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Autore: Hinata_Dincht     24/04/2023    3 recensioni
Dal testo:
- Non è che hai visto Kenma? -
- No. - rispose piccato Kei, prendendo le distanze dall’altro.
- Hai controllato sotto i cuscini del divano? Di solito si nasconde lì. -
- Perché non entri e lo cerchi tu stesso? - le labbra di Kei si mossero involontariamente in un ghigno – O hai paura di non saper rispondere all’indovinello? -
Hogwarts!AU
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Tsukishima, Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Vai da qualche parte? – chiese Keiji, senza staccare gli occhi dal suo tomo di Rune Antiche.

 Allenamento. Giù al campo. Con Kuroo. – borbottò sbrigativamente Kei, prendendo la porta della Sala Comune prima di dover dare ulteriori spiegazioni. Non che Keiji fosse il tipo da auto–invitarsi; piuttosto, Kei temeva che avrebbe potuto intuire il suo innaturale nervosismo ed indagare oltre. Cercava di camminare in maniera pacata per i corridoi del castello, senza affrettarsi, ma la stretta spasmodica sul manico della scopa avrebbe tradito la sua tensione di fronte ad un occhio attento.

Aveva speso gli ultimi giorni, passati lentamente come una tortura, ad ascoltare Tadashi parlare di Yachi (era il massimo che potesse fare per consolarlo dopo la partita di domenica), a stuzzicare Shouyou e Tobio durante le lezioni (senza alcun particolare motivo) e ad evitare con tutto sé stesso di guardare il tavolo dei Grifondoro durante i pasti: la sua tattica era quella di fare l’indifferente, anche se in cuor suo smaniava di trovare fra le fila i capelli spettinati di Tetsurou. Tuttavia, a pochi minuti dal loro incontro, non riusciva più a contenere l’irrequietezza ed il cervello fumava nel tentativo di mantenere le sue aspettative basse ripetendogli che quello era solo un allenamento, sebbene qualche pensiero speranzoso sfuggisse al suo controllo come una ciocca di capelli ribelli.

Quando, uscito all’aperto, finalmente vide in lontananza la figura di Tetsurou con la scopa appoggiata alla spalla, un formicolio familiare gli si diffuse al ventre e le mani iniziarono a sudargli. Le farfalle gli morirono presto in pancia quando l’altro lo incitò ad iniziare il riscaldamento per evitare di congelare al vento freddo di fine novembre. Fecero dieci giri di campo correndo, altri dieci di corsa calciata e, quando Kei pensava avrebbe sputato fuori un polmone, iniziarono con i piegamenti, lasciandolo profondamente disturbato dalla sua inferiorità fisica – ogni due flessioni di Tetsurou, lui ne faceva mezza. Dopo un’ora di tortura, Kei si sentiva accaldato malgrado il freddo e la debole pioggerellina. Quando Tetsurou si offrì di fare dei lanci per lui, Kei sbuffò divertito.

 Pensavo sarei stato io a dare delle lezioni a te. – constatò, lanciando un incantesimo per impermeabilizzare gli occhiali sportivi.

 Certo, così puoi mostrarmi come si para, maestro. – cantilenò l’altro, sfoggiando un ghigno sbilenco che colpì Kei direttamente appena sopra lo sterno.

L’estasi durò ben poco perché Tetsurou cominciò a lanciare spietatamente la Pluffa alternativamente a destra e a sinistra, senza una tregua, correggendo Kei dove sbagliava ed esultando quando riusciva a bloccare la palla con entrambe le mani. Col passare dei minuti i tiri si fecero sempre più potenti ed azzardati, costringendo Kei a virate rocambolesche ed estenuanti.

Quando Kei ormai aveva iniziato a considerare l’idea di fingere uno svenimento pur di avere una pausa, Tetsurou gli fece segno di scendere a terra, dove gli offrì qualche Zuccotto di Zucca sgraffignato durante il pranzo e del succo alla mela per reintegrare gli zuccheri.

A disagio nei suoi vestiti bagnati – più dal sudore che dalla pioggia –  e con i muscoli indolenziti dall’allenamento, Kei masticava a fatica, a debita distanza da Tetsurou, bramando solo una doccia ed il letto: quel sentimento che gli si rimestava da giorni nel petto era morto e sepolto dalla stanchezza e aveva lasciato lo spazio ad un mero desiderio di sopravvivenza.

Fu così che si mise a seguire docilmente Tetsurou, il quale si era proposto di riaccompagnarlo alla torre di Corvonero, per i corridoi deserti del castello – gli altri studenti dovevano essere ancora a cena o già ritirati nelle Sale Comuni, Kei non avrebbe saputo dirlo con sicurezza avendo perso completamente il senso del tempo. Non protestò nemmeno quando, al quarto piano, le scale cambiarono e Tetsurou prese la via più lunga, tant’era privo di forze. All’improvviso, Tetsurou si fermò davanti ad una statua, la fissò a lungo prima di voltarsi verso Kei e domandare: –  Ti va di fare un bagno? –

Kei si irrigidì all’istante, fissando gli occhi sulla statua che raffigurava Boris il Basito; dunque, la porta a fianco doveva essere quella del Bagno dei Prefetti. Kei non ci era mai stato, ma ne aveva sentito spettegolare parecchio; girava soprattutto la voce che il capitano dei Serpeverde, Oikawa, lo considerasse di sua proprietà e che Hajime Iwaizumi, sebbene non fosse ufficialmente autorizzato ad entrare, dovesse puntualmente trascinarlo fuori a forza.

 Avanti, farà bene ai nostri muscoli! – esclamò Tetsurou, accompagnandolo a mani aperte verso la porta.

Un brivido gli corse lungo la schiena quando Tetsurou si sporse verso la statua sussurrando la parola d’ordine “Porco rosso!” e si ritrovarono a varcare la soglia. La stanza era esattamente come gliel’avevano descritta Keiji e Kiyoko, dolcemente illuminata da un candelabro, con un’enorme vasca rettangolare in centro dove luccicavano un centinaio di rubinetti dorati.

Chiusa la porta, con un colpo di bacchetta Tetsurou azionò i rubinetti, da cui eruttò acqua colorata. Un profumo di legno di pino, mandorle e qualche nota di miele di castagno pervasero l’aria, mentre una schiuma soffice iniziava ad infittirsi sul pelo dell’acqua. Inebriato e frastornato dalla fragranza, Kei rimase imbambolato in mezzo alla stanza, a fissare i riverberi colorati delle bolle di schiuma; nemmeno si accorse che Tetsurou gli aveva già preso la scopa di mano per poggiarla insieme alla propria al muro.

 Che vuoi fare, il bagno da vestito? – lo punzecchiò Tetsurou, che aveva già fatto cadere la casacca a terra ed era intento a togliersi la maglia.

L’inaspettata vista della pelle ambrata di Tetsurou spinse Kei a togliersi velocemente gli occhiali, ringraziando per una volta la sua penosa miopia: il cervello non avrebbe retto.

 E tu girati! – sbottò allora, scatenando la risata dell’altro.

Voltandosi, Kei iniziò a togliersi uno strato alla volta, piegando accuratamente ogni indumento e riponendolo ordinatamente sul pavimento, dando così il tempo al suo cervello di rimbalzare fra un pensiero impanicato all’altro. Sfilatosi infine i pantaloni, giunse alla conclusione che tenere una distanza minima di quattro metri da Tetsurou ed evitare di metterlo a fuoco fosse la decisione più saggia per prevenire certe reazioni incontrollate.

Il rumore di uno scroscio d’acqua gli segnalò l’entrata in vasca del compagno, quindi chiese: –  Sei ancora girato? –

 Sì, Tsukki. – rispose Tetsurou, divertito. Allora, Kei si avvicinò al bordo della vasca, si tolse velocemente i boxer, rischiando di perdere l’equilibrio, e poi si lasciò cadere in acqua, al sicuro sotto uno spesso strato di schiuma. Dopo essersi assicurato che Tetsurou fosse solo un’indistinguibile massa rosa e nera dall’altra parte della vasca, rilassò i muscoli e si immerse completamente, prima di rispuntare in superficie. La temperatura dell’acqua era piacevolmente calda, avvolgente, ed il profumo dei bagnoschiuma gli solleticava il naso. Dopotutto, non era stata un’idea così cattiva.

Uno sbuffo divertito riportò l’attenzione al suo problema principale.

 Che c’è? – chiese sospettoso, stringendo gli occhi per mettere a fuoco, vizio incontrollabile che maledisse.

 Niente, sembri a tuo agio in acqua. – rispose l’altro, probabilmente con un’alzata di spalle (Kei non poteva vederlo, ma ci avrebbe messo la mano sul fuoco). – Come stanno i muscoli ora? –

 Penso non riuscirei ad alzare le braccia nemmeno sotto l’effetto della Maledizione Imperius. –

Tetsurou rise, e Kei pensò che suonasse benissimo in quella stanza piastrellata.

 Che esagerazione! –

 Facile per te, te ne stavi lì a lanciare la Pluffa come un cieco che gioca a freccette. – sbuffò Kei.

 Come si gioca a freccette? – domandò incerto Tetsurou, come se stesse scavando nella memoria per ricordare qualcosa di lontano. Kei provò vergogna, spiegandogli brevemente il gioco; gli capitava ancora di avere qualche scivolone e menzionare qualcosa della sua infanzia da Nato Babbano e Tetsurou, sebbene fosse cresciuto in un sobborgo di Londra in mezzo a Babbani, apparteneva pur sempre ad una famiglia di maghi.

 Sembra divertente, dovremmo giocarci ogni tanto. – mugugnò Tetsurou, scivolando più a fondo nella vasca e sospirando, chiaramente apprezzando l’acqua calda.

Un silenzio rilassato calò fra i due e Kei pensò che Tetsurou dovesse essere veramente stremato per aver perso la voglia di parlare; il che gli ricordò la settimana precedente, quando l’aveva visto con le occhiaie fuori dall’Aula di Divinazione, e un’improvvisa curiosità lo colse.

 Sembri molto stanco, ultimamente. – azzardò noncurante, giocando con la schiuma di fronte a lui.

 Oh, Tsukki! Ti preoccupi per me? –

Sebbene non lo vedesse, Kei avrebbe potuto giurare che stesse sorridendo in quel modo – le labbra un po’ sghembe, a mostrare in maniera irregolare i denti bianchi, le palpebre calate, ma lo sguardo affilato –  ed il solo pensiero gli fece formicolare pericolosamente il basso ventre.

 Tanto quanto mi preoccupo per la tutela delle Acromantule. – mentì.

 Sei crudele, Tsukki. Mi spezzi il cuore. –

 Ti spezzo qualcos’altro, se non la pianti. –

Tetsurou rise ancora. – Ti riferisci alla scorsa settimana? –

Kei annuì.

 Diciamo che c’è stato un piccolo incidente, la sera del mio compleanno. – ridacchiò Tetsurou.

A Kei venne voglia di affogarsi. Il suo compleanno? Perché Kenma o Keiji non avevano detto nulla? Con un certo sforzo, respinse l’istinto di ficcare la testa sotto l’acqua e stette ad ascoltare la storia.

Ebbene, la settima precedente, la squadra di Grifondoro si era riunita nella Sala Comune per festeggiare il compleanno di Tetsurou, in maniera sobria e controllata, al contrario dei precedenti 17 novembre, passati fra partite clandestine di Quidditch al chiaro di luna e party nelle cucine del castello insieme agli Elfi domestici. Ad un certo punto della serata, Tetsurou si era messo a scartare i regali e, fra un album di fotografie incantate che lo figuravano insieme agli altri membri della squadra, un maglione di lana giallo con le iniziali KT in rosso (da parte di Keiji e Koutaro) ed un paio di biglietti per una partita di Quidditch (da parte di Kenma), aveva trovato anche un’anonima scatola di cioccolatini. Il fatto era che – e Tetsurou lo disse ridacchiando – il cioccolato non gli piaceva molto; dunque, aveva donato il contenuto della scatola ai compagni di squadra, che avevano apprezzato assai la decisione.

 Il primo a mostrarne gli effetti è stato Daichi. – sospirò Tetsurou al ricordo.

All’improvviso, l’intera squadra di Grifondoro, escluso il festeggiato, aveva iniziato a parlare di Koutaro Bokuto, elogiandone la prestanza atletica, il sorriso smagliante, i muscoli possenti…

 … ed il culo. – concluse Tetsurou.

Kei si lasciò sfuggire una risata, incredulo. Per una volta si trovava d’accordo con dei Grifondoro.

Tetsurou aveva continuato a raccontare che la situazione era precipitata quando i compagni di squadra, come sotto il controllo di un cervello collettivo, si erano decisi ad invadere la Sala Comune dei Tassorosso per stanare il soggetto della loro ossessione.

 Ho dovuto chiedere aiuto a Keiji e Kenma. Quando sono arrivati, avevo già iniziato a Pietrificare Shouyou e Ryu per impedire loro di uscire. – ridacchiò, –  Io mi sono occupato di Hajime e Daichi e ho affidato gli altri a Kenma e Keiji. Credimi, è stata una notte davvero lunga. Ho dovuto rispondere a domande sul colore preferito di Koutaro o sul suo tipo ideale di ragazzo. –

Kei riusciva quasi a vedere Keiji con i nervi a fior di pelle che faceva ingollare Pozioni Soporifere ai giocatori del Grifondoro, mentre Tetsurou gestiva un pigiama party con gli altri del settimo anno.

 Chi è stato il genio a mettere un filtro d’amore nei cioccolatini? –

 Non ne sono sicuro, ma penso sia stato Oikawa, a giudicare dalla faccia che ha fatto a colazione il mattino dopo. – dichiarò Tetsurou con l’aria di chi la sa lunga.

 Cos’hai fatto per meritarti questo dispetto? –

 Esistere? Ad Oikawa non servono veramente delle motivazioni per darmi fastidio. –

Kei gli dovette dare ragione: aveva l’impressione che Oikawa si sentisse in costante rivalità con i capitani delle altre squadre di Quidditch e in particolare con Tetsurou, probabilmente per via del numero di ragazze che militavano nel Kuroo fanclub.

 In più, non sono riuscito a recuperare il sonno, dato che ho dovuto studiare durante le notti successive per riuscire a vedere la tua partita, domenica. – aveva aggiunto Tetsurou in maniera disinvolta; al che, Kei si era sentito lusingato dal fatto che si fosse riferito alla partita come “sua” e non “loro”.

 Non hai sprecato troppo tempo, visto che è durata meno di dieci minuti. – commentò allora per nascondere il suo compiacimento.

 No, ma ho impiegato diverse ore a risollevare il morale di Koutaro. – rise Tetsurou, prima di farsi serio: – Sai, penso davvero che sia uno dei giocatori più talentuosi di Hogwarts, al momento. Deve solo lavorare sulla gestione delle proprie emozioni. –

 Gli ci vorrebbe un po’ della razionalità di Keiji. – concordò Kei, appoggiandosi coi gomiti al bordo della vasca e fissando lo sguardo sul soffitto sfuocato della stanza. – Se riuscisse a migliorare questo tratto di sé, avrebbe sicuramente possibilità di diventare un giocatore professionista. –  Dando voce ad una sua curiosità sopita, chiese allora: –  È quello che vuoi fare anche tu quando esci da qui? –

 Non penso di avere abbastanza talento per diventare un professionista. – rispose Tetsurou, pensieroso, e Kei dovette trattenersi dal protestare. – No, penso mi piacerebbe fare in modo che più gente possibile si emozioni assistendo a delle partite di Quidditch. –

Tetsurou continuò spiegando che avrebbe voluto lavorare per il Ministero della Magia, nell’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici; tuttavia, le posizioni scarseggiavano e la competizione era spietata. Per questo motivo, doveva assolutamente uscire da Hogwarts con il massimo dei voti e stava già preparando la candidatura per assicurarsi uno stage all’Ufficio per la Coppa del Mondo dell’anno seguente. Kei rimase affascinato dall’entusiasmo di Tetsurou, catturato dalla sua forza gravitazionale.

 E tu che vorresti fare una volta uscito da qui? –

La domanda innocente innervosì Kei, indeciso se raccontare o meno le sue ambizioni.

 Il Magizoologo. – borbottò alla fine.

Il silenzio di Tetsurou lo aveva incoraggiato a proseguire, quindi aveva spiegato di controvoglia – e con un malcelato imbarazzo –  che da bambino, ancora ignaro del Mondo Magico, era affascinato dai dinosauri e avrebbe voluto diventare un paleontologo. Tuttavia, una volta approdato ad Hogwarts, la sua visione si era ampliata scoprendo l’esistenza delle Creature Magiche, ed era rimasto esaltato soprattutto dai Draghi.

 Quante cose non so su di te, Tsukki! – esclamò sinceramente sorpreso Tetsurou. – Quindi, fammi pensare, devi ottenere buoni voti in Pozioni, Erbologia e Cura delle Creature Magiche. –

 Devo dimostrare di cavarmela anche in Volo e Incantesimi. –

Dopo qualche momento di silenzio, Tetsurou aggiunse con uno strano tono di voce: –  Immagino che sia per questa ragione che stai prendendo lezioni per diventare un Animagus. –

Con la sensazione di camminare su una china scivolosa, Kei rispose cautamente: –  Sì, generalmente le Creature Magiche si trovano più a loro agio con gli animali. –

 Quindi devi avere Eccezionale anche in Trasfigurazione. – aveva puntualizzato Tetsurou, prima che la sua figura indefinita sparisse sotto il pelo dell’acqua.

Il nervosismo di Kei sfociò in panico quando vide Tetsurou affiorare a qualche passo da lui, non più macchia indistinta, ma mezzobusto nitido.

 Mi chiedo come mai tu abbia voluto prendere delle ripetizioni di Trasfigurazione. –

Kei si sentiva inchiodato al bordo della vasca, sovrastato, con il cervello che lavorava furiosamente per processare stimoli visivi come i capelli bagnati di Tetsurou, le sue spalle larghe, il busto definito, il neo solitario che spuntava sulla clavicola, la cicatrice sull’avambraccio sinistro e altri infiniti dettagli.

 Mi è venuto il dubbio che tu gradisca la mia presenza. – insinuò Tetsurou con un sorriso, avvicinandosi ulteriormente.

 Preferirei la compagnia di un branco di Schiopodi Sparacoda. – mentì debolmente Kei con il cuore che ormai gli scoppiava in petto, portandosi istintivamente due dita al naso a sistemare occhiali inesistenti. Al gesto, il sorriso di Tetsurou si allargò: –  Proprio come pensavo. –

Kei si ritrovò una mano dietro la nuca, salda e bollente contro i suoi capelli bagnati, e un istante dopo il viso di Tetsurou si abbassava per incontrare le sue labbra. Inondate da un impeto sconosciuto, le mani di Kei erano corse alle spalle di Tetsurou, avvinghiandosi quasi con urgenza, mentre la bocca si schiudeva per assaggiare avidamente ogni centimetro di quelle labbra tanto desiderate. Un sapore dolce gli esplose sulla lingua quando questa si scontrò bramosa con quella di Tetsurou, un sapore che si sorprese potesse creare un’immediata dipendenza. Un guizzo quasi doloroso al basso ventre lo indusse a staccarsi, spaventato, e rimase col fiatone a fissare sconcertato gli occhi sgranati e pericolosamente avidi di Tetsurou. Incapace di sostenere il contatto visivo, si voltò. Uno scroscio d’acqua, un movimento di vestiti ed un fiotto di aria calda secca gli segnalarono che Tetsurou era uscito, si era rivestito ed asciugato in questo ordine bizzarro.

Kei si era allora azzardato a cercarlo con lo sguardo: con suo sollievo, Tetsurou stava sorridendo.

 Ci si vede domani in Sala Grande, Kei. – cantilenò.

Kei, con la gola secca, scoprì di non essere in grado di vocalizzare la sua risposta, quindi annuì e basta.

Quando Tetsurou aveva afferrato la sua scopa ed aveva preso la porta, Kei si era lasciato sprofondare nell’acqua calda. Sarebbe passato parecchio tempo prima che riguadagnasse la padronanza di sé stesso ed uscisse dal Bagno dei Prefetti.

***

Tetsurou si appoggiò alla statua di Boris il Basito, incapace di calmare gli stimoli sensoriali che gli scuotevano il corpo: le mani tremavano leggermente, le labbra fremevano gonfie, il cuore martellava impazzito ed il basso ventre pulsava dolorosamente. Quando era arrivato il momento di baciare Kei, aveva temuto di realizzare, nell’atto, che i suoi sentimenti platonici non incontravano i suoi gusti carnali. Tuttavia, l’esatto opposto si era verificato: non solo il bacio gli era piaciuto ai limiti del consentito, ma era dovuto letteralmente scappare per trattenersi dal perdere completamente il controllo. La sola immagine del trasporto sul volto di Kei aumentava pericolosamente il fremito all’inguine in una dolce tortura che reclamava la sua attenzione.

L’improvvisa comparsa di una presenza nel corridoio indusse Tetsurou a darsi un minimo di contegno: raddrizzò la schiena, riavviò i capelli e si schiarì la voce.

 Oya! – lo salutò Koutaro.

 Hey. – rispose Tetsurou, sorridendo. – Grazie per aver fatto la guardia al Bagno. –

 Non ti preoccupare. Ho dovuto solo Confondere Oikawa e scacciare Yachi. – ridacchiò Koutaro, tendendo all’amico una mappa del castello su cui alcune scritte si muovevano pigramente. – Comunque, di cos’è che dovevi parlare con Tsukki? –

Tetsurou ghignò, intascandosi la mappa: –  Lo scoprirai presto. –

***

Entrato nella Sala Comune dei Corvonero – solo al terzo tentativo aveva imbroccato la risposta all’indovinello, tanto era vuota la sua testa – , Kei era andato a sedersi sul divano fra Keiji, nella stessa posizione in cui l’aveva lasciato qualche ora prima, e Kenma, intento a provare pigramente qualche incantesimo di Trasfigurazione sulle pedine della sua scacchiera magica.

Con la testa incapace di concepire pensieri complessi, Kei seguiva il movimento ipnotizzante delle fiamme nel camino cercando di minimizzare il subbuglio viscerale che lo sconquassava, ma non appena frammenti di quello che era appena successo riaffioravano –  come i capelli neri di Tetsurou che sgocciolavano sulla sua guancia mentre scendeva a baciarlo –  una vampata di calore lo avviluppava ed era punto e a capo.

 Come è andato l’allenamento? –

Kei si voltò a guardare stranito Keiji, il quale aveva alzato appena gli occhi dal libro per porgergli la domanda innocente. Kei sentì lo stomaco fare una capriola all’indietro e le mani iniziarono a sudargli, mentre il cervello si saturava di immagini di Tetsurou – il neo sulla clavicola, il sorriso sardonico, il busto definito, gli occhi avidi, la cicatrice sull’avambraccio sinistro.

 Bene, credo. – borbottò, prima di tornare a fissare scombussolato le fiamme.

Imbambolato com’era, non notò nemmeno Kenma e Keiji scambiarsi un cinque alle sue spalle.

 

***

Ciao a tutti/e!

Siamo finalmente arrivati alla chiusura. È stata dura finire questo capitolo, avrei voluto inserire così tante back stories! Ma è già una soddisfazione essere riuscita a finire questa minilong.

Se nelle prossime settimane proverò ancora questa dirompente necessità di aggiungere dettagli, vi ritroverete qualche one– shot :P

A presto ;>

 

 

  
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