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Autore: EleAB98    09/05/2023    4 recensioni
Amanda Benassi è appena diventata una scrittrice affermata.
Non è mai stata una ragazza particolarmente estroversa, tantomeno appariscente. Tutto d'un tratto, si ritroverà catapultata in una realtà completamente diversa da quella di un tempo, diventando oggetto delle più svariate attenzioni maschili.
Ma sarà un uomo in particolare a catturare tutta (o quasi) l'attenzione della giovane, stravolgendo a poco a poco la sua esistenza.
Emozioni contrastanti faranno da sfondo a quella vita che, pur avendo sempre sognato, si rivelerà più impegnativa del previsto, mentre le ombre di un passato mai dimenticato la travolgeranno a viva forza, spingendola ad affrontare una verità del tutto sconvolgente.
Amanda sceglierà, prima o poi, di cedere alla forza dei propri sentimenti? Chi farà mai breccia nel suo cuore?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO XI


 



Nell'ultima settimana, Amanda aveva continuato a ricevere una caterva di messaggi, mazzi di fiori freschi e occhiate furtive da parte dei suoi pretendenti. La sua popolarità cresceva di giorno in giorno, tant'è che persino i giornali locali non si risparmiavano di dedicarle almeno un trafiletto, se non addirittura un'intervista completa.

«Mi tolga una curiosità: il suo cuore è sentimentalmente libero in questo momento?» le aveva chiesto, piuttosto sfacciatamente, un giornalista.

Amanda aveva tirato fuori un sorriso di circostanza. Il suo cuore non era mai stato libero. Sin dall'infanzia, si era sempre concessa d'immaginare che all'interno di quel delicato contenitore vi fosse depositato tutto quell'amore che da sempre aveva sperato di poter regalare a chicchessia, nonché ricevere. Ma d'altra parte, quel suo stesso cuore aveva accumulato, a distanza di anni, anche tanti sentimenti negativi che nel tempo avevano esacerbato il suo dolore per quel senso di solitudine che da tempo l'accompagnava.

«No. Attualmente sono single. Anzi, singleissima», aveva risposto Amanda con aria tranquilla.

«Nutre una simpatia per qualcuno in particolare?» aveva insistito però l'altro, palesemente insoddisfatto.

Amanda aveva negato anche stavolta. Certo, ogni qualvolta che la sua mente tornava a Federico, non era sicura di essere stata del tutto sincera. Ma la natura del suo rapporto con lui le era tuttora estranea. Le arrecava infinita, assoluta confusione.
A ben guardare, l'unica persona che in quel periodo riusciva a dargli la giusta stabilità non era altri che Alessandro. Giudicava il suo sostegno come un qualcosa di assolutamente prezioso, un qualcosa a cui lei non avrebbe mai potuto rinunciare. Il loro legame si stava evolvendo, facendosi portavoce di una perfetta corrispondenza di amichevoli sensi che Amanda aveva instaurato ben poche volte nel corso della sua vita. Alessandro non le chiedeva praticamente nulla in cambio. Aveva a cuore la sua serenità, il suo prestigio come scrittrice – appellativo che, di settimana in settimana, diventava sempre più impegnativo da portare –, come i suoi stati d'animo, che spesso cambiavano in modo assai repentino.

«Ennesima letterina stucchevole?»

Amanda si volse di scatto. Alessandro era appoggiato allo stipite della porta della stanzetta dell'ennesimo hotel – in quel momento deserta – adibita ai giochi da tavolo, un sorrisetto a metà tra il divertito e il pensieroso. «Da quanto tempo sei lì?»

L'altro fece spallucce. «Dal tempo necessario per capire che qualcosa non va. Cos'è quella faccia triste?»

«Niente di che. Sul serio.»

Alessandro entrò nella stanza, estrasse una sedia dal tavolinetto e le si sedette accanto. «Potresti essere più convincente?»

Lei sospirò. «So che dovrei essere al settimo cielo per tutto quello che mi sta capitando nelle ultime settimane. Però... questa cosa non riesco proprio ad accettarla», gli rivelò, indicando il foglio di carta che teneva tra le mani. «Per tanti anni ho – letteralmente – elemosinato l'affetto di mio padre. Ho cercato in tutti i modi di attirare la sua attenzione, di diventare per lui una figura di spicco. Insomma, ho cercato in tutti i modi di riportarlo da me

«Mi stai dicendo che volevi diventare una scrittrice professionista soltanto per farti ammirare da lui? Perché lui fosse fiero di te?»

«Certo che no, anzi! Io ho sempre adorato la scrittura, e ti confesso che non avrei mai pensato che potesse diventare un vero e proprio lavoro. Ma da quando è successo...» Strinse la bustina tra le mani. «Non lo so, forse inconsciamente ci speravo. Speravo che mio padre potesse cambiare del tutto atteggiamento, che mi lodasse come non ha mai fatto. Quindi sì, magari... magari ce l'ho messa sempre tutta in ogni campo anche per questo motivo. Cioè, non so se puoi capirmi... Ma il fatto che io abbia tutti questi ammiratori non fa altro che aumentare il mio risentimento verso quell'amore mancato. Dai miei non ho ricevuto nemmeno la metà dell'attenzione che sto invece riscuotendo da questi sconosciuti.»

«Anche l'atteggiamento di tua madre era freddo e scostante?»

Amanda si sforzò di non fargli vedere quanto la facesse soffrire parlare ancora di lei. «Veramente no. Ci è diventata a poco a poco, e tutto a seguito del divorzio da papà.»

Alessandro annuì, le sopracciglia inarcate. «Hai mai provato... che so, hai mai provato a capirci qualcosa?»

«Gliel'avrò chiesto almeno un'infinità di volte. Tutti e due reticenti e non meno risoluti nel portare avanti le pratiche per il divorzio. Quello che non mi spiego è come mai, al netto di tutto, non li ho visti comunque felici. Ricordo ancora la faccia di papà. Sembrava distrutto, era pallido come un cencio... In quel periodo era persino dimagrito. Non lo so, quasi mi ha dato l'impressione di non volersi davvero separare dalla mamma, ma che per qualche motivo non avesse avuto scelta. Quando stava uscendo di casa con la sua valigia, mi ha rivolto un debole saluto e io sono scoppiata a piangere. Mi sono rinchiusa in camera mia per giorni interi.»

«Be', la fine di una qualsiasi relazione non è mai facile da digerire, figurarsi un matrimonio che va in pezzi. Si tratta pur sempre di un fallimento», osservò Alessandro. «Quindi è normale che i tuoi fossero tristi. Mi dispiace soltanto che ci sia andata di mezzo tu. Posso solo immaginare il tuo dolore.»

Amanda fece una smorfia. «Sai, mi costa molto doverlo ammettere, però... papà è tornato davvero felice quando ha conosciuto Grazia, la sua compagna attuale. A dirla tutta non so se quando si è lasciato con la mamma la conoscesse già, se avesse già intrecciato o meno una relazione con lei. Ripensando allo sguardo che aveva quando se ne è andato di casa, mi viene spesso da pensare che sia entrata nella sua vita parecchio tempo dopo. Fatto sta che il merito di quei sorrisi che di tanto in tanto vedevo spuntargli sul viso in quelle rare occasioni che lo vedevo non era affatto mio. Non è mai stato merito mio.» Strinse con rabbia il pugno sinistro.

«Non dire così. Sono sicuro che lui, seppur a modo suo, tenga molto a te. Non tutti riescono a dimostrarlo con le parole, tantomeno con i fatti, però... credo sia impossibile non volerti bene. Hai un cuore grande, Amanda. Io l'ho visto tante volte.»

La giovane rimase a bocca aperta. Negli occhi di Alessandro si evincevano una trasparenza, un'ammirazione e una sincerità senza eguali.

«A uno sguardo più attento, chiunque lo capirebbe. Anche leggendo i tuoi bellissimi romanzi.» Le sorrise appena. «Dai, fatti coraggio. È un periodo bellissimo per te. E hai tutto il diritto di godertelo.»

Amanda non ci pensò due volte e gli si fiondò tra le braccia. Alessandro era sempre stato più che un semplice agente, ma soltanto in momenti come quelli riusciva ad avvedersene completamente.
Si staccò da lui dopo qualche istante, quindi gli chiese, con piglio vagamente ironico – e sventolandogli in faccia una delle tante letterine ricevute: «La vuoi leggere?»

«Ti ringrazio, ma questa volta passo», rispose lui con un mezzo sorriso. «Non sia mai che mi spunti un coniglietto pasquale o un altro Babbo Natale.»

«Peggio per te», ridacchiò lei lasciandogli intendere, in realtà, quanto avesse ragione. Quel messaggio, proprio come gli altri ricevuti, non sprizzava certo originalità da tutti i pori. «Comunque... qualche sera fa ho sentito papà al telefono.»

«Ti ha chiamata lui?»

«Fiu, magari... No, gli era partita la chiamata. Ma già che c'ero gli ho chiesto se potesse venire a una delle prossime presentazioni. Magari anche portando Grazia, per quanto non mi faccia piacere vederla.»

«Pensi che verrà?»

«Non saprei. Però non nutro molte speranze al riguardo.»

«Non si è nemmeno congratulato con te?»

«Sì, diciamo che l'ha fatto. Ale, posso farti una domanda?»

«Spara.»

«Se tu dovessi scegliere tra un qualcosa che ti spaventa o ti suscita sensazioni perlopiù spiacevoli – ma che forse alla fine potrebbe portare a qualcosa di bello – o restare nella tua comfort zone... cosa faresti?»

Alessandro ci pensò su. «Di norma sono abbastanza coraggioso, ma alcune volte mi comporto da perfetto codardo. Soprattutto quando discuto dei i pro e dei contro nella mia testa. Insomma, dipende da cosa c'è in gioco.»

«Quindi ti sei spesso ritrovato a combattere tra, come direbbe la cara Jane Austen, ragione e sentimento?»

«Costantemente, direi.»

«E per quella ragazza? Intendi usare ancora il cervello, o... o finalmente ti sei deciso ad ascoltare il cuore?»

Alessandro sorrise. «E chi lo sa? Magari alla fine del tuo tour promozionale avrò le idee più chiare. O almeno me lo auguro. Adesso scusami tanto, ma devo proprio tornare in stanza per sistemare alcune questioni burocratiche. Ci vediamo a cena più tardi, okay?»

Amanda annuì, non mancando di ringraziarlo di nuovo. Parlare con lui le faceva dannatamente bene. Ammetteva, però, che il desiderio di telefonare a Federico si faceva sempre più dirompente. Soltanto un dubbio la tormentava: sarebbe mai stata pronta a guardare Il Canto Di Natale con lui? Avrebbe dovuto fingere che tutto fosse normale, cercare di spegnere il suo cuore in barba alle emozioni contrastanti che avrebbe di sicuro provato, oppure confidarsi con lui a ruota libera? Estrasse il cellulare, indecisa sul da farsi. Di sicuro, a quell'ora Federico si trovava in ospedale, ma magari poteva inviargli un messaggio. Consultò la rubrica e selezionò la voce corrispondente.

Ciao, Federico, sono Amanda. Ti posso chiamare stasera? Buona giornata e scusa il disturbo.

Senza pensarci più del dovuto, inviò l'SMS e si alzò dal tavolino. Raccattò le letterine, uscì dalla saletta e si avviò verso l'ascensore, così da riporre tutto nella sua stanza. Anche se d'istinto avrebbe voluto gettarle via, le sembrava quasi un atto di scortesia indulgere in quel pensiero. Dopo qualche minuto, il suo telefono vibrò.

Lo estrasse dalla tasca e, non appena vide il mittente, le si asciugò la gola.

Buongiorno, Amanda. Nessun problema, possiamo sentirci tranquillamente staseraAdessocome immaginerai, sono alle prese con i miei pazienti... A più tardi, e buona giornata.

Le spuntò un sorriso. Allora aspetterò la tua chiamata, non voglio certo disturbarti! digitò. Buona giornata a te.

Entrò nella stanzetta d'albergo e frullò le missive dentro il borsone da viaggio. Tutta quella tristezza che l'aveva colta poco prima era già stata – perlomeno momentaneamente – dimenticata.

 

§

 

«Pronto?»

«Amanda, sono io. Scusami tanto se ti chiamo a quest'ora, ma purtroppo il mio turno è terminato poco fa. Se preferisci, posso anche richiamarti domani... magari a un orario più consono.»

La ragazza si rimboccò nelle coperte. Malgrado fossero quasi le ventitré, si era dedicata alla lettura fino a quel momento e non aveva per nulla ceduto al sonno. «Tranquillo, immagino sia stata una lunga giornata. Anzi, se sei stanco p—»

«No, non preoccuparti. Mi fa piacere risentirti.»

Amanda sorrise. «Anche a me. Cosa... cosa stai facendo?»

«Niente di che, un po' di zapping col telecomando. Ma come al solito, non c'è niente di interessante da vedere. Penso che più tardi mi farò un bel giretto in moto. Tu?»

«Stavo leggendo Dickens. Comunque, mi auguro che la tua settimana sia stata migliore di quella passata», gli disse, sperando in una reazione positiva da parte sua.

«Diciamo di sì. Ultimamente io e il mio team ci stiamo dedicando a delle ricerche sempre più complesse. E il tempo sembra non bastare mai.»

«Gestisci un team?» gli chiese lei, affascinata.

«Sì. Quando ero a San Diego sono stato nominato caporeparto della Sezione di Neurologia. Adesso mi accontento di essere soltanto il leader di un piccolo gruppo di persone molto motivate quanto preparate. E mi va benissimo così.»

Chissà perché ha rinunciato a un ruolo di così alto prestigio, pensò Amanda. D'altra parte, fare ricerca qui è abbastanza deprimente. «Posso... ti posso chiedere quando sei tornato nella tua Torino? Se non sono indiscreta, ovvio.»

Dall'altra parte della linea calò il silenzio. «Da circa un annetto», disse poi lui, senza alcun accenno di fastidio nella voce.

«Non... non eri più felice in America?»

Altro momento di silenzio, questa volta decisamente più prolungato. Amanda pregò di non averlo irritato troppo. «Diciamo che non sempre le conquiste che si fanno possono impedirci di cambiare rotta. Negli ultimi due anni, l'esigenza di tornare in Italia si era fatta sempre più forte. Certo, non tutti hanno accettato di buon grado la mia decisione di partire, però... credo che nella vita sia importante non accumulare troppi rimpianti.»

«Sono d'accordo», rispose Amanda, trattenendosi ancora una volta dal chiedergli perché avesse lasciato il certo per l'incerto. Per quanto si sforzasse, non riusciva a spiegarsi appieno la sua reticenza. Aveva ormai compreso l'estrema riservatezza di Federico; per certi versi, su quel fronte le assomigliava persino. Il solo pensiero di parlargli della sua famiglia, in effetti, non la entusiasmava per nulla. Troppi punti deboli da scoprire, troppi tasti dolenti da premere.
Proprio per questi motivi, la paura la dilaniava. La dilaniava al punto tale da accantonare quella fervente curiosità che in un'altra occasione l'avrebbe spinta dritta dritta a casa di quell'uomo senza se e senza ma. Magari vedendo il suo appartamento avrebbe potuto carpire qualche indizio in più riguardo al suo carattere, nonostante si sentisse, almeno in parte, piuttosto intimidita all'idea. Eppure, di lui si fidava. Non riusciva a pensare che Federico, in qualche modo, potesse approfittare della situazione per soddisfare un suo capriccio, sempre ammesso che ne avesse qualcuno. Fino a quel momento, si era comportato in modo ineccepibile.

«Sai, in questi giorni ho pensato molto al nostro ultimo incontro», riprese lui. «Ammetto che... sì, insomma, la tua compagnia mi ha fatto davvero bene. Ero parecchio giù di corda all'inizio, ma poi mi sono sentito rigenerato.»

Amanda si emozionò non poco a quelle parole. «Ne sono felice», gli disse, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. Conoscendolo, non doveva essergli stato facile abbandonarsi a quell'ammissione.

«Era da tanto che non mi sentivo così. E penso che... penso che non ti ringrazierò mai abbastanza.»

«Non mi devi ringraziare. Mi ha fatto piacere accompagnarti, te l'ho detto.»

«Lui lo sa?» chiese poi Federico, causando in Amanda un altro sussulto.

«Lui chi?»

«Il tuo agente. Per caso sa che quel giorno eravamo insieme a Torino?»

Amanda incurvò le labbra in una smorfia. «Dovrebbe saperlo?»

Sulle prime, l'altro non fiatò. «Scusami tanto, non so perché avevo l'idea che ci fosse una certa confidenza tra voi due.»

«In effetti c'è. Stiamo diventando molto amici. Ma se anche lui sapesse che siamo usciti insieme... sarebbe un problema per te?»

Lui rigirò la domanda. «E per te? Lo sarebbe per te?»

Amanda si trovò in evidente difficoltà. Il fatto che non avesse ancora detto nulla ad Alessandro avrebbe potuto, in effetti, lasciare intendere a chiunque che nel profondo considerasse la sua frequentazione con Federico come un qualcosa da nascondere, se non addirittura proteggere.

«Se devo essere sincera, vorrei che la cosa restasse tra me e te. Almeno per il momento», sputò alla fine, optando per una mezza verità. D'altra parte, soltanto Monica ne era a conoscenza.

«A me sta bene», rispose Federico. «Penso sia giusto procedere per gradi in qualsiasi campo, no?»

La ragazza annuì. Che cosa intendesse dire davvero Federico non le era dato saperlo, ma comunque intuiva che lui volesse continuare a vederla.

«Anzi, a tal proposito... quella dell'altra volta era, appunto, solo una proposta. Non sentirti in dovere di accettarla. Mi offenderei se, pur non essendone convinta, decidessi di venire a casa mia. Se trovi la cosa un po' affrettata possiamo anche rimediare un I-pad e guardare Il Canto Di Natale in macchina. Oppure, in alternativa, possiamo fare tutt'altro; eventualmente appena riesco a venire a un'altra tua presentazione possiamo – se vuoi – passare un po' di tempo insieme.»

Amanda rimase quasi stordita dal flusso di quelle parole. Il fatto che lui non fosse per niente invadente e la stesse lasciando libera di scegliere non era certo scontato. «Tu cosa preferiresti?» azzardò. Le sembrava giusto conoscere anche la sua opinione.

«A me va bene qualsiasi cosa. Mi basta conoscerti un po' meglio.»

Amanda sorrise. A quel punto, poteva forse dirgli di no? Almeno per questa volta, avrebbe rischiato. «Penso che a casa tua sarebbe perfetto», disse di getto. «Così potremmo gustarci il film in tutta tranquillità.»

«D'accordo, allora. Però ti avviso, a fare i pop-corn sono sempre stato una frana. L'ultima volta che ci ho provato sono riuscito a salvarne soltanto uno. Quindi non aspettarti altro che patatine o dolcetti pre-confezionati.»

Amanda scoppiò a ridere. «Ah, se è per questo, io invece me la cavo piuttosto bene. Se vuoi posso prepararli io. Senza bruciarne neanche uno», sottolineò, tra una risatina e l'altra.

Federico rise più sommessamente. «Non so a te, ma a me quelli confezionati non piacciono granché. Sarò quindi felice di cederti la mia cucina.»

«Concordo. Quelli fatti in casa sono un'altra storia. Non te ne pentirai, comunque.»

«Lo spero bene!» la motteggiò lui. «A parte gli scherzi, la cosa non mi dispiace. Magari puoi insegnarmi qualche trucco.»

«Fidati, è più facile di quanto pensi. Sarà che vivendo da sola da qualche anno sono ormai abituata a preparare un po' di tutto.»

«Prima vivevi con i tuoi?»

Ad Amanda si mozzò il respiro. No, non era ancora pronta a parlargliene. «Una... una specie», gli rispose, sperando che lui non insistesse troppo sulla questione. «Invece tu? Hai sempre vissuto da solo a San Diego?» gli chiese subito.

Anche stavolta, calò il silenzio. «Fino ai trentacinque, sì», rispose infine, Amanda ebbe l'impressione che si fosse irrigidito d'un tratto. «Sin da subito mi sono buttato a capofitto nello studio, quindi il tempo per pensare ad altro era piuttosto limitato. Conquistare una ragazza non rientrava nei miei canoni...» specificò, con un briciolo d'ironia. «O meglio, per tanti anni ho preferito accantonare l'idea.» Sospirò. «A dire il vero, nel mio cuore c'era già un'altra persona, soltanto che non è andata... diciamo che sono rimasto un po' scottato. Quindi ecco, mi sono dedicato anima e corpo alla neurologia.»

«Quindi hai vissuto per conto tuo per più di dieci anni?»

Federico rise appena. «Ti assicuro che non è così terribile. Perlomeno a me non ha pesato moltissimo. Certo, non ho vissuto nel più totale ascetismo», continuò, lasciandole intendere che qualche ragazza di passaggio ci fosse stata. «Qualche anno dopo, ho conosciuto una collega, e...» Non terminò la frase.

«Capisco», rispose Amanda, ormai quasi sicura del fatto che lui avesse convissuto con la suddetta collega almeno fino a... fino a quando, in effetti?

«Non mi sono mai sposato, se per caso te lo stai chiedendo», l'anticipò Federico.

Ad Amanda sfuggì un sorriso. «E io non ho mai convissuto», rincarò lei.

«Be', tu sei ancora giovanissima. Nel mio caso, l'unica donna che avrei voluto sposare era... sì, ecco, era già impegnata.»

Amanda colse un guizzo di profonda amarezza nella sua voce.
«Oh... mi dispiace molto che tu abbia dovuto affrontare una situazione del genere.»

«Che ci vuoi fare... Al cuore piace spesso andare per conto suo. Forse un po' troppo.»

«Hai ragione. Ma cosa saremmo senza i nostri sentimenti? Voglio dire... lo so, alcune volte l'amore è una completa fregatura, ma d'altra parte non credo esista un sentimento più forte di questo.»

«È giusto che tu abbia questa visione così... così favolistica dell'amore, per certi versi. La condivido, eh! Soltanto che io, perlomeno in questo campo – e no, non accetto proteste di sorta! – sono ormai piuttosto arrugginito.»

Anche stavolta, ad Amanda scappò da ridere.

«Sai, era da anni che non parlavo della mia vita privata così a cuor leggero. E mi sa tanto che la colpa è tua. O forse stasera ho bevuto un bicchiere di troppo. Anche se oddio, di solito un quartino di vino rosso in più non ha mai fatto male a nessuno, poi non lo so... Magari oggi è soltanto il mio giorno buono.»

«Qualche successo al lavoro? Comunque sia, adoro anch'io il vino rosso! Lo preferisco mille volte al bianco.»

«Un bel brindisi sarebbe d'obbligo, allora. Quanto al resto... ebbene sì. Oggi con il mio gruppo abbiamo testato un nuovo approccio all'utilizzo di un paio di chemioterapici, e devo dire che il riscontro è stato perlopiù positivo. I miei pazienti hanno risposto alle cure nel migliore dei modi.»

«Ma è fantastico!»

«Di sicuro lo è. Abbiamo ancora molta strada da fare, ma è pur sempre un punto di partenza. Tu, invece?»

«Anche l'ultima presentazione è andata piuttosto bene. Poi con Alessandro abbiamo piazzato qualche copia del mio libro in varie biblioteche del Nord Italia, ma sono state perlopiù toccate e fughe. Purtroppo abbiamo dei ritmi piuttosto serrati da rispettare.»

«Be', nulla vi vieta di ripetere l'esperienza in futuro. Magari vivendola con più spensieratezza.»

«È quello che gli ho detto anch'io, pensa», rispose Amanda, piuttosto sorpresa.

«Sono sicuro che a lui farebbe piacere. Viaggiare è sempre bello. Specie in compagnia.»

«Concordo. Col mio ex ho visitato diverse città.»

«Mi dispiace che sia finita», rispose Federico dopo qualche istante.

«Nah, non era la persona giusta per me. Eravamo troppo diversi. Ma non rinnego niente, rifarei tutto quanto.»

«Meglio così. Ah, dimenticavo... non ti ho chiesto come va sul fronte ansia. Hai più avuto qualche crisi?»

La giovane si strinse nelle spalle. «Per fortuna no. E spero proprio che non ricapiti più. Ti ringrazio per l'interessamento, comunque.»

«L'altra volta mi sono un po' spaventato, lo confesso. Ma l'importante è che sia tutto risolto.»

Amanda sospirò. «Mi dispiace tanto, ti assicuro che non era mia intenzione.»

«Non dispiacerti. Difficilmente queste cose si possono controllare, ma posso dirti che, una volta individuata la causa scatenante, farlo diventa molto più semplice.»

«Sembri parecchio esperto in materia.»

«Be', ho avuto davvero tanti pazienti, e molto spesso mi sono trovato, per quanto possibile, a dover tranquillizzare non solo loro, ma anche i relativi familiari. Certo, non che gli si possa nascondere la verità, ma perlomeno si cerca di rendere più dolce un qualcosa che... un qualcosa che di dolce non ha assolutamente niente.»

«Immagino. È che... molto spesso non basta la semplice forza di volontà. E così ci si ritrova a fare i conti con un passato che non si riesce del tutto ad accettare o, peggio, con un male fisico che ci debilita del tutto. O quasi.»

«Proprio così. Ma direi che possiamo anche evitare discorsi tanto tristi. Preferisco mille volte concludere la nostra conversazione con la promessa di rivederci presto. Mi farò vivo io, d'accordo? Eventualmente, poi mi dirai se sei disponibile o meno.»

Amanda tornò a sorridere. «D'accordo. Ti ringrazio tanto della chiacchierata.»

«Figurati. Anzi, grazie a te. Buonanotte, Amanda.»

«Buonanotte, Federico.»

Non appena riagganciò, la ragazza si girò sul fianco sinistro e spense l'abat-jour. Chiuse gli occhi e si addormentò quasi subito, un flebile sorriso impresso sulle labbra e una montagna di speranze che germogliavano nel suo cuore.

 

N.d.A: Ci ho messo un'infinita di tempo per scrivere questo capitolo (a mio avviso il capitolo "più debole" mai scritto finora di questa storia!)... In effetti, non mi convince quasi per nulla, però vabbè... Alla fine l'ho lasciato andare. Come al solito, a voi l'insindacabile e inappellabile giudizio!

Un abbraccio forte (e come al solito grazie per il sostegno!),

Eleonora.

   
 
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