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Autore: moira78    31/07/2023    7 recensioni
Candy e Albert partono per il viaggio in Africa che sognavano da tempo di fare insieme. Ma l'imprevisto, tragico e inaspettato, è dietro l'angolo e si ritroveranno immersi in un'avventura tra cielo e mare.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), William Albert Andrew
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Bene, la pressione è tornata ai parametri normali. Il dottor Leonard arriverà tra un paio d'ore per visitarla. Se non ha bisogno d'altro, vorrei congedarmi".

Elroy Ardlay vide Candice, o Candy, come si ostinavano a chiamarla tutti, sistemare le medicine sul suo comodino e scrivere un biglietto al medico con le indicazioni delle ultime misurazioni prese e capì che quello era il momento di parlare.

Non sapeva se il giorno prima si fosse confrontata con William, perché di fatto lei era stata impegnata con le sue cure ogni tre ore e suo nipote, da quanto aveva appreso, si era dedicato a controllare i documenti più importanti con Archibald che era giunto nel pomeriggio e poi era andato a riposare. A cena li aveva visti scambiarsi sguardi discreti e più di una volta le era sembrato che quello di Candice fosse interrogativo, quindi sospettava che non avessero parlato della conversazione avuta con William nella mattinata.
Fu la prima domanda che le pose, giusto per rompere il ghiaccio.

"Certo, mi ha chiesto come si sentiva e...".

"Non mi riferisco alla mia situazione medica", le rispose un po' esasperata, sorbendo dal letto il suo tè. "Siediti, per favore. Fra quanto hai il treno?".

Lei parve imbarazzata: "Veramente... Alb... William ha chiesto all'autista di accompagnarmi quando fossi stata pronta per partire".

"Bene, allora non c'è fretta. Vorrei parlare un po' con te". Candice sembrava tesa come una corda di violino, tuttavia rimase in piedi con la schiena dritta e le mani intrecciate sulla gonna quasi fosse in attesa di andare al patibolo. "Santo cielo, ragazza, non credo che rimanendo in piedi crescerai ulteriormente in altezza! Prendi una sedia e avvicinati, per cortesia, o penserò che mi temi".

Lei si limitò a scuotere la testa, facendo quello che le aveva chiesto e fu quasi il dejà-vù del giorno prima con William. Quei due erano così simili!

"Ha bisogno di un altro cuscino?", le domandò premurosa, vedendola posare la tazza sul comodino accanto.

"Ho bisogno che tu mi dica se ricambi i sentimenti di mio nipote. Ieri mi ha riferito che siete... innamorati", concluse socchiudendo gli occhi come se sentisse un cattivo sapore in bocca. Era qualcosa che ancora non concepiva, che sembrava perseguitarla da quando la sua adorata Rosemary aveva annunciato al mondo di volersi sposare con un marinaio.

No, è da molto prima. Anche la moglie di tuo fratello, Priscilla non ti sembrava alla sua altezza...

Mentre era immersa in tutti quei pensieri, Elroy colse distintamente il sussulto di Candice, lo stropicciare la gonna mordendosi il labbro inferiore e il suo sospiro. La sua risposta chiara e tranquilla, però, la sorprese: pensava che avrebbe fatto storie.

"Sì, lo amo con tutto il mio cuore", ammise guardandola negli occhi.

Fu Elroy a vedervi una luce così abbagliante e appassionata da non essere certa di sostenere quello sguardo. Annuì: "Hai idea delle implicazioni che comporterebbe sposare mio nipote, Candice? Di quello che potrebbe dire la gente?".

Le sue mani si contrassero ancora più forte sulla gonna: "È una delle prime cose a cui ho pensato. So di non avere origini nobili, anzi, non ho la più pallida idea di chi fossero i miei genitori. Tuttavia...".

"Tuttavia?", Elroy inarcò un sopracciglio, un po' irritata. Sentirlo dire ad alta voce da lei aveva rinnovato la stilettata al cuore.

"Tuttavia sono loro grata per avermi lasciata alla Casa di Pony, come ho avuto modo di scrivere anche a lui tempo fa. Perché grazie a questo ho potuto conoscere delle persone meravigliose e... lui", concluse in un mormorio, arrossendo persino.

E accadde una cosa strana: una parte di Elroy si sentì quasi indignata per quella confessione tanto sfacciata; ma l'altra era così commossa che un groppo le artigliò la gola, costringendola a deglutire e riprendere tutto il proprio autocontrollo.

"Vuoi dirmi che sei felice di essere stata abbandonata perché hai potuto incontrare William?!", domandò cercando di mostrare il suo disappunto.

Candice sorrise: "No, certo, non mi fa piacere sapere di essere stata abbandonata. Ma ho sempre pensato che nella vita tutto può rappresentare un'opportunità. E chi mi ha lasciata alla Casa di Pony mi ha comunque dato la possibilità di crescere con tanti fratelli e sorelle e ben due madri! Ho conosciuto tante persone meravigliose da quando sono stata... beh... chiamata dai Lagan...". Incredibilmente, furono gli occhi di Candice a riempirsi di lacrime e Elroy capì che stava pensando ad Anthony, forse anche a Stair.

"Va bene, va bene, ho capito", le disse con un cenno spazientito della mano. Quella ragazza stava abbassando in maniera troppo repentina le sue difese.

"Mi scusi...".

"Sposando William diventerai la matriarca e la padrona di questa casa, ne hai coscienza?". Cercò di riportare la conversazione sulla retta via.

Candice spalancò le palpebre: "Ma io non ho la pretesa di...!".

"Non si tratta di quello che tu vuoi, si tratta di un dato di fatto. Sarai la moglie del patriarca e quella è la posizione che ti spetta. Sei in grado di gestire una casa? Vivere al fianco di un uomo spesso costretto a viaggiare, presenziando a tutti gli incontri sociali in maniera impeccabile?".

Il pallore sul viso di Candy si accentuò in maniera tanto drammatica che Elroy fu certa che sarebbe svenuta da un momento all'altro.

"Io... io...".

"Oh, mio Dio, lo sapevo! William è ancora convinto che basti l'amore per contrarre un matrimonio e pensa di vivere ancora in mezzo ai boschi di Lakewood. Non ha idea di quanto lavoro ci sia da fare con te!".

"Sono disposta a imparare!", rispose con veemenza. "Ho già partecipato a qualche ballo e...".

"Ma non è sufficiente! Ci sono moltissime cose che devi apprendere, dalla storia dei nostri antenati alla gestione della servitù. E sarai la donna che darà un erede al patriarca, quindi dovrai lasciare il tuo lavoro di infermiera e occuparti anche dell'aspetto educativo dei tuoi figli".

"Ma... ma...". Il rossore sul volto di Candice la rassicurò: perlomeno aveva ripreso colore.

"Per questo occorre che il matrimonio non avvenga prima del prossimo anno, meglio se qualche mese in più. Devi essere pronta a prenderti le tue responsabilità. Quindi d'ora in poi avrai una dama di compagnia che ti seguirà ovunque e non dovrai stare sola con William per nulla al mondo".

"Ma... ma...", balbettò di nuovo, il rossore che si accentuava.

"Sei diventata balbuziente? Candice, sarò vecchia ma non sono stupida e siete stati su quell'isola per mesi! Anche se avete entrambi la bocca cucita basta guardarvi per capire che non vi siete limitati ad aprire noci di cocco e cercare acqua potabile". Soffocò un colpo di tosse stizzito nel pugno e Candice rimase in silenzio, con le spalle curve e lo sguardo fisso sulle mani: semmai le serviva una conferma, ce l'aveva davanti agli occhi.

"Io...".

"Sei disposta a imparare e ad attendere il tempo necessario, Candice?".

Lei la fissò con quel viso fiero e pallido che ora sembrava davvero quello di una donna e ad Elroy parve di intravedere il piglio della matriarca che avrebbe potuto essere nonostante tutto.

"Sono disposta a qualunque cosa per Albert". Non si era nemmeno preoccupata di correggere il nome.

"Bene. Ora torna pure dalla tua famiglia e dai tuoi amici per far sapere loro che stai bene, ma sappi che dovrai tornare qui molte volte perché possiamo lavorare sulla tua educazione e preparazione".

"Va bene. Grazie, signora El...".

"Puoi tornare a chiamarmi zia. A breve sarai la fidanzata di William".

"Grazie, zia Elroy", ripeté con gli occhi di nuovo umidi. Per un attimo temette che l'avrebbe abbracciata, facendo crollare l'ultimo baluardo a difesa della propria dignità, ma per fortuna si limitò ad alzarsi e fare un piccolo ed elegante inchino prima di congedarsi e farsi promettere che si sarebbe riguardata.

Quando finalmente uscì dalla stanza, si chiese se con alcune condizioni sarebbe stato d'accordo anche William o avrebbe dovuto sostenere altre lunghe conversazioni.

 
- § -
 
 
"Candy!". Si volse mentre stava salendo in macchina e Albert la raggiunse. "Te ne andavi senza salutarmi?".

"Io... no, è che... ho parlato con la zia e poi... sono venuta davanti al tuo ufficio ma mi sono ricordata che avevi un incontro con Archie, quindi...".

Albert si accigliò: "E pensi forse che non avremmo interrotto volentieri per salutarti? Cosa ti ha detto la zia?".

Lei abbassò gli occhi, quasi in imbarazzo: "Ha detto che vuole che io abbia una dama di compagnia per non rimanere mai sola... con te".

Albert serrò la mascella, contrariato. Il giorno prima non erano riusciti a ritagliarsi cinque minuti che fossero cinque per parlare di quello che si erano detti lui e la zia e ora veniva fuori che aveva imposto chissà quali cose a Candy! Ah, ma avrebbe fatto valere la sua autorità, anche se non amava usarla! Si chinò verso il finestrino dove chiese all'autista di concedere loro ancora un po' di tempo e prese Candy sottobraccio conducendola nella parte più interna del giardino.

"Vieni", le disse adorando la sensazione di averla ancora vicina, inebriandosi del profumo di rose che emanava.

"Ma la zia ha detto...".

"Non importa, le parlerò io. Ora raccontami cosa vi siete dette, per favore".

Sedettero sotto a un acero appoggiandosi al tronco e Albert rimase in silenzio mentre Candy gli riassumeva la conversazione avuta da poco con la zia. Rimase piacevolmente colpito da alcuni punti, mentre su altri aggrottò le sopracciglia, pensieroso.

"Cosa le hai detto in merito al tuo lavoro?", le domandò alla fine. Era la prima questione davvero spinosa.

"Niente, ho sorvolato. Ma, Albert, anche se comprendo che avrò delle responsabilità e quindi meno tempo, non voglio abbandonarlo del tutto!". Lo guardò con aria quasi supplichevole e lui non resistette all'impulso di posarle una mano sul viso, sfiorandole le labbra laddove avrebbe voluto baciarla fermamente e a lungo. Molto a lungo.

"Troveremo una soluzione. Non devi rinunciare a fare ciò che ami, Candy", le disse con dolcezza.

"Oh, Albert, grazie! Sapevo che tu mi avresti capita!". Fu lei ad allacciargli le braccia al collo, mandando a farsi benedire ogni traccia di autocontrollo avesse mantenuto. Era da quando si trovavano sull'isola che non la stringeva così e, prima ancora che potesse rendersene conto, le sue mani stavano viaggiando sulla sua schiena, mentre la bocca rivendicava quella di lei nel bacio che anelava da lunghi giorni. Voleva perdersi nella sua pelle, amarla lì, su quel prato, ma dannazione, non poteva! Se non stavano già dando spettacolo così era grazie alla vegetazione o li avrebbero visti dalle finestre della villa.

"Se sapessi quanto mi manchi, Candy", proruppe sul suo collo, ansimando.

"Lo so più di quanto tu creda", rispose lei allo stesso modo, incendiando ancora di più i suoi sensi, facendogli commettere l'imprudenza di ricominciare a baciarla e ad accarezzarla su quel vestito che voleva solo toglierle una volta per tutte, per averla come sull'isola, con la pelle nivea esposta per lui.

"Non aspetterò mai un altro anno per sposarti. Già è tanto se non l'ho fatto sulla nave approfittando della presenza di Vincent".

Candy ridacchiò, roca: "E perché tanta fretta?", chiese con finta innocenza.

Albert cercò di mettere sotto controllo le proprie emozioni, nonché il desiderio ardente che andava solo ad esacerbarle e si staccò un po' da lei come avrebbe fatto con una fonte d'acqua... beh, su un'isola deserta.

"Perché desidero che tu sia la prima cosa che vedo appena mi sveglio e l'ultima prima di addormentarmi. Perché voglio condividere con te le gioie e i dolori, ogni giorno che Dio mi concederà di vivere e tutti i raggi di sole e le gocce di pioggia che cadranno su questa terra. Perché voglio fare l'amore con te ogni volta che lo desideriamo senza dovermi nascondere. Perché voglio che un giorno si possa compiere il miracolo della vita che ci faccia diventare genitori. Perché ti amo, Candice White".

Le lacrime avevano già cominciato a scorrerle sulle guance a metà frase e divennero un fiume in piena alla fine. Albert stesso aveva gli occhi umidi e il loro abbraccio, stavolta, fu colmo di tenerezza, speranze e della certezza che nessuno al mondo li avrebbe mai più divisi.

 
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Era di nuovo sull'isola e stava facendo l'amore con Albert sulla spiaggia. Poteva sentire il calore e la ruvidezza dei granelli di sabbia sotto la schiena, le onde di risacca che ogni tanto le bagnavano i piedi e la sensazione del corpo di lui sul proprio, mentre cercava le sue labbra rubandole il respiro.

Il sale. Il sale nella bocca. Il sale negli occhi, l'acqua delle lacrime. Un corpo senza vita che galleggiava nel mare e il suo urlo muto. Il fiato uscì violento e Albert era sparito. Candy aveva freddo e la sua voce sembrava esserle stata rubata dalla strega del mare per un sortilegio come nella fiaba della Sirenetta.

Il corpo era quello di Luìs, ma mutò di colpo, mentre veniva trasportato a riva: Candy vi riconobbe Anthony, Stair, persino Terence. E quando i capelli divennero biondo grano e i lineamenti indiscutibilmente quelli dell'uomo che amava, finalmente Candy urlò davvero.

Si rizzò a sedere di scatto con un verso gutturale e, nei pochi istanti che le ci vollero per riconoscere la sua stanza della Casa di Pony, ringraziò il cielo che non avesse gridato davvero o avrebbe allarmato tutti. La notte, pur essendo settembre, era ancora tiepida e Candy andò al catino di porcellana per bagnarsi il viso sudato, tamponandosi con l'asciugamano con gesti lenti, come per calmarsi. Aprì la finestra e prese un lungo respiro, rabbrividendo leggermente: tutto sommato, la temperatura era scesa durante la notte.

Non era la prima volta che faceva quel sogno, che cominciava facendole sentire tutto il corpo bruciare e terminava con la disperazione più cupa. Come infermiera che aveva lavorato anche durante il periodo della guerra, aveva sentito parlare molte volte di stress post traumatico, e tuttavia pensava che si trattasse di una diagnosi abbastanza azzardata. Sì, avevano vissuto momenti difficili e c'erano stati giorni in cui la paura e la rassegnazione si erano impadronite di lei.

Ma aveva al suo fianco l'appoggio incrollabile di Albert, che pur avendole mostrato a sua volta le proprie debolezze, era stato comunque la roccia che la sosteneva. E sull'isola il loro amore era sbocciato più forte che mai, rendendoli marito e moglie sotto ogni punto di vista. Candy arrossì, ricordando la prima parte del sogno e soprattutto i loro incontri reali nella grotta, sulla spiaggia, nella foresta o vicino al fiume. Dopo i primi giorni avevano osservato il tacito patto di prestare maggiore attenzione, eppure, mentre tornavano in America con il padre di Anthony che raccontava loro del modo in cui li aveva infine ritrovati, Candy aveva sognato di portare in grembo il frutto del loro amore.

Avrebbe creato uno scandalo e non sarebbe stato certo il momento adatto, ma l'idea di un figlio suo e di Albert, che magari avrebbe chiamato Anthony o Rosemary, era così bella che si ritrovava spesso a portare le mani in grembo quasi evocandolo. Ovviamente non era accaduto, eppure Candy fu felice di sapere che sarebbe potuto succedere di lì a qualche mese, se Albert avesse sistemato le cose in modo da celebrare il matrimonio in tempi brevi.

Candy richiuse la finestra, di colpo infreddolita, e si rimise a letto cercando di trattenere l'impulso a recarsi in cucina per mangiare un altro pezzo del dolce di miss Pony. Lei e suor Lane l'avevano abbracciata a lungo piangendo, quindi si erano subito date da fare per prepararle il suo dolce preferito, quello che aveva davvero sognato durante alcune delle notti sull'isola. Era certa che se avesse continuato su quella linea, avrebbe ripreso velocemente il peso perduto.

Le mancavano, in parte, le serate davanti al falò con Albert, le notti passate a scaldarsi a vicenda nella grotta e persino le risate mentre cercava di pescare come lui con un bastone affilato. Però le lacrime di Annie e persino di Archie, il loro abbraccio, quello delle sue madri adottive e di tutti i bambini le avevano scaldato il cuore ed era grata a Dio di averli potuti rivedere tutti. Ora, se le cose fossero andate bene e la zia Elroy fosse stata persino più magnanima di quanto lo era stata quella mattina, stupendola oltre ogni più rosea aspettativa, forse avrebbe potuto godersi l'amore di tutti loro più quello di Albert ogni giorno della loro vita.

Fu grazie a quel pensiero che infine, lasciato alle spalle l'incubo, Candy si addormentò.

 
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Elroy Ardlay osservò gli sposi allontanarsi sulla Rolls Royce mentre gli invitati applaudivano prima di incamminarsi alla volta del Giardino delle Rose. I commenti entusiastici la inorgoglirono oltremisura, perché era stata lei a consigliare alla coppia di sposarsi proprio lì, dando il ricevimento sontuoso direttamente nella villa.

Per l'occasione, e per sostituire il vecchio signor Whitman ormai in pensione, avevano chiamato i migliori giardinieri della provincia, così che il giardino di Lakewood risplendeva di colori e profumi nei quali le rose erano le protagoniste, ma non mancavano varietà di fiori più rari come le orchidee e l'ibisco. Il risultato era stato all'altezza della famiglia Ardlay, proprio come doveva essere.

"Sarà difficile superare la bellezza di un matrimonio simile", mormorò Sarah al suo fianco.

"Sì, sono in parte d'accordo. A proposito, Eliza ha già trovato un buon partito?". Un cameriere si avvicinò con un vassoio colmo di flute di champagne e la donna più giovane ne prese uno distrattamente, mentre lei rifiutò: non avrebbe contravvenuto alle indicazioni del suo medico e della sua infermiera bevendo più alcool di quello che le era stato concesso.

"Ha conosciuto un paio di giovanotti molto interessanti. Uno di loro è a capo di una delle industrie alimentari più note della Florida. Dovresti conoscerlo, zia, si chiama...".

Ma Elroy non l'ascoltava già più e la sua domanda era stata fatta per mera formalità. Con gli occhi, tra la folla d'invitati che si andavano sparpagliando per il giardino che era stato curato dal suo giovane e compianto nipote, stava cercando qualcuno con cui voleva parlare già da un po'. E lo individuò, accanto a un cespuglio di rose, che ne annusava una con lo sguardo pieno di tenerezza.

"...per il mese prossimo potrebbero annunciare il fidanzamento e... zia Elroy, mi stai ascoltando?".

"Scusa, Sarah, ne riparliamo più tardi". Alzò la mano per fermare il fiume di parole di cui era responsabile e udì a malapena il suo richiamo indignato mentre sollevava con eleganza l'orlo della gonna rosa antico per avvicinarsi all'uomo con il viso segnato dal mare e dai lutti, che si era commosso fino alle lacrime per una rosa bianca.

"Mi commuovo sempre quando ne vedo una. E non stento a credere che il mio Anthony sia stato ispirato da Candy per creare queste rose: senza offesa per la sposa, ma oggi sembrava davvero emanare luce propria, accanto ad Albert". Vincent era l'unico, insieme a Candice, a usare il secondo nome di suo nipote.

"Non posso darti torto. E ti ricordo anche che in parte la sua educazione attuale la deve a me", disse altezzosa, spostando lo sguardo verso uno dei pergolati sotto al quale li vide, seduti su una panca di legno con la dama di compagnia di lei a discreta distanza. Un po' troppo distante.

"Certo, non ne dubito. Sono certo che il loro matrimonio sarà incantevole almeno quanto questo. Come sta, signora Elroy?",domandò facendole un elegante baciamano. Nonostante gli anni in mare, Vincent Brown sapeva ancora essere un gentiluomo.

"Uhm, non mi lamento. Ho al mio fianco un medico eccellente e un'infermiera molto devota", ammise rendendosi conto che i due si stavano tenendo la mano mentre parlavano e Mildred guardava altrove. Contrariata, restrinse le palpebre.

"Ripartirò domattina per imbarcarmi, ma non mancherò per nulla al mondo alla loro unione. Candy... mi ha chiesto di accompagnarla all'altare in vece di suo padre", concluse con un sorriso quasi incredulo.
Elroy ne rimase colpita: non ne aveva idea, tuttavia era come se un cerchio si chiudesse e comprese quanto Candice avesse amato davvero con tutto il cuore lo sfortunato Anthony. Fu certa, d'improvviso, che lui avrebbe benedetto quell'unione ovunque si trovasse e dovette impedire alle lacrime di salirle agli occhi.

"Credo di non averti mai ringraziato come si conviene per aver riportato indietro William... e Candice. Noi non siamo mai andati davvero d'accordo e mi rendo conto che ora è tardi per parlare del passato. Ma dentro al mio cuore, ho cominciato a pensare che sia stata proprio la mia Rosemary a guidare i tuoi passi perché incontrassi quel naufrago". Vincent pose su di lei i chiari occhi arrossati e sorridenti ed Elroy si affrettò a cambiare discorso, visto che la cosa più importante l'aveva appena detta. "A proposito, so che il mese scorso William ha finalmente trovato la sua famiglia e ha fatto una generosa donazione".

Vincent annuì, schiarendosi la voce: "È vero, la sorella di Luìs Costa è stata operata con successo una settimana fa ed è tornata a casa dalla nipotina. Albert e Candy mi hanno letto la sua lettera proprio ieri: sono stato felice di poterli accompagnare fino in Portogallo sulla mia nave".

Elroy notò, con sommo disappunto, che William stava voltando con discrezione il capo da un lato e dall'altro, prima di indurre Candy ad affrettarsi fuori del pergolato dove neanche la dama di compagnia di Candice poteva vederli. "Ma tu guarda che insolente!", proruppe muovendo il pugno come se lo stesse battendo su un tavolo.

"Come, scusi?".

"No, nulla, dicevo che sono davvero lieta che l'ultimo desiderio di quell'uomo sia stato esaudito e che la signora stia bene: d'altronde è stato lui a indicarti la rotta corretta. Li accompagnerai anche in Scozia per la luna di miele?", chiese allungando il collo e ripromettendosi di fare una ramanzina coi fiocchi a Mildred che cominciava a cercarli con evidente apprensione. Sperava solo che quei due non decidessero di abbracciarsi o addirittura di baciarsi attirando il flash di qualche giornalista intraprendente. Non che alcuni di loro non avessero già scritto di tutto, ma...

"Purtroppo subito dopo le nozze devo avventurarmi lungo i mari del sud e non sono di strada. Ma il capitano della loro nave è un mio carissimo amico e collega, anche se...".
Elroy si volse di scatto, un campanello di allarme che le suonava in testa.

"Anche se?!".

"Beh, non so se spetta a me dirlo, ma dopo l'impresa di Georges e l'interesse dei media, Albert mi ha confessato di voler provare ad arrivare a Glasgow in aereo".

"Cosa hai detto?!". Di colpo, la cosa importante non era più il fatto che William e Candice potevano essere in un angolo del giardino ad amoreggiare come due adolescenti sfacciati. No, il fatto grave era rappresentato dal tentativo quasi suicida che voleva fare quello sciagurato del nipote! Ah, ma non avrebbe rischiato di perdere altri dieci anni di vita nel timore che quel trabiccolo, su cui già uno dei suoi nipoti aveva perso la vita, potesse precipitare nell'oceano.
Nossignore.

"Signora, tutto bene...?".

Elroy lo liquidò con un gesto della mano, allontanandosi, conscia che durante quella giornata aveva già contravvenuto ad almeno un paio di regole di buona creanza interrompendo altrettante conversazioni di colpo. Ma, come si aspettava, nessuno contravveniva meglio alle regole di quei due scellerati che si stavano non solo baciando, ma stringendo quasi si trovassero sul talamo nuziale! Perché le mani di William erano così inopportunamente vicine ai fianchi di Candice? E perché, per l'amor del Cielo, lei lo stava spettinando?! E quel bacio che non era neanche un bacio alla francese, ma quanto di più scandaloso avesse mai visto!

"A-ehm!". Si schiarì la voce piuttosto forte, ma per fortuna erano in un punto del giardino che, come aveva preventivato, era pressoché deserto. La reazione dei due fu impagabile e quasi le solleticò una strana ilarità: spalancarono gli occhi nel medesimo istante separandosi precipitosamente e Candice si portò le mani alle labbra come se potesse cancellare quello che stava facendo poc'anzi. William, invece, con i capelli in disordine e la giacca stazzonata, sembrava aver preso un forte colpo di vento.

Tuttavia, mentre lei sembrava davvero mortificata, suo nipote sorrideva e lei dovette ricordarsi che era un uomo adulto e non un ragazzino, altrimenti lo avrebbe sculacciato personalmente.

"Ciao zia", disse con una faccia tosta che fece solo aumentare la sua adrenalina.

"Svergognati! Penso che Mildred non sia adatta a voi due, piuttosto devo affiancarvi un cane da guardia!".

"Oh, no, zia, ti prego non sgridare la povera Mildred, è che io e Albert volevamo parlare e...".

"Parlare?! E quella cosa... incresciosa che stavate facendo prima lo chiamate parlare?!". Con la coda dell'occhio Elroy si rese conto che Candice appariva tanto sconvolta quanto William sembrava cercare disperatamente di non scoppiare a ridere.

"Il cane da guardia potrebbe non essere una buona idea, zia. Ti ricordo che io faccio amicizia con gli animali e potrebbe essere dalla nostra parte". Fece l'occhiolino a Candice e la sciagurata si morse il labbro come se venisse da ridere anche a lei.

Elroy alzò gli occhi al cielo: "E comunque non ero venuta per interrompere queste vostre... inopportune effusioni! Sono venuta per ordinarvi di non salire su una macchina volante per andare in Scozia o vi diseredo!".

William spalancò gli occhi: "Hai parlato con Vincent?".

"Sì e non ti permetterò di fare una cosa tanto irresponsabile! La nostra famiglia ha bisogno di un patriarca in vita e di un erede. Possibilmente, la prima cosa con effetto immediato e la seconda non prima che vi siate sposati!", sottolineò cogliendo il rossore violento in Candice.

"Che ne pensi, Candy? Anche se io fossi un lavapiatti tu mi sposeresti lo stesso, vero? Dopotutto potremmo prendere quell'aereo e lasciare che la zia mi diseredi". William aveva un tono serio, nonostante il sorriso, e si era allungato per prenderle la mano.

"Ma, Albert... certo che ti sposerei lo stesso, però forse la zia ha... uhm... ragione. Dopotutto non ci sta chiedendo nulla di male ed è preoccupata per la nostra sicurezza".
Elroy inarcò le sopracciglia: e chi l'avrebbe detto che un giorno quella ragazza avrebbe avuto più giudizio dello scapestrato nipote?

"Solo se questo fa felice anche te, amore mio". William s'inchinò come il gentiluomo che era e le fece un lungo baciamano, facendole ancora roteare gli occhi in aria. Non era sgradevole vedere quanto fossero innamorati, ma era certa che i suoi livelli di glicemia fossero appena saliti alle stelle.

Bastò qualche altra frase sussurrata per sancire la decisione finale ed Elroy annuì, soddisfatta.

"Bene, zia. Hai la nostra parola".

"Perfetto, e ora un'ultima cosa: per cortesia, evitate di defilarvi come due adolescenti e attendete con pazienza il vostro prossimo matrimonio. Non siete su un'isola deserta!".

 
- § -
 
 
Candy aveva osservato con attenzione il modo in cui Albert remava. I muscoli del torace che guizzavano sotto alla camicia e i bicipiti che si gonfiavano ogni volta che faceva forza sui remi. La gioia di aver sposato l'uomo che amava era così grande che sentiva formicolare l'intero corpo e il cuore sembrava volerle saltare fuori dal petto a ogni battito.
Si volse per guardare la riva e la sua mente tornò indietro nel tempo: la spiaggia di sabbia fine, la parete rocciosa e più in là, dove il suo sguardo non poteva ancora arrivare, la zona verdeggiante con l'acqua dolce. Albert attraccò guardandola con stupore condiviso quando ritrovarono il medesimo paletto che avevano predisposto per la zattera.

"Assicurati che sia ancora ben piantato!", gli gridò prendendo una delle due borse con vestiti e provviste per due settimane. Avevano comunque patteggiato, con una spaventata zia Elroy che sperava andassero subito in Scozia, che ogni tre giorni sarebbe passata un'imbarcazione per verificare che tutto andasse bene. Quello che non sapeva, era che lei e Albert avevano convinto il capitano a non presentarsi prima di un'intera settimana.

Nessuna coppia vuole essere disturbata quando si trova in viaggio di nozze e, nonostante gli abiti adatti alle notti più fresche, a quanto pareva suo marito era riluttante all'uso di vestiti durante il giorno, a meno che non fosse stato davvero necessario. Candy mise i piedi in acqua e si rese conto che era davvero un'isola tropicale: nonostante fosse autunno, l'acqua era tiepida come lo sarebbe stata in estate nell'arcipelago di Madeira.

Posò il suo bagaglio sulla spiaggia, guardandosi attorno e inspirando l'aria salmastra, e vide Albert prendere la seconda borsa, accostandosi a lei e abbracciandola in modo protettivo.

"Non avrei mai pensato di vedere con occhi diversi questo posto. Ora è il nostro piccolo angolo di Paradiso". Bastarono quelle parole innocenti e appena sussurrate per farla tremare in attesa, cominciando a risvegliare i suoi sensi, anelando infine il tocco che non riceveva da giorni.

"È per questo che hai convinto il capitano a portarci fin qui e a officiare una seconda cerimonia in mare?".

"Sì", le sussurrò in un orecchio prima di cominciare a posarle caldi baci sul collo. "Non che non abbia adorato i primi due giorni di luna di miele a Lakewood o nella nostra suite sulla nave... ma qui... siamo davvero soli".

E, senza aggiungere altro, si staccò da lei guardandola con occhi maliziosi, cominciando a spogliarsi gettando gli abiti sulla sabbia. Candy lo imitò quasi subito, ridacchiando imbarazzata nonostante tutto. Sì, era stato bello tornare fra le sue braccia come sua moglie, senza più restrizioni, né regole o timori. Ma lì tutto sembrava più intenso. Proibito. Selvaggio.

Come il contatto pelle a pelle in acqua, che le mozzò il respiro ancor prima del bacio di Albert; o come le mani che le attraversavano, in una scia infuocata, i seni e il ventre prima di girare attorno ai fianchi e catturarle la schiena, sempre più in basso. Sempre più in basso.

E toccare Albert allo stesso modo fu impagabile, meraviglioso. Unirsi su quel bagnasciuga con la speranza di creare una nuova vita proprio lì divenne quasi una missione che ripeterono più volte in quei giorni sulla loro isola.

L'isola deserta e senza nome di Candy e Albert.
 
 
 
 
   
 
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