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Autore: EmmaJTurner    13/08/2023    5 recensioni
Anja, botanica che sopravvive con la sua arte raccogliendo e vendendo erbe ai clienti più disparati nella regione fantastica di Zolden, stavolta ha scelto una missione pericolosa: raccogliere fiori di sambuco durante la luna piena. Anja assume quindi Riven, di professione ammazzamostri, per proteggerla dai licantropi.
Anja e Riven, all’inizio concentrati nel loro quieto vagabondare in splendidi boschi traboccanti di specie botaniche e creature fatate, capiranno presto di condividere un raro legale di sangue che per il loro bene - e quello di tutti - deve essere spezzato.
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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Lavanda

Thalia aveva fatto le cose per bene, pensò Anja, tastando la benda spessa e pulita che le avvolgeva il torso. Fece un respiro profondo, allargando i muscoli del petto; la ferita tirò e pulsò, ma era sopportabile.

“Non pensarci neanche”.

Thalia si avvicinò, portando un vassoio che appoggiò su una credenza di fianco al letto. La guardò con espressione severa. “Non puoi ancora alzarti. Ho ripulito la ferita dal suo potere magico, ma i punti sono freschi e potrebbero riaprirsi. E non ho nessuna intenzione di rifare questa bendatura. Sarebbe la terza volta”.

Thalia era come Anja la ricordava. Una giovane strega avvolta in strati di lana spessa e scialli informi da contadina, i riccioli rossi tenuti a bada da una bandana marrone e due occhi acquamarina incastonati in un viso molto bello, ma pallido e stanco.

Anja le fece un enorme sorriso. “Sono molto molto felice di vederti, Thalia”.

Suo malgrado, Thalia ricambiò, e poi cominciò a fare tutte quelle cose che faceva sempre quando aveva un nuovo paziente sotto il suo tetto. Le auscultò il cuore, le osservò le pupille, le massaggiò la gola e le ascelle, le analizzò i denti e le gengive. 

Anja adorava quel trattamento e la lasciò fare, godendosi i tocchi delicati di lei.

“Ottimo” disse infine la strega, scombinandole i capelli dopo aver controllato che non avesse i pidocchi. “Se ignoriamo l’insignificante dettaglio che poche ore fa stavi per morire dissanguata e avvelenata da una ferita magica, mi sembra che tu sia un fiore”. 

Thalia fece un profondo sospiro, si sedette e le prese una mano tra le sue. “Ero molto preoccupata per te” confessò “non ero certa che il tuo amico ti avesse portato qui in tempo”.

Il lampo di divertimento attraversò Anja - “Il tuo amico” - ma perlopiù provò un moto di sincero affetto per la sua amica. La ringraziò e ricambiò la stretta, le mani della strega fredde e pallide contro la sua. 

“A proposito, è qui fuori. Vado a chiamarlo”. Thalia si alzò e sparì oltre la porta.

Anja sprofondò nel materasso, sospirando di piacere. La casa era sempre come la ricordava: il letto imbottito di lana di pecora, le trapunte multicolore, l’odore di libri e di erbe aromatiche. La stanza in cui si trovava, lo studio-laboratorio-atelier, aveva tre pareti ricoperte di scaffali storti ricolmi di libri. Accanto alla finestra c’erano un cavalletto con una tela nera e un tavolino con candele in vari stadi di vita, la cera sciolta sulla tovaglia verde trifoglio punteggiata di provette e utensili affilati.

Anja stava studiando degli apparecchi medici particolarmente minacciosi quando Thalia rientrò seguita da Riven.

“…siete arrivati giusti in tempo. Ancora qualche ora e non sarebbe stato più niente da fare”. 

Riven si fermò ai piedi del letto e la studiò per un lungo momento. Anja accolse con piacere la sensazione di serenità che scese su di lei. Gli sorrise: “Ciao”.

L’uomo fece solo un breve cenno con la testa, ma i suoi occhi erano lieti.

“La ferita lascerà solo una cicatrice” continuò Thalia, sempre rivolta a Riven “e, se siamo fortunati, non dovrebbe avere nessun effetto collaterale a lungo termine. Non è un morso, grazie a Dio”.

“Perfetto” si intromise Anja. “Significa che già domani potrò…”

“Domani?” trillò Thalia, voltandosi. “Domani? Sei impazzita? Tu non ti muovi di qui per almeno due settimane”.

Anja la guardò inebetita. “Due sett…? stai scherzando? Non posso aspettare…”

“Tre settimane”

“Ma…”

Quattro settimane?”

Anja lanciò un’occhiata trepidante a Riven sperando di trovare in lui un alleato, ma la sua espressione era inflessibile. Anja cedette, abbassò la testa, e tacque.

Thalia alzò il mento soddisfatta come una regina benevolente.

“Starete qui da me, nessuna discussione. Certo non è una reggia…” fece un gesto al caos domestico attorno a sé “ma non vi mancherà niente”.

Riven provò a aprire la bocca per ribattere, ma Thalia lo zittì: “Insisto. Siete miei ospiti”. E, in uno svolazzare di gonne viola e capelli rossi, lasciò la stanza.

Ci fu un attimo di silenzio.

“Hai conosciuto Thalia”.

“Donna da non contraddire”.

“Impari in fretta” sorrise Anja. “La seccatura è che molto spesso ha ragione”.

“Non oso dubitarne" replicò lui cordiale, un sorriso appena accennato sulle labbra.

Riven si aggirò per la stanza, studiando la lavanda appesa ad essiccare, le boccette allineate sullo scaffale, i tomi di incantesimi aperti sulla credenza e sul tavolino. Si soffermò a lungo sul dipinto ad olio sul cavalletto vicino alla finestra, con un’espressione indecifrabile in volto. 

Anja trovò bizzarro vedere Riven a casa di Thalia, un luogo per lei così familiare e intimo. Ma, con i suoi orecchini d’oro, i suoi anelli e i suoi capelli strani, in realtà ci stava perfetto.

“I ringraziamenti sono d’obbligo, temo proprio che tu mi abbia salvato la vita” cominciò Anja.

Riven continuò a fissare il dipinto, ma la sua voce era morbida quando rispose: “Io ho fatto quello che mi hai assunto per fare. La strega ha fatto il resto”.

“Vero. E i soldi sono qui. Sei libero di andare quando vuoi, ovviamente. Thalia può trattenere me, ma non ti incatenerà in questo studio”.

Riven la guardò per una verdissima frazione di secondo. “Non saprei. Mi sento piuttosto incatenato, in realtà”. Cos’era quel tono? E quello sguardo?

Anja balbettò, disorientata. “Non guardarmi così, mi gira la testa”.

Riven tornò a fissare il dipinto, mormorando una scusa.

Occhi verdi al di là del lago. Anja non aveva dimenticato. Cercò di riordinare i pensieri per formulare una domanda precisa ma che non sembrasse invadente, quando Thalia rientrò con tre grosse tazze di bevanda fumante.

Riven bevve tre sorsi e si congedò subito dopo, dicendo qualcosa riguardo il cavallo e i bagagli. Se ne sarebbe andato? Anja provò una certa riluttanza all’idea. Si concentrò controvoglia sulla tazza bollente che le era appena stata affidata.

Thalia si avvicinò alla finestra e aspettò che l’uomo uscisse di casa prima di prendere un sorso.

“Tu sai che te ne vai in giro con un drago, vero?”.

Anja sputò il tè caldo sulla trapunta a fiori. “Non ne ero certa” farfugliò “Ma grazie per la conferma”.

La strega la guardò da sopra il bordo della tazza, poi tornò a rivolgersi alla finestra. “È curioso” ammise. “Molto curioso”.

Anja attese che lei elaborasse, ma invece cambiò argomento.

“Stanotte” confessò Thalia “mi ha detto che poteva aiutarti, se toccava la ferita. Dopo averla lavata e ricucita, gliel’ho lasciato fare”. Lo disse quasi con vergogna.

Anja sbatté le palpebre e annuì.

“Era… preoccupato”.

“Riven ha un potere curativo. Basta che ti guardi e ti senti bene”.

A quell’affermazione la strega si fece attenta. Le chiese di spiegarsi meglio. Anja le raccontò quanto sapeva. Thalia la ascoltò e bevve il suo tè, pensosa.

Anja la incalzò: “Non dici nulla? È strano secondo te? Che significa?”. 

“Bè” cominciò la strega, incerta “A volte le bestie magiche benigne fanno questo effetto. Unicorni, fate, draghi… generano sensazione di benessere nelle persone di buon cuore. Ma, in tutta sincerità, non ne ho idea. Non ho mai incontrato un caso del genere. I draghi che scelgono di vivere in forma umana sono rari”.

Anja si rigirò la bevanda calda tra le mani, rimuginando su questa nuova e inaspettata catena di informazioni. 

***

Anja rimase bloccata a letto tutto il giorno leggendo libri di botanica. Aveva chiesto a Thalia di occuparsi dei fiori di sambuco - non dovevano prendere aria, e dovevano essere mescolati in senso antiorario due volte al giorno - mentre Riven scaricava i bagagli. Il piacere inopportuno che aveva provato nel comprendere che lui sarebbe rimasto, anche se “solo per qualche giorno”, l’aveva fatta arrossire. Di certo era solo perché temeva di contraddire Thalia, si era detta poi, tranquillizzandosi.

La strega le portò da mangiare e la fece ridere sparlando dei vicini maghi. Verso sera le controllò di nuovo la ferita e con uno sguardo strano le chiese se Riven poteva riprovare uno dei suoi incantesimi. Ignorando il calore che le saliva lungo il collo, Anja disse sì, certamente.

Riven si sedette sulla sedia accanto al letto e posò la mano sulla benda. Thalia osservava con attenzione. Gli incantesimi di Riven erano efficaci, ma lenti e ineleganti; la strega probabilmente riusciva a intuire che era un principiante. 

Anja si sentì di nuovo frastornata, calda e leggera, e si agitò a disagio sotto quello doppio sguardo. Si voltò verso la libreria per evitare gli occhi di Riven.

Finito l’incanto, l’uomo si alzò e si voltò verso Thalia. “Sta guarendo molto bene. Non sento più traccia della magia del licantropo. Hai fatto un lavoro incredibile”.

Thalia chinò la testa con sincera modestia, poi tirò fuori un sacchetto da una tasca.

“E tu non sei stato da meno” cominciò Thalia, tirando fuori un sacchettino di lino. “Se non fosse stato per te, non saremmo qui. Anja ti ringrazierà come riterrà più opportuno, ma questo è il mio obolo; un ringraziamento per aver salvato una cara amica”.

Dall’umile sacchetto beige scivolò fuori un anello con un enorme rubino scintillante. Lo sguardo di Riven si fece fisso e intenso, avido come mai prima. Sembrò farsi violenza per riuscire a dire, la voce rauca: “Non posso accettare”. Se Anja avesse avuto ancora qualche dubbio sulla natura di Riven, fu risolto in quel momento.

“Per favore” pregò dolce Thalia, mettendo il gioiello nella mano dell’uomo; lui cedette e lo accettò molto a disagio, gli occhi infuocati fissi sul pavimento. 

Bene. Almeno questo era stabilito. Riven era un drago.

Ma Anja si accorse solo di avere ancora più domande di prima, e quella notte sognò occhi verdi e rubini scintillanti.

   
 
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