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Autore: EleAB98    23/09/2023    5 recensioni
Amanda Benassi è appena diventata una scrittrice affermata.
Non è mai stata una ragazza particolarmente estroversa, tantomeno appariscente. Tutto d'un tratto, si ritroverà catapultata in una realtà completamente diversa da quella di un tempo, diventando oggetto delle più svariate attenzioni maschili.
Ma sarà un uomo in particolare a catturare tutta (o quasi) l'attenzione della giovane, stravolgendo a poco a poco la sua esistenza.
Emozioni contrastanti faranno da sfondo a quella vita che, pur avendo sempre sognato, si rivelerà più impegnativa del previsto, mentre le ombre di un passato mai dimenticato la travolgeranno a viva forza, spingendola ad affrontare una verità del tutto sconvolgente.
Amanda sceglierà, prima o poi, di cedere alla forza dei propri sentimenti? Chi farà mai breccia nel suo cuore?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO XVI


 



«Papà? Riserva un posto a tavola anche per me, per favore. Ho deciso di festeggiare questa giornata con voi», sentenziò Amanda, il cuore e lo stomaco prigionieri di un'ansia profonda. Dopo l'ennesima nottata in bianco, aveva deciso di passare all'azione e affrontare una situazione dalla quale per tanti, troppi anni, era fuggita come un coniglio.

Dall'altra parte della linea calò un silenzio dai connotati agghiaccianti. Senonché, dopo mezzo minuto buono, il genitore proferì di nuovo parola. «Va benissimo. Sono contento che tu abbia deciso di venire.»

Amanda sorrise. «Anch'io lo sono. Allora... allora a più tardi.»

«A più tardi», rispose l'altro, che subito riattaccò.

Amanda si concesse un respiro profondo. Erano soltanto le otto e mezzo del mattino e, solitamente, la sua famiglia soleva riunirsi a tavola per le tredici. O perlomeno, era sempre stato così quando i suoi stavano ancora insieme. Ricordava alla perfezione il momento in cui il papà, non appena lei e la sua amata consorte si fossero alzati dal letto, si sperticava in sorrisi entusiastici e nel consueto "Buon Natale" completo di teneri baci sulle guance alla sua unica figlioletta e un dolcissimo bacio sulle labbra alla moglie. Amanda non avrebbe mai dimenticato il modo in cui le guardava. Per lui, erano entrambe le sue principesse. Lo aveva detto loro talmente tante volte, che la ragazza non lo avrebbe mai scordato. Nemmeno fra cent'anni.

Buttò giù un paio di lacrime, che si affrettò a scacciare seduta stante. A Natale non erano concessi piagnistei di sorta. Non quando tantissime persone, là fuori e sommerse dal freddo, avrebbero pagato oro per essere al suo posto. Con un tetto sopra la testa, accompagnata dal confortante tepore del caminetto, le cui fiamme dai toni straordinariamente caldi zampillavano euforiche, in una danza dai tratti affascinanti e non meno selvaggi.
Doveva comunque essere grata alla vita, e non soltanto per il successo che aveva ottenuto con la scrittura. Poteva comunque contare sulla certezza di avere un padre, malgrado il suo non-rapporto con lui. Dentro di sé, era convinta che nel momento del più estremo bisogno ci sarebbe stato, e che magari... l'avrebbe stretta in uno di quegli abbracci che non conoscono il fluire incessante del tempo, ma che bensì sconfinano nella più assoluta, sublime dolcezza.

Si asciugò il viso, di nuovo cosparso di lacrime. Era davvero bello lasciarsi cullare dal piacere vano delle illusioni, di tanto in tanto. Così diceva il grande Giacomo Leopardi. Appellarsi a quel solido piacere, alcune volte, era di importanza vitale per Amanda, benché fosse del tutto consapevole che sin troppo spesso è il dolore a cambiare le persone.

E suo padre, per qualche oscuro motivo, era cambiato. Si era trasformato in quello che non era perché, forse, non aveva trovato il barbaro coraggio di affrontare a viso aperto quello stesso dolore che tanto l'aveva annientato. Forse nemmeno con l'ausilio di Grazia ci era riuscito. La separazione doveva avergli fatto più male di quanto credesse. Non poteva biasimarlo, se aveva scelto di tornare a credere nell'amore. Probabilmente avrebbe fatto lo stesso anche lei. Perché suo padre, in fin dei conti, non era che un sognatore. Sua madre, invece, era assai più razionale e altrettanto pragmatica. Due poli opposti che, in un certo qual modo, si erano attratti l'uno con l'altro rimanendo saldamente uniti per qualche tempo. Amanda abbandonò la cucina e si rifugiò in camera. Avrebbe indossato il solito vestito rosso con annesse calze invernali e stivaletti in pelle, insieme a un elegante giacchetta in cashmere per coprirsi le spalle. Avrebbe poi aggiunto un filo di trucco e aspettato fino alle tredici, l'ora fatidica in cui si sarebbe avviata a casa del genitore.

Cos'avrebbe fatto nel frattempo? Amanda recuperò il romanzo di Dickens che aveva mollato sul divano il giorno prima e cercò di proseguire con la lettura. E, tanto per scongiurare il rischio del troppo silenzio – che per la prima volta la metteva in forte agitazione, anziché tranquillizzarla –, aprì l'mp3 dallo smartphone e mise su qualche composizione strumentale di Keith Emerson, uno dei suoi pianisti preferiti.

 

Rimase immobile sulla porta per un'infinità di minuti. Di tanto in tanto, le pareva di sentire qualche voce, sebbene non riuscisse a distinguerle in modo netto. Immaginava che ci sarebbero stati anche i figli di Grazia, e il solo pensiero riusciva a metterla a disagio. Chissà cos'avrebbero pensato di lei. Arricciò il naso. La loro opinione non doveva interessarle. Allungò il braccio e, prima che il coraggio potesse mancarle, suonò il campanello. Dopo qualche secondo, un ragazzo dai capelli scuri le aprì la porta.
Accennò un sorrisetto e la squadrò da capo a piedi.

«Francesco non mi aveva detto di avere una figlia così carina», commentò, la voce profonda. «Ti avevo vista in qualche foto, a dire il vero, ma non ti rendono troppa giustizia.»

Amanda studiò, per un qualche momento, la sua espressione. Bocca sottile, i cui angoli erano piegati all'insù in una smorfia pregna di impertinenza, profondi occhi verdi, un accenno di barba. Doveva avere più o meno la sua età, o forse si avvicinava ai trentacinque. Le spalle larghe e il fisico ben piazzato le fecero pensare che nel tempo libero frequentasse la palestra.

Amanda ignorò deliberatamente il suo commento. «Buongiorno. Posso entrare?»

«Cos'è, sei suscettibile ai complimenti?» rilanciò lui, le braccia conserte e la spalla destra poggiata a lato della porta.  «Te ne avranno fatti una montagna, da quando sei diventata una scrittrice di tutto rispetto.»

Ad Amanda, in quelle ultime parole, sembrò di percepire una velata punta di sarcasmo.

«Per caso il mio apprezzamento vale meno degli altri?» continuò il ragazzo, l'aria sfacciata.

L'altra sospirò. Odiava a morte quel genere di uomini. E quel bellimbusto era talmente pieno di sé da darle sui nervi.

Non fare scenate, si ammonì, mentre nella sua testa cercava le parole giuste da dirgli senza irritarlo.

«Questo tuo fare provocatorio attirerà senz'altro molte donne nella tua rete», proferì Amanda, il tono sostenuto.

In tutta onestà, l'avrebbe volentieri mandato a quel paese.

Lui sorrise ancora di più. «Ma non te, immagino. E comunque, sono sempre le donne a tessere la tela. A noi non resta altro che cadere nella vostra trappola.»

Amanda rise appena. Non riusciva a credere a quelle parole. Ma che razza di mentalità aveva?

Da troglodita, rispose qualcun altro nella sua testa.

«Quindi voi sareste le vittime», gli concesse, ironica. «E noi le prede.»

«Ci sarà un motivo se in natura la maggior parte delle femminucce fa fuori il maschietto dopo aver fatto i propri comodi, no?»

«La prossima volta allora dovresti pensarci molto bene, prima di finire tra le grinfie di una mantide. O potrebbe staccarti la testa a morsi», gli rispose Amanda, con tutta l'ironia di cui era capace. «E comunque... non hai mai sentito parlare dell'Harpactea Sadistica

Lui aggrottò le sopracciglia. «Della che?»

Amanda estrasse il cellulare dalla tasca, quindi aprì Google e digitò il nome di quel ragno – a suo giudizio spaventoso. Poi glielo porse.

«Tieni. Fatti una cultura su come questi esserini trattano le femmine durante l'accoppiamento», gli disse, lasciandolo di stucco.

Entrò in soggiorno e aspettò con pazienza che il papà comparisse. Riusciva a sentirne la voce dalla cucina, ma non osava oltrepassare la graziosa porta che aveva di fronte, decorata con qualche adesivo natalizio. Il salone era particolarmente accogliente: un bell'albero di Natale posizionato accanto al caminetto acceso, un paio di librerie posizionate sul fondo della stanza, un divano di camoscio a tre posti con annesso tappetino raffigurante un paio di renne e altri gingilli sparsi qua e là; il pavimento in cotto perfettamente tirato a lucido. Lo spirito del Natale era più vivo di quanto si aspettasse.

«Puoi anche entrare di là in cucina, non ti mordono», intervenne il ragazzo di poco prima, che aveva ancora tra le mani il cellulare di Amanda.

L'altra sussultò. «Ti ringrazio, ma preferisco aspettare qui.»

Non fece neanche in tempo a terminare la frase, che Grazia e suo padre uscirono dalla porta incriminata, un mezzo sorriso a contornare i loro volti.

«Ciao, Amanda. È un piacere per noi averti qui», le disse Grazia, avvicinandosi appena a lei.

Amanda si costrinse ad andarle incontro e a stringerle la mano, forzando un sorriso amichevole. «Il piacere è mio. Buon Natale.»

La squadrò quel tanto che bastava ad appurarne l'effettiva bellezza. Occhi azzurri, capelli biondicci conditi da qualche ciocca più scura, i lineamenti delicati. Le guance imporporate da un blush dai toni leggeri, un rossetto color malva. Nel complesso, il suo sguardo tradiva dolcezza e altrettanta simpatia. Indossava, tra l'altro, un vestito dal taglio piuttosto simile al suo.

Be', era inevitabile che riuscisse a conquistare mio padre, se si è sempre conciata in questo modo tanto semplice quanto elegante.

«Buon Natale a te», rispose lei.

Anche il papà si fece avanti e le andò incontro, schioccandole di sfuggita due baci sulla guancia. Il cuore di Amanda fece mille giravolte.

«Buon Natale, Amanda.»

«Buon Natale a te, papà.»

«Il pranzo è quasi pronto», sentenziò Grazia. «Ma lascia che prima ti presenti i miei due figli.»

Proprio in quel momento, alle spalle della donna comparì un altro ragazzo, palesemente più grande rispetto al fratello. Era in compagnia di una giovane molto attraente, che doveva essere la sua fidanzata.

«Questo è Vittorio» – e con una mano indicò il figlio più piccolo, che mise su il solito sorrisetto saccente –; «lui, invece, è Gabriele.»

Amanda strinse la mano di entrambi. «Molto piacere.»

«Io sono Chiara», intervenne l'altra. «La ragazza di Gabriele. Anche se molto presto diventerò sua moglie. Non è vero, amore?» rimarcò, orgogliosa.

Amanda colse in Gabriele un leggero imbarazzo, e pensò di tirarlo fuori dall'impaccio complimentandosi con entrambi. «Siete una bella coppia, vi auguro tutta la felicità possibile.»

Quella ragazza era piuttosto appariscente, indossava un vestito argentato con tutte paillettes – che tra l'altro risaltava in modo pressoché perfetto le sue forme veneree –, ed era truccata in maniera piuttosto pesante. Ai piedi un bel tacco dodici, che Amanda non avrebbe calzato neanche sotto tortura. Gabriele, d'altro canto, si era vestito in modo semplice; aveva anche lui i capelli scuri – seppur con qualche accenno di bianco –, ma a differenza del fratello era completamente sbarbato, mettendo ancor più in evidenza la mascella squadrata che, assieme al viso dalla forma allungata, gli conferivano una bellezza particolare. I suoi occhi erano azzurri, proprio come quelli di Grazia.

«Ti ringrazio», rispose Chiara, mentre Gabriele accennava un sorriso.

«Vieni pure in cucina, così ti faccio vedere quello che ho preparato», intervenne Grazia.

Amanda acconsentì, cercando di nascondere il proprio disagio agli occhi di tutti. Malgrado fosse stata ben accolta – se escludeva il siparietto messo in piedi da Vittorio –, non riusciva a dichiararsi del tutto tranquilla. Inoltre, si sentiva anche un po' in imbarazzo, dato che si era sempre rifiutata di conoscere meglio Grazia. «Forse non dovresti essere così gentile con me», le sussurrò infatti, prendendo coraggio.

L'altra si bloccò seduta stante, nel bel mezzo della cucina.

«E perché no? Ti conosco da quando eri piccola, anche se non abbiamo mai avuto modo di confrontarci. E non posso biasimarti per questo.»

«Papà mi ha raccontato un po' la vostra storia. E non posso non ammettere che spesse volte ti ho creduto la causa primaria del divorzio dei miei. Ma stavolta ho scelto di fidarmi di lui, quando mi ha detto che tu non c'entri niente.»

Lei accennò un sorriso triste, e Amanda si affrettò a rimediare. Per quanto non l'amasse alla follia, non se la sentiva di rovinare quel giorno tanto speciale. «Scusami tanto, non volevo ricordarti cose spiacevoli. Posso vedere cos'hai preparato, allora?» Forzò un sorriso e il viso dell'altra riprese immediatamente colore.

«Sta' tranquilla. Al tuo posto avrei fatto la stessa cosa. Comunque ho preparato un po' di stufato di coniglio, tortellini in brodo e pollo con patate al forno.»

Amanda diede un'occhiata alle pietanze: sembrava tutto buonissimo. Il suo stomaco, però, non sembrava poi molto propenso affinché lei mettesse sotto i denti qualcosa. Doveva fare uno sforzo, però. Doveva almeno farlo per suo padre.

«Mi sembra un pranzetto delizioso», le disse infatti.

«Lo spero davvero. Forza, aiutami a portare qualcosa in sala da pranzo. Ti faccio strada.»

Amanda acconsentì, cercando di mettere a tacere la spinosa domanda che avrebbe tanto voluto porgerle – e che era emersa a seguito del loro breve scambio di battute.

 

Il pranzo procedette senza particolari intoppi, benché Amanda fosse stata tenuta un po' sotto scacco dai figli di Grazia – da Vittorio in primis. Probabilmente la loro era semplice curiosità, dato che avevano spesso accennato alla sua vita da scrittrice. Nessuno di loro aveva letto i suoi romanzi, però, se si escludevano il padre e Grazia. Quest'ultima, nello specifico, le aveva rivolto un sacco di complimenti – e ad Amanda era costato ammettere quanto le fosse sembrata sincera. Il papà era stato decisamente più taciturno, benché lei avesse comunque tentato di coinvolgerlo facendogli domande inerenti al suo lavoro. Con Grazia, invece, non aveva parlato molto, limitandosi ad ascoltare i suoi aneddoti. Al termine del pranzo, il cellulare di Amanda squillò all'improvviso, e solo in quel momento si ricordò che ce l'aveva ancora Vittorio.

«Chi è, il tuo fidanzatino?» la schernì, notando il nome di Alessandro sul display.

Amanda ringraziò il fatto che il resto della "comitiva" si fosse recato in cucina, quindi gli andò vicino e gli strappò di mano il telefonino. «Fatti gli affari tuoi, okay?» gli disse, quindi rispose alla chiamata. «Ale? Tutto a posto, sì. Ti dispiace se ti richiamo tra poco?»

Interruppe la telefonata e tornò su Vittorio. Un sorriso canzonatorio gli contornava ancora le labbra. «Non volevo farmi gli affari tuoi, sta' tranquilla. E comunque mi sono informato su quel terribile ragno. Non credevo fosse tanto crudele nel fecondare la femmina», le disse, un alone di profonda serietà investì i tratti del suo viso.

«Come vedi, non siete gli unici a soffrire come cani in campo amoroso.»

«Già. Tu hai sofferto molto per amore?»

«Non particolarmente, a dirla tutta. Ho sofferto per cose ben peggiori.»

«Se ti riferisci al divorzio dei tuoi, so cosa si prova. Anche mio padre si è rifatto una vita, e non è stato facile per me da digerire.»

Amanda spalancò gli occhi. Era stata talmente egoista, da non aver pensato subito che, in effetti, anche lui e Gabriele avessero dovuto far fronte a una situazione di quel tipo. «Mi dispiace molto», gli disse lei, stringendo appena le labbra.

L'altro fece spallucce. «Che ci vuoi fare, sono cose che capitano. Più frequentemente di quanto pensiamo, purtroppo. È anche per questo motivo che sono contrario al matrimonio. Ci si sposa facendosi delle promesse che poi, molto spesso, si rivelano sin troppo difficili da mantenere.»

Amanda increspò la fronte. «E quindi preferisci le avventure?»

L'altro scosse appena la testa, accompagnando l'azione a un ghigno da cui tradudava tutta la sua amarezza. «Non è esatto. Forse la sto cercando, la "donna giusta". L'unico problema è che sono io a non sentirmi giusto per loro, non so se mi spiego.»

«Quindi, se ho capito bene, non credi nell'amore», concluse Amanda, arrivando al punto cruciale.

«Perché, tu ci credi? Mi dici come potrei credere nel per sempre quando il novanta per cento delle coppie sceglie la separazione come soluzione ai problemi?»

Ad Amanda colpì moltissimo il tono che usò. Dietro la maschera del macho man si nascondeva un uomo pieno di fragilità e altrettante insicurezze. «Be', tuo fratello sta per sposarsi, però.»

Lui storse la bocca, disgustato. «E quindi dovrei prendere esempio da lui? Nah, Gabriele è un caso perso, si è fatto abbindolare da quella là e non riesce a vedere a un palmo dal suo naso. Sono sicuro che se ne pentirà.»

«E se invece le cose gli andassero bene?»

«Ovviamente glielo auguro. Ma io non mi farò fregare, puoi starne certa.»

Amanda sorrise. «Fossi in te non canterei vittoria tanto presto... signorino Vittorio

Al ragazzo scappò un sorriso. «Cominci quasi a starmi simpatica, lo sai?»

«Non pensavo di dirlo, ma la cosa è reciproca. Comunque, assomigli un sacco alla mia migliore amica. Nemmeno lei crede più nell'amore, e non fa altro che mettermi in guardia.»

«Direi che non ha tutti i torti. Ci sono un sacco di stronzi in giro.»

«E di stronze», completò Amanda, sospirando.

Si guardarono per un momento e, del tutto inaspettatamente, scoppiarono a ridere.

«Comunque... sì, insomma, mi spiace molto per prima,» si scusò lui. «Ero un pelino scazzato e—»

«Tranquillo, conosco la sensazione. Sei perdonato.»

L'altro allungò la mano verso di lei. «Amici?»

«Mmh, se la mia amica Monica fosse qui mi direbbe subito che gli uomini non sono alla ricerca di amicizie femminili. Che non siano di letto, ovviamente. E comunque, non ti starai allargando un po' troppo?»

Vittorio sbuffò. «D'accordo. Allora... Quasi-amici?» ritentò, facendo fiorire sulle labbra della ragazza un altro sorriso.

Amanda contraccambiò la sua stretta. «Hai visto quel film, per caso?»

«Esatto. Non mi hai risposto, però», le fece notare lui.

«Mi sembrava che il mio gesto parlasse da solo.»

«Preferisco sentirlo dalla tua bocca. I messaggi cifrati non fanno per me.»

Amanda alzò gli occhi al cielo. «Quasi-amici», soffiò, ilare. «Adesso scusami, ma credo sia d'obbligo aiutare tua madre in cucina. Lungi da me dal passare da perfetta nullafacente!»

Gli diede le spalle e si preparò ad affrontare Grazia – benché non sapesse come liberarsi degli altri. Doveva vederci chiaro, e non se ne sarebbe andata da quella casa fino a quando non le avessero detto almeno parte della verità. Il caso volle che in cucina ci fosse solo Grazia, alle prese con la pulizia delle stoviglie. Gli altri se l'erano svignata raggiungendo il balcone, appurò Amanda, avendone colto il perenne cicaleccio.

«Oh, Amanda», esordì Grazia non appena la vide entrare. «Spero tanto che tu abbia passato un buon momento in nostra compagnia.»

«Sì, e vi ringrazio molto per l'invito. Ma mentirei se ti dicessi che sono qui soltanto per aiutarti a pulire i piatti», le disse, quindi ne afferrò uno e iniziò a lavarlo.

Grazia soppesò a lungo quelle parole. «Di cosa vorresti parlarmi?» le domandò, quasi sussurrando.

Amanda andò dritta al punto. «Perché mamma e papà si sono lasciati? Lo so che è una storia vecchia, e che magari non ho il diritto di chiederlo a te. Ma loro non hanno mai voluto parlarmene. E io sono stanca di recitare la parte della stupida. Non fraintendermi, non ce l'ho con te», le disse, anche se dentro di lei sapeva benissimo che non le stava dicendo tutta la verità. «Voglio solo sapere.»

Grazia ripose uno dei piatti nella credenza. «Non credo spetti a me dirtelo, Amanda.»

«E perché no? C'entri anche tu in questa storia, oppure mi sbaglio?»

«Non direttamente», si difese lei, sostenendo il suo sguardo di fuoco.

Amanda chiuse gli occhi per un momento, pregando che nessuno oltre a lei l'avesse sentita. «Scusami tanto, non volevo aggredirti. Ma... per caso i miei non si amavano più? Perché se si trattasse di questo, ti assicuro che finalmente potrei mettermi il cuore in pace. Ma c'è dell'altro, non è così?»

«Amanda, io—»

«Ti prego, ho bisogno di saperlo», la implorò, sull'orlo delle lacrime.

Grazia sospirò. «Ti assicuro che, se solo dipendesse da me...» Si bloccò di colpo. «Tuo padre non c'entra.»

«E questo me l'aveva già detto lui», rispose Amanda, lo stomaco attorcigliato. «Forse la colpa è... mi stai dicendo che la colpa è di mia madre?»

L'altra non proferì parola.

«È stata lei a chiudere? Era lei che forse non l'amava più?»

«Amanda», sibilò una voce alle sue spalle.

La ragazza rabbrividì. Suo padre aveva appena rimesso piede in cucina. Anche Grazia si immobilizzò, un'espressione di puro terrore impressa sul volto.

«Grazia, potresti lasciarci soli, per piacere?» le chiese lui, senza alcun accenno di dolcezza nella voce.

L'altra acconsentì senza nemmeno fiatare e uscì dalla cucina.

Il compagno si avvicinò subito alla figlia. «Amanda, non hai il diritto di fare certe domande a Grazia.»

«E tu non hai il diritto di nascondermi la verità. Sono anni che mi domando perché tra te e la mamma sia tutto finito. Ti chiedi perché saperlo sia così importante per me? È così importante perché per anni non ho fatto altro che rivedere te e la mamma tubare come due piccioncini innamorati in ogni angolo della casa. Tutti i giorni mi chiedo dove possa essere finito tutto quell'amore che professavate l'uno per l'altra. Perché diavolo è finita? Ogni santa mattina mi sveglio cercando quel fottutissimo perché dentro la mia testa, e la mia stessa testa mi restituisce il nulla.»

«Incomprensioni, Amanda. È finita per questo, d'accordo?» scattò Francesco, quasi senza guardarla.

Amanda scosse il capo, furente. «Non ti credo! Tu non avresti mai lasciato la mamma per delle semplici incomprensioni. Sei sempre stato tu a dirmi che delle volte si deve lottare per quello che si vuole. E tu... e tu non l'hai fatto?»

«Pensi che tua madre l'abbia fatto, invece?»

«Quindi è stata lei? È finita per colpa sua?» gli chiese Amanda, cercando di mantenere una parvenza di controllo. Stava per esplodere.

«Non ho detto questo», sottolineò l'altro, lo sguardo deciso.

«Ma non l'hai neppure negato», gli fece notare Amanda. «Papà, la mamma ti ha forse—»

«Basta così!» riprese lui. «Non sono disposto a tollerare altre domande al riguardo. Io e Valeria ci siamo amati tantissimo, ma tutto – e sottolineo tutto – ha una fine.»

«Già. La mia famiglia è stata ridotta in cenere. Complimenti, avete fatto un ottimo lavoro! Soprattutto tu. E io come una stupida sono ancora qui, a ricercare un sostegno e un affetto che non avrò mai più!»

A quel punto, il suo volto fu invaso dalle lacrime.

«Io non c'entravo niente, eppure hai sempre cercato di evitarmi come la peste. Anziché starmi vicino nonostante il divorzio, hai preferito separarti anche da me. E adesso? Vorresti forse l'applauso? L'applauso per avermi invitata qui a Natale dopo che mamma è passata a miglior vita, dopo che—»

«Amanda, ascolta—»

«No!» sbraitò lei, sempre più addolorata. «Sono stanca di ascoltare! Sono stanca delle solite scuse, e sono stanca della tua indifferenza. Dimmi solo una cosa, e poi... e poi sparirò per sempre dalla tua vita.»

Francesco spalancò gli occhi. Era visibilmente provato e sembrava che anche lui stesse facendo appello a tutte le proprie forze per non scoppiare in lacrime.

«Hai sofferto quando la mamma ci ha lasciati?»

«Più di quanto tu creda», le sussurrò, a testa bassa. «La penso spesso, e non lo dico tanto per dire.»

Amanda annuì, mentre dei violenti conati di vomito stavano cominciando a sconquassarle lo stomaco. Doveva andarsene. «Okay. Addio per sempre, papà. Non sarò mai più un peso per te. Ti auguro il meglio.»

Uscì a grandi passi dalla cucina e a nulla servirono i suoi costanti richiami. Forse aveva esagerato, sicuramente si era lasciata prendere dal momento e l'ansia aveva fatto il resto, ma non le era proprio riuscito di tenere la bocca chiusa. Le era sfuggita di mano l'intera situazione.

E gli aveva persino detto addio.

Lei, che nel segreto l'aveva sempre invocato nel momento del bisogno, gli aveva appena detto addio per sempre.

Non era più disposta a lasciarsi trattare come un avanzo. Doveva andare avanti da sola. E anche se questa volta era stato lui a richiamarla, Amanda non si sarebbe lasciata impietosire.

Questa volta, sarebbe stata proprio lei a non rispondere alla sua chiamata.

   
 
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