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Autore: leti_0907    26/06/2023    1 recensioni
Piccola raccolta di momenti "what if" ispirati a Miraculous.
ATTENZIONE: possibili spoiler della quinta stagione e il film "Miraculous Awakening".
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Non vincerete mai, Ladybug, Chat Noir!» la voce imperiosa e malefica di Monarch risuonava per le strade di Parigi come una minaccia fatta d’ombre. Sembrava di percepirla da ogni mattone, da ogni piastrella, da ogni fessura. «Non importa che tu abbia recuperato i Miraculous, sarai sempre e solo una ragazzina spaventata che si nasconde dietro una maschera!»

L’aria era carica di disperazione, di angoscia, di rassegnazione, e dopo quella frase avrebbe dovuto sentirsi demoralizzata. In passato sarebbe successo.

Ma ora non più.

Lei che portava con sé, addosso e nel cuore, tutto ciò che era la fortuna, la creazione, la speranza per la sua città natale.  Anche se Chat Noir era al suo fianco, ferito e stanco, sapeva che insieme non si sarebbero mai arresi, neanche davanti alla più insormontabile delle difficoltà.

Erano più forti, insieme.

Alzò lo sguardo, cercando con i suoi occhi blu il volto di akuma del loro nemico giurato. Non riusciva a non guardarlo con disprezzo: a causa sua, Parigi era per metà distrutta. Cadaveri di case si reggevano per chissà quale legge della fisica, ed il suo cuore si strinse nel notare le macerie che affollavano le strade come persone entusiaste di assistere ad uno scontro mortale. Quello contro Monarch lo era.

Si alzò in piedi, eretta davanti a quel mostro senza un cuore. Lo yo-yo girava furioso grazie agli scatti del polso, e la giovane prese un bel respiro prima di dargli la risposta che non solo l’eroina che era ma anche la Marinette fragile e persa che era stata stava cercando per se stessa.

Avrebbe compiuto un salto nel vuoto, il più grande dei rischi -se le sue previsioni fossero state corrette-, ma doveva farlo.

Per guadagnare la fiducia di chi la sosteneva.

Per salvare tutti.

Per vedere negli occhi di chi l’amava l’orgoglio.

«Non ti sbagli, Monarch.» la voce limpida di Ladybug quietò ogni rumore, anche quello più indistinguibile all’orecchio umano. Il caos ed il fuoco regnavano, ma lei non se ne curò. Sentiva su di sé gli occhi felini del suo partner, ma andò avanti a parlare, anche se avvertiva già un groppo in gola. «Sono una ragazzina, ed ho paura. Sono tremendamente spaventata, ed ho paura di non riuscire a salvare nessuno. Ma se la vecchia me avrebbe chinato la testa ed accettato la sconfitta, io non lo farò, non più. Ho smesso di sottostare a chi sa usare il potere solo per fare del male, e se sconfiggerti significa dare tutta me stessa nell’ultima battaglia… beh, e così sia.» lanciò il suo Miraculous Ladybug, e tutta la sua amata città -quella che lei aveva giurato di proteggere- tornò quella di sempre.

I suoi occhi blu poi si concentrarono su Chat Noir, il quale la osservava con un leggero sorriso sul volto. Era fiero di lei, lo vedeva e lo capiva persino lei, e quello le diede la forza di continuare. «Una volta qualcuno mi disse che, senza di me, Ladybug non potrebbe esistere. E finchè nel mio cuore ci sarà più amore che paura, non ho bisogno di una maschera per essere chi sono già.»

Chiuse il cielo delle sue iridi, e sussurrò: «Tikki, ritrasformarmi.»

Ladybug scomparve, ma lei avvertì la trasformazione come a rallentatore. Ogni centimetro di tessuto rosso e nero svelò il volto di chi si celava sotto la maschera rossa a pois, ma senza la tuta ed il suo yo-yo, Marinette si sentì Ladybug più che mai.

Perché lei era Ladybug, e lo sarebbe stata anche dopo la fine di quella battaglia.

«Non saremo noi a perdere, Monarch. E sai perché?» la giovane eroina si rivolse nuovamente contro di lui. «Perché non possiedi l’amore, ne lo provi per qualcuno al di fuori di te stesso. Per questo non vincerai mai contro me e Chat Noir: perchè anche se ci lanciassi addosso tutte le tue akuma, dalla nostra parte ci sarà l’amore di chi amiamo e ci ricambia a sostenerci.»

Sentiva le guance rosse, e che fosse per lo sforzo di urlare o per la sensazione degli occhi dell’eroe vestito di latex nero, non ne aveva idea. Ma quando tornò a ricambiare le attenzioni, lo trovò a bocca aperta, le gote deliziosamente arrossate. Avvertì il fruscio delle ali delle farfalle, e, quando il sole tornò a splendere su di loro capì che, per un po’, Monarch sarebbe stato fuori dal loro radar. Comprensibile: avrebbe dovuto rivedere i suoi piani, avendo perduto i quindici Miraculous che le aveva sottratto tempo prima.

Ed anche loro.

Marinette fece per parlare, non sapendo bene cosa dire, ma Chat Noir la bloccò. «Forse è meglio che per ora tu non mi dica niente.» sbottò, provocandole un battito mancato. «Permettimi di riflettere da solo, milady.»

«Ma certo.» e in piedi sul tetto Marinette lo guardò andarsene.

۞

 

Quello che era stato il resto della giornata, lei lo aveva vissuto caoticamente.

Quando era tornata a casa, i suoi genitori l’avevano tartassata di domande, preoccupati che lei avesse rischiato la vita così tanto spesso ed allo stesso tempo emozionati ed orgogliosi di lei. Dopo di che, aveva dovuto nascondersi in camera sua a causa dei giornalisti e le migliaia di persone che erano entrate in negozio per vedere lei. Sin dall’inizio aveva preso coscienza di ogni rischio che avrebbe corso rivelando la sua identità, ma sperava che le avrebbero lasciato il tempo per respirare.

Poi, i messaggi dei suoi amici che le avevano quasi fatto esplodere il telefono. Per non parlare dei telegiornali: non c’era notiziario che tappezzasse ogni pixel dello schermo con le sue foto, da Marinette e da Ladybug.

Sospirò, stanca, mentre si lasciava andare contro lo schienale della sedia.

«Sei stata davvero coraggiosa a fare una cosa del genere, Marinette.» la consolò Tikki, facendola sorridere. «Anche se estremamente imprudente e pericolosa.»

«Lo so, ma è stato giusto così, Tikki.» le sorrise, anche se debolmente. «Io e Chat Noir abbiamo sempre detto che chiunque avrebbe potuto lottare. Quella di oggi è stata per tutti la dimostrazione che la Ladybug che amano tanto è una ragazza normale con una vita normale come tutti. Serviva per dare speranza.»

«E cosa c’è che ti preoccupa?» il kwami della creazione si preoccupò quando lei lanciò un’occhiata angosciata al telefono. «L’attacco mediatico e psicologico che hai subito fino ad adesso non sembrava toccarti minimamente, adesso hai un’espressione così addolorata.»

«Adrien.» sospirò Marinette, la voce spezzata. «Ho aspettato così tanto a lungo per poter stare con lui, per saperlo finalmente innamorato di me. Ed ora non vorrà avere niente a che fare con me.»

«E perché mai? Lui ti ama!»

«Gli ho mentito, Tikki. E lui odia i bugiardi.»

«Anche se fosse, penso che ti capirebbe. Adrien è molto comprensivo, di sicuro non te ne farebbe una colpa. Secondo me ti stai facendo annebbiare dalle tue paure da non riuscire a prendere la situazione per come è: il tuo ragazzo starà assimilando la verità e vorrà aspettare il momento giusto per parlartene.»

«Si, ma-»

Un ticchettio insistente attirò la loro attenzione. Marinette alzò la testa verso la finestra che dava sul suo balcone, e vide una mano guantata di nero ferma in aria.

Chat Noir. Cavolo!

«Tikki, nasconditi.»sussurrò al suo kwami, prima di raggiungere il partner.

Nel momento esatto in cui accostò la finestra, tra di loro calò un silenzio raggelante. Di Chat Noir vedeva solo la schiena muscolosa e la coda afflosciata che gli correva lungo le gambe snelle ma possenti. Le dava le spalle, e ciò la gettava in uno stato di confusione e di orrore.

Come avrebbe reagito? Si sarebbe sentito deluso, o tradito? Lei si sarebbe sentita così. Oppure… cosa gli avrebbe dovuto dire? “Mi dispiace di essere io Ladybug”? Le avrebbe consegnato il Miraculous perché non voleva più lavorare con una bugiarda?

«Ladybug…» la voce del compagno era seria come mai lo era stata. Si voltò verso di lei, gli occhi verdi brillanti. «O dovrei chiamarti Marinette?»

«Preferirei milady, lo trovo un soprannome purr-fetto.» tentò di scherzare, ma non ebbe l’effetto che sperava. Sconsolata, abbassò la testa. «Senti, Chat Noir, so che non sono chi ti aspettavi che fossi, e mi dispiace che tu l’abbia scoperto così…»

«No, Marinette, non è così.»

«Ed allora, come è?»

«Il problema sono io, Milady. Mi sento così stupido a non aver notato le somiglianze, a non esserci arrivato prima. Era così evidente, eppure sono stato cieco per non arrivarci prima.» le sorrise, avvicinandosi. «Ti ho definita “la Ladybug di tutti i giorni”, e non poteva esserci definizione migliore per l’eroina che sei sempre stata.»

«Ma quella frase non me l’hai detta tu, Chat Noir.» gli fece notare l’eroina della creazione, le sopracciglia aggrottate. I dubbi vennero a galla, ma lei si sforzò di zittirli.

«Ma il vero me, sì.»

La realizzazione, la coscienza e la verità gravò sul suo petto fino a schiacciarle il cuore, mentre lo guardava ritrasformarsi e dare a Plagg un pezzetto di camembert.

Il suo ragazzo, Adrien, era Chat Noir.

«Adesso sei tu quella delusa.» l’affermazione di lui le diede la scossa, e lei si sbrigò a negare le sue parole.

«No, non lo sono e non lo sarei mai di te. Ma siamo due stupidi, quello sì.» Marinette gli sorrise e lo abbracciò, venendo subito ricambiata dalle sue braccia forti e decise. «Lo sai che sapere entrambe le identità ci metterà anche più nei guai?»

«Si, ma noi siamo sempre stati molto bravi a uscirne.»

   
 
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