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Autore: TaliaAckerman    01/08/2023    3 recensioni
Mal Ennon è un promettente stregone in procinto di prendere un'importante decisione sul suo futuro. Ma il casuale e inaspettato incontro con una bambina di strada che sembra possedere un potenziale magico inaudito rischia di cambiare per sempre la sua vita. Dal primo capitolo:
Per un attimo Mal credette di star fissando un corpo morto, tanto era sottile ed emaciato; poi si rese conto che, seppur debolmente, il petto della creatura si alzava e si abbassava ancora.
Era alquanto curioso che si fosse sbagliato. Un mago del suo calibro doveva essere particolarmente attento nel rilevare fonti inaspettate di Magia, e quello che aveva percepito nell'istante di pochi secondi prima non era stato un potere qualunque.
Mosse un paio di passi verso quel mucchietto di ossa e stracci. Sotto due dita di sporcizia e polvere si intravedeva una chioma fulva e indomabile.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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Dolceamaro



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Come prima cosa, Mal pagò un'inserviente della "Antica Torre" affinché la lavasse, le tagliasse i capelli e le procurasse dei vestiti puliti.
Per tutto il tempo che la bambina trascorse nella sua stanza insieme donna che lavorava presso la locanda, il mago rimase seduto a un tavolo della sala da pranzo, pensieroso.
Davanti a lui giaceva, srotolata, una pergamena ancora intonsa.
La prima notizia di cui informare Theor non era cambiata: aveva rifiutato l'incarico offertogli dal maestro Camosh e avrebbe fatto ritorno nelle Terre del Nord in pochi giorni. Eppure, la sua penna d'oca era ancora inutilizzata, intinta nel piccolo calamaio che si era portato dietro da Amaria. La verità era che non riusciva a trovare le parole giuste per spiegare al suo signore ciò che era accaduto quel giorno.
Lord Theor, mentre ero di stanza a Città dei Re ho percepito un'imponente flusso di magia provenire dal corpo di una bambina di strada in stato di incoscienza. Vorrei sottoporla alla vostra attenzione e farne la mia apprendista.
Persino nella sua mente, quelle parole suonavano ridicole.
Certo, era ancora in tempo per abbandonare il progetto: aveva evitato il colera a una piccola stracciona, per il momento, e le avrebbe anche offerto un pasto caldo; questo non significava che da quel momento dovesse portarsela dietro come una zavorra. Anzi, era piuttosto sicuro che anche se l'avesse abbandonata il giorno seguente, la bambina gli sarebbe rimasta grata per tutta la vita. Sempre che disponesse ancora delle facoltà mentali per farlo.
Mal avrebbe comunicato a Theor la sua decisione, come da programma, e sarebbe tornato nella capitale nordica da solo, riprendendo la vita di sempre, partecipando alle riunioni del Consiglio e svolgendo missioni diplomatiche presso i lord dell'Ariador settentrionale. Se pensava fosse giunto il momento di guardarsi intorno per cercare un apprendista, nulla gli impediva di farlo ad Amaria.
«Del vos, mio signore?»
Un uomo dalla folta barba scura che indossava un ampio grembiule macchiato qua e là di sudicio gli si era avvicinato.
«No, grazie» rispose Mal meccanicamente. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era di annebbiarsi la mente con quell'insopportabile liquore dal gusto affumicato.
«Qualcosa da mangiare, allora» insistette il proprietario della locanda.
«Sto aspettando una persona» fu la risposta di Mal. «Per ora mi basterà una mezza pinta di birra scura».
«Subito» bofonchiò il locandiere avviandosi verso il bancone.
Mal si passò una mano sugli occhi.
Quella sensazione. Quella vibrazione. Il sentore di essersi imbattuto in qualcosa di unico e irripetibile...
Esitò ancora qualche istante, poi prese tra due dita la propria penna d'oca e la intinse nel calamaio. 

Mio signore Theor,
le intenzioni del maestro Camosh erano quelle che avevate prospettato. Mi è stato offerto un posto nel Gran Consiglio di Grimal come candidato a ricoprire in futuro il ruolo di maestro dello Stato dei Re. Inutile specificare che ho rifiutato senza esitazione. Tuttavia, prima che potessi lasciare la capitale è accaduto un episodio di cui vorrei informarvi...

Mal continuò a scrivere anche quando una giovane cameriera gli posò sul tavolo un boccale colmo di schiumante birra di malto. Più volte dovette cassare parole o intere frasi, alla ricerca del modo più consono per spiegare la situazione. Quando ebbe finito, la pergamena appariva come un campo di battaglia dove l'inchiostro aveva preso il posto del sangue. Mal non era del tutto soddisfatto di quanto aveva scritto, ma se non altro era riuscito ad arrivare al punto: chiedeva a Theor un incontro in cui il maestro delle Terre del Nord esaminasse la ragazzina per accertarsi che fosse davvero un toccata dalla magia.
L'uomo bevve un ampio sorso di birra, si asciugò la bocca con la manica della camicia e fece per estrarre dalla tasca del mantello estivo una seconda pergamena per redarre la bella copia della lettera da inviare a Theor.
«Mio signore».
Una voce esitante interruppe il suo lavoro sul nascere. Mal alzò lo sguardo e si ritrovò a fissare il volto della donna a cui aveva affidato la bambina.
«Ho fatto quanto mi avete chiesto» proseguì questa. «L'ho lavata e rivestita. All'inizio non voleva che tagliassi i capelli, ma alla fine sono riuscita a convincerla».
La bambina era appena dietro di lei, gli occhi vergognosi piantati sul pavimento. Indossava una blusa bianca di lino e un paio di calzoni leggeri. La chioma di capelli rossi aveva lasciato il posto a una zazzera disordinata ma pulita. Ora che non era più incrostato da polvere e sporcizia di ogni tipo, il suo viso appariva diafano come quello di una bambola di porcellana. Mal rimase a fissarla per alcuni lunghi istanti: anche se era evidentemente vittima di denutrizione, non aveva un'aria malata, anzi, sembrava stranamente sana.
«Ha parlato?» chiese con curiosità alla donna.
Lei scosse la testa.
«Non una parola».
Come si era aspettato.
«Ti ringrazio, Meredith, – era così che l'inserviente aveva detto di chiamarsi – per quello che hai fatto». Mal abbassò la voce ed estrasse dalla tasca dei pantaloni un sacchetto di monete per depositare uno hire d'argento sul legno del tavolo. «Per il disturbo. Non dire al tuo capo di questo piccolo omaggio».
Meredith arrossì, senza riuscire a celare la gioia per quella mancia inaspettata, e in un attimo fece sparire la moneta d'argento nel decoltè del suo abito per poi allontanarsi in fretta.
Mal rimase a guardare la bambina in piedi davanti a lui e le fece cenno di accomodarsi sulla panca di fronte a lui. Guardinga, come una animale selvatico che valuta il pericolo di una situazione, lei si sedette.
Mal sapeva che il modo migliore per aprire un canale di contatto con lei sarebbe stato prenderla per la gola.
«Hai fame?» le chiese con un sorriso.
Nonostante la risposta alla sua domanda fosse più che ovvia, l'uomo attese che la ragazzina annuisse prima di schioccare le dita richiamando l'attenzione di un'altra cameriera che proprio in quel momento stava passando accanto al loro tavolo.
«Due scodelle di minestrone e un bicchiere di latte per mia figlia, grazie» ordinò.
«Certamente» la giovane donna girò sui tacchi senza fare altre domande – la locanda cominciava a riempirsi – e si affrettò a dirigersi verso la cucina.
Mal bevve un'altro ampio sorso di birra.
La bambina lo osservava immobile, gli occhi perennemente spalancati, quasi senza battere le ciglia. Nonostante fosse difficile interpretare qualunque emozione in quello sguardo rosso sangue, era evidente che per lei quello in cui si trovavano fosse un mondo del tutto nuovo. Chissà da quanto tempo non toccava cibo che non fosse rubato o raccolto dalla spazzatura. Chissà da quanto non aveva modo di dormire in un letto morbido, avvolta da lenzuola lisce...
Mal decise di aspettare che il loro pasto fosse consumato prima di tentare nuovamente di comunicare con lei. Quando la stessa cameriera di poco prima posò davanti a lei il bicchiere di latte, la bambina vi si avventò come un rapace e bevve come una spugna uno, due, tre sorsi, fino a farselo andare di traverso; mollò la presa sul bicchiere e, sotto i suoi colpi di tosse, questo si rovesciò sul tavolo spargendone il liquido bianco sulla superficie.
«Non preoccuparti» Mal anticipò l'inserviente che, allarmata, stava ancora reggendo in mano il vassoio con le due ciotole di zuppa. «Mi occupo io di pulire».
«Vi ringrazio» rispose questa in fretta; era piuttosto sudata. «È sera di pienone, questa». Appoggiò le due porzioni di minestra sul tavolo e schizzò via, richiamata dall'apostrofe non proprio cordiale di un altro avventore.
Sporca di latte sulle labbra e sui vestiti, la bambina ora fissava il minestrone con aria sospetta.
Mal intinse il proprio cucchiaio in quel misto brodoso di fagioli, patate e chicchi di farro; se lo portò alla bocca e vi soffiò delicatamente sopra, sperando che la sua piccola commensale lo imitasse. Alla fine lo mandò giù e dovette riconoscere che il sapore, reso meno neutro da una decisa spruzzata di pepe, non era affatto male.
La bambina di fronte a lui non si era ancora mossa.
Non conosceva neanche il suo nome, realizzò Mal con un sussulto.
Ma c'era tempo per questo e, una volta che si fosse riempita la pancia, il giovane mago era sicuro che sarebbe stata più propensa a far uscire la voce da quelle labbra secche e screpolate.
«Avanti, mangia» la invitò gentilmente. «Sono sicuro che non vedi l'ora di assaggiare quella delizia».
La ragazzina continuò a fissarlo ancora per qualche secondo, come se stesse valutando fosse il caso di fidarsi oppure no. O, almeno, questa era l'impressione che ne ebbe Mal poiché, in realtà, non aveva modo alcuno di comprendere cosa stesse passando per la sua testa in quel momento.
Alla fine dovette convincersi che il cibo non fosse avvelenato o qualcos'altro del genere, perché si avventò sulla ciotola di zuppa portandosela direttamente alla bocca con le mani e trangugiandola avidamente come aveva fatto con il latte poco prima. Questa volta, però, il liquido bollente non le andò di traverso.
Mal la osservò rifocillarsi senza riuscire a impedirsi di provare un lieve senso di tenerezza nei suoi confronti: sembrava davvero di guardare un animaletto fragile e diffidente del mondo intero.
Quando ebbe finito, la bambina appoggiò la ciotola vuota sul tavolo e si asciugò la bocca con una manica.
Le sue gote sembravano aver ripreso un minimo di colore.
Mal rifletté attentamente su dove fosse meglio cominciare. L'unica certezza che aveva era che non avrebbe avuto alcun senso, in quel momento, tentare di spiegarle la situazione. Doveva darle tempo per abituarsi a quella nuova condizione, sempre che l'avesse accettata – fatta eccezione per la totale afasia non sembrava che le sue facoltà intellettive fossero danneggiate, ma non poteva esserne sicuro. Per quanto ne sapeva, sarebbe potuta essere capace di sgattaiolare via quella notte stessa, magari portandosi via anche le monete d'oro che l'uomo aveva riposto in un cassetto della propria stanza. In effetti, non poteva nemmeno escludere che tutto quel teatrino fosse solamente una farsa messa in piedi per derubarlo. Eppure, qualcosa nel suo animo gli impediva di credere a qualunque intenzione fraudolenta da parte della ragazzina.
La prima cosa da fare era portarla via da lì e tornare a casa.
Alla fine, Mal proferì le uniche parole che gli sorsero spontanee in quel momento.
«Hai mai visto la neve in estate?»





 

  
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