Missione
Natasha ha
quindici anni e ha perso il
conto delle missioni svolte, ma questa è la prima in cui
prova tanta ansia. Forse
Dreykov l’ha fatto apposta – sicuramente;
dev’essere solo l’ennesimo
modo di testare il suo addestramento, per lui.
Quando un
soldato gira l’angolo con la
pistola alzata, Natasha si muove senza pensare. Se gli lasciasse il
tempo di
reagire, potrebbe colpire Yelena, è
questo non può permetterlo.
Lascia
cadere il corpo e si blocca. È la
prima volta che uccide qualcuno di fronte a sua sorella. Ora
che hai visto
come sono veramente, riuscirai ancora a guardarmi?
“Andiamo.”
Yelena la supera e imbocca il
corridoio senza aspettarla.
Natasha
scuote la testa. Yelena non è
più la bambina innocente con cui giocava a rincorrersi, la
sorella che non ha saputo
proteggere. Quella bugia non esiste più; le mani di Yelena
sono sporche di
sangue quanto le sue, o lo diventeranno.
Pas de deux
“Potremmo
morire,” dice Natasha. Tu
potresti morire, intende; lei era pronta a farlo solo poche ore fa. Il
suo
presente è fatto di minuti regalati, e non le dispiacerebbe
spendere gli ultimi
per uccidere Dreykov. Non vuole portare con sé
l’agente che ha deciso di darle
una possibilità, però. Ha tanto –
troppo – sangue sulle mani, Natasha, ma
bagnarsi con quello di Clint Barton è un peccato che non
sopporterebbe.
L’arciere
alza le spalle. “Quando si è
di fronte alla morte, meglio ballare che sdraiarsi ad
aspettarla.”
Natasha
inarca un sopracciglio. Non conosce
un modo di dire simile.
Clint le
sorride. “Lo diceva mio fratello.
In ogni caso, è un buon piano: possiamo farcela.”
È un buon
piano, uno che forse potrebbe attuare da sola, ma è chiaro
che lui abbia
deciso. Non si tirerà indietro. Perché dovrebbe
farlo lei? “Mi piace ballare.”
Perfetta
Natasha
cresce imparando a sedurre,
mentire, uccidere.
Sa essere
affascinante, credibile,
letale.
La spia perfetta
della Stanza
Rossa.
La spia che
a Budapest scopre il collo
per ricevere il colpo di un agente nemico – una freccia che
non arriva.
Clint
Barton è la prima persona a dirle
che merita una seconda possibilità, che un errore non sempre
porta alla morte.
Natasha non gli crede; non subito. Il suo passato è tinto di
sangue e nessuna
buona azione, non importa quanto grande, può annullare il
suo debito. Però…
Anno dopo anno, si ritrova a credere alle parole di Clint senza
rendersene
conto.
Natasha non
è perfetta (la
perfezione non esiste), non lo sarà mai.
Non vuol dire che non meriti
nulla – si merita mille possibilità.
Fantasma
Quando ha
incontrato Natasha e l’ha
portata allo SHIELD (“Fidati di me, Fury”),
lei non aveva nessun altro.
Le ha presentato Laura, l’ha resa parte della sua famiglia.
Nat
è l’unico pezzo che lo schiocco del
Titano Folle gli ha lasciato, e forse è giusto che Clint
perda anche lei, abbandonandosi
al dolore. Senza Lila e Cooper e Nathaniel e Laura, perché
dovrebbe restare in
vita Clint Barton?
Nat non
glielo permette, e per un attimo
Clint riottiene la sua migliore amica e si concede di sperare.
Lasciami
andare.
Clint
cammina per le strade di New York
e non pensa né alle chiacchiere di Kate né alla
vedova nera che ha tentato di
ucciderlo. Ovunque volga lo sguardo, vede Nat: viva e sorridente,
spesso. Con
gli occhi spenti in attesa della morte, nei vicoli più bui.
Forse lei
saprebbe cosa fare, ora.
Clint
insegue un fantasma. Le lacrime sfocano
il mondo intorno a lui, ma non ha bisogno della vista per trovare Nat
– non più.
NdA
Queste
quattro flash (drabble mancate)
sono nate nel contesto di una Serata
di scrittura
indetta sul forum Ferisce
la penna. Sono stati estratti a sorte quattro prompt,
rivelati uno ogni mezz’ora, e nei 30 minuti tra
l’uno e l’altro bisognava
buttar giù qualcosa. Le ho sistemate e ne ho invertito
l’ordine (1-4-2-3) per disporle
in un modo che abbia cronologicamente senso. Ero indecisa se escludere
l’ultima,
dato il focus più su Clint che su Natasha, ma ho deciso di
tenerla ugualmente.
I prompt erano:
“E
tu, ora che mi hai visto come sono
veramente, riesci ancora a guardarmi?” da 1984
(George
Orwell);
“Quando
si è di fronte alla morte,
meglio ballare che sdraiarsi ad aspettarla.” Da
Hell Bent (Leigh Bardugo);
Maybe
she wasn't
perfect, but she would never be. But she was still worth
something—she was
worth a thousand possibilities.
da The Grimrose Girls (Laura Pohl);
I
had all and
then most of you/Some and now none of you/Take me back to the night we
met/I
don't know what I'm supposed to do/Haunted by the ghost of you/Oh, take
me back
to the night we met
da The night we met (Lord Huron).
Conto di
scrivere ancora su Nat, in
futuro (magari ignorando allegramente la fine indegna che le riserva
Endgame),
quindi questa storia potrebbe diventare una raccolta.
Grazie per
aver letto! Alla prossima,
Mari