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Autore: IvyDolceDormire    17/07/2023    0 recensioni
- Vedo che è già su tutti i telegiornali. Perché non nominano anche il fatto che sono riuscito a catturare un intero gruppo di criminali ricercati? - esclama stizzito.
- Perché i tuoi boxer con i nuggets sono più interessanti - commenta una vocina soave.
David abbassa lo sguardo alla sua sinistra. Non saprebbe dire se lei è spuntata dal nulla proprio in quel momento o è stato lui che, in preda al malumore, non l'ha notata. Fa un sorriso malvagio.
- Guarda chi è tornato da Chi-Non-So, la nostra Cindy Lou!
Genere: Demenziale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 6

 

Cinque mesi dopo va tutto bene.
David è completamente cambiato. Ha preso ad allenarsi ed è dimagrito un po’, ha ridotto sempre di più l’alcol fino a non bere praticamente più se non quelle poche volte che esce con i colleghi, è meno trasandato e un po’ più diligente a lavoro.
Cindy ha ricevuto una promozione, è andata a cena qualche volta con un nuovo collega e ha perfino pranzato col padre biologico, decisa a dargli per lo meno la chance di dimostrare che merita effettivamente una vera e propria possibilità di cominciare un rapporto.
Che non si parlano e guardano più è stato palese fin da subito, in particolare le prime settimane l’aria era così tesa e cupa che nessuno osava parlarne. Ora ne parlano, ma alle loro spalle, ricordano le vecchie litigate e le risate, le scommesse fatte su di loro e i commenti sussurrati quando li vedevano vicini. Sembra sia successo in un tempo tremendamente lontano.
Le capita di osservarlo, quando lui non può vederla, e sperare di carpire almeno un indizio che le dica che anche David si sente come lei, ma il suo volto imperscrutabile non lascia intravedere niente, i suoi occhi freddi e spenti non hanno nessuna finestra sul suo cuore.
Invece per Emanuel è diventato facile interpretare l’amico e sa perfettamente quando legge sul serio un file e quando fa finta per guardarla con la coda dell’occhio, quando lavora con dedizione e quando invece usa il lavoro come scappatoia dal tormento interiore, quando è indaffarato per gli uffici e quando ha bisogno di ogni scusa possibile per essere nella stessa area di Cindy.
Girano in tondo e lui non ha idea di come fare a farli incontrare nel mezzo.
 
È un caso quando s’incontrano entrambi davanti la stampante, la stanza vuota a parte loro. Lei sta già fotocopiando qualcosa e sarebbe troppo strano da parte di David voltarsi le spalle e andarsene, quindi le rivolge un piccolo sorriso tirato, poco più che una smorfia.
Cindy lo guarda dalla testa ai piedi. La camicia blu abbraccia le dolci curve dei muscoli delle braccia e del torace, i pantaloni marroni sono stirati, le scarpe sono nuove, ha tagliato i capelli e rasato la barba, e non odora più di fumo e alcol. La chioma castana è pettinata, le guance sono rosa, lisce, soffici. Sembra più giovane, così. Più morbido, dolce, smussato agli angoli. Non è rimasto nulla del suo burbero, ruvido, spigoloso Dave.
Ha senso. Non è rimasto nulla neanche di loro.
Se non fosse stata occupata a studiare tutti questi cambiamenti, avrebbe notato che anche David ha lasciato scivolare gli occhi, quei suoi stupidi, splendidi occhi dalle ciglia lunghe e chiare, su tutta la sua figura. I capelli più lunghi, la camicia bianca infilata nella gonna a tubino, le scarpe scure col tacchetto e l’orologio dorato e sottile al polso, gli occhiali dalla montatura dorata. È bellissima, ma non è la Cindy che l’ha fatto innamorare, non è fiabesca e raggiante.
Sono cambiati così tanto. Sono diventati freddi e professionali, così lontani dal colorato e rumoroso contrasto che erano prima.
Cindy torna a guardar per terra, prende le sue fotocopie e lascia in fretta la stanza.
---
Non le avevano detto che ci sarebbe stato anche lui alla serata al pub. Se l’avesse saputo si sarebbe risparmiata quella tortura, non ha proprio bisogno di bere della stupida birra come una miserabile mentre guarda David fare il cortese e sorridere alla nuova impiegata nello stesso settore di Tony. La ragazza ride e il detective ride con lei, ma con meno entusiasmo.
Brava, divertiti, pensa, prima che spezzi il cuore anche a te.
Cindy s’immobilizza. L’amarezza in quelle parole è familiare. Gwen.
Appena riconosce le note della canzone allo stereo, rotea gli occhi e poi li chiude con forza portandosi una mano al viso. È ubriaca, è stanca, è depressa, ha il cuore spezzato e il colpevole sta sorseggiando coca cola sorridendo educatamente alla nuova arrivata. E le canzoni tristi non dovrebbero esistere, non stanotte, non quando parlano di rotture ambientate a Chicago.
 
Have you seen how my life's been going?
'Cause I've been wondering what you'd say
Would you have told me to keep going
Or would you say to walk away?
You always made me feel much better
And I'll always be grateful for that
 
David, a quest’ultima strofa, sposta discretamente lo sguardo su di lei. Non ha il tempo di incrociare il suo che Cindy china la testa.
 
They say bitter ends turn sweet in time
Is that true of yours and mine?
 
Il ritornello le entra dentro sventrandola coi suoi artigli, stritolandole il cuore fino a soffocare, la testa è solo una parete bianca su cui vengono proiettati i filmati del loro tempo assieme, le risate e i pianti, gli sguardi complici e i litigi. Era tutto così bello, così perfetto, perché ha dovuto rovinarlo?
 
So if you're lonely in Chicago
You can call me baby
Has it been long enough that you can forgive me?
Just because it didn't work
Doesn't mean it's meaningless to me
Oh, I didn't have to search 'cause I still know your number
I bet sometimes you still like to wear my jumper
 
Cindy dorme ancora con la sua camicia addosso. Ha perso il suo profumo da un po’, l’ha bagnata con le sue lacrime centinaia di notti, ma si ostina a metterla. E si odia per questo.
Alza gli occhi, sobbalza nel trovare subito quelli di David, ancora su di lei. Li sente bruciarle la pelle e rovistare dentro il petto, dentro l’anima, in cerca di chissà cosa. Vorrebbe dirgli che non è rimasto niente.
 
Just because it didn't work
Doesn't mean it's meaningless to me
It just wasn't meant to be
 
Non era destino. Non doveva andare. Così semplice, come concetto. Non erano fatti per stare assieme, tutto qui. David l’ha capito e ha fatto un passo indietro, quando riuscirà a fare anche lei lo stesso?
- Scusate – mormora alzandosi – Devo prendere un po’ d’aria.
Tony sta per dire qualcosa ma Cindy è già alla porta, la spalanca e si precipita fuori allontanandosi dall’uscio. Inspira profondamente la brezza notturna, le lacrime le riempiono gli occhi offuscandole la vista, respirare fa male, non le viene naturale. Quando tornerà a star bene? È stanca.
Non dà peso alla porta che si riapre, sa già che è Tony ma non ha voglia di ascoltare le sue consolazioni che in realtà sono per lo più insulti verso il detective. Come se avesse bisogno di un fanclub per detestarlo.
- Cindy.
Oh, no. Strizza gli occhi e se li sfrega. Non sente la sua voce da così vicino da una vita. È stupenda.
- Ti senti male?
- Oh, come se t’importasse - sbotta.
David s’irrigidisce, sorpreso, flette le mani per l’agitazione.
- Certo che...
- Torna dentro a divertirti, David.
Fa così strano dire il suo nome ad alta voce, non lo pronuncia da mesi. Per intero, poi... era solita farlo solo quando litigavano. Ora chiamarlo ‘Dave’ le sembra troppo intimo.
L'uomo inspira dalla bocca, colpito. David. Come se fossero due sconosciuti.
- No – ribatte con finta calma.
- Lei ti starà aspettando.
- Stavamo parlando di niente, io- voglio sapere come ti senti.
Cindy scoppia in una risata amara e carica di pianto, scuote la testa e finalmente si gira quanto basta per guardarlo – Come mi sento? Vuoi sapere come mi sento?
David fa un cenno d’assenso, sfarfalla le ciglia dei suoi stupidi occhi da cerbiatto e deglutisce.
- Ti odio così tanto che mi viene da vomitare – sibila, e fa così male che David sente la testa girare per un momento. Lei non è così, non è mai stata così. Era quella allegra, solare, spensierata, fiduciosa. Questo amaro, pesante blocco di rabbia e risentimento non le appartiene. Quello era di David. L'ha distrutta, senza premura e senza cuore, ed ora lei non riesce neanche a condividere la stessa stanza con lui, a guardarlo negli occhi. Sospira e stringe i pugni. La consapevolezza di essere la causa del cambiamento di Cindy lo uccide. Avrebbe voluto che lei rimanesse come sempre, che sorridesse, che andasse avanti. Non voleva questo.
Cindy continua - Scommetto che lo trovi spassoso, vedermi soffrire.
- No, io...
- Non è forse questo il motivo per cui hai cominciato a tormentarmi? - sputa con sprezzo.
Vorrebbe risponderle che l’ha tormentata perché era stupido, e invidioso, e disperato per le sue attenzioni ma si morde la lingua.
- Ti sei divertito a prendermi in giro? Sei contento ora che la vita- che tu hai distrutto anche me? Era ciò che volevi, che io crescessi, che smettessi di essere stupidamente felice.
- Non ho mai voluto questo. Lo sai – si difende.
- Ho passato mesi a struggermi, a cercare di capire il perché, cosa fosse andato storto, cosa avessi fatto di sbagliato, cosa ti fosse preso – si allontana di un passo – Ma in realtà è sempre stato semplice, non è vero? Gli altri hanno ragione: sono stata una sciocca e ci sono cascata, alla fine. Sei riuscito a conquistarmi e poi mi hai buttata, come fai con tutte. Mi hai usata, tradita e umiliata.
L'uomo scuote con vigore la testa ma Cindy non lo sta neanche guardando. Ha sempre pensato questo di sé stessa? , si risponde, ed è solo colpa tua.
- Io non…
- Lo hai fatto. Sono lo zimbello della centrale e lo sai. So che lo sai, lo sanno tutti. Gwen aveva ragione, tu distruggi tutto, non cambi mai.
David schiude la bocca, sconvolto, stringe i pugni e scuote la testa, le lacrime lottano per uscire e dentro il petto comincia a crearsi un dolore sordo e bruciante – No, Cindy…
Anche lei scuote la testa ed inspira forte.
- Cindy, aspetta.
- No.
- Ti prego...
- Non voglio, non ci riesco – continua lei incrociando le braccia e facendo per passargli a fianco. David ne approfitta, l’afferra per il gomito e se la tira contro il petto, le incornicia il volto rigato di lacrime con entrambe le mani. Chissà se Cindy è abbastanza lucida da accorgersi di quanto tremano.
- Non mi hai... mai neanche detto perché... - singhiozza la ragazza abbassando il mento e strizzando gli occhi come se stesse soffrendo per una ferita reale, sanguinante e pulsante. David può capire di che dolore si tratti.
- Just... - gorgoglia, sofferente e insicuro – Just because it didn't work, doesn't mean it's meaningless to me. It just wasn't meant to be.
Ripete le parole della canzone perché non sa come altro dirle che sa che fa male, fa male anche a lui, ma era l’unico modo per non permetterle di compiere l’errore più grande della sua vita, che Cindy significa ancora tutto per lui ma non avrebbe mai potuto renderla felice.
L'espressione di Cindy passa dall’incredulità all’ira nel giro di pochi secondi. Lo colpisce alla cieca, sbatte i piccoli pugni freddi e fragili contro il suo petto e le spalle, allontanandolo con la forza. Gli urla contro ma David non registra nessuna parola, dentro di sé fa così male che gli manca il respiro e il cuore sembra star collassando. Si lascia colpire finché lei non si stanca e irrompe nuovamente nel locale per uscirne qualche istante dopo con giacca e borsa.
Fa male. Ha sempre fatto così male, amare qualcuno? Non se lo ricorda. Forse, quando era giovane e inesperto, e tutte le emozioni erano amplificate. Ma ora? Ora è vecchio, e stanco. Non l’hanno mai avvisato che anche alla soglia dei cinquanta l’amore può tornare, feroce e meraviglioso come all’inizio, come sempre. Oh, fa così male...
- Dave?! Che cosa è successo? Cosa le hai fatto?!
La voce di Emanuel lo scuote, si accorge di avere gli occhi lucidi solo quando li sbatte e qualche lacrima gli sfugge.
- Io... ha bevuto – si ricorda all’improvviso, parla come fosse in trance - Devo controllare che torni a casa sana e salva.
Non aggiunge altro, la segue a distanza in mezzo alla folla e alle luci. Si sente come sott’acqua. Si sente a rallentatore. Sente che vorrebbe gridare e dormire per secoli. Vorrebbe che al suo risveglio il cuore sia anestetizzato, per sempre.
Non ha fatto così male con Gwen, il loro amore era morto di fame molto tempo prima. Ma questo? Questo, non importa quanto lo abbia soffocato, nascosto, massacrato, affogato, continua a combattere come un disperato. Comincia a chiedersi se riuscirà mai ad ucciderlo, alla fine.
---
Se ne accorge troppo tardi, ormai David ha chiuso la porta e riaprirla sarebbe ridicolo, inoltre, non vuole gli sguardi curiosi e indagatori degli altri addosso. Quelli sono fatti suoi e Cindy. O almeno, lo erano. Sono passate tre settimane da quella sera e lei sembra più che mai un fantasma, non la incontra mai in nessuna stanza ma la intravede sempre con la coda dell’occhio mentre se ne va, lontana da lui.
- Scusa – mormora David senza fiato – Io non sapevo...
- Cerchi qualche cartella? - lo interrompe Cindy, tranquilla.
Lui annuisce in fretta – Riapriamo il caso della donna scomparsa l’anno scorso.
Cindy indica una scatola poco lontana da lei e torna a fare quello che stava facendo prima. David esita, passa accanto a lei senza sfiorarla e s’immerge nella ricerca. Le dita gli tremano rendendo il tutto fin troppo complicato, l’ossigeno sembra svanito dall’archivio e i polmoni si allargano ritmicamente alla ricerca d’aria.
Cindy si alza sulle punte per rimettere a posto una scatola su uno scaffale troppo in alto, quella rischia di cadere quando perde l’equilibrio. Maledetti tacchi. Tenta ancora e stavolta la scatola s’inclina verso di lei, è sul punto di rovesciarsi quando un paio di mani grandi e forti appaiano da dietro di lei fermando la corsa della scatola.
- Cavolo, c’è mancato poco – commenta David alle sue spalle, il petto che tocca la schiena di Cindy senza premere, e spinge il contenitore al suo posto.
- Stammi lontano – mormora acida senza guardarlo.
David annuisce fra sé e sé, le labbra strette ad una linea e lo stomaco colpito come se avesse ricevuto un pugno - Sì, scusa.
Lei però prende un respiro e si volta a guardarlo, lentamente, gli occhi grandi, liquidi e tristi. È un estraneo quello che ricambia il suo sguardo, con la schiena dritta e il profumo di colonia costosa. Serio, affidabile, limpido. Non è l’uomo di cui si è innamorata. Non è il duro dal cuore d’oro seppellito in profondità e ben nascosto, come tutti i tesori.
Se si sforza, se tende abbastanza la mano, potrà raggiungere il residuo di Dave che è rimasto in quest’uomo? Una parte di lei le ricorda che non dovrebbe farlo, che non deve cercarlo, che è stato quel Dave a ridurla così.
Quest'uomo è bellissimo, risplende alla luce del sole, un diamante ben tagliato. Ma lei vuole il grezzo, opaco, reale Dave. Quello che splendeva all’interno solo per lei.
- Guardati, così fresco, raggiante, ripulito-
- Ti ho promesso che sarei diventato cambiato – allarga le braccia – Eccomi.
- Sei diventato un altro – lo accusa.
David s’irrigidisce - Non è meglio così?
Cindy scuote la testa, sembra persa, smarrita – No. Io amavo il mio Dave.
Gli posa una mano sul suo viso e gli ruba il respiro. Lo guarda in maniera così diversa dalla sera al pub, così dolce, come prima di tutto questo casino. Quando lo amava ancora.
Lei si avvicina lentamente, si alza sulle punte, il battito frenetico del cuore di David scandisce il tempo e la distanza che li separa. Quando si azzera, anche il battito si arresta per un istante.
Non esiste nient’altro al mondo al di fuori delle labbra di Cindy che premono sulle sue. Ha chiuso gli occhi senza accorgersene, non ha bisogno di guardare per trovare con le mani la sua nuca e il fianco, tirandola a sé. È lui ad approfondite il bacio con tutta l’intensità e il desiderio che ha trattenuto in questi mesi, lento, spietato, esigente, invadente. Il rumore ovattato delle loro labbra che schioccano e dei loro respiri gli ricorda quella notte nella cucina della ragazza. Le dita di Cindy sono fra i suoi capelli, le sue si arricciano contro il tessuto della sua camicetta nello sforzo di spingerla contro il proprio petto, i corpi premono l’uno contro l’altro con la disperata speranza di fondersi. È sbagliato, lo sa, dovrebbe allontanarsi e mantenere ferma la sua posizione come ha fatto in questi mesi, ma Cindy lo ha baciato per prima, contro logica e contro aspettativa, e David non può sottrarsi ai suoi baci. Li ha sognati e desiderati per troppo tempo.
Cindy riesce a percepire soltanto il sapore del detective, ripulito dall’alcol e con solo un alone di tabacco, e quello delle lacrime che lottano per uscire. Gli è mancato così tanto, il suo Dave. Ma lei è arrabbiata, è ancora così arrabbiata e rancorosa, non l’ha perdonato e teme che non ci riuscirai mai. Quello che è successo fra loro è stato, è ancora, così importante da averle lasciato un vuoto dentro e non potrà mai riempirsi. Non senza l’amore di David.
Si allontana spezzando l’incantesimo, l’uomo ci mette qualche secondo ad aprire gli occhi e tornare in sé. Quando lo fa, riesce solo a scorgere la chioma scura di Cindy che corre via.
 
- Potresti, che so... parlarle – suggerisce Emanuel, gomiti contro il bancone del pub.
- E dirle cosa? “Ti prego, perdonami, sto morendo e senza di te la mia vita non ha senso?”
- Sì, tipo.
David scuote la testa e si versa un altro bicchiere. Questo sarà l’ultimo, è brillo al punto giusto, non vuole strafare. Quando è stata l’ultima che l’ha chiamata Cinderella? Non lo ricorda. Si porta il bicchiere alla bocca e dopo essersi assorto un attimo lo butta giù in due sorsate.
- Hai sentito il motivo per cui ultimamente usciva prima da lavoro?
David scuote la testa.
- Non sai neanche di stasera, allora.
Il detective si acciglia e scuote ancora la testa.
- Immaginavo... non saresti così tranquillo se tu l’avessi saputo.
- In che senso?
Emanuel rotea il liquido nel suo bicchiere distrattamente – A quanto pare ha chiesto il trasferimento in un’altra sede e il direttore glielo ha concesso.
- Cosa? - sussurra David sentendo di ricevere un pugno nello stomaco.
- Già, parte domani.
- Di già?
- Lo sta programmando da settimane, ma, beh... non ha voluto che tu lo sapessi. Io l’ho scoperto qualche giorno fa.
- Quale altra sede? Aurora?
- No... un po’ più in là.
- Rockford...?
- Più in là.
- Springfield.
- Più in là...
David batte il palmo contro il tavolo – Che cazzo sono, geoguessr? Dimmelo e basta!
- Seattle.
- Seattle?! - esclama strabuzzando gli occhi – Ma è dall’altra parte dell’America!
Emanuel fa spallucce – Sì beh... penso voglia stare il più possibile lontana da te. Stasera in ufficio c’è una piccola festa d’addio. Ha invitato anche me ma ho preferito stare con te. Per assicurarmi che non ti impiccassi o altro, sai.
David ha smesso di ascoltare. Seattle. Tremilatrecento e passa chilometri da Chicago. Trenta ore di macchina, cinque di aereo.
- Troppo lontano – dichiara balzando in piedi e recuperando la giacca.
- Dove vai?! - gli urla dietro guardandolo correre via.
 
- Non andare a Seattle! - esclama David piombando in ufficio.
È rosso in viso e sudato, la giacca sottobraccio e la camicia madida attaccata alla schiena. Tutti lo fissano, bicchieri in mano e bocche spalancate. Cindy ha la faccia di una che vorrebbe morire subito.
- Non andare – ripete lui recuperando fiato – Oddio, non ho più l’età.
- Ma che... che hai fatto? - domanda Tony incuriosito.
- Troppo traffico... ho corso... - esala a fatica e guarda Cindy con determinazione – Non andartene via. Lo so che mi odi e che non sopporti di starmi vicino ma chiedere il trasferimento è.... è troppo.
Cindy sbatte le palpebre più volte, accigliata, David lascia cadere la giacca e le afferra le mani, sono bollenti e sudate e stupende. A quel punto la ragazza ritorna in sé, raddrizza la schiena, spalanca occhi e bocca e scuote la testa allontanandosi.
- Oh no. Oh no no no, non rovinerai anche questo.
Cerca di mettere più distanza possibile fra loro aggirando una scrivania, David la segue senza avvicinarsi troppo, cauto, con braccia un po’ larghe e palmi verso l’esterno come a mostrare che è disarmato e non pericoloso.
- Cindy, ti prego, andiamo un attimo di là, parliamone, io e te.
Lei si tappa le orecchie e fa un’espressione offesa – Io non voglio parlare con te! Non voglio sentire una sola parola!
- Allora te lo dirò qui davanti a tutti – sentenzia – Per me non ci sono problemi.
Cindy mette un’altra scrivania di distanza, le mani ancora sulle orecchie, chiude gli occhi e scuote la testa come a scacciare un brutto sogno – Non posso crederci, tu sei... sei incredibile! Devi tormentarmi fino all’ultimo!
David fa un grosso respiro, pronto a vuotare il sacco, ignorando la gente alle sue spalle.
- Ti prego, ti prego, non andartene. Non posso vivere lontano un corridoio da te, figurati tutta l’America! Sono stato un crudele figlio di puttana, ti ho ferita e ho tradito la tua fiducia, non ti ho mai chiesto scusa e parole come ‘mi dispiace’ non bastano e lo so bene. Mi hai chiesto il motivo dietro le mie azioni e io te l’ho negato finora. Beh, ecco il motivo: il primo, quello principale, è che sono un coglione. Il secondo è che... oh, come lo spiego? Sono insicuro, mi sento inferiore agli altri, ho paura di non essere alla tua altezza perché tu sei perfetta e molto al di sopra di me, ho paura di ridurti come ho ridotto Gwen, ho paura di non poterti rendere felice e di rovinarti la vita, ho paura di te e del potere che hai su di me, perché ho subito troppo dalla vita e subire un colpo da te sarebbe letale. Ho paura di essere ferito, di essere felice e poi venire abbandonato, di non essere abbastanza per la persona per me più importante, tu. Cristo, volevo fare male a me, punirmi per... non lo so, per essere un disastro. E perché pensavo di meritarmi tutto il dolore che avrebbe comportato la mia scelta, causando del male ad entrambi. Se quella volta non ti ho rincorsa per spiegarti tutto, se finora non ti ho detto nulla di tutto questo è perché... perché temevo che mi avresti perdonato, perché sei buona, e dolce, e stupenda, e tu non ti meriti questo, non meriti un mostro come me. Tu sei la cosa migliore che mi sia successa ma io sarò quella peggiore per te, perché lei aveva ragione, io rovino sempre tutto prima o poi. Infatti, eccoci qui. Lo so io come lo sanno tutti – fa un gesto verso gli altri – che sono uno stronzo, che non sono capace a fare niente di buono e una cosa preziosa come te è sprecata nelle mie mani. Tutti che si sono chiesti per mesi cosa ci trovassi in me... E hanno ragione. Non so cosa ci trovassi, ma qualsiasi cosa fosse avevo paura ti avesse accecata, non volevo che tu rimanessi incastrata con me per poi scoprirti infelice, non volevo distruggere tutto ciò che avremmo creato. Ti avrei sicuramente fatto soffrire e non avrei potuto sopportarlo. E so che ti ho fatto soffrire comunque ma... io speravo che passasse col tempo, che potessi stare meglio, trovare uno migliore di me che ti avrebbe resa felice, che ti avrebbe dato la famiglia che io non posso darti perché sono vecchio e stanco e spaventato. Ho fallito una volta, due sarebbero troppe, soprattutto se si tratta di te. In sostanza, sono un codardo paranoico traumatizzato che pensa troppo. Quindi, ti chiedo solo questo, qualsiasi città dell’Illinois ma non la costa ovest. E se... se proprio devi andare, se sei così decisa, prima voglio che tu sappia che ti amo. Cazzo, mi hai catturato dal primo momento che ti ho vista, sono perso di te dal primo fottuto scherzo ma ti ho tenuta lontana da me perché sapevo che una volta entrata nella mia vita non avrei saputo lasciarti andare, ma tu hai fatto breccia comunque perché sei fantastica, e speciale, e io ti amo ma sono un coglione e non te l’ho mai detto, ho preferito scappare da te e dal tuo amore piuttosto che essere onesto. Ti amo tanto da voler proteggerti da me ed è il massimo che posso offrirti perché non ho altro se non sagacia e stupidi racconti di avventure assurde perché sembra che l’universo mi pigli costantemente per il culo. Tutto quello che ti dissi quella volta, però, è vero. È stato l’unico momento in cui sono stato sincero con te finora. Senza te non so chi sono, io... divento solo un involucro vuoto perché, cazzo, tu hai il mio cuore da due anni e se te ne vai, vai via con lui e di me non resta niente. E va bene, lo capisco, non mi merito né il tuo amore, né il tuo perdono, né una chance, ma il mio cuore resta con te. Portatelo dove vuoi, basta che tu sappia che è tuo e lo sarà sempre. Sei la mia principessa, Cinderella, questo non cambierà mai.
Una lacrima gli è scesa mentre parlava ma non se n’è neanche accorto, troppo preso dal suo discorso, dal rumore del cuore nelle orecchie e dal mal di gola nel tentativo di trattenere il pianto. Cindy lo guarda e basta, sconvolta, stordita e perplessa. C'è così tanto silenzio attorno a lui che quasi gli fischiano le orecchie, ora che il suo battito si è calmato un minimo.
- Ecco, ho detto tutto quello che dovevo dire. Mi dispiace averti rovinato la festa. Ah, avrai bisogno di questa, immagino – aggiunge schiarendosi la gola, tira fuori dalla giacca una pallina di cotone e lasciandola sulla sua scrivania, sotto un plico di fila perché nessun altro la veda – Addio, Cinderella.
Se ne va percorrendo il passaggio che la piccola folla ha aperto per lui.
---
Il giorno dopo non va a lavoro, non ha la forza di entrare e guardare la scrivania vuota di Cindy. Vuota, abbandonata per settimane finché non verrà trovata una sostituta che non potrà mai eguagliarla. No, non può affrontarlo, non ora.
Ha passato la notte a piangere e bere e ora non sa cosa gli fa più male, se la gola, lo stomaco, la testa o gli occhi. Oggi poltrirà sul letto in mutande e canottiera, ha deciso. Lascia il telefono vibrare, sa che è Emanuel ma non ha voglia di affrontarlo. Dopo diciassette chiamate perse, finalmente tace.
Fissa il soffitto pensando a Cindy, se è già partita, se è già arrivata, se ha già una casa che l’aspetta e se ha delle coinquiline. Gli piace, pensarla felice mentre si fa maschere di bellezza con altre sue coetanee, beve vino e ascolta quel gruppo lì, i The 1975. Dovrebbe comprarsi un loro cd, così può metterlo a ripetizione e piangerci sopra navigando nei ricordi con Cindy.
Qualcuno bussa forte alla porta e David grugnisce. Emanuel non si è arreso, ha solo cambiato tattica. Lo ignora, si finge morto, magari va’ via. Niente da fare, quello insiste e aumenta il carico dei colpi finché David non è costretto ad alzarsi, ridotto ad uno zombie, ed aprire.
- Ciccio, lasciami stare, oggi voglio solo piangere e- oh...Cindy.
- Già - risponde lei sollevando le sopracciglia. Ha un aspetto spaventoso. Nel senso, è bellissima, ma ha proprio la faccia di una che sta per compiere un omicidio. Il suo, probabilmente.
- Cosa...? Non devi partire? A che ora hai l’aereo?
- Sei uno schifo, Dave.
- Sì beh, grazie, non ho dormito e il mio piano di oggi era bere vino rosso e mangiare gelato.
- Come una ragazza dopo che si è mollata?
- Esattamente. Che ci fai qui? Sei venuta ad infierire? Perché va bene sai, hai il diritto di farlo, però almeno dimmelo così ti invito ad entrare, dato che ne avrai da dire un bel po’.
Cindy sospira e scuote la testa, incredula – Quindi è stato così tutto il tempo? Hai sempre avuto una così bassa considerazione di te da convincerti di meritare solo dolore e sofferenza e auto punirti e sabotarti quando stai per ottenere qualcosa di bello?
David fa finta di pensarci su - Sì, proprio così.
La ragazza lo spinge premendogli sul petto così che possa arretrare e farle spazio per passare, si chiude la porta alle spalle e fissa intensamente David, riflettendo chiaramente su qualcosa.
- Quel bacio – le dice, attirando la sua attenzione – Nell'archivio. Era un bacio d’addio, non è così?
Cindy annuisce, David annuisce a sua volta – Dolcemente crudele, da parte tua. Risollevarmi con un bacio e poi abbandonarmi senza dirmi una parola.
- Te lo saresti meritato.
- Sì. Perché sei qui, Cindy?
- Perché sono stupida – dice – Ed egoista. E se l’uomo che amo da due anni mi confessa finalmente il suo amore, anche se pubblicamente e in maniera stupidamente teatrale e drammatica, io non ho intenzione di lasciarlo andare. Ti ho desiderato troppo per rinunciare ora, anche se sono ancora furiosa e non ti ho ancora perdonato.
- Un po’ toxic, Cinderella, lasciatelo dire.
Lei lo ignora – Non mi hai chiesto di restare.
- Non sono così bastardo da fare certe pretese.
- Però lo sei abbastanza da deciderne della mia felicità e del mio futuro, vedo.
- Io... volevo solo il meglio per te. E io non sono il meglio, Cindy.
- Questo lo credi tu.
- Lo credono tutti – incrocia le braccia e appoggia la schiena al muro dell’ingresso - Te l’ho detto, non hai idea di cosa ti dicessero alle spalle, ma io sì. Io stavo lì, ogni giorno, a sentirli dire quanto io fossi pessimo, squallido, infimo e tutto il resto che sappiamo già, e quanto tu fossi troppo per me, quanto io non meritassi di starti vicino, o quanto tu fossi sciocca e superficiale per voler passare il tuo tempo con me. Come sembrassi un cagnolino sempre dietro di me, come forse, tutto sommato, non eri così santa come sembri e che probabilmente in realtà ti facevi sbattere da me in archivio.
- Per questo sei andato con la segreteria? - domanda, realizzandolo all’improvviso.
- Sì. Volevo far finire quelle voci. Io posso conviverci, sono abituato a tutta la merda che mi lanciano contro da anni, ma tu? E a causa mia? Non potevo permetterlo. Avrei dovuto prevedere che tanto quegli stronzi avrebbero sparlato comunque.
- Ora mi ritengono una stupida ed ingenua usa e getta.
- Mi dispiace – mormora, sinceramente rammaricato – Non ho mai voluto questo.
- E se ti perdono, mi riterranno ancora più stupida.
- Mi dispia-
- Ma sai cosa? Non m’importa, Dave. E non avrebbe dovuto importartene neanche a te. Né di quello che hanno detto su di me, né di te. Fai il duro e il grosso ma in realtà ogni cosa che ti è stata detta, da tua moglie, dai tuoi colleghi, da chiunque attorno a te, l’hai assorbita fino a renderla tua, ci hai creduto così tanto che l’hai resa realtà. Non sto dicendo che non sei stronzo, lo sei. Ma non sei incapace, non sei un mostro, non sei stupido, non sei codardo. Sei intelligente, divertente, premuroso, protettivo, attento, intraprendente, forte, coraggioso. Ci vuole coraggio a mettere da parte la propria felicità per quella altrui, a soffrire in silenzio per anni, a confessare ciò che hai dentro, renderti vulnerabile, proprio davanti alle persone di cui hai paura perché sai che ti giudicheranno.
- Io non... è che me l’hanno ripetuto per così tanto tempo... - si passa una mano sul viso – Non è una giustificazione. E sono un codardo. Ti ho tradita perché avevo paura di averti fatto delle promesse che non potevo mantenere, mi sono odiato per questo e ho desiderato punirmi. E mi sono punito usando Gwen, quella che per prima mi ha convinto di essere... beh, questo – e fa un gesto verso di sé.
- Lo stai facendo ancora - lo rimprovera.
- Cindy... perché sei qui? - chiede ancora – Vuoi chiarire così da poter chiudere tutto e andartene senza rimpianti?
- Fra le altre cose.
- E le altre cose, cosa sarebbero?
Cindy fa qualche passo in avanti, gli occhi fissi nei suoi, finché non sono uno davanti all’altro e l’abbraccia premendo il viso contro il suo petto. David reagisce subito, avvolge le braccia attorno a lei e la stringe dolcemente. Cindy solleva il viso e si alza sulle punte. Non appena le labbra si incontrano David non riesce a trattenere un gemito di piacere e soddisfazione, quella bocca e quel sapore gli sono mancati più dell’ossigeno. Non lascia andare la sua lingua finché non la sente cominciare a far male.
- Dave…
- Sì?
– Vorrei che tu facessi l’amore con me come se fosse l’ultima volta.
David fa un guaito, come un animale ferito – Ora?
- Ora – conferma – Qui.
- Sei sicura? - sussurra, combattuto.
Cindy sospira e grugnisce – Dave, ti prego, per una volta, smettila di pensare e-
Non ha il tempo di finire, si ritrova con le spalle contro il muro e la bocca contro la sua. Finalmente.
 
- Non mi hai mai neanche chiesto cosa ne pensassi del matrimonio e dei figli – borbotta la ragazza ad occhi socchiusi, sdraiata su di lui e con la vecchia coperta di pile a coprirle le gambe - Per tua informazione, non voglio figli. So che sembra strano ma è così. E non m’importa del matrimonio, è solo un pezzo di carta. Come al solito ti sei fatto un film mentale inutilmente.
- Mi dispiace – risponde David accarezzandole una spalla nuda.
Dall’ingresso sono poi finiti sul divano, troppo impazienti per raggiungere la camera da letto, e i vestiti sono sparsi lungo il tragitto.
- Mi sei mancato terribilmente - è un sussurro lieve, triste. David le accarezza i capelli e la stringe più forte, cullandola.
- Mi dispiace. Anche tu mi sei mancata da morire.
- A me sembrava te la stessi cavando bene. Hai anche smesso di bere. Fino a ieri notte.
- Volevo mantenere almeno una delle promesse che ti ho fatto. E pensavo che forse, a vedermi in forma e migliorato, tu saresti stata più tranquilla, senza preoccupazioni. So che a causa mia avevi un sacco di pensieri e non volevo pesarti ancora.
- Sei un’idiota.
- Lo so.
- In tutto ciò che tenuto le mie mutande.
- Ovviamente, mi hanno aiutato ad andare avanti nei momenti peggiori.
Cindy ridacchia e David con lei, un peso che si solleva dai petti di entrambi. Restano abbracciati ancora un po’, lui le strofina la schiena con gesti calmi e lenti, sovrappensiero.
- Cinderella, penso tu debba andare ora. Seattle ti aspetta.
- Non ho ancora finito.
- No? - domanda accigliato – Vuoi un altro round?
Cindy gli sorride, lui ricambia. Poi gli dà uno schiaffo improvviso, a lui non sembra carino ricambiare.
- Sei veramente un disastro, Dave.
Si strofina la guancia dolorante - Sì, lo so.
- Ma ti amo.
David spalanca la bocca ma non ha parole da dire. Cindy continua indisturbata.
- E te la farò pagare per la cazzata che hai fatto, stanne certo. Io non sono perfetta come mi credi, anche io ho dei difetti terribili. Anche se sapevo che eri pericoloso e assolutamente sbagliato per me, ho insistito per averti perché ti ho sempre trovato sexy e attraente, non m’importava se la gente mi diceva di starti lontana, io volevo entrare nel tuo cuore e sì, anche nel tuo letto. Non so come tu non abbia mai notato quanto maledettamente fossi presa da te. Sono stata gelosa di ogni donna che hai toccato e non potendotelo dire, sceglievo di maltrattarti sapendo che ci avresti rimuginato sopra. Sono possessiva ed egoista, ti ho preteso quando non eri ancora mio e ti ho voluto anche dopo che mi hai tradita, ti voglio adesso anche se so che per un po’ ti odierò ancora. Preferisco averti sofferente con me che a cercar conforto in un’altra. Ho flirtato con Francis per farti un torto, ti ho baciato più volte nel sonno perché non potevo aspettare di prendermi ciò che volevo, adoravo il tuo fascino rude e scontroso e vorrei che tornassi il solito chiassoso, irritante, geniale stronzo e-
- No aspetta aspetta, time out, torniamo indietro al ‘ti ho baciato più volte nel sonno’.
Lei solleva le sopracciglia – Beh, ero innamorata e tu crollavi ubriaco sul mio divano. Mi meritavo il mio premio di consolazione, che tu lo volessi o no.
- Gesù e io che mi sforzavo di non entrarti in camera e sfondarti. C'è qualcos’altro che dovrei sapere?
- Mi sono innamorata prima io.
- Cosa?
- Hai detto che ti ho rapito dal nostro primo incontro. Ma io ti ho visto prima, il mio primo giorno, nel parcheggio mentre litigavi con Emanuel. Lo stavi facendo uscire fuori di testa e nel frattempo ghignavi. E mi sono innamorata. Sembravi così sicuro di te, divertente e carismatico. Ti ho voluto dal primissimo istante e da lì in poi ogni cosa che ho fatto è stata per conquistarti.
- Wow.
- Oh, e... io non sono una santa, Dave. Anch’io ho fantasticato le tue stesse identiche cose, negli stessi identici posti, più di quanto tu possa credere. È stato frustrante vederti andare a letto con tutte tranne che con me.
Beh, questa sì che è una sorpresa, pensa – Una volta ci ho provato, nella tua cucina. Mi hai rifiutato.
- Eri ubriaco. E molesto. Ed ero arrabbiata con te.
- Quindi se… se non fossi stato…
- Così coglione, sarei stata con te? – completa per lui – Sì.
- Oh... E io che pensavo che... Beh, ormai non ha importanza. Te ne vai.
Cindy solleva gli occhi al cielo – Dave. Non l’hai capito? Non vado.
- Cosa? - il cervello smette di funzionare per qualche istante - Ma è tutto pronto.
- Non parto. Ti ho appena detto che non ho intenzione di rinunciare a te, non m’importa di quello che è successo, di quello che succederà, di quello che diranno gli altri, niente. Voglio te. Ho sempre voluto te. Tu hai il mio cuore da molto più tempo di quello che tutti possano pensare, è sempre stato tuo. Io ti amo, Dave. Anche senza barba e pettinato.
David è così meravigliato e affascinato che non ci crede, se non fosse per lo schiaffone di prima crederebbe di star sognando – Sei l’amore della mia vita. Vieni a vivere da me?
- Dave, cavolo, ci siamo appena messi assieme.
Lui alza le sopracciglia in attesa di una risposta più gradevole.
- Va bene, ma voglio ripitturare i muri.
Scoppia a ridere, Cindy fa uno dei suoi teneri sorrisi e, toccandogli il petto, sfrega i fianchi contro i suoi rubandogli un gemito.
- Ora, Dave, vorrei un altro round.
- Ogni tuo desiderio è un ordine, principessa.


E vissero per sempre felici e contenti

 

 

  
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