Pacchetto:
46)
Coppia: Evan Rosier/Emmeline Vance
Citazione:
“Posso offrirti la mia solitudine, la mia penombra, il mio cuore
infame; sto cercando di comperarti con l’incertezza, il pericolo,
la sconfitta.” (Ciò che ti offro, Jorge Luis Borge)
Croce e Delizia
- Non poteva essere così idiota.
- Era questo che pensava Emmeline Vance mentre fissava interdetta l’alta figura di Evan Rosier, spezzata dal peso delle ferite che si era conquistato poco prima.
- Lei se ne stava invece ben ritta, pietrificata di fronte a lui: la schiena rigida, il respiro pesantemente incredulo, una mano aggrappata alla maniglia della porta, l’altra saldamente stretta al piccolo e frastagliato specchietto infilato nella tasca della giubba, pronto per essere utilizzato. Usalo Emmeline! Dannazione, usalo. Chiama gli altri.
- E invece nulla. Le sue dita si contrassero incattivite attorno al piccolo oggetto per un breve istante, un ultimo spasmo di eroica volontà prima di distendersi arrendevoli tramutate in cartapesta.
- Si scostò appena con lo sguardo sbarrato, di chi si sente colpevole, di chi ha appena gettato uno sguardo nell’oscurità voluttuosa del baratro e ha coscientemente scelto di buttarvisi dentro.
- Lui zoppicando la sorpassò, gli occhi attenti e perforanti come quelli di un falco e si gettò malamente sul letto fatto di quella piccola stanza. Emmeline nemmeno si chiese come avesse fatto a rintracciarla, ingoiò feroce il sottile sorriso che stava per macchiarle le labbra: lui sapeva come trovarla, era sempre stato così, nemmeno la morte glielo avrebbe impedito.
- Osservò la sua fronte appena corrugata, le ciglia chiarissime che adombravano sfavillando i suoi occhi, riconoscendo anche nella piega severa delle sopracciglia che stava soffrendo e stoicamente non voleva cedere nemmeno un brandello di sé a quel dolore. Tremò, mentre il proprio infido cuore spasimava a quella vista.
- «Perché me? Perché non i tuoi compagni assassini?» sussurrò, la voce arrocchita, bassa simile al lamento di una bestia sofferente.
- «Lo sai perché» replicò lui deciso, fissando il soffitto anziché lei.
- Non era idiota, era un fottuto suicida. E voleva trascinare pure lei in quella spirale autolesionista. Ci stava riuscendo.
-
«Spogliati»
gli intimò dura, trattenendo poi il fiato alla vista del suo torace
nudo e tumefatto.
Una sorta di gioia selvaggia e crudele le serpeggiò in corpo fino alle labbra, che si deformarono in un perfido sorrisetto: averlo di nuovo sotto le sue mani sottili e dorate, percepire i fasci di muscoli sussultare al passaggio lieve delle sue dita... gli occhi le caddero sul Marchio Nero che si stagliava sul suo candido braccio, facendosi beffe di lei e ancora una volta il suo mondo precipitò. - Evan si mosse rapido e le circondò il ventre affondandoci il viso.
- «Linnie» mormorò contro la sua veste, stringendola in un primordiale gesto di appartenenza.
- «Sei crudele» replicò avvertendolo fremere contro di lei; tremando, come se lottasse contro le catene cristalline del suo raziocinio, gli afferrò i capelli inspirando il suo odore.
- Lui levò lo sguardo sul suo volto e ciò che vi lesse dentro avrebbe fatto scappare chiunque altro: non aveva nulla da offrirle, solo incertezza, inganno e pericolo.
- Fu allora che decise, prima di calare le labbra di pesco contro le sue. Lo avrebbe accettato. Fino all’ultimo brandello, avrebbe accolto gelosamente in sé quell’amore infame e già votato alla completa disfatta.
[parole: 495]
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Ringrazio infinitamente Ciuscream perchè il suo pacchetto (che trovate in apertura della flash) è stato davvero ispirante e su una delle mie coppie preferite!