Sabato
Le sembrava strano
tornare in quel quartiere. Erano anni che non ci
metteva piede, e si chiese che effetto avrebbe fatto tornare nella sua
vecchia casa di Londra. Il taxi accostò vicino al
marciapiede,
Donna pagò l’autista, dopodiché
l’uomo scese
per aiutare la ragazza con il suo bagaglio. Dopo aver preso la sua
valigia rossa, Donna si incamminò verso le scalette che
portavano alla casa in cui abitavano sua madre e suo fratello. Chiuse
gli occhi per raccogliere tutto il suo coraggio e bussò.
Non appena ebbe bussato, la sua mente fu invasa da ogni tipo di pensieri orribili. Forse non avrebbe mai funzionato, forse l’avrebbero scoperta subito e cacciata di casa, forse nessuno sarebbe stato felice di vederla.
Dopo alcuni secondi, che a Donna parvero infiniti, la porta si aprì.
Eliza Rakes era sempre stata una donna molto elegante, anche quando restava in casa tutto il giorno senza uscire. Aveva gli occhi grandi e castani, molto somiglianti a quelli della figlia, che però li aveva azzurri, come il padre. I capelli castani e ondulati erano lasciati sciolti sulle spalle, e contribuivano a dare l’impressione che Eliza fosse in realtà una dama dell’Ottocento, nata nell’epoca sbagliata. Lavorava in un’agenzia di viaggi, e i suoi colleghi la ammiravano per la sua precisione e le capacità organizzative.
«Donna,» disse Eliza. La sua voce aveva sempre un tono molto dolce e calmo.
«Ciao, mamma!» salutò Donna, un po’ insicura. Dopotutto, non si vedevano da cinque anni.
«Su, coraggio, entra!» la incitò sua madre.
Donna prese la valigia ed entrò in casa. Era esattamente come la ricordava, anche se non ci aveva più messo piede da tempo: pareti bianchissime, centrotavola con fiori freschi, molta luce, e non un filo di polvere. Donna inspirò e chiuse gli occhi, assaporando l’inconfondibile profumo del deodorante per ambienti che Eliza era solita comprare, e che contraddistingueva il suo ricordo della casa in cui era cresciuta, prima di andare in America con suo padre.
«Com’è andato il viaggio?» chiese Eliza.
«Bene,» rispose Donna. «Un po’ lungo, ma, del resto, sono abituata!»
«E come va con il lavoro?»
«Alla grande!» Donna cercò di tagliare corto. «E Thomas come sta?»
Eliza guardò verso le scale dietro le spalle di Donna, che conducevano al piano superiore. Donna si voltò, e vide che sulle scale c’era un ragazzo: doveva avere sui diciott’anni, aveva gli occhi scuri e i capelli castani, un po’ lunghi e spettinati. Donna lo riconobbe all’istante.
«Thomas?» chiese Donna.
Il ragazzo finì di scendere le scale, e si avvicinò a Donna: ormai era poco più alto di lei.
«Wow, sei… cresciuto!» continuò la ragazza.
«Anche tu…» disse Thomas, quasi imbarazzato. Non sapeva davvero cosa dire ad una persona che non vedeva da anni, e conosceva a malapena.
A cena non si parlò molto, dato che Eliza era troppo impegnata nei preparativi per il viaggio dell’indomani. Sia Donna che Thomas, poi, non sapevano bene come comportarsi, dato che non si erano visti per anni.
Quella sera, dopo cena, dopo aver finito di fare le valigie, Thomas decise finalmente di provare a parlare con sua sorella. Andò nella stanza che era stata di Donna anni prima che venisse riarredata a stanza degli ospiti. Non trovando la ragazza, notò che la grande finestra che dava sul balcone era aperta. Thomas uscì sul balcone, e trovò sua sorella, che fumava una sigaretta.
«Ciao,» azzardò Thomas.
«Ehi,» rispose Donna.
«Tutto bene?»
«Non c’è male. Vuoi?» Donna offrì una sigaretta a Thomas.
«No, grazie, non fumo.»
«Bravo ragazzo!»
Donna sorrise, aspirando un’altra boccata di fumo.
«Perché tu fumi, allora?» chiese Thomas.
«Avevo smesso, ma poi ho ricominciato... Le vecchie abitudini sono dure a morire…»
I due stettero in silenzio per un po’.
«Com’è New York?» chiese Thomas.
«Enorme! Tutto è gigantesco: i palazzi, le strade, le macchine, le persone… Nulla da invidiare a Londra!»
«E ti piace stare lì?»
«Beh, lì ci sono le mie amiche, il mio lavoro, la mia vita… E papà…»
Thomas abbassò lo sguardo, al ricordo di suo padre. Non lo vedeva da quando aveva divorziato da sua madre e si era trasferito negli Stati Uniti insieme a Donna.
«Ti manca, vero?» chiese Donna.
«Un po’… Ma non lo conoscevo così bene…»
«Anche tu gli manchi tanto.»
«E come sta? Voglio dire, so che ora sta con…»
«Oh, Eve è carina… L’ho vista poche volte, ma mi ha dato l’impressione di essere una persona molto dolce… Anche se papà ha lasciato mamma per Eve, almeno lui ora è felice!»
«Pensi che verrà comunque alla festa di nonno?»
«No, mamma gli ha detto esplicitamente che lui non è gradito… Non credo che verrà.»
Non appena ebbe bussato, la sua mente fu invasa da ogni tipo di pensieri orribili. Forse non avrebbe mai funzionato, forse l’avrebbero scoperta subito e cacciata di casa, forse nessuno sarebbe stato felice di vederla.
Dopo alcuni secondi, che a Donna parvero infiniti, la porta si aprì.
Eliza Rakes era sempre stata una donna molto elegante, anche quando restava in casa tutto il giorno senza uscire. Aveva gli occhi grandi e castani, molto somiglianti a quelli della figlia, che però li aveva azzurri, come il padre. I capelli castani e ondulati erano lasciati sciolti sulle spalle, e contribuivano a dare l’impressione che Eliza fosse in realtà una dama dell’Ottocento, nata nell’epoca sbagliata. Lavorava in un’agenzia di viaggi, e i suoi colleghi la ammiravano per la sua precisione e le capacità organizzative.
«Donna,» disse Eliza. La sua voce aveva sempre un tono molto dolce e calmo.
«Ciao, mamma!» salutò Donna, un po’ insicura. Dopotutto, non si vedevano da cinque anni.
«Su, coraggio, entra!» la incitò sua madre.
Donna prese la valigia ed entrò in casa. Era esattamente come la ricordava, anche se non ci aveva più messo piede da tempo: pareti bianchissime, centrotavola con fiori freschi, molta luce, e non un filo di polvere. Donna inspirò e chiuse gli occhi, assaporando l’inconfondibile profumo del deodorante per ambienti che Eliza era solita comprare, e che contraddistingueva il suo ricordo della casa in cui era cresciuta, prima di andare in America con suo padre.
«Com’è andato il viaggio?» chiese Eliza.
«Bene,» rispose Donna. «Un po’ lungo, ma, del resto, sono abituata!»
«E come va con il lavoro?»
«Alla grande!» Donna cercò di tagliare corto. «E Thomas come sta?»
Eliza guardò verso le scale dietro le spalle di Donna, che conducevano al piano superiore. Donna si voltò, e vide che sulle scale c’era un ragazzo: doveva avere sui diciott’anni, aveva gli occhi scuri e i capelli castani, un po’ lunghi e spettinati. Donna lo riconobbe all’istante.
«Thomas?» chiese Donna.
Il ragazzo finì di scendere le scale, e si avvicinò a Donna: ormai era poco più alto di lei.
«Wow, sei… cresciuto!» continuò la ragazza.
«Anche tu…» disse Thomas, quasi imbarazzato. Non sapeva davvero cosa dire ad una persona che non vedeva da anni, e conosceva a malapena.
***
A cena non si parlò molto, dato che Eliza era troppo impegnata nei preparativi per il viaggio dell’indomani. Sia Donna che Thomas, poi, non sapevano bene come comportarsi, dato che non si erano visti per anni.
Quella sera, dopo cena, dopo aver finito di fare le valigie, Thomas decise finalmente di provare a parlare con sua sorella. Andò nella stanza che era stata di Donna anni prima che venisse riarredata a stanza degli ospiti. Non trovando la ragazza, notò che la grande finestra che dava sul balcone era aperta. Thomas uscì sul balcone, e trovò sua sorella, che fumava una sigaretta.
«Ciao,» azzardò Thomas.
«Ehi,» rispose Donna.
«Tutto bene?»
«Non c’è male. Vuoi?» Donna offrì una sigaretta a Thomas.
«No, grazie, non fumo.»
«Bravo ragazzo!»
Donna sorrise, aspirando un’altra boccata di fumo.
«Perché tu fumi, allora?» chiese Thomas.
«Avevo smesso, ma poi ho ricominciato... Le vecchie abitudini sono dure a morire…»
I due stettero in silenzio per un po’.
«Com’è New York?» chiese Thomas.
«Enorme! Tutto è gigantesco: i palazzi, le strade, le macchine, le persone… Nulla da invidiare a Londra!»
«E ti piace stare lì?»
«Beh, lì ci sono le mie amiche, il mio lavoro, la mia vita… E papà…»
Thomas abbassò lo sguardo, al ricordo di suo padre. Non lo vedeva da quando aveva divorziato da sua madre e si era trasferito negli Stati Uniti insieme a Donna.
«Ti manca, vero?» chiese Donna.
«Un po’… Ma non lo conoscevo così bene…»
«Anche tu gli manchi tanto.»
«E come sta? Voglio dire, so che ora sta con…»
«Oh, Eve è carina… L’ho vista poche volte, ma mi ha dato l’impressione di essere una persona molto dolce… Anche se papà ha lasciato mamma per Eve, almeno lui ora è felice!»
«Pensi che verrà comunque alla festa di nonno?»
«No, mamma gli ha detto esplicitamente che lui non è gradito… Non credo che verrà.»
L'angolo dell'autrice:
Nel
breve capitolo di oggi, i nostri protagonisti si incontrano per la
prima volta dopo anni e ci danno qualche cenno sulla situazione della
loro famiglia. Questo è un breve momento di
tranquillità
che li prepara alla grande riunione famigliare a cui andranno incontro
dal prossimo capitolo.
Non esitate a farmi sapere la vostra opinione su questo capitolo lasciandomi una recensione, contattandomi con un messaggio privato, oppure venite a trovarmi sui miei profili social!
A presto!
~Arkytior
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