiare l’abbraccio. “Te la saresti cavata lo stesso, solo in qualche altro modo. Ne sono sicura.”
 
“Non credo, ma grazie lo stesso.” Ci separammo e tornammo a cucinare all’unisono. “Allora stasera conoscerò finalmente il tuo famoso ex-contraente. Sento che sarà interessante.”
 
“Oh, lo sarà davvero, puoi contarci! E credimi se ti dico che Mephisto ti piacerà come persona. È un tipo veramente brillante, simpatico, aperto mentalmente, saggio e rispettoso della libertà e delle libere scelte, proprio come te. Inoltre, sempre come te, è anche un tipo davvero affascinante.”
 
“Ahahah! Beh, di carattere potrebbe anche piacermi se è sul serio così, ma sull’aspetto fisico scusa se ti dico che non m’interessa affatto.” Un attimo dopo, realizzai il tono con cui aveva aggiunto quell’ultimo elogio. Un brivido mi attraversò la schiena mentre domandavo: “Aspetta un momento… Nonna, mi hai davvero detto tutto sulla tua relazione con Mephisto?” Lei non rispose rimanendo a guardare fissa il brodo che bolliva nel pentolone, cosa che non fece che confermare i miei sospetti. “…Nonna… Cosa c’è o c’era tra te e Mephisto? Davvero eravate solo contraenti in un patto e amici?”
 
Nonna deglutì e, per la prima volta in tutta la mia vita, ebbi l’impressione che stesse arrossendo d’imbarazzo. “Diciamo che…c’era anche qualcosa di più.”
 
“O-mio-Dio! Non era semplicemente una relazione di lavoro! Eravate proprio IN UNA RELAZIONE!” Questo era qualcosa che non volevo scoprire! “Eri fidanzata con il diavolo con cui hai fatto un contratto nonché tuo superiore nell’organizzazione dei maghi?!”
 
“Ehi, adesso non guardarmi così! Non avevo nemmeno incontrato tuo nonno all’epoca ed ero single, perciò non ho fatto nulla di male! Inoltre, non eravamo proprio fidanzati, ma più… Diciamo amici con benefici…”
 
Questo era qualcosa che non volevo decisamente scoprire! “…Avevi un diavolo come sexfriend…? Holy shit…”
 
“E dove sarebbe il problema, scusa? Solo perché tu hai deciso che non vuoi stare con una persona solo per piacere fisico, non vuol dire che tutti la pensino così e nemmeno che sia sbagliato.” Il suo sguardo si fece poi estremamente tagliente, al punto da darmi i brividi. Era lo sguardo di quando bisognava stare MOLTO attenti a ciò che si diceva. “O mi stai forse dando della sgualdrina?”
 
“Nononono! Assolutamente no! Figurati, non mi permetterei mai! Sai bene che non sono opposto alle relazioni basate solo sul sesso! Finché c’è sincerità e accettazione da ambo i lati, va benissimo qualsiasi cosa! Giuro!” risposi in fretta alzando anche le mani in segno di resa. Ero davvero sincero, ma quello era uno di quei momenti in cui non si doveva rispondere diversamente se si teneva alla propria pelle, perciò neanche volendo avrei mai detto di sì!
 
Nonna mi tenne inchiodato con lo sguardo per qualche altro secondo, poi si tirò indietro e tornò a sorridere come sempre. “Bravo, nipote. In ogni caso, sì, era semplicemente una relazione fisica. All’epoca ero giovane e ambiziosa, interessata alla magia e al mondo sovrannaturale, perciò l’organizzazione dei maghi era tutto per me. E Mephisto non solo era un mentore eccellente e brillante, ma anche molto affascinante e palesemente interessato in me per il mio essere un’Incantatrice Innata. Anche in un’organizzazione come Grauzauberer, quelli della mia specie sono estremamente rari e io ero la prima a entrarci da almeno tre secoli, perciò posso dire senza finta modestia che ero una delle persone più desiderate lì dentro. Mephisto non faceva eccezione e, in quanto presidente, mi ha preso sotto la sua ala, mi ha insegnato e addestrato in tutte le arti magiche possibili, anche con l’aiuto degli altri maghi. Diciamo che è stato un po’ inevitabile per noi due sviluppare un’attrazione reciproca e così abbiamo finito per dedicare parte delle nostre attività ad esercizi più…fisici e intimi.”
 
“A me sembra che ti abbia sedotta per cercare di tirarti dalla sua parte e renderti sua per sempre” non potei non commentare in tono acido, mentre al contempo cercavo di ignorare il pensiero della mia ultima parente che andava a letto con quello che era il suo capo e insegnante allo stesso tempo. Non volevo essere sgarbato, ma mi era inevitabile sospettare una cosa del genere, soprattutto considerando la razza di Mephisto Pheles.
 
“Certo che mi voleva sua per sempre. È pur sempre un diavolo, dopotutto, e i diavoli sono avidi, si sa” rispose difatti Nonna, seppur senza il minimo risentimento nella voce. “Tuttavia non giudicarlo così presto. Malgrado la sua avidità, io e Mephisto avevamo davvero legato e lui ci teneva sinceramente a me, perciò non mi ha mai forzato a fare nulla, né mi ha mai tenute nascoste le sue intenzioni nei miei confronti. Come te, anch’io volevo comunque mantenere un certo margine di libertà, perciò ho rifiutato la sua offerta di divenire parte della sua Scacchiera e lui ha rispettato la mia volontà. Inoltre, dato che non ci siamo mai davvero innamorati, dopo che la mia infatuazione giovanile è passata, siamo tornati abbastanza facilmente a un rapporto di amicizia, semplice ma profonda. Almeno fin quando non ho deciso di lasciare Grauzauberer. Quella è stata una delle cose più difficili da fare per me, sia perché quella era stata la mia casa e il mio mondo per quasi tutta la mia vita, sia perché Mephisto si è subito opposto e ha fatto di tutto per farmi cambiare idea. È stata l’unica volta che siamo arrivati a litigare per davvero, ma alla fine lui mi ha capito e, seppur non contento, ha accettato la mia decisione ed è rimasto comunque sempre in contatto con me, se mai avessi avuto ancora bisogno di lui.”
 
“Oh. Capisco. Se quello che dici è vero, allora non ho motivo di dubitare di Mephisto. Mi fa piacere che siate stati in grado di mantenere il vostro rapporto di amicizia” dissi sinceramente sorpreso e compiaciuto. Mi fidavo di Nonna più di chiunque altro, perciò credevo al suo racconto e dovevo ammettere che questo diavolo iniziava a non dispiacermi. Soprattutto, per sua fortuna, non l’aveva lasciata in lacrime perché altrimenti sarei già stato intento a progettare la sua morte nel modo più atroce, in barba ai casini che avrebbe causato mettersi contro l’organizzazione magica più grande al mondo… “E hai deciso di lasciare Grauzauberer perché…?”
 
“Non te l’avevo già detto?” Mi guardò con un ampio sorriso. “Per tuo nonno e mia figlia, ovvero tua madre. Dopo aver trovato lui e avuto lei, ho subito sentito che il mio vero posto non era dove avevo vissuto fino a quel momento, ma con loro. E dato che i normali esseri umani non possono vivere in quell’organizzazione, potevo essere solo io ad andare da loro.”
 
“E non hai mai avuto rimpianti?”
 
“Mai. Era ciò che volevo davvero e dunque non me ne sono mai pentita.” Mi accarezzò una guancia con dolcezza. “Anche perché, oltre a loro, ho potuto avere anche te, perciò non potevo fare scelta migliore.”
 
Un calore intenso come pochi altri mi scaldò il cuore e istintivamente inclinai la testa verso la sua mano per approfondire la carezza. Non avrei mai smesso di dire quanto fossi fortunato nell’avere una nonna come lei… E quanto lo fossi stato nell’avere dei genitori come quelli che ho avuto.
Con una certa fatica, soffocai la lacrima che minacciava di cadere e mi rimisi a controllare i piatti che cuocevano. “Meglio che ci sbrighiamo a finire di preparare” dissi. “E voi due potete uscire da lì dietro e mettervi a tavola.”
 
Con due espressioni divertite, io e Nonna ci girammo in tempo per vedere Rias e Asia comparire dall’angolo dietro la cucina, leggermente rosse d’imbarazzo. “Da quanto avevate capito che eravamo qui?” chiese la prima.
 
“Fin dall’inizio, signorine. Con chi credete di avere a che fare?” risposi con un ghigno.
 
Rias mi guardò storto. “Gurren Lagann? Sul serio?”
 
“Che vuoi? Sempre intramontabile come show e citazioni.” Un attimo dopo, ridemmo tutti.
 
“Scusateci. Non volevamo origliare, ma vi abbiamo sentiti parlare, ci siamo incuriosite e… Ecco…” disse poi Asia, chiaramente dispiaciuta di essere stata scoperta, ma sia io che Nonna scuotemmo la testa.
 
“Non preoccuparti, capisco meglio di chiunque altro la curiosità e non ve ne faccio una colpa.” In quel momento, sentii il campanello della porta d’ingresso suonare. “Mi sa che i nostri ospiti sono arrivati. Vi dispiace aprire mentre noi finiamo di cucinare, per favore?”
 
*
 
“Questo dev’essere un nuovo tipo di tortura” mormorò Rias con un’espressione che dire abbattuta era dire poco, persino tenendosi le mani davanti agli occhi. Lì vicino, seduti sul divano nel mio soggiorno, Sirzechs e Zeoticus condividevano con Nonna foto e video fatti nella giornata appena trascorsa, ovviamente delle lezioni condivise studenti-genitori.
 
Inaspettatamente -o forse nemmeno troppo-, la serata aveva preso una piega alquanto imbarazzante. Gli sforzi culinari combinati miei e di Nonna avevano inizialmente conquistato il palato di tutti, al punto che persino l’imperturbabile Grayfia, quando aveva assaggiato i nostri piatti, si era sciolta in un’espressione estasiata e un urletto di puro piacere e ci aveva fatto i complimenti per la nostra cucina. Allo stesso modo, anche le piccole conversazioni che avevamo instaurato durante la cena erano andate bene e sia io che Nonna avevamo trovato un certo piacere nel conversare coi parenti di Rias. Nonostante fossero diavoli nobili di Alta Classe, erano gentili, estroversi e non guardavano quelli di ceto sociale inferiore dall’alto in basso, cosa che non poteva che farmi piacere. Una volta non avrei mai considerato una cosa del genere, ma oggi ero d’accordo con Nonna nel pensare che erano persone come loro a poter garantire un futuro prospero e pacifico, sia per gli Inferi che per la Terra.
Purtroppo la piacevolezza della serata era crollata del tutto -almeno per una certa persona- quando Sirzechs e Zeoticus avevano tirato fuori la loro telecamera e avevano cominciato a mostrare a Nonna vari video delle lezioni del Giorno dei Genitori, a cui lei aveva risposto con le foto scattate da lei nello stesso lasso di tempo. Inutile dire che, tempo nemmeno un minuto, l’intera serata era virata verso una totale, umiliante gara di chi aveva scattato o filmato rispettivamente la foto o il video migliore, in barba a qualunque imbarazzo essi potessero suscitare nei soggetti che vi erano ritratti. Aka noi.
 
“Guardate qui! Questo l’ho girato mentre Asia svolgeva la sua lezione. Il professore ha fatto usare alla sua classe l’argilla PVC per fare una scultura” disse Nonna mostrando entusiasta un video della mia sorellina che modellava l’argilla.
 
Ma quando e come l’ha girato quello?! Le nostre lezioni sono avvenute nelle stesse ore, come faceva a stare in entrambi i luoghi contemporaneamente?, non potei non chiedermi, salvo poi sospirare quando realizzai la risposta da solo. Magia. Ovvio. Che me lo chiedo a fare? Girai lo sguardo verso Asia e la vidi sorridermi imbarazzata ma non turbata, anzi sembrava piuttosto felice nonostante tutto. Non che non la capissi: per una come lei, che una reale famiglia non l’aveva mai avuta, l’atteggiamento affettuoso e attento di Nonna era impossibile da ignorare e non apprezzare. Probabilmente ormai le mancava poco per sentirla come se fosse stata davvero sua nonna e questo mi rallegrava. Asia aveva bisogno di avere una vera famiglia.
Dal canto mio, io ero più vicino ai sentimenti di Rias sulla serata attuale, ma, a differenza sua, non avevo il coraggio di dire a Nonna di smetterla sul serio, non quando la vedevo divertirsi così tanto con i parenti della mia rossa presidentessa di club. Inizialmente, non mi era stata chiara la ragione di tanta gioia, ma poi avevo realizzato in fretta che Nonna doveva sentirsi così perché parlare con Sirzechs e Zeoticus le ricordava per certi versi i momenti che aveva passato coi miei genitori, soprattutto quando parlava di me con loro, o della nostra famiglia in generale.
Avrei mai potuto negarle tale piacere per un banale imbarazzo? No. Per lei, l’avrei sopportato anche tutta la notte.
 
“Oh! E questo? Quando l’hai girato, Zeoticus?” chiese Nonna indicando quello che ora era un video della lezione di Rias. Già, altra cosa: era bastata la cena e Nonna era subito passata a chiamare sia Zeoticus che Sirzechs per nome, così come avevano fatto loro. Alla faccia del legare in fretta tra parenti!
 
“Durante il momento delle domande più complesse fatte dall’insegnante. Dopotutto, è dovere di un padre controllare l’operato della propria figlia” rispose il capofamiglia dei Gremory con un largo sorriso, mentre sorseggiava del limoncello che Nonna aveva deciso di aprire nel dopocena, al posto del sakè. Dovete provare un po’ di vero liquore italiano!, aveva detto. E com’era prevedibile, entrambi i diavoli avevano apprezzato non poco, proprio come i piatti della cena appena consumata. “Anche a mia moglie farà piacere vederli quando sarò tornato da lei.”
 
“Guardate! La nostra Ria-tan risponde ad una domanda dell’insegnante!” esclamò Sirzechs puntando il video con incredibile entusiasmo e voce alta. Era una mia impressione o l’affetto del Maou Lucifer per la sorella minore era più simile a quello di Serafall per Sona di quanto volesse dare a vedere? Possibile che fosse pure lui un siscon come la Maou Leviathan?
 
Altamente probabile, realizzai osservando come lo sguardo di Sirzechs sembrasse luccicare nel guardare il video della sorella.
 
“Non posso sopportarlo! Oniisama, sei uno scemo!” sbottò di colpo Rias, alzandosi di scatto e correndo verso le scale che portavano al piano superiore. A quanto pareva, la sua tolleranza verso quella situazione imbarazzante aveva superato il limite. Non che ci si potesse sorprendere, considerando che i suoi parenti, fratello in particolare, erano ben più entusiasti e inclini a commentare della mia vecchietta preferita.
 
Soffocai una risata quando Grayfia colpì in testa Sirzechs con un ventaglio di carta, senza dubbio per punirlo di quel risultato un tantino penoso, e mi alzai anch’io. “Vado a recuperarla” dissi rivolto ad Asia. “Tu riesci a tenerli a bada per un po’?”
 
Lei annuì con un sorriso gentile. “Vai pure, Zayden-san. Non preoccuparti.”
 
Le diedi un buffetto come mio solito e mi diressi verso le scale, salendole in fretta e trovando Rias seduta davanti alla porta di camera mia, la schiena appoggiata su di essa e le gambe strette al petto con un’espressione scontenta. Mi grattai la nuca e decisi che era meglio approcciarla con un minimo di innocente leggerezza: “Ehi, agente Carolina. Che ne dici di entrare un minuto?”
 
Lei mi guardò interdetta per un attimo, poi esalò uno sbuffo semidivertito e annuì. Aprii la porta e lei entrò buttandosi subito sul letto di peso, il volto nascosto nel cuscino. Sospirai e, chiusa la porta, mi sedetti sul bordo senza curarmi di accendere la luce, gli occhi alzati a osservare distrattamente il soffitto della camera. Il debole bagliore argenteo della Luna piena che entrava dalla finestra era sufficiente a permettere alla mia vista potenziata di vedere come se fossi stato semplicemente in penombra, mentre Rias era una diavola, quindi il buio della notte era chiaro e colorato come la luce del dì per lei.
Rimanemmo in silenzio per un po’, ma alla fine fu proprio lei a romperlo per prima: “Mi dispiace. So che per te devo sembrare infantile adesso.”
 
“Mentirei se dicessi che non è così, tuttavia, considerando quanto tuo fratello e tuo padre si stavano rendendo amorevolmente esasperanti, posso capire il perché” risposi senza guardarla. “Sai anche che è un bene che vadano così d’accordo, vero? Al di là di tutto, io sono pur sempre qualcuno che vive a stretto contatto con te, perciò è normale che le nostre famiglie” O ciò che ne resta, aggiunsi tra me e me “vogliano osservare e conoscere meglio noi e i nostri cari. Così saranno sicuri che non corriamo alcun rischio, soprattutto ora che stiamo per stringere un patto.”
 
“Lo so. Non equivocare, sono contenta che vadano d’accordo e che approvino gli uni degli altri… Solo… Vorrei che fossero un minimo più dignitosi a riguardo” replicò Rias, la voce sempre leggermente ovattata dal cuscino premuto sulla faccia.
 
“Capisco anche questo e, in altre circostanze, sarei d’accordo con te… Ma almeno stavolta direi che possiamo passarci sopra, o almeno io posso passarci sopra.” Sentii un frusciare alle mie spalle e, voltando la testa, vidi che Rias si era ora girata verso di me, gli occhi acquamarina silenziosamente interrogativi. “Per Nonna, ovviamente. Dopotutto, è passato così tanto da quando ha avuto dei genitori, o altri parenti, con cui parlare di famiglia con tanta naturalezza e divertimento.”
 
Gli occhi della ragazza diavola si spalancarono in realizzazione, per poi rabbuiarsi. “Mi dispiace ancora di più adesso. Non l’avevo capito. Sono una stupida…”
 
“No, non lo sei, rossa. Sei ancora nuova alle dinamiche di ciò che resta della mia famiglia e, considerando quanto esse siano diverse dalle tue per via delle loro circostanze, non ti si può biasimare se non l’avevi capito. Nessuno l’avrebbe fatto, quindi non colpevolizzarti.” Le sorrisi. “Credimi, sono stato parecchio imbarazzato anch’io prima, ma per vedere Nonna ridere in quel modo, è davvero un prezzo irrisorio da pagare.”
 
Anche le labbra di Rias si allargarono in uno splendido sorriso. “Le vuoi così tanto bene.” Era più una constatazione che una domanda, ma annuii lo stesso.
 
“Più che a qualunque altra cosa o essere. Lei è stata la mia salvezza, arrivata proprio quando la mia resistenza iniziava a crollare e rischiavo di essere risucchiato per sempre in quella spirale di sangue e follia in cui mi ero volontariamente gettato per sopravvivere e vendicarmi dell’assassino dei miei genitori.” Distolsi lo sguardo da lei e lo portai sulle mie mani, ora saldamente strette sopra le mie ginocchia. “Se non l’avessi ritrovata, no, se lei non mi avesse ritrovato e aiutato, probabilmente ora sarei un mostro molto peggiore di quello che già sono. Forse sarei solo un pericolo da eliminare… O forse sarei già morto da molto tempo.”
 
Percepii un altro fruscio, più forte del primo, e due braccia sottili mi si strinsero gentilmente intorno al petto, sorprendendomi leggermente. “Non dirlo nemmeno per scherzo” udii Rias sussurrarmi all’orecchio, mentre appoggiava il mento sulla mia spalla destra. I suoi stupendi capelli cremisi mi accarezzarono il collo, riempiendomi le narici del loro profumo. “Tu non sei un mostro, Zayden. Non puoi esserlo.”
 
“Non puoi dirlo. Non sai nemmeno quello che dici. Tu non mi conosci davvero” ribattei e feci per liberarmi del suo abbraccio, ma lei lo strinse ancora di più.
 
“Hai ragione, ma ricordati che sono pur sempre una diavola di Alta Classe e che, per questo, ho una minima idea di cosa aspettarmi dai mostri. E sono più che sicura che nessun vero mostro rischierebbe la vita per salvare me, o Asia, o Yuuto, o Akeno, o Koneko, o chiunque altro di noi. Né farebbe tanta fatica per aiutare un ragazzo tormentato da colpa e vendetta a liberarsi di quelle maledizioni. Né prometterebbe di rendere più forti lui e i suoi compagni per impedire che altre tragedie possano succedere. Né sarebbe venuto qui a parlare, consolare e far riflettere una stolta diavola che non ha visto qualcosa di più profondo del suo infantile imbarazzo.” Una delle sue mani si alzò e mi prese per il mento, voltandomi delicatamente e costringendomi a incrociare gli occhi di lei. Quelle iridi parvero cullare le mie, smeraldi racchiusi in acquemarine. “Puoi davvero ripetermi con tanta sicurezza che sei un mostro? Perché, dopo tutto questo, non posso crederti.”
 
Ora ero davvero interdetto e scioccato. Non avevo idea di come avesse fatto, ma stavolta mi aveva proprio incastrato! Difatti, aprii e chiusi la bocca un paio di volte nel tentativo di replicare, ma non mi uscì nulla. “…Avevo i miei motivi, te l’ho detto.”
 
“Ma l’hai comunque fatto a rischio della tua vita, questo non cambia e dice già fin troppe cose.” Fece un sorrisetto sarcastico. “E poi, ricordati che sono una diavola: potrei davvero mai criticare un atto di avidità, se era davvero ciò che dici?”
 
Sospirai, vagamente divertito. “Se la metti così, devo effettivamente ammettere che niente che ti dirò potrà convincerti del contrario. Però, ricordati che in futuro potresti vedere molte mie azioni che potrebbero scuotere la tua convinzione… E alcune che probabilmente la distruggerebbero.”
 
“Vuoi dire che siccome sono state le tue azioni e non le parole a darmi quest’idea di te, potrebbero essere sempre le tue azioni a farmela cambiare?” fece Rias con un sorriso più dolce. “Forse sarà così… O forse no. Direi che è il caso di vedere come si svilupperanno le cose in futuro per vedere chi di noi ha ragione.”
 
Ridacchiai. “Su questo, direi che siamo d’accordo.”
Un attimo dopo, rimasi ancora più scioccato quando la vidi scattare in avanti e catturare la mia bocca con la sua. Un bacio rapido e gentile, labbra contro labbra senza niente di sensuale o erotico come quelli che ci eravamo scambiati poco tempo fa, eppure mi sembrò quasi più carico di sentimento di essi, come se la sua intenzione fosse stata quella di rassicurarmi più che di sedurmi. Subito dopo, inoltre, Rias sfruttò la mia sorpresa per tirarmi indietro per le spalle e mi ritrovai così disteso di traverso sul letto, con la testa appoggiata alle cosce di lei.
“E questo cosa significa?” domandai in tono più confuso che scocciato.
 
Invece di rispondere subito, Rias iniziò a passare le dita tra i miei capelli, accarezzandoli e massaggiandoli così delicatamente che non potei trattenere un sospiro di piacere. “Significa che dovresti dare più credito sia a te stesso che a me, Church” disse raccogliendo la leggera provocazione che le avevo fatto prima. “Non fosti tu a dire a Yuuto che doveva scegliere se vivere con o per la vendetta? Questa è una scelta che hai già fatto anche tu, no? Per questo gliel’hai detta. Ed è anche chiaro quale sia stata la tua.” Il suo tocco si fece ancora più gentile. “Inoltre, ricordati che tu stesso mi hai detto che non vivi solo per vendicarti del Nero Cacciatore, che hai anche altri desideri. O forse delle brame, ma le hai comunque. E se sei capace di aiutare gli altri, al di là di tutto, vuol dire che non possono essere qualcosa di davvero negativo.” I suoi occhi tornarono a specchiarsi sui miei dall’alto. “Vorresti rivelarmi quale altro obiettivo hai oltre alla vendetta, Zayden?”
 
Quand’era diventata così brava a prendermi in contropiede? Devo star perdendo colpi ultimamente, mi dissi tra un pensiero e l’altro, seppur non del tutto convinto. Era inevitabile che la sua curiosità su di me la portasse a voler scoprire sempre di più, ma non potevo rivelarle tutto. Almeno non ancora. Sospirai. “Stai diventando proprio brava con le parole, rossa. Non intendo dirti ancora tutto, ma ritengo che qualcosa te la devo stavolta. Se dovessi dire cos’è che voglio più di qualunque altra cosa… Allora ti risponderei che voglio cambiare il mondo.”
 
La mia risposta la lasciò interdetta, chiaramente non se l’aspettava. “Cambiare il mondo? Perché?”
 
“Questa risposta la lascio a te. Prova a rifletterci su e sono sicuro che la scoprirai da sola.” La sua espressione divenne palesemente scocciata e non potei non ghignare. “Te l’ho detto che non intendo ancora dirti tutto.”
 
“A me sembra che tu mi abbia dato solo altri interrogativi, invece di risposte.”
 
“Tu dici? Che peccato.” Le guance le si gonfiarono di indignazione, tuttavia risultò più adorabile che paurosa. “Mi stavi sorprendendo troppo stasera. Dovevo recuperare terreno in qualche modo, non ti pare?”
 
“Sei veramente uno stronzo…” replicò lei, seppur senza alcun reale astio nella voce. Il suo volto si fece poi più serio. “Zayden, sei ancora sicuro che vuoi stringere questo patto con me?”
 
La domanda mi rese perplesso, ma risposi lo stesso: “Sì, ne sono sicuro. Non ho cambiato idea, se è questo che temi. Qual è il problema?”
 
“Sai che vorrò sapere di più su di te da questo momento in poi, vero?”
 
“…Sì, lo immaginavo. Suppongo sia inevitabile e, a dirla tutta, anche corretto nei confronti tuoi e della tua Scacchiera. Rispetterai almeno i miei tempi? Ti racconterò tutto col tempo, ma ti chiedo di non forzarmi su certi segreti. Alcuni di essi sono davvero difficili da raccontare, per più di un motivo.”
 
Per mia soddisfazione, Rias annuì. “Capisco e ti prometto che non ti metterò pressioni. Tuttavia desidero conoscerti di più e sapere la verità su di te. Così potrò non solo essere sicura di ciò che penso di te, ma anche dimostrarti che ti sbagli.”
 
“Mi sbaglio in cosa?”
 
“Nel definirti un mostro.”
 
Sbuffai una risatina amara. “Buona fortuna allora. Ricordati che non tutti i mostri sono come appaiono nelle favole, né come appaiono a prima vista.”
 
Mi colpì con una leggera pacca sul petto. “Sono seria, Zayden.”
 
“Lo sono anch’io, Rias. Non dico di essere un essere privo di sentimenti e incapace di provare affetto o altre emozioni simili, ma sono anche ben lontano dall’essere una brava persona. Se proprio non vuoi sentire il termine ‘mostro’, però, possiamo usarne uno più elegante, tipo ‘assassino’. È uguale in questo caso.”
 
Questa volta non rispose subito, tuttavia l’ombra che le aveva coperto il viso era fin troppo chiara. “Solo le persone che si portano continui pesi sulle spalle o che provano continuamente rimorsi parlano così. Qual è la risposta?”
 
“Entrambe. Più la prima che la seconda. Non ho rimorsi per coloro che ho ucciso perché ogni volta l’ho fatto per un motivo. Tutti loro erano individui che se lo meritavano per motivi ben precisi, il più delle volte abominevoli. Questo mi rende migliore? No, rimango comunque un assassino, ma non intendo provare pietà per loro. Non ho dubbi che farli fuori era la soluzione migliore per il mondo intero, ma uccidere non è una cosa da poco. Più lo fai, più diventa come una dipendenza, una molto pesante.” Feci un pesante sospiro. “Riguardo i rimorsi che ho, questi sono più per coloro che non ho potuto aiutare, o che ho lasciato morire perché incapace di impedirlo. Ed essi si traducono in altri pesi che mi premono addosso.” Mentre mormoravo quelle parole, vidi numerosi volti susseguirsi davanti ai miei occhi, ma due in particolare si ripresentavano più volte. Un ragazzo, capelli biondo cenere e occhi nocciola. E una ragazza, capelli castano scuro e occhi azzurri. Entrambi sorridenti… NoahTaylor
 
“Ucciderai ancora tante persone in futuro?”
 
“Sicuramente.”
 
“È anche per questo che non sembri gradire le attenzioni femminili?” Quella domanda mi colse alla sprovvista e la fissai a occhi spalancati. “Asia mi ha detto che, una volta, avete parlato di relazioni tra uomini e donne e che tu, a un certo punto, ti sei incupito e hai tagliato corto. Hai forse avuto una storia finita male perché l’altra persona ti ha visto come un mostro? O c’è altro dietro?”
 
Era davvero acuta quando si applicava. Era arrivata molto vicina eppure lontana dalla verità. Distolsi lo sguardo dal suo. “…Questa è una storia di cui preferisco non parlare. Diciamo solo che mi ha fatto capire che è meglio non farsi coinvolgere da un sentimento come l’amore. Porta solo guai e dolore.”
 
“Non puoi dire sul serio.” Stavolta era Rias ad avere gli occhi sgranati per lo stupore.
 
“Mai stato più serio” replicai in tono secco. “Mi bastano mia nonna e i miei compagni. Grazie a loro, sono ancora in grado di provare sentimenti e tanto mi basta. Quello è l’unico tipo di amore che voglio. Non sono interessato a nessun’altra avventura sentimentale, che sia emotiva o anche solo fisica. Non voglio più amare nessuno.” Con un movimento rapido, mi drizzai sfuggendo alle mani della ragazza e dandole le spalle. “Quindi ti prego, lasciami perdere. Se vuoi interessarti a me come amico, compagno di squadra e club e futuro contraente, mi va più che bene e, col tempo, risponderò a tutte le tue domande. Ma se dovessi mai desiderare di più, lascia perdere. Per favore. Credimi se ti dico che sarai molto più felice così.” Mi alzai dal letto e diressi verso la porta. “Meglio che torniamo. Non dovrebbe mancare molto a mezzanotte, dopotutto.”
 
Non avevo fatto che pochi passi che avvertii le stesse dita che mi stavano accarezzando fino a poco fa afferrarmi il polso sinistro e costringermi a voltarmi. Contrariamente alle mie aspettative, il volto di Rias non era né triste né arrabbiato, ma piuttosto risoluto. “Questo non è qualcosa che puoi decidere da solo. Occorrono almeno due opinioni a riguardo, non ti pare?”
 
Rimasi interdetto per un attimo, ma mi ripresi in fretta. “Vorresti provare a smentirmi su questo? Sono sicuro di quello che dico e non intendo cambiare idea. Lascia perdere.”
 
In risposta, lei sorrise provocatoria. “Se fossi tu a volermi smentire, non ti fermeresti con qualche avvertimento di terz’ordine. Perciò non lo farò nemmeno io e questo è quanto. Vedremo chi avrà ragione.”
 
Non mi aspettavo nemmeno questo e, quasi senza accorgermene, risi. “Allora è una sfida? Vuoi metterla così?”
 
“Sembra essere l’unico modo in cui capisci le cose, dopotutto…” replicò Rias mettendosi davanti a me e prendendomi il volto tra le mani. “Non intendo forzare come ho cercato di fare in passato, ma so quello che faccio e cosa voglio e te lo dimostrerò. Perciò vedi di stare attento, o potresti rimanere molto deluso da te stesso.”
 
Ricambiai il suo sorrisetto prendendo le sue mani nelle mie. “Lo vedremo, rossa.”
 
In quel momento, sentii la porta aprirsi e Asia entrò nella camera. “Buchou-san, Zayden-san, mi hanno detto che…” Nel momento in cui ci vide, però, i suoi occhi s’inumidirono subito. “Di nuovo?! Buchou-san, sei ingiusta!”
 
Holy shit, un’altra volta?! Tuttavia, Rias si limitò a ridacchiare e allontanarsi di un passo da me. “Non ho fatto nulla di quello che pensi stavolta, ma c’è un detto che dice: ‘the early bird gets the worm’, e io intendo seguirlo. Forse dovresti farlo anche tu, se vuoi pareggiare il tuo gioco.”
 
Il tuo gioco?! Cos’è, ora sono diventato una specie di trofeo da videogioco?! Per fortuna, prima che la situazione potesse precipitare ulteriormente, Grayfia comparve dietro Asia con cipiglio severo.
 
“Una lotta tra voi due non va bene. Inoltre, penso che litigare di fronte a Zayden-san non sia saggio” le rimproverò entrambe mentre si poneva tra loro.
 
“È vero. Un litigio non è una buona cosa” commentò la voce di Sirzechs, il quale era appena comparso a sua volta nel corridoio fuori dalla mia stanza. “Ad ogni modo, venite giù tutti quanti. Il momento è vicino e Mephisto-san sta arrivando.”
 
Tutti ci facemmo subito più seri e scendemmo di nuovo in soggiorno. Nonna e Zeoticus erano ancora lì, seduti sui divani, ma anche loro avevano espressioni più decise. Con un movimento della mano, la prima fece volare in cucina tutti i piatti sporchi e le bottiglie vuote rimettendo in ordine il tavolo.
Appena in tempo, perché nemmeno una ventina di secondi dopo, un grande cerchio magico apparve proprio nel bel mezzo della sala e, da esso, si materializzò un uomo che non avevo mai visto. Di mezz’età, alto, con dei curiosi capelli bicolore -per la precisione rossi e blu- tirati indietro col gel, e vestito con una lunga tunica nera simile a un incrocio tra quella di un mago delle leggende e un mantello. Dopo un paio di secondi, l’uomo aprì gli occhi rivelando due iridi di colore diverso, rosso il destro e blu il sinistro, e osservò uno a uno tutti i presenti. Emanava un’atmosfera piuttosto insolita e misteriosa, oltre che molto pesante. Non mi sorprendeva che nemmeno Sirzechs sembrasse intenzionato a prendere parola per primo.
Infine, il suo sguardo si fermò un’altra volta su Nonna e la sua bocca si allargò in un ampio sorriso. “Ne è passato di tempo dall’ultima volta che ci siamo visti di persona, eh, Lucia?”
 
Nonna, in risposta, rise. “Già. Davvero tanto, Mephisto.”



Note:
Grauzauberer = una delle organizzazioni di maghi più grande e importante dell'intero mondo sovrannaturale; fondata originariamente da Johann Georg Faust, alla sua morte, fu il diavolo con cui quest'ultimo aveva stretto un patto, Mephisto Pheles, a prenderne il comando, diventandone il presidente.



Eeeee rieccomi qui, minna!!
Lo so, avevo detto che il primo capitolo con cui avrei dato inizio al 2023 sarebbe stato il nuovo aggiornamento di Bleach, ma purtroppo a causa di alcuni imprevisti e contrattempi con la correzione, ho dovuto posticiparlo e così ho deciso di procedere con l'aggiornamento di DxD al suo posto, anche perché tale capitolo è pronto già da un po' e non voglio attendere oltre per iniziare il giro di scritture del nuovo anno. Per chi sta aspettando Bleach, mi scuso per il ritardo e garantisco che farò il possibile perché arrivi al più presto.
Per chi invece aspettava proprio DxD... Allora, il nuovo nonché primo capitolo del 2023 vi ha soddisfatti un minimo? Personalmente devo ammettere che non mi ha dato la soddisfazione di altri perché mi aspettavo di riuscire ad andare più avanti a livello di eventi, invece il suo contenuto mi ha richiesto molte più pagine del previsto e ho deciso di fermarmi su questo finale per evitare di aggiungere troppo contenuto extra e renderlo molto più lungo di quanto non sia già. Spero non siate come me, o vi avrà compiaciuti meno del solito...
Andando al contenuto, finalmente abbiamo quello che io considero uno dei main event di tutta la storia nel suo complesso: l'introduzione del rivale predestinato di Zayden, ovvero Vali, l'attuale possessore di Albion e Hakuryukou. Non vi nascondo che aspettavo di poterlo scrivere da tanto tempo! Vi piace come l'ho reso? Il mio principale obiettivo era non solo presentarlo, ma anche dare un assaggio di quale sarà la dinamica tra i due che, se conoscete la storia originale, avrete capito sarà ben diversa da quella che c'era con il protagonista originale. Zayden non è spaventato o preoccupato da Vali in sé, ma solo da quello che potrebbe fare con la sua conoscenza agli altri, per quello mette in chiaro di affrontare solo lui quando sarà il momento. Il nostro Sekiryutei si prepara praticamente da tutta la vita ad affrontare il suo rivale e, a differenza dell'originale, accetta di buon grado il confronto con un avversario tanto forte e apparentemente combattivo, ma vuole mettere in chiaro che non tollererà attacchi verso altri che non siano lui da parte di Vali. Tenete bene in chiaro questo punto perché diventerà uno dei fulcri non solo del loro futuro rapporto, ma anche della loro evoluzione come personaggi.
Andando avanti, come al solito con tante persone intorno le cose non possono che essere movimentate, eh? Vi consiglio di tenere d'occhio gli scatti d'ira che Zayden avrà da qui in futuro: alcuni potrebbero nascondere qualcosa di più...
Tornando ai nuovi incontri, possiamo dire che questo capitolo ne è pieno, eh? In questo caso, non solo non potevo non introdurre Serafall e il padre di Rias come nell'originale, ma ne ho approfittato per introdurre un personaggio che, nella storia originale, sarebbe comparso solo molti Volumi dopo, ovvero Mephisto Pheles. Per chi non lo conosce, si tratta proprio del diavolo che, nell'opera "Faust" di Goethe, strinse un patto con l'omonimo dottor Faust, con cui gli concesse la conoscenza assoluta al prezzo della sua anima; qui in DxD, è il presidente di una delle associazioni di maghi più grandi al mondo, nonché colui che si occupa della supervisione di tutti i contratti che vengono stretti dai diavoli. Io ho colto l'occasione di introdurlo prima sia per l'imminente patto di collaborazione tra Zayden e Rias che per dare una nuova profondità alla storia di sua nonna, un personaggio che, da questo Volume in poi, ricoprirà un'importanza sempre maggiore, come altri che presto conoscerete. Ve lo aspettavate che tra lei e Mephisto ci fosse stata una storia simile? Sono sicuro di no! E nemmeno il nostro Zayden a quanto pare, ahahah! E a proposito di storie, a quanto pare ce n'è stata una anche tra il nostro protagonista e Serafall! Se vi state chiedendo come fanno a conoscersi già, sappiate che è qualcosa che scoprirete in futuro, quando il passato di Zayden sarà meglio esplorato, ma per ora sappiate che non era esattamente una piccola cosa come hanno cercato di spacciarla qui...
Ok, credo di aver detto abbastanza. Se vi è piaciuto il capitolo e avete voglia, o avete dei punti da discutere, fatemelo sapere con una recensione anche breve. Per qualunque curiosità o domanda, scrivetemelo per messaggio o sulla pagina Xephil dei social!
Io vi do appuntamento al prossimo aggiornamento e spero di risentirvi al più presto!
Ja naa minna!!
   
 
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