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Autore: ONLYKORINE    23/07/2023    0 recensioni
La storia partecipa alla challenge 'Cinque fette di torta alla melassa' indetta sul gruppo Facebook 'L'angolo di Madama Rosmerta' e si tratta una minilong di 5 capitoli su prompt dati dalle parole di una strofa di canzone (tutto indicato nel primo capitolo).
Neville sta affrontando l'ultimo anno a Hogwarts, mentre Piton e i Carrow seminano panico e punizioni. Come si fa a resistere a tutto questo? Come si può andare avanti e continuare a credere in qualcosa di buono? A volte basta avere accanto la persona giusta.
Non una delle mie migliori storie, ma ho sempre voluto scrivere su questa coppia e ho pensato di approfittare dell'iniziativa.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hannah Abbott, Neville Paciock | Coppie: Hannah/Neville
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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L'ultima notte la passo con te

Prompt: stelle

-

Era una serata come le altre, quel primo di Maggio; tutte uguali, interminabili, lunghe e difficili. I ragazzi erano confinati nella stanza delle necessità da così tanto tempo che sembravano passati anni.

 

All'ennesimo pianto isterico e litigio, Neville si alzò da terra e iniziò a camminare avanti e indietro: non poteva essere così. Non aveva senso. Dovevano solo aspettare? Quando sarebbe finito tutto? Quand'è che Voldemort si sarebbe presentato? Quell'attesa era snervante, lo stare chiusi in quell'enorme stanzone metteva a dura prova tutti e ormai anche Hogsmeade era pattugliata da Ghermidori e Mangiamorte.
"Non ce la faccio più…" Si lagnò, come un ragazzino del primo anno, continuando a camminare nonostante zoppicasse come una vecchia col bastone.
Subito una mano si infilò fra le sue dita e lui sentì il nervosismo scivolargli giù dalle spalle. "Hannah" mormorò, senza neanche voltarsi, stringendo le sua dita e rallentando il passo.
"Vuoi andare fuori?" gli chiese lei, avvicinandosi al suo orecchio per non farsi sentire dagli altri: Neville non permetteva a nessuno di uscire, se non a qualcuno del settimo anno, perché era troppo pericoloso, ma a volte anche lui aveva bisogno di un po' di pace, per poter reggere tutto.
"Potremmo andare nell'aula di divinazione" propose ancora la ragazza e lui finalmente si voltò verso di lei, che gli sorrise dolcemente.
"È pericoloso. Se ci dovessero beccare…" Neville aveva bisogno di quei momenti solo con Hannah, ma il problema era sempre quando dovevano tornare nella stanza delle necessità: la porta d'entrata era lontana e lui aveva il terrore che qualcuno si accorgesse di loro e potesse far del male alla ragazza.
Lei sorrise senza dire niente e si strinse a lui. Però… in fin dei conti avrebbero potuto provare. La stanza di divinazione non era così lontana dal settimo piano… Le portò una mano sulle spalle e si mosse con cautela verso il muro: forse così non si sarebbero fatti notare…

 

*

 

Hannah strinse forte la mano di Neville quando lui l'aiutò a salire dalla botola: alla fine erano usciti dalla stanza delle necessità anche se per il Grifondoro era molto pericoloso perché i Carrow ormai erano diventati spietati e gli ultimi incantesimi che avevano lanciato loro erano stati tremendi: sapeva che un anatema che uccide non era da escludere.
Neville si stese sul tappeto davanti al camino e Hannah si sedette accanto a lui, sfiorandogli il viso e le sue ferite che, anche dopo una settimana, non erano guarite del tutto. "Ti fa male?" gli chiese e lui scosse le spalle: era così coraggioso. Buono, leale e coraggioso; erano così fortunati ad averlo come guida. Si chinò a baciargli il taglio che aveva sulla guancia e una lacrima le scivolò oltre le ciglia.
Neville le fece una carezza. "Finirà presto" disse e lei annuì; sapeva che era vero anche se a volte sembrava veramente impossibile. "Te lo prometto".
Hannah sorrise tristemente. "Non dovresti fare promesse che non puoi mantenere, Neville".
"Vorrei farti ben altre promesse, Hannah. E quelle le manterrei."
Lei non disse altro e continuò ad accarezzargli i capelli. Poi, senza preavviso, Neville si tirò su a sedere e si avvicinò a lei per baciarla: non era diventato coraggioso solo con gli incantesimi difensivi e la protezione degli studenti, ora lo era anche con lei e Hannah, con lui, si sentiva al sicuro.
Ricambiò il suo bacio e gli portò una mano al viso quando dal fondo dell'aula sentirono il rumore di uno sgabello spostato. Neville scattò in piedi con la bacchetta spianata. "Chi va là?" chiese, con un tono basso e roco. Hannah era riuscita solamente a voltarsi: lui, invece, era stato velocissimo.
La professoressa Cooman uscì da quello che sembrava un nascondiglio dietro a una poltrona e barcollò verso di loro. Hannah vide Neville abbassare leggermente la bacchetta, ma non del tutto.
"Professoressa Cooman?" la chiamò, ma lei non sembrava lucida. "È ubriaca, secondo te?" le chiese il ragazzo quando la strega non gli rispose. Hannah alzò le spalle.
"È stanotte. È stanotte. Sarà una notte di stelle…" incominciò a parlare, con una cadenza strana.
"Che succede? Cosa dice?"
Neville strabuzzò gli occhi. "Penso… Penso sia una profezia…"
Hannah spalancò gli occhi, tornando a posare lo sguardo sulla donna che ora sembrava guardare un punto fisso, ma senza vederlo veramente.

 

"Stanotte precipiteranno molte stelle. E altre saliranno al cielo.
Stanotte è la notte in cui ombre e luci si scontreranno; segreti celati verranno allo scoperto e chi si credeva un nemico sarà rivalutato.
Sarà l'unione di più mani a sconfiggere colui che alla morte una volta è già scampato.
Notte di luna crescente, notte di cambiamenti.
Molti cadranno e solo uno si rialzerà;
il mondo magico stanotte gioirà."

 

Hannah sbarrò gli occhi, sentendo quelle parole e si girò verso Neville. "Hai… hai sentito?"
Neville abbassò la mano che reggeva la bacchetta e voltò il viso verso di lei. "Sì" rispose solamente. Nessuno dei due si mosse. Poi, la Cooman sbatté gli occhi dietro agli spessi occhiali e li guardò come se li vedesse per la prima volta. "E voi cosa fate qui?"
"Ci siamo nascosti" spiegò Neville e, stranamente, la strega annuì senza dire nient'altro.
"Sta bene, professoressa?" La donna la guardò, ma non mosse un altro muscolo.
"Lui stanotte morirà."
"Chi? Voldemort? O…" Neville non continuò, ma lei sapeva benissimo di chi parlava.
"Harry Potter" disse ancora la strega e Hannah vide benissimo Neville sbiancare.
La ragazza lo prese per mano e lo trascinò quasi di peso verso la botola.
"Buonanotte, professoressa" salutò, ma la donna non fece cenno di averla sentita.
Appena si richiusero la botola alle spalle, Sibilla Cooman guardò fisso verso il camino.
"Morirà, ma poi si rialzerà" mormorò ancora, guardando le fiamme.

 

*

"È pericoloso stare fuori…"
"Era pericoloso anche là dentro, Neville."
Il ragazzo annuì e poi guardò in basso: sapeva che la Cooman aveva predetto milioni di morti differenti per Harry, ma questa volta, sembrava una cosa più seria. Sembrava quasi che…
"Neville, guardami" disse lei e Neville ubbidì. "Ti ricordi quando la Cooman aveva detto che Harry sarebbe morto al terzo anno? O al quarto?" Lui annuì senza dire niente. "Ecco: non è successo. Non è mai successo. Questa è una di quelle volte" continuò, decisa.
Neville, stranamente, non riusciva a crederci. Cos'altro aveva detto? L'unione delle mani, il nemico rivalutato… Cosa intendeva? Chi era il nemico? "Com'era la profezia?"
"Neville!" Hannah ora sembrava la McGranitt quando sgridava qualcuno. "Ha detto che il mondo magico gioirà: concentrati su questo" gli ordinò.
"Ha detto anche che…"

 

"Stanotte si combatterà, dobbiamo avvisare gli altri" rimarcò Hannah, prendendogli la mano e trascinandolo via: era pericoloso rimanere fuori nei corridoi, soprattutto se Neville era così scosso.
Quando tornarono alla stanza delle necessità, notarono un gruppetto di ragazzi verso il fondo del locale, quello da cui Neville e gli altri ragazzi del settimo anno raggiungevano Aberforth per i pasti e le notizie dall'esterno.
"Cosa sta succedendo?" chiese la voce del ragazzo al suo fianco. Sentì la sua stanchezza come se potesse sfiorarla con le dita.
Un ragazzino che portava ancora i colori dei Corvonero arrivò verso di loro correndo e chiamando Neville a gran voce.
"Vieni, Neville! Lei è molto spaventata!"
Neville guardò Hannah che ricambiò il suo sguardo con la stessa curiosità; gli fece cenno con la testa di seguire il ragazzino e questi lo prese per mano per portarlo in mezzo alla folla.

 

Neville vide i ragazzi allargarsi al suo passaggio fino a quando non si trovò di fronte la figura di una ragazzina sottile e bassa per l'età che sapeva che aveva.
"Ariana" la salutò, riconoscendola. Lei non disse una parola, non lo aveva mai fatto, ma il suo viso si colorì di un sorriso quando lo vide. Senza dire niente si girò per tornare verso il tunnel da dove era entrata e Neville capì che doveva seguirla.
"Perché è venuta a cercarmi?" mormorò fra sé e sé, mentre gli altri osservavano la piccola figura camminare lentamente.
"Seguila, Neville. Sarà qualcosa di importante". La voce di Hannah, al suo fianco, lo svegliò dai suoi pensieri.
"Pensi che sia arrivato il momento di…"
"Non lo so. Ma noi siamo pronti. E se la profezia è giusta, sarà stanotte" rimarcò lei. Neville annuì, per poi voltarsi verso il tunnel. "E se lui…"
"Se troverai Harry, cosa che spero, non dirgli della profezia, Neville". Gli occhi di Hannah si allargarono proporzionalmente a quanto la sua voce si abbassò.
"Ma lui non dovrebbe sapere?"

 

Hannah scosse il capo. Non sempre sapere quello che succederà è utile. E nel caso di quella profezia, così strana e che non avevano avuto tempo di analizzare, non sembrava il caso di riferirla a chicchessia. E poi chi lo sa, magari non sarebbe stato Harry a perire quella notte. E nel dubbio, lo erano già. Sicuramente anche lui aveva messo in conto quel rischio, per quanto doloroso potesse essere, perché Harry Potter era coraggioso. Ma era pur sempre un ragazzo di diciassette anni e renderlo ancora più insicuro non lo avrebbe aiutato di certo.
"Sappiamo solo che questa notte il mondo magico gioirà, Neville. Se vedrai Harry, vorrà dire che, in un modo o nell'altro, tutto finirà."

 

Neville annuì ancora e, quando Hannah fece per girarsi per tornare dagli altri, la prese per le spalle e la baciò davanti a tutti. "Resta con me, stanotte" sussurrò, appena si staccò da lei e poco prima di correre zoppicando dietro alla ragazza del ritratto, troppo imbarazzato per aspettare la sua risposta.

 

"Starei sempre con te, Neville" sussurrò Hannah, alla sua schiena.

 

*

 

Harry Potter fece l'ingresso nella stanza delle necessità e venne accolto come l'eroe che tutti si aspettavano di trovare. Hannah non riuscì quasi più a parlare con Neville, ma non ce ne fu bisogno: ogni volta che lui incrociava lo sguardo con il suo lo vedeva carico e pronto ad aiutare, così come era stato negli ultimi tempi, ma Harry riusciva a trasmettergli tutta la fiducia di cui aveva bisogno e lo aveva fatto riprendere dagli ultimi dubbi che lo avevano dilaniato. Alla spicciolata arrivarono anche tutti gli altri: studenti diplomati negli anni precedenti, Dean Thomas e Luna Lovegood e anche Ginny Weasley con i suoi fratelli. Hannah si fece da parte e lasciò che Neville e gli altri parlassero di quello che sarebbe successo quella notte.
Quella notte sarebbe finito tutto, probabilmente. Quella notte il mondo magico sarebbe stato salvo. Lanciò a Neville un sorriso di incoraggiamento, ma non fu sicura che lui lo avesse visto, così tornò a guardare verso Harry che usciva dalla stanza delle necessità con Luna.

 

*

 

Neville notò Hannah correre in uno dei momenti della battaglia: era stanco, affamato e aveva già contato troppi morti perché potesse davvero essere una notte di svolta.
Non la vedeva da quando la battaglia era iniziata veramente e le loro bacchette avevano lanciato più incantesimi che in tutti quegli anni, ma vederla gli diede, per un attimo, solo per un attimo, un senso di pace. Fino a quando non inciampò in un pezzo di marmo che si era staccato dalle scale; esausto, si sedette su uno dei gradini, prendendosi la testa fra le mani. Lei dovette sentire la sua presenza o qualcosa del genere, perché si voltò in tempo e lo vide.

 

Hannah stava correndo lungo uno dei corridoi che davano sull'entrata quando notò Neville accasciarsi su un gradino. Senza pensarci, colpì la ringhiera di pietra di una scalinata e scavalcò i rottami per raggiungerlo.
"Neville…" lo chiamò, avvicinandosi.
"Hannah, Hannah…" sembrava l'ombra del ragazzo degli ultimi mesi.
"Ho visto tua nonna" disse, cercando di sollevargli il morale prima di sedersi accanto a lui: erano circondati da rottami, persone che correvano e, rabbrividì notandolo, cadaveri.
Quella frase fece tornare il sorriso sul volto di Neville. "La vecchia strega è ancora in gamba".
Hannah gli fece una carezza. "Devi avere preso il tuo coraggio da lei".

 

Neville scosse il capo: cercava di rimanere ottimista, stava combattendo e stava finalmente succedendo qualcosa. Ma quando aveva visto il corpo senza vita di Canon, aveva dovuto togliere lo sguardo, per riprendersi.
"Harry mi ha chiesto di fare una cosa, Hannah".
"Qualsiasi cosa sia, te l'ha chiesta perché si fida di te e sa che puoi farcela. E tu la farai: stiamo tutti facendo la cosa giusta" rispose lei, prendendogli il viso fra le mani e spingendolo a guardarla. Sì, Neville lo sapeva, ma a volte riuscire a rimanere in piedi in mezzo alla tormenta era difficile. "Ricordati: siamo l'ES, l'esercito di Silente, combatteremo fino alla fine. Come ci ha insegnato Harry." Neville annuì e la ragazza si sentì chiamare dalla balaustra. "Devo andare. Ci vediamo dopo" gli disse, alzandosi.
"Hannah…" la chiamò, alzandosi anche lui: aveva ragione, piangersi addosso non sarebbe servito a vincere quella battaglia. Lei si girò. "In qualunque modo finirà… Promettimi che ti ricorderai di me". Non bisognava mai dare per scontato niente.

 

Hannah si bloccò, come se non fosse stata in mezzo a una battaglia, come se essere lì non avrebbe potuto ferirla o peggio, ma si fermò a guardare quel bellissimo ragazzo che, nonostante gli abiti logori e stracciati, i tagli sul viso, la stanchezza che gli artigliava le ossa, non aveva smesso di combattere. "Non mi scorderò mai di te, Neville" replicò, per poi scappare via.

 

*

 

Hannah non era in prima fila quando Tu-sai-chi era arrivato e aveva gridato al mondo che Harry Potter era morto. Quelle parole le avevano gelato il cuore. Sentì dei borbottii intorno a sé, ma non ci fece troppo caso. Forse aveva sbagliato? Forse Harry andava avvisato? E cosa poteva succedere di diverso? Calde lacrime iniziarono a solcarle il viso, consapevole che quella notte era davvero una notte di stelle: stelle cadute che sarebbero salite al cielo.
Una mano le strinse le dita e si voltò alla sua sinistra: Neville era al suo fianco, il viso terreo e, forse, il suo stesso senso di colpa. Non parlò ma la sua mano la strinse ancora e lei ricambiò la stretta. C'erano anche stelle terrene. Stelle che si vedevano solo nel buio più scuro, però. Stelle che brillavano tantissimo.
Fu solo quando Ron gridò qualcosa, che Neville sembrò riprendersi: la sua schiena tornò dritta e il suo viso tornò a guardare verso la figura del ragazzo che, steso a terra, era tornato a Hogwarts per morire, per poi spostarsi sull'enorme serpente che affiancava il Signore Oscuro. Anche Hannah riconobbe, nella voce dell'amico, il tentativo di smuovere la situazione e tutti e due gridarono, come se si fossero svegliati da un incubo.

 

"Siamo l'esercito di Silente!" disse la ragazza al suo fianco, alzando le loro mani unite e Neville capì quello che doveva fare. Lasciò la mano di Hannah e si lanciò su Voldermort, deciso a chiamarlo con il suo vero nome, anche se solo nella mente, con la bacchetta spianata e la voglia di fare del male, a lui e alla sua bestia.
Purtroppo non successe niente, si ritrovò inerme e disarmato accasciato per terra. Ma non aveva ancora finito di combattere. Non avrebbe mai smesso: Harry gli aveva detto di uccidere il serpente e lui, anche a costo di morire, lo avrebbe fatto.

 

Hannah, nella confusione che seguì il gesto eroico di Neville vide soltanto il ragazzo che l'aveva salvata quegli ultimi mesi, l'eroe del suo cuore e seguì le sue gesta come se si stesse raccontando una fiaba di Beda il Bardo. E lì vide davvero tutto il coraggio di Neville: lo vide urlare, tenere testa al Signore Oscuro, non piegarsi e, alla fine, tagliare la testa del serpente.
Tutto quello che successe dopo, Harry che si alzava e puntava la sua bacchetta, il duello finale fra i due, la sconfitta di Tu-sai-chi… furono per attimi solo fotografie sbiadite e fatte scorrere troppo velocemente, mentre tutti riprendevano a combattere.
I momenti che seguirono la battaglia furono frenetici e senza sosta: c'era sempre qualcuno da consolare per una perdita, tagli da suturare, ferite da curare, Hannah non ebbe un momento di respiro.
E quando finì tutto, non vide più Neville.
Suo padre e le sue sorelle decisero di tornare a casa e lei era così stanca che non oppose resistenza, ma poi, quella sera nel suo letto, si pentì di non aver più parlato con Neville.
'Non dimenticarti di me' le aveva detto, ma lei aveva paura che potesse succedere proprio il contrario: dopo l'uccisione di Nagini, Neville era stato portato in trionfo e lo aveva perso di vista, non riuscendo neanche a complimentarsi con lui. E adesso, cosa sarebbe successo?
Valevano ancora tutte le parole che si erano scambiati in quei mesi o erano solo il frutto di un'angoscia e un male comune da combattere? Lui si sarebbe veramente ricordato di lei? Hannah non ne era così sicura.

 

Ma almeno era finito tutto, pensò, girandosi nel letto esausta ma incapace di dormire. Quell'ultima notte aveva sancito la fine della guerra magica e della ascesa di Voldemort. Basta Carrow, Piton e tutte le maledizioni dolorose subite e da curare, basta terrore nel girare per i corridoi della scuola più bella del mondo. Basta… Basta tutto.
Ma non era stato solo brutto quell'anno: ora non ci sarebbero più state notti passate al buio a parlare. Niente più confessioni, segreti raccontati a mezza voce a notte fonda. Niente più baci e carezze leggere.
Niente più Neville Paciock.

 

Mentre chiudeva gli occhi, una lacrima scese sulla sua guancia; calda, triste, solitaria, proprio come si sentiva lei in quel momento.

 -

 -

***Eccomi, scusate per il ritardo, ma quest'ultimo prompt è stato impegnativo, per quello che volevo fare, e infatti il capitolo è venuto molto lungo, nonostante abbia saltato molte descrizioni della battaglia (ma comunque lo ha fatto magnificamente la Rowling, perché ripeterle tutte? Eh Eh…😅J ). Sarò costretta a fare un epilogo, ma ancora devo strolgare come. Però poi metterò la frase della canzone e mi direte se (anche se non totalmente) la storia avrà rispecchiato il significato della strofa.

Grazie a tutti per aver letto fino a qui. Besos

   
 
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