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Autore: Pinca    17/05/2023    2 recensioni
-Sai Ari....- oramai l'attenzione, nonostante il nuovo arrivato, era completamente catalizzata sul rosso che sembrava finalmente tornato serio, ma un sorrisetto lo tradì.
-In vita mia credo di non averti mai voluto così tanto...-
Oramai Boris e Sergey lo fissavano increduli con gli occhi sgranati. Kai si sentì come investito da una doccia fredda.
-...ma così tanto bene come in questo momento.-
La cosa bella era che era stato talmente convincente che Ariel stessa non riuscì a pensare che la stesse prendendo per il culo perché, in effetti, era stato sincero. Per la prima volta da quando Yuri la conosceva, Ariel Mayer aveva fatto, anche se inconsapevolmente, qualcosa per il suo personale piacere: rendere Kai Hiwatari vulnerabile.
Kai si portò una mano alla fronte massaggiandola compulsivamente, gli altri due erano rimasti a bocca aperta, forse troppo sconvolti e preoccupati.
-Si può sapere chi cazzo è che l'ha rotto?- chiese brusca Ari completamente disgustata e seccata dalle buffonate del capitano. Cielo, Yuri era un sentimentalotto, era vero ma non in modo così ripugnante!
-Fino a ieri sera funzionava normalmente!- continuò nervosamente pretendendo una risposta da Sergey e Boris.
-Non ne ho la minima idea!- biascicò Sergey. -Stamattina sembrava normale....-
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Takao Kinomiya, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Return of revange'
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Ebbene signori, senza alcuna vergogna mi ripresento qui con un nuovo capitolo! Esatto dopo anni ho tutto ‘sto coraggio di aggiornare questa benedetta storia.  
Ovviamente vi chiedo scusa.  
Sono pienamente consapevole che il sito e soprattutto il fandom di Beyblade si sono miserabilmente spopolati, ma a Pinca non interessa e riprende a scrive e pubblicare lo stesso. Chissà magari in un moto di nostalgia vi ritroverete anche voi qui come me e avrete ancora voglia di farmi una lettura e due risate (lo spero).  
Ma passiamo agli avvisi. Ho revisionato, corretto e riscritto gli ultimi cinque capitoli di Return of Revenge. Ve lo dico così, giusto perché in alcuni ho cambiato qualche dettaglio o ho riscritto proprio di sana pianta, ma niente di così drastico da poter influenzare il seguito. Semplicemente rileggendolo mi è venuta un’idea e mi sono detta “perché mi è venuta st’idea geniale solo dopo 14 anni?!”.
Tutto il lavoro fatto sugli ultimi capiti di RoR mi hanno aiutato a riprendere confidenza principalmente con la pagina bianca e da ora spero di procedere non dico come un treno, ma quanto meno più serenamente.   
Dopo tanti anni di fermo avevo dimenticato cosa significasse scrivere, cosa comportasse tutto il processo creativo ed è stato al contempo entusiasmante e strano. Idee che si trasformano in corso d’opera, parole che nascono da sole, personaggi e vicende che si intrecciano e si evolvono oserei dire in autonomia XD … insomma non ci ero più abituata e mi mancava. Ho la storia che periodicamente mi frulla in maniera ossessiva in testa e l’unico modo che ho per liberarmene è metterla per iscritto, nero su bianco.  
Per chi ha aperto questa pagina, ha letto fin qui e si appresta a leggere il capitolo auguro buon divertimento e un buon tuffo nei ricordi <3.  
La vostra Pinca   
Ps: ovviamente non mi viene mai in mente un titolo decente, pardon!

 

 

 

 

48. Il gattino glitterato della newsletter della domenica

 

Cinque e vendi del pomeriggio. Takao, Sayu e Daichi erano fermi davanti ai cancelli della scuola da più di dieci minuti a osservare la mandria di studenti chiassosi uscire, cercando tra i vari volti quello familiare di Kappa, ma niente.    
-Voi lo vedete?- chiese Takao sulle punte dei piedi scrutando tra la folla.
-Forse è andato via prima.- ipotizzò Sayu -è dall’ora di pranzo che non si vede o magari ha qualche corso per dei crediti extra e non ce l’ha detto.-
-Sì... forse....- disse Takao distratto continuando a cercarlo.
-Basta, ce ne vogliamo andare!?- si lamentò Daichi cercando si allentare con dita frementi il colletto della camicia. -Voglio tornare a casa e togliermi questa robba di dosso!-  
Nonostante fosse passato quasi l’intero anno scolastico ancora non si era abituato ad indossare la divisa, si sentiva costretto, gli faceva venire l’orticaria. Si era preso un sacco di strigliate quell’anno perché aveva il vizio di togliersela alla prima occasione. Tra un’ora e l’altra, durante il pranzo, durante le lezioni. A mano a mano il suo tempo di sopportazione si era allungato fino ad arrivare alle diedi ore di fila, ma una volta fuori da quella maledetta prigione l’unico suo obbiettivo era tornare di corsa a casa e restare in mutande fino all’ora di cena!
Dalla folla uscirono Mina e Seimi e li raggiunsero. Mina sfoggiava il suo miglior sorriso.  
-Ciao Takao, ciao Sayu!- salutarono entrambe rivolte a Takao, abbozzarono un sorriso a Sayu e ignorando palesemente Daichi.  
-Ciao ragazze!- le salutò Takao, ricambiando con un sorriso cortese, mentre Sayu riuscì solo a stirare le labbra in una smorfia infastidita.  
Le due ridacchiarono civettuole. In tutta onestà Sayu non le sopportava. Da mesi Mina ronzava intorno al Takao non-Takao, sfacciatamente e senza pudore. Forse per l’assoluta mancanza di coerenza davo che le aveva chiaramente detto davanti a tutte che con un tizio cose Takao non ci sarebbe uscita neanche se fosse stato l’ultimo ragazzo sulla faccia della terra, o forse perché aveva continuato a provarci spudoratamente con lui nonostante si fosse pubblicamente dichiarato impegnato.  
-Volevo augurarti buona fortuna per domani!- Mina giocherellando con una ciocca di capelli, battendo le sue nuove ciglia nere.  
-Grazie!- rispose il non-Takao guadagnandosi un’occhiataccia spazientita da Sayu.   
-Noi verremo a fare il tifo per te!- continuò Mina con tono vezzoso.  
La smorfia disgustata sulla faccia di Sayu si allargò sempre di più, straordinariamente simile a quella comparsa sulla faccia di Daichi. Ma Takao inamovibile, non si scompose, continuò imperterrito a sorridere gentilmente alla ragazza.  
Lei gli rivolse un sorriso ammiccante e si avvicinò a lui, gli toccò il braccio e aggiunse: -Io farò il tifo per te!-  
-Vi ringrazio. Il vostro supporto è molto importante per me e per la squadra!-  
-A domani, allora!- soggiunse Sayu con enfasi e la voce più acuta che le riuscì, oramai al limite della sopportazione.   
Mina e Seimi le lanciarono un’occhiata di sufficienza e se ne andarono, non prima di aver salutato con un gran sorriso Takao.  
-Come fai a sopportarle!?- esplose Sayu esasperata quando si furono allontanate. -Inoltre Mina ci prova palesemente con te ogni volta che ti vede!-
-Calmati Sayu, che vuoi che sia!- le rispose con leggerezza Takao con una alzata di spalle.  
-Sono delle oche!- continuò Daichi, grattandosi sui fianchi.  
-Ci prova anche se sa che sei impegnato! E prima che diventassi...- disse Sayu indicandolo nella sua interezza con gesto eloquente -… beh... tutto questo, lei non ti considerava minimamente!-  
-E qual è il problema?- continuò candidamente Takao tornando a scrutare tra gli studenti oramai esigui.
-Ehi ragazzi!-
I tre si voltarono. Max li raggiunse correndo, con un gran sorriso.  
-Ciao Max!- lo salutarono Takao e Sayu. Daichi era troppo preso dal prurito dietro il collo che gli dava l’etichetta.
-Che state facendo ancora qua? Vi aspettavo al solito posto.-
-Stiamo aspettando Kappa, ma forse è uscito prima oggi.- spiegò Sayu.  
-E non vi ha detto niente?- chiese Max sorpreso. -Strano!-  
-Esatto!- concordò Takao. -È quello che ho pensato anche io!-
-Beh, non da farne una tragedia, mica vi informa su ogni suo spostamento.- fece presente Sayu. Fosse stato per lei se ne sarebbe già andata da almeno dieci minuti, si sarebbe evitata quelle smorfiose di Mina e Seimi, e a giudicare dall’agitazione di Daichi, che aveva preso a grattarsi dietro al collo e a tirarsi il dietro dei pantaloni, lui se ne sarebbe andato ancora prima.  
-In verità sì!- le fece presente Max con disinvoltura. -Ci manda il suo programma della settimana nella sua newsletter della domenica!-  
-La newsletter della domenica?- chiese stranita Sayu.  
-La manda anche a te!- le disse Takao.  
-Davvero?!- Sayu sorpresa tirò fuori il cellulare e andando subito a controllare. Lei non guardava mai le email!   
-Sai, per incastrarci con i suoi impegni e con gli allenamenti....- le spiegò Takao -L’ultima era molto carina...-
-Quella col gattino glitterato!- continuò esaltato Max con gli occhi che brillavano. Tirò su i pugni a mo’ di zampe da gatto e accennò un balletto mentre canticchiava. -Meow Meow gnaw! Meow Meow gnaw!-
-Oddio!- ringhiò Daichi continuando ad agitarsi.  
-Dai l’ha fatto identico!- fece Takao. -Inoltre allega sempre qualche coupon per qualcosa e, a proposito di questo, ce ne ha mando uno per un frappè extra size da Frappazy. Dobbiamo andarci!-
-Il Frappè con le praline che frizzano!- aggiunse Max sognante con uno sbrilluccichio negli occhioni azzurri.
-Oddio!- esclamò Sayu incredula scorrendo le email. C'erano almeno una decina di mail non lette da parte di Kappa!
-Sì, fanno anche quello!- confermò Max convinto che il commento di Sayu fosse riferito al frappè con le praline che frizzano.
L’improvviso urlo di Daichi fece trasalire loro e girare gli ultimi studenti in uscita. Si strappò la camicia, tutti i bottoni saltarono, il viso era rosso come i capelli e respirava affannosamente.  
-Daichi!- lo rimproverò Takao scandalizzato.  
Daichi gettò la camicia a terra e gli puntò un dito contro ammutolendolo.  
-No! Daichi, no!- ringhiò il piccolo infuriato digrignando i denti.  
Sayu si nascoste dietro Takao e Max e il suo stesso cellulare.  
-Ora Daichi torna a casa!- continuò la sua sfuriata parlando di sé in terza persona. -E Daichi non indosserà nemmeno le mutande per tuuuuuutta la sera! Capito!?-
Detto questo si girò e se ne andò macinando terreno come una locomotiva e sparendo nel giro di pochi secondi alla vista dei tre e dei residui della scolaresca.    
Sayu era diventata rossa come un peperone, Max e Takao dopo qualche secondo di silenzio si scambiarono uno sguardo perplesso.
-Passiamo da te e poi da Frappazy?- propose Max come se nulla fosse successo.
-Andata!- fece Takao per poi rivolgersi alla compagna di classe. -Vieni anche tu Sayu? Che ti prende, perché sei tutta rossa?-  
-Io a casa tua non ci entro se corro il rischio di trovarci Daichi nudo!- pigolò Sayu imbarazzata da morire, mentre Max ridacchiava divertito.
-Ma no che non gira nudo!- la tranquillizzò Takao incamminandosi con i due amici. -Indossa i pantaloni del pigiama senza niente sotto.-
-Questo dovrebbe essere meglio?- gli chiese lei.
-Certo, non lo vedi nudo e sai che non poggia le sue chiappette nude da nessuna parte!- le spiegò Max. -Lo faceva anche quando stava da me.-
-Sai che ha ragione!- continuò con disinvoltura Takao come se fosse un normale argomento di discussione da affrontare in presenza di una ragazza. -Ho provato ed è fantastico! Si sta alla grande là sotto!-  
-Ma ti sembrano commenti da fare?- chiese scandalizzata Sayu con voce sempre più acuta.
-È vero! Ho provato anche io!- convenne Max con fervore. -Quel ragazzo è vero un genio!-  
-Siete due idioti!- sentenziò Sayu mettendo il broncio. -L’ho capito che lo state facendo a posta per mettermi in imbarazzo! Smettetela!-
Takao e Max scoppiarono a ridere.
-Quando c’è Hilary non li fate certi discorsi!-
-Certo che no, Hilary è manesca!- le spiegò Max. -Con te è più divertente!-  
-Ti senti tutto ciondolante....- riprese il discorso Takao fermandosi e ancheggiando in mezzo alla strada, cosa che fece venire voglia a Sayu di sprofondare sottoterra e sparire per sempre.
Si sentì prendere fuoco, balbettò completamente in tilt e nascose la faccia dietro alla cartella, mentre i passanti attorno a loro li osservavano perplessi. Max scoppiò a ridere attirando ancora di più l’attenzione su di loro e si unì al balletto ancheggiante di Takao.  
Sayu girò sui tacchi e si incamminò lasciandoli lì.
-La prossima volta resto anche io al corso di cucina con Hilary invece di tornare a casa con voi!- borbottò Sayu a occhi serrati con ancora la cartella davanti alla faccia, procedendo a passo di marcia, decisa ad ignorarli.
-Sayu... Sayu ferma!-  
-Il palo!-
Abbassò la cartella e... Beng!
Preso in pieno, dritto in faccia!  
Cadde a terra stordita con la cartella stretta tra le dita.  
Takao scoppiò a ridere, Max ebbe la decenza di trattenersi ma aveva le lacrime agli occhi.  
-Tutto bene?- le chiese Max premuroso affiancandola.  
Il labbro inferiore di Sayu tremo pericolosamente. Gli occhi le si riempirono di lacrime. Le sfuggì un singhiozzo.
-No!- disse col fiato mozzo coi lacrimoni. -Mi sono fatta male e ho fatto una figuraccia!-  
-Beh, se ti preoccupi della figuraccia vuol dire che la botta non è stata tanto forte!- osservò Takao infilando le mani in tasca riprendendosi dalle risate con un gran sospiro.
-Takao!- lo ammonì Max lanciandogli un’occhiataccia. Si chinò accanto alla ragazza poggiandole una mano sulla spalla per confortarla.  
-Voglio dire che è un buon segno!- si spiegò Takao seccato venendo ignorato.
-Ma quale figuraccia!- la consolò Max. -E poi sei così cute in questo momento da superare il gattino glitterato della newsletter di domenica scorsa!-  
-Davvero?- chiese Sayu con i lacrimoni agli occhi e il singhiozzo, cercando di riprendere fiato.
-Assolutamente sì!- confermò Max annuendo convinto. -Vero Takao?-  
-Certo, certo!- lo liquidò Takao senza convinzione. -Adesso andiamo? Dopo Frappazy vorrei passare alla BBA a vedere come sta Ari, non torna a casa da giorni.-
-Possiamo portarle un frappè! Frappazy è là vicino, le farà piacere una pausa!- propose Max aiutando Sayu a tirarsi su –E tu hai bisogno di mettere del ghiaccio sulla fronte!-  
Ripresero a camminare e a parlare di cose normali dando finalmente tregua alla povera Sayu che si sentiva pulsare la fronte. Le sarebbe venuto un bernoccolo gigantesco!  
Arrivati davanti alla casa di Takao si fermarono.  
Una grossa berlina nera dai vetri oscurati era parcheggiata proprio lì di fronte e un omone serio, in completo nero e occhiali da sole, era lì piantato come a fare la guardia.  
Si scambiarono degli sguardi perplessi e preoccupati ed entrarono.
-Daichi siamo a casa!- urlò Takao nell’ingresso sfilandosi le scarpe.
Max dietro di lui lo seguì avanzando nel corridoio in punta di piedi.  
-Nei film non è mai un buon segno trovarsi una macchina del genere davanti casa!- gli sussurrò all’orecchio con tono grave e eccitato allo stesso tempo.
-Che significa?- chiese timorosa Sayu anche lei sussurrando.  
-Servizi segreti, Yakuza, Mafia, cartello colombiano....-
-La vuoi finire con questi film, per favore?- gli chiese irritato Takao fermandosi. -Perché dovrei avere il cartello colombiano in casa?-  
-Non lo so Takao, non lo so, dimmelo tu!- fece Max serio, continuando a parlare a bassa voce, fissandolo dritto negli occhi come a volerlo persuadere a dirgli la verità. -Tuo padre e tuo fratello non hanno passato un sacco di anni in sud America? Sicuro che siano degli archeologhi?-  
-Smettila di dire idiozie!- sbottò Takao esasperato da tutte quelle scemenze.
-Allora perché Daichi non ha risposto?- gli fece notare Max.
-Sarà in bagno, che ne so!- rispose spazientito il padrone di casa deciso a non dargli più retta e procedendo verso la cucina.  
Una volta davanti alla porta della cucina sentirono delle voci provenire dal suo interno.  
-Sembra la voce di Claire...- sussurrò Sayu decisamente più sollevata che non si trattasse di Yakuza, servizi segreti o per assurdo del cartello colombiano.
-Magari è la mafia francese!- ipotizzò elettrizzato Max.
-Anche meno, Max!- disse Takao aprendo la porta della cucina.  
Vi trovarono Kai, Claire e Ari. I primi due in piedi, lei al centro col suo solito cipiglio altezzoso, il naso arricciato all’insù e la borsa appesa al comito, lui con le mani artigliate su una sedia con la pazienza chiaramente agli sgoccioli, l’ultima seduta di fronte a lui, imbronciata, a braccia conserte che lanciava truci sguardi di fuoco agli altri due. Tutti come di base insomma! Un quadretto perfetto tanto che solo chi li conosceva bene poteva reagire sorridendo di gioia alla loro vista.
-Ragazzi, che bella sorpresa!- esclamò per l’appunto Takao entrando in cucina.  
-Ehilà, ragazzi!- li salutò entusiasta Max avanzando verso il freezer. Lo aprì, prese una busta di broccoli surgelati e la mise sulla fronte di Sayu che in tutta sincerità avrebbe preferito avere la visuale libera in quel momento.  
Sayu non conosceva abbastanza bene i presenti e si chiese se Takao e Max riuscissero a comprendere il linguaggio del corpo, perché quei tre erano palesemente di pessimo, pessimo umore, soprattutto quella meno raccomandabile che lanciò loro un’occhiata omicida.
-Finalmente!- esordì Claire. -Adesso possiamo andarcene!-  
-Come, di già?- chiese deluso Max.
-Non prima di aver fatto delle raccomandazioni!- le fece presente Kai sospirando.  
Claire sbuffò e alzò gli occhi al cielo.  
-Come mai siete qui?- chiese Takao senza nascondere la contentezza.
Non vedeva Kai e Ari da giorni. Lui era scomparso lasciando delle indicazioni piuttosto vaghe, Ari era rimasta giorno e notte alla BBA per finire in tempo il lavoro.
-Hai finito i beyblade dei ragazzi?- chiese Max entusiasta. -Eppure è strano, Boris mi aveva promesso che mi avrebbe avvisato per fare una prova....-  
-No, e vi consiglio di evitare l’argomento, per favore!- lo bloccò Kai.  
La gamba di Ari iniziò a tremare, su e giù, sempre più irrequieta.  
Ora anche Takao finalmente notò il suo malumore.   
-Ari resterà da voi, né io né Claire possiamo tenerla d’occhio...-
-Non ho bisogno della balia!- ringhiò Ari risentita, ma come una miccia queste parole fecero esplodere Claire.  
-Non hai bisogno di una balia!? Tu dici di non aver bisogno di una balia!? Hai dimostrato proprio il contrario!- Sbottò. Ari provò a ribattere ma lei non le diede il tempo perché continuò con voce sempre più acuta e fremente, quasi senza riprendere fiato. -Io ti ho dato fiducia! Mio padre ti ha dato fiducia! Lo sapevo che eri una sociopatica, tutti ne sono consapevoli, ma indovina con chi se l’è presa mia madre! Con me! Capito!? Con me! Non con te; non con l’eminente professore del piffero che ti ha tenuta in terapia per due mesi finché non gli hai fatto sparire il gatto...-
-O mio dio che fine hai fatto fare al gatto?- chiese atterrito Max.
-...non con un qualsiasi adulto presente in tutta la BBA- continuò in preda a una vera e propria crisi isterica, con la borsa al suo braccio che ballonzolava per l’agitazione -non con mio padre che ha approvato il progetto e ripeto ancora non con te che a quanto pare hai un gran cervello ma ti funziona solo quando gira a te!-
Kai le poggiò una mano sulla spalla cercando di calmarla.  
Takao, Max e Sayu si scambiarono un’occhiata perplessa. Non avevano mai visto Claire perdere così il controllo e ancora meno si sarebbero mai aspettati di vedere Kai solidale con lei. Questa volta Ari doveva aver superato il limite della decenza!  
-Se l’è presa con me! Perché non ti ho tenuto d’occhio! Avrebbe dovuto farmi i complimenti per il gran lavoro che sto facendo e invece no! Le interessi solo tu, come se io non avessi altro da fare nella mia vita che controllare te!- Claire le puntò un dito contro, i capelli completamente arruffati, e sbatté la borsa sul tavolo, che dal gran tonfo che fece doveva essere anche molto pesante.  
-Quindi signorina dopo quello che hai fatto non hai alcun diritto di parlare o di lamentarti!- concluse Claire e per dei lunghi attimi nella cucina regnò il silenzio.
Ari era rimasta totalmente indifferente a quella sfuriata, come se non le avesse appena urlato in faccia. La crisi isterica di Claire la aveva letteralmente attraversata come l’aria. Sul suo viso non un muscolo si era mosso, neanche per un attimo lo sguardo di Ari aveva vacillato, era rimasto fermo in quello di Claire, inamovibile come la sua espressione.  
Claire continuava a fissarla tremante e agitata, riprendendo fiato.  
Le labbra di Ari si mossero impudenti.  
-Io non ho fatto niente!-
Claire fremette, sembrava di nuovo sul punto di esplodere. Il viso già rosso, se possibile, divenne ancora più rosso. Si portò le mani chiuse a pugno davanti alla bocca soffocando un urlo di frustrazione.
Kai le diede delle pacche sulla spalla.  
-Porta pazienza....- le disse.  
Lei si voltò verso di lui e lo guardò incredula e esasperata.  
-Dice che non ha fatto niente!-
-Lo so, ci penso io, va bene? Tu calmati!- cercò di rassicurarla Kai. -Respira....-
Claire chiuse gli occhi e prese un profondo respiro.  
Takao, Max e Sayu assistevano a bocca aperta completamente allibiti.
-Capisci, continua a ripetere di non aver fatto niente!- continuò a farfugliare Claire sconfortata cercando un supporto in Kai che continuava ad annuire grave. -Non lo capisce... non capisce che cosa ha fatto...-  
-Lo so, lo so! Ci penso io, se vuoi puoi aspettarmi fuori, va bene?- le disse Kai comprensivo. -Prendi un po’ d’aria....-
-O mio Dio.... Che diamine è successo?- chiese a mezza bocca Takao.  
Kai che rassicurava Claire, Claire completamente sconvolta.... Quei due a malapena si sopportavano e ora si stavano supportando a vicenda! Doveva essere davvero tanto grave.
-È successo che mi hanno estromessa dal mio progetto perché uno dei miei assistenti ha passato qualche notte chiuso in uno sgabuzzino!- spiegò finalmente Ariel.  
-Perché ha passato qualche notte chiuso in uno sgabuzzino?- le chiese ingenuamente Takao.
-Ha disobbedito a un mio ordine e provato ad aizzare tutta l’equipe contro di me! Questa si chiama insubordinazione!- ringhiò Ari inviperita tornando a rivolgersi a Kai e Claire -In mare una volta per cose del genere si finiva a fare compagnia ai pesci! Io l’ho solo messo in isolamento, non l’ho spinto giù da una passerella dal trentacinquesimo piano!-
-Ah beh, se messa a confronto con i pirati....- borbottò Max cercando di trovare il lato positivo nella faccenda.  
-Isolamento?- esplose di nuovo Claire oramai esasperata. Era da quella mattina che cerca di farle capire la gravità delle sue azioni. -Si chiama sequestro di persona, è un reato! Quel poverino ha dovuto fare pipì in una bottiglia!-   
Sayu solo all’idea strinse orripilata la busta di broccoli surgelati.
-Ha un pene, non gli sarà venuto difficile farlo in una bottiglia! E ti ripeto che la porta non era chiusa a chiave, poteva uscire quando voleva!-
-Era terrorizzato da te!-  
-Non abbastanza a quanto pare da farlo stare zitto!- sibilò Ari.
-Scusate ma in due giorni nessuno si è accorto che c’era un tizio chiuso in uno sgabuzzino?- intervenne Takao cercando di capire al meglio la situazione. -Le altre persone che lavoravano lì.... Boris, Sergey e Yuri so che sono andati più volte lì per fare delle prove di lancio....-
Claire si lasciò sfuggire una mezza risatina isterica e si rimise la borsa al braccio.
-Gli assistenti erano troppo terrorizzati da lei per reagire e, a quanto pare, anche da loro! Quindi non hanno detto niente finché, per puro caso, non sono passata io stamattina!-  
-La gente trova terrificanti quei tre!?- chiese scandalizzata Ariel mettendosi dritta sulla sedia. -Sul serio, i tre orsacchiotti di riccioli d’oro!? È ridicolo!-
-Il punto è che...- continuò Claire ignorandola -… se non fossi arrivata io quel poverino sarebbe rimasto chiuso lì dentro per altri due giorni. Una volta fuori la voleva denunciare per sequestro di persona!-
Takao, Max e Sayu ora fissavano sconvolti Ari, ora Claire.
-È da stamattina che Kai e io passiamo da un ufficio all’altro e parliamo con gli avvocati per risolverei il suo problema....-
-Siete due incapaci!- le rinfacciò velenosa Ari. -Voi e tutti quegli avvocati del cazzo vi siete fatti mettere i piedi in testa da un segaiolo dalla pubertà ritardata!-
-Come ti permetti di darci degli incapaci? È tutto il giorno che siamo in giro a risolvere i tuoi casini! Quello di estrometterti dal progetto è stato l’unico modo per evitarti la denuncia e l’espulsione dal paese!-   
-Bel risultato del cazzo!- continuò sprezzante Ariel.
-Cosa avremmo dovuto fare secondo te, sentiamo!-
-Tu sei ricca sfondata, e tu...- disse Ari rivolgendosi ora a Kai con tutto disprezzo e lo sdegno che aveva in corpo -...sei un Hiwatari! Corrompi, compra, minaccia, taglia qualche testa, cazzo! Non hai imparato niente dal vecchio o te lo devo insegnare io come si fa?-  
Kai, che fino a quel momento aveva mantenuto una calma surreale, improvvisamente si irrigidì e si fece cupo e minaccioso. Appoggiò le mani sulla tavola e si sporse verso Ari che non sembrava minimamente intimorita da lui. Sostenne il suo sguardo dardeggiante con sfida.  
Max e Sayu si ritrassero. A Takao salì l’ansia a mille. Pregò con tutto sé stesso che la situazione non degenerasse tra quei due.
-A fare cosa- le chiese in un sibilo intimidatorio -a essere un Hiwatari?-
-A quanto pare sì!- gli rispose sfidandolo con orgoglio senza alcuno scrupolo, contro ogni buonsenso.
Tutti sussultarono tranne lei quando Kai caricò un pugno sul tavolo.  
Si sollevò e si allontanò di qualche passo girandosi di spalle cercando di calmarsi, prendendo dei profondi respiri. Per la frustrazione si stava mordendo a sangue l’interno della bocca.  
-Non ti permettere di parlare così a Kai!- la riprese Claire. -È stato comprensivo con te oltre il limite del razionale e tu non riesci a starti zitta per una volta!-
Takao sospirò affranto. -Ari...- la apostrofò con biasimo.  
Claire aveva ragione, straordinariamente Kai stava affrontando la questione con quanta più calma possibile, anche dopo quelle parole e quella sfacciataggine che avrebbero dovuto farlo diventare una belva.
Kai tornò a voltarsi, prese un profondo respiro. Era ancora teso in volto e dopo qualche attimo si decise a guardarla e a parlare di nuovo.
-Non siamo in Russia- le fece presente con tono grave tornando davanti a lei. -forse questo dettaglio ti è sfuggito! Non funziona così da queste parti! Al minimo sgarro ti buttano fuori dal paese!- Ari si morse il labbro e distolse lo sguardo. -Questo non deve assolutamente accadere!-
Seguì il silenzio. Non replicò, sembrò acquietarsi benché ancora carica di risentimento, ma tenne la festa orgogliosamente alta. Kai aveva perfettamente ragione.
Claire sospirò esausta.   
-Ma se non può...- prese la parola Takao, soppesando con attenzione le parole per non far scatenare di nuovo l’inferno -... Proseguire... come faranno a ultimare...-
-I beyblade sono stati assemblati- spiegò Kai posando le mani sui fianchi e Takao finalmente notò che c’era qualcosa di strano in lui -mancano solo i test per il collaudo. Abbiamo chiesto a Kappa di occuparsene, è lì già da stamattina!-   
-Ah ecco dov’era finito!- disse Max annuendo.
Ariel schioccò la lingua mettendo di nuovo tutti in allerta.  
-Ma per favore!- fece sprezzante.  
-Lo hai indicato tu come possibile supervisore in caso di tua assenza!- le ricordò lui duro.  
-Sì, prima che mi mandasse l’immagine di un gattino nella newsletter domenica!-
-Oh mio dio!- esclamò Claire esasperata riuscendo di nuovo a smorzare le lamentele della cugina. -È un ragazzino nerd asiatico, è normale che mandi gattini e newsletter! Oh bene, grazie tante Ariel, grazie davvero! Mi mancava proprio fare battute razziste nella mia lista delle cose da fare oggi!-
Takao corrucciò la fronte. -Kappa non è un nerd!-  
-Oh sì, lo è!- confermò Max serio e dietro di lui anche Sayu annuì con fervore.
-Adesso ascoltatemi bene tutti voi.- riprende la parola Kai rivolgendosi a Ari. -Tu resti qui per i prossimi giorni. Non pensare nemmeno per un momento di tornare al laboratorio, chiaro? Non devi tornare! Lascia fare i test finali a Kappa e stai tranquilla, il tuo lavoro è in ottime mani. Takao...- proseguì rivolgendosi all’amico -...ti prego, fatele mangiare del cibo vero, qualcosa di sano perché sono giorni che va avanti a caffè e redbull, e deve riposare perché non chiude occhio da quando mi ha consegnato Dranze!-  
Takao annuì serio.
-Visto che sei qui allora potremmo andare tutti insieme da Frappazy!- propose entusiasta Max ad Ari nel tentativo di tirarla su di morale, ma lei manco si degnò di guardarlo. L'unica cosa che ottenne il povero Max con la sua gioiosa proposta fu di attirare su di sé lo sguardo di totale disapprovazione di Kai.
-Cosa non ti è chiaro di “cibo sano”!- soffiò a denti stretti.  
-Ma il frappè....- balbettò Max cercando di giustificarsi.
-Non c’è un adulto in casa?- lo interruppe Claire spazientita, realizzando che stava lasciando una pericolosa sociopatica da manuale letteralmente a dei bambini!  
-Mio nonno è andato alle terme con gli amici per qualche giorno e mio fratello è dalla fidanzata.- spiegò Takao ingenuamente.
-Non potremmo lasciarla a Yuri?- propose Claire rivolgendosi direttamente a Kai come se gli altri non contassero e Ari fosse un pacco da scaricare.
-Yuri non la vuole!- le ricordò Kai. -E poi lui e gli altri staranno tutto il tempo al laboratorio per il collaudo.-  
-Rei?- chiese Claire. Lui le era sempre sembrato un tipo maturo e assennato.
-Aveva un appuntamento con una ragazza della provincia, torna domani.- disse Max.
Kai sospirò. -Almeno ha smesso di andare dietro a Mao!-  
-E voi due?- pigolò Sayu sperando che se la portassero via con loro.
-Io ho da fare nei prossimi giorni, non ci sarò.- rispose evasivo Kai.
-Io non posso, tra qualche giorno ci sono le amichevoli e sono in ritardo sulla tabella di marcia grazie a lei!- spiegò Claire lanciando un’occhiataccia a Ariel.
-Qual è il problema?- sbottò a quel punto seccato Takao, realizzando finalmente che tutto quel discorso era basato sul fatto che non si fidassero di lui. -Io e Ari non abbiamo bisogno di qualcuno che si occupi di noi, ce la sappiamo cavare! Siamo già rimasti a casa da soli altre volte e siamo sopravvissuti mi pare! Stasera mangiamo qualcosa di sano e andiamo a dormire che domani ho anche la finale regionale di kendo!-
-Tu perché sei vestito come un damerino?!- esordì così Daichi entrando in cucina con passo baldanzoso, squadrando Kai da capo a piedi. -Sembri uno che deve andare a un funerale!- continuò aprendo il frigo e frugandoci dentro.
Takao e Max guardarono Kai e finalmente realizzarono. Era l’abbigliamento! Indossava un completo scuro elegante, e anche se la cravatta era allentata e la camicia bianca leggermente sbottonata, aveva comunque un aspetto completamente diverso dal solito.
-Ecco cos’era!- esclamò Max illuminandosi in volto. -Continuavo a fissarlo senza capire perché non mi sembrasse lui!-
-È vero, pure io!- convenne Takao. -È un bel completo!- si complimentò ammirato.
-Forse è sempre calmo, semplicemente ora lo notiamo perché non ha quelle braccia muscolose in vista....-
-Finitela tutti e due idioti!- li rimproverò aspra Claire rimettendoli in riga. -Secondo voi si sarebbe potuto presentare a degli avvocati vestito come un disagiato? Grazie al cielo sa come presentarsi e come comportarsi! È grazie a lui se lei è qui e non su un aereo per Mosca!-
-E tu che diamine di problemi hai?- chiese Daichi addentando la merendina, fermo davanti a Sayu e fissando la busta di broccolo semi scongelati dietro la quale la ragazza si stava nascondendo.
Sayu sussultò e strinse ancora di più la busta davanti alla faccia e pigolò qualcosa.  
Claire la guardò perplessa e ingenuamente chiese -Che cosa ha detto?-  
Max colse la palla al balzo e sganciò la bomba.
-Ha detto che Daichi non indossa la biancheria intima!-  
-E a te che ti frega!- sbraitò Daichi a una Sayu completamente paralizzata dall’imbarazzo.  
Claire sgranò gli occhi e arricciò il naso ancora di più, guardando il piccoletto in pigiama incredula.  
-È disgustoso!-  
Takao roteò gli occhi al cielo. Non aveva voglia di sorbirsi un’altra crisi isterica di quella papera della cugina di Ari.
-Daichi ti prego, ci sono due ragazze in casa, potresti cortesemente mettere la biancheria intima?-
-Col cavolo!- come era ovvio, il rosso protestò.
Max guardò di sottecchi Takao, tossì imbarazzato, gli diede una gomitata e con uno sguardo più che eloquente gli indicò Ari seduta proprio di fronte a loro.  
-Tre!- si corresse goffamente Takao. -Tre ragazze in casa volevo dire.... Va a vestirti!-
-Non me ne frega niente, il problema è loro! Ho intenzione di restare senza mutande fino a domani mattina!-
-O mio dio!- eruppe Ari esasperata. -Lasciatelo stare! Che diamine di problemi avete!-
-Questa ragazza mi piace!- disse Daichi sventolando compiaciuto la sua merendina smangiucchiata. -Lei può restare, le altre due se ne possono andare!-
-Credimi, non provo alcun piacere a trovarmi qui!- gli fece presente acidula Claire.
-Boris lo fa sempre!- le fece presente Ari. -Non mi pare che tu ti sia mai lamentata!-  
Kai nascose il viso dietro una mano e scosse il capo oramai rassegnato.
-Cosa?! Oh mio Dio, stai scherzando spero! È disgustoso, perché me lo hai detto, ora non riuscirò più a guardarlo!-   
-Che c’è, vuoi farmi credere che non lo sapevi?-
-Perché avrei dovuto?-
-Tsz! Come se non ti fosse mai cascato l’occhio!-
Claire annaspò indignata, mentre le risatine di Takao e Max accompagnavano i suoi balbettamenti.  
-Tu sei oscena!- scandì infine puntandole contro un dito. -A me non cascherebbe mai l’occhio sulle parti basse di un uomo, è indecente! Ancora più indecente è un uomo che gira senza biancheria in pubblico!-
-Ma è normale, hai idea di quanto deve essere fastidioso avere sempre tutto costretto la sotto, un po’ di libertà ci vuole ogni tanto....-
-Esatto!- esclamò Daichi a bocca piena.
-Cosa sarebbe questa, empatia?- chiese scandalizzata Claire -Riesce ad empatizzare con questo ma non con un ragazzo chiuso in uno sgabuzzino per due giorni?-
-Quello era uno sgabuzzino di lusso, aveva anche una sedia e non gliel’ho tolta! Avrei potuto togliergli anche la luce e non l’ho fatto!-
-Adesso basta!- tuonò Kai mettendo un punto a quell’inutile discussione. -Uscite, lasciateci soli per qualche minuto!-  
-Sai Kai, forse il tuo problema è proprio questo!- tornò a provocarlo Ari. -Forse dovresti provare anche tu a stare per un po’ senza mutande!-  
-Certo, cercherò di assomigliare di più a Boris, il mio nuovo modello di vita!- rispose sarcastico decidendo saggiamente di sorvolare sulla provocazione.
-Boris è un grande!- commentò Daichi facendo un sorriso tutto denti.
-La sua calma è esemplare oggi....- bofonchiò ammirato Takao all’orecchio di Max che annuì con vigore. -...inizio a preoccuparmi....-
-Cavolo hai ragione!-  
Kai li fulminò con uno sguardo e i due sussultarono.
-Vi ho detto fuori!- sillabò minaccioso.
-Sì, subito!- disse Takao con Max, Sayu e Daichi che lo seguirono a ruota fuori dalla cucina.  
-Ma nessuno si sta chiedendo che fine abbia fatto il gatto del professor Del Piffero?- chiese Max preoccupato sparendo nel corridoio.
Claire si diede una veloce rassettata per ridarsi un tono e si avviò fuori dalla cucina.  
-Ti aspetto in macchina!- disse soltanto. Si richiuse la porta alle spalle e nella cucina cadde il silenzio.
Dopo un’intera giornata, finalmente un attimo di tregua. Finalmente soli.
La guardò. Da quando erano arrivati era rimasta piantata su quella sedia a braccia conserte, l’espressione dura, profondamente risentita per l’ingiustizia subita.  
Nemmeno per un attimo aveva vacillato, aveva mostrato pentimento per ciò che aveva fatto o mostrato di aver compreso il suo errore. Era rimasta saldamente aggrappata alla convinzione di aver agito bene e di essere nel giusto.   
Afferrò una sedia e la mise accanto ad Ari. Si tolse la giacca, la appoggiò sullo schienale e si sedette. I comiti sulle ginocchia, testa china a raccogliere tutti i pensieri di quella giornata turbolenta e frenetica, mentre con la mano si massaggiava quella rovinata dalle cicatrici.  
Ari gli lanciò un fugace sguardo, soffermandosi infine proprio sulle sue mani. Non tradivano alcun nervosismo mentre si muovevano. Erano pallide, affusolate, belle e lo era anche la destra solcata dalle cicatrici bianche e sottili.  
-Sei arrabbiata con me e lo capisco...-
Lei alzò gli occhi sul suo viso. Era serio ma mancava della durezza e della severità che si sarebbe aspettata di trovarvi. L’apprensione nei suoi occhi violetti gli donava una dolcezza che non gli aveva mai visto.   
Le sue labbra si mossero e parlò di nuovo. Nella sua voce non c’era rimprovero ma la semplice l’urgenza e il bisogno di parlare con lei.    
-... ma ho bisogno che tu ora mi ascolti attentamente. È importante.-  
Ari tornò a tenere fissi gli occhi sulla parete di fronte a sé e tornò a bruciare nel petto l’umiliazione di essere stata ancora una volta privata di ciò che le spettava.
-So che Vorkof lo faceva con voi.- disse. Scrutò il suo profilo corrucciato con attenzione, ma non vi lesse nessuna reazione a quelle parole. -Vi metteva in isolamento per giorni come punizione, senza cibo né luce.- continuò -Non era una cosa giusta.-
Seguì un lungo momento di silenzio. Continuò a osservarla sperando di cogliere qualche segno che gli stesse almeno prestando ascolto. Ostinato il suo sguardo era fisso sulla parete di fronte, il suo volto duro e fermo come pietra.  
-Ricordi come ti faceva sentire restare chiusa in quella cella da sola, per giorni al freddo e al buio?-  
-Sollevata!- rispose dura, la voce bassa come un ringhio. -Voleva dire che me l’ero cavata con poco!-
Kai non vacillò e continuò con fermezza.
-Vorkof vi faceva delle cose orribili. Era un mostro, un uomo cattivo e perverso. Quando stai per fare qualcosa e ti rendi conto che è una cosa che lui ha fatto a te, a voi, fermati! Fermati e rifletti! Tu non vuoi essere come lui. Io lo so, sono sicuro che non lo vuoi.-  
Anche se lei sembrava totalmente impassibile era sicuro che quelle parole le fossero arrivate.
-Credimi, mi dispiace che tu sia qui anziché al laboratorio a completare il tuo lavoro, non è giusto. Tu hai ragione. Ma ti posso assicurare che nessuno te lo potrà mai potare via perché in quei beyblade ci sono tutta la tua bravura, il tuo ingegno e il tuo talento.-  
Prese Dranzer dalla tasca e lo mise sul tavolo, proprio davanti a Ari.  
-Guardalo Ariel.-
Lei abbassò gli occhi sul beyblade blu davanti a sé. Iniziò ad avvertire l’improvvisa pesantezza della maschera che orgogliosamente tratteneva sul volto. Altrettando prepotentemente però avvertiva gli occhi di Kai fissi su di sé.
-Lo hai fatto tu e lo amo profondamente.- le disse con spudorata sincerità e una morsa alla bocca dello stomaco la costrinse ad aggrapparsi a quel bey blu per non vacillare. -È la cosa più preziosa che ho!-
Kai abbassò il capo esausto e finalmente Ari ebbe un attimo di tregua.  
Kai si scrutò le mani rimettendo in ordine i pensieri. Parlarle con cuore in mano non era affatto semplice, era come camminare in un campo minato.  
-Mi sento in colpa e non per non essere riuscito a corrompere, minacciare o a fare altre cose da Hiwatari....- ammise -ma per non aver evitato che accadesse, per non esserti stato vicino prima...-  
-Non ho bisogno di una balia né di essere controllata!- tuonò Ari con rabbia.  
Kai alzò di nuovo gli occhi su di lei e la guardò, ma lei non ricambiò lo sguardo, non lo fulminò con rabbia come aveva fatto per tutto il giorno, si voltò dall’altra parte offesa.
-Non per farti da balia o controllarti Ariel.- le spiegò docilmente. -Avevi bisogno di sostegno e io non c’ero. Mi dispiace averlo capito solo adesso. L'unica cosa che avrei dovuto fare era esserci e non l’ho fatto.-    
Non sapeva se lei avesse avvertito la nota di amarezza nella sua voce, ma Kai non la nascose. Abbassò il capo sconfitto. Era così che si sentiva, amareggiato, deluso da sé stesso perché era dovuto succedere tutto questo per realizzare di che cosa avessero bisogno entrambi.  
Non sarai solo.... E invece proprio così erano finiti entrambi. Soli.   
-Scusa.-  
E ora per lui era troppo tardi per rimediare, il tempo era scaduto e questa consapevolezza lo devastò. Sentì nel petto una voragine aprirsi e mozzargli il fiato.  
Da lì a pochi minuti si sarebbe dovuto alzare, uscire da quella casa e fare il suo dovere e l’unica cosa che riusciva a pensare era che avrebbe voluto prenderle la mano e stringerla nella sua. Per trovare il coraggio e la forza che in lei sembravano abbondare. Per sentirsi meno solo.
Avvertiva l’urgente bisogno di sentire la sua mano nella propria, gli sarebbe bastato quel minimo contatto per sentirsi meglio, qualcosa alla quale aggrapparsi, un sostegno.  
Alzò leggermente il capo e la guardò. Lei era risentita e chiusa in sé stessa.  
Se solo avesse avuto il coraggio di parlarle, di dirle tutto, di dirle che aveva bisogno che lo salvasse... ma non ci riuscì. Tutte quelle parole gli rimasero come un grumo, bloccate in gola e le ributtò giù con spietata violenza.
Ari mantenne gli occhi inchiodati alla porta della cucina imponendosi di non girarsi a guardarlo. Si sentiva scossa, se si fosse girata e lo avesse guardato negli occhi non era certa che sarebbe riuscita a reggere quel suo sguardo e molto probabilmente sarebbe crollata. Lei non voleva cedere, non lo avrebbe fatto!  
Ma quando la mano di Kai le accarezzò la guancia si rese conto di essere tesa come una corda di violino. Avvertì sulla pelle il tocco delle sue dita e del palmo attirarla delicatamente a sé. Rimase paralizzata.    
Kai la avvicinò a sé, si sporse, le posò un bacio sulla guancia e avvertì un feroce dolore nel petto che salì fino in gola graffiandola.
Chiuse gli occhi, poggiò la fronte contro la sua e prese fiato accarezzandole il viso.
Ariel avrebbe voluto staccarsi la sua mano di dosso e urlagli di smetterla di essere così... qualunque cosa fosse con lei! Che tanto non sarebbe cambiato il fatto che era incazzata con lui o avrebbe voluto continuare ad esserlo, maledizione!
Non ci riuscì. Serrò gli occhi e lasciò che la sua mano le accarezzasse la guancia con dolcezza.
E rimasero così per diversi minuti.  
Lentamente il dolore che Kai avvertiva nel petto si attenuò fino a sparire e altrettanto fecero la tensione e la rabbia di Ari, dissolvendosi.
Qualcuno bussò alla porta destandoli.  
Dall'altra parte la voce di un uomo arrivò attutita. Il suo autista.
-Signor Hiwatari, dovremmo andare o arriverà in ritardo!-  
Kai interruppe immediatamente quel contatto.  
La mano che fino a poco prima era sul suo viso ora era serrata nervosamente in un pugno sul tavolo. Le cicatrici sul suo dorso spiccavano tirate sulla pelle.  
Quando parlò la voce era tesa e di nuovo autoritaria e minacciosa.  
-Non mi interessa!- tuonò Kai insofferente. -Che aspettino!-  
Prese un profondo respiro cercando di ritrovare la calma di prima.   
Guardò di nuovo Ari. La sua espressione non era più granitica, si era decisamente ammorbidita, sembrava assorta e teneva il broncio.
-Mangia e riposati, non pensare ad altro, ok?- le disse tornando a parlarle con lo stesso tono gentile di prima.  
Si alzò, recuperò Dranzer e infilò la giacca. Le mise una mano sulla spalla e la strinse.  
-Io ho degli affari da sbrigare e dovrò stare via un paio di giorni ma se dovessi avere bisogno di me Ari, per qualsiasi cosa, chiamami.- le disse e andrò via.  
E rimase lì seduta da sola, svuotata, immersa in un silenzio assordante, con lo sguardo perso, fisso sul punto in cui prima c’era Dranzer.  
Dopo non sapeva quanto tempo Takao bussò. Si appoggiò allo stipite della posta osservandola.  
-Max e Sayu sono andati a prendere un frappè.- le disse.
Lei alzò lo sguardo su di lui assente.  
Indossava ancora la divisa scolastica, le maniche della camicia erano arrotolate fino ai gomiti, le mani erano affondate nelle tasche. Era rilassato e le rivolse un mezzo sorriso rassicurante.  
-Se vuoi di là ti ho preparato un bel bagno caldo.-  
Lei distolse lo sguardo e non si mosse.
-Vai, rilassati!- disse infine avanzando verso la cucina -io intanto cucino così quando esci mangiamo e andiamo a dormire.-  
Iniziò a tirare fuori le varie cose dal frigorifero e dalla credenza e infilò il grembiule. Era da diversi giorni che rimuginava su una cosa e non sapeva se valeva la pena di parlarne con lei. Poteva benissimo essere una sciocchezza....
-Visto che sei libera domani mattina ti va di venire alla finale di kendo?- esordì titubante tirando fuori il tagliere dal cassetto e iniziò a sminuzzare la verdura appena lavate. -C'è qualcosa nel modo di combattere di... tu sai chi, che non mi convince....- disse vago.   
Anche se di spalle, avvertì gli occhi attenti di Ari premere contro la nuca.  
-Mi ha sempre dato come la sensazione che... che sia... finto. Forse se lo sto solo immaginando!-
-In che senso finto?-  
Takao si fermò cercando le parole migliori per descrivere quella strana sensazione.   
-La sua tecnica è perfettamente.... è come se fosse stata ripulita...- si voltò verso Ari continuando a parlare. -È come se mancasse l’impronta digitale, capisci che intendo?-
Takao guardò lei. Lei guardò lui. E per diversi secondi si fissarono in silenzio.  
-Sì, puoi ridere!- le disse infine.  
-No, no... ce la faccio!- disse lei scuotendo la testa e facendo una strana smorfia, come qualcuno che sta buttando giù un grosso boccone amaro, pur di rimanere dignitosamente seria.
-Fai pure, fino ad ora sei quella che ha resistito più a lungo!-
E così, davanti all’orrido grembiule da cugina di Takao, Ari alla fine fece l’ultima cosa che credeva sarebbe riuscita a fare in una giornata del genere: scoppiò a ridere.  
Takao annuì sorridendo rassegnato e divertito al tempo stesso. Si appoggiò al piano della cucina dietro di lui godendosi la risata di Ari che provava a tornare seria distogliendo lo sguardo ma, come attirata da un magnete, tornava sempre a guardare lui e il suo grembiule sconcio con stampato su il corpo nudo di una procace signorina.  
-È un regalo di mio padre del suo ultimo viaggio.- spiegò -Lo trovava divertente!-   
-Okay, okay....- Ari prese un profondo respiro, si schiarì la gola e si mise dritta. -Torniamo seri.... Sì, capisco cosa intendi, ti sei spiegato perfettamente. Se è questa la tua sensazione, e sono sicura che oltre ad averlo osservato l’hai pure affrontato più volte, beh allora io mi fido! Insomma chi meglio di te può capirlo, hai il kendo che ti scorre nelle vene. Io non ne capisco niente ma domani vengo, certo!-
Takao le si avvicinò porgendole un gambo di sedano per farle spizzicare qualcosa prima della cena. Lei lo prese iniziando a sgranocchiarlo.  
-Dai, vai a farti un bel bagno caldo che tra poco si cena!- a esortò chinandosi verso di lei per darle un bacio ma lei si scansò lasciandolo perplesso.  
-Scusa Takao ma questo è strano persino per me!- disse alzandosi, indicandogli col sedano sgranocchiato il petto con stampate su due tette prorompenti.  
-Ah sì, che problema c’è....- disse lui. Si sfilò via il grembiule le si avvicinò e le posò un bacio sulle labbra.  
 

 

 

 

 

La macchina procedeva spedita attraverso il traffico.  
Da quando erano partiti non si erano rivolti la parola.
Kai guardava fuori dal finestrino, le strade sfilavano via sotto il suo sguardo cupo e assente.  
Al lato opposto del sedile, Claire lo osservava di sottecchi con apprensione, indecisa sul da farsi. L'avrebbe sicuramente mandata a quel paese, ma in tutta coscienza lei non era tipo da ignorare così spudoratamente qualcuno in difficoltà. Avvertiva la sua tensione e la sua angoscia invadere l’abitacolo come uno scadente profumo di sottomarca.
Quindi si mosse con determinazione, come era suo solito fare. Si spostò sul sedile di fronte e si sedette proprio di fronte al ragazzo, fissandolo risoluta, schiena ben dritta e testa alta.
Lui le lanciò solo un’occhiata ammonitrice prima di tornare a guardare fuori.  
Il braccio appoggiato al finestrino, il viso teso seminascosto dietro il pugno chiuso, sguardo cupo e tagliente.  
Dietro la freddezza di quegli occhi Claire vi poteva leggere senza difficoltà una rabbia irrequieta e tanta malinconia.
Doveva ammetterlo, quel giorno Kai l’aveva sorpresa positivamente. Spiazzata addirittura!  
Aveva tirato fuori un lato di sé che non aveva potuto non ammirare. La grinta, la fermezza, il totale controllo e l’autorevolezza quasi dispotica. Si era trasformato dal ragazzo che aveva conosciuto a scuola, disinteressato, pigro e annoiato, a uno che sapeva come, dove, perché e cosa voleva e la otteneva, ora e subito!
Era assolutamente certa che nessuno dei suoi amici del suo ambiente sarebbe stato all’altezza di affrontare un problema del genere da solo e con tale prontezza. Erano un gregge di agnellini a confronto. Lei stessa si era ritrovata spaesata e aveva cercando disperatamente il supporto di suo padre, presa totalmente dal panico.  
Ma ora si rendeva conto che quella stessa spietata determinazione che aveva potuto ammirare quel giorno, gli si stava ritorcendo contro.  
Lei non sarebbe rimasta in silenzio a guardarlo commettere un errore del genere!
-Kai, ti parlerò da amica.- fu la sua premessa.  
Lui non reagì.  
-Non lo fare!- proseguì grave. -Dammi retta, non ne vale la pena, qualsiasi sia il motivo, per una cosa del genere non c’è prezzo a pagare. È la tua vita!-  
-Sono solo affari.-    
-No, non sono solo affari, è qualcosa di molto più importante e tu chiaramente lo sai!-
Niente, la sua determinazione non vacillava.  
Claire in un disperato tentativo decise di cambiare strategia. Si sporse verso di lui, gli afferrò la mano che teneva sulle gambe accavallate e la strinse forte, cercando di infondergli quanta più vicinanza e solidarietà possibili.
-Ti prego, Kai!- lo supplicò cercando di attirare la sua attenzione, sperando che la guardasse. -Ti darò tutto il mio supporto se è quello che ti serve, avrai le spalle coperte!-
Ma la sua mano si ritrasse dalla sua stretta.  
La macchina rallentò e si fermò.
-È una questione di famiglia.- disse lapidario.
-Ma tu non vuoi!- Claire avvertì un crampo allo stomaco mentre la disperazione iniziava a trapelare nella sua voce. -È un sacrificio troppo grande quello che ti si sta chiedendo di fare!-
Lo sportello si apri alla sua destra.  
-Sei arrivata!- le disse soltanto. E finalmente la guardò negli occhi.  
Claire si accorse di aver piantato le unghie nella pelle del sedile.
-Non farti questo...- continuò supplichevole.
-Vattene!- tuonò lui facendola sobbalzare.
Per quanto Kai potesse dimostrarsi irremovibile e spietato nei suoi confronti, Claire lo vedeva bene, quella spietatezza non era rivolta a lei ma a sé stesso.
Si morse l’interno del labbro per l’amarezza e la frustrazione. Prese un profondo respiro e alzò il capo con coraggio, guardandolo dritto negli occhi.  
-Buona fortuna Kai!- rispose asciutta e scese dalla macchina.   

 

 

 

 


Takao mise a tavola i piatti, si sfilò il grembiule e andrò nel salone dove Daichi stava guardando la tv in panciolle sul divano.  
-Vai a lavarti le mani e a tavola, è pronta la cena!-  
-Come, di già?- chiese lui seccato. Erano appena iniziati i cartoni delle sette!   
Takao attraversò il corridoio e raggiunse il bagno. Bussò ma non rispose nessuno. Schiuse la porta e si affacciò. Di Ari nemmeno l’ombra, ma il telo che le aveva preparato non c’era.
Richiuse la porta fissando il corridoio vuoto e per un attimo lo colse la non tanto assurda idea che fosse scappata e tornata contro ogni buon senso al laboratorio.  
-Ari...- la chiamò con una nota di preoccupazione nella voce. -La cena è pronta!-  
Non ricevette risposta.  
Andò verso la sua camera. Probabilmente si stava solo vestendo.
-Ehi Ari, è pronta la cena!- disse bussando leggermente.  
Nessuna risposta. Cavolo, gli era scappata! Si fece vivido nella mente l’aspro rimprovero di Kai che gli rinfacciava di non essere in grado di tenerla l’occhio nemmeno per mezzora!
Aprì la porta e tirò un sospiro di sollievo. Era lì, addormentata sul suo letto, raggomitolata sul bordo, stretta al cuscino. Aveva messo una delle sue magliette gialle e i pantaloni grigi di una tuta, i capelli erano rimasti leggermente umidi sulle punte. Non ebbe il cuore di svegliarla, doveva essere esausta.
Avanzò nella stanza e tirò le tende. Tolse il telo umido dai piedi del letto e uscì richiudendosi la porta alle spalle cercando di non fare il benché minimo rumore.  
Le avrebbe lasciato la cena in caldo per quando si fosse svegliata.  
 

 

 

 

 

Eccoci qui a fine capitolo!  
Spero che vi sia piaciuto, che vi abbia divertito e niente....  
La battuta di Takao “ci sono due ragazze... tre, volevo dire tre” non era voluta, semplicemente scrivendo di getto e mi sono resa conto di aver sbagliato a contare e quindi l’ho lasciata perché perfetta per Takao.
Nella parte in cui Kai parla a Ari e restano da soli in cucina, l’idea iniziale era quella di farla tutta completamente incentrata su Kai, sulle sue sensazioni e sentimenti, escludendo completamente Ari dall’equazione per dare quella sensazione di “muro”. Poi scrivendola mi sono resa conto che non mi riusciva così sbilanciata, i loro pensieri dovevano andare come due rotaie. E poi arrivati a questo punto non avrebbe avuto senso rendere illeggibile Ari al lettore.  
Stessa cosa nella scena della macchina. L'avevo immaginata con un’introspettiva su Kai, focalizzata su di lui ma nella pratica non poteva funzionare. Dare la scena in mano a Claire invece avrebbe spiegato molto meglio lo stato d’animo di Kai, in maniera molto più chiara perché “vista da fuori” e da una persona empatica, a differenza della scena precedente con Ari dove c’è il rifiuto di entrare in contatto con lui.
Il grembiule nella scena del grembiule, mi serviva qualcosa per alleggerire la situazione e spero che abbia funzionato. Invece Frappazy è (grande fantasia) la parola frappè e crazy, non sapevo come chiamare un locale che fa frappè ed è venuta fuori questa oscenità che suona malissimo.
Vi ringrazio per essere arrivati fin qui. Scusatemi l’analisi, temo di non ricordare come si scrivere un commento alla fine del capitolo XD.
Al prossimo capito! Baci e baciozzi a tutti!  

   
 
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