C’era una folla immensa di persone che respiravano all’unisono, che si muovevano secondo un ritmo arcano a me sconosciuto. Potevi sentire la vita vibrare tra i corpi, potevi annusare il puzzo del loro sudore e sentire sulla tua pelle il calore del loro sangue che gli ribolliva nelle vene a ritmo di musica. Potevi guardarti intorno e sentirti a casa, in un ammasso informe di energia pulsante. Ma io no. Io mi guardavo intorno e vedevo solo qualcosa che non era mio. Qualcosa che non avrei mai raggiunto, che non mi aspettavo di poter vedere e non osavo toccare con mano. Mi aggiravo tra quelle anime colorate e sempre di più mi sentivo fuori dal mondo, dallo spazio e dal tempo. A tratti non sentivo più il mio, di corpo, e vedevo la mia immagine distaccarsi e fluttuare lassù, sopra il cielo in un posto più tranquillo. Lassù vedevo tutto l’ammasso e il disordine della vita che si indaffarava a viversi. Vedevo tutto e tutti, ognuno con il proprio posto e il proprio scopo, ognuno con le proprie connessioni e relazioni. E poi vedevo il mio stesso corpo, abbandonato in un angolo, misero e inutile, involucro vuoto di pensieri ingarbugliati. Che schifo. Intanto fluttuavo sempre più in alto…
Mi sveglio di soprassalto e mi ritrovo a fissare il buio denso della notte. Cerco di scacciare la cattiva sensazione lasciata dal sogno ma è difficile, mi si è appiccicata addosso come il buio vischioso che sto respirando ora. Cerco di regolarizzare il mio respiro, ma il cuore mi batte forte. La notte è persa, già lo so. Adesso non riuscirò più ad addormentarmi, e non avendo una luce non posso svolgere nessun’altra attività. Devo rassegnarmi a rimanere qui con i miei pensieri. Chissà che voleva dire, questo sogno. Tendo a non chiedermelo più, non voglio nemmeno starci a pensare. Inizio a contare le cose che ho fatto durante il giorno, e a pianificare quelle che devo fare domani. So che questo mi tranquillizzerà un po’.