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Autore: Lamy_    25/09/2023    0 recensioni
C’è una lezione che Astrid ha imparato: non aprire certe porte perché dentro si nascondono i mostri.
Logan è il suo mostro, è colui che si nascondeva dietro la facciata del migliore amico. E’ colui che ha ucciso sua madre. E’ colui che ha barattato la sua famiglia pur di sopravvivere.
Mentre Remy cerca in tutti i modi di replicare la cura, gli altri sopravvissuti pensano a come difendere il nuovo accampamento.
Stein, nel frattempo, con l’aiuto di Iris tenta di creare un gas che possa sterminare i sopravvissuti di Alexandria in pochi minuti.
La lotta è spietata. Il sangue si mescola alle lacrime. La vita si scontra con la morte.
Perché se vuoi la pace devi essere pronto alla guerra.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Peletier, Daryl Dixon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.IL PASSATO

Due settimane dopo
Astrid fissava il fuoco con sguardo assente. Il suo pensiero era rivolto alla famiglia, a Remy, ai ragazzi e a Daryl. Erano passate due settimane da quando si erano separati. Non aveva avuto nessuna notizia da loro. Sapeva solo che avevano lasciato l'insediamento dopo l'attacco di Stein. 
Lei, invece, si trovava con il nuovo gruppo di Negan chissà dove. Non erano ad Atlanta, ma erano ancora in Georgia per fortuna.
"Un penny per i tuoi pensieri."
"Vorrei ucciderti." Rispose lei.
Negan rise e si sedette accanto a lei. Allungò le mani verso il fuoco, era una notte fredda.
"Lo so che mi odi perché ti ho portata via dal tuo fidanzatino, ma qui la faccenda è seria."
Astrid notò che Negan era il serio, il che era strano per uno come lui.
"Possiamo fidarci di lei? Insomma, fino ad ora ha nascosto la propria identità."
"Dice che lo ha fatto per studiarci."
"È la verità." Esordì Dana.
Astrid balzò in piedi e si portò una mano al fianco dove pendeva il pugnale.
"Dovrai spiegarmi molte cose."
"Venite con me, parliamo in privato."
 
Dieci anni prima
Daryl se ne stava seduto al bancone del solito bar schifoso a bere tequila scadente. Era assorto nei suoi pensieri e in sottofondo si sentiva appena la partita di baseball che tutti stavano guardando.
"Giornata dura?" chiese la barista.
Daryl sapeva che quella donna frequentava suo fratello per la droga, l'aveva vista entrare e uscire da casa loro diverse volte.
"Come sempre."
"Dov'è Merle?"
Daryl sapeva dove andava a parare quel discorso, perciò decise di troncarlo sul nascere.
"La roba arriva settima prossima. Dovrai aspettare."
"Ehi! Ehi! Ehi!"
Merle era appena arrivato tutto allegro. Insieme a lui c'erano i soliti tipi che spacciavano nella zona. 
"Fratellino!" 
"Hai fumato?" domandò Daryl.
"Ancora meglio: ho fatto soldi! Mi hanno chiamato per un lavoretto veloce ma strapagato. Ho dato anche il tuo nome."
Merle ordinò una bottiglia di whiskey e si accomodò al bancone accanto al fratello.
"Che lavoretto?"
"Ci vogliono al laboratorio scientifico per spostare dei carichi."
"Quali carichi?"
"Darylina, smettila di fare la femminuccia. Ci pagheranno cinquemila dollari, non ti basta?"
Daryl aveva una brutta sensazione. Un laboratorio che chiede di sposare qualcosa è sospetto. Non voleva finire nei guai dato che la sua fedina penale era già lunga.
"Io non ci sto. Domani andrò da Bill al cantiere e chiederò un lavoro."
Merle gli lanciò un'occhiata divertita ma anche irritata.
"Preferisci spaccarti la schiena in cantiere anziché fare soldi facili?"
Daryl voleva con tutto se stesso una vita normale e onesta. Voleva un lavoro onesto. Voleva abbandonare la sua famiglia tossica e crearsene una sua.
"Merle, non metterti in affari con quelli del laboratorio. È gente di merda."
"Anche noi lo siamo, quindi bene così."
Daryl pagò il suo drink e lasciò il bar, lasciò Merle a vendere pillole alla barista.
Si avvicinò alla moto e recuperò le chiavi dal gilet.
"Daryl Dixon, mani in alto!"
Daryl alzò le mani e chiuse gli occhi perché la luce della torcia era accecante. L'agente di polizia andò ad ammanettarlo mentre l'altro gli puntava la pistola.
"Che ho fatto adesso?"
"Hai rapinato un rigattiere in centro. La targa delle videocamere corrisponde alla tua moto."
Daryl quella mattina non si era mosso, ma Merle aveva preso in prestito la moto perché diceva di dover andare in centro. Suo fratello aveva fatto la rapina e ora lui si prendeva la colpa.
"Cazzo."
Fu caricato sull'auto della polizia mentre Merle si ubriaca tranquillamente nel bar.
 
Daryl tornò al campo a mezzanotte circa. Tutti stavano dormendo, eccetto Remy che stava seduta sul portico a scrivere. Avevano stabilito che Remy dovesse stare lontana da Alexandria e dalla Guardia ma, non appena aveva saputo che Astrid era scomparsa, era ritornata dal gruppo. Sebbene fosse un bersaglio di Stein, Remy voleva ritrovare sua sorella più di tutto.
"L'hai trovata?"
"No."
Da quando Astrid era stata rapita, Daryl ogni giorno usciva all'alba per cercarla e tornava a mezzanotte. Di lei, però, non c'erano tracce.
"È stata inghiottita dalla terra?"
Daryl si sedette a terra con uno sbuffo. Era stanco, ma ancor di più era infuriato con Negan per aver fatto il doppio gioco.
"Qualcuno ha cancellato le loro tracce. Dopo sette miglia si perdono nel nulla."
"Credi che l'abbia rapita Stein?" Chiese Remy.
"Può darsi."
"È con Negan, quindi sono abbastanza sicura che stia bene. O comunque che sia viva."
"Ti senti tranquilla al pensiero di Astrid nelle mani di Negan?" fece Daryl.
"Daryl, lo sai anche tu che Negan è innamorato di mia sorella. Astrid è al sicuro con lui, non le farebbe mai del male."
Certo che Daryl lo sapeva. Negan era gentile solo con Astrid, la faceva ridere e la punzecchiava. Represse la gelosia e si concentrò su Astrid, era più importante trovarla che fare il ragazzino invidioso.
"Ma perché l'ha presa? Non capisco."
Remy sospirò e si passò una mano fra i capelli. 
"Oltre a questo, abbiamo altri problemi."
"Quali?"
"Stiamo finendo le scorte di cibo e non possiamo restare qui. Siamo troppo esposti ormai, potrebbero trovarci sia i vaganti sia Stein."
Daryl aveva perso la cognizione delle cose da quando Astrid era sparita. Per cercarla si era isolato e non si era reso conto dei problemi.
"Dobbiamo trovare un nuovo posto, poi penseremo al cibo. Alexandria e gli altri posti sono perduti."
"E la Guardia?" domandò Remy.
"Credi sia libera? Stein potrebbe essere arrivato anche lì."
"Dove possiamo andare allora?"
Daryl si alzò per recuperare una cartina dalla borsa della sua moto. La distese a terra in modo che fosse illuminata dal fuoco.
"Alexandria è qui... la Guardia, anche se fosse libera, è troppo lontana e non possiamo rischiare di affrontare un viaggio così lungo."
Remy osservò la cartina e ci pensò su.
"Ad Austell c'è l'accampamento di Stein. Noi dobbiamo andare nella direzione opposta."
"L'unico posto è Lithonia." disse Daryl.
"È molto lontana?"
"In un paio di giorni la raggiungiamo."
Remy si morse il labbro con fare nervoso. Tutti adesso si affidavano a lei, l'avevano scelta come leader sebbene lei non avesse questa dote. Era Astrid quella brava nel prendere decisioni.
"Okay, domani mattina partiamo all'alba."
 
Astrid non era molto convinta della situazione. Negan, invece, sembrava a suo agio; se ne stava stravaccato come se stesse per prendere il tè.
"Mi innervosisce la tua calma, Negan."
"Questo è sintomo d'amore."
Astrid lo colpì alla gamba con un calcio.
"Piantala! Davvero non ti preoccupa neanche un po' questa situazione?"
"Ho vissuto di peggio." rispose lui.
La tenda si aprì e Diana entrò con una bottiglietta d'acqua. La allungò verso Astrid con un gesto deciso.
"Bevi, non vorrei che svenissi per disidratazione."
Astrid moriva di sete ma non si fidava di lei, quindi tenne la bottiglia sigillata.
"Prima voglio ascoltare quello che hai da dire."
Diana prese posto di fronte a lei e tirò fuori dallo zaino un diario dalla copertina usurata.
"Questa è la seconda parte del diario che avete trovato voi. È la seconda parte di Dorothy."
"In che senso c'è una seconda parte?" domandò Astrid.
"Probabilmente esiste una cura. Non debella il virus, ma evita che chi viene morso si trasformi."
"Ed è un ottima notizia." disse Astrid.
Diana la fulminò con lo sguardo, non era una persona ottimista.
"Come possiamo produrre una cura in un mondo devastato?"
L'entusiasmo di Astrid si spense. Quella era la parte peggiore del nuovo mondo: la mancanza di speranza.
"Hai ragione. Ma allora perché esisterebbe quest'altro diario se non ci fosse una possibilità?"
"Sei sveglia, meno male."
"Te lo dicevo che è intelligente." disse Negan.
Diana lo ignorò, il discorso era troppo serio per mettersi a battibeccare con lui.
"Il punto è questo: la remota possibilità di creare la cura esiste, ma è una missione suicida."
"Spiegati meglio." La esortò Astrid.
"C'è un soggetto che è immune al virus. È stato morso ma non si è mai trasformato. Il soggetto è attualmente...vivo."
"Perché hai esitato su 'vivo'?"
"Ci arriveremo. Prima devo spiegarti come sono andate le cose."
 
Dieci anni prima 
Diana adorava passare le ore nel laboratorio di suo padre. Amava la scienza e la ricerca, perciò quel posto per lei era come il Paese delle Meraviglie. 
In quel momento stava leggendo un libro sulla fisica quantistica quando entrò nella stanza una ragazza sulla sedia a rotelle.
Diana scattò in piedi e sentì le guance arrossire. Quella ragazza era Remy Wilson, una giovane chimica che faceva apprendistato al laboratorio. Diana aveva una cotta per lei.
"Oh, ciao! Il dottor Stein è qui?"
"Lui...il dottor..."
"Non è qui, capisco." Rise Remy.
"Gli lasci un messaggio?" Chiese Diana.
"No, la faccenda è troppo importante. Devo discuterne con lui di persona."
Remy stava uscendo dal laboratorio, ma Diana voleva parlare ancora con lei.
"Qual è la faccenda?"
Remy sorrise divertita, quella ragazza era così impacciata da risultare adorabile.
"Sai che tuo padre sta lavorando ad un progetto per il governo?"
"Sì."
"Ecco, l'esercito ha approvato la sperimentazione sugli umani."
"Ma già si sperimenta sugli umani." Disse Diana.
"Ma in questo caso la ricerca è ancora embrionale. È rischioso sperimentare sugli esseri umani. Non può essere fatto, devo convincere il dottor Stein a rifiutare."
"Su cosa si basa la ricerca?"
"Non lo so di preciso, ma so che è illegale questo ordine dell'esercito."
 
"Quindi? Non capisco." Disse Astrid.
"Mio padre aveva già selezionato dieci persone per avviare i test. In soli due giorni nove persone morirono."
"Rimase solo il soggetto immune?" fece Negan.
Diana aprì una pagina del diario e indicò il resoconto di una autopsia.
"Il medico legale ha falsificato le autopsie e il governo ha coperto tutto. Rimase in vita solo il soggetto immune, dunque la ricerca andò avanti con più fondi di prima."
"A cosa serviva la ricerca? Cosa studiava?" Chiese Astrid.
"Studiavano una cura per diversi disturbi neurologici, per curare epilessia, distrofia muscolare, il Parkinson. Era un'ottima ricerca che avrebbe potuto salvare milioni di vittime."
"E poi cosa è successo?"
 
Dieci anni prima (un mese prima dell'apocalisse)
Diana si era impadronita di una poltrona della biblioteca per studiare funzionamento dei recettori cerebrali. Passava lì la maggior parte del suo tempo. Non aveva amici con cui fare baldoria, quindi preferiva la compagnia della scienza. Tutto era tranquillo fino a quando non si avvertirono delle urla nel corridoio. Pochi secondi dopo iniziò a suonare l'allarme.
"Dobbiamo evacuare l'edificio!" Gridò qualcuno.
Diana recuperò la borsa e corse fuori. In corridoio c'erano militari con guanti e maschere antigas. 
"Signorina, deve lasciare l'edificio. Segua la fila."
Un altro soldato l'afferrò per il braccio e la mise in coda alla fila che stava lasciando il piano.
"Joshua! Joshua!"
Joshua, un collaboratore di suo padre, andò da lei con indosso una mascherina.
"Diana, segui gli ordini dei soldati. Non fare di testa tua. Il dottor Stein è al sicuro, non ti preoccupare."
"Che sta succedendo? Perché dobbiamo evacuare? Perché ci sono i militari?"
"C'è stata una fuga dal laboratorio."
 
"La fuga in questione riguardava il virus. In qualche modo era fuoriuscito dal laboratorio. I primi ad infettarsi furono le guardie fuori dal laboratorio."
Astrid si massaggiò le tempie. Quelle informazioni erano troppe da acquisire tutte insieme.
"Quindi la cura per malattie neurologiche è diventato il virus? Com'è possibile?"
"Non lo so. Io so solo che mio padre ha creato il virus partendo dalla cura. Negli appunti che sono riuscita a recuperare dal suo ufficio si evince chiaramente che è stato lui a fare la conversione."
"Ma non sai come, ecco perché ti serve Remy." Disse Negan.
"Esatto. Remy è una chimica, lei saprebbe comprendere gli appunti di mio padre e capire come funziona il virus."
"E il soggetto immune?" Indagò Astrid.
"Racconterò il resto solo a Remy."
Negan ghignò perché Astrid aveva l'espressione scioccata.
"E allora perché mi avete rapita?"
Diana si alzò e chiuse il diario per poi infilarlo nella tasca interna della giacca.
"Non ti abbiamo rapita. Ti abbiamo prelevata." 
"Potevate prelevare Remy, no?"
"Tua sorella è diffidente, l'unico modo per arrivare a lei è attraverso te. Se tu ti convinci ad aiutarmi, allora sei farà lo stesso."
Astrid si mise davanti a Diana e la guardò dritto in faccia.
"Dammi un solo motivo per cui fidarmi di te. Sei una Stein."
"Perché non sono mio padre. Lui voleva avvelenar il mondo, io voglio salvarlo. Ora sta a te decidere."
 
Hunter rimboccò le coperte a Clara e uscì in silenzio. Fuori Yana e Lydia erano sedute intorno al fuoco e stavano chiacchierando.
"Ci stavo pensando." Diceva Yana.
Hunter si intrufolò fra le due ragazze e si scaldò le mani al fuoco.
"A cosa stavi pensando?"
"Vorrei tagliarmi i capelli."
Il ragazzo inarcò le sopracciglia per lo stupore. I capelli di Yana erano così lunghi da arrivarle alle ginocchia, erano neri e setosi nonostante l'apocalisse. Hunter amava quei capelli e l'idea che lei volesse tagliarli lo disturbava.
"Perché?"
"Perché lavarli è molto difficile. Se fossero corti riuscirei a gestirli meglio."
"Non ha senso."
"Invece sì." Disse Lydia.
Hunter le lanciò un'occhiataccia, non erano affari suoi. Era come se Yana in qualche assurdo modo stesse tagliando una parte di lui. L'aveva sempre vista con i capelli lunghi, cosa sarebbe successo se li avesse tagliati?
"Comunque, poco fa Remy è venuta a dirci che domani all'alba partiremo."
Hunter era ancora turbato dalla questione dei capelli, ma scosse la testa e tornò alla realtà.
"Per dove?"
"Raggiungiamo una città per stabilirci. Qui siamo troppo esposti."
"E Astrid chi la cercherà?"
"Daryl continuerà a cercarla mentre Remy e Carol ci guideranno alla città." Spiegò Lydia.
"Niente sarà come Alexandria." Borbottò Hunter.
"Sempre meglio che dormire fra i cespugli." Replicò Lydia.
Yana si voltò verso gli amici con espressione solenne.
"Un antico proverbio indiano dice: se vivi sul fiume, fatti amico il coccodrillo."
"Ci risiamo. Che vuol dire?" Chiese Hunter, stizzito.
"Vuol dire che ti devi adattare. La nuova città non sarà Alexandria, ma noi ci adatteremo."
Hunter odiava quando Yana aveva ragione, il che accadeva di continuo. Alzò gli occhi al cielo e liquidò la questione con un gesto della mano.
"Spero solo che non ci siano coccodrilli. Abbiamo già fin troppi problemi con umani e vaganti."
Yana e Lydia scoppiarono a ridere.
 
Dieci anni prima 
Astrid bussò alla porta più volte prima che Iris andasse ad aprire.
"Scusami, ero di sopra. Come mai sei qui?"
"Volevo parlare con Remy."
Astrid andò in salotto e rimase in piedi accanto allo stipite, era molto nervosa.
"Astrid, tutto bene? Mi sembri nervosa."
"Prima ho sentito Remy al telefono ed era furiosa per qualcosa. Volevo capire cosa stesse succedendo."
"Oh, quello. Non ti preoccupare, è roba di lavoro. Lo sai che tua sorella si lascia sempre prendere la mano."
Iris le versò un bicchiere di succo che Astrid bevve in un sorso solo dopo aver fatto la strada a piedi.
"Si lascia prendere la mano in cosa?"
"Al laboratorio ci sono dei problemi. La ricerca del dottor Stein preoccupa Remy perché si vocifera di sperimentazioni sugli umani."
"Remy si è opposta, vero?"
Iris scosse la testa e si voltò a guardare fuori dalla finestra.
"Remy ha un senso della giustizia molto forte. Rischia il posto da stagista, se continua così."
In quel momento la porta d'ingresso si aprì e si chiuse. Remy entrò in cucina sbattendo la borsa sul tavolo. La sua espressione si addolcì quando vide la sorella.
"Ehi, sorellina! Come mai qui? Credevo che stasera tu e la mamma andaste al cinema."
"Abbiamo rimandato a domani perché stasera mi hanno messo l'incontro con il club di lettura. Sono passata per vedere te, al telefono prima eri molto agitata."
Remy aprì il frigo e afferrò una birra dai piani a lei accessibili. Malgrado fosse ghiacciata, la bevve in poche sorsate.
"È stata solo una brutta giornata a lavoro. Credevo che Stein fosse un luminare, invece credo sia solo uno stronzo assetato di soldi."
"Adesso basta parlare di lavoro." Disse Iris.
Astrid avvertì una certa tensione fra Iris e Remy. Ultimamente la coppia sembrava meno solida del solito.
"Accompagno Astrid alla porta." Disse Remy.
Iris salutò Astrid con un sorriso e tornò di sopra a sbrigare le sue faccende.
"Che succede davvero?" sussurrò Astrid.
Remy si chiuse la porta alle spalle e si fermarono in veranda a parlare.
"C'è qualcosa di strano al laboratorio. Stein ha mandato a chiamare un medico legale."
"E questo cosa significa?"
"Significa che Stein ha già sperimentato sugli umani e che qualcuno è già morto."
Astrid si portò una mano sul petto per lo shock. Lei non impazziva per la scienza, era più incline agli studi sociali, ma sua sorella stava parlando di vite umane.
"Cosa credi che stia facendo Stein?"
"Qualcosa di brutto, di molto brutto."
 
Astrid si girava e si rigirava nel sacco a pelo. Mille domande le ronzavano in testa, dai dubbi su Diana all'identità del soggetto immune.
"Hai finito di muoverti come una anguilla?"
Negan sbuffò e aprì gli occhi nel buio, il fuoco accanto a loro a stento illuminava.
"Scusa." Mormorò Astrid.
"Qual è il problema? Ti manca il cagnolino da guardia?"
"Daryl non è un cagnolino. E sono in pensiero per quello che ha raccontato Diana. Tu le credi?"
"Sì, altrimenti non sarei qui."
Astrid si mosse nel sacco a pelo e si girò per guardare Negan che la stava già guardando.
"Come ha fatto a convincerti?"
"Perché mia moglie è morta senza avere possibilità di curarsi. Se esiste una cura, allora dobbiamo tentare."
Era così serio che Astrid sentì un brivido lungo la schiena, era la preoccupazione per quanto stava per succedere.
"Sarà difficile. Abbiamo anche perso Alexandria, i nostri sono dispersi chissà dove e noi siamo qui in mezzo al nulla."
"Troveremo un modo. Questa volta c'è troppo in ballo, dobbiamo rischiare."
Astrid pensò alla sua famiglia. Yana, Hunter e Clara non avevano mai conosciuto la vita vera, ma solo quel mondo distrutto e disperato. Loro e tutti gli altri bambini meritavano una possibilità, meritavano un futuro. Uscì dal sacco e andò dritta alla tenda di Diana.
"Ehi, Diana! Ehi!"
Diana sbucò con la testa e una pistola puntata contro di lei. Mise da parte l'arma quando la riconobbe.
"Che c'è?"
"Accetto."
"Davvero?"
"Sì. Lo faccio per la mia famiglia."
Diana allungò la mano destra e Astrid la strinse.
"Abbiamo un accordo."
 
 
Salve a tutti 💕
Eccomi qui di nuovo in mezzo agli zombie!
Scusate la lunga attesa ma l’università mi occupa molto tempo .
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.
  
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