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Autore: dragun95    12/07/2023    3 recensioni
Amanirenas è il tenente della nave spaziale Mèigumi. In genere ha il compito di guidare spedizioni di recupero materiali in tutta la galassia.
Ma questa volta il suo incarico la porterà su Nèos. Un pianeta ostile ma con una grande ricchezza materiale, per recuperarla però, dovrà prima riunire una squadra di Esper sciolta anni fa. Anche se riluttante, sarà costretta a cercarli e convincerli a rimettersi insieme, poiché conoscono il pericolo che rappresenta la missione meglio degli altri.
Anche se forse la missione di raccolta potrebbe nascondere qualcosa di molto più grosso del matallo e i membri della E-titànes, potrebbero scoprirlo troppo tardi.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Évrima parte 1

 

Dal brontolio del suo stomaco, Lilith capì che doveva essere arrivata l’ora di pranzo. Avrebbe tanto voluto mangiare qualcosa, ma sfortunatamente non aveva ancora finito il lavoro.
 
“Vorrei degli spiedino di Makrìli” sospirò sentendo la fame. Mentre era soprappensiero, fece istintivamente un passo indietro per evitare di venire morsa. Prima di mangiare doveva occuparsi di quel Dankàna.
Quelle grosse lucertole bipedi simili ricordavano un incrocio tra un dromaeosauro e una scolopendra, ricoperti da una corazza cheratinosa e con una lunga coda dalla punta biforcuta. Erano una delle creature che abitavano le foreste di Néos, ricercati per la loro corazza e la carne.
 Il Dankàna ringhiò esponendo i denti e agitando le zampe anteriori che terminavano alla fine con un grosso artiglio. Vibrò quest’ultimo per produrre un ticchettio che serviva da mezzo di avvertimento.
 
In risposta, lei si mise a girargli intorno. Quell’esemplare era ancora piuttosto giovane e non vedeva altro che della carne fresca in cui affondare i denti. Peccato che gli sarebbe stata indigesta.
Lo vide flettere appena le zampe e subito scartò di lato evitando il salto in avanti dell’animale. Questi ringhiò girandosi di scatto, impaziente. Cercando più volte di morderla o bloccarla col suo corpo, ma ogni suo tentativo veniva sempre evitato con facilità.
 
-Lilith, quanto ancora vuoi giocare con quel cucciolo? Mettilo subito in gabbia!- sospirò infastidita, quel giochino era un buon allenamento per lei. Aspettò che la caricasse nuovamente, ma questa volta dopo averlo evitato lateralmente gli saltò sulla schiena.
Si aggrappò stretta al Dankàna, che iniziò subito ad agitarsi e saltellare per togliersela di dosso. La rossa prese un bel respiro, soffiandogli vicino alla testa. L’animale smise improvvisamente di muoversi, diventando di colpo calmo e docile. Lilith scese dalla sua groppa, facendogli segno di andare nella gabbia. Questo ubbidì entrando nella gabbia che venne subito chiusa per non farlo scappare.
 
Finalmente poté tirare un sospiro di sollievo. Quello era l’ultimo, significava che finalmente poteva andare a mangiare. Uscì dalla cupola di contenimento. Una struttura rinforzata, costruita per lo stipamento della merce viva, che poi sarebbe stata trasportata ai compratori.
 
-Te la sei presa comoda- gli disse Kork. Lei fece spallucce ondeggiando i lunghi capelli rosso cremisi.
 
-Li ho messi in gabbia, no?- chiese rivolgendosi allo Pterygios, una delle due razze native di Néos. Erano creature umanoidi con tratti anfibie, la loro pelle liscia tendeva al bluastro con macchie e striature di vari colori più accesi che variavano da individuo. Ma il loro tratto più distintivo era la pinna a forma di foglia che seguiva la linea della fronte e della testa.
Portò la mano nella tuta estraendone una carta magnetica color arancio con delle linee nere che convergevano in un cerchio nero proprio al centro. Era per far capire all’uomo che voleva essere pagata.
Lo Ptery tirò fuori a sua volta un’oggetto che ricordava un lettore di carte magnetiche, armeggiando con la tastiera. Nel cerchio nero della carta comparve un numero: 98. Voleva dire che la transazione di denaro era andata a buon fine.
 
-Novantotto Cryzo. Mi prendi in giro?!- gli chiese notando quanto poco denaro gli aveva dato: -Ho spostato una trentina di Drakàna nelle gabbie. Considerando il loro valore dovresti darmene almeno il doppio!- ribatte lei innervosita. Kork rimise l’apparecchio nella giacca, prima di risponderle.
 
-Sono troppo giovani per guadagnarci davvero qualcosa. E poi anch’io ci devo guadagnare- quella risposta gli sembrava tanto di truffa.
Gli iniziarono a prudere le mani per la voglia di prendere la sua pistola al plasma, così da dargli una bella lezione. Ma decise invece di voltarsi e andarsene, limitandosi ad alzare la mano e fargli il dito medio. Sprecare energie per un taccagno simile era inutile.
Quando la vide andare via il poveretto tirò un respiro di sollievo, smettendo di sudare freddo, aveva rischiato parecchio.
 
Eidòs era uno dei tanti centri abitati costruiti nelle foreste del pianeta. Gli Pterygios erano una razza che adorava i climi umidi e non troppo secchi, per cui le foreste erano ideali per loro. Nonostante i predatori che l’abitavano. Le abitazioni dei cittadini sembravano un’unione di radici e metallo modellate come grandi boccioli non ancora schiusi, che sembravano mimetizzarsi con l’ambiente circostante.
 
Lillith camminò lungo la strada, ignorando gli sguardi diffidenti e spaventati degli abitanti. La sua abitazione era ai confini della città poco vicina al muro di protezione, contro le creature ostili della foresta. Ogni volta che passava in città, si sentiva osservata. E non dipendeva dal fatto che fosse avvenente, ma più perché era l’unica umana.
 
La sua dimora differiva da quella degli altri perché era fatta completamente in metallo a forma di cubi impilati. Costruita grazie ad una stampante di materiali industriale.
Varcò la soglia della porta entrando nel salotto che era proprio dopo l’ingresso. Era arredato in maniera minimalista, con solo un tavolo con qualche sedia, una libreria e delle piante. Alcune di esse erano morte.
Non si poteva dire che aveva il pollice verde. Così come le varie bottiglie vuote sul tavolo e per terra.
 
Si tolse i guanti facendoli cadere a terra e iniziando a slacciarsi la parte superiore della sua tuta. Che finì per penzolò alla vita, mostrando il fisico magro e slanciato dalla carnagione color caramello e con un seno niente male era messo in parte in mostra.
Reso ancora più avvenente da dei tatuaggi che risaltavano sulla carnagione color caramello. Sul fianco destro si poteva vedere un tatuaggio che diceva: Queen. Gli occhi erano di un color marrone chiaro con ciglia abbastanza folte.  Con alcune vene sotto di essi che sembravano brillare di un color arancio metallizzato.
 
Si lasciò cadere sulla sedia, abbandonandosi alla stanchezza. Infilò la mano nella tasca della tuta, tirandone fuori un contenitore metallico. Dentro era rimasta una sola sigaretta, avrebbe dovuto comprarne un altro pacchetto.
 
“Se mi resta qualche spicciolo!” pensò anche alle spese per il cibo. Si mise la sigaretta tra i denti, cercando l’accendino, quando sentì bussare.
 
Fissò la porta, chiedendosi chi potesse essere a disturbarla. La gente si avvicinava di rado a lei, pensò a dei ragazzini che per sfida volevano infastidire il “Mostro del confine”. Di certo gli avevano dato soprannomi migliori.
 
“Non sono degli allibratori” fossero stati loro non avrebbero bussato in quel modo, ma avrebbero sfondato direttamente la porta. Chiunque fosse sembrava più calmo e pacifico.
 
-Lilith Andranov è in casa?- chiese una voce femminile dall’altra parte. Non seppe come rispondere e nemmeno era sicura di farlo. Se una cosa che Néos gli aveva insegnato era di non fidarsi subito. Soprattutto di qualcuno che conosce il tuo nome e che non conosci.
Rimase zitta sperando che chi fosse dall’altra parte se ne sarebbe andato, credendo che non ci fosse nessuno in casa. Ma non era così.
 
-So che è dentro, il mio casco rileva la fonte di calore del suo corpo- la tattica di “aspettare che se ne andasse” non avrebbe funzionato: -Devo parlare con la leader dei E-Titànes – il suo cuore perse un battito, a sentire quel nome del passato. Poggiò la sigaretta sul tavolo e al suo posto prese la pistola al plasma.
Andò alla porta, spalancandola di colpo e senza alcuna esitazione, puntò l’arma a chi le stava davanti. Guardò la figura dalla persona chiusa nella sua tuta high-tech corazzata. Decisamente non sembrava un’allibratrice, ma nemmeno una persona normale.
 
-Grazie per avermi aperto la porta- ringraziò l’altra, nonostante la pistola puntata in faccia.
 
-Hai tre secondi per dirmi, chi sei e perché mi hai cercata?!- il tono duro e freddo che aveva usato era una chiara minaccia. Non avrebbe esitato a sparare a quella sconosciuta, non dopo aver tirato fuori un nome che non avrebbe più voluto sentire. Amani al contrario restava un mistero a causa del casco che le copriva il volto, non si poteva vedere la sua espressione. Ma anche con un’arma puntata contro, mantenne la sua compostezza.
 
-Lasci che mi presenti. Mi chiamo Amanirenas, tenente della nave Mèigumi. Appartenente ad una delle divisioni della Unendlich- aveva già sentito quel nome. Era un’azienda indipendente che si occupava principalmente di ricerca ed estrazione di materie prime e preziose.
 
-…non mi hai ancora detto, perché dovrei abbassare la pistola?!- precisò continuando a tenerla sotto tiro. La Tenente capiva che essere sospettosi era un meccanismo di difesa. Ma lei era solo venuta solo per discutere.
 
-Sono venuta a chiedere il vostro aiuto per una questione importante. Potrebbe gentilmente abbassare l’arma e farmi entrare, così potrò spiegarle con calma?- Lilith la scrutò come a pensarci sopra, indecisa sul da farsi. Alla fine mise via la pistola, facendola entrare.
Amani si sedette al tavolo. iniziando a guardarsi intorno. Non poteva dire che la rossa fosse una persona molto ordinata, ma nemmeno così tanto caotica.
 
-Scusa, ma non ho niente da offrirti. A parte della birra…- le disse porgendogli una lattina. L’altra scosse la testa per dirgli che era a posto.
Aveva il netto sospetto che quando gli avrebbe detto di cosa si trattasse, l’avrebbe buttata fuori a calci, per qui doveva trovare le parole giuste.
 
-Vogliamo che ci aiuti a recuperare un carico da una grande vena di Orichus. In cambio la Unendlich, le pagherà cinque milioni di Cryzo- per poco non sputò la birra quando sentì l’importo. Trattenne l’impulso e la ricaccio indietro ingoiandola. Dagli occhi fuori dalle orbite era chiaro che fosse non poco stupita. Una somma simile gli avrebbe fatto estremamente comodo.
Finalmente avrebbe potuto togliersi dai piedi i creditori. Il suo istinto però la mise in allarme. Se qualcuno era pronto a sborsare una cifra simile, allora era chiaro che l’incarico era altamente fatale.
 
 
 
 
Note dell’autore
Ecco il primo capitolo della storia. Qui incontriamo Lilith la ex leader del team E-titànes. E oltre a vedere come vive, scopriamo anche che è incline alle visite.
Amani dovrà trovare un modo per convincerla, anche se lei già nutre dei sospetti.
Per ora è tutto e vi saluto al prossimo capitolo. A presto
  
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