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Autore: TaliaAckerman    28/07/2023    5 recensioni
Mal Ennon è un promettente stregone in procinto di prendere un'importante decisione sul suo futuro. Ma il casuale e inaspettato incontro con una bambina di strada che sembra possedere un potenziale magico inaudito rischia di cambiare per sempre la sua vita. Dal primo capitolo:
Per un attimo Mal credette di star fissando un corpo morto, tanto era sottile ed emaciato; poi si rese conto che, seppur debolmente, il petto della creatura si alzava e si abbassava ancora.
Era alquanto curioso che si fosse sbagliato. Un mago del suo calibro doveva essere particolarmente attento nel rilevare fonti inaspettate di Magia, e quello che aveva percepito nell'istante di pochi secondi prima non era stato un potere qualunque.
Mosse un paio di passi verso quel mucchietto di ossa e stracci. Sotto due dita di sporcizia e polvere si intravedeva una chioma fulva e indomabile.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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Dolceamaro


 
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Mal Ennon non aveva mai amato Città dei Re. 
La capitale di Fheriea era per lui quanto di più caotico e invivibile si potesse immaginare, così lontana dalle steppe innevate del Nord e dall'austera tranquillità di Amaria. 
Benché nelle sue vene scorresse sangue degli Uomini Reali sia da parte di padre che di madre, non aveva mai percepito alcun senso di vicinanza o appartenenza verso quella gente. Fatta eccezione per i tratti somatici Reali - occhi e capelli scuri, lineamenti duri - Mal si sarebbe potuto considerare un ineccepibile uomo del Nord. Essendo nato e cresciuto ad Amaria ne aveva assimilato costumi e tradizioni ben più dei suoi genitori, e il sentimento di devozione che lo legava alla sua terra natale era più forte di qualunque altra propensione in lui. 
Nonostante questo, la sua formazione nelle arti magiche lo aveva tenuto a lungo lontano dalla città che tanto amava e che solo negli ultimi anni aveva potuto iniziare a servire davvero. 
Mal era stato selezionato da Janor Camosh, lui tra decine di altri giovani aspiranti, come suo apprendista quando aveva dieci anni. A quell'epoca, Nathaniel Theor, divenuto maestro delle Terre del Nord da un paio d'anni, era impegnato nell'addestramento di un altro ragazzo, Samuel Veras, che aveva qualche anno in più di lui. Era stata la sorte a condurre le strade sue e del maestro dello Stato dei Re ad incrociarsi: Mal aveva incontrato per la prima volta Camosh durante una sua visita diplomatica ad Amaria. A quel tempo, colui che già all'epoca era considerato il più grande mago della propria generazione aveva da poco deciso di prendere sotto la sua ala protettiva un apprendista, dopo alcuni anni in cui si era dedicato solamente alle proprie mansioni politiche al servizio della Corona delle Cinque Terre.
Ora, che si ritrovava a tornare nella città che per quasi quindici anni era stata la sua casa – con l'eccezione di sporadici periodi di licenza in cui gli era stato permesso tornare a trascorrere del tempo con i suoi genitori – Mal si chiedeva come potesse avervi vissuto così a lungo. Ogni volta che se lo domandava, la risposta che si affacciava alla sua mente era una sola: ambizione. L'ambizione di diventare un grande mago, di far rimpiangere a Theor di non averlo scelto come apprendista, la volontà di diventare qualcuno che potesse fare la differenza per la sua terra.
Erano passati due anni dal termine del suo addestramento, due anni in cui aveva consolidato la propria posizione all'interno del Consiglio delle Terre del Nord. Era tornato ad Amaria come un uomo nuovo, un mago ormai versato nella stregoneria con una nomea importante sulle spalle. Durante il primo incontro con Theor, nel quale aveva fatto richiesta di poter essere ammesso al gabinetto di Re Robyn I, il maestro nordico aveva mosso una sola obiezione: sarebbe stata solo questione di tempo prima che Janor Camosh reclamasse le sue doti al servizio dello Stato dei Re. E, in effetti, era stato necessario più tempo del previsto ma, alla fine, Mal era stato convocato nuovamente a Città dei Re da Camosh in persona. 
Il loro colloquio si era concluso da una decina di minuti.
Come si era aspettato, e come Theor aveva profetizzato, il maestro gli aveva offerto un'opportunità che in molti avrebbero giudicato folle rifiutare: rinunciare al proprio posto nel Consiglio delle Terre del Nord ed entrare a far parte di quello dello Stato dei Re. Non solo: nel caso avesse accettato, Camosh gli aveva anche garantito l'accesso al Gran Consiglio delle Cinque Terre come suo successore designato a prendere il suo posto di maestro.
Mal rispettava il suo antico mentore come nessun altro al mondo e gli era grato per quanto gli aveva insegnato, ma aveva rifiutato senza bisogno di prendersi del tempo per pensare. Dopotutto, aveva riflettuto su quella possibilità per l'interezza dei due anni appena trascorsi ed era arrivato a una decisione. Lo Stato dei Re era la nazione più ricca e potente di Fheriea; il suo ruolo di guida rispetto agli altri stati facenti parte delle Cinque Terre non era solo suggellato simbolicamente dal fatto che il suo sovrano fosse anche la massima carica istituzionale dell'intera confederazione. C'erano schiere di maghi e streghe che avrebbero potuto, un giorno, prendere il posto di Janor Camosh essendo all'altezza di quel ruolo. Ma per le Terre del Nord, la sua vera casa, le cose stavano diversamente. E fin dal momento in cui aveva intrapreso il proprio addestramento nella magia, Mal aveva promesso a se stesso che, se mai avesse prestato i propri servigi a qualcuno o qualcosa, sarebbero state le Terre del Nord.
Il giovane uomo percorse il tragitto che lo separava dalla locanda dove aveva alloggiato quella notte con uno strano senso di leggerezza nel cuore: era come se, rifiutando di persona di sottomettersi al volere del suo vecchio maestro, un peso si fosse sollevato dal suo animo. In quel momento desiderava solo scrivere a Theor di essere riuscito a superare la propria prova più difficile e affidare la lettera a un corvo che potesse portargli la notizia più rapidamente di lui; lasciare quella città opulenta, eppure anche così misera e sudicia, per tornare a casa. Brindare insieme a Ferlon fino a ubriacarsi, infilarsi nel letto di Derya e fare l'amore con lei per tutta la notte...
Non più di venti metri lo separavano dall'ingresso della locanda "Antica Torre", quando una percezione anomala lo attraversò come un fulmine a ciel sereno. 
Colto totalmente alla sprovvista, Mal boccheggiò e si guardò intorno alla ricerca della fonte di quell'inaspettato quanto prorompente flusso di magia. Eppure, quella sensazione era durata un istante per poi estinguersi. Diverse decine di persone si avvicendavano lungo l'ampia strada, ma da nessuna di esse proveniva niente di anomalo.
Proprio allora l'occhio gli cadde su un vicoletto che separava la schiera di edifici sul lato destro della via. Un tugurio ampio neanche un metro che, probabilmente, fungeva anche da canale di scolo per le scorie che provenivano dalle abitazioni.
A poche spanne da lui si ergeva un mucchio di stracci all'interno del quale il mago riconobbe una figura umana.
Per un attimo Mal credette di star fissando un corpo morto, tanto era sottile ed emaciato; poi si rese conto che, seppur debolmente, il petto della creatura si alzava e si abbassava ancora.
Era alquanto curioso che si fosse sbagliato. Un mago del suo calibro doveva essere particolarmente attento nel rilevare fonti inaspettate di magia e quello che aveva percepito nell'istante di pochi secondi prima non era stato un potere qualunque. 
Mosse un paio di passi verso quel mucchietto tutto pelle e ossa. Sotto due dita di sporcizia e polvere si intravedeva una chioma fulva e indomabile.
Senza nemmeno domandarsi quanto potesse essere saggio, il giovane mago si avvicinò. Prima di ogni altra cosa esercitò una lieve pressione nel punto della gola dove si trovava la carotide. Pulsava regolarmente. 
Prese fra due dita il mento di quella craturina e lo voltò nella propria direzione: era una bambina. Non poteva esserne sicuro, ma non poteva avere più di dodici anni. Il suo corpo scheletrico e la totale assenza di seno avrebbero potuto rendere difficile distinguere se si trattasse di un maschio o una femmina, ma il suo viso dagli occhi chiusi, nonostante il sudiciume che lo copriva a tratti, rivelava una grazia tutta femminile.
Mal si rialzò e rimase a fissarla per alcuni, lunghi istanti. Non era la prima volta volta che si imbatteva in bambini di strada o senza tetto, ma la sensazione che l'aveva colpito, attraversandolo come un fulmine, quella volta lo aveva costretto a volgere lo sguardo su di lei e soffermavisi.
Era comunque troppo poco per perdere tempo con una bambina mezza morta. L'uomo si voltò e fece per tornare sui propri passi avvertendo appena un fremito di senso di colpa.
In quel momento accadde di nuovo.
Poteva capitare che si sbagliasse una volta, non due.
Quella che aveva avvertito, la perturbazione nell'equilibrio del flusso di magia che governava tutte le cose, proveniva dall'ammasso di ossa e stracci rannicchiato nel vicoletto.
Qualunque altro pensiero svanì dalla sua mente e, istintivamente, Mal si voltò nuovamente nella sua direzione. Questa volta, però, al suo sguardo rispose quello di due vividi, sgranati occhi rossi. La bambina aveva ripreso conoscenza. 
Per un attimo Mal fu tentato di arretrare di un passo, tanto erano incavati quegli occhi: due iridi color rubino attorniate da un bianco iniettato di sangue. Se fosse stato uno di coloro che credevano alle leggende su demoni e spiriti delle tenebre, avrebbe forse fatto davvero un passo indietro; ma Mal Ennon non era decisamente un uomo di quella specie e, al contrario, si riavvicinò alla bambina. Questa, istintivamente, si ritrasse.
C'era una cosa sola che contava: quali che fossero le condizioni che l'avevano ridotta in quello stato, quella piccola creatura possedeva un potenziale magico immenso, forse paragonabile a quello di un Ves'dyn'doev. 
«Come ti chiami?» chiese Mal tenendosi a distanza di sicurezza, per farle capire che non intendeva farle nulla di male.
La bambina non rispose.
Non era nemmeno sicuro che comprendesse la lingua comune: i capelli fiammeggianti facevano pensare che provenisse dalla nazione di Tharia, ma gli occhi rossi erano una particolarità che si manifestava solo nell'etnia degli Uomini Reali. Una mezzosangue, probabilmente.
Decise di fare un altro tentativo.
«Capisci quello che dico?»
Questa volta, quasi impercettibilmente, lei annuì.
Era quanto bastava. Mal decise di andare dritto al punto: era sicuro di aver appena rinvenuto un tesoro di raro pregio e non vi avrebbe rinunciato tanto facilmente. Porse la mano destra alla bambina.
«Posso salvarti, se vuoi» disse in tono fermo. «Posso portarti via dalla strada, offrirti un pasto caldo e un tetto sopra la testa».
Per un attimo pensò che la bambina non avesse capito una sola parola di quanto aveva proferito, perché non emise suono né si produsse in alcun cenno. Si limitò a squadrarlo, gli occhi fissi spalancati.
Paziente, il mago allungò ulteriormente la mano – forse la gestualità l'avrebbe aiutata a capire meglio.
«Io mi chiamo Mal» si presentò. «Non voglio farti del male. Posso portarti via da qui».
Ancora nessuna reazione. 
Mal sospirò, sedendosi sulla strada lastricata, e si grattò la nuca. Forse era una causa persa. Potente o no, se la miseria, la fame o gli abusi avevano distrutto la mente di quella bambina, non c'era nulla che lui o chiunque altro potesse fare.
Fu proprio nel momento in cui l'uomo cominciava a raddrizzarsi sulle gambe per rimettersi in piedi che accadde: la bambina si liberò degli stracci che la ricoprivano e, letteralmente, si tuffò fra le sue braccia, stringendolo come colui che, sballottato dalle rapide di un fiume in piena, si aggrappa a un ramo d'albero sufficientemente robusto per tenersi a galla.
E Mal capì che per lei c'era speranza.







Note dell'autrice: questa storia – che in realtà non so ancora se si svilupperà come una multicapitolo o come una one shot che aggiornerò volta per volta – fa parte della serie del II ciclo di Fheriea. Tuttavia, può essere tranquillamente letta anche da chi non avesse mai sbirciato la trilogia principale, in quanto costituisce una sorta di prequel/spin-off delle vicente raccontatate in quella sede. Se dovessero esserci capitoli contenenti spoiler nei confronti della saga principale non mancherò di avvertire (non ho ancora deciso fin dove mi spingerò cronologicamente con questa fiction). L'idea di scrivere qualcosa sulla storia di Mal e Sephirt si era affacciata nella mia mente già diversi anni fa, all'epoca della stesura del terzo volume della trilogia e, in seguito, anche visto l'interessamento dimostrato da alcuni recensori verso questi due personaggi, il progetto sta diventando realtà. Che siate nuovi sulle mie pagine o che abbiate già dimestichezza con il mio mondo, spero che la storia vi abbia incuriositi e che continuerete la lettura. Un saluto a tutti i lettori, 

~TaliaAckerman

  
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