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Autore: KillerQueen86    02/09/2023    1 recensioni
Rating Verde Cap 7-The Queen is Dead (AU)
(What-if) E se Emma non avesse lasciato Uncino a New York, dopo che il pirata ha pugnalato Gold?
Un brivido le percorse la schiena nel ricordare il momento in cui Uncino aveva trafitto Gold: non aveva mai avuto tanta paura di lui come in quel momento. Da quando lo aveva incontrato nella Foresta Incantata, aveva avuto modo di scoprire le sue innumerevoli sfaccettature
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autore: La terza stagione ci ha regalato delle chicche sui primi passi dei Captain Swan, questa piccoletta mi è venuta in mente subito dopo aver finito la puntata, ho sempre pensato che tra i due in quelle notti sull’isola possono esserci stati dei momenti di intimità emotiva, soprattutto considerando che Uncino sapeva del passato tra Emma e Neal già nella 3x10.

Spero vi piaccia, aspetto le vostre recensioni.

 

Beta: veronica85

 

Disclaimer: OUAT e tutti i suoi personaggi non sono di mia proprietà (altrimenti sarebbe stato un prodotto HBO), tutti i diritti sono dei legittimi proprietari, il mio è solo un divertimento.

 

When Lost Girl meets Lost Boy

KillerQueen86

 

 

“Quando tutto sarà finito, non ti sentirai più un’orfana, perché lo sarai davvero”

 

Cercò di cacciare via la voce di quel piccolo demone dalla sua testa, cosa che non le stava riuscendo molto bene: detestava quell’isola, detestava Pan e i suoi giochetti mentali e detestava l’idea che Henry fosse nelle sue mani.

Si era voluta allontanare dal campo dopo aver mangiato, aveva bisogno di rimanere sola, riordinarei suoi pensieri, ma la voce di Pan le tornava sempre alla mente, non la lasciava mai. Dover affrontare la sua infanzia solitaria era stata un prova davvero dura, e doverlo fare davanti a MaryMargaret era stato peggio; in fondo al suo cuore sapeva che i suoi genitori non avevano avuto altra scelta, ma sapeva anche che non li aveva ancora perdonati per tutti gli anni che era stata costretta a trascorrere da sola ed era terrorizzata all’idea che,forse,neanche Henry l’avesse perdonata. Decise di tornare al campo: stare in mezzo alla giungla non aiutava e sicuramente non avrebbe mai smesso di tormentarsi, doveva riposare, avevano davanti a loro giorni intensi e stancanti.

 

Al limite del campo si fermò, i suoi genitori e Regina stavano già dormendo, l’unico sveglio era Uncino, seduto appoggiato ad un tronco davanti al fuoco, le dava le spalle quindi non l’aveva vista.

Aveva evitato di stare ancora sola con lui, stava diventando sempre più difficile stargli vicino.

 

Ti piacerebbe saperlo?

Forse si

 

Scosse la testa, ignorando i brividi che le erano saliti lungo la schiena, la sua sincerità e serietà in quel momento l’avevano fatta tremare, era corsa via solo perché stava diventando davvero troppo.

Sapeva come gestire la versione di Uncino piena di rabbia, senza scrupoli ed egoista, ma quest’uomo davanti a lei? Questo era diverso, lui era diverso: da quando era tornato indietro con il fagiolo, qualcosa era cambiato in lui, sembrava troppo simile all’uomo che aveva lasciato sulla pianta di fagioli.

 

Fece un respiro e decise di avvicinarsi: poteva ignorarlo e fingere di andare a dormire, ma stavano per affrontare Dio solo sapeva cosa e lui a quanto sembrava era il suo miglior alleato, l’unico che conosceva bene le insidie di quella dannata giungla, quindi doveva cercare di imparare a gestirlo. Ed era comunque un modo migliore di impiegare il suo tempo, visto che dormire le risultava impossibile. Anzi, si stupiva di essere l’unica insonne: come avevano potuto gli altri rilassarsi al punto da cedere al sonno? Lei non ci riusciva proprio: i singhiozzi di tutti quei bambini in lontananza non le stavano dando tregua.

Si mise seduta accanto a Killian, cercando di mantenere una certa distanza. Il pirata aveva quella sua dannata fiaschetta in mano, il braccio sinistro appoggiato sul suo ginocchio.

“Puoi riposare Swan, mi occuperò del primo turno di guardia” disse senza guardarla, prendendo un sorso dalla fiaschetta. Emma alzò le spalle.

“Va bene, non sono ancora così stanca” mentì, senza alzare lo sguardo dal fuoco davanti a loro.

“Il loro pianto ti terrà compagnia per tutto il tempo in cui saremo qui, meglio abituarsi” disse lui guardando a terra. Lo guardò sorpresa: lo sentiva anche lui?Aveva chiesto a David e MaryMargaret, ma loro avevano solo sentito i rumori degli animali e delle foglie, perché solo loro due riuscivano a sentirli?

“Anche tu li senti?” chiese sorpresa, non rispose le porse la fiaschetta, che lei prese con una smorfia, si stava lentamente abituando al sapore del suo rum.

“Sul Jolly non si sentono, ma qui è tutta un'altra cosa” spiegò.

“Perché gli altri non li sentono?” chiese guardando verso David e MaryMargaret,riconsegnandogli la fiaschetta.

“Per quanto tragiche siano state le loro vite,commentò Uncino indicando i suoi genitori

“Nessuno di loro è mai stato abbandonato” concluse guardandola per la prima volta da quando si era seduta.

Emma sentì mancarle un battito. Si guardarono negli occhi e finalmente lo vide: lo stesso sguardo di quel ragazzino che aveva affrontato, lo sguardo di chi era stato lasciato indietro, sapientemente celato sotto tutta quella pelle, le continue insinuazioni e la malizia, voleva chiedergli cosa fosse successo alla sua famiglia, ma non pensava che le avrebbe risposto, e in quel momento non era sicura di volerlo sapere.

Stava diventando davvero troppo reale: la spaventava a morte l’idea che loro potessero essere così simili e in quel momento non poteva proprio permettersi di pensare a se stessa: c’erano cose molto più importanti di cui occuparsi ma una parte di lei sembrava graffiare e urlare al pensiero di rinunciare a questa vicinanza, questo contatto tra loro: perché avrebbe dovuto farne a meno? Perché per una volta non avrebbe potuto avere tutto?

La voce di Killian, più leggera di prima, la distolse da quei pensieri: “Il rum aiuta” la informò sorridendole e mostrandole orgoglioso la sua fiaschetta. Ad Emma scappò un piccolo sorriso.

 

Rimasero un po’ in silenzio sorseggiando il rum dalla fiaschetta, in sottofondo solo il rumore delle foglie che si muovevano attorno a loro e lo scoppiettio del fuoco. Era piacevole, doveva ammetterlo, stare seduta così con lui accanto era un qualcosa di rilassante e confortante, forse questo viaggio le avrebbe fatto trovare qualcun’ altro di cui fidarsi. Dopotutto Uncino era tornato indietro e le aveva offerto la sua nave prima ancora di sapere dove dovevano andare, il che le ricordò della sua espressione quando scoprì che la loro destinazione sarebbe stata l’Isola che non c’è.

“Come sei arrivato all’Isola che non c’è?” chiese lei voltandosi nella sua direzione. Lui ricambiò lo sguardo sorpreso di quella domanda. Emma vedeva il conflitto nei suoi occhi, c’era qualcosa che non voleva condividere con lei, lo vide voltarsi verso il fuoco e prendere un lungo sorso dalla sua fiaschetta.

“Io e Milah ci eravamo procurati un fagiolo magico” disse con voce bassa senza alzare lo sguardo e il cuore di Emma si strinse nel vedere il dolore ancora così presente nel suo sguardo alla menzione della donna.

“Volevamo prendere Bae e portarlo con noi” continuò il suo racconto, decise di non interromperlo perché sapeva quanto a lui sarebbe costato fermarsi.

“Il coccodrillo voleva quel fagiolo, abbiamo stretto un patto: Il fagiolo in cambio della nostra vita” continuò e il suo sguardo cadde sul suo uncino.

“Immagino che non sia andata bene” intervenne lei con il tono basso, lui le fece un piccolo sorriso triste senza mai alzare lo sguardo.

“Avevo il fagiolo nella mia mano sinistra, ha ucciso Milah e poi mi ha tagliato la mano portandola con sé” continuò ancora, Emma lo guardò confusa, sapeva che Gold aveva lanciato la maledizione per raggiungere suo figlio, quindi non aveva usato quel fagiolo.

“Aspetta un attimo, se ha preso il fagiolo perché ha lanciato la maledizione?” chiese confusa, lo guardò notando che sul suo viso aveva un piccolo sorriso triste e si rese conto che aveva ingannato il Signore Oscuro.

“Ho usato quel fagiolo per raggiungere l’Isola che non c’è, sapevo che qui avrei avuto tutto il tempo per scoprire come uccidere il mio coccodrillo” continuò a spiegare senza mai rispondere alla sua domanda.

“Quindi sapevi già di questo posto, come?” chiese ancora, lo vide scuotere la testa.

“Questa, Swan, è la storia per un'altra volta” le sorrise sinceramente e sapeva che non avrebbe risposto a quella domanda, non quella sera, capiva che sarebbe stata un'altra storia difficile da raccontare per lui.

“Dovresti riposare, Swan” disse semplicemente. La Salvatrice lo guardò ancora cercando di capire chi era davvero l’uomo davanti a lei: non vedeva il pirata egoista e assettato di sangue che aveva conosciuto a New York, ma un uomo che aveva molte cicatrici, il cuore pesante e spezzato chissà quante volte, ma poteva anche leggere una certa speranza che le faceva davvero paura.

Decise di alzarsi e allontanarsi: non aveva sonno, ma stare così con lui stava davvero diventando troppo facile, troppo familiare e non poteva permetterselo, non ora con Henry in pericolo, non dopo tutto quel casino con Neal.

 

Fine

   
 
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