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Autore: leti_0907    08/09/2023    0 recensioni
[86: Eighty Six]
[86: Eighty Six][86: Eighty Six][86: Eighty Six]Periodo Tokugawa, 1651 d.c. Il Giappone ha raggiunto un nuovo periodo di pace dopo centocinquant'anni di guerra, ed ogni signore feudale deve sottostare ad un rigido sistema di controllo. Insieme alla sua famiglia, Vladilena si reca ad Edo, la nuova capitale del Paese, e non sa ancora quello che la città le riserva per il futuro.
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Minilong su Eighty-Six.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La principessa ed il guerriero

II. Confessioni

 

Osservare il cielo era una delle attività preferite di Lena. Nel pieno della notte quando sapeva che tutta la casa era piombata nel sonno, le piaceva sgattaiolare per i corridoi di casa sua pur di arrivare al grande patio della sala. Adorava stare ore e ore ad osservare il cielo notturno, a contarne le stelle, sperare che qualche cometa passi per poter esprimere un desiderio, a far compagnia alla luna immobile nel cielo. Era una delle poche volte in cui riusciva a far valere i suoi numerosi studi in astronomia, ad applicare nozioni che sapeva essere a quel tempo indirizzate solo agli uomini. Eppure suo padre gliel'aveva insegnate, e lei passava notti insonni ad additare le stelle ad una ad una e dirne il nome a bassa voce.

Ed anche se quella notte solo per quella notte lei e la sua famiglia erano ospiti presso il palazzo dello shogun, Lena decise comunque di tentare.

Chiuse la porta dietro di sé, sperando che non cigolasse.  non aveva intenzione di svegliare i suoi genitori i quali dormivano nella stanza attigua alla sua, perciò cerco di fare il minor rumore possibile, scegliendo addirittura di non indossare le scarpe. Perciò, a piedi nudi, si lasciò scivolare fino ai balconi esterni, i quali davano la vista su un'intera città e sull'acqua scintillante del fossato che li circondava.

Si appoggiò sognante al parapetto, con gli occhi fissi sul firmamento, senza rendersi conto di una figura che la stava osservando.

Shin stava passando di lì per puro caso. Non riusciva a dormire, come ogni altra notte, perciò decise che una passeggiata per raggiungere la quiete e magari stancarsi ulteriormente per sprofondare in un sonno privo di incubi fosse d'obbligo. Era appena uscito dalla sua camera quando aveva visto una figura esile e sottile sgattaiolare tra i corridoi. Pensando fosse un ladro o peggio ancora una spia, l'aveva inseguita, e solo dopo essere usciti all'aria aperta, l'erede dei Tokugawa riconobbe la chioma argentea che rifletteva sotto i raggi deboli della luna.

Quando l'aveva vista, quel pomeriggio, era rimasto sconvolto. Vladilena Milizé probabilmente non era la donna più bella che avesse mai visto, eppure c'era qualcosa di seducente nel modo in cui lo guardava,  nel modo in cui si muoveva, nella maniera con cui conversava. Non vi era malizia, eppure il primo pensiero che gli passò per la testa era quello intrinseco alla speranza che non smettesse mai di prestargli attenzioni. Occhi che sembravano pietre lunari per quanto scintillavano, lucidi come i capelli che ondeggiavano ogni suo passo. Il suo essere lì soltanto, anche durante la cena, sembrava essere quasi avere gli stessi effetti di una calamita che lo attirava verso di sé senza alcuna possibilità di scappare.

L'erede della casata più vicina a suo zio era talmente affascinante e curiosa che mai si era sentito così attratto da una donna. Certo avevo avuto le sue avventure, ma le sensazioni che aveva provato ad ogni incontro segreto non reggeva neanche il minimo confronto con i brividi che aveva provato ogni qualvolta che lei posava gli occhi su di lui.

Scoprire che le piaceva scappare la notte per poter anche solo osservare le stelle, una cosa che poteva sembrare insignificante agli occhi degli altri, a lui invece metteva addosso un'attrazione impareggiabile. Da quello che aveva potuto assumere durante la la cena coi loro ospiti, Vladilena sembrava essere in cerca di conoscenza, e più di tutti aveva partecipato alla discussione di strategie militari che si era intavolata tra lui, suo zio e Vaclav Milizé. Con profonda ammirazione, si era reso conto che possedeva una mente acuta, elastica. e sembrava portata per la strategia e per la logica militare, gli sembrò tutta figlia di suo padre. Era intelligente, e parlare con lei era talmente facile e piacevole che sarebbe stato ore ad ascoltarla senza mai annoiarsi.

E lo faceva anche in quel momento, mentre lei elencava sottovoce le stelle che riusciva a riconoscere. Ad un certo punto lei smise di parlare, e Shin, corrucciato, non capì immediatamente che cosa l'avesse fatta fermare. Osservo la sua espressione, e la vita impegnata a pensare mentre lo sguardo era fisso su una costellazione in particolare che lui conosceva molto bene.

«É la costellazione della cintura di Orione, quella che state osservato con tanta intensità.» La aiutò uscendo dall'ombra, facendola saltare sul posto per lo spavento. «Perdonatemi. Non volevo spaventarvi, ma passavo di qua per caso e vi ho vista.»

«Non c'è niente da perdonarvi, Nouzen-sama. Anzi non dovrei neanche essere qua.» Lena non riusciva a smettere di guardarlo dritto negli occhi. «Non riuscite a dormire?»

«Possiamo dire che non sono abbastanza stanco perché il mio sonno sia tranquillo.» Il guerriero si appoggiò al parapetto a qualche centimetro di distanza da lei. Non riusciva proprio a starle troppo lontano, e per lui fu naturale come se fosse un'abitudine piazzarsi a quei dieci centimetri di distanza, tanto che se avesse voluto con un passo sfiorarle il braccio con il suo. «E voi, Milizé-sama? Anche voi fate fatica a dormire?»

«Possiamo dire che, benché vostro zio sia immensamente ricco, il mio futon batte il suo.» Rispose scherzando lei, e quando vide che la sua battuta aveva provocato un leggero sorriso sulle labbra di Shin, il suo cuore manco letteralmente un battito. «Sapete, questa è la mia prima volta nella capitale.»

«Davvero non siete mai venuta in visita negli anni precedenti?»

«Mio padre non ha voluto. All'epoca ero ancora troppo piccola e avevo bisogno di essere educata dai maestri in maniera tale da affrontare il viaggio e l'incontro con lo shogun con le giuste conoscenze e con le giuste maniere. E diciamo anche che non ero così interessata a lasciare casa mia.»

«E cosa facevate a casa vostra?»

«Cosa faccio tutt'ora, se vogliamo dirla tutta.» Lena sorrise ripensando a quei momenti di pace e di solitudine che a volte le mancavano. «Mi piace moltissimo leggere passeggiare nei dintorni dell'han, dedicarmi alla scrittura e…»

«E?» Shin sembrava davvero curioso di sapere quale altra sorpresa quella donna gli riservava. «Avanti, non siate timida. Non vi prenderò in giro.»

Lena arrossì, e volse lo sguardo a suo precedente obiettivo. «Adoro studiare. Mi piace conoscere cose nuove e comprenderne la logica, collegarle ad altre nozioni mi piace tutto, e soprattutto mi piace l'astronomia. Sapere che nell’universo ci sono pianeti, la luna, il sole, le stelle, tutte cose che sembrano così vicine ma in realtà lontane anni luce. Mi piace pensare che nelle stelle ci siano scritte storie che gli esseri umani non potranno mai capire né comprendere.» Lena indicò la corona di Arianna. «Quella è la corona boreale. La conoscete?»

«Non bene quanto la cintura di Orione.» Shin rivolse un sorrisetto. «Volete illuminarmi, Vladilena-sama?»

«Solo Lena, Nouzen-sama.»

«Allora solo Shin. Direi che dopo queste confidenze possiamo evitare le formalità no? D'altronde, abbiamo la stessa età.»

«Avet-cioè, hai 16 anni come me?» Lena era sorpresa, si aspettava che fosse più grande di lei di almeno due anni.

«Sì, siamo coetanei.» Shin le si avvicinò ancora di poco, beandosi delle leggero profumo di violetta che sembrava accompagnarla ad ogni movimento. «Ma non è questo il punto della nostra discussione. Ti va di raccontarmi quale triste vicenda si si nasconde dietro quella costellazione?»

«Con molto piacere Shin.» Con un dito Lena unì le stelle che formavano la costellazione, soggetto del loro discorso. «La storia si concentra perlopiù sulla mitologia, in particolare gira attorno alle vicende e alle leggende la cui protagonista è Arianna. La prima riguarda il matrimonio tra Arianna e Dioniso, il quale voleva regalarle una corona come simbolo della loro Unione, che fece realizzare da Efesto, Dio dei vulcani e degli artigiani,  che però Dioniso lancio nel cielo quando lei morì.»

«È molto triste.» affermò Shin seguendo il dito affusolato della giovane.

«È vero ma quasi tutte le leggende mitologiche sono un po’ tristi. Una seconda leggenda racconta di Arianna figlia di minosse la quale offrì il proprio aiuto a un eroe Teseo che venne mandato nel labirinto per sconfiggere il Minotauro. Molti pensano che Teseo e Arianna si erano innamorati, eppure quando lui la portò via la abbandonò sull'isola di nasso dove venne trovata da Dioniso che la sposò e le regalò la corona, promettendole di prendersi sempre cura di lei e di amarla.»

«Insomma alla fine, si sposa ed è felice.»

«Sì, ma un dio è eterno una vita umana non lo è mai.» Lena sospirò. «A volte, tendiamo a dimenticare alcune differenze che però sono inequivocabili, di cui scordarsene sarebbe un terribile errore.»

«Sembra che parli per esperienza.» Il tono della giovane era talmente cupo da sembrare sbagliato, se uscito dalla sue labbra. Un pensiero gli balenò nella testa, e l’ipotesi lo orripilò a tal punto  da sentire la gelosia bloccargli la gola e le vie respiratorie. «Per caso si tratta… di qualche giovane che ti interessava?

«Che mi interessava, no. Nel villaggio in cui vivo non c'è una singola persona che mi interessi su quell'ambito. Ma qua ad Edo…» Lena lo guardò con la coda dell’occhio, mordendosi il labbro. «Forse potrei aver trovato quella persona ma penso che siamo piuttosto diversi e non credo che le differenze di rango si possono colmare così facilmente.» Gli stava dicendo tra le righe che le sarebbe piaciuto conoscerlo a fondo, e si domandò se Shin avesse capito.

«Oh.»

La delusione del ragazzo pesava tra di loro, ma lei non comprese il vero motivo per cui sembrava così afflitto. Temette che lui avesse sì compreso, ma che aveva intenzione di rifiutarla.

Tra loro calò un velo di incomprensione, pesante tanto da soffocarli entrambi. Lena si accomiatò per prima, usando la scusa di essersi stancata e di aver bisogno di riposare per la mattina successiva, ma quando arrivò nella sua stanza avvolta nel suo futon, si lasciò andare alla lacrime amare.

Era quello ciò che si sentiva quando si veniva rifiutate?

† † † †

La mattina dopo alzarsi fu una tortura. Lena si sentiva gli occhi così gonfi e pieni di lacrime ancora, e doveva davvero avere un brutto aspetto se Kurena ed Anju avevano lanciato un urlo nel vederla in quelle condizioni. Eppure lei non poteva farci niente: aveva pianto tutta la notte, per poi addormentarsi per lo sfinimento solo poche ore prima di doversi alzare. Non aveva alcuna voglia di incontrare lo shogun né di vedere suo nipote, e sperava in qualche modo di poter rifilare una scusa su una possibile malattia in maniera tale che almeno lei sua madre potessero recarsi alla loro residenza di Edo senza dover pesare sulle spalle dello shogun, mentre suo padre presentava la sua relazione.

Era nelle sue stanze quando sentì bussare alla porta. Sentì i passi leggeri di Anju avvicinarsi all'entrata e parlottare con l'ospite, prima di richiamare la sua attenzione. «Lena, c'è Shinei Nouzen-sama alla porta per te. Posso farlo entrare?»

La giovane Milizé sospirò sconfitta. A nulla era valso saltare la colazione, se il nipote dello shogun si presentava nel suo appartamento per vederla di proposito. Non poteva certo rifiutare la sua visita, era pur sempre parente prossimo di chi li ospitava, e benché volesse evitare di rivivere la vergogna della notte precedente, la parte più egoista e masochista di lei voleva vederlo l'ultima volta prima di andarsene da Edo. Il solo pensiero bastò perché qualcosa nel suo petto si incrinasse, e si rese conto che per la prima volta  non sarebbe tornata a casa felice come sempre di riprendere la propria vita da dove l’aveva lasciata.

Era bastato un giorno, un giorno soltanto, perché la sua esistenza e tutti i suoi interessi si capovolgessero, come se delle mani giganti di Atlante avessero afferrato la terra per i suoi emisferi e l'avessero strattonata avanti e indietro furiosamente. Questo era l'effetto che aveva avuto sulla sua vita nel giro di ventiquattr’ore tutto era cambiato, ma allo stesso tempo tutto era rimasto identico. Sarebbe partita, e solo Amaterasū poteva sapere che cosa sarebbe successo.

Lei probabilmente si sarebbe sposata, Shin pure, e sarebbe diventato lo shogun migliore di cui la storia giapponese avrebbe mai potuto parlare.

«Fallo entrare.» si arrese a quella che era la volontà del suo cuore. Quel dannato muscolo involontario non riusciva a smettere di palpitare così forte nel suo petto tanto da farle male. Perché doveva prendersi una cotta del genere per la persona che non poteva avere? Era sì figlia di un daimyo, ed era ricca, ma non era abbastanza nobile perché potesse risultare un'ottima candidata per diventare sua moglie e doveva farsene una ragione.

Per quello avevo accettato di vederlo. Per potergli dire addio un'ultima volta nella mia testa, e poterlo salutare come un'amica, anche se di tempo per diventarlo non ne avevano avuto.

«Buongiorno Lena.» la salutò così sedendosi al suo fianco.

«Buongiorno Shin.»

«A colazione tua madre mi hai detto che non stavi tanto bene, per questo hai preferito rimanere nei tuoi appartamenti per riprenderti prima di partire. Stai tanto male?» ai suoi occhi stanchi sembrava così preoccupato per lei, ma immagino che fosse semplice preoccupazione data dal fatto che in quel momento si trovava al castello con loro e si sentiva in qualche modo responsabile per lei.

«No, è solo un forte mal di testa, dato dal fatto che ieri notte non ho dormito granché. E tu? Sei riuscito ad addormentarti?»

«A dire la verità no.» lui le confessò, spiazzandola poi con la frase successiva: «Ho passato tutta la notte a chiedermi quale delle mie parole ti è risultata così tanto sgradita da scappare via.»

Lena si sentì tremendamente in colpa nei suoi confronti, se ne vergognava immensamente. «Non è per colpa tua Shin, anzi. Sei stato così gentile e disponibile con me, e non è certo colpa tua del perché io sia fuggita.»

«E allora perché Lena?» Shin era disperato, e le parole si riversarono tra loro come un fiume in piena. «Perché mi hai lasciato lì da solo quando io avrei voluto passare tutta la notte lì con te?»

«Co-cosa?»

La giovane Milizé era rimasto senza fiato davanti a quella confessione aggressiva ma allo stesso tempo così dolce. Non se lo sarebbe mai aspettata, eppure gliel'aveva detto non poteva sognarsi parole del genere parole che nei suoi sogni più reconditi avrebbe tanto voluto sentire pronunciare da quelle labbra così sagge e belle.

«Lena.» Shin le prese una mano d'impulso, portandosela al petto. «Io non voglio che tu te ne vada, almeno, non con delle questioni in sospeso tra noi. Ieri quando mi hai parlato del ragazzo che ti interessava ho reagito in quel modo perché ero geloso. Insomma, è la prima volta che incontro una ragazza così... così te.»

«Così…me?»

«Sì. Così bella, così leggiadra ed affascinante, così colta, così spiritosa, con la quale è così facile parlare. E non è vero che ieri ti ho trovata per caso ad osservare il cielo, bensì ti avevo inseguita e sono rimasto lì ad ascoltarti fin quando non ti sei bloccata.»

«Davvero?» Il tono di voce di Lena grondava lacrime di emozione. Lei si schiarì la voce, prendendo coraggio. «E saresti ancora geloso se ti dicessi che il ragazzo che mi interessa conoscere sei tu?»

Non fu necessaria una risposta, perché a Lena bastò sorriso radioso di Shin. Il suo volto che fino a quel momento era cupo aveva ripreso una tale luce da essere contagiosa, e lei prese quel momento e se lo mise nel cuore per conservarlo il più a lungo possibile.

«Quindi… potrò venirti a trovare?» Il tono dell’erede dei Tokugawa si era fatto speranzoso, mentre stringeva ancora la mano tra le sue.

Lena gli sorrise, radiosa come non mai. «Quando vorrai, sarò la ad aspettarti con ansia. Solo, non farmi aspettare troppo.»

 

 

 

[To be continued…]

   
 
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