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Autore: Gaia Bessie    24/08/2023    1 recensioni
O anche, la "seconda seconda volta" di molte persone.
«Ci stiamo incautamente avvicinando a un momento confessioni madre-figlia?».
Hermione sorride. A volte, sembra che faccia fatica a farlo.
«Pare di sì» ammette, scrollando le spalle. «Che facciamo?».
«E andiamo».

[Rose/Scorpius, Draco/Hermione, Fred/Hermione, Fred/Astoria]
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, George Weasley, Hermione Granger, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Astoria/Fred, Draco/Astoria, Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Rose/Scorpius
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
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Cose di cui non avevamo bisogno: me che torno a postare dopo essere sparita nel niente. E, invece, a volte ritornano: non farò promesse, perché onestamente non so essere più padrona del mio tempo, ma vediamo se riesco ancora a tirare fuori qualcosa di buono dalla tastiera.
Questa storia era partita come una Fred/Hermione.
Nel mezzo, è diventata altro, senza pensarci: non sono brava a parlare di rapporti genitori-figli e, onestamente, quando scrivo non sono molto divertente (dal vivo sì, fatemi essere presuntuosa) quindi molte battute faranno ridere solo me, ma I'll deal with it. 
Ecco, fa ridere che dopo 12 anni e rotti di fanfic io ancora non sappia scrivere delle note decenti, però, ecco, ciao a tutti, sono di nuovo qui. Grazie se mi avete letta e se mi leggerete ancora.
Per chiacchiere/commenti, sono qui, come sempre.
Gaia

 
Cose di cui non avevamo bisogno
 
 
 
18 Settembre 2020
Sala Comune di Serpeverde
Sotterranei
Hogwarts
 
 
«Sembra pazzo» Scorpius Malfoy si copre il viso con l’avambraccio, il pugno stretto su un vecchio boccino dalle ali spezzate. «O peggio. Sembra in crisi di mezza età: mi aspetto soltanto che torni con una motocicletta Babbana o una minorenne che mi faccia da matrigna oppure…».
Si tira su a sedere, quando Rose non accenna a interromperlo.
Sta guardando la parete, come se potesse leggere una risposta nella carta da parati verde, e sorride per finta. Scorpius ha creduto per circa tre anni che Rose ridesse alle sue battute, finché Albus (beata onestà Corvonero) gli ha detto che era per educazione, ma probabilmente sua cugina non ci trovava niente di divertente, in lui.
«Oppure cosa?» domanda lei, laconica. «Voleva essere una pausa ad effetto prima della grande rivelazione?».
«Oppure niente» borbotta Scorpius, alzandosi dalla poltrona. «Non sono scemo, Rose, anche se ti piace pensarlo: lo so che non te ne frega un cazzo di quello che ho da dire, cosa credi».
Vorrebbe dire di non sentirla sorridere sul suono dei suoi passi, ma Scorpius Malfoy non sa mentire, nemmeno a sé stesso (e, a detta di Rose, sarebbe così facile farlo). Non si ferma, però, anche se la sente borbottare qualcosa alle sue mani, mentre giocherella con una pellicina.
«Cosa vuoi che ne sappia?» la pellicina non le risponde. «Mia madre è nata vecchia».
Lui sobbalza, sulla soglia della Sala Comune.
«E tuo padre?».
Lei ride ancora – torna a essere una finta.
«Mio padre?» domanda, inquieta. «Perché, tu lo vedi mai?».

 
***
 
15 ottobre 2020
Tiri Vispi Weasley
Diagon Alley
Londra
 
Attaccare una campanella alla porta di un negozio è un’idea del cazzo di per sé, ma attaccarla sulla porta di un negozio di scherzi è doppiamente un’idea del cazzo: George ha provato a dirlo a Ron dieci, venti, cento volte che non serve una campanella in un negozio perennemente pieno. Alla centotreesima volta gli ha detto di fare il cazzo che voleva e si era detto ma sì, che fastidio può dare una campanella così minuscola?
Dopo due settimane di utilizzo, aveva la risposta: una campanella così minuscola dà comunque un fastidio cane. Suo fratello non sembrava intenzionato a toglierla da lì e George, che aveva inutilmente provato a farla esplodere, sparire o trasfigurarla in un ragno peloso, si era dovuto arrendere, seppur in maniera momentanea: tornava sempre lì.
«Buongiorno».
George si volta verso l’ingresso, pensando distintamente che forse vale ancora la pena di Obliviare Ron e fargli dimenticare di aver dato il consenso per quell’idea del cazzo, con un sorriso affabile sul volto. Per un momento, quasi le parole gli scivolano via dalle labbra e pensa che lo potrebbe dire per davvero: se lo ha fatto, la campanella ne ha mascherato il suono.
Buongiorno signora Malfoy, come posso aiutarla?
Ron ed Harry avevano riso per giorni, al pensiero che Draco Malfoy fosse riuscito a sposarsi con una donna che gli somigliava: pallida, minuta e con i capelli talmente biondi da sembrare bianchi. George non lo aveva detto ma, quando li aveva tagliati, prima un caschetto sfilacciato e poi spuntoni che le ferivano la nuca, sembrava l’ombra del marito. Pure gli occhi, un tempo verdi, si erano sbiaditi ed erano impalliditi fino a qualcosa che ricordava il grigio dei Malfoy.
E non lo aveva detto perché George, di Astoria Greengrass, non riusciva a ridere mai – anche se aveva sposato Malfoy, mica era la sola ad essere venuta a patti con il fatto che vincere quella gara, ormai, era inutile.
«Malfoy, buongiorno. Come posso aiutarti?».
Draco Malfoy gli rivolge un ulteriore cenno del capo, guardandosi attorno: per un momento, George vuole convincersi che Malfoy lo sappia.
«Tra poco è Halloween, volevo inviare un pacco di scherzi a tema per mio figlio. Hai qualcosa che faccia al caso mio?».
«Certamente» esita, mentre gli fa cenno di seguirlo nelle viscere del negozio. «Scherzi, eh? Alla fine anche il giovane Scorpius ha ceduto?».
Malfoy sembra genuinamente sorpreso, mentre fruga nelle tasche e ne tira fuori uno scontrino appallottolato.
«Alla fine?» domanda, alzando gli occhi al cielo. «Ho trovato una scatola piena di scontrini del tuo negozio, Weasley, sotto il suo letto».
George sorride, prima di iniziare a indicargli gli articoli di Halloween.
«Non mi immischio nelle dinamiche familiari altrui» ammette, calmo. «Allora, abbiamo delle scatole personalizzabili con dieci, quindici oppure venti articoli a scelta. Altrimenti…».
Ma la vede ancora lì, varcare la soglia del negozio, avvolta in uno scialle troppo grande per lei: stavi già facendo le prove per il sudario, Ria?
Che si guarda attorno, lo cerca, prima di appoggiare le mani sul bancone, le dita nude sul legno. Toglieva la fede prima di entrare.
George non le ha mai chiesto perché lo facesse ma lei, prima di aprire la porta, sfilava quel cerchietto di oro giallo (anche quello sbiadito fino a sembrare argento) ed entrava. Ma era sempre buongiorno, signora Malfoy e lei infrangeva un sorriso su pelle, si accartocciava per non piangere. Come posso aiutarla?
Non mi immischio nelle dinamiche familiari altrui.
Malfoy gli indica la scatola deluxe, gli chiede di comporla lui: cosa vuoi che ne capisca, io?
 
 
***
 
1 Novembre 2020
Sala Comune di Serpeverde
Sotterranei
Hogwarts
 
A Rose non piacciono i morti.
Tollera i fantasmi, se non le passano attraverso e non sono eccessivamente loquaci, sicuramente non è un’estimatrice di scheletri, cadaveri o inferi. Ma non c’è niente che più detesti del dover ricordare i morti, anche quelli di cui non ha ricordi: a stento ha spazio per ricordarsi dei vivi, figuriamoci dei morti e dei morti, sepolti e non resuscitati.
Una volta, che è stata anche l’unica in cui ha fatto veramente arrabbiare Scorpius, lui le ha detto che è facile odiare quello che ci somiglia: lei non gli ha risposto, lui ha scosso il capo. Ogni tanto prova a ferirla e riesce solamente a graffiarsi da solo.
«Rimani qui?».
Rose alza lo sguardo dalle proprie scarpe, lasciate a penzolare sulla punta dei piedi, sopra il bracciolo di un divanetto.
«Strano, eh?» commenta. «Lo faccio solo tutti gli anni».
A Rose Granger-Weasley non importa che si debbano ricordare i caduti della guerra, i nostri morti, non le importa di onorare un pugno di cenere e terra.
«Tua madre terrà il discorso, quest’anno, davanti alla tomba di Silente» Scorpius ci prova, incespica, balbetta. «Ho pensato che, magari…».
Questo lo trova divertente per davvero: Rose lo guarda e ride come se avesse troppo fiato da sprecare finché, tossendo, trova una risposta da dargli.
«E cosa pensi che avrà da dire, mia madre, che non sappiamo già?» torna a giocare con l’orlo della gonna. «I morti sono sempre morti, dubito che abbiano cambiato passato in un anno».
Scorpius vorrebbe ricordarle tutti quanti: madri, padri, zii, fratelli, sconosciuti – ma dirle che a lui quelle storie servono: Scorpius non odia i morti, ma lo fanno sentire a disagio. Ha bisogno di saperne di più, anche se quel passato non cambia di anno in anno.
Rose dorme a Storia della Magia, il più delle volte. Non è la sola, ma Scorpius la sente stiracchiarsi e borbottare qualcosa del dormiveglia: sarebbe facile sentirci un nome, tra quei suoni indistinti, ma Scorpius non è abbastanza coraggioso nemmeno per questo.
La prima volta a casa Potter, il padre di Albus lo aveva guardato e aveva detto che era indiscutibilmente figlio di suo padre, in copia carbone, addolcito dai geni Greengrass. Ginny Potter aveva riso e gli aveva scompigliato i capelli (mica me lo ricordo, Al, com’è avere una mamma che sia la mia e non la tua).
«Non ti interessa proprio?» domanda, sentendosi patetico. «Sapere com’erano».
Rose alza gli occhi al cielo, annoiata.
«Bellissimi, coraggiosi, leali» elenca. «Famiglia perfetta. Eroi. Vite stroncate. Tutti uguali, da morti. Tutti la stessa identica storia: da morti, siamo tutti persone migliori».
«Mia madre…».
«Tua madre è in quell’elenco, Scorpius» commenta Rose, secca. «Non c’è nessun merito nel morire giovani: non hai un cazzo da far ricordare».
«Amava mio padre» mormora lui, piano. «Lui passato tutta la sua vita ad aspettarla e, quando poi lei ha compiuto diciassette anni…».
«Non sai un cazzo di tua madre».
Lui spalanca gli occhi, porta una mano al petto senza rendersene conto, come se lei lo avesse appena infilzato con la punta della bacchetta.
«E tu che ne sai?» sibila, affilando lo sguardo. «Tu che cazzo ne sai di mia madre?».
Rose si alza, per un momento Scorpius crede davvero che gli tenderà la mano per dirgli andiamo, ma è Rose, è sempre indiscutibilmente Rose.
«Io non so un cazzo della mia, di madre» commenta, svagata. «Quindi riconosco bene quelli come me».
 
***
 
22 Dicembre 2020
Emporio di Madama McClan
Diagon Alley
Londra
 
«Forse sarebbe meglio in blu?».
Hermione si scruta, nello specchio, in un completo verde scuro, come se nella stoffa potesse leggerci una risposta.
«Arrenditi al verde, Granger, per una santa volta» una risata mascherata da un colpo di tosse. «Non sminuirà il tuo essere una Grifonidiota».
Lei alza gli occhi al cielo.
«Nessuno ha chiesto il tuo parere, Malfoy» lo fulmina, prima che possa farle il verso. «In realtà non ti avevo nemmeno chiesto di seguirmi, se proprio dobbiamo essere precisi».
«E figuriamoci se possiamo perdere l’occasione di essere precisi, Granger» lui sbuffa, seduto su un pouf imbottito. «Prendilo verde. Se non ti piace verde, prendilo blu, giallo, nero o come vuoi. Non credo che un fottuto vestito cambierà qualcosa».
«Tuo figlio…».
«Mio figlio sarà un adolescente insopportabilmente rompicoglioni che tu vesta di verde o indossi il dannato mantello di Potter» risponde Malfoy, sospirando. «Sarai comunque la madre di una sua compagna di Casa che si è autoinvitata a casa sua per Natale».
«Per amor di precisione…».
«Per amor di precisione, Granger, Scorpius sarebbe un discreto rompicoglioni anche senza la tua presenza».
«Sei troppo duro con lui» risponde lei, smettendo di rimirarsi nello specchio. «Scorpius è giovane e…».
«Ed è Natale» completa Draco Malfoy, quieto. «Lo so. Come si fa a morire a Natale?».
Hermione non fa mai l’errore di dirgli che non è stata una scelta.
Lei, al pari di Astoria Malfoy, ha avuto una seconda scelta, un’altra seconda, una seconda ancora: dopo la guerra, Astoria Greengrass aveva quindici anni ed entrambe le ginocchia incrostate di sangue. Nessuno le aveva chiesto da cosa stesse fuggendo, o da chi.
Hermione lo aveva capito in meno di un giorno, di fronte alle pietre bianche di chi era caduto: guardandosi le gambe, nello specchio, si era resa conto di avere anche lei le ginocchia sbucciate.
Si era avvicinata a lei.
Le ginocchia le non sanguinavano più.
«Dovresti provare a comprenderlo, Draco» Hermione sospira, tornando a guardare nello specchio. «Scorpius è tuo figlio. Ha solo te».
Non sente la risposta, mentre armeggia con l’orlo della veste: Astoria Greengrass le aveva detto che era la gara peggiore di tutte, a quel punto.
Io so che devo morire e lo so da quando sono nata – è una gara a chi muore prima, Granger (una gara che ha vinto lei).
«E tua figlia? Tuo figlio? Con loro hai parlato?».
Hermione lo guarda e borbotta qualcosa di indistinto.
Ha ancora delle cicatrici sulle ginocchia, ma non sanguinano mai.
 
***
 
6 Gennaio 2021
Tiri Vispi Weasley
Diagon Alley
Londra
 
«A volte mi chiedo di chi tu sia figlia» George sbuffa, quando trova sua nipote seduta al tavolo della cucina, nell’appartamento sopra il negozio. «Tua madre sta per chiamare gli Auror per darti la caccia, Rosie».
«Papà?».
Qualche volta, George si dice che dovrebbe smettere di provare tenerezza per la figlia di Ron ed Hermione, che Rose non ha bisogno di tenerezza o compassione, ma non ci riesce. La ricorda quando era una cosina minuscola, che trotterellava in una salopette con le toppe a forma di margherite cucite tutte storte da nonna Molly, alla Babbana. E correva, inciampava, cadeva. Ron diceva che era buffissima e rideva, Hermione diceva a denti stretti non ti fare male, mi raccomando.
«Appena ha scoperto che Scorpius Malfoy era al sicuro sotto le sue raffinatissime coperte di seta cinese ha deciso che ti servivano i tuoi spazi e bla bla bla» George sbuffa. «Onestamente, ma chi glielo ha chiesto».
«Scappare con un Malfoy?» Rose fa una smorfia. «Ma dico mi avete scambiata per mia madre?».
«Beh, scambiarti per mia madre era difficile. Rimanevano tua madre, la prozia Muriel e zia Fleur» finge di pensarci. «No, aspetta, con zia Fleur non potrebbe scambiarti nemmeno un cieco».
«Louis non è biondo ed è suo figlio».
«Infatti io e Charlie discutiamo della paternità di Louis da quando è nato» commenta George. «Anche se, considerando che la sua prima parola è stata “bistecca”, forse ci siamo sempre sbagliati e non lo hanno adottato. O è stata una fortuita coincidenza».
Rose sbuffa, mascherando un sorriso.
Una volta, suo zio se ne era accorto – improvvisamente: non sei una a cui piaccia molto ridere, non è vero?
George aveva pensato che, come sua madre, Rose Granger-Weasley si prendesse molto sul serio. Poi, lei gli aveva risposto: per saper ridere bisogna aver pianto molto, ma chi sono io per dire che ho pianto abbastanza?
«Le hai detto di chiamare gli Auror?».
«Le ho detto di darti tempo, Rosie» risponde George, calmo. «Ma perché non parli con lei? Cioè, non fraintendermi: Hermione è una…».
«Scassacazzi».
«Persona molto attenta alle regole».
«Guarda che puoi dirlo, non lo dirò a mamma».
«Come se lo avessi detto anche io» George le fa l’occhiolino. «Se tu le parlassi, Hermione ti ascolterebbe».
Qualche volta, Rose gli fa paura.
Come quando lo guarda e ha gli occhi così incolori da sembrare biglie di vetro, e non somiglia a sua madre, ma nemmeno a Ron o a nessuno di loro. E ha paura di lei perché, con un respiro, potrebbe tramutarlo in uno sputo di neve e fango.
«Non vedo l’ora» risponde, digrignando i denti. «Credo che mamma non abbia mai fatto niente di sbagliato, o stupido, in vita sua. A meno che non fosse per salvare il mondo dal male e roba così».
«Potrebbe stupirti, sai?».
George ride e suona come ghiaccio incrinato.
Qualche volta vorrebbe chiederle se le è mai capitato di cadere e sbucciarsi le ginocchia, ma la risposta la conosce: Hermione ha sempre impedito che sua figlia si facesse male e, così facendo, è stata lei quella che l’ha ferita, ogni singola volta.

 
***
 
6 Gennaio 2021
Casa Granger
Diagon Alley
Londra
 
«Rose Weasley» crescendo, Hermione ha imparato l’arte della calma glaciale. «Sparire da casa dei tuoi zii, dove sei voluta andare perché non ti andava bene il Capodanno con me e tuo fratello. Senza un biglietto. Costringere tuo zio George a coprirti».
«Puoi arrivare al dunque?».
Rose vorrebbe farla arrabbiare: se sua madre perdesse le staffe, si sentirebbe meglio, ma il Ministro Granger guarda sua figlia e non dice più una parola.
«Mi spieghi perché, Rose?» mormora, infine. «Cos’è che ti fa arrabbiare così tanto. Cosa ti abbiamo fatto, io, tuo padre e il resto del mondo, per…».
«Cresci, mamma» Rose sbuffa, scuote il capo. «Il mondo non gira attorno a te, anche se ti piace credere sia così».
«Dovrebbe girare attorno a te, quindi?».
Rose spalanca gli occhi, di fronte al tono acido di sua madre (che madre non sembra), mentre le dà le spalle.
«Non ti importa se ferisci me o tuo padre o tuo fratello» commenta, sulla soglia della camera da letto. «Odio quando lo fai e mi fa venire voglia di spaccare tutto, ma lo capisco: non hai chiesto di nascere in questa famiglia. Ma nessuno te lo dirà mai, quindi tocca a me farlo: non ferisci solo noi».
Rose vorrebbe gridarle che non è un suo problema, che non le interessa, ma sua madre la guarda negli occhi. E le tocca capire come ha fatto Hermione Granger del presente a sopravvivere alla Hermione Granger del dopoguerra.
«Scorpius venera la terra su cui cammini, Rose» Hermione scuote il capo, prima di chiudere la porta. «E tu continui a calpestarlo».

 
***
 
2 Febbraio 2021
Sala Grande
Hogwarts
 
«Rose».
Lei non alza lo sguardo dal proprio piatto, dove sta giocando a scacchi con la pancetta: al momento, le uova strapazzate sono in vantaggio di tre pezzi. Al suo fianco, Leanne Zabini sta gesticolando animatamente contro Lumacorno, gli antidoti ai veleni comuni, i veleni comuni e tutto il fottutissimo Mondo Magico, mentre Lenora Nott continua a sbuffare, rimirandosi le unghie fresche di smalto.
«Rose, per favore, possiamo parlare?» Scorpius si torce le mani. «Mi spieghi che problema c’è? Ti ho fatto qualcosa?».
«Cioè ma a che mi serve sapere come si fa un antidoto, non basta che gli ficco in gola un bezoar e siamo a posto, no?».
La pancetta sacrifica un alfiere, ma mangia il cavallo delle uova strapazzate.
«Sono quasi due mesi che non mi parli».
«Ma poi veleni comuni. E con quelli non comuni che cazzo dovrei fare, pregare Salazar?».
«Manca poco a San Valentino e speravo…».
«Cioè uno mi collassa davanti e devo dirgli “beh, amico, spera sia un veleno comune o siamo fottuti”, ma io dico e questo sarebbe un corso avanzato?».
Rose lascia cadere le posate sul piatto.
«Ma lo vuoi capire che hai rotto il cazzo con sta storia?» Lenora spalanca gli occhi, sentendo il risolino di Rose. «Leanne. Insomma, vienici a patti».
«Già» commenta la rossa Weasley, alzandosi lentamente dal proprio posto. «Vienici a patti».

 
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14 Febbraio 2021
Sala Comune di Serpeverde
Sotterranei
Hogwarts
 
«Rose, scusami» Leanne si ferma davanti a lei, i capelli scompigliati e la divisa della squadra di Quidditch. «Vengo dall’Infermeria, c’è stato un incidente assurdo durante l’allenamento, cioè, qualche cretino non ha legato per bene un Bolide e in pratica, cioè come se non lo sapessero poi…».
Rose scuote il capo, senza distogliere gli occhi dal libro che sta sfogliando, senza voglia, da mezz’ora buona.
«Io non so come abbia fatto, Malfoy, a cadere giù in quel modo, per un momento ho pensato che ci sarebbe rimasto secco o qualcosa del genere!» Leanne la guarda, cercando una reazione. «Comunque lo hanno portato in infermeria, non credo sia sveglio. Però ha chiesto di te, prima di svenire».
«E…?».
«Credo dovresti andare, Rose».
Lei alza lo sguardo, per un attimo soltanto.
«Puoi credere quello che preferisci, non è un mio problema».

 
***
 
20 Febbraio 2021
Tiri Vispi Weasley – Succursale
Hogsmeade
 
«Metti giù immediatamente quella pozione tingicapelli, Rose, prima che tua madre mi faccia lo scalpo».
Lei sbuffa, consegnandogli la boccetta.
«Tu non ti stanchi mai di tutto questo rosso?».
«Hai la divisa verde, se ti stanchi del rosso» George le dà un buffetto sul capo, sorridendo. «Che succede, Rosie? Cambio di capelli a parte, intendo».
Lei non nega, né si lamenta quando suo zio le fa segno di sedersi con lui, dietro la cassa.
«Immagini mai che le cose siano diverse?» gli domanda, pensierosa. «Non tanto tu che cambi o altro. Ma che le cose vadano… in una maniera diversa. Non per forza migliore, solo. Diversa, sì».
Per un momento, George sta per aprirsi la pancia.
Si è nascosto quei pensieri nello stomaco, fra lo spazio per il dessert e per lo spuntino di mezzanotte dopo le feste comandate, e ogni tanto li fa risalire. Uno per volta, quelli superficiali, meno dolorosi. Le ferite che fanno male, ma è più un fastidio al limite del piacevole, un taglio con la carta che non si rimargina mai.
Il resto non lo dice.
Tutte le volte in cui immagina quella realtà che è diversa, dove lui allo specchio è George e non George-senza-Fred, e c’è una storia che adesso è rimasta un pensiero cementato sul fondo del suo stomaco. Quando Fred avrebbe dovuto essere il suo testimone di nozze (Fred, non Charlie) per dirgli, fino all’ultimo secondo, se vuoi scappare in Messico lancio un Confundus su Percy e andiamo. E avrebbe fatto l’occhiolino ad Angelina, chiedendole se diceva sì perché lo voleva o perché Bill e Charlie avevano rapito i suoi genitori e la stavano ricattando.
Quando inizia con questa fantasia, George sa dove dovrebbe finire.
Se Fred si fosse innamorato, di nuovo o ancora o sempre, George sarebbe stato il suo testimone di nozze. Che fosse alla Tana, a Las Vegas o sotto il mare, lui l’avrebbe guardato negli occhi e gli avrebbe detto: non l’hai mica messa incinta, vero?
E avrebbe guardato la sposa, che sarebbe stata una compagna di scuola o qualcosa di simile, magari un’amica di Angelina che avrebbe incontrato durante una di quelle rimpatriate tra Grifondoro un poco squallide. Oppure quella che gli aveva spezzato il cuore che, in quel mondo diverso, glielo avrebbe anche ricostruito.
Vorrebbe dirlo ad alta voce.
Ma Rose lo guarda e, forse, quella risposta non gliela vuole dare.
«Capita» ammette, scrollando le spalle. «C’è qualcuno che non vorrebbe cambiare la realtà?».
«Sarebbe bello, cancellare qualcosa» commenta Rose, sovrappensiero. «O qualcuno».
«Per quanto qualunque Weasley possa condividere l’astio per i Malfoy, escluso Albus che è stato chiaramente adottato, cosa ti ha fatto il giovane Scorpius?».
«Chi ti ha detto…».
«Anche i muri parlano» commenta George, ridendo. «Tua madre, quando non ci sei, più che parlare urla, ma sono solo piccole sottigliezze linguistiche».
Rose sospira, si passa una mano tra i capelli e tira, come se facesse fatica a toglierla via di lì: i pensieri la stanno trascinando via, in quel mondo diverso che vive tra i suoi sogni.
«Per quel che vale, nessuno ti diserederà per questo» commenta George. «Tranne tuo padre. E tuo nonno. E zia Ginny, zio Bill, zio Charlie. Io. Però tranquilla, zio Percy parteciperà volentieri al vostro matrimonio, adora i matrimoni: sono gli unici momenti in cui non sembra vestito da deficiente».
«Nemmeno mi piace».
«Nemmeno sai se ti piace. Se somigli a tua madre, e mi fa molto schifo dirlo ma lo dirò comunque, ti piace».
«E come dovrei fare a sapere se mi piace?» sbuffa Rose, tornando a maciullarsi i capelli. «A me la gente non piace, al massimo la tollero con molta fatica».
«Ah, dovrei avere una risposta?» George scuote il capo, divertito. «Cosa vuoi che ne sappia, Rosie, a me lo ha detto Angelina».
«Che le piacevi?».
«Che mi piaceva. Immagina: stavo lì che mi lamentavo perché la prozia Muriel mi aveva spedito un anello e non sapevo che farci» sorride, divertito. «E lei mi fa “ma quindi me lo chiedi o devo chiedermelo da sola?”».
«Stavate già insieme, è un po’ diverso».
«Non ero ancora riuscito a dirle che l’amavo, Rosie, quando mi ha detto “se non mi amassi non staresti qui a chiederti cosa farci, con quell’anello”. Era una cazzata, a posteriori, ma ha vinto lei. Vince sempre lei».
«E questo cosa dovrebbe insegnarmi?» domanda Rose, alzando un sopracciglio. «Cioè, dov’è la rivelazione che dovrei avere?».
«Oh, niente» risponde George. «Amo ascoltare il suono della mia voce, nelle pause da lavoro, dovremmo farlo più spesso».

 
***
 
22 Febbraio 2021
Sala Comune di Serpeverde
Sotterranei
Hogwarts
 
Scorpius si è strappato i pantaloni.
Ha passato mezza giornata a guardarsi le ginocchia come se non fosse in grado di elaborarlo, e tutta la sera a borbottare qualcosa sottovoce.
«C’è una formula per il rammendo» aveva detto ad Al, la mattina dopo. «Mia madre la usava continuamente, perché mio padre…».
Stacca i bottoni dalle camicie quando è nervoso. Una volta aveva pensato di incollarli al tessuto in maniera permanente solamente per farsi due risate, anche se Draco Malfoy non era uno che stava troppo agli scherzi.
«Non la ricordi?».
Scorpius aveva scosso il capo, mentre il suo migliore amico gli dava una pacca sulla spalla: c’è una marea di cose che Scorpius vorrebbe sapere su sua madre eppure, quando prova a ricostruirla, si rende conto che Rose aveva ragione.
Non sa niente di sua madre.
«Non credi di dover fare qualcosa per quei pantaloni? O intendi andare in giro con le ginocchia in mostra?».
Scorpius non la guarda più.
Rose si rende conto che prima la guardava sempre, anche quando lei di sostenere il suo sguardo non aveva voglia, e adesso Scorpius Malfoy vaga per il castello a capo chino (sparge cenere in giro) come se cercasse uno zellino caduto di tasca. E lei non gli farà l’elemosina.
«Malfoy? Sto parlando con te».
«Ma io no, Rose» tossisce, prima di continuare il proprio pellegrinaggio. «Io non sto più parlando con te».
Draco Malfoy spedisce tre paia di pantaloni al figlio, brontolando.
Scorpius continua a indossare quelli vecchi: la mattina li indossa, la sera lava via il sangue secco dalle ginocchia.
 
***
 
25 Febbraio 2021
Biblioteca
Hogwarts
 
«Non ti sei ancora stancata, Rose?».
«Di te che mi fai la predica, di Domi che ci prova con il prof di Difesa come se non fosse decrepito» sbuffa. «O di Jem che prova a scaccolarsi con la bacchetta da circa due anni?».
«Mamma lo ha fatto cadere dalla scopa da piccolo, non sono i miei geni a essere fallati» sibila Albus, disgustato. «Insomma, hai finito di evitare la questione o andrai a parlare con Scorpius?».
Lei lo guarda.
Ha nascosto le occhiaie dietro il trucco, acconciato i capelli e porta le calze spesse, scure, e non si capisce se dietro la stoffa abbia ancora della pelle. Se le tirassero un filo, quello che penzola dal polpaccio come la coda di un unicorno, Rose cadrebbe sul pavimento come un puzzle incollato male.
«Cosa dovrei dirgli, Al?».
Lui vorrebbe poterle risolvere quella situazione – quando riesce solamente a guardarla negli occhi e dirle, con voce spezzata.
«Non lo so, Rose» sussurra, scuotendo il capo. «Non lo so proprio».

 
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25 Febbraio 2021
Infermeria
Hogwarts
 
Dentro la bolla, i suoni sono ovattati, le voci suonano tutte identiche. Le parole, se avevano un senso, adesso sono un martellare costante lungo le tempie.
Da qualche parte, c’è un taglio che pulsa. Le calze incollate alle ginocchia.
Rose?
Rosie?
C’è qualcosa che fa male e non sono le ginocchia sbucciate, ma nemmeno i sogni che le rimbalzano in testa seguendo quei richiami.
Signorina Weasley, deve svegliarsi ora.
Spero che tuo figlio ne sappia qualcosa, Malfoy, perché per le mutande di pizzo nere di Merlino, ti giuro che…
Rosie, se non ti svegli temo che zio Charlie possa mettere in discussione anche la tua paternità, sai?
Vorrebbe mettersi a gridare che devono stare zitti, che non sente niente se parlano tutti insieme, che fa male, brucia e perché non le tolgono quella pelle lì?
Cosa cazzo stai facendo, Rose?
Dentro la bolla suona tutto uguale – tranne la voce di Scorpius.
Quando però apre gli occhi (cosa cazzo stai facendo, Rose?) ci sono tutti, tranne Scorpius: e lei li guarda, uno per uno, e in bocca ha i nomi che potrebbe chiamare.
Amici.
Compagni di Casa.
I cugini, a turno, Al che ha la divisa messa a rovescio, James con il naso bendato, Dominique con un morso sul collo.
Suo padre che gesticola animatamente con George che alza gli occhi al cielo.
Zia Ginny, zio Harry.
Draco Malfoy, senza figlio, sulla soglia dell’infermeria a braccia conserte.
Madama Chips che urla di sgomberare immediatamente l’Infermeria, ne può rimanere solo uno, chi vuoi che stia con te, tesoro?
E Rose lo dice, senza nemmeno rendersene conto.
«Mamma».

 
***
 
 
25 Febbraio 2021
Casa Granger
Diagon Alley
Londra
 
 
«Non ti chiederò cosa ti sta succedendo, se non vuoi dirmelo» Hermione sospira, si siede sulla sponda del letto, lisciando la coperta. «Né che intruglio hai rubato a tuo zio George per convincere Madama Chips che stavi abbastanza male da chiamarmi. Però ti ascolto, se ti va».
«Qual è stata la mia prima parola?» Rose alza appena la testa dal cuscino, lo sussurra. «Ti prego, dimmi che non è stata “bistecca”».
«No, no» sua madre sorride, pensando. «Non avevi voglia di parlare. Io e tuo padre passavamo le giornate in attesa, “dai dì mamma”, “se dici papà ti regalo un orsacchiotto”».
«E…?».
«E niente orsacchiotto, hai detto mamma».
«Posso rimanere qui qualche giorno?» lo dice così piano che, per un secondo, si trova a credere che sua madre la ignorerà, fingendo di non sentirla.
«Puoi rimanere per tutto il tempo che credi, Rose».
«Chi sei tu e cosa ne hai fatto del Ministro della Magia?».
Hermione Granger sorride, lasciandole una carezza sulla fronte: qualche volta, si chiede se non debba fare ammenda con Rose e Hugo di tutte quelle carezze che si è persa, quando erano piccoli, tra i turni di notte al Ministero e le litigate con Ron.
«Sono sempre tua madre» commenta. «Anche se non mi dici niente di quello che ti sta succedendo, io ti vedo. E mi preoccupo».
Rose sa che dovrebbe parlare.
Perché sua madre aspetta, e ha qualcosa nello sguardo che non le ha fatto vedere prima: non è mai stata una madre ingiusta, Hermione Granger, ma sufficientemente severa. L’unica volta in cui Rose le ha detto sei una madre di merda, lei non ha battuto ciglio (in camera, ha pianto): se ti fa stare meglio, dirmi che sono una madre di merda, allora lo sono. Il problema è se non ti fa stare meglio.
Che è una delle motivazioni perché quel weekend, a pranzo dai nonni Weasley, Rose aveva sussurrato ad Albus Potter che mia mamma ti fotte il cervello, non so come faccia mentre nonna Molly sgridava un troppo poco adulto George per l’ennesimo dispetto fatto a Percy.
«Ci stiamo incautamente avvicinando a un momento confessioni madre-figlia?».
Hermione sorride. A volte, sembra che faccia fatica a farlo.
«Pare di sì» ammette, scrollando le spalle. «Che facciamo?».
«E andiamo».
 
***
 
25 Febbraio 2021
Casa Granger
Diagon Alley
Londra
 
«Ho una condizione» Rose guarda sua madre, da sopra il bordo di una tazza di tè. «Non si parla di Scorpius».
«E di cosa vorresti parlare, allora?».
«Scorpius non sa niente di sua madre. Tu la conoscevi?».
Hermione soffoca a fatica un risolino, allungandosi per scompigliare i capelli di sua figlia: è un gesto che non si permette spesso, nemmeno con Hugo, nemmeno con il suo ex marito o con Harry. È un gesto che sa di tenerezza e, lo sa Godric e tutta la lingerie di Merlino, lei la tenerezza non la conosce così bene da replicarla, non ne ha letta abbastanza. La guerra le ha bruciato un sacco di pergamene.
«Pensavo non volessi parlare di Scorpius» commenta. «Però sì, la conoscevo. Non bene, insomma, però la conoscevo».
«E non ti ferisce?» mormora Rose, a capo chino. «Che ti parlino di lei, e magari quel coglione di Malfoy senior ti avrà detto che era la creatura più perfetta del fottutissimo creato e…».
«Rose! Appena vedrò tuo padre dovrà spiegarmi che linguaggio usa con te e Hugo» sospira, passandosi una mano tra i capelli. «Malfoy… Draco. Draco non parla di Astoria in questi termini, Rose, anche se l’ha amata molto».
«E come fai a starci?» insiste la ragazza. «A pensare che sarai sempre la numero due: non si possono amare due persone insieme, mamma».
Hermione ride – è un suono così odiosamente amaro che le mani di Rose, sulla tazza a forma di Babbo Natale regalatale da nonno Arthur, tremano.
«Ah no?».
«Se stai per dirmi che pensi a papà mentre te la fai con Malfoy-stempiato, ti vomito la cena di tre Natali fa sul tavolo».
«Rose, ma che schifo!» Hermione spalanca gli occhi, turbata. «Certo che no. Ma puoi amare persone diverse durante la tua vita, che credi? Guarda che ho avuto una vita prima di tuo padre, non solo dopo».
È un’ammissione che cade nel vuoto e fa più male a lei che a Rose.
«Che intendi?».
Hermione sospira.
«C’erano vite diverse, prima della guerra» spiega. «Eravamo persone diverse, probabilmente. Io, tuo padre, Harry, zia Ginny, ma anche Draco, Astoria. C’è un prima e un dopo la morte di Voldemort, Rosie, è innegabile».
«Quindi papà e Malfoy» mormora Rose, abbozzando un sorriso. «Che caduta di stile».
Hermione scuote il capo, ma non sorride nemmeno un po’.
«Mamma?».
«Forse dovresti dormire, Rose, e possiamo continuare a parlare domani».
«Non ti permettere di andartene così» sibila la ragazza. «Sembra che tu stia per dirmi che sono la figlia illegittima di zio Charlie e, se è così, voglio saperlo e chiedergli perché non mi ha mai regalato un drago domestico».
«Rose…».
«Oddio, era zio Harry! Ti prego, dimmi che non era zio Harry!».
«Certo che non era Harry, ma cosa ti passa per la testa?» sospira, massaggiandosi le tempie. «Pausa, va bene?».
«Io ti dico un mio segreto, se mi dici chi era» Rose sorride, come una sirena. «Ti lascio la notte per pensarci».
 
***
 
26 Febbraio 2021
Casa Granger
Diagon Alley
Londra
 
«Quindi?» Rose rimesta il proprio porridge, pensierosa. «Che hai deciso? Escluso pensare che usare i semi di chia per colazione fosse una buona idea».
«Sono sani, Rose, ogni tanto fa bene variare» Hermione sbuffa, slacciandosi il grembiule da cucina. «Spremuta d’arancia?».
«A Malfoy piaci anche se sei così Babbana?».
«Guarda che è il contrario: è lui che piace a me anche se è insopportabilmente snob e con la puzza sotto al naso, cosa credi».
E invece lei è quella che fa la spremuta d’arancia alla Babbana, togliendo i semi in un colino col manico ossidato, e gira per la cucina con il grembiule miglior mamma del mondo, anche se quel grembiule se l’è comprata da sola quando non era ancora mamma. Draco Malfoy lo sa, ma non cerca di cambiarla: la troverebbe ancora più insopportabile se fosse diversa da come è.
«Che gusti di merda che c’hai, ma’».
«Stai velatamente insultando Scorpius, così» Hermione si siede al tavolo della cucina, rimesta una tazza di caffelatte. «Guarda che non ha niente di sua madre, è Draco fatto e finito. Forse qualcosa negli occhi, in realtà».
«Mi consola sapere che diventerà calvo superati i venticinque, allora».
«Mi spieghi perché fai così? Che male c’è ad ammettere che ti piace?».
«Scherzi?» Rose alza un sopracciglio, ironica. «Non può piacermi il figlio del mio patrigno, mamma, è quasi incesto!».
«Merlino, Rose!» Hermione sbuffa, visibilmente a disagio. «Draco non è il tuo patrigno e se mai gli proponessi di definirsi così probabilmente penserebbe seriamente di Cruciarmi».
«Comunque sia» sibila la ragazza. «Non può piacermi il figlio dello scopamico di mia madre. È imbarazzante».
«Rose!».
«Mamma!».
Il più delle volte, Hermione non sa cosa dire a sua figlia – se ridere con lei o mettersi a piangere: quando avevano quindici e quattordici anni, e Ginny aveva cominciato a uscire con i ragazzi, la piccola Weasley le aveva detto che la vita è tutta una serie di prime volte. Poi, la discesa.
Hermione ci aveva pensato, nei ritagli di tempo, aveva accartocciato quell’idea nel cervello e ne aveva fatto la propria piccola personalissima ossessione. Aveva masticato e macinato quel pensiero, finché non era riuscita a falsificarlo.
C’erano state delle prime volte, c’era stato un prima. E dopo quel prima aveva vissuto un susseguirsi di seconde volte, e seconde seconde volte, e seconde seconde seconde volte. Si era stancata, a un certo punto. Ma, quando si era resa conto che stava camminando sopra le proprie impronte, aveva dimenticato come si fa a smettere.
A Draco Malfoy lo aveva detto: sei la mia terza possibilità (e forse pure l’ultima).
Lui aveva scrollato le spalle: non ambivo all’oro, Granger, ma almeno l’argento pensavo di meritarlo. Forse però il bronzo mi dona, che dici?
«Dai, dimmi questo segreto» Hermione sorride. «Mentre cerco di dimenticarmi questa parte di conversazione».
«Prima tu».
Rose la guarda, freme.
«Cosa vuoi sapere? Qualcosa della guerra, oppure…?».
«Lo so cosa è successo con la guerra, c’ero alle lezioni di Storia della Magia» Rose prende tempo, maciulla un biscotto. «Ma sei più della guerra, mamma».
«Vuoi sapere di Viktor?».
«Voglio sapere di qualcosa che contava per te, non per gli altri» sorride. «Se papà ne avesse avuto la possibilità, penso se lo sarebbe limonato lui, Viktor Krum».
Hermione ci pensa – che ci sono milioni di cose che vorrebbe dire, a sua figlia, meno una. Ed è proprio quella che ha bisogno di confidarle.
«Prima di te, ho perso un bambino» sussurra, le trema un poco la voce. «Un maschietto».
Una cosina minuscola, nemmeno scalciava, era ancora appena più che un pensiero che pulsava al ritmo di un cuore. Eppure, lei lo aveva sentito, ne aveva ascoltato i pensieri: non era riuscita a dargli un nome. Dargli un nome lo avrebbe reso corporeo.
«Prima di me?» Rose aggrotta le sopracciglia. «Cioè prima che vi sposaste, tu e papà?».
«Prima che ci piacessimo, io e papà».
Rose vorrebbe essere meno curiosa – ma sua madre la guarda e a malapena la vede, mentre stringe le maniche del proprio maglione. Stringe come se dovesse frantumare l’acciaio, ma quando allenta la pressione le tremano le dita.
«Non pensavo avessi seriamente avuto qualcuno, prima di papà» commenta Rose, piano. «La facevi sembrare una favola».
«Lo è stata».
Lo è stata per davvero, per un po’: la seconda volta che si era permessa, la seconda volta prima della seconda seconda volta. Poi basta.
«Non lo sa nessuno, Rose» soffia Hermione, senza guardarla. «Solamente Harry. Non lo sa nemmeno papà».
«Credo siano stati scritti diversi libri sulle cose che papà non sa» Rose sorride. «Li stanno ancora scrivendo e lui persevera nel non sapere».
«Rose, smettila, è tuo padre».
«E allora perché non lo sa?».
«Perché era una cosa mia» mormora Hermione. «Non avrebbe capito, avrebbe solamente dato di matto».
Rose la guarda, non capisce.
«Ma perché?».
«Perché sognavamo tutti la fine della guerra, ancor prima che cominciasse».
Il Ministro della Magia si alza dal tavolo, un sorriso di scuse mentre indossa il proprio mantello da lavoro.
«Finiamo più tardi la nostra chiacchierata, Rose, si è fatto tardi e devo andare al Ministero».
La lascia ad ascoltare lo sfrigolio della Metropolvere, senza dirle altro.
Hermione, come tutti, ha aspettato e sognato per mesi la fine della guerra. E Fred Weasley.
Ma, poi, la guerra è finita. E Fred pure.
 
***
 
26 Febbraio 2021
Casa Granger
Diagon Alley
Londra
 
Perde tempo: tutto quello che le riesce.
Trova pratiche che non può procrastinare, tirocinanti da mettere in riga, una collega a cui ha promesso un caffè mesi fa, l’archivio da ordinare. E non perde comunque abbastanza tempo perché, quando torna nel suo piccolo appartamento, Rose è ancora lì.
Ed Hermione vorrebbe semplicemente avere la forza di darle un bacio in fronte, chiederle se ha cenato e darle la buonanotte.
«Non fare come papà, mamma» Rose la gela con un’occhiata. «Non fare finta di niente, come se potessi dimenticare solo perché tu lo vuoi».
«A papà non piace litigare, Rose, non lo fa per ignorare i problemi, lui…».
«Lo vedi come sei? Giustifichi sempre tutti. Ma chi giustifica te?».
Hermione sospira, non si è nemmeno tolta il mantello: vorrebbe sparirci dentro e parlare da lì. Se iniziasse, se le sfilasse di bocca una parola, finirebbe per dire tutte quelle che conosce.
«Non lo dirò a nessuno, mamma» mormora Rose, piano. «Però vorrei che fossi tu a parlare con me, per una volta. Un segreto per un segreto, no?».
«Rose, io non so se tu…».
«Dai mamma, di botto. Come se dovessi tirar via un cerotto».
E lei lo fa, per davvero.
«Fred» tossisce. «Fred Weasley».
«Capisco perché non lo hai detto a papà» Rose sospira, per un momento sembra voler sfiorare il braccio di sua madre, ma pare ripensarci. «Quando?».
E lei vorrebbe saperle dire quel quando, ma nemmeno la stessa Hermione Granger lo sa contestualizzare. Se c’è stato un attimo o un giorno, mese, anno in cui si è scoperta innamorata del fratello maggiore di Ron. Se c’è stato un primo momento, o magari un secondo, un secondo secondo momento in cui ha capito che lei, il destino, non lo ha mai saputo interpretare.
Non saprebbe dire quando. Perché ha camminato nell’ombra per tutta la vita, prima di scoprire che alcune persone ti sanno accecare.
«Non lo so, Rose» sospira. «Era sempre stato lì, solo che non lo vedevo. E poi l’ho visto. Tutto qui».
«Non sembra particolarmente romantico».
La fa ridere – colpa mia, vorrebbe dirle: Ron ed Hermione hanno imboccato i loro due figli a miele, zucchero e fiabe. Mondi dove tutto va bene, e il bene trionfa sempre alla fine del film, non ci sono ingiustizie, ferite, cicatrici.
«Non lo è stato».
«Però deve averti ricambiata, a un certo punto» Rose intreccia le mani sotto al mento. «No?».
«Mi piace pensare di sì, anche solo per un secondo».
E un secondo secondo, e un secondo secondo secondo.
Hermione Granger alza lo sguardo, per un momento ha l’età di sua figlia e le dita macchiate di inchiostro, quando si picchietta con la punta della piuma mentre ripassa i calcoli di Aritmanzia. Le ginocchia sbucciate, sotto le calze.
«Avevi ragione, su Scorpius: non sa niente di sua madre» commenta. «E nemmeno io».
 
***
 
27 Febbraio 2021
Tiri Vispi Weasley
Diagon Alley
Londra
 
«Buongiorno, Malfoy. Come posso aiutarti?».
Draco Malfoy entra nel negozio, accompagnato dall’odioso tintinnare della campanella di Ron. Lo spettro di sua moglie lo segue, sfilandosi dal dito la fede nuziale: sarebbe irrispettoso, George, c’erano delle promesse.
George Weasley sorride, affabile, ma sente che gli si sta crepando la faccia.
Certo che c’erano nel promesse, Ria. Il guaio è che non ne abbiamo rispettata nemmeno una, anche io e anche tu, cosa credi: abbiamo promesso il cielo e il cielo ci è crollato in testa, certo che fa ancora male.
«Weasley. Posso rubarti qualche minuto?».
«Ancora non abbiamo niente per Pasqua, Malfoy, mi sembra un po’ presto pure per te».
«Non sono qui per Scorpius» sibila, alzando gli occhi al cielo. «Tua nipote è praticamente evasa da Hogwarts e niente la schioda da casa della Granger».
«E cosa posso farci io?».
Si guardano, per un secondo.
«Non pensarci nemmeno, Malfoy».
«Andiamo, Weasley, non eravate voi quelli dell’amore incondizionato per la famiglia?» sbuffa Draco, incrociando le braccia al petto. «La ragazza con te ci parla, quindi tocca a te».
«Non esiste: ha chiesto di sua madre, quindi a sto giro tocca ad Hermione averci a che fare» commenta George, irremovibile. «E poi mi tocca andare ad Hogsmeade, in questi giorni, devo fare l’inventario e… ma non potevi chiedere a tuo figlio di parlarci?».
«Certo, e avrebbe detto di no».
«Sono amici».
«Scorpius, da quando ha compiuto i dodici anni, è diventato un rompicoglioni epico».
«E tu hai iniziato la tua crisi di mezza età» George sorride, divertito. «E comunque è tutto suo padre, per inciso».
«Oh, non credo» fa strano sentire Draco Malfoy ridere. «Anche Astoria era una discreta rompicoglioni».
«Immagino».
Per un momento, si guardano.
La campanella è muta ma qualcuno, sulla soglia del negozio, sta ridendo e una fede nuziale le tintinna nella tasca della gonna.
«Sarebbe stata più felice, con te» Draco sospira, gira la fede sull’anulare. «Non volevo ammetterlo, ma sarebbe stata meglio, se avessi rinunciato a cercare di farla più felice di te».
George ride – per finta: per un momento, sembra inquietantemente simile a sua nipote Rose.
«Non ero io» commenta, con finta leggerezza. «Non sono mai stato io».
«Tuo fratello adorava l’oro» Draco Malfoy scuote il capo, con un sorrisetto. «Ma io ho smesso di essere un fan dell’argento».
George non riesce nemmeno a rispondergli perché, mentre alza lo sguardo verso quella campanella che continua a suonare, Malfoy si è già avviato verso l’uscita: mi sa che preferisco il bronzo.
Ha lasciato una fede nuziale minuscola sulla cassa.
Di fianco, una più grande.
Sono entrambe ingiustamente dorate.
 

***
 
27 Febbraio 2021
Casa Granger
Diagon Alley
Londra
 
«No, Draco, senti: qui è abbastanza difficile così» Hermione sbuffa, ha i capelli carichi di elettricità statica. «Non ti ci mettere pure tu, per cortesia, dammi tregua».
«Granger…».
«No!» urla lei, gesticolando animatamente. «Ed è la risposta a qualunque domanda tu stia per fare, mi sono spiegata?».
«Quindi non vuoi sposarmi?».
Lei si ferma di scatto, come se le avesse appena lanciato un Petrificus, le mani dimenticate a mezz’aria e gli occhi sgranati, prima di sbottare un sonoro: cosa?!
«Niente, verificavo» commenta Malfoy, alzando gli occhi al cielo. «Hai parlato con tua figlia o stiamo ignorando il problema?».
«Non sto ignorando il problema, è solo che…».
«Ma chi è che si sposa?» Rose entra in cucina, avvolta in una coperta. «Ti prego, dimmi che zio Charlie ha messo incinta qualcuna, la ruota della sfiga deve girare prima o poi».
«Nessuno si sposa e nessuno ha messo incinta nessuna, Rose. Draco, per cortesia, puoi…».
«Come nessuno si sposa?» Draco Malfoy si concede un sorriso ironico, prima di estrarre una scatolina dalla tasca del mantello. «E io con questo che ci faccio, adesso?».
Per un momento, il silenzio.
Come per assicurarsi di non essere in una magica puntata di Scherzi alla prima cretina che ci crede davvero, Hermione alla fine allunga la mano, prendendo la scatola (che cazzo, Granger, almeno falla aprire a me).
«Verde?».
«Di che colore lo volevi, rosso?» Malfoy alza gli occhi al cielo. «Fattelo andare bene, Granger, era di mia madre».
«Ecco, lo sapevo» bisbiglia Rose, accovacciata per contemplare l’anello di fidanzamento. «Ti sei fatta mettere incinta da Malfoy, io speravo fossi in menopausa. E ora chi lo dice a zio Charlie?».
 
***
 
28 Febbraio 2021
Casa Granger
Diagon Alley
Londra
 
«Sei sicura, Rose? Se non ti senti pronta, rimani con me qualche altro giorno».
«Credo che il mio futuro patrigno stia complottando per sbattermi fuori da qui» la ragazza ride, scrollando le spalle. «Non ti preoccupare, è okay così mamma. Anzi, no: ti devo ancora un segreto».
Sua madre la guarda.
Ogni volta, da quando è andata via con lei, sembra che la veda per la prima volta: Hermione Granger annuisce, sfiorandole il viso in una carezza leggerissima, resa gelida dal metallo dell’anello di Narcissa Malfoy. Oro così antico che, controluce, pare bronzo: la seconda seconda possibilità, occasione, via di fuga.
«Spero che non dovrò chiedere a Draco di Obliarmi, dopo» sospira, divertita. «Dimmi tutto».
«L’anno scorso, ho fatto una cosa molto stupida».
«E dove sta il segreto?».
«Ti stai Malfoyzzando, mamma» Rose alza gli occhi al cielo. «Spera di non iniziare ad avere lo stesso umorismo di merda, perché sennò vado a vivere con zio George. Comunque, no, è colpa di Al».
«Stavo per scommetterci» Hermione sorride. «Cos’avete combinato, tu e tuo cugino?».
«Vabbé ma i geni di Al sono tutti incasinati, cioè ma hai visto com’è venuto su Jem? L’ho visto mangiare cetriolini sottaceto e marmellata di fichi, per diventare fico, capisci bene che qualche problema deve esserci».
«Tuo fratello mangia ancora alici marinate e burro d’arachidi: possiamo convenire che sia un problema Weasley. Quindi?».
«Insomma, era il compleanno di Scorpius» Rose si passa una mano in viso, imbarazzata. «E Al continuava a dire che la tensione era palese e cazzate varie. E quindi ho scommesso che non avrei fatto sesso per la prima volta con Scorpius Malfoy».
«Che scommessa del cazzo, lo posso dire?» Hermione la guarda, sconcertata. «E tu gli hai detto che doveva sopprimere i suoi geni Weasley prima che fosse troppo tardi, vero?».
«Sono andata a cercare Samuel Greengrass» tossisce, senza guardare sua madre. «Aveva una cotta per me da tipo il secondo anno».
«Cioè, frena, fammi capire: hai perso la verginità per una scommessa con tuo cugino?!».
«Non è stato niente di che, mamma. Quasi noioso, direi, però ho vinto io».
«Rose…» Hermione le posa le mani sulle spalle, con serietà. «So che ti ho partorita io e non dovrei avere dubbi. Ma sei sicura di essere mia figlia?».
«Come se non avessimo gli stessi capelli, colore escluso».
«Anche Dominique ha gli stessi capelli di zia Fleur, eppure io e Charlie ci chiediamo da anni se lei e Bill non l’abbiano trovata sotto a un cavolo, insieme a Louis».
«Forse sarebbe ora che zio Charlie pensasse ai fatti e figli propri» Rose sospira, divertita. «Non è stata una buona prima volta. Chissà la seconda, no?».
«Incrociamo le dita» Hermione sorride. «Comportati bene, chiedi scusa a Scorpius e non scommettere con Albus, o quest’estate la passi a cercare una fidanzata per zio Charlie».
«A spalare la cacca dei draghi? Pazza!» Rose sorride, esita un attimo. «Con te ha funzionato, quando sei stata delusa dalla tua prima volta? La seconda?».
Hermione Granger sospira, porgendo il vaso di Metropolvere alla figlia.
«La seconda seconda pare proprio di sì».
 
***
 
 
«Non ho intenzione di pregarti per stare con me».
«So che puoi capirmi. Anche tu proteggi Harry e Ron».
«A che prezzo?».
«Ha bisogno di me, Hermione. Chi altro vuoi che abbia? Malfoy?».
Lei abbassa il capo, ha le ginocchia scoperte (non sanguina già più).
Hermione sogna la fine della guerra, durante quell’ultimo ballo al matrimonio di Bill e Fleur.
Anche io ho bisogno di te, Fred.
 
1 agosto 1997
La Tana
 
   
 
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