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Autore: EleAB98    17/07/2023    4 recensioni
Amanda Benassi è appena diventata una scrittrice affermata.
Non è mai stata una ragazza particolarmente estroversa, tantomeno appariscente. Tutto d'un tratto, si ritroverà catapultata in una realtà completamente diversa da quella di un tempo, diventando oggetto delle più svariate attenzioni maschili.
Ma sarà un uomo in particolare a catturare tutta (o quasi) l'attenzione della giovane, stravolgendo a poco a poco la sua esistenza.
Emozioni contrastanti faranno da sfondo a quella vita che, pur avendo sempre sognato, si rivelerà più impegnativa del previsto, mentre le ombre di un passato mai dimenticato la travolgeranno a viva forza, spingendola ad affrontare una verità del tutto sconvolgente.
Amanda sceglierà, prima o poi, di cedere alla forza dei propri sentimenti? Chi farà mai breccia nel suo cuore?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO XIII – [PRIMA PARTE​]


 

«Federico mi ha chiamata proprio ieri, nello specifico durante la cena. Quando ho lasciato soli te e Alessandro, in pratica. A proposito di lui», indagò Amanda, «come ti è sembrato?» La ragazza le rivolse quella domanda cercando di mettere a tacere in via definitiva l'inaspettato turbinio di sensazioni che si era agitato dentro di lei durante la loro ultima conversazione – e che a malapena l'aveva fatta dormire.

«È senz'altro molto carino, però non è il mio tipo», puntualizzò Monica, mentre si apprestava a richiudere il pesante borsone che aveva gettato sul letto. «E poi, anche se mi interessasse non avrei proprio speranze. Questo perché è palesemente cotto di un'altra ragazza. E quella ragazza, per inciso, non è di certo una qualsiasi.»

Amanda sospirò. «Te ne sei accorta, allora. Pensa che lui mi ha confidato la stessa cosa.»

L'altra strabuzzò gli occhi, la bocca semiaperta deformata in un ghigno che tradiva assoluta sorpresa. «Te l'ha detto? Cioè, Alessandro ti ha detto che—»

«Sì. Mi ha detto – testuali parole – che lui la sua ragazza ce l'ha già, a dispetto del fatto che nemmeno lo considera.»

Monica sorrise sotto i baffi. «Ahhh be'... questo spiega tutto.»

Amanda inarcò le sopracciglia. «Questo spiega... cosa, esattamente?»

«Be'...» tentennò Monica, «si vede lontano un miglio che è innamoratissimo di...» Scosse la testa e richiuse il borsone con un colpo secco. «Sì, insomma, il suo sguardo la dice lunga. Lo capirebbe chiunque che si è preso una sbandata.»

«E bella grossa», convenne l'altra. «Spero tanto che quella ragazza si decida ad aprire gli occhi. Alessandro è un uomo straordinario.»

«Ah be', me lo auguro anch'io», sottolineò Monica, soffocando a stento un risolino. «Sai cosa c'è? Il vero problema è che alle volte siamo così ciechi di fronte all'evidenza, oppure cerchiamo così strenuamente di negarla, che finché quella stessa evidenza non ci viene servita su un piatto d'argento, noi non ne osserviamo neppure la più piccola traccia.»

«Wow, ma che pensiero filosofico! Cos'è, ti sei fatta contagiare da Alessandro?»

L'amica scosse la testa. «A me sembra il contrario, onestamente. Guarda che ti ho vista, eh! Ieri sera lo guardavi un pochino troppo per i miei gusti.»

«Che?! Cercavo solo di capire cosa avesse! Lo vedevo pensieroso, e così—»

«E così hai pensato bene di squadrarlo a più riprese dalla testa ai piedi. Amanda, a me non la racconti. Dì che ti piace, piuttosto. Ci faresti più bella figura!»

«Non ti racconto cosa?! Io e lui siamo soltanto amici!»

«Be', ti posso assicurare che, perlomeno in alcune occasioni, il tuo sguardo non è stato propriamente quello che potrebbe rifilargli una semplice amica. E se proprio la vuoi tutta...» Monica si bloccò di colpo un'altra volta, quindi riprese con la sua arringa: «Insomma, c'è una connessione particolare tra voi due! Questo non puoi negarlo! Vi ho osservati molto bene durante la cena e, nonostante avessi bevuto almeno quattro bicchieri di vino, ero perfettamente lucida.»

Amanda assottigliò gli occhi, mentre il suo cuore sussultò ancora una volta. «Dì un po', non stai cercando di spingermi tra le braccia di Alessandro... Vero?»

«Non hai forse provato a fare lo stesso con me? Guarda che non sono stupida!»

«Volevo soltanto che si svagasse un po'!»

«E nel frattempo volevi accasarmi con lui.»

Amanda sbuffò. «Okay, okay. Scusami tanto, va bene? Ma ti lamenti sempre del fatto che non trovi nessun ragazzo serio con cui iniziare una frequentazione, e Alessandro mi sembrava perfetto. Tutto qui.»

Monica le sorrise con tenerezza. «Senti, Am, non pensare a me, d'accordo? Io al momento sto benissimo così. E poi... tu e Alessandro avete un rapporto fantastico. E non sarò certo io a rovinarlo.»

«Ma... perché dici così? Tu non rovineresti proprio niente, anzi! Io e lui siamo molto amici... niente di più, te lo posso assicurare. Altrimenti pensi davvero che ti avrei lasciato campo libero qualora avessi provato per lui un interesse di altro tipo?»

Monica si apprestò a ribattere, ma poi ci ripensò. Sembrava volesse dire molto più di quello che le sue parole avevano effettivamente espresso, ma alla fine rispose solo: «D'accordo. Comunque... il vostro dev'essere un rapporto molto profondo. Non pensavo che foste così legati.»

Amanda fece spallucce. «Mah, in realtà ci siamo avvicinati molto da quando è cominciato il tour. E ieri sera mi è sembrato strano... più sfuggente del solito. Poi mi ha spiegato il perché. Praticamente ha rifiutato una succulenta proposta da parte del mio editore soltanto per... soltanto per starmi vicino durante il tour.»

«Caspita! Ammetto che se un ragazzo facesse la stessa cosa per me, be'... gli chiederei immediatamente di sposarlo.»

Amanda sorrise. «E io ti confesso che la cosa mi ha parecchio emozionata.» E anche un po' turbata, aggiunse in sordina la sua coscienza. «Non pensavo che tenesse così tanto alla nostra amicizia.»

«Ma qui non si sta parlando di amicizia», si affrettò a chiarire Monica. «Qui si parla di ma-tri-mo-nio!» cantilenò, con il preciso intento di punzecchiarla.

Amanda la prese sul ridere. «Seh, in un'altra vita!»

«Come come? Non pensi di sposarti, un bel giorno?»

La giovane si lasciò ricadere sul materasso, accompagnando il tutto a un sonoro sospiro. «Non lo so. Io credo fermamente in quel sacramento. Ma non sono sicura che possa capitarmi una simile fortuna. È vero che, ottimisticamente parlando, la vita è lunga, però... per il momento preferisco non pensare troppo al futuro.»

«Mi sembra giusto», concordò Monica. «Comunque, a parte gli scherzi... Il tuo agente mi sembra davvero un bravo ragazzo. Anzi, sei stata proprio tu a dire che è straordinario, no? Quindi... tienitelo stretto.» Le rifilò un'ultima, tenera occhiata, quindi la salutò in fretta e furia e uscì dalla stanza di Amanda per tornare nella sua, così da ultimare i preparativi per l'imminente partenza.

L'altra cominciò a perdersi in un mare di riflessioni. Non poteva non ammettere che la compagnia di Alessandro stava diventando indispensabile, ma figurarselo al suo fianco nelle vesti di fidanzato... Decise di arrestare sul nascere quegli strani pensieri. Avevano entrambi stipulato un contratto lavorativo che stava ormai sfociando in una bellissima amicizia, quindi perché doveva soffermarvisi più del dovuto? Ciononostante, le parole di Monica continuavano a vorticarle nella testa. Aveva davvero guardato Alessandro con altri occhi? Non che potesse negare di non essere rimasta del tutto indifferente alla sua voglia di restarle accanto nonostante la proposta ricevuta. Ma prima della cena...

Dì che ti piace, piuttosto. Ci faresti più bella figura!  

Scosse la testa. Monica doveva aver scambiato la forte ammirazione e l'infinita stima che provava nei suoi confronti per un qualcosa di più intenso, non c'era altra spiegazione. D'altra parte, non poteva comunque negare che l'avesse sempre trovato un ragazzo piacente. I suoi occhi di un verde profondo, quei tratti mascolini ma al contempo delicati, il naso dritto e la fronte ampia, le labbra sottili e dal taglio gentile; senza contare che, nel complesso, tutta la sua persona tradiva un'intelligenza, un'arguzia e una sensibilità non comuni. Con lui si sentiva del tutto libera di esprimere se stessa, di confidarsi o meno sulle sue turbe personali. E lei – adesso più che mai poteva dirlo – gli voleva davvero bene.

Quanto alla sera prima, di un'altra cosa era sicura: non si sentiva per nulla sgravata dal peso della confessione che gli aveva fatto. Quando si era decisa a dirgli di Federico, si era sentita come se le si fosse spezzato un qualcosa dentro, e non riusciva proprio a capirne il perché.

Due leggeri tocchi alla porta la fecero sobbalzare seduta stante. «Amanda! Ci sei?»

Il suo cuore prese a battere più forte. Si alzò dal letto e si apprestò ad aprirgli. Era già vestita di tutto punto, ma per qualche motivo pensò di specchiarsi per un momento per vedere se avesse qualcosa fuori posto. Alzò gli occhi al cielo. Ho una pessima cera, constatò, quindi si avvicinò alla maniglia della porta. La spinse all'ingiù e si ritrovò davanti Alessandro con il suo solito, mezzo sorriso, un'espressione che non sembrava sottintendere alcunché riguardo alla sera prima.

«Buongiorno, Ale», farfugliò, accennando anche lei un sorriso contratto.

«Non mi pare tu sia scesa a fare colazione, giusto? Mi sono un attimo preoccupato e ho deciso di vedere a che punto eri... Sono le nove passate, e tu se non erro—»

«Sì. Sono solita farla alle otto in punto. Soltanto che mi sono trattenuta più del dovuto con Monica, ecco perché non sono ancora scesa di sotto.»

Il volto di Alessandro si fece immediatamente più disteso. «Meglio così. Per un momento ho pensato che...» 

Amanda assunse un'aria interrogativa e lui scosse il capo. 

«Ah, non importa. Ecco a te», disse poi, cacciando fuori una bustina che teneva dietro la schiena. «Sai, stavano andando un po' troppo a ruba.»

«Oddio, mi hai preso un bel cornettazzo all'albicocca?» domandò lei, che al solo pensiero di assaggiarlo aveva già l'acquolina in bocca.

«Proprio quello.»

Gli occhi della giovane si illuminarono. «Grazie, Ale, sei il migliore!» esclamò, quindi prese la bustina di plastica e, d'istinto, gli si fiondò tra le braccia. Alessandro rimase con le mani sospese a mezz'aria per qualche secondo, dopodiché ricambiò l'abbraccio. Soltanto in quel momento, quando la punta delle dita di Alessandro le sfiorarono timidamente la schiena adagiandovisi appena, Amanda si ricordò della discussione avuta con Monica e, dopo che le fu salito un leggero brivido, si scostò di colpo da lui, senza che avesse il coraggio di sostenere il suo sguardo.

«Lieto di saperlo», aveva intanto risposto lui, con un tono di voce che avrebbe suggerito a chiunque che non avesse smesso di sorridere nemmeno per un istante.

A quel punto, la giovane si rilassò. «Ci vediamo tra poco. Okay?»

Alessandro mimò un gesto assimilabile a un sissignore! e si apprestò a richiudere la porta. «Amanda...» farfugliò poi, richiamando la sua attenzione. «Sei sicura che è tutto a posto?»

Amanda ebbe l'impressione che quella domanda ne nascondesse altre mille e, perlomeno sulle prime, la colse piuttosto impreparata. Lo sguardo dell'agente si era fatto ben più serio, un velo di profonda insicurezza aveva ammantato i suoi begli occhi.

«Intendi... tra noi due?» trovò il coraggio di chiedergli lei, seppur con un filo di voce. «Certo che è tutto a posto», rispose dopo qualche istante, ostentando una maggiore convinzione. «Siamo sempre stati una squadra, no?»

Alessandro annuì, ma la sua espressione non mutò, seppur dalle sue labbra fuoriuscì un leggero sospiro. «Volevo soltanto chiederti scusa. Insomma, io... non volevo obbligarti a confidarmi della tua frequentazione. In fondo è la tua vita, e... e io sono solo il tuo agente.»

«Non sei solo questo, o almeno non più. E lo sai bene», sì affrettò a rispondere Amanda, reprimendo l'impulso di afferrargli la mano e stringerla nella sua.

«Non avevo comunque il diritto di intromettermi», obiettò lui. «Spero tanto che tu non ce l'abbia con me. Non sopporterei vederti fingere», le confessò, con un barlume di terrore negli occhi.

«Pensi davvero che possa fingere con te? Dopo tutto quello che abbiamo condiviso?»

Lui arricciò le labbra contratte, che si rilassarono nello stesso momento in cui quelle di Amanda si piegarono in un dolce sorriso. «No. Ma se mai dovessi uscirmene con qualcosa di inappropriato—»

«Prenderò senz'altro dei sonori provvedimenti», lo schernì lei, strappandogli finalmente un sorriso a trentadue denti.

«Dai, ti lascio mangiare in santa pace», disse infine Alessandro, quindi si decise ad accomiatarsi dalla ragazza.

Non appena richiuse la porta, Amanda rimase a fissarla per qualche secondo di troppo. A tratti, sentì che il suo stomaco aveva iniziato a contorcersi sin dal momento in cui Alessandro le aveva rivolto la domanda incriminata. Trasse un lungo sospiro e si avvicinò al comodino, prendendo una bella sorsata d'acqua dalla bottiglietta di plastica che vi era sopra. Per quanto stravedesse per il cornetto all'albicocca, avrebbe aspettato che il suo stomaco, ormai attorcigliato su se stesso, fosse più ben disposto ad accogliere una simile delizia.

 

§

 

La consueta presentazione stava per cominciare, e come al solito Amanda non stava più nella pelle. Questa volta era toccato a un elegante caffè letterario, situato nei pressi del centro storico di Rimini. Per la ragazza era stato davvero un piacere tornare in quella bellissima città – dov'era nato e cresciuto suo nonno paterno. Certo, già le mancava un sacco la sua migliore amica, ma era più che giusto che fosse ripartita per Monferrato per andare a trovare la sua famiglia.

Amanda scrutò con vivo interesse quanto la circondava. Se era vero che uno dei barman – un ragazzo dai folti capelli rossi e una cascata di lentiggini sul viso pallido – le rivolgeva un timido sguardo di tanto in tanto suscitando in lei un vago senso di tenerezza (finalmente non il solito sfacciato! si era detta), dall'altra parte la attiravano parecchio le antiche mura in pietra di cui era composta la stessa struttura, assieme a un bel soffitto a volta e al pavimento dallo stile rustico e non meno raffinato.
Quando il suo sguardo si posò sulla finestra – mentre nel frattempo un cospicuo numero di avventori prendeva posto nei vari tavoli ordinando chi un aperitivo, chi una cioccolata calda e tante altre piccole prelibatezze –, un sorriso ancora più ampio le si dipinse sul volto. Affilò lo sguardo, constatando seduta stante che si trattasse proprio di lui.
Federico se ne stava solo soletto lì fuori, parte del busto sostenuta dal muricciolo che costeggiava il locale, lo sguardo pensieroso, il solito, breve tiro di sigaretta. Pantaloni beige, giacca scura dal taglio leggermente allungato, una pashmina che gli ricopriva parte del collo. Sneakers nere con un paio di strisce bianche ai lati.
Non si poteva certo dire che non avesse buon gusto, osservò Amanda. Di sicuro ci tiene più di me, constatò, mentre lo vide gettar fuori una corposa nuvola di fumo. Quando si mosse, sparì per un momento dal suo campo visivo ricomparendo a tratti, la sigaretta che teneva tra le dita continuava a bruciare. Anche stavolta, ne aveva consumata poco più della metà.
Sparì di nuovo, quindi se lo immaginò mentre gettava quel mozzicone nel secchione per poi entrare nel bar. Cosa che però non avvenne. Trascorsero un paio di minuti; ne passarono altri cinque.

Che strano, pensò Amanda, mentre Alessandro richiamava con un cenno la sua attenzione. «Si comincia tra trenta secondi», le sussurrò nell'orecchio, mentre Amanda annuiva meccanicamente, lo sguardo ancora fisso sulla porta del bar in attesa che Federico vi entrasse.

Poteva essersi sbagliata? Poteva aver avuto le traveggole? Decise di concentrarsi sulla platea che le stava dinanzi e che pendeva – letteralmente – dalle sue labbra. Proprio quando stava per aprir bocca, il flebile cigolio della porta del locale le fece dirottare la testa verso l'entrata. Federico la scrutò di sottecchi, una busta tra le mani e un'andatura composta, mentre svicolava tra i tavolini alla ricerca di un posto libero. Non appena lo trovò, fece un gesto silenzioso al barman, che subito gli si avvicinò riscuotendo la sua ordinazione. Quando i suoi occhi si rituffarono in quelli di Amanda, lei accennò un sorriso e cominciò a presentarsi.

Federico non si perse una sola parola del suo discorso. Aveva ricambiato a malapena il suo sorriso, forse perché non voleva catalizzare troppo l'attenzione su di sé, ma il suo sguardo sembrava dicesse più di mille parole, non era mai stato più limpido come in quel particolare momento. Si vedeva lontano un miglio che moriva dalla voglia di ascoltarla, di bersi tutto d'un colpo la presentazione al pari del suo cocktail al limone, che prese a ingurgitare con gusto e altrettanta ingordigia.
Amanda ricercò più volte il suo sguardo: assieme a quello di Alessandro, lo stesso le trasmetteva una certa sicurezza, pur conservando sempre una certa rigidità nei tratti, a differenza dell'altro che, invece, celava in sé infinita delicatezza e altrettanto conforto. Era concentrato; forse, a momenti, persino estasiato. Nei suoi occhi così penetranti sembrava trasparisse una luce totalmente nuova, un fugace quanto persistente brillio di cui Amanda aveva visto solo qualche sprazzo. Non appena smise di parlare, molti avventori si alzarono persino in piedi, condendo il tutto a uno scrosciante applauso. Il sorriso di Federico – seppur accennato – era un tutto dire: sembrava davvero orgoglioso di lei.

«È stato molto bello tornare ad ascoltarti», le disse infatti, non appena si ritrovarono fuori dal bar dopo essersi scambiati un veloce saluto – la consueta stretta di mano. Come sempre, aveva atteso pazientemente che la ragazza terminasse di autografare le tante copie del suo libro per poi chiederle, tra un breve tiro di sigaretta e l'altro, se avesse piacere di partire con lui. «Avrei il treno tra una mezz'ora... Non so, se per caso ti sei organizzata diversamente—»

«Sta' tranquillo, come vedi ho soltanto un piccolo borsone con me, quindi direi che è perfetto», rispose Amanda.

Federico smorzò la sigaretta sbattendola sul grosso portacenere che gli stava di fianco. «Sarà meglio andare, a questo punto.»

Amanda rimase a bocca aperta. Soltanto in quel momento si accorse che sull'anulare della sua mano destra campeggiava una fedina argentea. Chissà se nasconde un qualche significato, si chiese, mentre presero a incamminarsi verso la stazione, il passo sostenuto accompagnato dalla solita espressione corrucciata di Federico. Non mi sembrava che i primi tempi la portasse, pensò ancora, sbirciandogli la mano con la coda dell'occhio. Certo, magari quell'umile gioiello non rappresentava nulla per lui, ma la folle curiosità che imperversava nel cuore e nella mente della ragazza era sempre difficilmente controllabile, quando si trattava di Federico. Il mistero che fin dall'inizio aveva rapportato alla sua figura non era affatto scomparso, anzi. Ogni volta pareva arricchirsi di nuovi, imperscrutabili particolari, si impreziosiva di un cospicuo numero di dettagli che in ogni caso non riuscivano a intaccare quella smania di conoscere più cose possibili sul suo conto. Tuttavia, non riusciva ancora a comprendere perché, pur trovandolo estremamente affascinante nel suo essere così introverso e affabile al tempo stesso, non le riusciva di percepire la consueta scintilla legata all'attrazione fisica, che di norma avrebbe dovuto spingerla a coltivare delle fantasie molto meno innocenti, se rapportate a una tranquilla passeggiata o a un ordinario appuntamento. Era pur vero che i suoi tempi erano sempre stati un po' diversi rispetto a quelli della sua migliore amica o di altre sue coetanee; perché dentro le si scatenasse quel desiderio doveva esserci quel quid, alias ammirare intensamente un qualche aspetto caratteriale della persona in questione (e solo a quel punto le fatidiche farfalle avrebbero fatto il loro ingresso cominciando a invadere ogni singolo anfratto del suo stomaco), però... che provasse infinito interesse per quell'uomo era ormai cosa certa, quindi un qualcosa doveva pur esserci! D'altronde, già il solo pensiero di non vederlo più scatenava in lei una miriade di sensazioni che non le arrecavano alcun sollievo. Stava bene con lui: per qualche oscura ragione, si sentiva al sicuro in sua presenza, sentiva di potersi davvero fidare. E non riusciva ancora a intuire quale direzione avrebbe preso il loro rapporto. Forse perché il suo ex ragazzo aveva minato tutte le sue certezze. O forse perché negli ultimi tre anni si era talmente chiusa in se stessa da aver persino sigillato il cuore a doppia mandata senza che se ne rendesse conto. Per tanto tempo, niente e nessuno l'aveva più smossa – a eccezione della scrittura. E l'improvvisa comparsa di Federico – come il profondo legame che si stava creando con Alessandro – aveva arrecato in lei un'emozione davvero forte; tanto forte quanto destabilizzante.

«A cosa stai pensando?»

Amanda quasi incespicò sulle sue stesse scarpe. «Stavo per farti la stessa domanda», ammise, stringendosi nelle spalle. «Pensavo al fatto che... sì, insomma, sono contenta che tu sia tornato ad assistere a una mia presentazione.»

Federico si girò a guardarla. «Sei migliorata moltissimo rispetto a quando ti ho vista la prima volta. Non che all'inizio non riuscissi a coinvolgere la platea, ma oggi mi sei sembrata diversa. Molto più disinvolta.»

«Be', è soltanto la forza dell'abitudine. Ma a proposito di prima volta» – quelle due paroline avevano fatto scattare in Amanda un'impellente curiosità e non poteva proprio esonerarsi dal chiederglielo –, «c'è una cosa che mi sono sempre domandata. Quando volevi farti autografare il mio libro... Ecco, quella sera, come nei giorni seguenti, mi sono spesso chiesta perché tu sia sparito di punto in bianco. Mi avevi detto che saresti tornato subito, invece—»

«Avevo scordato il cellulare in macchina», ribatté lui, scostando di colpo lo sguardo. «Quel giorno ero venuto con la mia auto, e solo dopo qualche ora mi sono accorto di non averlo con me. Insomma, capisci che per un medico questo non è cosa da poco. Avrei potuto avere una qualche emergenza—»

«Certo, ti capisco. E... quindi quel giorno avevi effettivamente un'emergenza e sei scappato via, giusto?»

Federico si fermò di scatto; nello stesso momento ad Amanda salì il cuore in gola.

Lui si morse appena le labbra e si guardò intorno, come se stesse cercando una via di fuga. Si lasciò scappare un brevissimo sorriso di circostanza, e quella reazione tanto inaspettata suggerì alla ragazza che fosse in seria difficoltà. «Scusami tanto, non volevo essere indiscreta. Mi è uscita così, io non—»

«Sarebbe più semplice risponderti di sì e tirarmi fuori dall'impaccio. Ma non sarebbe la verità, come forse hai già intuito», sputò fuori lui, un sospiro impercettibile. «La verità è che...» Serrò la mascella. «Ho sentito il bisogno improvviso di stare da solo, e così...» Scrollò le spalle.

«Capita anche a me», gli venne in soccorso Amanda. «Anche se adoro la compagnia, ci sono momenti in cui stare da soli è la scelta migliore. Sia per non appesantire troppo chi mi sta intorno, sia per ritrovare se stessi.»

«Mi dispiace averti lasciata appesa lì», rispose Federico, riprendendo a camminare.

«Be', mi pare che tu ti sia fatto subito perdonare. Ho trovato molto carina l'idea del biglietto.»

«In realtà, non è mai stata mia consuetudine fare cose del genere. Capisco che, perlomeno da un lato, il mio gesto potesse magari apparirti inquietante, ma non sapendo bene come rintracciarti ho pensato che fosse giusto provarci. Chiederti scusa mi sembrava il minino. E devo ammettere che mendicare scuse non è esattamente il mio forte. Nemmeno quando sono proprio io a sbagliare.»

«Quindi sei un tipetto piuttosto orgoglioso», lo schernì Amanda, non riuscendo a trattenere un sorriso.

«Estremamente orgoglioso», sottolineò Federico, annuendo suo malgrado.

«Se la cosa può consolarti, lo sono anch'io. Detesto perdere e detesto ancor di più non avere ragione. Anzi, alcune volte sono assolutamente insopportabile.»

L'altro inarcò un sopracciglio e cacciò fuori una risata non poi così espressiva. «Mi viene difficile crederlo.»

«Prova a frequentarmi un altro po', e vedrai se non ci ritroveremo a discutere furiosamente almeno una volta.»

Lui fece spallucce. «Be', se proprio dovessimo ritrovarci a battibeccare furiosamente almeno una volta, spero proprio che l'intera discussione possa vertere sull'assoluta superiorità della pizza margherita rispetto a quella all'ananas», un accenno di sorriso a condire quella battuta, che quasi fece sbellicare Amanda dalle risate.

«Oddio, hai mangiato la pizza all'ananas?» gli chiese, gli occhi sgranati.

«Concordo, è veramente pessima. Mi è bastato assaggiarla una volta quand'ero giovane per capire che non mi sarei mai azzardato a ripetere un'esperienza così aberrante.»

Questa volta, Amanda non si trattenne e rise di gusto. Restarsene seria di fronte all'espressione tanto nauseata quanto buffa che si era dipinta sul volto di Federico non le sarebbe stato possibile. A primo impatto, non si sarebbe detto che un tipo come lui fosse capace di lasciarsi andare con tanta naturalezza allo scherzo, come pure mettersi a parlare di frivolezze. Dietro al suo sguardo così serio, a tratti integerrimo, si nascondeva un lato decisamente più goliardico che, almeno per alcuni versi, le ricordava tanto il suo.

«Sembra che tu conosca questo posto alla perfezione», osservò Federico, notando che Amanda non tentennava sui propri passi nemmeno per un istante.

«Non ti sbagli, in effetti», gli rispose lei. «Mio nonno paterno è nato proprio qui.»

Federico si limitò ad annuire, mentre Amanda ebbe l'impressione che un pensiero tutt'altro che irrilevante stesse attraversandogli la mente. Quella rughetta che gli si forma in mezzo alla fronte può significare solo quelloArgh, cosa darei per entrare nella sua testa!

«Qualcosa non va?» gli chiese, scrutandolo profondamente.

«Come dici? No, è tutto a posto», tagliò corto lui riscuotendosi dopo qualche istante, senza nascondere l'intransigenza che trapelava dai suoi occhi. Guardò l'orologio e affrettò il passo, del tutto incurante di lasciarsi indietro la ragazza. «Avanti, sbrighiamoci o faremo tardi», esalò, gelido, senza più degnarla di uno sguardo.

Amanda non batté ciglio, quindi si apprestò a seguirlo. Come al solito, non sapeva perché Federico avesse, ancora una volta e tutto d'un tratto, preso d'aceto, ma di una cosa era certa: in quel misterioso uomo coesistevano luci e ombre, e lei non sapeva se un giorno le avrebbe scoperte una per una – tantomeno se ciò le sarebbe convenuto.

Perché se tutto quell'arcano che nascondeva la sua persona l'attraeva come non mai verso di lui, dall'altra parte le scatenava un coacervo di domande e sensazioni talmente disorientanti al punto che, per la prima volta da quando aveva fatto la sua conoscenza, non riuscì a non chiedersi: avrò fatto bene ad accettare il suo invito?

 

N.d.A. Lo so benissimo, non aggiorno questa storia da quasi due mesi e non ci sono scusanti. So soltanto che ultimamente ho perso un po' (un bel po', a dirla tutta) lo smalto con la scrittura, e di sicuro lo studio costante che mi si richiede all'università non aiuta a trovare il giusto tempo, né tantomeno la voglia di scribacchiare in tutta regolarità, e con il consueto entusiasmo che fino a qualche anno fa contraddistingueva il mio spirito durante la stesura dei vari capitoli. Semplicemente mi sono arenata, lasciando che il famigerato "blocco dello scrittore" mi avvolgesse sempre più nella sua spirale di apatia e distruzione. Non sono riuscita a fermarne il corso, e nemmeno ci ho provato più di tanto. Posso solo dire che, pur non essendo costante come un tempo, sono sempre felice quando riesco a pubblicare, quindi... quindi magari questo è già qualcosa, no? In attesa che quell'entusiasmo di cui sempre mi sono fatta portavoce possa tornare a risplendere in toto dentro di me, posso solo augurarmi che il capitolo vi sia piaciuto. Grazie di cuore, come sempre, a chiunque si sia preso la briga di arrivare sin qui.

Un abbraccio!

Eleonora

   
 
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