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Autore: 9Pepe4    23/02/2023    3 recensioni
Lila Barton e i suoi pensieri alla fine della cerimonia per Tony, dopo gli avvenimenti di Endgame.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Lila Barton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Appendice
 
Alla fine di quella piccola cerimonia per Tony Stark, Lila e la sua famiglia si erano uniti al gruppetto di persone che andavano a porgere le loro condoglianze a Pepper Potts.
Quando era giunto il loro turno, sua madre era stata la prima: le due donne si erano abbracciate, ed avevano scambiato qualche parola sottovoce prima di separarsi. A quel punto, Pepper Potts aveva spostato la sua attenzione sul resto di loro, e Lila si era fatta avanti.
Nonostante le circostanze, Pepper Potts le sorrise con calore. «Lila» la salutò. «Quanto sei cresciuta!»
Lei cercò di sorridere a sua volta. Ricordava vagamente la prima volta che aveva visto Tony Stark, ricordava un po’ meglio le occasioni successive in cui Pepper Potts era venuta alla fattoria, con o senza di lui.
«Mi dispiace per la sua perdita» disse.
La fronte di Pepper Potts si increspò per un momento e il suo sorriso si tinse di tristezza ma non svanì.
«Ti ringrazio» le rispose, e le sfiorò una guancia. «Sono contenta che tu stia bene».
«Grazie» disse Lila, e si tirò indietro per lasciare spazio a Cooper.
Suo padre aveva tenuto una mano sulla sua schiena durante tutto lo scambio. Era sempre stato affettuoso e non aveva mai lesinato abbracci, ma Lila aveva notato che da quando si erano riuniti sembrava non riuscire a smettere di toccarli, come se volesse accertarsi che erano davvero lì, che erano reali.
Lei pensava di capirlo. Una notte, fissando al buio il soffitto della propria stanza, aveva provato ad immaginarsi come sarebbe stato se fosse scampata lei a Thanos mentre i suoi genitori e i suoi fratelli svanivano nel nulla.
Era una prospettiva terrificante. Lila aveva pensato che non aveva proprio idea di cosa avrebbe fatto, in quel caso, poi aveva pensato che invece lo sapeva benissimo. Avrebbe chiesto aiuto a zia Nat, e zia Nat sarebbe arrivata il più rapidamente possibile… e a quel punto si era ritrovata a piangere in silenzio, le mani strette sulle lenzuola, perché zia Nat non c’era più.
Suo padre l’aveva raccontato a sua madre, prima, poi aveva provato a dirlo anche a loro – non ce l’aveva fatta, e mamma aveva dovuto finire per lui. Lila, comunque, aveva già capito cos’era successo, dal modo in cui lui aveva prima evitato le sue domande su zia Nat e da come ora aveva annunciato che dovevano parlare, con la voce che gli si bloccava in gola.
Le sembrava ancora di non crederci per intero, come se da un momento all’altro zia Nat sarebbe potuta arrivare e stringerla in un abbraccio.
Ma parte di lei aveva capito che non sarebbe successo – una sera era rimasta con una tisana tra le mani senza berla, troppo distratta dalla propria tristezza finché Nate non era venuto ad abbracciarla. Era imbacuccato per bene perché mentre erano riusciti a far ripartire la luce e il gas lo stesso non si poteva ancora dire del riscaldamento, e Lila aveva emesso una piccola risata acquosa.
Una notte, passando in punta di piedi davanti alla stanza dei suoi genitori, li aveva sentiti parlare, e aveva sentito suo padre piangere.
Ora guardò Pepper Potts scambiare qualche parola con Cooper, e ammirò la sua compostezza e la sua gentilezza, ma sperò anche che si fosse permessa di versare le sue lacrime.
Suo padre – la mano che passava dalla sua schiena alla sua spalla – si protese ad offrire gravemente anche le proprie condoglianze, e poi lasciarono spazio agli altri.
Mentre si spostavano, Lila cercò con gli occhi la figlia di Tony Stark, Morgan, e la vide poco lontano, intrattenuta da un uomo di cui non era sicura di ricordare il nome.
«Mamma» chiese, in un bisbiglio, «lui come si chiama?»
Sua madre, che aveva appena preso in braccio Nate che cominciava a stancarsi, guardò e rispose: «Happy, credo. Perché?»
Lila si strinse nelle spalle. «Così».
Le faceva uno strano effetto, guardare quella bambina. Non era solo la tristezza per il fatto che aveva perso suo padre, erano quei cinque anni in cui lei non era esistita ed altre persone erano nate, cresciute. Morte.
Quella bambina era nata dopo Nate, eppure ora era più grande di lui.
«Scusate» mormorò suo padre, «forse dovrei…»
Accennò a Wanda Maximoff, ferma in disparte poco lontano, ma poi esitò.
«Va’ pure» disse sommessamente la madre di Lila. «Noi non andiamo da nessuna parte».
Lui abbozzò un sorriso e la baciò sulla guancia prima di separarsi da loro per raggiungere Wanda, e Lila si morse il labbro.
Sapeva che anche Wanda aveva perso una persona importante per lei, così come sapeva che anni prima aveva perso suo fratello. Nathaniel aveva il suo nome, oltre a quello di zia Nat, perché Pietro aveva salvato la vita a loro padre. E ora zia Nat aveva salvato la vita a tutti loro.
«Mamma» chiese Lila. «Potremmo fare qualcosa a casa? Per zia Nat».
Sua madre la guardò e lei aggiunse: «So che ci saranno dei funerali ufficiali, ma…»
Suo padre e Wanda si stavano allontanando insieme, parlando a testa china.
«Sì» intervenne Cooper, che il più delle volte era un idiota e prendeva le sue cose senza chiederglielo e non le rimetteva mai a posto, ma alla fine non era così male, e anche lui voleva un mondo di bene a zia Nat. «Qualcosa in famiglia, perché lei era una di famiglia».
Per un momento, loro madre non rispose, mentre Nate giocherellava coi suoi capelli scuri, e Lila si chiese se avrebbe pianto. Invece lei sorrise, seppur con gli occhi lucidi: «Ma certo».
Lila si sentì come se un certo peso le fosse stato tolto dal petto, e si guardò attorno: molte delle persone presenti avevano amato anche zia Nat, oltre ad aver amato Tony.
«Dovremmo invitare anche loro?»
Sua madre replicò: «Cosa preferisci?»
«Be’». Lila indugiò. «Mi piacerebbe fare qualcosa solo noi, ma mi piacerebbe anche che ci fossero altre delle persone che le volevano bene».
Nate sbadigliò, posandola la testolina sulla spalla della loro madre.
«Possiamo fare entrambe le cose, allora» disse lei.
Lila annuì con Cooper. Le sarebbe piaciuto prendersi un pomeriggio per ricordare apertamente zia Nat col resto della famiglia, e le sarebbe piaciuto sentire storie su di lei che ancora non conosceva.
Forse anche a Morgan sarebbe piaciuto sentire storie nuove su suo padre. In futuro, se non adesso.
«Ricordi» disse a Cooper, «quando hai rotto il mio stereo?»
Suo fratello la fissò, confuso, e prevedibilmente rispose: «Non l’ho rotto io».
Lila roteò gli occhi, insofferente, ma decise di ignorare quella bugia. Non era il punto. «Papà aveva detto che l’avrebbe aggiustato, ma continuava a scordarsene, e poi è venuta la signora Potts e quando il signor Stark l’ha raggiunta ci ha pensato lui ad aggiustarlo».
Cooper sorrise. «Papà non l’ha presa bene quando l’ha saputo» ricordò, e Lila rise sotto i baffi.
Forse, in un mondo migliore, loro padre si sarebbe preso la rivincita aggiustando un giocattolo di Morgan prima che potesse pensarci Tony Stark, e la cosa sarebbe degenerata in una competizione infinita mentre mamma e Pepper Potts e zia Nat facevano scommesse su chi avrebbe ceduto per primo.
Non credeva che in questo mondo suo padre avesse pensato ad aggiustare qualcosa, nei cinque anni senza di loro.
Lila pensò a come era stato riapparire, con la sensazione che non fosse passato nemmeno un istante, ma le sue frecce non erano più lì, e nemmeno suo padre o il cibo del picnic. Il tempo era cambiato, l’erba era diversa, e lei aveva invidiato Nate che, piccolo com’era, aveva potuto reagire alla confusione e allo spavento scoppiando a piangere e correndo tra le braccia di mamma.
Per quanto fosse stato destabilizzante, però, sarebbe stato molto peggio non riapparire per niente, o scomparire di nuovo poco dopo.
Lila serrò gli occhi e per un momento si concentrò solo sul proprio corpo, sui piedi che protestavano appena, sul tessuto dei vestiti e sulla presenza di Cooper e della loro madre e dei borbottii assonnati di Nate.
E poi le conversazioni sommesse degli altri presenti, l’aria leggera, lo sciabordio quieto dell’acqua.
Zia Nat le aveva restituito la sua vita, e grazie a Tony Stark se l’era potuta tenere.
“Grazie” pensò Lila con tutte le sue forze, e ricordò il rifugio sicuro delle braccia di zia Nat e le mani di Tony Stark sul suo stereo, e sperò che da qualche parte loro potessero sentirla. “Grazie, grazie, grazie”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note:
Questa storia, per come la progettavo, avrebbe dovuto essere incentrata su Lila e Pepper, ma quando mi sono messa a scriverla è sfuggita al mio controllo e ha preso una piega abbastanza diversa. Questo è il risultato, spero non sia male.
  
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