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Autore: Rannek    01/08/2023    0 recensioni
Mary Delgarno vive nei primi del '900 nel New England, USA. Adam Norrington, figlio del ricco Salvador Norrington, diventa immediatamente un punto focale della vita di Mary, la quale cade immediatamente sotto il suo fascino. Mary, accecata dall'amore o dalla passione, si addentrerà in un giardino che dovrebbe essere proibito dalla natura stessa.
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3: L'uomo con la divisa da giardiniere

 

Durante la messa di Domenica, ad un occhio attento sarebbe capitato di vedere tra le stuole di fedeli, Mary, la quale appariva distratta da qualcosa. Se normalmente cantava le lodi del Signore come tutti i suoi confratelli, quel giorno la sua mente era distante e a più ripetizioni il padre dovette farle cenno di alzarsi e sedersi, la gente faceva caso a queste cose e mostrarsi distratti durante la messa o disinteressati avrebbe dato prova di maleducazione e quindi minori possibilità di trovare marito. Mary però non si curava di quegli aspetti così secondari e mondani perché, seppur conscia di non vederlo lì, cercava Adam con lo sguardo, rispondendo automaticamente al padre quando le faceva notare quando alzarsi e quando sedersi. Il silenzio si fece assordante, e sentì come se tutti la stessero guardando poi sentì la voce di un uomo adulto chiamarla fra i denti, quasi con tono allarmato

- Mary! Mary, Siediti!

Si voltò di scatto e a chiamarla era suo padre, seduto come tutti, tranne lei che tutti stavano osservando chi con sorpresa, chi più contrariato, chi divertito,

- Mary siediti subito - sibilò di nuovo il padre e lei ubbidì istantaneamente arrossendo, gettandosi sulla panca come un ciocco.

Il prete scosse la testa rassegnato e continuò la predica. A cerimonia conclusa, tutti uscirono dalla chiesa non prima di essersi fatti il segno della croce da bravi cristiani e tra sospiri di sollievo, uno sguardo e una risatina in direzione di Mary, tutti si dispersero. Mary e suo padre si stavano dirigendo a casa e lui aspettò di essere lontano dalla calca e dalle lingue biforcute prima di rivolgersi a sua figlia. Camminarono in silenzio, Mary assorta nei suoi pensieri e Mr. Delgarno preoccupato per il comportamento strano mantenuto a messa da sua figlia, non era di certo un ingenuo, sapeva bene il motivo di quel comportamento distratto e non gli piaceva affatto.

- Davvero non ho parole, che ti è preso oggi? - il tono di Mr. Delgarno era più preoccupato che contrariato, Mary sembrava distratta - non sarà mica per quell'uomo, vero?

Mary si sentì colta nel vivo - Eh? No, no ci mancherebbe, è che sono solo un po' stanca!

Quella risposta non lo convinse e si limitò a risponderle, questa volta con un po' contrariato

- Ho invitato al ricevimento di domani anche il giovane Norrington, volevo che lo sapessi.

Il volto di Mary si illuminò ma suo padre continuò prima che potesse ringraziarlo

- L'ho fatto per un motivo pratico Mary, conosco suo padre di persona, ma con lui non ho avuto davvero modo questo nuovo Adam e domani capirai meglio che persona sia e se sia il caso che vi frequentiate. Per quanto onorevole sia stato il gesto di aiutarti e riaccompagnarti, si è comunque presentato a casa da solo con te e senza invito e gira voce che che per un tratto di strada ti ha tenuto sotto braccio.

C'era stato qualcosa nel tono di suo padre, come se si trattasse di una sentenza già emanata, Mary sentì il sangue gelarsi nelle sue vene tanto da fermarsi mentre camminavano sul marciapiede alberato che portava verso casa, si stava pentendo di essersi lasciata così andare, ma se si fosse data la colpa da sola allora suo padre avrebbe pensato che fosse immatura e ne avrebbe alimentato la convinzione che non fosse pronta per un fidanzamento o per contrarre matrimonio, se invece avesse detto che lui le aveva offerto il braccio allora ecco che sarebbe sembrato che si volesse solo approfittare di lei, quando lei sapeva che non essere vero. Pareva che non ci fosse una soluzione facile a quella perniciosa situazione.

- Io - faticava a trovare le parole - non ho visto malizia o impudicizia in quel gesto, ecco - disse seccamente.

"Brava, complimenti, ora sembri una ingenua sempliciotta", pensò rimproverandosi. Sapeva di star facendo l'avvocato del diavolo, consapevole del rischio che correva e stava attivamente evitando di guardare suo padre negli occhi per evitare di tradirsi.

- Mary, io non voglio che per tua distrazione rovini la tua reputazione o quella della nostra famiglia - disse il padre con tono duro - l'entusiasmo nei confronti di quest'uomo non è ciò che mi aspetto da te, vorrei vederti più morigerata. Sei una donna oramai e voglio essere sicuro che tu faccia il tuo ingresso in società e che faccia scelte adatte alla tua età.

Il tono di Mr. Delgarno si era fatto più duro, ma fece una pausa come se volesse in un certo qual modo moderarsi, poi riprese cercando di riprendere la conversazione con un tono meno irrequieto

- La famiglia Norrington è sempre stata un buon nome da queste parti, ma devi sapere che la malattia di Norrington Senior lo ha chiuso su se stesso e lo ha portato ad isolarsi trascinando anche suo figlio. Capirai bene che queste non sono buone premesse e alla gente piace parlare. Voglio che al ricevimento di domani tu ti accorga di questi dettagli.

Mary sentì l'ansia montare e il cuore batterle più rapidamente mentre un brivido gelido le bloccava lo stomaco "vuole convincermi che non sia adatto a me? Perché mai?", ma annuì senza aggiungere una sola parola. Era atipico, suo padre non era un uomo apertamente severo eppure nel suo tono sentiva una strana tensione nei confronti di Adam; certo che quel tono non ammetteva replica e data la situazione delicata non avrebbe voluto in nessun modo generare un pericoloso alterco che avrebbe potuto risultare in un decadimento dell'invito posto ad Adam e una proibizione a rivederlo, "come se servisse" pensava Mary arricciando le labbra. La conversazione si chiuse senza che venisse aggiunta un'altra parola da entrambi e continuarono in silenzio a camminare lungo il marciapiede che portava davanti al grande cancello in ferro battuto. Rientrando lungo il viale ad accoglierli non ci furono i due giardinieri che avevano il giorno libero ed erano probabilmente ancora a messa nel quartiere per immigrati più a sud e ad aprire loro la porta ci fu la governante, una donna minuta di origini polacche

- Ben tornato Mr. Delgarno, Mary - li accolse reverenziale la governante - il pranzo verrà servito a breve, accomodatevi prego - e con un cenno della mano li invitò a seguirla

- Grazie Mrs. Nowak - rispose con un sorriso cordiale Mr. Delgarno.

Mrs. Nowak fece strada al padrone di casa e a sua figlia verso la sala da pranzo dall'ampio ingresso, oltre il quale si poteva vedere una larga scalinata portava alle camere da letto al piano di sopra. Svoltarono alla destra della scalinata e passarono oltre un elegante salotto arredato con una raffinata Art Nouveau, proseguirono dunque oltre un ampio arco a tutto sesto decorato da motivi floreali, contornato da piccole colonnine in bassorilievo affrescate e giunsero alla sala da pranzo dove un lungo tavolo attendeva il padrone e sua figlia per il pranzo domenicale.

Non si trattò di un pranzo particolarmente loquace, ad eccezione della preghiera iniziale, Mary non mangiò molto, il cibo non la attraeva più di tanto e si era assorta nei suoi pensieri. Suo padre, che non era uno stolto, aveva notato il silenzio e la mancanza di appetito di sua figlia capendo bene anche le motivazioni, ma non disse nulla a riguardo e si limitò a indicare il piatto con un cenno della testa

- Non hai mangiato molto

- Oh, è che non ho fame...

- Che c'è, hai mangiato troppa ostia? - le disse in tono canzonatorio e Mrs. Novak parve avere un sussulto

- Eh? - Mary trattenne una risata, ma poi tornò composta - no è che avrei davvero bisogno di riposare un po'. La messa è stata molto lunga oggi e quella chiesa è buia, inoltre avevo chiesto a Lorelay di farmi un po' di compagnia ed andare a passeggio, sai vorrei esserle di compagnia senza addormentarmi mentre passeggiamo.

Uno dei domestici strozzò una risata mascherandola da tosse, ma Mr. Delgarno soppresse la sua con maggiore accortezza, tradendo un sorriso in tralice

- Hai gli stessi modi informali che aveva tua madre - c'era della nostalgia nel suo tono.

- Mi manca molto - rispose Mary seccamente

Ci fu un silenzio di pochi secondi, ma parve durare molto più a lungo, poi Mr. Delgarno spezzò quel costernato silenzio

- Manca a tutti in questa casa. Beh, vai a riposarti ora, ti mando a chiamare quando Lorelay è qui.

 

--

 

- Davvero ti ha accompagnata a casa? Ma non è buon costume per un uomo presentarsi così all'improvviso a casa di una donna senza invito e soprattutto in sua compagnia! - Lorelay era rimasta di stucco dalla storia che Mary le aveva raccontato e a malapena teneva ancora in mano il biscotto che stava morsicando mentre passeggiavano lungo un prezioso viale alberato in uno dei bei parchi della città.

- Lo so, ma è successo tutto così in fretta - Mary si interruppe facendo un sospiro, c'era qualcosa di onirico nel suo tono e quasi distratto - il bellissimo giovane Norrington è conosciuto perché suo padre è conosciuto, ma non ho mai avuto l'occasione di parlargli direttamente, non lo avevo mai notato prima nonostante l'avessi visto diverse volte - il suo flusso di pensiero si bloccò bruscamente, come se stesse cercando un ricordo specifico, poi riprese come se nulla fosse accaduto, lì per lì sorprendendo Lorelay -  eppure c'è qualcosa di diverso in lui come se fosse - Mary si interruppe un attimo di nuovo - non saprei dire.

- Però Mary io vorrei che stessi attenta, perché l'hai visto una volta sola, e lo so che può sembrare una persona affascinante, poi sappiamo tutti che la famiglia Norrington è una buon nome, però ecco, voglio che tu stia attenta - disse Loreley con tono accorato.

Mary guardò la sua amica, apprezzando la sua preoccupazione, ma dentro di sé sapeva che non c'era nulla di cui preoccuparsi e sapeva che a breve molte cose sarebbero cambiate nella sua vita.

- Ti ringrazio Loreley per la tua preoccupazione, ma sono sicura che tutto andrà bene. Davvero, me lo sento.

Loreley inclinò leggermente la testa da un lato e inarcando un po' le spalle guardando la sua amica, e Mary sapeva perfettamente che Loreley stava per attaccare con una delle sue solite raccomandazioni

- Io non voglio fare la strega portatrice di sventura Mary cara, ma lo hai conosciuto due giorni fa e non sai davvero chi sia. - Fece una rapida pausa come per cercare le parole - Lo conosci a malapena e non vorrei che tu ti facessi una idea sbagliata su qualcuno che non conosci, non vorrei che ti facessi del male o che lui te ne facesse. Non potrei mai perdonarglielo e lo sai quanto ti voglio bene e non ti dico niente per cattiveria. Mary io penso che tu ti sia infatuata di Adam ed è una cosa buona, è sempre bello innamorarsi e io lo so, però ricordati che le relazioni non si costruiscono sull'amore a prima vista, perché quello esiste nei racconti. Le relazioni hanno bisogno di essere costruite nel tempo, ma questo tu lo sai bene.

Mary se ne stava a braccia conserte limitandosi ad annuire, era palesemente da un'altra parte, ma stava sicuramente ascoltando ciò che Lorelay le stesse dicendo

- Quindi lo vedrai questa sera? - continuò lei - Sicuramente tuo padre vuole conoscerlo più da vicino, per capire che persona sia ed aiuterà anche te, sentire come parla, come si muove e cosa pensa. Ricorda che I rapporti si creano con le abitudini.

- Secondo me si preoccupa in maniera eccessiva. Sono adulta e sono capace di discernere la malizia.

Lorelay sbuffò - Santa pazienza, in fin dei conti sei la sua unica figlia e l'ultimo membro della sua famiglia, è normale che voglia sapere chi sia.

- Oh Loreley, le tue paternali. - Sospirò esasperata - va bene starò attenta.

Mary sentiva, ma non ascoltava, conosceva molto bene Loreley e il suo spiccato uso del buon senso. Questa, non era stata diversa. Sin da quando sua madre se n'era andata a causa del tifo, le è sempre stata molto vicino, quasi quanto una sorella maggiore nonostante abbia due anni in meno di lei, alle volte prendendosi anche tutte le responsabilità che non avrebbe dovuto e di questo Mary le era davvero grata.

Due anni e mezzo prima Loreley si era innamorata di un bell'avvocato che veniva dal Nord Dakota, tale Sigmund Johansson, ricco, affascinante e intelligente, un uomo sicuramente da sposare di cui anche Mary un po' si era invaghita. Lorealay e il suo promesso sposo erano ufficialmente fidanzati in casa e di lì a poco ci sarebbe stato un matrimonio di cui Mary era molto felice. Sembrava che tutto andasse a gonfie vele, c'erano le premesse per un futuro idilliaco per Lorelay dove non le sarebbe più mancato nulla eppure, purtroppo, la realtà si rivelò non essere come l'aveva sperata. Lorelay a suo tempo raccontò che il suo promesso sposo si dimostrò essere una persona inaffidabile, un alcolista violento, ma soprattutto depravato. Il matrimonio venne annullato dopo una lite rovinosa tra Sigmund e i genitori di Lorelay e da allora non ne volle più sapere di matrimoni, ma sopratutto non voleva che la sua amica finisse nel mezzo di una situazione analoga. Mary le stette vicino più di chiunque altro, perché ben si ricordava quanto Loreley le fosse stata vicino quando sua madre morì.

Mary lasciò cadere la conversazione e durante il resto della giornata non avevano più parlato di Adam o di matrimoni o di qualsiasi altra cosa che avrebbe potuto mettere la sua amica a disagio e una volta terminato di prendere il loro tè se ne andarono a fare una passeggiata che le portò lungo il viale interno del parco dove Mary per la prima volta aveva conosciuto Adam. Nonostante ormai parlassero del più e del meno, passeggiando adombrate dal lungo viale alberato nel mezzo del parco, Mary indugiava in quel posto dove aveva conosciuto l'uomo che lei reputava essere quello dei suoi sogni e su cui aveva fantasticato tutta l'adolescenza e si perdeva in un vago vaneggio muto pensando alle lunghe passeggiate che un giorno avrebbero potuto fare insieme. Pensò, in un senso religioso di andare anche a fare visita, nel frattempo che si incamminavano, al piccolo roveto, dove le si era incastrato il vestito; ma con sua grande delusione quando arrivò, il roveto non era più lì, dovevano averli rimossi tutti poiché evidentemente avevano causato problemi non soltanto lei ma anche altre persone. Tra le varie persone che con una lenta falcata temporeggiavano nell'ombrosa passeggiata, probabilmente per ritardare quanto più possibile l'inevitabile passaggio sotto il sole estivo, spiccava una signora, vestita con una camicia in giorgette blue con il pizzo al collo e una lunga gonna di faille dello stesso colore, un vestito datato che però si intonava ad una donna avviata sull'orlo della sessantina, la quale stava passeggiando mano nella mano con un bambino. Mary la intrasentì ringraziare fra se e se il sindaco che avessero rimossi tutti i roveti, sembra che qualcuno si fosse lamentato che dei bambini si fossero fatti male o di altre signore in cui il vestito era rimasto impigliato; ora al loro posto c'erano dei piccoli cespugli di biancospino. Sicuramente i rovi non avrebbero causato più alcun problema, però un po' le dispiaceva perché voleva ringraziarli che l'avevano trattenuta per abbastanza tempo per conoscere Adam "Cosa diavolo stai pensando Mary? Ma sei impazzita? Ora vuoi parlare con le piante?" Pensava Fra se e se in quel momento in cui realizzò che voleva andare a ringraziare una pianta una cosa assolutamente priva di senso

- Mary ma mi stai ascoltando? - Le chiese Loreley mentre passeggiavano lungo il vialetto

- Devo parlare con le piante - disse spontaneamente, come dando voce ad una meteora che avrebbe dovuto rimanere senza voce nella sua testa, mentre Lorelay si fermò con la bocca semi aperta e un'espressione confusa

- Mary? Tutto bene?

-Eh? Ah sì! No. Scusa no, hai ragione, non stavo ascoltando stavo pensando che - si interruppe un po' imbarazzata - lascia stare è solo una sciocchezza

- Santo cielo Mary stai veramente con la testa tra le nuvole, sei proprio cotta!

 

--

 

Ore 12:30

Si dirigono verso la piazza del Comune accompagnati da Norrington Jr., attendono per alcuni minuti e poi entrano nel Comune, non so se stiano andando nello studio del sindaco.

Ore 14:30

Escono dal Comune, si dirigono verso il centro. Norrington Jr. torna indietro e si appresta a soccorrere una ragazza rimasta impigliata con la gonna in un cespuglio di rovi. Conversano, lei sembra essere infastidita, Ma sembra cambiare atteggiamento poco dopo il contatto, forse è rimasta punta da uno dei rovi. Dopo poco si allontanano. Li seguo.

Ore 15:30

Fanno un lungo giro, lei ride, lui anche (di riflesso?), parlano del più e del meno, camminano soli facendo un giro ampio, continuo a seguirli.

Ore 16:30

Si apprestano ad arrivare a quella che presumo sia la casa della ragazza, il nome sulla targa antistante il cancello recita "Villa Delgarno"

Ore 16:32

Norrington Jr. sembra parlare con, presumo, Salvador Delgarno, il padrone di casa. Hanno un contatto. Continuano a parlare, ma non comprendo la conversazione, sono troppo lontani.

Ore 16:53
Arrivano ai convenevoli, si salutano. Norrington Jr. si gira verso il proprietario di Villa Delgarno, probabilmente per rispondergli e si appresta ad andarsene a passo sostenuto.

Ore 16:55

Norrington Jr. esce dal cancello della villa e rimane fermo qualche istante per poi proseguire verso sinistra tornando a piedi oltre la collina, sempre a passo sostenuto. Non lo seguo ulteriormente.

Questo era quanto c'era scritto sul suo taccuino. Aveva fatto le sue ricerche su tutte le persone ricche e avvenenti della città, El Senior Delgarno era un uomo con una attività avviata, particolarmente proficua, con dei proventi molto stabili, ma gli sembrava strano che avessero interesse per una persona molto conosciuta in una così grande città, si lasciò scappare una risata strozzata e iniziò a sospettare che si fosse effettivamente sbagliato. "Non ho trovato nessuno, e non se ne vede si sente traccia, bravi, bravi" ma se la sua intuizione fosse stata corretta?

"E io che volevo farmi assumere come giardiniere qui dai Delgarno per stare più vicino a casa dei Norrington, stupida ragazzina svenevole" sbuffò mentre diede un calcio ad un sassolino sul marciapiede su cui l'ombra pomeridiana si andava via via stagliando "ma è possibile che si presenti più e più volte a casa loro, bene ma mica troppo", continuava mentre scendeva giù per la strada di lieve pendenza.

"L'ambizione è sempre stata il loro forte" diceva pensieroso fra se e se il giovane uomo, che dopo aver raccolto gli strumenti da giardiniere, se ne andava verso la periferia in zone dove la sua pelle olivastra, forse un po' troppo vistosa per il centro popolato principalmente da bianchi, si sarebbe meglio confusa con le altre sfumature della terra, che così raramente colorava i quartieri centrali dopo le ore lavorative e durante le festività.

Ancora con indosso la divisa da giardiniere, si girò dal lato opposto della casa dei Delgarno, per poi proseguire verso il centro, alla stazione del Tram dove, nel vagone riservato agli immigrati, si sarebbe recato verso sud, alla periferia.

Il tram era affollato e rumoroso, come ogni giorno tra l'altro, La gente era stretta e accalcata su se stessa e le risate dei bambini, il vociare eccessivo degli adulti e l'odore del sudore, si mescolavano insieme; erano i suoni e gli odori della giornata che volgeva al termine quanto precursore di quello che sarebbe stato il giorno dopo, ma all'uomo con la divisa da giardiniere questo non importava, come se fosse una cosa esterna dalla sua sfera di interesse. Guardava distrattamente fuori dal finestrino ed erano lì, uno appresso all'altro, i caffè eleganti, gli alimentari, le lavanderie a gettone, le sale da biliardo, i bar, i bei palazzi in stile liberty tirati a lucido, sinonimo del benessere del centro di quella crescente città che diventava sempre meno rurale e sempre più industriale e cosmopolita. Nel tragitto, tra le varie stazioni, le villette a schiera con i bei giardini che si potevano intravedere da lontano, e i palazzi con i balconi adornati da vasi di fiori che impreziosivano le piazze di colori e profumi, la gente per bene che camminava allegramente, lasciavano gradualmente spazio ad un panorama urbano meno tirato a lucido e più reale: le strade diventavano mano a mano più dissestate, le case di periferia erano più malmesse, per chi chiaramente poteva permettersi una casa di proprietà, anche la fauna urbana cambiava, sguardi più vigili, più tesi. Ma quella tensione non era nello sguardo dell'uomo con la divisa da giardiniere, la sua mente era molto più lontana, concentrata su altro.

Scese dopo una decina stazioni, e si mosse verso una zona principalmente abitata da ispanici: messicani, spagnoli, cubani e portoricani. Se ne andò in un locale particolarmente affollato, che da quando era arrivato in America frequentava in maniera piuttosto assidua: l'Alforja Casera. Era un locale particolarmente affollato e c'era un gran vociare da far venire il mal di testa, eppure quel luogo era vivace, diversamente dalla quotidianità fuori da quelle quattro mura, fatta di privazioni e polverose monocromie mentali. Non solo c'era molta vitalità, ma la musica popolare e le canzoni, si impastavano con quegli odori che difficilmente si sarebbero sentiti così intensamente da altre parti: oltre i banconi, dove da una piccola finestrella si potevano vedere i cuochi apparire e scomparire nel mentre che si muovevano rapidamente nelle cucine, si potevano udire lo sfrigolare del cibo in preparazione nelle padelle in cui l'odore dell'olio si mischiava con quello dei fagioli riccamente speziati, dove dominanti erano il cumino, la paprika, il coriandolo e la noce moscata; l'impasto di odori, colori e suoni avrebbe fatto sentire chiunque a casa. Lui però non pareva partecipare attivamente a questa meritata tregua dopo una lunga giornata di lavoro e pare che non fosse un uomo di molte parole, una persona che sarebbe passata piuttosto inosservata: un'uniforme da lavoratore, un aspetto poco curato, una folta capigliatura bruna e una barba folta e trasandata. Ordinò il solito, si sedette aspettò che gli arrivassero cibo e la birra, che vagamente ricordava una caña, e nel frattempo si scorse le dita sugli occhi incorniciati da profonde occhiaie infossate che gli davano un aspetto piuttosto lugubre.
Consumò il pasto piuttosto in fretta, ma non freneticamente, ma piuttosto come uno che fosse stato seriamente affamato da giorni troppo lunghi. Finito di mangiare, aprì il suo taccuino e dedicò diverso tempo a passarsi la matita consunta avanti e indietro sulla tempia mentre ne sfogliava le pagine.

 

  
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